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Autore: Smeralda Elesar    23/05/2020    1 recensioni
Le apparecchiature evroniane hanno rilevato sulla terra un picco di un'emozione molto intenso, da cui potrebbe essere estratta un'enorme quantità di energia. Il problema è che questa emozione non risulta tra quelle conosciute dal popolo di Evron, e per questo il Capo Branca Scientifica Gorthan viene incaricato di analizzarla per capire come sfruttarla.
Peccato che lo scienziato evroniano abbia anche altri problemi, primo di tutti capire come gestire la mutazione psicofisica che sta accadendo dentro di lui a causa del contatto prolungato con la cultura terrestre.
Genere: Azione, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gorthan, Paperino aka Paperinik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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PKNA


E.N.C. - Emozione Non Classificabile



Il capo branca scientifica Gorthan percorreva i corridoi della Sezione Comportamenti Anomali.

Era da tanto tempo che non capitava un caso simile.

In effetti era la prima volta da almeno cinquanta anni nella storia di Evron ed il primo da quando avevano iniziato ad interessarsi alla Terra.

Un protocollo E.N.C.

Emozione Non Classificabile.

Un' emozione sconosciuta.

Ed ovviamente si doveva analizzarla per capire cosa fosse, se fosse più o meno nutriente rispetto alle altre conosciute e se quindi fosse utile sollecitarla, e se sì in che modo.

Gran parte delle scorte di energia di Evron derivavano dalla paura, l'emozione più antica e potente dell'universo, connessa con la vita stessa e quindi con l'evitamento dell'interruzione della vita.

Ogni essere vivente che avesse una seppur minima coscienza di sé, aveva l'istinto di sopravvivenza, ed il mezzo per mantenere la sopravvivenza era la paura.

Emozione semplice, primordiale, facile da suscitare, facilmente reperibile in ogni angolo dell'universo... ma a lungo andare così monotona!

E adesso c'era quel caso di Emozione Non Classificabile.

Una vera novità per Gorthan.

Una maledizione per Gorthan.

Si riteneva fortunato che la comunicazione del caso anomalo gli fosse arrivata in forma di ologramma e che la risoluzione non proprio perfetta avesse mascherato a Zoster quel guizzo che lui aveva avuto.

Gli capitava sempre più spesso ormai: lui avrebbe dovuto studiare la cultura terrestre per individuare emozioni da sfruttare al massimo come forma di energia, per uno scopo pratico, e invece, sempre più spesso, studiava i terrestri, la loro arte, le loro emozioni, e rimaneva smarrito in un senso di sgomento che mai aveva provato.

Era una vertigine.

Era confusione, sovvertimento di tutte le regole, sovvertimento del suo modo di vivere.

Una gran seccatura insomma.

Uno scienziato deve essere intelligente, pratico, affidabile, preciso.

E invece adesso, a causa di quei terrestri lui era... distratto? Sì, sarebbe stato l'aggettivo adatto.

La cultura terrestre lo distraeva. Gli apriva le porte di un mondo caotico, disordinato, intenso, in cui lui si perdeva sempre più spesso senza nemmeno ricordare come o perché ci fosse entrato.

Era un mondo incomprensibile per lui.

L'unica cosa che gli aveva aperto uno spiraglio era stata una frase letta in un libro: "Qui sono tutti matti, ed il fatto che tu sia qui vuol dire che sei matta anche tu".

Bene, perfetto!

Si era identificato in una ragazzina sperduta in un Paese delle Meraviglie che non erano per nulla meraviglie.

Tutto nella cultura umana era intenso, potente... eppure privo di logica.

A Gorthan mancava la chiave d'accesso per comprendere quel mondo dove la sua logica scientifica non funzionava.

E tutto ciò era oltremodo frustrante.

Non sapeva nemmeno lui quando esattamente avesse iniziato a considerare le emozioni come qualcosa di più che una forma di nutrimento.

Non ricordava quando avesse cominciato ad invidiare gli esseri che riuscivano a provare qualcosa di tanto intenso da creare della musica così stupefacente.

