Libri > Il Signore degli Anelli e altri
Segui la storia  |       
Autore: Anna Wanderer Love    23/05/2020    2 recensioni
La sua vista si schiarì, e riuscì a vedere un volto umano davanti a lui, dai grandi occhi verdi che lo fissavano preoccupati. Le labbra dell’umana si mossero veloci, di nuovo, ma di nuovo Thranduil non riuscì a comprendere cosa stesse dicendo e fece una smorfia mentre un fischio copriva ogni rumore, tranne quello del suo cuore che batteva sempre più lento.
Sentì le palpebre farsi sempre più pesanti, e appoggiò la nuca al tronco ruvido dietro di sé.
No, lesse sulle labbra dell’umana. Non addormentarti.
La vide estrarre qualcosa da sotto al mantello grigio, una fiala dal contenuto azzurrognolo. La avvicinò alle sue labbra, afferrandogli il mento per socchiudere la sua bocca. Versò un sorso del liquido, il sapore dolciastro si mischiò a quello acre del sangue. Thranduil fece in tempo a mandare giù, poi gli abissi calarono su di lui.
O:
Thranduil rimane ferito mentre viaggia per raggiungere le sue truppe, che si stanno radunando per cacciare il male da Bosco Atro. Da chi sarà salvato? E come farà a tornare dal suo popolo?
Kairos: dal greco, "momento giusto o opportuno, momento supremo". Un momento in cui accade qualcosa di speciale.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Thranduil
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

XI






Mentre Asinna era seduta sul prato a guardare la foresta sotto di loro, persa nei suoi pensieri, Thranduil si era occupato di sbarazzarsi del cadavere dell'uomo. L'aveva portato nella foresta, in spalla, il suo disgustoso peso ad affaticare il suo corpo già provato, e per un attimo aveva ponderato se abbandonare il morto in mezzo a un avvallamento del terreno e lasciare che la natura facesse il suo corso. Ma nemmeno lui era così spietato. Sebbene detestasse l'idea di sprecare le forze per quel mostro, scavò una buca e lo gettò all'interno, senza degnarlo di un'occhiata, ricoprendolo di terra smossa.
Tornato alla capanna, cercò di lavare via la macchia dal pavimento, con poco successo. Il legno ormai aveva assorbito il sangue, e ne rimaneva l'alone, di una tonalità più scura rispetto alle assi, come una macabra testimonianza di ciò che era successo. Finì quando era ormai mezzogiorno, e uscì all'aria fresca, solo per trovarsi davanti Asinna in piedi davanti a lui. La guardò sorpreso. Non credeva si sarebbe scrollata di dosso i suoi incubi così presto, ma il suo volto era di nuovo composto. Indossava ancora gli stessi abiti stropicciati, una manica lacerata che le penzolava sul braccio.
- Possiamo seppellire Mirtilla? – mormorò.
Thranduil annuì, serio. Le aveva riferito della sua morte dopo che la donna gli aveva rivelato del suo passato, e aveva visto un dolore enorme trasparire sul suo viso. Quell'animale era stato la sua unica compagnia, e il legame che avevano era unico. Si erano prese cura l'una dell'altra per anni. L'elfo aveva finto di detestarla, ma in realtà ora che era stata uccisa era disposto ad ammettere che l'anziana capra era stata di una dolcezza e di un'intelligenza incredibile.
La prese per mano e la condusse sul retro, e la sentì tremare quando si trovarono davanti al corpo.
Asinna si fermò, guardandola con le lacrime agli occhi.
- Probabilmente sarebbe morta tra poco – sussurrò, la voce tremante, asciugandosi le guance.
Thranduil annuì.
- Era anziana.
Annuì di nuovo.
- Ed era solo un animale, in fin dei conti.
Scosse la testa. – Era più di un semplice animale.
Asinna lo guardò stupita, aggrottando le sopracciglia, stupita sia da quello che sembrava essere un complimento sia dal fatto che l'elfo non si fosse girato verso di lei, quando aveva parlato.
- Voi... riuscite a sentire? – esclamò. Thranduil riportò gli occhi sul suo volto e annuì appena.
Il debole sorriso che apparve sulle labbra dell'umana gli scaldò il cuore, anche se le sue iridi verdi rimasero di una sfumatura scura.
- Ma come?
Fece finta di non saperlo. Dirle che era stato merito del mostro che l'aveva intrappolata in un incubo senza fine per tanti, lunghi anni, era fuori discussione. Il colpo che l'uomo gli aveva inferto alla testa aveva probabilmente fatto reagire il suo corpo al trauma in cui era sprofondato quando era stato attaccato dagli orchi, e aveva stimolato di nuovo il suo udito.
