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Autore: killian44peeta    19/05/2020    0 recensioni
Da Capitolo 28
- Ha provocato l'effetto farfalla. Un unica scelta che ha già scombussolato l'intero sistema-
-Scusami- faccio, abbastanza seccato, davanti allo stregone albino -Ma di cosa cavolo stai parlando? Effetto farfalla? E come mai anche tu sai e non hai mai fatto niente?-
-Non ho mai potuto. Ma ora tutto è cambiato.-
-Io non vedo nessun cambiamento, se devo dirlo- asserisco con stizza, facendo ruotare nella mia mano il coltello di riserva che avevo, fin dall'inizio, nascosto nella tasca.
"Avrò mandato al diavolo il fucile, la pistola e molto altro, ma almeno questo c'è ancora"
- Te le cedo-
-Cosa mi cedi? Potresti essere leggermente più chiaro invece di farmi scannare la testa con le tue frasi da... Visionario? No, cioè, seriamente! Non sono stupido, magari un po' giù di testa, ma non stupido... Però non ci capisco un fico secco di quello che stai dicendo, davvero. Perciò, vorresti farmi cortesemente il piacere di tradurre?-
Genere: Azione, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Lysander
 

"Lo immaginavo. Cavolo se lo immaginavo che sarebbe finita così"

Calcio un pattume con stizza, portandomi le mani alle tempie, con il coltello che preme a contatto con la pelle nello stivale destro.

Ce lo ho cacciato per non dover tenerlo costantemente in mano, anche perché così arrabbiato probabilmente finirei per distruggerlo a forza di lanciarlo contro i muri.

Sono deluso e irato con me stesso: ci avevo creduto davvero, eh, dopo tutti i tentativi di convincere le giocatrici per quattro maledetti lunghi anni che no, non ero, e non sono, uno psicopatico assassino che elimina gente a caso e che sì, ero e sono tutt'ora solo un disgraziato cacciato in un gioco crudele che mi rema contro, sempre senza risultati, ci avevo creduto davvero di poter cambiare le cose.

Prima, ci avevo creduto, ora decisamente non più.

E la motivazione? Beh, la motivazione era stata una nuvoletta di fumo creata da quel visionario maledetto e del suo 'ah, guarda, quella ragazza ha provocato l'effetto farfalla. Devi aspettare, poi potrai scappare', spiegato alla mia incapacità di comprensione del, quasi in arabo a detta mia, discorso iniziale, tutto questo prima di 'suicidarsi' -era un robot anche lui, dopotutto, come tutti gli altri, anche se non capivo ancora come mai mi avesse aiutato- , completamente a caso se devo aggiungere, davanti a me, cededomi le sue ventiquattro ore di route.

In poche parole, avevo due giorni, okay, ma due giorni platealmente inutili contando che, ovviamente, la ragazza non aveva voluto nemmeno provare ad ascoltare.

Massì, probabilmente neppure io lo avrei fatto se mi fossi trovato davanti qualcuno sporco di sangue, ma, ohi, non era stata colpa mia se mi avevano attaccato pochi minuti prima che arrivasse lei.

"Che culo, eh" penso, sarcastico, per poi andare ad appoggiarmi contro il muro, esausto, sia mentalmente che fisicamente, cercando di reprimere il nodo, quell'orrendo nodo allo stomaco che mi dice che a quanto pare non sono destinato a poter tornare alla mia vita normale.

La avevo sempre disprezzata prima di venire intrappolato qui, in parte per la noia, in parte per quanto trovavo irritante quel coinquilino con cui dividevo la stanza prima di andare a lavoro, sempre a dirmi quanto fossi sfigato al non aver mai avuto una ragazza... ora non posso non rimpiangerla.

