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Autore: NeoPlasma    19/05/2020    1 recensioni
“Dovrei regalarle un anello”, pensò. Sicuramente non uno appariscente, non lo avrebbe mai indossato. Qualcosa di sottile e leggero, magari d’argento, da indossare ogni giorno per affermare al mondo che, malgrado lei fosse libera di lasciarlo per andare via, lontano da lui, per un certo momento della sua vita, per un periodo più o meno breve, più o meno complicato, lei era stata la sua assistente. Completamente sua. E di nessun altro.
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Tony Stark, Virginia - Pepper - Potts
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Hap, you still got that ring?
**
 
All’interno della caverna umida, Yinsen fece un breve momento di silenzio prima di chiedergli:

«E tu, Stark?»
«Nessuno.»
«E allora sei un uomo che ha tutto, e non ha niente

Tony fece una smorfia, per sdrammatizzare, come a voler farsi scorrere addosso quelle parole che gli ferivano il cuore, se mai ancora ne aveva uno.
Anche se sapeva di per certo che nessuno, a parte forse Rhodey, avrebbe sentito la sua mancanza, sperava che ci fosse almeno un’altra persona ad attenderlo a casa. Solo un’altra.

“Dovrei regalarle un anello”, pensò. Sicuramente non uno appariscente, non lo avrebbe mai indossato. Qualcosa di sottile e leggero, magari d’argento, da indossare ogni giorno per affermare al mondo che, malgrado lei fosse libera di lasciarlo per andare via, lontano da lui, per un certo momento della sua vita, per un periodo più o meno breve, più o meno complicato, lei era stata la sua assistente. Completamente sua. E di nessun altro.

Probabilmente sarebbe arrossita fino alla punta dei capelli, lo avrebbe guardato da sotto la frangetta e le labbra le si sarebbero increspate in un sorriso nervoso, per poi romperlo balbettando qualcosa sulla non professionalità del regalo e che un anello non è qualcosa che si può accettare a cuor leggero, meno che mai dal proprio capo.

Sorrise nell’immaginarsi a sbruffare, irritato da quelle sciocchezze come se lui, il grande Tony Stark, si facesse problemi a regalare un anello ad una donna. Sentiva già il freddo dell’anello in una mano ed il calore di lei nell’altra. Le avrebbe fatto scivolare l’anello al dito, per poi voltarsi verso il suo viso…

Urla sconnesse in lingue non riconoscibili lo fecero ripiombare nella realtà. Per l’argento ci sarebbe stato tempo dopo.
 
**

Si fissavano ansanti, lei con le mani aperte, coperte di quella sostanza viscida che gli abitava nel petto, lui con il fiato ritrovato ma più che sicuro di ritrovarsi ben presto con una parte di quel fluido spalmato sulla faccia dalle mani piccole, ma non gentili, di lei.

«Non mi chieda mai più, MAI PIÙ di fare una cosa del genere!» supplicò lei, esasperata.

Lui la guardò per un lungo istante, come a volersi imprimere nella memoria lo sguardo di lei. Poi sussurrò: «Io non ho nessuno, se non lei».
A quelle parole lei si zittì, fissandolo come per sondarne la veridicità. Fece una smorfia per distogliere lo sguardo dagli occhi cerulei di lei, che lo stavano ferendo nell’anima tanto erano belli. Un altro secondo e probabilmente lo avrebbero dovuto raccogliere con il cucchiaino.

Mentre Pepper si allontanava, ignorando il suo sproloquio su quanto lui non sapesse essere nostalgico, pensò che probabilmente avesse appena buttato via un’occasione. Non avrebbe mai più avuto le sue mani così vicino, così dentro di lui. Ma forse aveva fatto bene ad aspettare. Dopotutto le mani di lei erano coperte di pus e quell’anello, quella piccola striscia di argento che si era fatto confezionare da JARVIS appena tornato, non rendeva abbastanza giustizia alle sue mani, alle sue piccole mani.

“Oro bianco”, pensò. Forse l’oro bianco sarebbe andato meglio.
 