- Dove volete seppellirla?
Asinna guardò indecisa attorno a sé. Poi indicò un punto dove i fiori sgargianti del prato erano meno fitti degli altri. – Pascolava sempre lì.
Thranduil lasciò la sua mano e si chinò ad afferrare il corpo della capra, sollevandolo sorpreso. Pesava più di quanto pensasse. Asinna afferrò la pala che aveva appoggiato al recinto e lo seguì, mentre l'elfo faceva strada fino ad arrivare allo spiazzo.
Lasciò che fosse lei a scavare, dopo che lei gli impedì di riprendere l'attrezzo tra le mani. Rimase in piedi, immobile, il volto ancora macchiato di sangue, a fissarla mentre scavava arrabbiata, sollevando mucchi di terra con forza, dando sfogo alla furia che le avvelenava le vene. Al volto e al petto tornò ad affluire il sangue, rendendoli di un rosso intenso, che si intonava ai segni violacei sul suo collo.
Quando la buca fu abbastanza profonda, Asinna si inginocchiò e baciò il muso della capra, ignorando il sangue che macchiava il suo pelo candido e che sporcò la sua casacca.
Grazie, la sentì sussurrare Thranduil. Poi la donna alzò lo sguardo verso di lui, che si chinò ad aiutarla per spostare con gentilezza il corpo nella sua tomba.
Fu sempre Asinna a ricoprirla di terra, ma con grande sorpresa del sovrano non si lasciò più andare alle lacrime. Finì il lavoro composta, sforzandosi di non cedere alla tristezza per dare un ultimo, degno omaggio a quella che era stata una compagna fidata.
Quando ebbe finito, Asinna lasciò cadere la pala e gli si avvicinò, cercando la mano dell'elfo, fissando con le iridi verdi la terra scura, sotto cui riposava la sua amica. Lui intrecciò le dita alle sue, e le gettò uno sguardo preoccupato. Il sole era alto nel cielo, lui avrebbe dovuto mettersi in marcia. Non aveva più tempo.
Ma quando lei lo guardò, indicando il ruscello con un cenno del capo, decise che i suoi elfi potevano aspettare ancora qualche ora.
- Lavatevi. Io arrangio qualcosa per pranzo.

Erano seduti uno davanti all'altra, sulle sedie che Asinna aveva rimesso in piedi assieme al tavolo mentre Thranduil lavava via il sangue e il sudore. Ora che l'adrenalina era scesa e aveva avuto modo di riprendere fiato, sentiva fitte di dolore percorrergli il corpo non appena si muoveva. La pelle delle sue nocche si era spaccata, formando una ragnatela di linee rosse. I colpi dell'uomo erano stati brutali, come quelli di una bestia impazzita che lotta per la vita. Peccato che si fosse trovato davanti a una bestia ancora più feroce.
Thranduil si era scrollato di dosso l'acqua, asciugandosi con un telo. La sua mente continuava a ritornare alle parole che aveva sentito, al racconto gli aveva perforato il cuore. La crudezza e il dolore che aveva avvertito nella voce di Asinna gli ricordavano i momenti in cui aveva temuto per la vita di suo figlio, di sua moglie, quando si era reso conto che la sua cecità li aveva portati sull'orlo della catastrofe. Solo grazie al sacrificio di lei non aveva perso la persona più preziosa che aveva al mondo, e sebbene quello fosse stato devastante, non riusciva nemmeno a immaginare come sarebbe stato perdere davvero Legolas.
Anche se probabilmente era già successo. Non sapeva se suo figlio avrebbe mai deciso di seguire un destino che li avrebbe ricongiunti, e quella consapevolezza gli faceva mancare l'aria. Ma nonostante tutto, sapeva che Legolas era vivo, era in viaggio, era ancora libero.
Aveva pensato più volte che Asinna non sapesse nulla di dolore, di guerra, di disperazione, in quei giorni in cui si era presa cura di lui. Ma quello che aveva passato era quasi più orribile di ciò che Thranduil stesso aveva visto. Lei era stata protagonista degli orrori di una guerra nascosta, interna, in cui era destinata ad essere sconfitta e umiliata, in cui aveva perso ogni libertà. Aveva visto il suo mondo crollarle addosso, letteralmente e non, quando il suo villaggio, in cui era cresciuta per tutta la sua vita, era stato dato alle fiamme, e quando suo figlio era crollato morto tra le sue braccia.
