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Autore: SemplicementeCassandra    20/05/2020    0 recensioni
Alessandra è un'abitudinaria, il mese di agosto coincide da almeno un decennio con la piccola Alassio. Ma nell'estate del 2008 con il tormentone di Estelle che le rimbomba nelle orecchie e nel "Budello", un ricordo creduto lontano si concretizza per diventare, forse, qualcosa in più. Non è casuale che Alassio venga ricordata come la "città degli innamorati"e Alessandra lo sa bene. Se lo ricorda ogni volta che osserva un paio di occhi marroni, simili ai suoi ma più profondi, che la tormentano nelle notti insonne e la abbagliano di giorno. In un mese che dell'estate conserva qualche sporadico giorno di sole è giunta l'ora di chiudere i conti con un passato ingombrante, una ferita ancora aperta che appare impossibile da ricucire.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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CAPITOLO X: Una piacevole tradizione

 

La spiaggia era in fermento come ogni 15 di Agosto che si rispetti, tutti erano alla ricerca di qualcosa da fare, chi chiedeva informazioni sul cibo da preparare, chi sulle plance da montare e altri ancora si proponevano per fare la spesa. Ai giovani, come ogni anno, spettava il compito di organizzare la serata e prestare attenzione che non vi fossero intoppi, prendevamo le prenotazioni, assegnavamo i posti e qualcuno si occupava di ideare cartelloni colorati per attirare più persone possibile. Matteo era ancora più insopportabile del solito dal momento che Mario gli aveva affidato il comando dell'organizzazione, non esitava un solo secondo a dettare ordini a chiunque gli capitasse accanto.

Qualche sera prima, al tramonto, ci riunimmo in cerchio unendo un paio di lettini per pianificare la lista della spesa e i definitivi compiti di ognuno, nel giro di pochi minuti iniziarono le discussioni: chi voleva le patatine e chi i pop-corn, chi preferiva l'house e chi ancora proponeva una festa a tema. Inizia a guardarmi intorno, cercare una distrazione per estraniarmi da discorsi a cui non ero particolarmente interessata. La spiaggia quella sera era deserta, Valerio era riuscito a convincere Mario a farsi lasciare le chiavi e i turisti avevano approfittato di qualche nuvola per godersi una passeggiata e un po' di shopping. Eravamo soli, il nostro gruppo e nessun altro, come in una di quelle tante sere di luglio in cui aspettavamo che passasse il guardiano per sdraiarci su qualche lettino nascosto al buio ad osservare le stelle. Puntualmente poi passava Valerio di ritorno da qualche partita di basket e dopo qualche mugugno si sedeva accanto a me fingendosi offeso per non essere stato invitato.

-Io proporrei qualcosa di leggero sia per il cibo che per l'alcol, non possiamo rischiare una spiaggia vuota per una settimana come due anni fa- disse Valerio riportando alla mente di tutti ricordi poco felici. Giacomo e Nick avevano esagerato con la spesa, avevamo più alcol noi del Caffè Roma e quella sera qualcuno, ancora non avevamo scoperto chi, si era divertito a correggere la maggior parte delle bevande analcoliche. Due giorni dopo la spiaggia era ancora vuota e la maggior parte dei partecipanti accusava sintomi di un malessere generale dando la colpa al freddo. Un'esperienza da non ripetere.

-Ma non dire cazzate Valerio- si intromise Matteo sbuffando -non è una festa senza alcol. I vecchietti troveranno qualcos'altro da bere, come sempre. Finiti i fuochi rimaniamo solo noi. Segna il Rum- concluse in tono perentorio.

Abbassai lo sguardo quando avvertii un movimento leggero contro la mia coscia scoperta appena dal caftano azzurro, vidi la mano di Matteo muoversi lentamente su e giù sfiorandomi con movimenti appena accennati che credetti per qualche secondo di aver soltanto immaginato. Il suo viso era rivolto altrove, verso gli altri alla nostra destra, in modo tale da non attirare l'attenzione su di noi.

In quei giorni i nostri contatti fisici erano aumentati esponenzialmente, almeno da parte sua, tanto che sembrava incapace di starmi lontano per più di qualche ora. Vivevo con la costante paura che qualcuno ci notasse ma fino a quel momento Matteo si era sempre mosso con discrezione, e il suo agire così segretamente suscitava in me emozioni sempre più forti. Mi schiarii la voce per interrompere il flusso di pensieri e il ragazzo in questione si voltò nella mia direzione con sguardo interrogativo interrompendo a metà il discorso di Nick.

