Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
Segui la storia  |       
Autore: _aivy_demi_    21/05/2020    12 recensioni
Era stato l’ultimo ad essere accolto all’agenzia di ricerca di nuovi talenti nel mondo della musica, l’ultimo di conseguenza ad essersi unito al gruppo.
Park Jimin, questo il suo nome: un nome che Jeon Jungkook, neppure con tutta la forza di volontà del mondo avrebbe potuto dimenticare. Un nome che già conosceva, e che aveva imparato a detestare.
Genere: Fluff, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Kim Taehyung/ V, Park Jimin
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

No time for Regrets
Time for comparisons




Devo studiare.
Un’unica, fastidiosa risposta era scappata dalle labbra di Jungkook: Yoongi aveva deciso di scavare tra i ricordi e le barriere innalzate dalla mente dell’amico, ma non credeva avrebbe trovato tanta e tale resistenza. La scusa
utilizzata dal più giovane reggeva più che bene, considerando che tra tutti e sette era l’unico che doveva ancora concludere la scuola. Non era affatto difficile comprendere il motivo di tanto astio e di un carattere ancora non del tutto plasmato che cambiava direzione continuamente. Si ripeteva d’avere a che fare con un adolescente che si era divorato l’infanzia per puntare in alto ed arrivare sempre più in là, ma a volte era davvero tedioso sopportarlo.
Incassava e sospirava, per poi dimenticare regolarmente il paio di insulti sibilati tra i denti e ricevuti ogni volta che tentava di sfondare le barricate e leggervi oltre la soluzione all’enigma. S’era preso particolarmente a cuore la faccenda dal momento in cui lo aveva trovato quella notte a spiare tra i documenti riservati all’azienda, leggendo quel nome preciso; era convinto ormai che l’instabilità emotiva di Jungkook si fosse intensificata da quel momento andando via via a peggiorare fino ad episodi di aggressività verbale e apatia occasionale.
Quanto ancora sarebbe passato, prima di vederlo crollare in allenamento o durante la notte, convinto che il mondo stesse dormendo senza doverci dare più la dovuta attenzione? Credeva sarebbe successo entro breve, anzi, ne era più che sicuro ormai. Per quanto Park Jimin di fatto non gli stesse antipatico, Jungkook andava difeso; non certo dal nuovo arrivato, bensì da se stesso. E Yoongi era convinto ormai di essere l’unico ad aver capito la problematica alla base. Avevano a che fare con un ragazzino completamente sconvolto a livello emotivo, lasciato in balia delle stesse emozioni che non era neppure in grado di controllare.
Che non se ne fosse accorto nessun altro, non era un buon segno.
Era una cosa disastrosa.
Dove stava la coesione?
Avrebbe dovuto affrontare il problema con gli altri, ma prima avrebbe dovuto capire cosa stava accadendo nella testa dell’altro, colui che si stava spezzando davanti ai suoi occhi. Inspirò infondendosi il dovuto coraggio prima di bussare alla porta della sala studio – incredibilmente, ne esisteva una all’interno dell’edificio. Jungkook se ne stava alla scrivania immerso completamente nei libri, appuntando a parte ciò che era necessario per la lezione. Aveva ottenuto il permesso di assentarsi da scuola durante le schede lavoro più impegnative, con la promessa di recuperare il materiale mancante con lo stesso impegno con cui avrebbe portato avanti il proprio training, per diventare un artista a tutto tondo nel mondo della musica. Una sfida importante, ne andava non solo del suo futuro lavoro ma anche dell’acquisizione del diploma. Non era affatto facile, tutto ciò che poteva fare era ottenere settimanalmente degli appunti via e-mail, studiando in parallelo sui libri forniti dal sistema d’istruzione nazionale.
Mancavano però le spiegazioni orali degli insegnanti, e nessuno avrebbe potuto sostituire un simile sostegno.
Ci stava provando ma nell’ultimo periodo la media dei voti s’era abbassata, creando non poco disappunto da parte degli stessi membri dell’azienda che s’occupavano della preparazione dei futuri esordienti; lo avevano ripreso più di una volta, ma mai s’erano proposti di comprenderne il calo repentino. Bravi a giudicare, ma non a trovare la radice del problema. Il ragazzo era ben consapevole di tutto ciò ma non c’era stato verso di riuscire a concentrarsi su quei benedetti appunti.
Yoongi questo lo sapeva bene, ma non poteva certo intromettersi: quattro anni li separavano, e lui non ricordava neanche cos’avesse studiato all’epoca – o tentato di memorizzare. Si avvicinò piano poggiandosi sul bordo della scrivania chinandosi sul quaderno degli appunti: scritto fitto fitto giaceva un programma di algebra di due intere settimane, riportato in maniera disordinata, casuale, con alcun senso logico.
Jungkook sembrava non averlo notato.
«Io ci metterei un filino più di attenzione qui.» Indicò con il dito un passaggio palesemente errato. «E pure qui.»
Il più giovane non aveva alzato lo sguardo, continuava a riportare nozioni copiandole distrattamente dal libro.
«Namjoon dovrebbe cavarsela meglio di me, perché non gli chiedi una mano?»
Scena muta.
«D’accordo allora, lo farò io. A proposito, stasera vorrei poter parlare con te. Da soli.»
Quando si rialzò non attese alcuna risposta, sapeva non sarebbe arrivata.


«Vieni anche tu, dai.»
Namjoon era riuscito a trovare Jimin cercandolo per tutto il palazzo: non era stato facile, quest’ultimo si era rintanato nella terrazzina adiacente alla sala studi senza sapere della presenza di Jungkook a pochi metri di distanza. Se ne stava piacevolmente seduto sulle piastrelle sbiadite dal tempo e dalle intemperie, il maglioncino giallo a coprirgli la pelle chiara dalla leggera brezza autunnale. Gli occhi socchiusi ad osservare un punto lontano tra le nuvole grigie, attraverso le folte ciglia scure. Scosso dal torpore di uno stato di quiete indotta, sussultò alla voce del ragazzo che lo stava richiamando con entusiasmo. Avrebbe voluto dirgli di no, ma sapeva che sarebbe stato inutile contrariare uno dei membri a pochi giorni dal suo arrivo; già due di loro ce l’avevano con lui e ancora non aveva compreso il motivo, ed inimicarsi anche Namjoon, che tanto stava facendo per aiutarlo ad inserirsi, sarebbe stata una mossa da stupidi.
«Che devo fare allora?»
«Nulla, io e Yoongi pensavamo sarebbe stata una buona idea organizzare un incontro di studio.»
Jimin lo osservava perplesso: esattamente per cosa, avrebbe voluto chiedergli ma decise di seguirlo senza fiatare. Non poteva certo andare peggio di così, no?
Erano rientrati dalla porta finestra a vetri per poi percorrere qualche passo, il necessario a raggiungere una di quelle porte anonime tutte uguali; nessuna targhetta a delinearne una funzione precisa, soltanto una lastra di vetro opaco incastonata a un asse di legno chiaro. Entrarono senza bussare.
Yoongi stringeva ancora tra le dita il cellulare con cui aveva contattato Namjoon spiegandogli d’aver bisogno del suo aiuto; Jungkook aveva finalmente sollevato lo sguardo per poi spalancarlo sull’ospite decisamente inatteso. Fece per alzarsi, ma si fermò nel sentire l’amico che era intervenuto prima di lui.
«Si può sapere cosa ci fa qui? Ho chiamato te, non lui.» Il cinismo aveva tinto ogni singola sillaba uscita dalle labbra affilate in una smorfia di contrarietà. «Ti ho contattato per venire a dare una mano e ti presenti con Park?» Non lo aveva chiamato per nome, non lo avrebbe fatto ancora. Non prima di averlo accettato con loro.
Sorrideva sornione Namjoon, l’espressione di chi la sapeva lunga.
O semplicemente, di chi ci stava provando solo nella speranza di poterci riuscire una buona volta.
Non lo sapeva. Stava improvvisando nella speranza di avvicinarsi alla soluzione del caso.
«Infatti, sono qui per aiutare. Più si è, meglio è. Allora Jungkook, dimmi, qual è il problema?»
Di nuovo il più giovane non aveva aperto bocca.
«Io mi rifiuto, me ne vado.» Yoongi si mosse in direzione dell’uscita. Le dita strette a pugno, le nocche sbiancate dallo sforzo e dall’irritazione parlavano da sole. Venne intercettato dalla morsa delle falangi di Namjoon che continuava a sorridere tranquillo.
«Penso tu possa restare ancora qui per un paio di minuti, vero?» Il suo tono cambiò improvviso, un temporale estivo che dalla quiete s’era mosso verso la tempesta mostrandosi irragionevole imponendosi sull’altro. «Solo un paio prima di cominciare, promesso. Sta’ ad ascoltarmi, e anche tu, Jungkook
Jimin non aveva ancora trovato il coraggio o il motivo per intromettersi nella conversazione, sentiva ogni suo intervento sarebbe stato completamente inutile. Se ne stava ritto in piedi ad osservare lo scontro non verbale tra i due, ed il suo sguardo si spostò inevitabilmente su quello del più giovane. Occhi scuri con occhi scuri, senza fiatare. Mai le loro iridi s’erano soffermate le une sulle altre per più di un paio di secondi, eppure Jimin non riusciva a distoglierle da lui.