Il re degli elfi sentì i brividi percorrergli la schiena. Tenere tra le braccia il corpo freddo e senza vita di Legolas, le sue piccole braccia abbandonate sul suo petto senza stringere allegre i suoi capelli come erano solite fare, i suoi occhi azzurri fissi sul cielo pieno di stelle a lui invisibili... Il solo pensiero gli faceva tremare il cuore. Era l'incubo che l'aveva tenuto sveglio per notti eterne senza dargli respiro, l'incubo che ancora adesso ricorreva sotto gli occhi della luna, quando il dolore si faceva così acuto da cancellare ogni altra cosa.
Ora, seduto davanti a lei, Thranduil non sapeva cosa dire. I piatti pieni di frutta e pane davanti a loro erano ancora intatti. I colori allegri delle mele e dell'uva si accostavano come un pugno in un occhio sulla ceramica dipinta di bianco. Tutto attorno a loro, la natura splendeva, incurante del loro dolore, come se un incubo non si fosse appena manifestato. I versi melodiosi degli uccelli e i fiori blu, bianchi e gialli si intrecciavano in un tappeto sgargiante che accarezzavano i loro sguardi pieni di incertezza.
Fu Asinna ad allungare la mano e prendere un acino d'uva tra le dita. Lei non si era lavata, aveva alcune gocce di sangue che si erano seccate sulla sua fronte, dove un graffio attraversava la sua pelle.
L'aveva lanciata contro la parete? Contro la porta? Contro il tavolo? Contro la mensola? Cosa le aveva fatto, prima che arrivasse? Thranduil non osava chiederlo.
- Perché siete tornato indietro? – i suoi occhi di giada si posarono inquisitori sul suo volto. Asinna poteva vedere la maschera di imperturbabilità che era calata sul suo volto, e intimamente ne fu ferita. Dopo ciò che aveva visto e sentito, si sarebbe aspettata che non fingesse di essere rimasto intoccato, avrebbe voluto che lasciasse trapelare anche un briciolo di emozione, così da non sentirsi così vulnerabile.
Ma il volto di lui era immobile, i suoi occhi grigi come uno specchio che rifletteva il suo stesso volto, senza mostrare nulla di ciò che stavano provando.
- L'alce – una sola parola, dunque. Era tutto ciò che aveva da dire? Dopo il fiume di parole che gli aveva mostrato la sua fragilità, la sua essenza, una sola misera parola era la sua ricompensa? La sua voce era delicata, insopportabilmente delicata. In essa Asinna poteva sentire la sua paura, e capire le fece ancora più male. Aveva paura che andasse in pezzi, che non sopportasse nulla di più. Magari aveva paura che si mettesse a urlare, a piangere, che si gettasse ai suoi piedi implorandolo di ucciderla, o magari aveva paura di ciò che lei avrebbe potuto chiedergli.
Ma dopo tutto ciò che avevano passato, dopo ciò a cui aveva assistito, non aveva ancora capito che nient'altro avrebbe potuto spezzarla? Era già stata spezzata, quando gli occhi di Gunnar si erano posati vuoti su di lei, quando il sangue che usciva dalla sua piccola bocca aperta le aveva macchiato indelebile il collo mentre lo stringeva a sé urlando fino a sentire la gola lacerarsi, i polmoni scoppiare, il cuore fermarsi, la vita fermarsi. 
Ma l'elfo intrecciò le mani sul tavolo davanti a lui, appoggiando la schiena alla sedia e rilassando le spalle, mentre il suo sguardo la osservava attento.
- È apparso mentre ero in viaggio. Mi ha riportato qui.
- Il cavallo?
Thranduil non sopportava come la conversazione stesse prendendo una piega così banale. Non poteva, non dopo ciò che era successo.
- A quest'ora sarà arrivato dal vostro amico.
Asinna non chiese come potesse un cavallo ritrovare la strada di casa senza cavaliere. Non le importava così a fondo di quell'animale. Si sentiva come immersa in una bolla, come se le sensazioni che stava provando appartenessero in realtà a un'altra persona, come se lei fosse solo una spettatrice che stava assistendo a un dialogo improbabile.
Thranduil rimase in silenzio qualche minuto, rimirando i frutti invitanti che riposavano tra loro. Aveva lo stomaco chiuso, completamente.
- Immagino non siate riuscito a raggiungere i vostri compagni, prima.
Il re scosse lievemente la testa. Le sue iridi nuvolose si alzarono ad osservare il cielo, inquiete.
