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Autore: ArrowVI    24/05/2020    0 recensioni
Gli umani regnano su Gaia, ma le pietre di questo continente trasudano memorie di creature ben più antiche e potenti.
Sono passati circa diciassette anni da quando l'imperatore dei Dodici Generali Demoniaci è stato imprigionato nel mezzo di questo e un altro mondo... Ma, ormai, il sigillo che lo teneva rinchiuso sta cominciando a spezzarsi.
Cosa accadrà quando Bael sarà libero? Verrà fermato o porterà a termine il piano che, diciassette anni fa, gli è stato strappato dalle mani?
Quattro nazioni faranno da sfondo a questa storia:
Mistral, Savia, Asgard ed Avalon.
Io vi racconterò di quest'ultima......
Come? Chi sono io? Non ha importanza, per adesso...
Umani contro Demoni... Chi sarà ad uscirne vincitore?
Se volete scoprirlo allora seguitemi... Vi assicuro che non rimarrete delusi dal mio racconto.
Genere: Avventura, Comico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Capitolo 10-3: Il Soldato e il Mostro

 
 

L'aria si fece rapidamente pesante. Nessuno osò muovere neanche un muscolo: sapevano perfettamente che da un momento all'altro si sarebbe scatenato uno scontro con il demone che aveva appena fatto la sua comparsa, insieme ai suoi scagnozzi.

Anche Belzebub lo sapeva... Ma, a differenza degli umani che aveva davanti, sembrava godere in ogni singolo istante di quella situazione.


Era la prima volta che Vermilion vide un demone come lui. Incontrò in passato il demone Ifrit, ma la figura che aveva appena messo piede a Camelot si trovava palesemente su tutt'altro livello. A differenza di Abraxas, la ragazza riuscì chiaramente a leggere il sadismo e la malignità di Belzebub semplicemente dal suo sorriso e dal suo modo di porsi.
Quell'atteggiamento era completamente differente anche da quello di Amon... E, sotto certi punti di vista, anche più pericoloso e terrificante.

Nonostante, a prima vista, sembrasse una persona colta, d'alto bordo, quel demone nascondeva un lato marcio e spregevole: una creatura che non si sarebbe fatta scrupoli a radere al suolo l'intera capitale solamente per il semplice gusto di farlo.
E tutti, in quella stanza, lo sapevano.



<< Vattene. >>
Fu Arthur a rompere quel silenzio gelido, attirando l'attenzione del demone, che ridacchiò con fare divertito davanti alle parole del soldato.

<< Sappiamo che sei stato accompagnato dalle Tre Bestie: abbiamo il vantaggio numerico dalla nostra parte, come puoi ben vedere. >>
Continuò, ricordandogli che fosse accompagnato dagli altri tre membri delle Quattro Galassie e Sarah Ravier.

<< Girate i tacchi e andatevene: non voglio scontrarmi contro di voi. Questo è il mio primo, e unico, avvertimento. >>
Concluse subito dopo, afferrando l'elsa della Clarent che legò dietro la sua schiena, sguainando una grossa spada a due mani dalla lama ricurva, simile sotto molti aspetti a una sciabola ma esponenzialmente più lunga e pesante, rivolgendola verso il demone, preparandosi a uno scontro.



Con la coda dell'occhio Arthur notò l'espressione confusa di Sarah, che lo stava fissando con uno sguardo incredulo.
Sapeva perfettamente cosa stesse pensando.

<< So che non funzionerà. >>
Sussurrò.

<< Ma ne vale sempre la pena provare la diplomazia almeno una volta. >>
Concluse.



Per qualche secondo Belzebub continuò a fissare il soldato con una espressione sorpresa, quasi come se non si aspettasse di ricevere quell'avvertimento.
Poi cominciò a ridere di gusto, divertito da ciò che Arthur aveva appena detto.

<< E' ovvio che non vogliate scontrarvi contro di me. Insomma... Quale pazzo comincerebbe una guerra che sa di non poter vincere, dopotutto? >>
Controbatté Belzebub, senza smettere di fissare gli umani che aveva davanti a se con fare borioso.


<< Tu, apparentemente. >>
Le parole di Andromeda attirarono l'attenzione di Belzebub, facendogli per la prima volta perdere quel suo sorriso presuntuoso. 
Il soldato fece qualche passo in avanti con la sua fidata katana in mano, ringhiando verso il demone con uno sguardo che non lasciava alcun dubbio su quali fossero le sue intenzioni.