Per Gorthan erano suoni armonici. Avrebbe potuto elaborare ad occhi chiusi l'algoritmo delle frequenze di ogni singola nota della Nona di Beethoven, o la lunghezza d'onda di ogni sfumatura di colore de "I girasoli" di Van Gogh, ma lo stesso sentiva che qualcosa gli sarebbe sempre sfuggito.

Perché lui poteva rubare tonnellate di emozioni, ma non ne avrebbe mai provate di sue.

Gli sarebbero sempre arrivate filtrate da qualcun altro.

E questa faccenda cominciava ad indispettirlo.

Per questo si era buttato anima e corpo nella ricerca sulle emozioni. Quali fossero più piene di energia, quali fossero più diffuse, e soprattutto come indurle nelle popolazioni sottomesse prima di coolflamizzarle per ottenere il massimo rendimento da ogni nuova conquista.

Credeva di aver finalmente compreso e catalogato tutte le emozioni terrestri (pianeta promettente, data la complessità sociale delle forme di vita che lo abitavano), e invece ogni giorno scopriva nuove sfumature che sfuggivano a qualsiasi etichetta.

E adesso c'era questa E.N.C..

Un'emozione del tutto nuova.

Gorthan si rese conto di avere fretta.

Rallentò il passo e si diede un contegno prima di entrare nella camera 31, perché se c'era una cosa che aveva capito, era che mostrare per le emozioni un'interesse che andasse al di là del modo di sfruttarle poteva essere pericoloso.

Poteva essere considerato un segnale di insubordinazione per l'esattezza.

Arrivato alla porta si sfilò il guanto e premette la mano con il palmo aperto sul pannello di identificazione.

Subito le due piastre si aprirono davanti a lui con un fruscio di metallo contro metallo e Gorthan poté accedere.

Nella stanza c'erano altri tre Evroniani: uno era il suo collega Zoster, l'altro era Dragor, un militare di rango medio alto comandante dell'unità T-11 ed infine, il terzo era l'oggetto della loro convocazione.

Era un soldato semplice, un essere gracile, che la paura permanente propria della sua casta rendeva ancora più tremebondo in quella situazione.

Gli evroniani provavano emozioni in un modo diverso da quello delle altre creature, ma la paura, la sensazione di essere minacciati nella propria sopravvivenza, quella era identica a tutto il resto delle razze dell'universo.

Il soldato era seduto, anzi più che seduto era rannicchiato sulla sedia al centro della stanza.

-Zoster. Comandante- li salutò Gorthan con un cenno.

-Capobranca Gorthan-

Il militare fece un mezzo inchino perché non era un generale, e questo lo rendeva gerarchicamente inferiore ad entrambi i capibranca.

-Qual'è il motivo della convocazione?- chiese subito Gorthan.

-Ho richiesto subito la tua presenza qui perché si tratta delle emozioni terrestri. Tu sei incaricato di analizzarle, e questo è un caso molto particolare, anche per le circostanze in cui è stato registrato-

-Circostanze particolari? Quali sarebbero?-

-A questa domanda potrà rispondere il comandante Dragor. Parla, comandante-

-Sì, eccellenza. Capobranca Gorthan, io e la mia squadra eravamo stati inviati in ricognizione sulla Terra per vedere se fosse possibile coolflamizzare la popolazione di un insediamento piccolo e sperduto, in modo che il terrestre Paperinik non si accorgesse delle nostre manovre. Il nostro obbiettivo era un villaggio situato in quella che i Terrestri chiamano Groenlandia. Mi dispiace ammetterlo ma niente è andato secondo il piano: Paperinik ci ha intercettato ed abbiamo dovuto combattere-

-Avete fatto il vostro dovere, Comandante, ma ancora non vedo niente di anomalo in questa vicenda-

-Perché è accaduto durante lo scontro. Poiché la missione di coolflamizzare gli abitanti del villaggio era fallita, ho preso la decisione di tentare di neutralizzare la minaccia del difensore della terra ed ho dato l'ordine di inseguire Paperinik e catturarlo. Quella è una zona freddissima ed il paesaggio è formato da crepacci di ghiaccio. Paperinik è riuscito a spostare lo scontro sul ghiaccio lontano dal villaggio, e con le sue armi ha potuto mettere fuori combattimento metà della mia squadra. È stato un mio errore e me ne assumerò tutte le responsabilità davanti al consiglio, rispettabili capibranca-

Gorthan era poco interessato alla strategia militare, ma non voleva commettere una seconda volta l'errore di dimostrarsi impaziente.