- No, purtroppo.
Lo sguardo della donna lo fissava implacabile, quasi arrabbiato, e lui non voleva incontrarlo.
- Cosa farete adesso? – chiese con calma.
Asinna si strinse nelle spalle.
- Non posso rimanere qui.
L'elfo sentì una morsa al petto. Era il momento di chiederlo. Sospirò piano, osservando il suo volto rimanere impassibile mentre formulava parole che mai avrebbe pensato di pronunciare.
- Venite con me.
Capì subito quale sarebbe stata la risposta. Vide la maschera di rabbia cadere per rivelare un'espressione di profonda dolcezza e malinconia.
Thranduil distolse lo sguardo, puntandolo sulle cime innevate delle montagne maestose sopra di loro, con una punta di dolore che gli perforava il cuore. Aveva sperato, in fondo, di poter riuscire a trovare un equilibrio tra ciò che doveva e ciò che avrebbe voluto fare, ma non era destino.
Sussultò, sorpreso, quando sentì la mano della donna posarsi sulla sua, le sue dita accarezzare il palmo e stringerlo brevemente, come lui aveva fatto la notte in cui l'aveva sottratta alle tenebre della foresta, come aveva fatto quando Legolas era preda degli incubi.
- Non posso – mormorò Asinna, mentre per un attimo la sofferenza pulsante che la teneva preda si scioglieva sotto allo sguardo dell'elfo, incrinato dall'incertezza, dalla meraviglia, da una speranza ormai persa. - Non è posto per me.
Thranduil si protese in avanti, odiandosi per non riuscire ad accettare le sue parole, per non riuscire ad ammettere che era vero.
- Non sarete al sicuro qui.
- Lui è morto – disse con calma Asinna. Le sue iridi verdi erano fisse nel grigio struggente dei suoi occhi. – Se voi elfi vincete, sarò salva.
- E se attaccassero mentre combattiamo? Prima di riuscire a vincere? Se annientassero questa parte della foresta? Orchi, ragni, qualsiasi cosa. Se arrivassero? Non ci sarò a proteggervi – la sua voce era come il brontolio di un temporale, come il mare prima della tempesta. Ribolliva di emozioni violente, che ancora riusciva a stento a trattenere, ma che il suo sguardo color argento liquido non riusciva a nascondere.
- Bosco Atro mi ha già salvata una volta. Due, contando oggi. Non mi abbandonerà.
Thranduil scosse la testa, irato, gli occhi fulminanti. – Non dite sciocchezze, non potete esserne sicura.
I loro toni erano aspri, ma entrambi erano ben consapevoli delle loro mani che si stringevano con forza, senza lasciare andare la presa. Asinna gli sorrise.
- Sapete, ci ho pensato.
- A cosa?
- Al motivo per cui questa foresta mi ha fatta sopravvivere.
Seguì una lunga pausa, mentre ogni briciola di durezza si sgretolava, in entrambi, lasciando posto a una triste calma, a un intreccio di sguardi che esprimeva molto più di qualsiasi frase.
- Non credo di essere stata io il motivo.
- Cosa intendete dire? – mormorò Thranduil confuso.
Lei gli sorrise dolcemente.
- Credo che mi abbia salvata per voi.
L'elfo sentì un'ondata di incertezza stravolgergli il cuore.
– Non per me, non per la mia persona in sé. Il bosco sapeva che avrei avuto un altro ruolo, una parte importante nella lotta contro il male. Ha fatto sì che sopravvivessi per far sì che salvassi voi.
Thranduil emise un sospiro di meraviglia. Mentre Asinna parlava, si rendeva conto che nonostante l'apparente insensatezza delle sue parole, quello che stava dicendo era plausibile. Perché l'alce si era mostrato a loro, quando erano insieme? Perché uno spirito così antico che non si rivelava nemmeno ai più puri tra gli elfi aveva deciso di mostrarsi a una semplice umana?
Perché la donna lo stava curando, in ogni senso. L'aveva salvato, raccolto dal massacro, si era presa cura non solo del suo corpo ma anche della sua anima. Asinna aveva curato le ferite della carne, ma anche le ferite del suo cuore. Aveva lentamente, gentilmente lavato via l'odio e le tenebre che gli impedivano di respirare, gli aveva insegnato ad apprezzare di nuovo la vita, i sensi, il bosco, ad uscire dall'oscurità dei suoi incubi e a combattere per ciò che era giusto, per ciò che amava. Gli aveva insegnato ad accettare che qualcuno si prendesse cura di lui, che si preoccupasse, che gli desse consigli e che lo amasse. Che fosse suo amico.