-Tutto bene? Vuoi un po' d'acqua?- Ebbe il coraggio di chiedermi con sguardo furbo, consapevole dell'effetto che le sue carezze producevano sul mio corpo.

-Sto bene- gli risposi non dandogli soddisfazione -ho un po' di mal di gola, devo aver preso fredda l'altra sera-. Elena poco lontano si strinse maggiormente nella sua felpa larga e si rannicchiò sul lettino, con la scusa della febbre era riuscita a sfuggire alla parte attiva della pianificazione, come ogni anno.

-Matteo non puoi escludere metà spiaggia soltanto perché a te piace bere- si intromise a quel punto Giacomo sostenendo Valerio -Finiti i fuochi alzi il sedere dallo sdraio e vai al bar a prendere qualcosa da bere se proprio vuoi-. Strinsi gli occhi temendo la risposta di Matteo che da quando gli avevo confidato di aver avuto una conversazione piuttosto spiacevole con Giacomo sembrava andare sempre meno d'accordo con il fratello.

-Ovvio così sono l'unico brillo in una spiaggia di morti, il tuo ragionamento non fa una piega...pensare che sei mio fratello-. Matteo non avrebbe rinunciato alla sua idea per nulla al mondo, neanche se a chiederglielo fosse stato Ronaldo in persona. Non Cristiano, sia chiaro, l'altro.

-Sicuro di avere più di vent'anni Matteo? No, perché secondo me ne dimostri dieci- ribatté a quel punto Valerio, incapace di mordersi la lingua ulteriormente. Mi alzai cercando di spostare l'attenzione e gli strinsi una spalla per tranquillizzarlo, sapevo che bastava poco per infuocarlo, e l'atteggiamento irremovibile di Matteo non era altro che vento su un fuoco già acceso.

-Qualcuno ha chiesto il tuo parere? Non facevi il bagnino?- Valerio strinse a sua volta le mani attorno al rastrello.

-Proprio perché sono il bagnino e ti presto la spiaggia dovresti ascoltarmi, e ancora di più dovresti ascoltare i tuoi amici...-. Prima che Matteo potesse alzarsi presi la parola con la speranza di riportare l'ordine.

-Va bene, abbiamo capito, Matteo vuole l'alcol quindi una bottiglia possiamo anche comprarla insieme alla sangria che abbiamo già pagato, possiamo andare avanti? Si sta facendo tardi e dobbiamo ancora comprare tutto.- Mi risedetti sentendo lo sguardo di Elena perforarmi la schiena. Collaborammo per qualche minuto iniziando a stilare una lista delle bibite e della quantità di focaccia da ordinare ma il problema giunse quando decidemmo chi doveva andare a comprare cosa. Matteo e Giacomo si offrirono di fare la spesa tra le risate generali nessuno si fidava di loro due , non dopo le mozzarelle scadute dell'anno prima.

-Vi prego, non possiamo mandare questi due, sono un disastro totale- mi sussurrò Valerio ormai rassegnato a vedere fallire il suo primo ferragosto da organizzatore.

-Va bene, ritirati Jack che tra i due tu sei quello più imbranato. Vado insieme ad Ale- mi tirò in mezzo Matteo. Boccheggiai. Non aveva capito nulla del nostro discorso, come un bambino viziato continuava ad ignorare i consigli di tutti. Sapeva che non avrei potuto rifiutare davanti agli altri perché avrebbero intuito la tensione, si sarebbero generati problemi, discussioni. Elena non sarebbe mai andata, i ragazzi della prima fila addirittura non si erano presentati alla riunione, Paolo era ripartito e non avrei potuto sicuramente mandare Valerio con lui. Annuii mantenendo lo sguardo lontano per non dargli soddisfazione.

-Che ne dite di cominciare da subito? Siamo ancora in tempo!- disse allora Giacomo alzandosi e ripulendosi i pantaloni dalla sabbia.