Dragor continuò.

-I soldati della mia squadra erano stati quasi tutti feriti e non erano più un condizioni di combattere, per questo ho ordinato di tornare all'astroincursore, ma mentre ci ritiravamo ho notato due cose anomale: la prima era che il terrestre non ci inseguiva e che non infieriva sui nemici a terra, e la seconda era che mancava il soldato Ekdon-

Dragor indicò con un cenno il soldato, che sentendosi chiamare in causa si fece ancora più piccolo.

-Non so spiegare cosa è successo- disse Dragor -So solo che il terrestre ha tirato fuori il soldato da un crepaccio e... bé, l'ha lasciato andare. Gli ha permesso di raggiungere il resto della squadra senza colpirlo. E poi, quando abbiamo esaminato l'indicatore della evrongun del soldato, abbiamo notato un picco di un'emozione molto forte ma mai registrata prima. Questo è quanto so io, rispettabili capibranca, adesso rimetto a voi la situazione-

Gorthan e Zoster si scambiarono un'occhiata.

Cose come quelle non succedevano spesso.

-Dunque, Gorthan, sei tu a capo delle ricerche sulle emozioni terrestri. Che spiegazione puoi darci?- chiese Zoster.

Purtroppo Gorthan non aveva una risposta pronta.

Quello era un caso in cui i dettagli, invece di chiarire il quadro generale, lo frammentavano ancora di più.

Eppure qualcosa doveva dire a Zoster, che non aveva mai approvato il fatto che la ricerca sulla Terra fosse affidata al solo Gorthan e che avrebbe approfittato della minima esitazione per dichiarare di fronte al Consiglio che lui non era in grado di gestire il progetto.

-Per prima cosa suggerisco un confronto incrociato dell'E.N.C. con il database completo delle emozioni in nostro possesso. Potrebbe essere un'emozione già conosciuta, ma con un picco così alto da non essere stata recepita correttamente dall'apparecchio. Nel frattempo, voglio interrogare il soldato Ekdon-

Solo allora Gorthan si rivolse al soldato.

-Mi hai capito? Voglio risposte più precise possibile alle domande che ti farò-

Ekdon era più che spaventato, ma non si sarebbe azzardato a non rispondere ad un superiore.

-Sissignore-

-Molto bene. Posso procedere subito, comandante Dragor?-

-Certo, capobranca-

-Molto bene. Zoster, tu vuoi assistere all'interrogatorio oppure preferisci iniziare subito il confonto incrociato tra la memoria del dispositivo evrongun ed il nostro archivio?-

-Voglio vedere applicato questo innovativo metodo di ricerca, collega. Non ricordo che nella storia di Evron un'importante indagine scientifica sia mai stata basata sul resoconto di un soldato semplice-

Nella penombra della sala, gli occhi di Zoster gli sembrarono improvvisamente inquietanti.

Erano occhi compositi, non sviluppati su un modello di pupilla e nervo ottico unico, erano piuttosto simili agli occhi degli insetti terrestri.

Tutti gli evroniani avevano gli occhi in quel modo. Superfici di microscaglie argentee di guanina.

Occhi pallidi, che mai avrebbero avuto un vero sguardo per esprimere un sentimento.

"Chissà se anche i miei occhi appaiono così?" si chiese Gorthan.

Fu solo un attimo e poi recuperò la lucidità necessaria.

-Va bene, Zoster, resta pure-

Si impose di ignorare l'altro capobranca per fargli capire esattamente che era lui che comandava e che non avrebbe tollerato ingerenze nei suoi metodi.

