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Sul volto dai lineamenti delicati di Angol Mois si dipinse un sorriso cordiale e docile, quando, con un gesto veloce, spense uno dei fornelli della cucina: nel momento in cui indirizzò i suoi occhi di cioccolata dalle leggere sfumature d'ambra sulla pentola che aveva utilizzato, notò che avesse iniziato ad emanare un fumo opaco ed un soffice tepore.
Aveva preparato in poco tempo una minestra calda, un piatto semplice, che non richiedeva abilità particolari, spinta dalla dolcezza del suo cuore: le era ronzato in testa il pensiero che, se l'avesse offerta a Keroro, sarebbe riuscita a mitigare almeno una porzione della fitta coltre di freddo che, al pari di un respiro del vento invernale, si era intrufolata nelle sue viscere e propagata per le pareti delle sue membra.
Aveva immaginato che, se avesse esortato l'alieno color speranza a mangiarne un po', avrebbe potuto smorzare il gelo che si era annidato in lui, in virtù delle basse temperature, dello zampino funesto del destino e della mancanza di prudenza che aveva esibito - non si era minimamente premurato di munirsi di sciarpa e guanti.
In effetti, era convinta che non avrebbe pienamente contrastato i brividi dispettosi che, nel bel mezzo della battaglia a palle di neve che quel giorno aveva organizzato col resto del plotone, avevano cominciato a corrergli lungo tutto il corpo, eppure voleva dimostrargli che l'affetto che nutriva per lui fosse così intenso da indurla a preoccuparsi della sua salute.
Era certa che non avrebbe attenuato completamente i geloni che, nel corso di quel piacevole gioco all'aria aperta in cui si erano cimentati lui e le altre rane, avevano preso a pungolare i suoi arti con prepotenza e a provocargli un terribile prurito, tuttavia desiderava fargli capire che quel solletico interiore che si profilava a ridosso del suo animo ogni volta che gli dedicava attenzioni, quel tenero intarsio di sentimenti che le esplodeva nel petto negli istanti in cui lo vedeva felice affondassero le radici nella forza dell'amore.
Gliel'avrebbe portata più tardi, prima che, ancora sofferente per i residui dell'irritazione cutanea da cui era stato assalito, si fosse addormentato, sotto la morbida stoffa delle coperte del letto.