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Autore: cut_wing    23/05/2020    2 recensioni
Altro rumore.
Sono passi che gli si avvicinano, e si sorprende che colui al quale appartengono possa trovarlo in quell'accumulo di suoni, tutti troppo forti per lui.
...
E una voce stride, in quella cacofonia, e lo chiama con un nome che -scopre con stupore- riconosce ancora come proprio.
“Maglor…”
Ma lui è sempre stato bravo ad ascoltare, e a ricordare ogni minima intonazione.
Quindi forse non dovrebbe stupirsi, quando le sue spalle sussultano inconsapevolmente in un muto singhiozzo di fronte all'unico suono che sembra in qualche modo giusto, posto all'interno di uno spartito incompiuto del quale è la chiusura –e l’inizio.
...
“Elrond…”
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Elrond, Maglor
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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ANGOLINO DELL’AUTRICE
Vi consiglio di leggerla ascoltando “Silhouette” di Aquilo; per evitare “spoiler” ho scritto tutto il resto in fondo al testo. Buona lettura!
 
 BRAMANDO IL SILENZIO
 
 

Forse era stato solo questo: un sospiro.
Un alito di vita che aveva danzato sulle note di un battito, mentre la luce calava lasciando il posto ai rumori.
Ed era stato quel rumore, quello che adesso chiama sospiro, perché non potrebbe trattarsi di nient’altro -nonostante in quella stanza non ci sia nessuno che possa respirare- a fargli alzare una testa che ormai non esiste più da molto –troppo- tempo.

Sono quei rumori, che con l’avanzare della notte riescono a farsi udire oltre al suono –al rombo inconcepibilmente fastidioso e terribilmente chiaro- dell’ultima fiamma della candela, che ancora brilla come sole al tramonto su un lago di cera, che gli impediscono di esistere. E lui si chiede –per un attimo, perché poi la fiamma si spegne e rimane solo ombra- se potrà mai attraversarlo, quel lago, e giungere in un luogo dove ci sia silenzio, finalmente.
 
Silenzio…
 
Il fumo si innalza dallo stoppino ormai inutile, e lui riderebbe perché non nota alcuna differenza fra fumo e aria pura, in tutta quell’oscurità.
Poi svanisce anche quello, e arrivano i suoni.
 
Un sospiro.
Chi può essere? Non è rimasto più nessuno a respirare, in quella stanza.
Non in quella stanza…
 
Un cigolio. Un raggio di luce.
Un chiarore che si allunga verso di lui, gli afferra i piedi in una morsa che, nonostante il colore dorato, è fredda. E lui non la vuole, perché solo se non c’è luce riesce a sentirli.
 
Una risatina.
 
La luce è troppo forte, la risata si trasforma in pianto.
 
Fatela smettere, fatela smettere!
 
…non c’è nessuno che possa urlare, in quella stanza.
 
E la luce avanza, avanza, come un tralcio di edera urticante, e prende lo strumento che giace al suo fianco, lo maneggia con dita disattente, dimenticandosi tasselli e arabeschi in un buio che risuona di note troppo lievi per riuscire a farsi ascoltare oltre al cigolio della porta che si apre.
 
Lasciala stare!
 
Il chiarore sta accarezzando tutte le corde nello stesso momento, e lui può udire la sinfonia che si spezza e s’infrange contro una luce troppo forte –troppo rumorosa.
 
Se solo ci fosse qualcuno che possa dirglielo…
 
…lui no, la sua gola è troppo stanca, la stanza troppo illuminata, le mani troppo bruciate –e lo sente ancora, lo sfrigolio della pelle che si incendia a contatto con una luce, ancora una volta, troppo rumorosa.
 
Altro rumore.
Sono passi che gli si avvicinano, e si sorprende che colui al quale appartengono possa trovarlo in quell’accumulo di suoni, tutti troppo forti per lui.
 
Una volta no, una volta lui era stato la nota più potente, la melodia portante di una luce che altrimenti sarebbe stata troppo forte, troppo abbagliante.
 
E una voce stride, in quella cacofonia, e lo chiama con un nome che -scopre con stupore- riconosce ancora come proprio.
“Maglor…”
Ma lui è sempre stato bravo ad ascoltare, e a ricordare ogni minima intonazione.
Quindi forse non dovrebbe stupirsi, quando le sue spalle sussultano inconsapevolmente in un muto singhiozzo di fronte all’unico suono che sembra in qualche modo giusto, posto all’interno di uno spartito incompiuto del quale è la chiusura –e l’inizio.
 
C’è troppo rumore, nessuno lo sentirebbe.
 
Invece no, c’è qualcuno che lo ha sentito.
Qualcuno.
Qualcuno che respira.
Qualcuno la cui pelle è calda, ma non brucia.
Qualcuno che non fa troppo rumore, solo quanto basta per far percepire la propria presenza –un appunto a bordo pagina, in parte coperto dalle note e in parte sottolineato, con una freccia che indica un’altra parte del brano.
 
Vuota.
 
Quando lo avvolge con la sua ombra, e il rumore sembra affievolirsi, finalmente lui può-
 
…respirare?
 
-parlare.
 
“Elrond…”
 
Si morde le labbra, le orecchie fischiano.
Sbagliata.
Intonazione sbagliata.
Ha rovinato tutto.
 
…di nuovo.
 
Ma quell’ombra si fa più vicina, e l’eco dell’ultima nota svanisce nel silenzio.
 
No, non è ancora silenzio.
 
È un ticchettare limpido, un tamburo rosso che usa per l’ultima volta il suo petto come cassa di risonanza.
 
E il rumore che viene dopo –quello di un pugnale che viene estratto dalla sua carne, quell’impercettibile risucchio che precede un accordo più debole, ma mai fiacco- sembra una nota che finalmente trova il suo posto nella sinfonia.
 
Era quella, la chiave.
Ora ha tutto un senso.
 
C’è silenzio, finalmente.
 

 
 
 
 
 
ANGOLINO DELL’AUTRICE
Buongiorno!
Spero stiate bene!
Direi che su tutto ciò dovrò dare molte spiegazioni…

Prima di tutto ci tengo a dire che è un esperimento; ho cercato di usare un linguaggio “aulico” e molte metafore (relative alla musica, dato che il protagonista è Maglor), cosa che non faccio praticamente mai, e al contempo di dare l’impressione di una mente spezzata, che desidera solo il silenzio.

Per quanto riguarda la trama, ho immaginato che in qualche momento successivamente alla scomparsa di Maglor dai “libri di storia”, lui sia stato trovato da Elrond e portato a Gran Burrone.
Qui, però, il mezz’elfo si rende conto che ormai il cantore è (passatemi l’espressione) alquanto fuori di testa; lo assiste per alcuni giorni, ma dopo poco capisce che l’unico modo in cui lo potrà aiutare è quello di ucciderlo per fargli trovare la pace tanto agognata.
…abbastanza crudo, lo so, ma questa volta è veramente venuto fuori da solo.

Potrebbe essere (quasi sicuramente) OOC e quasi AU, e avevo un po’ di timore a pubblicarla per via del livello di confusione del brano; dopo quasi un mese, però, -e visto che non so quanto riuscirò a scrivere da qui alla fine dell’anno scolastico- eccoci qui.

Mi piacerebbe davvero molto sapere cosa ne pensate: sono aperta a recensioni e critiche costruttive!
In ogni caso grazie per aver letto!!!
Vi auguro una buona giornata, e fatevi forza: fra poco arrivano le vacanze!!!
   
 
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