-Dunque, soldato. Adesso riferiscimi quanto è accaduto da quando è iniziato lo scontro con il terrestre-

Ekdon iniziò a parlare e il resoconto che venne fuori era semplice in sé, eppure complesso da interpretare.

-Comportamento alquanto singolare. Paperinik ti ha tirato fuori dal crepaccio, dopo che eri finito lì dentro a causa del suo attacco. È contraddittorio-

-Non sto mentendo, eccellenza, è la verità! Sono caduto per parecchie unità. Si vedeva appena il bordo del ghiacciaio e le pareti erano lisce. Se fossi rimasto lì sarei regredito allo stadio di spora per il freddo e per la mancanza di nutrimento nel giro di pochi giorni. Poi ho visto... lui... sul bordo. E credevo che volesse finirmi. Ha fatto partire quel suo pugno metallico ma non mi ha colpito. Credevo che mi avesse mancato ed invece mi ha detto "Bè? Cos'è, ti piace la sistemazione? Aggrappati se vuoi uscire da lì". Ed io non volevo essere abbandonato lì, e quindi ho fatto come mi diceva. Mi ha riportato in superficie e lì ho visto il resto della squadra che tornava verso l'astroincursore. E lui mi ha detto "In ogni squadra c'è uno tonto. Tu devi essere quello assegnato d'ufficio a questa. Su, torna a casa con i tuoi amichetti che la festa qui è finita" e allora mi sono messo a correre per raggiungere gli altri. E così sono riuscito a tornare a casa-

Il soldato aveva ripetuto quella parte della storia con le stesse parole di poco prima e con lo stesso identico spavento, come se la stessa rivivendo.

Gorthan era sorpreso anche da quello, perché sapeva che i soldati erano semplici, capaci di conservare il ricordo di ciò che accadeva loro ma non di conservarne un'impronta emotiva.

Ed invece Ekdon sembrava essere stato segnato da quell'esperienza.

-Basta così per ora. Soldato, tieni presente che potresti essere interrogato di nuovo su questa vicenda finché non sarà chiarita-

-Sissignore-

Il soldato venne lasciato andare, e così anche il comandante.

Rimasero solo Gorthan e Zoster.

-Hai tratto qualche conclusione?-

-Per il momento no. È una situazione che non credo si sia mai presentata. Ho bisogno di esaminare in dettaglio il tracciato della evrongun, e poi di quel confronto. Se una cosa del genere è già successa e se abbiamo un riscontro, forse avremo presto una nuova fonte di nutrimento. Ma è ancora presto per dirlo-

Gorthan se ne andò e lasciò Zoster da solo.

Sapeva che stava giocando una partita importante, e che se non avesse ottenuto risultati concreti Zoster ne avrebbe approfittato per metterlo in cattiva luce davanti al Consiglio, e proprio perché la partita era così importante Gorthan si era deciso a non permettere a Zoster di dettare le regole.

Gorthan non voleva solo vincere, voleva anche farlo a modo suo, nonostante fosse pericoloso farsi nemico Zoster.

Colpa della maledetta influenza dei terrestri: nel vincere contro Zoster aveva provato di nuovo un guizzo di quella cosa fastidiosa e bellissima. Come se stesse vedendo il mondo in colori che non aveva mai visto.

Era un brivido sottile, una sensazione di essere... vivo.

La natura degli evroniani di alta casta è competitiva, ma Gorthan aveva il sospetto che quel senso della sfida non avesse niente a che fare con la sua natura. Era qualcosa di diverso. Qualcosa di alieno.


***


Gorthan si era concesso solo poche ore di stasi ed aveva chiesto di essere avvertito subito non appena fosse stato estratto il tracciato evrongun corrispondente alle ore dello scontro con Paperinik.

Ora, nel suo laboratorio, Gorthan esaminava i picchi delle diverse emozioni.

C'erano all'inizio parecchi picchi di sorpresa, curiosità e paura, dovuti alle reazioni degli umani, poi due picchi deboli a causa della lontananza che erano determinazione e preoccupazione.