**

Ne scrutò la silhouette, tentando di imprimersela nella memoria perché se davvero lo stava lasciando, almeno avrebbe avuto il suo ricordo a fargli compagnia. Con l’Afghanistan aveva fatto pratica.

«È rimasta al mio fianco per anni mentre raccoglievo i benefici della distruzione ed ora che sto tentando di proteggere le persone che io stesso ho messo in pericolo mi pianta?». A quelle parole lei si girò.

«Lei finirà con l’uccidersi, Tony.» - disse a denti stretti - «Ed io non voglio farne parte
Non era lui il problema, comprese. Era la sua mania di autodistruzione. Non avrebbe mai potuto stargli accanto mentre lo guardava autodistruggersi.

«Oggi non sarei vivo, se non fosse per un motivo.», disse. La vide sciogliere le spalle e sospirare.
«Non sono pazzo, Pepper. Finalmente so che cosa devo fare. E so nel mio cuore che è giusto.» Si costrinse ad alzare gli occhi su di lei, a vederla avvicinarsi alla scrivania e guardare le sue mani stringersi sulla penna USB, tenendola stretta, come se stesse combattendo contro l’impulso di fare altro.

«Anch’io non ho nessuno se non lei.», disse Pepper fissandolo negli occhi. Il suo cuore perse un battito. Rimase immobile mentre la guardava allontanarsi dal laboratorio, fissando il punto esatto in cui si era fermata per qualche secondo, pronunciando quelle parole che avevano così tanto di non detto. Le vedeva aleggiare nell’aria, mentre le riascoltava nella sua mente come un disco rotto.

La sua mente volò al cerchietto di metallo nella sua tasca. “Aggiungici qualcosa”, pensò, “Mettici un diamante, enorme e pacchiano. Oppure uno piccolissimo. Fai una festa solo per prenderla in disparte e darglielo sussurrandole nell’orecchio tutto quello che hai nel cuore, tutto il non detto. Ma non fartela scappare”.
**
 
Le mani di Pepper gli percorrevano il volto mentre i suoi occhi lo scrutavano tentando di nascondere i segni dello scontro con un velo di make-up. La vide allontanarsi e tentò di trovare un modo poter ristabilire quella prossimità che fino a pochi attimi prima gli stava scaldando il cuore. Vederla allontanarsi da sé per andare ad appartarsi con Coulson gli fece muovere qualcosa dentro il petto. Continuò a guardarla di sottecchi facendo finta di leggere i cartoncini che l’Agente gli aveva lasciato. “Ora o mai più”, si disse.

Attese il richiamo della sua voce per alzarsi, «Forza è ora di andare in scena», ed avvicinarsi a lei e farsi aiutare ad indossare la giacca del completo. Sbuffando, lanciò una delle sue usuali battute: «Già, a dire il vero non è poi così male. Lo credo anch’io che non sono Iron Man».

Iniziarono a battibeccare, mentre lui percepiva chiaramente le mani di lei che gli sistemavano il colletto e gli accarezzavano le spalle per lisciare delle pieghe invisibili.

«Lei non è Iron Man»
«E invece si
«E invece no
«Va bene, facciamo come vuole

Fece un respiro e disse, tutto d’un fiato: «Sa, se io fossi Iron Man avrei certo una ragazza che conosce la mia identità. Lei avrebbe un esaurimento nervoso a forza di temere la mia morte ma sarebbe fiera dell’uomo che sono diventato.» Sentendo le sue mani esercitare una pressione sulle sue spalle si girò, fissandole lo sguardo sul viso e tentando di catturare gli occhi di lei che nel mentre vagavano sul suo abito appiattendo pieghe e sistemando bottoni - «Sarebbe in continuo conflitto, cosa che la renderebbe ancora più pazza di me».

Pepper fece finta di non sentirlo, continuando nella sua meticolosa analisi. La voce di lui si fece più bassa, più roca: «Mi dica che non pensa mai a quella sera».
«Quale sera?» Chiese lei candidamente, fermando l’andirivieni delle sue mani sul suo busto ed alzando lo sguardo. Tony deglutì. Ad averla così vicina e non ancora così sua stava impazzendo. «Lo sa», le rispose.

