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Autore: Miryel    24/05/2020    38 recensioni
Peter era convinto che, almeno quel giorno, il signor Stark avrebbe lasciato che tutti potessero ammirare la donna che aveva scelto accanto a lui per la vita. Era convinto che, per una sola volta in vita sua, si sarebbe messo da parte. Non del tutto, giusto un pochino, quel tanto che bastava a rendere la signorina Potts la vera protagonista dell’evento. E se lo immaginava un po’ commosso, il signor Stark, che la guardava arrivare e ricacciava la commozione dentro la gabbia toracica, solo per non sfigurare davanti a nessuno. Solo perché Iron Man rimaneva tale anche quando non c’era niente da combattere, a meno del proprio orgoglio.
[ Tony Stark & Peter Parker - Introspettivo/Malinconico - Missing Moment ]
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Peter Parker/Spider-Man, Tony Stark/Iron Man
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Ironguy and SpiderKid into the Canonverse'
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Ad alcune persone. Loro sanno ♥
 

 



S U I T  &  T I E  




Immagine
art by H4llp3n


«Oh, and since we know that dreams are dead
And life turns plans up on their head
I will plan to be a bum So I just might become someone»
-
Twenty One Pilots - House of Gold

 

 

         
 

              Indaco, turchese, navy, ocra, magenta, ambra, cardo, vermiglio e tiffany. 

Ce n’erano talmente tanti tipi, al mondo, di colori e tra quelli scelti dalla signorina Potts ce ne fosse stato uno con un nome riconoscibile! Peter sospirò, stringendo la carta ruvida e artificialmente ingiallita di quell’invito di nozze tra le mani, poi allungò le labbra in un sorriso raggiante. Se qualcuno gli avesse detto, qualche tempo prima, che Tony Stark si sarebbe spostato, probabilmente sarebbe scoppiato a ridere come un pazzo, perché la riteneva un’assurdità. O almeno lo avrebbe pensato come un matrimonio di facciata, poi però aveva avuto il piacere di conoscere quella donna – la signorina Potts, appunto – e allora non gli era parso poi così assurdo, che avesse preso infine quella decisione; specie con lei. Scosse la testa, senza smettere un solo istante di sorridere. Tony Stark, lo scapolo d’oro, l’uomo d’acciaio al di fuori e, a quanto pareva, un budino morbidissimo nel cuore e, non meno importante, il playboy. Rise, all’idea che quella parola, ormai, non gli si addiceva più, al signor Stark. Scosse di nuovo la testa e, tornando a studiare quel foglietto pieno di indicazioni, consigli – che non erano consigli, ma imposizioni – sul vestiario e sugli accessori, si rese conto che, dopotutto, non gli stavano chiedendo chissà che. Solo un gadget che fosse di uno di quei colori lì; se solo Peter avesse avuto un briciolo di conoscenza più approfondita, nel campo delle cromie, avrebbe di certo saputo a quale colore si avvicinava il cardo, o il vermiglio. 

«Ed io che credevo esistessero solo il rosso, il blu e il giallo…», sospirò, mentre zia May, raggiante, si sorprendeva che quell’invito fosse esteso anche a lei e gli sorrideva, probabilmente con la mente già dentro un atelier, pronta a provare almeno una dozzina di vestiti, per poi non sceglierne nemmeno uno. Erano i suoi momenti preferiti, ed erano anni che non andavano ad un matrimonio; le avrebbe lasciato godere quel momento di spensieratezza, sperando che non reclamasse la sua presenza per consigli che non sapeva dare, ovviamente.

«Ti sorprenderesti di quante tonalità esistono al mondo! A te starebbe bene un tiffany. Magari qui, un bel fiorellino di carta.» Gli puntò un dito contro il petto, su un’immaginaria giacca elegante. Si posò poi una mano sul mento e inclinò la testa di lato, studiandolo. I lunghi capelli scuri le caddero su una spalla, e fu come vedere una bambina intenta a giocare con il vestiario delle proprie bambole. Fu tenera e imbarazzante allo stesso tempo.