Voleva capire.
Doveva.
Per il suo bene e per quello di tutti quanti. Se persino Namjoon aveva perso la pazienza costringendo Yoongi a sostare lì contro la sua volontà, significava che l’equilibrio del gruppo era completamente sconvolto.
E tutto per colpa sua.
Se solo avesse saputo il motivo.
Se soltanto avesse potuto conoscerne la fonte.
Stufo della pressione di quei giorni, sfiancato dai continui sguardi carichi di apprensione da una parte e di odio dall’altra, sconfortato dall’astio mostrato in ogni gesto, decise di fare qualcosa. Sapeva non sarebbe stato facile, ma Jungkook avrebbe parlato: lo avrebbe convinto in qualunque modo, non poteva procedere ora dopo ora con l’ansia a stringergli la gola e costringere il petto a muoversi a ritmo accelerato.
«Namjoon, Yoongi, potreste lasciarci soli, per favore?» Il tono non ammetteva repliche.
«Sicuro?» Yoongi si voltò verso l’altro in attesa di un gesto d’assenso.
Jungkook sospirò chiudendo con calma estrema il quaderno ed il libro, carezzandone la superficie cercando le giuste parole. «Sì. Andate.»
Namjoon mollò la presa qualche secondo dopo non senza sorridere amaramente verso Jimin: avrebbe voluto stargli accanto in un momento simile, ma la svolta sarebbe stata fondamentale per la risoluzione di una problematica che stava coinvolgendo tutti quanti.
«Andiamo, lasciamoli soli.»
Yoongi strattonò un’ultima volta il braccio proseguendo diretto verso la porta a testa china, guardando le piastrelle fondersi sull’uscio con il linoleum del pavimento del corridoio. Avrebbe preso volentieri a schiaffi la faccia dell’altro, un bel colpo di nocche assestato sul naso gli avrebbe donato una grande soddisfazione. Parlò deciso a dar voce al proprio disappunto.
«Non era questo che intendevo quando ti ho scritto, lo sai, vero?»
Il leader gli poggiò amorevolmente il palmo sulla spalla, da cui l’altro si scansò in malo modo.
«Lo so bene, ma nessuno qui vuole che tutto vada alle ortiche per colpa loro.»
«A puttane, vorrai dire.»
«Sempre il solito volgare. Sarebbe dovuto succedere presto o tardi. Quante altre occasioni di stare soli avrebbero potuto avere? Taehyung non molla Jimin neanche un secondo, Hoseok non è da meno ed è costantemente preoccupato per lui. E Jin, beh, sai come è fatto, più di tutti detesta veder litigare la gente. Rimanevi solo tu, l’ultimo ostacolo. Ora potranno finalmente confrontarsi.»



 






Note dell’autrice (mannaggia, il tempo è sempre meno, ma ci sto provando a stare dietro a tutto!):
Eccomi qui, arrivo io a interrompere sul più bello perché fondamentalmente sono una stronza  simpaticona che ama fare crescere l’hype per lo scontro inevitabile tra due dei protagonisti. Mi auguro possa piacervi almeno una percentuale di quanto sta piacendo a me scriverla: siete sempre meravigliosi a farmi sapere cosa ne pensate e a dedicare un attimo di vita ai miei aggiornamenti.
Voglio ringraziare enormemente la dolcissima Alice Ciuffreda aka Tenue qui su Efp, per la meravigliosa fanart dedicata a Jimin, Tae e Jungkook: indoviniamo chi è chi! Tesoro, il tuo contributo visivo è stupendo e importantissimo, grazie grazie e ancora grazie!
Alla prossima,
-Stefy-







   
 
Leggi le 12 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS) / Vai alla pagina dell'autore: _aivy_demi_