<< Andromeda... Indietreggia, stai al tuo posto. Segui il piano. >>
Sussurrò Arthur al compagno, ma le sue parole non sembrarono raggiungerlo.

<< Che sfrontato... Chi saresti, esattamente? >>
Domandò il demone, non riconoscendo il ragazzo che aveva osato sfidarlo.

<< Potrei fare la stessa domanda a te. >>
Gli rispose Andromeda, senza smettere di ringhiare verso il demone, assicurandosi di ricambiare il suo sguardo altezzoso con uno altrettanto arrogante.



Belzebub non rispose nulla. Una smorfia infastidita si fece rapidamente largo nel suo volto, mentre ringhiò in direzione di quell'umano.


<< Che c'è? Non ti piace quando qualcuno ti risponde a tono, bastardo? >>
Continuò il soldato, provocando il suo avversario, realizzando che fosse riuscito a raggiungere il suo obbiettivo.


<< Al contrario, adoro gli scarafaggi come te. Guardarvi mentre crollate vittima del terrore e del rimpianto... E' uno dei miei passatempi preferiti. >>
Controbatté il demone, riacquistando rapidamente la sua espressione altezzosa.

Belzebub dovette pensarci per qualche istante, ma non ci mise molto a ricordare chi fosse quel ragazzo armato di una lama proveniente da Mistral.

Ne sentì parlare da Amon, anni prima.


<< Oh? Ora mi ricordo di te. Sei il ragazzino che, a quanto si dice, ha ucciso Azael. >>
Continuò subito dopo, il suo tono ironico, eppure infastidito.

<< Non sembri credere a quelle voci, da come lo dici. >>
Controbatté Andromeda, notando i dubbi del demone.

<< Perdonami, ma dubito che uno come te avesse avuto anche solo una chance contro Azael. >>
Le parole di Belzebub fecero infuriare Andromeda, che strinse con forza l'elsa della sua katana, preparandosi a scattare verso il suo bersaglio.
Ormai smise anche si fare caso alle parole di Arthur.

<< Vorresti vedere di persona se sono, o meno, a quel livello? >>
La risposta di Andromeda sembrò divertire Belzebub.

<< Oh, per favore... >>
Disse Belzebub, non soddisfatto dalle parole del soldato.

<< E poi dicono sia io quello Orgoglioso. Scendi dal tuo piedistallo, ragazzino, e non fare la figura del fesso. >>
Continuò, incrociando le braccia davanti al suo petto con disappunto.

<< Uno come te non avrebbe avuto neanche una speranza contro Azael: ti avrebbe fatto a pezzi. Non so cosa è successo, quella notte... Forse Azael ha semplicemente deciso di risparmiarti, per qualche ragione. Poi, quando è scomparso, hai deciso di prenderti il merito? Non vedo altre opzioni. >>
Quelle parole mandarono Andromeda in bestia: in qualche modo, però, fu in grado di trattenersi dal saltare addosso al demone per provare a farlo a pezzi.


<< Diciassette anni fa non bastò un esercito a fermarci.  >>
Riprese subito dopo, incrociando le braccia davanti al petto, deridendo gli umani davanti a se.

<< Cosa vi fa pensare che cinque di voi siano abbastanza, stavolta? Siete sicuri di non essere impazziti? >>
Continuò.

<< Diciassette anni fa, c'era Bael con voi. >>
La risposta di Andromeda colse Belzebub alla sprovvista.

<< Senza di lui... Non valete niente. >>
Continuò, subito dopo, il soldato, con un tono di sfida.


Per qualche secondo, il demone non seppe cosa rispondergli. Lo fissò in silenzio, sorpreso dalle sue parole, cercando in loro un significato diverso da quello che aveva intuito.


No.
Non c'era nessun altro significato nascosto dietro le parole di quell'umano.
Ben presto il demone cominciò a ringhiare, pervaso da una rabbia che poche volte prima d'allora provò in vita sua, senza distogliere i suoi occhi infuocati dall'insetto che aveva appena osato insultarlo per la seconda volta.

"Maledetti umani...!"
Pensò fra se e se, digrignando i denti.
Non riusciva a sopportare l'idea di essere stato insultato da un insetto.


<< Che c'è? >>
Gli chiese Andromeda, con un tono ironico, sfottendo il demone, mostrandogli un sorriso simile a quello che Belzebub mostrò loro fino a qualche istante prima.

