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Autore: Fiore di Giada    22/05/2020    0 recensioni
[Uchuu no Kishi Tekkaman Blade]
[Uchuu no Kishi Tekkaman Blade]– Ringo… – mormorò ad un tratto Nick, la voce incrinata dall’amarezza.
Il giovane, sentendosi chiamare, aprì gli occhi.
– Cosa c’è? – domandò.
Per alcuni istanti, l’ex Teknoman esitò. Voleva chiedergli tante cose, ma avvertiva il peso della sua indole riservata.
– Non fare il mio stesso errore. Quando stai male, non nasconderti dietro una maschera di forza fasulla. Io… Io so che lo hai fatto per noi, ma… –
Si interruppe e, per alcuni istanti, tacque. Davanti ai suoi occhi, si spiegavano i ricordi di quegli istanti di incubo…
Le ore scorrevano, lente, in un silenzio spettrale, interrotte dai loro respiri affannosi.
Temevano le notizie. Eppure, bramavano sapere.
Ringo sarebbe sopravvissuto? Oppure sarebbe morto?
E non comprendere la vera ragione del suo crollo aggiungeva senso di colpa alla disperazione.
Quale pena l’aveva condotto ad un simile abisso?
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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La luce di una lampada a neon, appesa al soffitto, illuminava la sala di lettura della biblioteca della base dei Cavalieri dello Spazio.
Seduto su una sedia, la testa china, Richard sfiorava le pagine di un libro.
Ad un tratto, con un gesto deciso, il giovane alzò la testa e chiuse il volume.
Con un sospiro frustrato, reclinò la testa all’indietro e chiuse gli occhi. Aveva letto poche righe, ne era certo.
Ma la sua mente non riusciva a concentrarsi sulle parole.
Esse galleggiavano nel biancore della pagina, come semi liquefatti.
La sua mente, contro la sua volontà, ripercorreva gli eventi di due mesi prima.
Ancora non riesco a crederci…, pensò. Sei mesi prima, gli era stata data una notizia dirompente, che aveva distrutto l’intero suo mondo.
Suo padre non era morto in battaglia, come era stato detto.
Era stato ferito ed era precipitato in uno stato vegetativo permanente.
Per cinque, lunghi anni era stato imprigionato in un sonno privo di risveglio.
Lui, un uomo forte, roccioso e coraggioso, era stato condannato ad una infinita agonia, priva di scopo.
Un singhiozzo si spezzò nel suo petto e le lacrime tremarono nei suoi occhi. Come avevano potuto costringerlo a quell’esistenza priva di scopo?
Suo padre non avrebbe mai desiderato un simile, crudele destino.
Pur avendo rispettato la volontà di sua madre, malata di cancro al seno, per lui non bramava una tale, orrenda sorte.
In una tale eventualità, avrebbe desiderato la morte.
Papà… Mi manchi… – balbettò, amareggiato. L’affetto e il sostegno degli altri non erano mancati, eppure non era felice.
Avvertiva una straziante nostalgia di suo padre e del suo affetto schivo e contenuto.
E, ad essa, si mescolava un devastante senso di colpa.
Ne era cosciente, quel sentimento era insensato, ma tale consapevolezza non diminuiva il suo rammarico.
Quel sentimento, tanto a lungo combattuto, era esploso e lo aveva portato a compiere un errore stupido.
A volte, lui stesso non riusciva a credere a quanto fosse accaduto!
Per poco, non era morto!
Il sovradosaggio dei sonniferi lo aveva condotto sull’abisso tra vita e morte.
E i suoi compagni, per questo, si erano preoccupati.
Un tremito sfiorò le sue membra. Quando si era ripreso, aveva scorto Nick accanto a sé.
E i suoi occhi verdi erano accesi dall’ansia e dal timore.
Questo lo aveva turbato.
Come poteva Nick essere preoccupato per lui?
Eppure, gli era rimasto accanto, durante il suo sonno.
Grazie., pensò. Non gli aveva posto domande superflue e, con delicatezza, aveva espresso il suo dispiacere per quanto fosse accaduto.
Quella sobria sincerità era stata un tenue balsamo per il suo cuore, da troppo tempo dilaniato dal dolore.
Accennò ad un mesto sorriso. Nemmeno le sue parole, colme di amarezza, avevano allontanato Nick dal suo letto.
Anzi, lo aveva stretto tra le sue braccia.
E, in quel momento, avvolto da quel calore, il suo autocontrollo si era infranto.
Si era abbandonato alle lacrime, che, da troppo tempo, premevano nel suo cuore.
Ma non solo lui gli era stato accanto…
Star, Maggie, Mack, Balzac, Tina e il comandante Nemo…
Gli avevano fatto sentire il calore di una famiglia e non l’avevano mai colpevolizzato per la sua cupezza, così lontana dalla sua solita indole.
Anzi, il comandante Nemo gli aveva domandato le sue scuse…