-Va bene- rispose Nick- io e e te andiamo ad ordinare le teglie di pizza, voi andate a fare la spesa e Vale va a controllare che nessuno ci abbia rubato le plance. Ele per favore tu vai a casa, sembri distrutta.- Guardai meglio Elena e notai le profonde occhiaie, il colorito piuttosto pallido, forse per una volta non aveva mentito sulle sue condizioni di salute. Ci alzammo tutti dandoci appuntamento al giorno seguente. Mi coprii maggiormente sostituendo il caftano con un paio di pantaloncini di jeans e una maglia a maniche lunghe blu, riconsegnai la chiave della cabina a uno sbuffante Valerio prima di salutarlo con un fugace bacio sulla guancia.

-Aspettati una mia chiamata stasera, non puoi incastrarmi in questa cosa e pensare di passarla liscia- mi urlò dietro tornando a rastrellare la spiaggia.
Mi incamminai verso la via centrale ricontrollando la lista della spesa, Giacomo e Matteo parlottavano tra loro mentre il primo appoggiato al portone di una casa tentava di accendersi una sigaretta.

-Ti dispiace se l'accompagno a casa? Mi aspetti qui e ti raggiungo- mi domandò Matteo mentre con un braccio stringeva le spalle di Elena la quale aveva la testa appoggiata nell'incavo del suo collo. Annuii soltanto salutando con un cenno Giacomo e accendendo una sigaretta a mia volta. L'idea di trascorrere del tempo sola con Matteo mi rendeva nervosa.

-Smetti di arrabbiarti sempre, non ne vale la pena- mi disse Valerio con il sacchetto nero della plastica in mano. Sospirò prima di indicarmi con la testa la panchina poco distante dallo stabilimento, prese posto prima di me e attese.

-Com'è che quando succede qualcosa sei sempre nei paraggi?- gli domandai con un sorriso, senza cattiveria, ma con curiosità. Ogni qualvolta mi sentivo giù di morale Valerio compariva sapendo sempre la parola giusta da dire per consolarmi.

-Ci sono tante cose che non sai di me, Ale. La prima è che osservo tutto quello che succede in questa spiaggia, conosco cose che neanche immagini, segreti inconfessabili- mi rispose scherzando ma con un tono serio, da attore melodrammatico.

-E di me cosa sai Vale?- Mi guardò per qualche secondo in silenzio, spostò lo sguardo dalla mia sigaretta ai miei occhi e sospirò quasi teatralmente prima di rispondermi. -Sei troppo brava Ale e questo un giorno ti si ritorcerà contro. Vivi la tua vita, non pensare agli altri...sii un po' più egoista.- Aveva ragione, pienamente ragione e mi sembrò di sentire parlare la voce della mia coscienza. Proprio quando credevo di essere sola, di non potermi confidare con nessuno, mi resi conto di aver sempre avuto davanti agli occhi molto più di un amico, un fratello, un anima gemella nel vero senso della parola. Con Valerio non era necessario parlare, le affinità caratteriali ci permettevano di comprendere l'altro anche senza muovere le labbra; avevo trovato la mia àncora in mezzo alla tempesta.

Buttai la sigaretta consumata per metà e gli appoggiai il capo sulla spalla in un gesto fraterno, poco dopo sentii la sua mano accarezzarmi il capo.

-Cosa farei senza di te?- gli chiesi ridacchiando -Ora capisco perché mia madre mi ha praticamente affidato a te!-

Era vero, da quando mia madre era sempre via per lavoro aveva incaricato Valerio di starmi accanto più di quanto non fosse già abituato a fare, probabilmente chiamava più lui di me. Valerio era il secondo figlio che avrebbe sempre voluto.

-Saresti già morta Ale!- mi rispose ridacchiando a sua volta. -Sei un po' calda, sicura di non aver la febbre?- Mi scostò un po' da sé guardandomi con occhi preoccupati, anche troppo, da fratello maggiore.

-Sicura, sono solo un po' stanca.- Mi posò un bacio sulla fronte per constatare che quanto avevo detto fosse la verità e sembrò rassicurarsi un po'. All'improvviso il suo volto si rabbuio e lo vidi allontanarsi definitivamente, riprese in mano il sacchetto e camminando all'indietro iniziò a dirigersi verso i bidoni.

-Il tuo amico sta tornando e io non voglio crearti problemi, mi sembra già abbastanza nero. La telefonata di stasera è ancora valida, non mi scappi. -

Matteo era appoggiato al lampione, ancora spento, all'inizio della via affollata, non aveva con sé i caschi quindi dedussi che saremmo andati al supermercato a piedi, ma il volto corrucciato non mi rassicurò molto, doveva essere successo qualcosa con Elena durante quel periodo di tempo in cui l'aveva accompagnata a casa. Non aspettò neanche che lo raggiungessi, attraversò la strada a passo veloce tanto che feci quasi fatica a seguirlo.