Thranduil abbassò la testa, il cuore che batteva forte in petto mentre un velo di commozione gli oscurava lo sguardo. La foresta aveva fatto sì che Asinna lo guarisse, così che lui fosse in grado di guarire lei. Di combattere per estirpare il male che l'aveva avvelenata, così come la donna aveva fatto con lui.
L'elfo rimase in silenzio a lungo, stringendo la mano della donna con forza, fino a farle male. Ma lei non disse nulla, consapevole che c'era qualcosa che andava al di là della sua comprensione nella commozione che vedeva sul volto di quell'elfo, e rimase lì, ad accarezzare il dorso della sua mano, osservando i suoi lineamenti esprimere una tristezza soffusa, i suoi capelli rilucere alla luce del sole, finché lui non levò di nuovo lo sguardo su di lei.
- Ve l'ho detto che siete speciale – sussurrò. Anche se non avrebbe voluto, Asinna si sentì turbata, mentre le sue guance si arrossavano. Sostenne lo sguardo del re con le viscere che si contorcevano, senza sapere cosa dire. Era la prima volta che lui accennava a ciò che era successo tra loro, alla sera prima, quando si erano lasciati andare facendo cadere ogni finzione ed infrangendo ogni regola, e Asinna sapeva che non l'avrebbe fatto se non avesse ritenuto di grande importanza ciò che era successo. Non aveva mai parlato di piccolezze, e non avrebbe di certo cominciato adesso. Il ricordo dei loro baci incandescenti la obbligò a distogliere gli occhi, sentendo un dolore acuto al pensiero che non sarebbe più successo niente del genere, perché non si sarebbero visti mai più.
- Venite con me. Non credo che la foresta possa esserne contrariata.
Asinna sorrise, con tristezza. Sapeva che non era giusto accettare la sua richiesta, per quanto desiderasse con tutto il cuore di poterlo fare.
- Ve l'ho detto, non è il posto per me. Sento che c'è qualcosa che devo ancora fare, qui.
Thranduil abbassò il capo, cercando di contenere la tristezza che quelle parole gli avevano provocato. Avrebbe voluto convincerla, o prenderla di peso e trascinarla con sé, ma sapeva che la foresta non gliel'avrebbe permesso. Lui era solo una sua creatura, che non poteva trascendere le sue regole, indipendentemente dal suo ruolo tra i popoli mortali. Se la foresta voleva che si separassero, non poteva sperare di disobbedirle.
- Va bene – mormorò, e la sua voce delicata e malinconica le spezzò il cuore.
Thranduil sospirò, alzandosi, lasciando la presa sulla sua mano. Asinna sentì una voragine aprirle il petto, mentre la sovrastava, gli occhi resi cristallini dalla luce del sole, i capelli biondi scossi dalla brezza. Si trasse in piedi anche lei, nonostante le tremassero le gambe e un velo di lacrime le appannasse gli occhi. Thranduil si avvicinò, chinando la testa esitante e posando la fronte sulla sua, inspirando per l'ultima volta l'odore di gelsomino e vaniglia e osservando i suoi occhi di giada, intaccati da sfumature castane.
Annon allen, Asinnandil. *
Lei sorrise, mentre una lacrima scivolava sulla sua guancia costellata di lentiggini. Alzò una mano a sfiorargli la guancia, e Thranduil rabbrividì alla sua morbida carezza, consapevole che non aveva scelto per caso di toccare il lato del viso segretamente deformato dal fuoco del drago.
- Perdonami – mormorò la donna, e si alzò sulle punte, per baciare un'ultima volta le sue labbra. Il re la strinse a sé, ricambiando il dolce bacio, accogliendo la profonda gratitudine che sentì pervadergli il petto. Quando si scostò, Thranduil le impedì di fare un passo indietro e le prese il volto tra le mani, baciandole la fronte.
- Se non l'avessi fatto tu, l'avrei fatto io – sussurrò, e la sua risata illuminò le sue labbra con un sorriso. Le accarezzò un'ultima volta la guancia, le dita roventi sulla sua pelle striata di scie di lacrime, poi si voltò e scomparve tra gli alberi della foresta, il cuore che si spezzava un'altra volta, lasciandola immobile a guardare nella sua direzione.

