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Autore: Morgan Greenlock    20/05/2020    0 recensioni
Quando si è un naufrago non è mai facile, sopratutto se non ci si ricorda la settimana precedente al risveglio, ma si può essere fortunati. Si può essere ripescati, ma se si è un Commodoro della flotta di Roma ripescato da uno dei pirati più imprendibili del continente allora...forse può essere un problema.
Forse.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Girolamo Riario, Leonardo da Vinci
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Storia di un naufragio

*°*
La scorsa notte c’era stata una tempesta.
Era stata spietata, violenta, impetuosa a tal punto che aveva accolto dentro di sé numerose navi che stavano solcando il mare. Alcune erano soppravvissute, altre no. Molti marinai avevano perso la vita, altri si erano salvati, come il Commodoro Girolamo Riario, pescato a bordo l’indomani mattina a largo  delle coste spagnole. Era stato avvistato fra alcuni rottami, aggrappato ad uno di loro, svenuto, infreddolito ed in fin di vita. Passarono molte ore prima che l’uomo riaprisse gli occhi incontrando una figura scura nell’angolo della stanza. Si sentiva stanco, spossato come mai gli era capitato e la testa gli doleva. Non riuscì a pronunciare mezza parola che da mezzo seduto ricadde sul materasso. Il dondolio della stanza gli fece notare che era nuovamente su una nave, anche se l’odore non era il solito che trovava sui velieri. Notò anche che la sconosciuta ombra si era alzata e avvicinata.
Un uomo, osservò dalla voce Riario. Non riuscì a vederlo in viso, le palpebre stavano tornando ad essere pesanti e labbra erano secche a tal punto che gli facevano male se solo provava a parlare. Un panno bagnato fu posto sulla bocca, alleviando la secchezza, poi una ciotola d’acqua gli rinfrescò il palato. Girolamo si sentì tornare alla vita. Svuotò completamente il contenitore chiedendone altra con la voce di chi non parlava da giorni, seppur non fosse così. L’uomo gli rispose sorridendo, poteva sentirlo anche se non riusciva a vederlo bene, ma doveva essere bello. Fu gentile nei toni.

-Non tutta assieme. Vi sveglierò io quando potrete averne altra, ora riposate.- E Riario seguì le indicazioni del giovane dai capelli lunghi. Glieli aveva sentiti sfiorargli il petto, solleticarlo quasi. L’uomo odorava di sale, sudore e sole, ma non era sgradevole stranamente. Inspirò lentamente lasciandosi poggiare meglio al materasso. Il Commodoro si svegliò altre due volte, ma senza ricordarsi nulla, fino all’indomani mattina prima dell’alba. Attorno a lui era tutto buio, la candela sul comodino era spenta da tempo, la cera completamente fredda. Si tirò su a sedere notando che aveva i calzoni slacciati e mezzi tirati giù. Si riassestò con veloci movimenti, ma fin da subito dovette rallentare. Era troppo tempo che non mangiava e si sentiva formicolare ovunque, debole. Dopo alcuni minuti in cui riuscì a mettersi seduto per bene sul bordo del letto, si alzò. Fino ad allora non si era accorto di quanto oscillasse la nave, che relativamente era più che stabile, ma a Riario sembrava impossibile stare in piedi senza tenersi a qualcosa. Riuscì a raggiungere il mobile più vicino alla maniglia della porta in legno, quando questa si aprì. Gli occhi del Commodoro incontrarono la figura scura, che riconobbe come quella della scorsa volta, che, dopo avergli sorriso, accese la candela traendo il fuoco dalla lampada ad olio appena fuori la cabina. Ora Riario poteva vederlo chiaramente: era lui. Capelli lunghi, voce gentile che lo invitava a sedersi, che spiegava che non voleva fargli del male. Il forte odore di sale, sole e sudore. Lo stomaco gli si strinse mentre tornava a sedersi.

-Vado a prenderti la ciotola con la cena che vi ho messo via.- Annunciò prima di chiudersi la porta alle spalle. C’era silenzio sulla nave, i marinai dormivano, le onde li cullavano. Passarono pochi minuti che il giovane tornò. Riario aveva ragione, era proprio bello come uomo.

-Chi sei?- Chiese il Commodoro scrutando la ciotola di zuppa di patate.- Dove mi trovo?

-Sono il Capitano Da Vinci, Leonardo Da Vinci e sei sulla Nave Vitruviana. Ti abbiamo trovato su alcuni rottami a largo delle coste spagnole. Eri mezzo morto. Ora, tu chi sei?

Girolamo sembrava aver perso anche la forza di portarsi il cucchiaio alla bocca.
“Leonardo Da Vinci, il pirata.” Pensò cercando una soluzione al suo problema, ma non trovò nulla.
-Do-dove siamo, adesso?
- Ci stiamo dirigendo verso il Mediterraneo, Roma, abbiamo attravversato lo stretto da poco. Non mi hai ancora detto chi sei, naufrago.- La voce si fece più dura ed insistente.
-Mi chiamo…Luciano, Luciano Libanotti ed ero un mozzo su una nave.
-Quale nave?
-La…io, non me lo ricordo.- E questo era vero. Provò uno sgomento profondissimo che lo portò ad osservare il vuoto con le mani tremanti che tenevano la ciotola.
-Mi hai mentito, Luciano. Io ti conosco, so bene chi sei. Non ci siamo mai incontrati certo, ma la tua fama ti precede, Girolamo Riario.
-Non mi ricordo nulla. Non so più il nome della mia nave.- Strinse la ciotola ancora di più.- Pirata,- Lo osservò con occhi lucidi, grosse lacrime salate come il mare solcavano il viso stanco.- non ti sto mentendo, non mi ricordo. Non…non uccidermi.
Leonardo lo osservò per una manciata di minuti, prima di consegnare tutte le sue armi personali al proprio mozzo che aveva preso a pulire il ponte, poi tornò a sedersi, ma questa volta proprio accanto a Riario.

