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Autore: ilfischiodeltreno    22/05/2020    3 recensioni
5 minuti e 54 secondi di lettura
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In una notte di quarantena i miei ricordi più preziosi prendono vita in uno strano flusso di coscienza, estraneo alla logica e ai tempi verbali: li trascrivo su carta proiettandoli verso il futuro come se dovessero ancora accadere, quasi come me li augurassi. La mia immaginazione, una bambina spensierata, gioca a fare le ombre cinesi su quella proiezione: così alla tradizione delle vacanze al mare con la mia famiglia - i miei preziosissimi ricordi - si mescola l’amore più puro e incondizionato che abbia mai provato.
«Vorrei correre lungo la strada in discesa che porta al mare. La sabbia che scotta, i lettini schierati, l'acqua salata che mi chiama a sé, ch’è tutta un luccichio! Appendo lo zainetto al gancio dell'ombrellone, un gesto insignificante dal sapore d'estate.»
Genere: Fluff, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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23 aprile 2020, sognando la fine della fase 1 

In una notte di quarantena i miei ricordi più preziosi prendono vita in uno strano flusso di coscienza, estraneo alla logica e ai tempi verbali:
li trascrivo su carta proiettandoli verso il futuro come se dovessero ancora accadere, quasi come me li augurassi.
La mia immaginazione, una bambina spensierata, gioca a fare le ombre cinesi su quella proiezione:
così alla tradizione delle vacanze al mare con la mia famiglia - i miei preziosissimi ricordi - si mescola l’amore più puro e incondizionato che abbia mai provato. 


A te,  che accogli tutti i miei flussi di coscienza.   

 

Vorrei aprire gli occhi e ritrovarmi catapultata nella più bella giornata di sole della scorsa estate: quella mattina d'agosto inoltrato, tra Gaeta e San Felice Circeo, guardavo fuori dalla finestra e c'era una sola, piccola, bianchissima nuvola in cielo. Vorrei sbadigliare allungando un braccio verso il soffitto colorato e stropicciarmi gli occhi con l'altro. Sollevarmi dal materasso senza fare rumore, sentire la ceramica fredda combaciare dolcemente con la pianta dei miei piedi nudi. Passo dopo passo, muovendomi leggera, legarmi i capelli disordinatamente.  Mi era mancata quella casetta di villeggiatura: un puntino giallo in confronto al blu sconfinato del mare all'orizzonte. Il giallo è sempre stato il mio colore preferito, e quella casa era tutta squisitamente gialla: dalle pareti del salotto alle piastrelle del pavimento, dall'asciugamano di spugna con cui ora mi asciugo il viso, all'orologio della cucina che segna le sette del mattino. 
Respiro profondamente, la casa si sveglia: i raggi del sole si fanno spazio prepotentemente oltre le tende ruvide del soggiorno. Mia cugina sgambetta di corsa seguendo le fughe del pavimento, avventurandosi tra le gambe dei suoi genitori che, ai suoi occhi di bambina, sono altissimi tronchi di una foresta incantata; stando ben attenti a dove mettere i piedi, i due mi danno il buongiorno con la voce impastata dal sonno. 
Suonano alla porta… come dimenticare il suono più assurdo che un campanello potesse mai avere! E’ mio papà. Ama svegliarsi all'alba per comprare la colazione. Prende da sempre più cornetti del dovuto, almeno il doppio rispetto alle persone che sono in casa; vuole che siano friabili e profumati, neanche li preparasse con le sue stesse mani! 
Gli piace vedere i volti sorridenti di chi si sveglia tardi e trova una tavola imbandita di fronte a sé.

 «Buongiorno, cosa prendi a colazione?» «Solamente il caffè!» «Sei sicura, neanche un biscottino?». Sorrido: papà ha memoria breve. Io, invece, ricordo le preferenze di ognuno per la colazione. Sarà che è il mio pasto preferito della giornata, e le vacanze tutti assieme: la mia parte preferita dell'anno. 
La fanatica del caffè è mia zia Laura, risoluta e composta anche nei gusti, ma dal fondo zuccherato come la tazzina che stringe tra le dita. Un cappuccino per mia madre, dai modi vellutati come la schiuma di latte che adora gustare con il cucchiaino. Una montagna di cornetti e biscotti per mio papà, che esagera sempre. Mio zio Olimpio è il più esigente: latte tiepido senza zucchero nè caffé, spezza rigorosamente la metà al cacao degli abbracci per poi passarla sottobanco a me; ci facciamo beccare ogni volta - sono sempre stata una frana a nascondere la verità delle cose! - così la moglie lo rimprovera per il suo fare da bambino viziato, soffocando una risata. La piccola Elena, a capotavola, ha il nasino ricoperto di zucchero a velo e sperimenta per le prime volte la serenità fiabesca e rarefatta della villeggiatura.