<< Ho toccato, per caso, un tasto dolente? >>
Continuò, ridacchiando.

<< Tu stupida scimmia ignorante! >>
Belzebub non poteva accettare un affronto del genere, non da parte di un umano.


Quella reazione colse tutti i presenti, incluso Andromeda, alla sprovvista.


<< Siete tutti uguali, voi umani: vi credete superiori, quando in realtà valete meno del fango su cui camminate! 
Voglio semplicemente vedervi implorare pietà e rimpiangere il vostro comportamento! >>
Subito dopo aver detto quelle parole, Belzebub prese un profondo respiro: sapeva che non poteva lasciarsi controllare dalla rabbia e frustrazione, altrimenti ne avrebbe pagate le conseguenze. 

Doveva restare calmo, tenere la situazione sotto controllo. 


Tenere se stesso sotto controllo.


<< Te lo devo concedere, non è da tutti riuscire a farmi innervosire in questo modo. Ma, sfortunatamente per te, la mia non è una lode. >>
Una espressione cupa e minacciosa si fece rapidamente largo nel volto del demone, sostituendosi al sorrisetto provocatorio che mostrò loro fino a pochi istanti prima.

 

<< Sai cosa? Volevo divertirmi un po', con voi, ma non ne ho più voglia. >>
Pronunciando quelle parole, Belzebub sollevò lentamente una mano, preparandosi a schioccare le dita.



<< Andromeda, allontanati! >>
Esclamò Arthur, riconoscendo il pericolo, afferrando il suo compagno per la spalla e cogliendolo completamente alla sprovvista.


<< Quindi che ne dite di questo? Ne ho avuto abbastanza di chiacchierare... >>
Continuò, riacquistando ancora una volta quel suo sorrisetto divertito.

<< Sono venuto a farvi visita aspettandomi una festa... Quindi tanto vale cominciarne una. >>
Bastò un suo schiocco di dita e il terreno cominciò intensamente a vibrare quasi come se fosse vittima di un terremoto.

Il pavimento cominciò a brontolare come se ci fosse qualcosa di gigantesco, sotto di loro, quando ben presto una infinità di enormi spuntoni fatti di roccia cominciarono a sbucare dal terreno in posizioni casuali, obbligando i soldati a sparpagliarsi in direzioni differenti.

Nessuno di loro venne colpito da quegli strani spuntoni che, pochi secondi dopo essere emersi dal pavimento, si sgretolarono in terriccio lasciando al loro posto enormi buchi nel terreno circondati di terra.

Subito dopo, i muri e il cancello in ferro vennero abbattuti con una forza spaventosa da quella che sembrava essere la coda di una gigantesca lucertola ricoperta da squame verdi come gli smeraldi.

La gigantesca coda si nascose poi nel fumo che si creò a causa dei detriti, scomparendo nel nulla e lasciando il suo posto a un lungo e viscido tentacolo azzurro, simile a quello di un calamaro, o un polpo, che si fece lentamente strada verso i suoi bersagli muovendosi come se fosse un serpente.

Non appena lo raggiunse, Arthur provò a colpirlo con la sua Clarent, ma il suo attacco sembrò essere inutile: la lama scivolò sulla pelle del tentacolo senza riuscire nemmeno a graffiarlo, cogliendo il soldato alla sprovvista.

La creatura, realizzando che qualcuno avesse provato ad attaccarla, sollevò rapidamente il suo tentacolo per passare al contrattacco, esponendo però, in tal modo, il lato sottostante del viscido tentacolo, pervaso di una infinità di ventose rosa che usava per muoversi. 

Arthur colse quell'occasione al balzo: invece di provare a colpire il suo avversario con un fendente nella sua pelle viscida, decise d'infilzare il tentacolo in una delle sue ventose prima che potesse passare al contrattacco.

Colpita la creatura, si sentì un profondo e gutturale verso sofferente provenire dall'esterno del palazzo, e ben presto il tentacolo scappò con uno scatto rapido dalle grinfie del soldato, ritirandosi lasciando alle sue spalle una striscia di sangue verdognolo e puzzolente nel pavimento.

Nel mentre Belzebub, divertito, si nascose nell'ombra, lasciando il palazzo grazie al buco che quell'enorme coda aveva aperto nel muro alle sue spalle pochi istanti prima.


<< Non possiamo combattere all'interno del palazzo! >>
Esclamò Arthur, rivolgendosi ai suoi compagni.

<< