Anime & Manga > Lady Oscar
Ricorda la storia  |      
Autore: vento di luce    24/05/2020    14 recensioni
“Sono sicuro di essere riuscito a dimenticare la Regina,il mio cuore non prova più amore per lei”,aveva detto il Conte di Fersen ad Oscar guardando il cielo limpido di ritorno dall’America,seduto alla fontana di Palazzo Jarjiayes.
Durante quella lunga assenza la donna aveva cercato di dimenticare quell’uomo con tutte le sue forze...
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: André Grandier, Axel von Fersen, Oscar François de Jarjayes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro. I personaggi non sono miei ma appartengono a Riyoko Ikeda.
Un saluto a chi leggerà questa storia.
 
 
*********
 
 “Sono sicuro di essere riuscito a dimenticare la Regina, il mio cuore non prova più amore per lei”, aveva detto il Conte di Fersen guardando il cielo limpido di ritorno dall’America, seduto alla fontana di Palazzo Jarjayes. Oscar, sdraiata sul suo letto, ricordava quelle parole avendo creduto, avendo sperato potesse essere finalmente vero.
Durante quella lunga assenza aveva cercato di dimenticare quell’uomo con tutte le sue forze, tenendosi impegnata come con l’affare della collana.
 
Ma, un pomeriggio che sembrava come tanti, quello sparo improvviso, quella mela a pezzi, quella voce carezzevole, avevano risvegliato i sentimenti sopiti per tanto tempo nel suo profondo. Quella figura a cavallo, che aveva tanto desiderato incontrare di nuovo dopo tanti anni, con i lunghi capelli mossi dal vento, era in quel momento davanti a lei in cima alla collina dopo spesso si esercitava. Aveva corso quel giorno Oscar incontro ad Hans Axel con le gambe che quasi non riuscivano a sorreggerla e con le labbra distese in un sorriso. Aveva poi osservato quel volto ancora bellissimo, ma più maturo rispetto a quando lo aveva conosciuto per la prima volta a quel ballo in maschera, giovane imberbe. Era andato via sette anni prima all’alba, dopo uno dei soliti ricevimenti a Versailles, avvolto in un mantello. L’unico modo per mettere a tacere quelle voci maligne e per non esporre più la Regina allo scandalo.
 
 “Maria Antonietta non è più nel cuore di Fersen”, aveva sussurrato Oscar guardando quell’uomo ospite nel suo palazzo, che portava con se le atrocità della guerra. Guardandolo duellare con Andrè con la spada e gareggiare poi a cavallo, aveva iniziato a sperare sempre più fosse rimasto in Francia, invece di far ritorno nel suo paese natale e allora forse si sarebbe potuto innamorare di lei. Solamente un’illusione, pensò Oscar continuando a rigirarsi fra le lenzuola.
 
“Ho cambiato idea,ho deciso di rimanere e di ritornare a Versailles”, le aveva detto il Conte con voce incrinata e lo sguardo corrucciato di sera, davanti al camino. "Nonostante tutti i miei sforzi non riesco a dimenticare la persona che ho tanto amato e che amo ancora, i tempi sono cambiati ed è mio dovere stare al suo fianco in caso di pericolo”, aveva continuato tenendo fra le mani un bicchiere, mescolando con le lunghe dita quel nettare cremisi,come il sangue invisibile che sgorgava dal cuore ferito di Oscar. La donna, rievocando quella rivelazione,pensò che solamente una persona folle come lo era stata lei avrebbe immaginato, anche solo per un attimo, che Fersen avesse potuto ricambiare il suo sentimento. Quell’uomo apparteneva e sarebbe appartenuto per sempre alla Regina Maria Antonietta e lei non era che una confidente.
 