«Devo proprio mettermi in mostra?», domandò lui, con un sopracciglio alzato e mordendosi le labbra; lei aprì la bocca in una “o” che precedette una risata ironica. 

«Oh, no! Sarà solo un elemento decorativo! E poi, diciamocelo, non sei tu la star della giornata, ti noteranno a malapena.»

«Giusto, è il giorno della sposa!» 

Zia May sospirò. «È il giorno di Tony Stark, Peter. Davvero credi che non farà di tutto per spiccare tra tutti? Io non penso che metterà da parte la sua competitività solo per lasciare che sua moglie si goda la sua giornata.» Gli sistemò l’etichetta della maglietta all’interno del colletto, perché sporgeva come al solito, visto che era un disastro pure a vestirsi. Gli lisciò i capelli e gli carezzò una guancia. Povero, ingenuo ragazzo, voleva dire quel gesto.

Peter sbuffò divertito. «Sì, vero. Il signor Stark è un tantinello egocentrico. Mi sorprende che non si sia sposato con se stesso. Qualche volta ci ho pensato a questa prospettiva e non mi sembra tanto assurda.»  

May rise, a quella risposta, e lui la seguì a ruota, finché il suo cellulare non squillò, con la suoneria della Marcia Imperiale di Star Wars. Sapeva già di chi si trattava. Aveva affibbiato quella musica a una sola persona e, difatti, quando tirò fuori il telefono dalla tasca, impresso sullo schermo, c’era il nome: Godfather¹.

«Signor Stark, aspettavo questa telefonata minuti fa!», rispose. 

L’uomo dall’altra parte si esibì in un sospiro fintamente stanco. «Non me ne parlare, Parker. Ho fatto un giro di telefonate infinito. Nessuno ha idea di quali colori debba scegliere. L’ignoranza artistica dilaga, tra i nostri. Mi auguro che tua zia ti abbia istruito a dovere.» 

«Le donne hanno una marcia in più, anche in questo», sorrise e zia May gli riservò un’occhiata orgogliosa, prima di allontanarsi e, a quel punto, Peter abbassò la voce per non farsi sentire. «È un incubo. Da quando in qua esistono tutte queste sfumature di colore? Nessuno me l’aveva mai detto.»

«Non ne ho la più pallida idea, ma Pepper è un fascio di nervi, dunque devo assecondarla se voglio arrivare al mio matrimonio almeno con la parte inferiore del corpo perfettamente integra. E vuole sapere se ti serve una mano con il vestito.» 

«Intende un consiglio?», chiese, e incrociò le braccia al petto, dopo aver posato il cellulare sulla spalla, tenendolo premuto con l’orecchio.

Il signor Stark rimase in silenzio per qualche secondo, poi sospirò di nuovo. «No, intende un aiuto economico. Sta organizzando persino i tour negli atelier, così che nessuno rischi di arrivare al matrimonio vestito uguale all’altro. Non che per gli uomini ci sia problema, ma le donne ci tengono a questa cosa. Ne va della loro dignità, e non voglio vederle tirarsi per i capelli mentre noi beviamo birra e… non so, facciamo una gara di rutti?»

«Stiamo sempre parlando del suo matrimonio o di una manifestazione folkloristica europea?», ridacchiò Peter, e seppe che anche l’altro si era concesso una mezza risata, che però aveva cercato di nascondere dietro a quell’entusiasmo travestito da frustrazione e insofferenza. «No, non si preoccupi. Ho un vestito praticamente nuovo, messo solo una volta…», continuò, e si rese conto del fatto che, in effetti, quell’unica volta non gli piaceva ricordarla neppure. Un vestito elegante per un evento solenne. Un funerale, a dirla tutta. Quello di zio Ben. 