Quello doveva essere l'eroe terrestre appena arrivato.

Infatti i due picchi si avvicinavano e diventavano sempre più forti, accompagnati all'adrenalina dello scontro.

Proseguiva così per un po', fino ad un picco di soddisfazione, come se un piano fosse riuscito bene.

Doveva essere stato quando Paperinik era riuscito ad allontanare la squadra dal villaggio.

"Un folle. Attirare il pericolo su di sé. Un folle. Incomprensibile"

E Gorthan detestava non comprendere qualcosa.

Poi altro scontro, con la concentrazione che era sempre altissima in un plateaux con pochissime variazioni.

Poi una brusca interruzione.

Il dispositivo evrongun si era trovato isolato. Doveva corrispondere a quando il soldato era caduto nel crepaccio e si era trovato isolato dal resto della squadra e da qualsiasi altra fonte di emozioni.

A parte il soldato stesso ovviamente, ma le evrongun erano tarate per non registrare i picchi emozionali dei soldati; sarebbero state un rumore di sottofondo disturbo che avrebbe interferito con l'analisi del resto delle emozioni.

Del resto i soldati provavano solo due cose: una moderata aggressività verso chi veniva indicato come nemico ed un costante timore nei confronti dei superiori.

Gorthan fece scorrere il grafico con un gesto della mano ed arrivò al picco segnato in rosso: l'Emozione Non Classificata.

Era un'unico picco nel grafico e Gorthan non sapeva come interpretarla.

Un'emozione fuori dal comune poteva appartenere solo all'eroe terestre, che già in altre situazioni si era dimostrato fuori dal comune.

Avrebbe dovuto aspettare il confronto incrociato per darle un nome.

Solo un nome.

Gorthan non avrebbe mai saputo come fosse provarlo per davvero.

Dopo il picco non identificato non c'era più nessuna emozione rilevate, ed il tracciato evrongun si interrompeva perché il rilevatore era stato spento quando il soldato era risalito sulla loro nave.

Sul monitor alla sua destra scorreva una fila di lettere e numeri di un verde brillante su fondo nero, in attesa di una stringa di identificazione che somigliasse a quella della loro emozione sconosciuta.

Mentre il tempo passava, Gorthan decise di affrontare un'altro problema: quello del soldato Evoniano.

Ekdon era ancora coinvolto da ciò che gli era successo.

Perché?

Richiamò su un altro monitor la scheda del soldato per trovare eventuali anomalie nel suo codice genetico originario o nel suo sviluppo, ma non trovò assolutamente niente.

Ekdon era stato un perfetto soldato di Evron: sottomesso, obbediente, non intelligente, privo di qualsiasi iniziativa personale e di qualsiasi interesse.

Nessuna anomalia fino a quel giorno, quando aveva dimostrato una vera e propria partecipazione emotiva alla vicenda che stava raccontando.

Davvero molto strano.

Gorthan si diede dello stupido, perché per un momento aveva desiderato di non essere l'unico evroniano con un rapporto anomalo con le emozioni.

Era arrabbiato con sé stesso perché stava permettendo a quella cosa di prendere il sopravvento sulla sua vera natura. Lo stava corrompendo. I terrestri lo stavano corrompendo con il loro mondo di meraviglie.

E lui aveva per un momento accettato la cosa e desiderato condividerla con qualcuno, fosse anche un soldato di casta bassissima.

Non era naturale. Gli evroniani temono la solitudine solo in quanto minaccia alla loro sopravvivenza.

In gruppo si è più forti, ma senza che ci sia bisogno di creare legami personali.

Ed invece Gorthan aveva desiderato di poter avere qualcuno come lui per non essere solo.

Sentiva la solitudine come qualcosa di più profondo rispetto alla semplice forza del branco.

Inaccettabile.

Detestabile, seccante situazione.

Rimase ancora fermo ad osservare un riepilogo del grafico.

Che cosa aveva provato di tanto intenso l'eroe della Terra da mandare in tilt un dispositivo di Evron?

Un picco intenso di rabbia o di odio? Ma allora perché salvare il soldato?