-Puoi aspettarmi per favore?- gli domandai con un leggero fiatone ma in cambio ricevetti solo una scrollata di spalle.

-Hai tu la lista?- mi chiese. Decisi di non rispondergli incrociando le braccia al petto. Quello era il Matteo che meno mi piaceva ma anche quello in cui mi rivedevo di più.

-Senti se non ti va di fare la spesa non è un problema, ci vado da sola, al massimo dico che passi poi tu a ritirare le buste più pesanti-

-Scusami, stasera sono un po' stanco, non volevo essere scontroso- Mi parve sincero così risposi finalmente alla domanda di prima mostrandogli la lista.

Entrammo nel supermercato rabbrividendo per il freddo dell'aria condizionata e comprammo in fretta il necessario discutendo per qualche minuto, ancora una volta, sulle bottiglie di rum da comprare. Attesi in silenzio con le braccia tese sotto il peso delle varie bottiglie e pacchetti di affettati finché Matteo con un gesto premuroso non mi tolse la spesa dalle braccia appoggiandola nel cestino. La coda alla cassa appariva infinita, dalle scale mobili potevo contare almeno una ventina di persone per fila.

-Vorrà dire che dovremo ingannare l'attesa...- mormorò Matteo iniziando a canticchiare.

-Sei un pessimo cantante, lo sai?-

-Non dire così Alessandrina, potresti ferire il mio ego già duramente colpito-.

-Oh, ti prego, quella tua cover di Cremonini era così tremenda che- mi fermò con un gesto della mano.

-Stai peggiorando la tua situazione Ale, dico sul serio, quello è un ricordo che non va mai ripescato, mai, per nessuna ragione-.

Un'amica appassionata di psicologia mi aveva spiegato che il cervello non riesce a leggere le negazioni, almeno per qualche secondo si lascia ingannare. Fu così che la mia mente si tuffò indietro di almeno una decina d'anni, forse qualcosa di più. Mentre io ero poco più che una bambina che aveva appena abbandonato il mondo delle bambole, Matteo iniziava ad avere qualche pelo in più sul viso e la voglia di entrare nel mondo degli adulti a pieno ritmo.

Una sera di luglio calda e afosa come non mai l'intera compagnia si recò al porto per vederlo pescare, per l'occasione aveva mandato un amico a comprare delle casse di birra da dividere con il resto del gruppo, lontani dallo sguardo severo dei genitori.

-Questa volta ci arrestano, me lo sento, le conoscenze di mia madre non serviranno a nulla- mi avevo detto Valerio stringendosi al mio fianco.

L'atmosfera era tetra, persino un po' sinistra, avvolta da un silenzio profondo fatta eccezione per lo scontro delle onde contro gli scogli viscidi. Valerio non era il solo a sentirsi a disagio, Giacomo voleva tornare a casa e i volti apparivano più pallidi di quanto non fossero alla nostra partenza. Per far fronte all'inquietudine bevevamo un sorso dopo l'altro e la distanza del nostro cerchio diminuiva con il passare dei minuti. Matteo sembrava l'unico a non accorgersene, più brillo degli altri, a un certo punto si tolse la maglia firmata che indossava e rigirandola più volte se l'avvolse attorno alla testa come un bandana.

-Che fai Teo, sei scemo?-

Con una mano sulla canna da pesca si portò una bottiglia di birra alla bocca e gli venne l'idea.

-Cantiamo qualcosa, tanto qui non ci sente nessuno. Chi volete che venga al porto a luglio, di notte?-

-Ok, Teo, hai bevuto troppo, andiamo a casa-

-Non ci penso nemmeno- disse allora appoggiando la canna e spostandosi su uno scoglio più vicino al mare in una posa alla Freddie Mercury. -Guardate che bello qui, è tutto così tranquillo, puoi fare quello che vuoi senza che nessuno ti dica niente-. Si fermò un attimo per inspirare a fondo il profumo del mare, un granchio quasi mimetizzato gli passò accanto ma lui non se ne accorse. All'improvviso in quel silenzio quasi assordante la sua voce rimbombò in un canto fuori nota, le parole trascinate e le vocali quasi indistinguibili.