Gli si strinse il cuore, e Tony parve capirlo. Forse per quello non si esibì in alcuna battuta pungente, riguardo a quel fatto. Peter aveva sempre avuto la sensazione che, quell’argomento tra loro, fosse tabù. Non perché il signor Stark non volesse parlarne, ma era certo fosse terrorizzato all’idea di non saperlo confortare, nel caso ne avesse avuto bisogno, magari in un momento di debolezza dove il peso di quella perdita non poteva ignorarlo. Perché era un peso, un’ingiustizia e Peter avrebbe dato chissà cosa per avere zio Ben lì con lui a elargire consigli e a ricordargli quanto un Parker fosse elegante, anche con uno straccetto addosso. Perché era sempre stato importante il suo conforto fatto di parole semplici, ma sebbene a Peter mancasse quella figura, c’era il signor Stark a rendergliela meno devastante. 

No, non aveva sostituito zio Ben, ma aveva acquisito indirettamente e inconsapevolmente quell'eredità di figura di riferimento. Lo era a modo suo, ma lo era. E Peter ne era orgoglioso. Insomma, chi altri poteva vantare di avere Tony Stark come mentore? Nessuno, esatto!

«Se vuoi comprarne un altro, per noi non c’è problema. Ti firmo un assegno non appena lo avrai scelto, Peter. Dopotutto non mi manderà di certo sul lastrico l’acquisto di un abito da cerimonia. A meno che tu non lo voglia tempestato di diamanti… ma no, nemmeno in quel caso mi rovineresti. Ho troppi soldi.» Il tono dell’uomo fu un misto di ironia e affetto; qualcosa che, in qualche modo, lo tirò su di morale. Non era mai bello ricordare zio Ben; non in quel frangente dove l’aveva seppellito. Riprese in mano il telefono e, quella libera, la spalancò sul petto, alla ricerca del proprio battito cardiaco, che riconobbe come troppo accelerato. Prese un lungo respiro e cercò di calmarsi. Si sforzò di sorridere; se lo impose, poi accennò un diniego della testa, che comunque Tony non avrebbe mai potuto vedere, dietro la cornetta.

«No, non si preoccupi. Magari è un modo per esorcizzare la cosa. Usare lo stesso vestito per un evento migliore. Mi farà bene dargli un altro ricordo, a quel pezzo di stoffa», rise, e sentì di averlo fatto realmente quando i suoi sensi percepirono un lieve sospiro di sollievo dall’altra parte. 

«D’accordo, allora. Non insisterò. E fai parlare tua zia con Pepper, magari riesce a farmela calmare; sarà felicissima di discutere su qualunque cosa, tipo tacchi a spillo o borsette minuscole dove, non so come sia possibile, ci fanno entrare di tutto. Ci sarà un portale dimensionale, là dentro?» 

«Ho sempre pensato una cosa del genere», rispose, poi si grattò la testa. «E… senta, signor Stark, volevo farle le mie congratulazioni per il fidanzamento e per il lieto evento. Dopotutto, da quanto ho capito, è stato anche grazie a me se avete finalmente deciso», disse e Tony quasi lo interruppe con uno dei suoi lamentosi grugniti infantili.

«Grazie a te? Diciamo pure per colpa tua! Se non mi avessi piantato in asso, quel giorno al complesso, rifiutando la mia offerta di entrare nei Vendicatori, non saremmo qui a discutere di colori come il tiffany, vermiglio o chissà che altre strane tonalità di cui nessuno sentiva la necessità! Avrei gestito meglio uno Spider-Man negli Avengers, piuttosto che una cosa ordinaria come un matrimonio. La pagherai cara, Parker», lo minacciò, e tutto ciò che Peter riuscì a fare, fu esplodere in una risata accorata. Rise di gusto, allontanando un po’ quella tristezza che gli si era annidata nel cuore, mischiata a troppi ricordi cupi e un futuro decisamente più stabile, con una figura paterna – forse nemmeno consapevole di esserlo – che si prendeva cura di lui. Qualcuno di cui aveva bisogno. Qualcuno che gli indicava la retta via, come aveva fatto zio Ben in passato. 

«Da grandi poteri derivano grandi responsabilità, dunque faccio ammenda. Se le serve un passaporto falso per il Messico…»

«Mi serve che tu ti faccia perdonare per avermi costretto a comunicare pubblicamente un fidanzamento piuttosto che un nuovo acquisto a cui non ho dovuto comprare un anello nel 2008, almeno. Per il resto sono già sceso a patti con me stesso. Era ora che mi sistemassi; sono maggiorenne da un po’, ormai, è ora di crescere.» Il tono ironico del signor Stark era una manna dal cielo, specie quando dietro quel velo pungente non c’era alcuna intenzione di ferire nessuno. Peter gli fu grato per l’aiuto emotivo indiretto – o forse solo un po’ goffo, che gli stava dando; in quel momento come in nessun altro. «Per qualsiasi cosa chiama, ma se non c’è bisogno evita. Abbiamo già abbastanza da fare per conto nostro, e non voglio convolare a nozze con un’omicida», dichiarò, infine.

«No, non si preoccupi, cercherò di non inserirmi tra le persone che la faranno impazzire. Me la caverò. Grazie mille, signor Stark.» 

«Dovere, Parker. Dovere.» L’uomo riagganciò, lasciando Peter in bilico tra l’entusiasmo e la paura. Zia May si era rintanata in cucina, a preparare – o a bruciare, per meglio dire, la cena della sera. Fischiettava felice, sicuramente di buon umore all’idea che finalmente, i loro monotoni weekend, stavano per subire una scossa alla noiosa routine di sempre. Fu felice di sapere che, almeno lei, non stava facendo i conti col passato, in quel frangente. Si allontanò dal salotto, e raggiunse la propria camera. Aprì l’armadio ad angolo e, ispezionando ogni singolo vestito appeso alle grucce, finalmente trovò l’abito che cercava. Era scuro, posata con cura sulla spallina c’era una cravatta blu notte e, sotto la giacca, una camicia bianca un po’ impolverata. 

Lo tirò fuori e lo guardò, mentre tentava di non cadere in quello che era il pozzo più oscuro dei suoi ricordi. Quello che tendeva a chiudere, lasciando sempre uno spiraglio aperto, che dolorosamente gli lasciava intravedere, nell’anima, cose che non gli piaceva affrontare ma che non voleva dimenticare. Deglutì aria, e cercò di immaginare quel giorno che lo aspettava. L’odore dei fiori, le donne sorridenti e in attesa di complimenti per l’impegno speso a mostrarsi sempre bellissime, la musica dolce, le foto ricordo e poi la sposa, al centro di tutto. 

No, Peter era convinto che, almeno quel giorno, il signor Stark avrebbe lasciato che tutti potessero ammirare la donna che aveva scelto accanto a lui per la vita. Era convinto che, per una sola volta in vita sua, si sarebbe messo da parte. Non del tutto, giusto un pochino, quel tanto che bastava a rendere la signorina Potts la vera protagonista dell’evento. E se lo immaginava un po’ commosso, il signor Stark, che la guardava arrivare e ricacciava la commozione dentro la gabbia toracica, solo per non sfigurare davanti a nessuno. Solo perché Iron Man rimaneva tale anche quando non c’era niente da combattere, a meno del proprio orgoglio.

Sorrise a quel pensiero, che lo risollevò e, quando decise di sentire che odore avesse un vestito chiuso dentro un armadio da anni, si pentì di averlo fatto. Puzzava di naftalina e polvere, muffa, probabilmente anche di altri odori che non conosceva così, con una smorfia, buttò tutto nella cesta dei panni sporchi e si sentì in dovere di affiancare zia May e regalarle un bacio sulla guancia, di cui aveva immensamente bisogno e che la fece sorridere, inconsapevole del perché.
 

 

Quando un raggio di sole si insinuò al centro della bocca, affacciandosi arrogante da uno spiraglio delle tapparelle, Peter non lo scansò nemmeno. Arricciò le labbra, come se avesse potuto catturarlo e registrare sulla lingua il sapore del mattino, ma tutto ciò che percepì fu solo la secchezza della gola e una sete micidiale. Si stropicciò gli occhi e, con il peso delle gambe raddoppiato al quadrato, si alzò a fatica dal letto arruffandosi i capelli, nel tentativo di cominciare a dar loro una forma. Forse inutilmente, decise. Così si buttò sotto la doccia, col solo pensiero di lavarsi via di dosso quella notte insonne e quel futuro incerto. Perché, dopotutto, le cose stavano cambiando e lui non poteva farci un bel niente. I cambiamenti nella vita erano di certo importanti, tanto quanto il loro peso, solo che quel cambiamento era comune; di molti. Forse di tutti. Egoisticamente Peter pensava che per lui fosse più significativo che per chiunque altro. 