Una forma di compassione? Tanto intensa compassione per un nemico? Inconcepibile.

Gorthan posò le mani sulla consolle.

Quali erano i segreti delle emozioni terrestri? Come potevano essere così abbaglianti e meravigliosamente complesse?

E da quando studiarle ed ammirarle erano diventate per lui la medesima cosa?

Lo schermo olografico alla sua sinistra lampeggiò, ed una stringa di numeri rimase evidenziata sullo schermo accanto alla stringa estratta dall'evrongun.

Gorthan sentì il brivido della caccia accendersi in lui, perché le due stringhe erano identiche.

La dicitura accanto al confronto indicava l'emozione come "gratitudine".

"Gratitudine?" lesse a mezza voce Gorthan.

Non era un'emozione rilevata spesso nella storia di Evron.

Velocemente, Gorthan richiese di accedere alle informazioni in possesso su quella specifica emozione.

Era stata rilevata solo in due casi, entrambi in cui Evron aveva utilizzato la strategia di proporre un'alleanza ad un popolo per avere meno difficoltà ad assoggettarlo.

La prima definizione era: "Sentimento e disposizione d’animo che comporta affetto verso chi ci ha fatto del bene, ricordo del beneficio ricevuto e desiderio di poterlo ricambiare".

La seconda era: "Sentimento di affettuosa riconoscenza per un beneficio o un favore ricevuto e di sincera completa disponibilità a contraccambiarlo".

Controllando la data, Gorthan scoprì che l'ultima volta che era stata registrata quell'emozione era stato sul pianeta Xerba.

Ricordava bene quella missione perché lui ne aveva fatto parte sul campo.

Forse quella particolare emozione era indirizzata addirittura a lui.

Un vago, indefinibile disagio si mosse dentro di lui, e dovette distogliere in fretta lo sguardo dalle parole sullo schermo.

Non gli piacevano.

Tornò a concentrarsi sul picco in rosso, sull'emozione non classificata che lui adesso aveva individuato.

Adesso che sapeva cos'era gli sembrava ancora più anomala e fuori contesto.

Perché mai il difensore della Terra avrebbe dovuto provare un così intenso sentimento di gratitudine nei confronti di un invasore?

Perché stava andando via? No, in base ai dati quando gli evroniani andavano via da un pianeta le emozioni che li seguivano erano il sollievo o il desiderio di vendetta, non la gratitudine.

Poche popolazioni avevano provato gratitudine per l'impero di Evron, e quelle poche subito dopo avevano fatto registrare ampi picchi di pentimento, terrore e disperazione.

Riluttante, Gorthan tornò alle definizioni.

C'era stato un unico picco, molto intenso, quando Paperinik ed Ekdon erano rimasti da soli, uno in fondo ad un crepaccio e l'altro in cima, vittorioso ed al sicuro.

Perché mai Paperinik avrebbe dovuto essere grato ad un alieno invasore intrappolato?

Gorthan si fermò un momento.

Già... in fondo... era molto più logico!

Paperinik non aveva ricevuto nessun favore da Ekdon, invece era stato il soldato evroniano a riceverne uno molto importante dal terrestre.

Gli aveva salvato la vita!

Ekdon era sicuro di tornare allo stadio di spora, bloccato nel ghiaccio, ed invece Paperinik lo aveva fatto uscire.

Dunque un'emozione così intensa, mai vista, apparteneva ad un soldato semplice di Evron?

Gorthan si accorse di avere il respiro accelerato.

Accidenti! Gli capitava ormai troppo spesso di manifestare nel suo corpo delle emozioni! Doveva stare più attento.

Tentò di ricomporsi nell'atteggiamento, ma la sua mente andava a velocità massima: un soldato semplice aveva subito uno shock talmente forte da produrre un'emozione inconcepibile per un evroniano e troppo intensa per un appartennete alla sua casta.

Aveva provato gratitudine per chi gli aveva evitato di diventare una spora congelata.

Che scoperta!