Quando Thranduil giunse nei pressi dell'accampamento, sentì vari sussurri percorrere gli elfi di guardia quando lo riconobbero, vedendolo emergere dall'ombra degli alberi. Non che ci fossero dubbi sulla sua identità, dato l'alce che stava cavalcando e che incedeva maestoso verso le tende, e il volto torvo che fissava gli elfi con uno sguardo di fuoco. Le guardie si inchinarono e alcune di loro, gli occhi sgranati e le espressioni che rivelavano la violenta sorpresa nel rivederlo, lasciarono le loro postazioni di guardia per scortarlo mentre procedeva tra le tende. Al rumore del loro passaggio, i veli erano scostanti e dalle abitazioni provvisorie uscirono altri elfi, che nel vederlo si profusero in inchini rispettosi e occhiate sollevate, mentre un mormorio si alzava concitato. Il re era vivo, ed era tornato per condurli alla vittoria.
Ben presto si formò un folto seguito, fin troppo rumoroso, e Thranduil vide il capitano delle guardie incedere verso di lui, l'espressione sconvolta che si trasformava in sollievo. L'alce si arrestò davanti a lei, che si inchinò, i lunghi capelli rossi che le scivolavano davanti al volto. Il sovrano la osservò in silenzio, mentre raddrizzava la schiena e lo guardava meravigliata. Dal suo volto trapelava una blanda felicità nel vederlo vivo e in forze davanti a sé, ma l'ombra che celava il suo dolore dimorava ancora nei suoi occhi, nella piega delle labbra, nel modo in cui le sue spalle erano appena incurvate. Thranduil si chiese se anche lui avrebbe dovuto sopportare quel dolore, ancora.
- Mio signore.
- Tauriel – mormorò Thranduil.
- Come...
- Non qui – con un cenno imperioso, il sovrano la silenziò e scese dalla sua cavalcatura.
Ad un secco ordine di Tauriel il corteo che si era formato si dissolse, mentre gli elfi tornavano alle postazioni o nelle loro tende, e rimasero solo loro due, uno di fronte all'altra, davanti alla tenda dei generali.
Il sovrano si voltò e guardò il muso intelligente dell'alce, che si avvicinò fino a toccare la sua fronte. L'elfo rimase immobile, mentre lo spirito sbuffava e si girava, tornando lentamente da dove era arrivato, per sparire di nuovo nella foresta.
Thranduil continuò a fissarlo anche quando fu svanito, con una profonda malinconia che gli stringeva il petto, senza però far trapelare alcun sentimento dal proprio viso.
- Mio signore.
La voce di Tauriel lo riscosse, e si voltò. In silenzio, la seguì fino a che furono entrati nella tenda, spartanamente arredata. Thranduil lasciò che gli versasse un calice di vino, lasciandolo sul tavolo al centro perché lo prendesse da sé, e si avvicinò lentamente, afferrando il bicchiere di cristallo. I suoi occhi grigi si persero nel rosso scuro per qualche istante, per poi alzarsi a guardare il volto dell'elfa, che aspettava, preda di una terribile curiosità, nonostante cercasse di non renderla troppo evidente. Thranduil però era ormai in grado di leggere ogni sfumatura su quel volto che aveva prima tanto disprezzato, e che ora si ritrovava a compatire e a invidiare. Tauriel aveva passato il peggio. Per lui doveva ancora arrivare.
- Come siete riuscito a sopravvivere?
Eccola, la solita irriverenza che da qualche tempo si era stemperata, ora ritornata a galla grazie alla sua apparizione improvvisa. Dai suoi occhi sgranati, l'elfo comprese che non era riuscita ancora a trovare una spiegazione logica.
- Si potrebbe definire... un atto di benevolenza da parte della foresta – mormorò.
Si voltò e si allontanò di qualche passo, consapevole che Tauriel stava fissando i suoi vestiti, chiaramente di foggia umana. La camicia era quella bianca, che Asinna gli aveva regalato il primo giorno in cui aveva ripreso conoscenza.
- Siete stato salvato dagli umani?
Thranduil rimase assorto per qualche momento, osservando la sedia elaborata che svettava in fondo alla tenda, davanti a lui. Dall'imbottitura di velluto, dai preziosi ricami d'oro, doveva essere rimasta vuota per giorni in sua attesa. Quando si sedette, Thranduil si scoprì a fare il paragone con le vecchie, cigolanti sedie su cui era stato costretto a sedersi per giorni. Con sua sorpresa, si ritrovò a pensare che era sì più comoda, ma meno confortevole. Quella sedia gli restituiva l'immagine di sovrano, di guerriero, di capo che avrebbe dovuto affrontare ogni orrore possibile e immaginabile, di lì a poco. Su quella sedia, non poteva permettermi sentimentalismi e dolcezza.