Così chiuse gli occhi, si fece accarezzare dall’acqua tiepida sul viso. Avrebbe voluto rimanere sotto quel getto rassicurante per sempre e lasciarsi alle spalle, anche solo per un attimo – o forse per sempre – le proprie responsabilità e i propri doveri. 

Zia May lo ridestò chiamandolo dalla porta e, svogliatamente, uscì avvolgendosi con un accappatoio celeste, alzandosi il cappuccio sulla testa per sfregarlo poi sulla cute, per asciugarsi i capelli. E il tempo passava, anche se Peter non avrebbe voluto. 

Quando fu asciutto si infilò la camicia e la abbottonò con cura. Era quasi diventato bravo ad annodare la cravatta, anche se zia May, prima di uscire, gliela sistemò. Le scarpe nere erano nuove e si augurò che, durante l’evento, non gli facessero troppo male. Forse avrebbe dovuto portarsi un paio di scarpe da ginnastica di ricambio, solo per precauzione, ma si dimenticò di quel pensiero non appena si vide riflesso nello specchio. 

Non era pronto. No, non lo era. Forse non lo era mai stato, sin dal primo momento in cui lo aveva saputo, che avrebbe dovuto partecipare ad una cosa del genere. Si sistemò i capelli come meglio poteva. Poggiò le mani ai margini del lavandino e abbassò lo sguardo. Cercò di ricacciare indietro il magone che gli si aggrovigliò in gola, perché non voleva piangere. Non di nuovo. Non più. Non adesso. Magari più tardi ma, buon dio, non ora.

Si sciacquò la faccia e, quando riemerse dall’asciugamano, tornò a confrontarsi col proprio riflesso; non si riconobbe, al di là di quell’immagine. Non era lui; no, non lo era. Peter Parker era da un’altra parte, e quello che vedeva era solo il riflesso di un recipiente vuoto. Solo che Peter non era vuoto, ma saturo di troppe cose lontane dalla felicità.

Si abbottonò la giacca, si asciugò gli occhi e, senza alcun coraggio – e ci voleva coraggio a non averne – uscì comunque dal bagno per raggiungere zia May, nel suo tubino nero che la rendeva più bella di quanto già non fosse. Gli occhiali da sole neri a coprirle i begli occhi; forse anche i suoi stufi di piangere. 

Si guardarono a lungo, e c’erano troppe cose da dire, che infine decisero di lasciare lì, in quel salotto, quando si chiusero la porta di casa alle spalle e si infilarono in macchina per raggiungere il cottage degli Stark. Il silenzio permase anche in macchina, tra un colpo di tosse nervosa e sospiri carichi di infelicità. E Peter avrebbe voluto dire così tanto, dopotutto, che finì per non dire un bel niente.

«Stai bene?», chiese zia May, e quando si fermarono ad un semaforo, gli strinse la mano, forse per assicurarsi che fosse lì. Lì con lei.

Peter abbassò la testa su quelle dita strette alle sue; stavano tremando entrambi, e non seppe definire chi dei due lo stesse facendo di più.

«No», ammise, poi girò la testa verso il finestrino; rilassò la testa contro il sedile e non trattenne le lacrime, anche se in silenzio, imprigionando tra le labbra troppa infelicità e troppe ingiustizie. 

Zia May non rispose. Gli passò solo una mano tra i capelli, prima di ripartire quando scattò il verde, e quell’incubo era ogni metro più vicino.

Dunque, quel vestito, non avrebbe mai visto un evento felice. Non lo avrebbe mai accompagnato a divertirsi, a smettere di pensare alle proprie responsabilità e alla propria esistenza in bilico, sorridendo tra la gente che, per un giorno, aveva indossato qualcosa che celebrasse un cambiamento, e non una perdita. Dunque, a quanto pareva, quel vestito era destinato solo ad accompagnarlo a salutare per sempre le persone che amava, per poi non vederle mai più per il resto della vita. 