Un soldato semplice aveva provato un'emozione! Chissà quanti altri evroniani avrebbero potuto provarne se messi nelle condizioni giuste! Chissà se la capacità di provare emozioni complesse si poteva esercitare?

Provare qualcosa che non fossero forme primitive di rabbia e paura! Riuscire a percepire dentro di sé il caleidoscopio di allegria, bellezza, tristezza, gioia, persino il dolore!

Gorthan tremava di nuovo.

Un soldato semplice ci era riuscito.

Lui, uno scinziato di alta casta, non poteva essere da meno!

Avrebbe studiato ancora meglio i terrestri, avrebbe fatto in modo di partecipare ad una missione sulla Terra, persino!

Forse i terrestri provavano tutte quelle cose meravigliose proprio perché il loro comportamento era terribilmente illogico.

Paperinik aveva salvato il suo nemico. Chissà cosa aveva provato lui in quel momento? Chissà se Gorthan avrebbe potuto incontrare l'eroe della Terra ed avere da lui tutte le risposte che bramava così tanto!

Fu distratto da un insistente segnale sonoro, un bip intermittente che si insinuava fastidioso nei suoi pensieri.

Si guardò attorno per capire da quale apparecchio provenisse, e gli ci volle un po' per rendersi conto che non era attorno a lui, ma addosso a lui.

Era il suo serbatoio di energia emozionale che non era in rilascio di energia, al contrario era in assorbimento! E dato che lui era l'unico essere vivente in quel posto...

"Sto provando delle emozioni" realizzò all'improvviso.

Non ebbe il tempo di capire se ne era terrorizato o elettrizzato perché la porta del laboratorio si aprì con uno schianto.

Si voltò e nel rettangolo di luce della porta si stagliavano le sagome di Zoster e di due generali armati.

-E così, Gorthan, questo è il tuo segreto. Emozioni-

-Zoster. Ti ricordo che non sei un mio superiore e che non hai alcun diritto di accedere alla mia divisione senza il mio permesso-

-Ti sbagli. Io sono un tuo superiore, dal momento che tu, nascondendo la tua mutazione all'alto comando di Evron, ti sei reso conto di alto tradimento. Dimmi, Gorthan, cosa si prova?-

Rabbia.

Disprezzo.

Gorthan non disse nulla di tutto ciò.

-Posso fornire delle spiegazioni all'alto comando, ed anche all'Imperatore in persona se necessario-

-Troppo tardi. L'alto comando mi ha dato pieni poteri nel gestire la tua situazione, ed io ti destituisco da ogni incarico, e ti condannato all'esilio al Pozzo- Zoster si rivolse ai due generali -Prendetelo-

A quel punto Gorthan non ebbe scelta.

Si lanciò sull'arma più vicina, un prototipo di pistola a disintegrazione molecolare, e per prima cosa mirò all'arma di uno dei generali.

Il raggio della sua pistola aprì profondi buchi circolari di materia deatomizzata, e rese di fatto l'arma inservibile.

Gorthan non potè concedersi un attimo di soddisfazione per come funzionava bene il suo prototipo perché l'altro avrebbe sparato subito dopo.

Si buttò a terra e a sinistra, sotto il tavolo delle consolle.

Doveva pensare in fretta.

Con il bracciale che gli permetteva di controllare il suo laboratorio utilizzò il comando vocale di "chiudi porta" e "spegni apparecchiature".

In questo modo, protetto dal buio in un ambiente familiare, sparò subito da terra alla luce del mirino dell'arma del generale, e lo spegnersi istantaneo della stessa luce gli diede la certezza di averlo colpito.

In quei pochi secondi Zoster aveva già acceso una flebile luce dal suo dispositivo da polso, ma già Gorthan era alle spalle del militare per stordirlo con un colpo alla testa.

Rimasero solo i due scienziati, a fronteggiarsi con la luce bluastra che creava riflessi metallici nei loro occhi.

-Che cosa credi di fare, Gorthan? Pensi di riuscire a fuggire? E se anche ci riuscissi adesso, poi cosa farai? Scapperai in eterno? Sai bene che Evron non lascia il tradimento impunito-

Gorthan gli si avvicinò lentamente, fino a vedere sé stesso riflesso negli occhi di Zoster.