 “Oscar dobbiamo allenarci con le armi da fuoco, ti aspetto fuori”, disse d’un tratto Andrè bussando alla porta, ridestandola da quei pensieri. La nobile, portando una mano sulla testa, si alzò percorrendo a piccoli passi quel marmo pregiato fino al pianoforte,che amava suonare sin da bambina. Un diversivo all’arte militare, quando desiderava stare sola con se stessa. Alzò il coperchio e toccò un tasto, fermandosi per qualche istante prima di uscire fuori. Fersen, con i capelli di nuovo corti, si trovava in quel momento al Petit Trianon in alta uniforme, in ginocchio davanti alla Regina.
Oscar si diresse poi alla solita collina e iniziò a sparare, affinando sempre più le sue eccellenti doti di tiro colpendo le bottiglie che le lanciava Andrè una dopo l’altra, mandandole in frantumi. Schegge che le sembrava penetrassero aguzze nella sua anima ad ogni parola che il Conte nel frattempo pronunciava alla donna che amava, sfiorando con le labbra la sua mano delicata.
Oscar continuò a stordirsi a colpi di fucile come i colpi che diede, una volta rientrata nella sua residenza, a quel pianoforte, un campo di battaglia,Bianco nero, bianco nero, i contrasti della sua essenza.  
”Lontano da voi ho finalmente capito che l’amore che provo è irrealizzabile nella sua pienezza e che danneggerebbe soltanto la vostra persona così io, Hans Axel di Fersen soffoco questi sentimenti e tradisco la mia madre patria, la Svezia, per mettere la mia stessa vita al servizio della grande Regina di Francia Maria Antonietta”, disse in quell’istante l’uomo con solennità, perdendosi in quegli occhi limpidi che non lo avevano mai abbandonato, nemmeno nelle condizioni più dure. Occhi dai quali sgorgavano copiose lacrime di ringraziamento.
Le dita sottili così che scorrevano veloci su quella tastiera erano per Oscar un rifugio in quel momento per non pensare a lui, a lei, a loro due insieme. Tasti ad ogni movimento più incandescenti a contatto con la pelle,come il suo cuore che bruciava. Un suono straziante che Andrè, spazzolando il manto candido del cavallo della donna che amava con tutto se stesso, non poteva che ascoltare impotente. Guardò infine la finestra di quella stanza, sospirando. Ad ogni nota la chioma bionda di Oscar continuava a dimenarsi fluente, niente era cambiato, anzi amava quell’uomo venuto da un paese straniero ancora più di prima. Persa nei meandri dei suoi pensieri che la perseguitavano, continuò a suonare il suo amato pianoforte fino a perdere quasi la sensibilità dei polpastrelli, per un tempo che sembrava indefinito.
 
Quando rivide poi Fersen ritornato a corte, che la salutò con un cenno della mano da  un balcone della Reggia di Versailles, con lo sguardo malinconico perso nel vuoto, materializzò d’improvviso quello che stava accadendo. No, non poteva continuare a quel modo. Pianse così fuggendo sul suo cavallo bianco, cosciente che non sarebbe riuscita a riempire il vuoto incolmabile che la attanagliava. Il suo cuore di donna palpitava di una sofferenza indescrivibile, era quello il vero amore. Bagnò di gocce salate il suo altero viso fino a quel fiume, dove amava mettersi al riparo da occhi indiscreti.
 “Soffre di più chi ama senza essere riamato”, aveva detto Oscar al tramonto quella volta in cui doveva portare un messaggio al Conte da parte della Regina che non avrebbe potuto incontrarlo, prima della decisione dell'uomo di partire oltreoceano. Ripercorrendo quella scena Oscar ricordò quanto quelle parole potessero essere vere in quel frangente.
 