Dunque quel vestito non salvava la gente, come invece faceva la tuta di Spider-Man. Aveva l’arroganza di portarlo a vederle solo andar via, quelle persone, e poi tornava nell’armadio ad aspettare una nuova ingiustizia. E dunque, anche stavolta, invece di un matrimonio come avrebbe voluto, sarebbe stato un altro funerale; avrebbe seppellito la seconda figura più importante della sua vita, rivista per cinque minuti, dopo essere tornato da cinque anni di niente, dopo Thanos. Strinse gli occhi. Era ingiusto. Non di nuovo... non di nuovo

Dunque il destino si era già preso zio Ben e, infine, gli aveva portato via anche Tony².


Fine
 

NOTA BENE: Dato che, pur avendolo esplicitato più volte la storia viene comunque travisata, lo dico qui sperando di non dover incorrere in altri malintesi: TONY E' MORTO, PETER STA ANDANDO AL SUO FUNERALE. E mi dispiace anche doverlo scrivere qui, a storia conclusa, ma molti hanno capito che sta andando al matrimonio e che dunque Peter sia geloso/triste perché Tony si sposa e non gli darà più importanza: il rapporto è canonico, dunque non slash, dunque non ci sono implicazioni amorose, dunque non è geloso, dunque non è triste per quello, ma per LA MORTE DI TONY. Scusate la brutalità, ma dopo averlo scritto nelle note e averlo scritto in maniera esplicita nel testo e dopo 17 recensioni che comunque sostengono questo, mi tocca sottolinearlo per la quarta volta, sperando che così sia visibile.

 

¹ Tom Holland ha davvero registrato Robert Downey Junior sotto al nome di "Godfather".
² La scena, dunque, si presenta dopo i cinque anni dal ritorno di Peter e no, non stanno andando al matrimonio di Tony, ma al suo funerale ♥



 























 


♥ Note Autore 


 
Mi dispiace.
Sì, un po' mi dispiace, perché certe storie sono davvero ingiuste, ma a volte ho un bisogno impellente di scriverle, di buttare fuori delle cose, di prendere il canone e non cambiarlo... di viverlo, perché se questi personaggi li amo è anche per quello che sono davvero. Pure se tutto questo fa un male cane, a me e a voi, ma è così. 
Peter Parker è anche questo: una ricerca costante di una figura di riferimento, che poi perde e lo lascia solo in un universo che pensava di saper gestire. Lo può gestire, ma dopotutto è così: insicuro e innamorato del resto, ma mai di se stesso. Non crede in sé, anche se dovrebbe. Anche se io e Tony ci crediamo, in lui ♥
Questa storia non è una Tony/Peter, come avrete notato, ma come molti sanno – specie chi mi conosce davvero bene, per me la Pepperony è sacrosanta e Pepper – oh, Pepper ♥ – è di certo un personaggio a cui sono molto affezionata e vederla sposarsi con Tony, di certo, non avrebbe che reso felice questa vecchia bacucca innamorata dell'amore ♥ Dunque mi auguro che nessuno ci sia rimasto male, ma shippo anche loro, che ce posso fa' ^^"?Scusate ancora per l'angst ma soprattutto per la botta secca dopo un mare di fluff. Qualcuno, in altre sedi, mi ha minacciato di morte. Vi prego, voi non fatelo. Ho già abbastanza gente che mi vuole morta così ç_ç
Ringrazio i Twenty One Pilots per aver di nuovo fatto da colonna sonora ad una mia storia ('sto periodo li sto ascoltando tantissimo) e ringrazio soprattutto una persona che l'ha letta in anteprima – ed è la persona che mi ha minacciato di morte, sì... –, ovvero _Lightning_ che, a mio parere, dovreste filare subito a leggere perché è un ordine ♥ 
Alla prossima, su altri lidi più felici, spero ♥
La vostra amichevole Miryel di quarantena.









   
 
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