-Io me ne vado Ale, andiamo via, questo ci fa arrestare davvero- mi strinse il braccio Valerio, costringendomi ad alzarmi senza rendersi conto che in quel modo all'esterno potevamo apparire complici di Matteo più che suoi amici preoccupati.

-....sono un amante ma, senza una donna con seeeeeeeeeeeeeeeee-. L'acuto era la parte peggiore. Prima che Giacomo potesse alzarsi per mettergli una mano sulla bocca una luce si accese in una finestra alle nostre spalle, sentimmo soltanto un rumore di ferraglia prima che una voce maschile ci facesse sobbalzare.

-Andate via o chiamo la polizia, avete capito? Chiamo la polizia!-

Non fece in tempo a concludere la frase che Valerio iniziò a correre e io con lui, dietro di noi gli altri e infine il povero Giacomo che invano tentava di far stare in silenzio Matteo. Arrivammo nella piazza centrale del paese dove sedevano i nostri genitori in una delle loro consuete conversazioni serali sulle panchine del lungomare, nessuno di noi riuscì a smettere di ridere nemmeno un secondo per rispondere alla loro richiesta di spiegazioni.

-Hai freddo? Non stai bene?- mi domandò confuso Matteo allungando un braccio prima di posarmelo sulle spalle e riportarmi alla realtà. La coda era andata avanti ma non abbastanza perché toccasse a noi.

-Sono un po' stanca...-mormorai ripetendo le sue parole di prima. La corsa di quella mattina e il caldo della giornata mi avevano spossato più del previsto. Sbadigliai coprendo la bocca con una mano e Matteo mi scostò da sé guardandomi negli occhi. -Vai a casa- mi disse con un sorriso -Qui finisco io che non ho fatto nulla tutto il giorno, tu vai a casa e ti infili nel letto. Domani devi essere in forma perché io non ho alcuna intenzione di fare da facchino e cameriere per il resto della spiaggia, lo sai...-

-Il tuo appuntamento dal barbiere per domani è salvo, puoi arrivare alle otto meno due minuti come al solito, non ti chiederò di portare le teglie di pizza per mezza Alassio, tranquillo.- provai a controbattere ma senza risultati. Scrollai allora il capo, non del tutto dispiaciuta di poter finalmente riposare per qualche ora il mio corpo stanco.

-Va bene, va bene, vado. Non vorrei ricevere una telefonata di Caterina per averti fatto lavorare troppo...mandami un messaggio quando torni a casa, e inviami una foto dello scontrino, non dimenticarti di-

-Vai, Ale, o mi metto a cantare e ti assicuro che non sarà piacevole-. Mi spinse debolmente verso l'uscita, con un sorriso e un bacio sulla guancia lo accontentai.

 

Mi svegliai un po' indolenzita volgendo lo sguardo verso il comodino. Avevo dormito senza interruzioni come non mi succedeva da tempo, niente sogni e niente pensieri, il dolore alle gambe era sparito e persino la mente mi sembrava più leggera.

Strofinandomi gli occhi un po' arrossati aprii le finestre constatando come le previsioni del tempo non avessero sbagliato: pioveva a dirotto. Non appena accesi il telefono trovai diversi messaggi di persone che mi domandavano se la cena si sarebbe svolta ugualmente. Quell'anno la fortuna non sembrava dalla nostra parte, mi dispiacque per Valerio, il suo primo ferragosto stava procedendo nel peggiore dei modi. Pensai di chiamarlo per chiedergli qualche informazione in più ma per qualsiasi bagnino il ferragosto era un argomento delicato e una discussione di prima mattina non rientrava negli obiettivi della mia giornata.

Mi recai nella doccia accendendo prima la radio e sintonizzandola su RDS, iniziai a canticchiare le canzoni ma mi bloccai sul posto quando riconobbi le prime note di Cremonini, non una canzone qualsiasi, non l'ultima uscita ma la Canzone per eccellenza, quella di Matteo. Lo interpretai come un segno positivo, forse quella giornata non sarebbe finita in tragedia come le nuvole e la pioggia facevano presagire. Presi in mano il telefono e scrissi a Valerio.

“ Senza se e senza ma il cenone si fa, a costo di montare io stessa il tendone. A dopo”.