-Non ti farò del  male, Commodoro, ma devo dire che ti ho mentito, era per metterti in difficoltà che ti ho detto la rotta…sbagliata. Siamo nel bel mezzo del Pacifico, verso il nuovo mondo da poco scoperto.
Giroamo volse lo sguardo sgranato a Leonardo. La candela illuminava flebilmente i loro volti, fissi l’uno davanti all’altro.

-Voglio farvi una proposta. Venite con me. – La voce era colma di una speranza immotivata e sciocca, ma a Girolamo riscaldò comunque il cuore.-Unitevi alla mia ciurma, Riario.- Gli prese una mano con molta delicatezza, con l’altra gli tolse la ciotola. –Se in vero non vi ricordate nulla, se è vero invece quello che so io sul vostro passato, vi do la possibilità di rincominciare da capo. Siete un uomo dai mille talenti e avrei bisogno di uno come voi a bordo. La mia è una proposta seria, Commodoro, non una trappola, non una manipolazione…- Strinse il palmo sul dorso di quella dell’altro uomo che ricambiò quasi subito, sorprendendo il pirata.

-Non siete spietato come pirata, devo ammetterlo. Rubate solo oro e pezzi d’arte e questo…questo è un punto a vostro favore, ma diventerei un ricerato, un traditore. Se mai dovessi tornare mi attenderebbe la forca.

-Non lo permetterei. I miei marinai sono la mia famiglia, Girolamo. Ora, cosa mi dite?

-Io…ho sognato così tante volte di fuggire, ma…- Si portò una mano al volto, coprendosi per non essere osservato dagli occhi profondi e scuri del pirata che, lentamente volse il viso dell’uomo verso il proprio, scostandone la mano. Avvolse il palmo intorno alla guancia, alla barba non fatta di giorni e giorni. Quello che fece Leonardo fu inaspettato, talmente tanto che Girolamo non riuscì a reagire…o non volle. Non riusciva a capirlo. Le labbra del pirata sfioravano le sue e alcuni secondi dopo Riario si ritrovò a rispondere in modo quasi impercettibile da occhi esterni.

Da Vinci si allontanò sorridendogli.- Mi va bene come risposta per ora. Mangiate, dormite e riprendetevi. Mi prenderò cura di voi Riario, spero solo che la mia fiducia venga ricambiata.- La porta della cabina si chiuse e Girolamo rimase solo. La testa leggera, il cuore in gola, lo stomaco in subbuglio, aggrovigliato in modo fastidiosamente piacevole. La sua mente non era affidabile, ma una vocina nella sua testa gli diceva che fuggire via con Leonardo sarebbe stata la sua più rosea opzione per non morire suicida o ammazzato in qualche palazzo del Vaticano.
Finì la zuppa, tornando a dormire. Si risvegliò nuovamente verso sera. La luna, alta nel cielo filtrava dalla grande finestra in fondo alla cabina. Proiettava ombre sul pavimento in legno, la candela sul comodino era accesa da poco. Ora si sentiva molto meglio, più in forze, più reattivo. Notò che la stanza in cui stava aveva i muri coperti di schizzi artistici, rotte navali, quadri. Un cavalletto appoggiato alla parete, un quadro coperto da un lezuolo e varie tele messe in ordine in un angolo. Rotoli di pergamena a perdita d’occhio.

-Wow…- Si alzò ad osservare alcuni quadri, rimanendo incantato davanti ad ognuno di loro, quando una voce da sopra la sua spalla lo fece sobbalzare.

-Sono di vostro gradimento?- Riario annuì.- Non sono rubati, se è questo che pensate. Sono miei.- Indicò con un cenno della testa il lato in basso a destra, la sua firma.
Girolamo si girò, fronteggiando per la prima volta il giovane pirata, più basso di lui.

-Allora, il vostro è ancora un sì quasi forse?- Chiese Da Vinci.
Girolamo ghignò lievemente divertito.- Sapete, pirata, non so cosa sto facendo. Non ricordarmi l’ultima settimana mi spaventa, ma venire con voi no. – Leonardo gli sorrise, posando le labbra nuovamente su quelle del Commodoro, che rispose con trasporto. Si staccarono alcuni secondi dopo con notevole imbarazzo del più alto.

-Posso chiedere se baciate tutti i marinai che avete sulla nave?- Osservò il viso dell’uomo: capelli legati, occhi vispi, fossette sulle guance e genialità da vendere. C’era un motivo se nessuno lo aveva mai catturato nonostante fosse in giro da soli cinque anni.

Leonardo gli sorrise.- No, non bacio nessun mio marinaio, ma voi…- Lo squadrò completamente, dalla testa ai piedi.-…voi siete l’eccezione. Non sentitevi obbligato a fare nulla.

-Vi bacerò di nuovo appena avrò avuto uno spazzolino, Da Vinci.
*°*
Fine.
   
 
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