Pagherei oro pur di tornarci, anche solo per qualche ora, anche solo per vedere il paesaggio generale, osservare le mere e vaghe preoccupazioni delle ragazze che pensano a come truccarsi il giorno seguente per fare colpo, osservare il divertirsi dei ragazzi all'andare in cerca di qualche tipa 'figa', parlando seppur stupidamente di qualsiasi cosa, magari facendo un tiro con una canna.

Ignoro sempre il pizzicare doloroso della ferita non rimarginata, con un lamento che mi sfugge, roco, mentre sento che forse, in un altra vita, potrei essere sulla terra.

"In un altra vita... Solo in un altra vita, eh?"

E realizzo di colpo quanto mi sento morto dentro, in questo momento.

É come se... Avessi abbandonato ogni cosa.

Come se il mio corpo, sì, si muovesse, ma dentro ci fosse solo un vuoto freddo, un vuoto così freddo da risultare soltanto un niente caotico.

Apatismo, una mancanza totale di voglia di muovermi, di superare un altro giorno solo per lottare in quello seguente, e in quello seguente ancora... E così via, all'infinito, in quello stupido girotondo in cui semplicemente continuo a ruotare, non rendendomi conto di essere già a terra, come un giocattolo crepato, spezzato da troppe speranze infrante che semplicemente cercano di salire a galla, ma che diventano sempre più sottili, sempre più fragili ed incapaci di incassare un altro colpo di più.

Le menzogne che mi ero raccontato per non arrendermi, quelle piccole bugie bianche che cercavano di difendermi da una probabile rottura, si sono mostrate per quello che sono e che rimarranno in eterno: bugie, stupide bugie, nulla di possibile.

"Sono stanco. Stanco da morire. Chiedere aiuto non ha più senso da tempo, anche se ci ho provato. Meglio chiuderla qui. Non voglio più fare tentativi"

Gli occhi pesano troppo, anche il mio corpo pesa troppo, potrei lasciarmi sprofondare nel baratro.

La mia mano cade, scivola percorrendomi la gamba, andando a sfiorare il profilo del mio stivale.

Ma si ferma ad un rumore improvviso di passi: magari qualcuno mi risparmierà il compito, tanto hanno desiderato di uccidermi così a lungo che non dovrei nemmeno provare a farlo da me.

Alzo la testa e apro gli occhi solo per vedere chi sarà l'esecutore, ma rimango totalmente sotto shock al vedere la rossa davanti a me, la quale mi si avvicina.

"Ma che cazz?... Cosa ci fa lei qui? Non dovrebbe essere già uscita? Cosa diamine vuole?"

La ragazza avanza ancora, per poi fermarsi davanti a me, né troppo lontana, né troppo vicina, così da essere sicura che la ascoltassi, molto probabilmente, e soprattutto che non la attaccassi

Rimango in silenzio, non apro bocca, semplicemente aspetto che parli, sempre che abbia davvero da parlare e che non mi sia venuta davanti solo per vedere quanto io sia patetico nella mia posizione da gatto randagio.

Se l'opzione fosse la seconda, un biglietto a fanculo non glielo leverebbe nessuno, ma non mi sento capace neppure di aprire bocca al momento.

La guardo. Lei guarda me.

"Vai al punto e smettila di farmi aspettare. Tanto lo so che anche la fine di questa situazione sarà uguale a quella delle altre. Mi sono arreso , non farmi sprecare altro tempo"

Lei continua a stare zitta e ad osservarmi in una maniera alquanto snervante.

Inizio a dubitare dell'opzione una e a calcolare mentalmente quanto tempo ci voglia per farle girare i tacchi, cercando già di preparare la lista di insulti mentali che le sparerò a dietro a raffica.

Ancora silenzio: vorrei davvero che la piantasse.

Non mi piace come mi guarda.

Non mi piace il silenzio che ci accompagna.

Non mi piace il fatto che quella lì stia solo prolungando le mie pene proprio quando ero sul punto di farla finita.

"Sputa il rospo o vattene. Non voglio dover aspettare oltre"

E lei finalmente parla.
 

 

  
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