La lista di cose da fare nella mia giornata era piuttosto piena così decisi subito di mettermi al lavoro senza neanche pensare alla colazione, indossai il mio vestito di jeans preferito e mi recai dal giornalaio per acquistare i quotidiani del giorno che infilai nella borsa consapevole che li avrei letti con attenzione una volta tornata a casa.

Rassicurata nella mia abitudine annuale mi recai nel piccolo negozio di abiti nella via centrale per acquistare un vestito per la sera. Salutai la commessa che conoscevo sin da bambina e mi avventurai tra la moltitudine di forme e colori incapace di scegliere.

-Ti serve una mano? - Avrei dovuto ripensare alla mia idea iniziale, al magnifico abito color pesca che avevo visto qualche giorno prima in vetrina perché nel caso in cui avesse continuato a piovere l'avrei solo rovinato. Era meglio optare per qualcosa di più semplice e meno impegnativo che avrei potuto sfruttare anche in futuro. Un abito non troppo elegante ma abbastanza da non sembrare poco curata, semplice e colorato, ideale per una cena in spiaggia.

-Dovrei avere qualcosa, tu nel frattempo prova questi- mi porse un vestito blu e uno giallo, rispettivamente uno corto e l'altro piuttosto lungo. Carini, nulla di più.

-Ecco qui, era l'ultimo!- Al di là della tende del camerino mi tese l'ultima speranza. -Tu provalo poi mi dici cosa ne pensi, torno tra un attimo-. Guardai attentamente l'abito innamorandomene all'istante, era di un verde spento ma di impatto, leggero con dei complicati ricami in pizzo lungo il corpetto. Non aveva le spalline ed era piuttosto attillato, sarebbe stato un azzardo per i miei canoni usuali, ma quell'anno ero sola, non avevo un fidanzato di cui preoccuparmi, bambini da rincorrere per la spiaggia e nessun bagno di mezzanotte in programma. Per un anno pensai di godermela.

Mi sentivo a mio agio e inaspettatamente anche un po' seducente. Uscii dal camerino convinta di trovare ad aspettarmi la commessa per chiederle un parere ma rimasi sorpresa quando alzando lo sguardo, seduto su un divanetto di pelle blu, trovai Matteo intento a guardarmi con un sorriso divertito.

-Sorpresa!- esclamò vedendo la mia espressione e ridendo subito dopo quando mi vide incrociare le braccia al petto per tentare di coprirmi.

-Ti sei perso? Credevo che conoscessi Alassio come le tue tasche-

-Tranquilla, la conosco meglio di te e no, non ti sto pedinando. Mia madre mi ha-

-Come va? Credo che sia perfetto. Cosa ne pensa il fidanzato?- La guardai confusa,

mi aveva visto entrare da sola, poi mi voltai verso Matteo e compresi.

-No no, lui non è- mi affrettai a negare tornando dentro al camerino. Dove c'era Matteo arrivavano i guai.

-Il fidanzato pensa che sia perfetto, lo compriamo-. Attesi che la commessa tornasse alla cassa con il vestito e nel frattempo mi rivestii continuando a parlare con Matteo ancora seduto sulla poltrona.

-Ma sei scemo? Perché gli hai detto quello, adesso penserà che stiamo insieme! E se tua madre ha sentito qualcosa?-

Gli domandai infilando con qualche sforzo le scarpe troppo strette, in quel camerino faceva caldo e i capelli già umidi per la pioggia mi si erano incollati al volto.

-Ed ecco che ricominciamo con gli insulti. Sono stato al gioco, che male c'è? Mia madre è uscita due minuti fa a cercare Giacomo perché ha trovato una camicia perfetta per lui, stai tranquilla, non ha sentito nulla-.

Mi sforzai di respirare con calma e non innervosirmi per la sua risposta, aveva ragione lui, non era successo nulla.

Mi diressi alla cassa reggendogli il gioco a mia volta.

-Paghi tu tesoro?-

-Ho dimenticato il portafogli, amore- mi sussurrò all'orecchio stringendomi il braccio sul fianco prima di sorridere alla commessa. Mi schiarii la voce, un conto era giocare, un altro sentire ogni centimetro del suo corpo attaccato al mio, il respiro sul collo...dovevo smetterla di distrarmi, la giornata era ancora troppo troppo lunga.

-A presto ragazzi, buona serata!- l'occhiolino della commessa non passò inosservato.