La porta della biblioteca, ad un tratto, si aprì con uno scatto.
Richard, brusco, si alzò dalla sedia, ma un accesso di nausea lo sopraffece e barcollò.
Con un tonfo, il libro cadde sul pavimento.
Si appoggiò al tavolo della sala e, per alcuni istanti, rimase immobile, il volto madido di sudore e il respiro affannoso.
Due braccia forti circondarono le sue spalle e il giovane pilota, d’istinto, appoggiò la testa su un torace muscoloso.
Non dovresti alzarti così bruscamente. Non ti sei ancora ripreso del tutto. – mormorò una voce calma e gentile.
Richard alzò la testa e i suoi occhi blu si specchiarono nelle iridi smeraldine di Nick.
Un brivido percorse la sua schiena. Poteva sentire la forza di quelle braccia cingergli le spalle…
Ma non era solo un vigore fisico straordinario.
L’energia di quella stretta forte, seppur tanto tranquilla, proveniva da un animo sereno, libero da qualsiasi turbamento
Sono felice che tu ti sia ripreso., I lunghi anni di terapia erano valsi a qualcosa.
Nick, come una fenice, era risorto dalle ceneri del Teknoman.
Il suo fisico si era rafforzato e la sua anima, grazie al sostegno dei medici e degli amici, si era liberata dalle indecisioni e dai dubbi.
E di questo lui non poteva non essere felice.
Con gesti apparentemente calmi, Nick aiutò l’amico a sedersi e, per alcuni istanti, i due giovani rimasero silenziosi.
L’ex Teknoman, di scatto, abbassò la testa e fissò il volume, che era a terra.
Accennò ad un sorriso. Ringo, pur cercando la solitudine e il raccoglimento, non restava inoperoso.
Desiderava occupare il suo tempo e di non pensare.
Un debole frammento del suo carattere volitivo era rimasto.
Tentava di svagare la sua mente.
Forse, non riusciva del tutto nel suo scopo, ma era un inizio.
Ringo cercava di emergere dalla sua depressione e questo era un segno di speranza.
Hai bisogno di qualcosa? – domandò ad un tratto il pilota. Non sapeva perché, ma, in quel momento, tra di loro, era sceso un greve imbarazzo.
Sì. Cercavo un libro, ma ho dimenticato il titolo. – rispose l’ex Teknoman, pronto.
Richard gli lanciò uno sguardo interrogativo.
La tua memoria ha ancora qualche problema? – chiese, preoccupato.
No, non preoccuparti. Mi è passato di mente, quando ti ho visto barcollare. Ho avuto paura che tu cadessi. – lo rassicurò.
Lo sguardo ceruleo del pilota, sentendo queste parole, si oscurò e la sua testa si reclinò.
Mi dispiace di averti fatto preoccupare… – si scusò, il tono pieno di vergogna.
Nick si avvicinò alla sedia e gli appoggiò le mani sulle spalle.
Non hai nulla di cui vergognarti. Con quello che hai passato, è un miracolo che tu ti sia ripreso così dopo un mese. – lo tranquillizzò.
Richard chiuse gli occhi e il suo corpo, sotto il tocco dell’amico, si rilassò. Quel tocco leggero, ma deciso, gli dava un senso di quiete…
Grazie, Nick. –

Ringo… – mormorò ad un tratto Nick, la voce incrinata dall’amarezza.
Il giovane, sentendosi chiamare, aprì gli occhi.
Cosa c’è? – domandò.
Per alcuni istanti, l’ex Teknoman esitò. Voleva chiedergli tante cose, ma avvertiva il peso della sua indole riservata.
Non fare il mio stesso errore. Quando stai male, non nasconderti dietro una maschera di forza fasulla. Io… Io so che lo hai fatto per noi, ma… –
Si interruppe e, per alcuni istanti, tacque. Davanti ai suoi occhi, si spiegavano i ricordi di quegli istanti di incubo…
Le ore scorrevano, lente, in un silenzio spettrale, interrotte dai loro respiri affannosi.
Temevano le notizie. Eppure, bramavano sapere.
Ringo sarebbe sopravvissuto? Oppure sarebbe morto?
E non comprendere la vera ragione del suo crollo aggiungeva senso di colpa alla disperazione.
Quale pena l’aveva condotto ad un simile abisso?
Strinse la presa delle sue mani sulle ampie spalle dell’altro e un sospiro sgorgò dalle sue labbra.
Ti ringrazio per la tua premura, credimi… Ma avrei preferito sostenerti nel tuo dolore che preoccuparmi per la tua vita. E questo vale anche per gli altri. – spiegò, la voce incrinata dal rammarico.
Richard sbarrò gli occhi, velati di lacrime, e strinse la sua mano attorno a quella dell’amico. Quelle parole, colme di dolcezza, spandevano sul suo cuore un debole balsamo…
Una flebile serenità si irradiava nel suo animo, da tempo straziato dal dolore.
Poteva contare sui suoi amici e sul loro sostegno.
Ci proverò amico mio… Ti prometto che ci proverò. –

   
 
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