Da quel giorno non toccò più i tasti del suo fedele compagno musicale. Troppe cose erano accadute, tante erano cambiate. Aveva ballato per la prima volta vestita da donna, ammirata dalla folla stretta fra le braccia forti di Fersen, accarezzata dal suo sguardo. Poi la vicenda del cavaliere nero, la dolorosa perdita dell’occhio di Andrè e soprattutto l’addio al Conte, che non poteva ricambiarla e che nutriva per lei solamente amicizia. Infine l’inevitabile decisione di lasciare la Guardia Reale, senza fornire alcuna spiegazione a Maria Antonietta, alla quale aveva mostrato sempre devozione assoluta, provocandole un gran dolore ma causa la Regina stessa, inconsapevole, del suo dolore.
 
Travolta da quelle emozioni, dopo aver così lasciato per sempre Versailles, le iridi cristalline di Oscar divennero in quel momento furenti,mentre domava con forza il suo cavallo.
“Inutile fuggire Oscar, credimi”, sussurrò Andrè osservandola in silenzio, con la mano poggiata al tronco di un albero. Un tormento che lui stesso pativa ogni giorno standole accanto, al quale era impossibile porre fine e che anche Fersen aveva deciso di abbracciare ,rimanendo in Francia al fianco di Sua Maestà.
 
Oscar però sentiva che, fuggendo dai due innamorati, il suo cuore sarebbe stato finalmente libero, o almeno così credeva. Ma poteva davvero fuggire da se stessa, da chi era veramente? Quella sera le sue dita toccarono di nuovo quella tastiera,bianco nero, bianco nero. Mentre quella dolce melodia. così diversa da quella dell’ultima volta, pervadeva il palazzo,la donna immaginava cosa aspettarsi dal futuro,iniziando a percepire quello che aveva provato in precedenza sempre più lontano, finalmente in pace con se stessa. Continuando a suonare con mitezza come non faceva da tempo, pensava alle parole dette ad Andrè poco prima nelle stalle. Avrebbe cancellato per sempre l’amore dal suo cuore, solamente una debolezza. Il suo intento era di ritornare all’età in cui credeva davvero di essere un maschio e di vivere per sempre come un uomo.
 
“Grazie Andrè”, disse poi la donna con un sorriso pacato, vedendo l’uomo alla porta con l’abituale vassoio, che si fermò ad ascoltarla. “Aspetta devo parlarti “,esclamò però ad un tratto Oscar sorseggiando quella bevanda fumante che aveva un sapore diverso quella volta,il sapore di una nuova vita,mentre l’uomo stava per andare via. "Volevo dirti che appena saprò quale sarà il mio prossimo incarico non avrò più bisogno di te. Devo imparare a vivere senza appoggiarmi a nessuno”, concluse serafica augurandogli la buonanotte.
Attraversò l’arco che conduceva al suo letto a baldacchino e, nell'udire quella voce così diversa da come le si era sempre rivolta, si girò di scatto. Quello che credeva il suo fedele attendente, il suo fidato amico che era stato in silenzio per una vita, le stava gettando addosso parole che mai avrebbe voluto sentirsi dire. E tutto quello che credeva fosse giusto si sgretolò in un istante. Qual era davvero il suo destino?
 
”Una rosa è sempre una rosa,non sarà mai un lillà”, rimbombava di continuo nella testa della donna, pervasa dalla rabbia. E quelle mani che accerchiarono i suoi polsi, quel bacio contro la sua volontà, quel corpo pesante su di lei, il suo seno nudo fra i lembi strappati della camicia, le avevano rivelato la sua vera natura, dalla quale non poteva fuggire.
 Pianse quella sera Oscar, affogata dalle lacrime a letto tremante, per l’amore perduto di Fersen, per Andrè che l’aveva sempre amata senza se ne fosse mai resa conto, per non poter cancellare di essere nata donna, nel silenzio di una nuova coscienza.
 
*********
 
La tematica del pianoforte associato ai sentimenti è trattata anche in un mio altro scritto,per chi conosce l’opera Lady Georgie denominato “Lady Georgie-miscellanea” al capitolo 1,riguardante Elise sofferente per amore per Lowell.
  
Leggi le 14 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Lady Oscar / Vai alla pagina dell'autore: vento di luce