- Cosa avete fatto al volto?
Sorrise.
- Nulla. Sì, sono stato salvato dagli umani.
Tauriel alzò lievemente un sopracciglio, sorpresa. Prima che potesse riprendere a parlare, Thranduil la fermò, accavallando le gambe e abbandonando la schiena contro il tessuto rosso. 
- C'è un villaggio, tra le montagne. Un villaggio di cui non sapevamo l'esistenza.
Vide il volto dell'elfa impallidire. Probabilmente pensava che avrebbe preteso di punire gli ultimi esploratori che si erano addentrati verso le montagne, che non erano stati abbastanza accorti da scoprire quel centinaio di umani che le abitavano. Ma a Thranduil non importava. Non importava più.
- Richiama gli esploratori che mi stanno cercando.
Thranduil increspò le labbra, tornando a fissare il vino, sentendo il sapore fruttato pizzicargli la lingua.
- È ora.

Traen era stato abbastanza comprensivo da non fare domande, quando aveva bussato alla sua porta e gli aveva chiesto se potesse tornare a vivere da lui. Teoricamente aveva la casa della vecchia guaritrice a sua disposizione, ma era da più di due anni che non ci metteva piede e non voleva rimanere da sola fin da subito. L'uomo l'aveva accolta a braccia aperte, preoccupato, ma solo dopo qualche giorno Asinna era stata in grado di raccontargli cosa era successo. Aveva visto l'orrore nei suoi occhi, e il sollievo, e un migliaio di altre emozioni contrastanti. Sapeva che quell'uomo la considerava come una figlia, e lei pensava a lui come al padre che non aveva mai avuto. Se non fosse stato con lei, era sicura che non sarebbe riuscita a sopportare gli incubi che infestavano le sue notti, il dolore che tornava ad assalirla, la paranoia che la faceva paralizzare dalla paura nei momenti più impensabili.
Eppure, con Traen Asinna riuscì ad andare avanti. Poco a poco, smise di svegliarsi la notte, di rimanere chiusa in casa. Tornò a cercare erbe e funghi nelle vicinanze per creare unguenti e creme, e a curare gli abitanti del villaggio, che evitarono di chiederle dell'elfo misterioso e della sua improvvisa decisione di tornare al villaggio, probabilmente sotto minaccia dell'uomo.
Erano passati due mesi quando la donna si ritrovò a camminare nei pressi della casa dove abitava il vecchio. Rimase indecisa a guardare la porta di legno, non riuscendo a prendere una decisione.
Per fortuna ci pensò lui.
- Allora, signorina? – Asina si voltò sentendo la voce anziana provenire da dietro di lei. Osservò la figura curva che camminava lentamente verso casa, appoggiandosi a un bastone, avvolto in vestiti puliti ma evidentemente logori. Si lasciò sfuggire un sorriso, anche se un'ombra di inquietudine rimaneva sempre lì, nei meandri della sua mente.
- Serve una mano?
L'uomo le rivolse un sorriso contento, allungando la sua mano e annullando lo spazio che li divideva mentre lei gli faceva da sostegno.
- Il braccio, direi – rispose allegro, e alzò il bastone verso la porta, mentre il suo sguardo vagava cieco.
- Venite, vi offro un bicchiere di latte. O succo di mirtilli.
Entrarono, mentre Asinna faceva attenzione a non farlo inciampare sugli scalini. Spinse in avanti la porta e si ritrovò in una casa accogliente, con piccoli gingilli di strane forme e colori disseminati ovunque.
- Spero vi piaccia la confusione, perché tutti questi oggettini sono cose che ho portato indietro dai miei viaggi – esclamò il vecchio.
Lei sorrise e lo aiutò a sedersi, convincendolo a lasciarla prendere il latte da sola. Seguì le sue indicazioni, prendendo una bottiglia e due bicchieri.
- Siete stato in molti luoghi – commentò, giusto per rompere il silenzio.
L'uomo annuì, appoggiando le mani nodose al bastone e guardandola, nonostante le sue iridi rimanessero vuote. Asinna rabbrividì, istintivamente.
- Posso farvi una domanda?
- Anche cinquantaquattro.
Alzò gli occhi al cielo, suo malgrado divertita.
- Perché mi avete detto quelle cose?
Sapevano entrambi a cosa si riferisse, e sulle labbra screpolate dell'uomo apparve il fantasma di un sorriso. Si chinò verso di lei.