Lo scienziato era alto quanto lui, ma la sua struttura fisica era molto più gracile.

Zoster aveva la corporatura snella e scattante dell'animale chiamato serpente sulla Terra.

Gorthan sapeva che l'altro capobranca aveva sempre rifiutato di potenziare il proprio organismo perché riteneva la forza fisica qualcosa adatto a bruti intellettualmente inferiori.

Grosso errore. Un evroniano deve essere pronto a tutto.

Gorthan lo afferrò alla gola e lo tenne sollevato con la pistola puntata al petto.

Se gli avesse fatto un danno così enorme, neanche regredire allo stadio di spora avrebbe salvato Zoster.

-Potrei farlo, sai? Potrei scoprire cosa si prova-

Sapeva che Zoster era troppo orgoglioso per supplicare o mostrare paura, ma lo spasmo dei muscoli del collo che Gorthan percepì sotto la mano fu sufficiente.

Lo rimise a terra, sconfitto, e continuò a tenerlo sotto tiro con il disintegratore molecolare.

-Non metterti sulla mia strada, qualsiasi essa sarà da ora in poi. È un consiglio, Zoster-

Appena raggiunta la porta scattò di corsa verso il deposito dei velivoli.

Il più vicino era un dispositivo da ricognizione, con armi leggere e ridotte al minimo, ma lui non aveva il tempo di fare lo schizzinoso.

Doveva mettere in moto il veicolo prima che le sue credenziali venissero disabilitate.

Stava per salire all'interno quando vide una pattuglia dirigersi verso di lui.

Erano cinque soldati semplici ed un generale.

Lui aveva energia a sufficienza nella sua arma per tutti loro.

-Capo branca Gorthan, arrenditi e consegnati alla giustizia di Evron!-

Gli intimò il generale.

Gorthan lo scrutò.

Dall'età gli sembrava abbastanza giovane da poter essere uno dei generali con parte del suo DNA.

Secondo i concetti terrestri avrebbe potuto essere suo figlio.

-Non ho intenzione di mancare di rispetto al potere di Evron, generale, ma non posso consegnarmi-

Cominciò a sparare su di loro per salvarsi la vita, sperando di disintegrare solo fucili e corazze.

Il giovane generale sollevò l'arma, ma invece di mirare a lui mirò al serbatoio della navicella da ricognizione.

"Vuole sabotare il mezzo e bloccarmi qui. Intelligente. Potrebbe davvero essere mio... figlio".

Nello sparare al militare stette particolarmete attento a colpire solo il suo fucile e la sua corazza, prima di scappare di corsa vero uno dei velivoli sul retro e saltarci dentro.

Si strappò in fretta un guanto e premette la mano aperta sul sensore di rionoscimento.

-Benvenuto, Capobranca Gorthan. È il sistema di autoguida Gravithar che ti parla. Imposta la destinazione-

Gorthana ci pensò su solo il tempo di un respiro.

Gli serviva un pianeta vicino e dove trovare facilmente fonti di energia abbastanza abbondanti da non dare nell'occhio quando le avesse sfruttate.

-Rotta NA #20. Portami sul terzo pianeta del sistema solare più vicino. Portami sulla Terra-


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Cantuccio dell'Autore


Quanto mi è mancato EFP!

Ora diciamo che sono tornata, e spero di restarci a lungo prima di sparire di nuovo.

Sono tornata con una delle mie vecchie ossessioni, e cioè Gorthan ed i sentimenti umani.

All'inizio doveva essere una storia indiependente, ma poi mi sono accorta che era il prologo perfetto per "Mekkano".

A proposito, "Mekkano" appare su PKNA #20, che è anche l'impostazione della rotta dell'astronave di Gorthan in fuga.

Spero che questa storia sia piaciuta come spero di vedere prima o poi le avventure di PKNA in episodi animati.

A presto!

Potere e Potenza!


Makoto

   
 
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