Lei lo fissò negli occhi, arricciando lievemente le labbra in un sorriso sardonico, che si ruppe quando con voce calma e pacata rispose: «Sta parando di quella sera che abbiamo ballato e siamo andati sul terrazzo e poi lei è sceso di sotto a prendermi da bere e mi ha piantato in asso lì da sola? Si riferisce a quella serata lì?»

Deglutì nuovamente, maledicendosi. Era stato troppo impegnato a ricordare i loro corpi vicini durante il ballo, le sue dita che premevano contro la stoffa del suo vestito mentre si faceva vicina, sempre più vicina, finché non riusciva a distinguerne tutte le efelidi sul volto.
Il suo rimuginare sulla serata si fermava lì.
Non aveva ricordato come si fosse conclusa la serata, con lui che andava via da lei senza tornare indietro. Si maledisse nuovamente, emettendo un grugnito di assenso. Ora il ricordo di quella serata lo faceva vergognare nel profondo.

 «Immaginavo», disse lei, sfilandogli il fazzoletto del taschino, mentre lo stesso sorriso di prima continuava ad incresparle il volto, come se stesse aspettando quella conversazione e, soprattutto, la reazione inebetita di lui da molto tempo.

Fissandolo negli occhi, aggiunse: «Desidera altro, signor Stark?»

“Sì!” Gli venne l’impulso di rispondere. “C’è ancora tanto di cui ti devo parlare. Ci sono tutti i tre mesi che ho passato laggiù e l’unica spinta ad alzarmi era la speranza di rivederti; c’è tutto quello che volevo dirti quando avevi le mani nel mio petto; c’è tutto quello che non mi hai detto nel laboratorio; c’è tutto quello che voglio dirti adesso e farti adesso perché pensare di passare solo un’altra notte lontano da te mi ucciderebbe perché non ho mai provato la necessità così forte di avere una persona accanto a me per la vita e non soltanto per qualche ora.”
Gli venne l’impulso di mettersi le mani in tasca e di tirare fuori quel maledetto anello che portava addosso da troppo tempo e che non era fatto per stare nelle tasche di un uomo ma intorno al suo dito. Come le sue mani erano fatte per essere tra i capelli di lui. E le mani di lui sui fianchi di lei. E la bocca di lei sulla sua, possibilmente lontani da quella situazione piena di gente. Alla fine, la conferenza stampa era lì per lui e avrebbero potuto aspettare qualche ora o preferibilmente qualche giorno, il tempo necessario per impararla a memoria e per farsi leggere come mai aveva fatto nessuno, per farsi accarezzare l’anima da quelle mani e legarla per sempre a sé.

«No, è tutto signorina Potts
**
 
Fece un respiro profondo, affiancandosi alla porta che lo avrebbe condotto verso la sala ghermita di giornalisti. Si frugò nelle tasche, riesumando l’anello.

«Hap, vieni qui per favore.»
«Mi dica.»
«Può tenermi questo per un po’? Credo che ne avrò bisogno tra qualche giorno.»
 
**
 
Are you kidding? I’ve been carrying this since 2008
 
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Questa storia nasce durante questo periodo di quarantena un po’ strano nel quale sto costringendo ho convinto mio fratello a vedere con me tutti i film dell’MCU. Una volta arrivata alla scena finale di Spiderman Homecoming ho iniziato a chiedermi effettivamente in quale momento si fosse impiantata nella mente di Tony l’idea di sposare Pepper. E quindi eccoci a questa storia scritta sulla falsa riga di Iron Man 1 dove probabilmente sono riuscita a mandare OOC due dei miei personaggi preferiti. C’est la vie.
Grazie mille solo per essere arrivati a leggere fino qui. Se vorreste lasciarmi una recensione e suggerirmi miglioramenti o lasciarmi la vostra impressione mi fareste un regalo grandissimo :) 
P.S: le parti in corsivo sono lines di Iron Man 1, quelle in corsivo e grassetto appartengono invece a Spiderman Homecoming.
   
 
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