- Signorina, come ho già detto, io sento. Sarò cieco, ma il mio udito è molto più acuto di quello di voi testoline addormentate. La foresta parla, bisogna solo capire come interpretare la sua voce. Mi sembrava giusto che fosse al corrente di quello che la riguardava, ecco tutto.
Asinna seppellì il volto nel bicchiere, confusa.
- Ma era sbagliato, quello che ha detto. Nessun elfo è arrivato. Almeno, nessun altro.
L'uomo le rivolse un sorriso sornione.
- Signorina, sono arrivati, e la foresta non ha gradito. Li ha mandati via. Molto divertente. Non me lo sarei mai aspettato, eppure è stato così.
Rimase in silenzio, inclinando la testa come se fosse in ascolto. Asinna lo fissò, con una crescente inquietudine, finché l'uomo si riscosse e puntò di nuovo il suo sguardo su di lei.
- E le dico anche un'altra cosa: incontrerà il re, e presto anche. Dovrà solo abbandonare le ceneri e usare il mare.
Asinna strinse le labbra in una linea sottile. Era abbastanza. Sentiva nel profondo che quelle parole erano importanti, ma non era in grado di capirle, almeno non in quel momento. Si sarebbe limitata a custodirle come un tesoro prezioso nella sua memoria, nel caso dovessero tornarle utili, ma non poteva più rimanere lì. Non avevano alcun senso. Quale re avrebbe dovuto incontrare, in una foresta? Il re degli animali, al massimo. Forse intendeva l'alce? Ma poi, cosa significava usare il mare? Il mare era a centinaia di leghe di distanza, non ci sarebbe mai arrivata, e non aveva intenzione di muoversi dalla terraferma.
Doveva andarsene.
Si alzò, ringraziando il vecchio per la sua cortesia, e se ne andò, mentre la speranza e la confusione lottavano per conquistare il suo cuore. Alzò gli occhi verso il cielo, prendendo un sospiro profondo, guardando l'azzurro striato di bianco.
Era ora di cominciare una nuova vita.

*grazie, amica mia











Angolino dell'autrice: 
Buonasera a chiunque sia arrivato a leggere fino a qui (:
Perdonate il ritardo, ma questa giornata è volata e mi sono completamente persa tra le mille cose da fare! purtroppo gli esami si avvicinano e tocca anche a me studiare /: poi pensavo di aver aggiornato ma a quanto pare ho chiuso tutto senza premere "aggiorna", quindi mi sono resa conto dopo mezz'ora che non avevo aggiornato niente e ho dovuto rifare tutto da capo. Un parto! però tecnicamente non è ancora mezzanotte, quindi non sono troppo imperdonabile!
Questo capitolo è stato molto doloroso da scrivere; in particolare il momento in cui alla fine di tutto Asinna e Thranduil si ritrovano faccia a faccia, destabilizzati alla piega degli eventi, senza sapere più come rapportarsi... ma alla fine, l'amore vince tutto e l'ultimo momento che gli è concesso di passare assieme non è altro che di dolcezza pura. 
Ecco spiegato anche il motivo per cui il fato ha deciso di farli incontrare... per far sì che si prendessero cura uno dell'altra, imparando a tornare ad apprezzare la vita assieme, a fortificarsi e ad aprirsi di nuovo al mondo. Forse questo farà incrociare di nuovo le loro strade... forse è questo che le parole del vecchio matto sottintendono. Voi che ne pensate? 
Ho voluto inserire Tauriel per mantenere la continuità con i film, a cui ovviamente mi sono ispirata; sia per il conteggio degli anni, sia per la cicatrice. Ho voluto creare un personaggio speculare a Thranduil, infliggendo anche a lui la stessa cicatrice per simboleggiare tutto ciò che il re degli elfi avrebbe potuto diventare, se Legolas non l'avesse spinto a reagire e a non lasciarsi andare alle tenebre. E anche il fatto che Thranduil alla fine abbia mostrato il suo vero volto, quello martoriato dal fuoco del drago, e che Asinna infine l'abbia accarezzato, non è un caso, ma il segno che entrambi sono riusciti ad accettare il loro passato e gli eventi più oscuri che li ha portati ad offrire, grazie alla fiducia reciproca. 
Insomma! Cosa ne pensate? Vi aspettavate questo addio? E cosa vorranno dire le misteriose parole del vecchio?
Fatemi sapere! xx
Buona notte (:
Anna

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Il Signore degli Anelli e altri / Vai alla pagina dell'autore: Anna Wanderer Love