Uscire all'aria aperta fu un sollievo, nonostante l'umidità persistente aveva smesso di piovere e il “budello” non era più vuoto come prima. Riuscii a rilassarmi solo quando finalmente mi lasciò la vita per frugare nelle tasche.

-Era proprio necessaria la sceneggiata alla cassa, sì? Sei proprio determinato a fare il provino per la controfigura di Ben Affleck eh...-

-Ammetti che ti sei divertita anche tu- corrugò la fronte cambiando tasca, dopo un altro tentativo si arrese incrociando le braccia al petto. -Ti ho fatto persino un complimento, potresti almeno ringraziarmi, non lo so offrirmi un caffé...sii gentile!-

-Come no! Dovevo comprare un vestito per ricordarti che non sono da buttare via? Così mi ferisci!- gli dissi con tono sarcastico iniziando a incamminarmi in direzione della spiaggia, Valerio non mi aveva risposto al messaggio e temevo che avesse pensato di testa sua di cancellare tutto.

-Mi sembrava di ricordare di averti detto appena qualche giorno fa che sei bella, se vuoi te lo ridico magari stai iniziando a perdere la memoria. Dove stai andando?- sbuffai.

-Non volevi un caffè?- Guardò dietro di sé incerto, forse timoroso di vedere sua madre apparire da un momento all'altro, poi scosse le spalle.

-Ho cambiato idea, è tardi per il caffè. Ti va l'aperitivo? Offri tu, ovvio- mi rispose sempre sorridendo, evidentemente quel mattino si era svegliato con il piede giusto, caso più unico che raro.

-Mi dispiace deluderti ma avresti dovuto accontentarti di un caffè veloce. Sono in ritardo sulla tabella di marcia e a meno che non voglia contrattare tu con Valerio- roteò gli occhi scuotendo la testa, immaginavo- credo proprio di doverti lasciare-

Alzò le mani in segno di resa.

-Va bene, ti lascio stare, devo ancora andare a recuperare le ultime bottiglie e ho in programma una caccia al tesoro per mia madre e mio fratello. Ci vediamo direttamente stasera, al pomeriggio ci sono i gavettoni e io-

- E tu non li hai mai sopportati a meno che non sia tu a farli in prima persona al bagnino, lo so. Ci vediamo stasera-.

-Tu non me la racconti giusta- continuò fermandomi prima che potessi raggiungere Valerio. Guardai l'ora, era tardissimo, se non mi fossi sbrigata non l'avrei più trovato.

-non è che ti vedi con qualcuno e non l'hai detto a nessuno? Non lo so, magari un biondo palestrato che fa jogging tutte le mattine sulla spiaggia e nel tempo libero lavora come bagnino. Sei troppo tranquilla in questi giorni...- disse ridacchiando tra sé e sé con il tono estremamente divertito di chi pensa che un'idea del genere sia assurda.

Ripensai per la prima volta a quel ragazzo con i pantaloncini bianchi incontrato sulla spiaggia, Edoardo, ricordai con un accenno di sorriso e decisi di prendermi gioco di Matteo per vendicarmi un po' della scenetta in negozio.

-Può darsi, sai? Magari è per quello che ho così bisogno di parlare con Valerio, non vorrei che il mio piano segreto andasse in fumo.-

Boccheggiò per qualche istante mentre io sentivo la soddisfazione invadermi con calore il corpo, era così bello provocarlo, le sue reazioni erano sempre state un divertimento assicurato.

-Ti vedi con qualcuno? Hai un altro dopo Paolo?- mi domandò tentennando come un bambino. Iniziò a giocare con le mani, si spostò il ciuffo in un movimento nervoso, i suoi occhi chiedevano risposte ma era ferragosto e io avevo deciso quella mattina che per un giorno avrei pensato solo a me stessa, per un giorno mi sarei divertita.

-E chi lo sa? Potresti scoprirlo stasera. Ciao Teo!- gli voltai le spalle senza più guardarmi dietro. Alessandrina 2, Teo 1.


Buongiorno a tutti/e!
Ecco il decimo capitolo di questa storia, un capitolo breve rispetto al solito ma di passaggio per quello che succederà nel prossimo. I protagonisti sono ancora in una situazione di stallo. Basteranno le candele, il mare e i fuochi d'artificio per movimentare la situazione? Vi aspetto al prossimo aggiornamento. 
Buona lettura. 


 

  
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