Vorrei correre lungo la strada in discesa che porta al mare. La sabbia che scotta, i lettini schierati, l'acqua salata che mi chiama a sé, ch’è tutta un luccichio! Appendo lo zainetto al gancio dell'ombrellone, un gesto insignificante dal sapore d'estate. In punta di piedi frugo al suo interno per interminabili secondi, così, trovata la crema solare, me ne spalmo un paio di gocce sul viso; vado matta per il suo odore! Un po' meno per quella patina lucida che fortunatamente andrà via dopo un quarto di tuffo. 

Vorrei nuotare fino agli scogli, infilare i braccioli di Elsa a mia cugina, salire sulle spalle di mio papà e tuffarmi anche se mi fa una paura fottuta tutta quell'altezza! Prendere tanto sole, sentire il sale seccarsi sulla pelle e scostare il costume per vedere quanto è diventata scura. Scottarmi quanto basta per godere della sensazione rinfrescante dell’aloe sulle guance arrossate. 

Vorrei tornare a casa per pranzo e trovarti insospettabilmente ai fornelli. Indossi il grembiule a quadri di mia zia così - stringendoti forte dallo stupore - mi abbandono ad una spontanea risata. «Non arrivavi domani?» «Ferie anticipate!» e in “sole” due ore e mezza di macchina ti eri già ambientato nella mia stramba famiglia: venuta a conoscenza del tuo diploma da cuoco, mia zia ti ha coinvolto nella preparazione dei paccheri alla norma più buoni che abbia mai mangiato.
«Cosa significa che siete fidanzati?» ti chiede Elena, dopo averti presentato il suo peluche preferito Tigro, a cui hai dato una calorosa stretta di mano. «Che un giorno saremo come tua mamma e tuo papà».

A tavola parlano tutti a gran voce, siamo una famiglia rumorosa ma non mettiamo a disagio i timidi come te, facciamo solo qualche battuta in più. Mio padre stappa l'ennesima bottiglia di vino, ne ricordo l'odore pungente e il sapore dolce delle sue bollicine. In lontananza si sente il mare, c’è aria di libertà. Mio zio racconta che da adolescente scappava di casa in piena notte e faceva l’autostop fino all’altra parte della città per andare a trovare il suo primo grande amore. Dall’altro lato del tavolo, mia zia Laura finge di non essere commossa; mi dai un colpetto col gomito per farmelo notare.

Vorrei passare il pomeriggio a sonnecchiare con la pancia piena e riempirti di baci tra un dormiveglia e l'altro. Passare un’ora a scegliere il film da vedere per poi preferire guardarci negli occhi. Decidere tutti assieme dove andare per la sera. Prepararmi col cuore in subbuglio, quanto amo l'estate! Sorridermi allo specchio mentre asciugo i capelli, mossi e profumati di salsedine e shampoo all’albicocca. Mettermi quel filo di trucco che non vedevo da maggio e notare con piacere quelle quattro lentiggini che fanno capolino sulla gobbetta del mio naso. Vorrei fare una passeggiata infinita sul lungomare finché i sandali non prendono la forma dei piedi, fotografare gli occhi verdi di mia madre al tramonto, ballare goffamente solo per muovere le balze del vestito. 
Vorrei leggere attentamente tutto il menù per poi ordinare la solita pizza, farmi prendere in giro da tutta la tavola perché ancora mangio le cose per bambini; vorrei una birra ambrata da bere e dividere il dolce con te. Passeggiare per la piazza gremita di persone, comprare un paio di orecchini ramati alle bancarelle, ordinare uno yogurt sommerso di cereali al chiosco che da sul mare, osservare divertita mia zia barcollare sui tacchi per quel bicchiere di troppo, finalmente disinibita! Cullare mia cugina ormai crollata nel passeggino con il suo fidato compagno Tigro
Urlare per aver visto una stella cadente: «l'avete vista anche voi?!». 

Vorrei tornare a casa a notte fonda: che bello sentire le chiavi girare nella serratura quando si è così pieni e assonnati! Buttarmi a peso morto sul letto, sfilarmi i sandali dai piedi, riguardare con te le foto della giornata. Ridere, parlare sottovoce. Fare l'amore attenti ed eccitati dal non poter fare rumore. Ridere ancora per lo scricchiolare silente del letto. Indossare la tua maglietta, socchiudere la finestra, raggiungerti sotto le coperte leggere. Stare con un piede fuori dal letto e l'altro intrecciato alla tua gamba. Ascoltarti srotolare timidamente tutti i tuoi dubbi su chissà quale impressione avrai fatto alla mia famiglia. Dirti che per loro, alla fine, basta che mi fai stare bene. 
Ascoltare il tuo respiro farsi sempre più pesante. Appoggi la mano sulla mia guancia, le palpebre socchiuse... le mie labbra seguono la curva delle tue ciglia: ho la felicità a portata di occhi che dorme sul mio cuscino.

 

L'anima esplode di gioia.

Come lo vorrei! 
Apro gli occhi.

Come sarà bello quando succederà. 

 

 
   
 
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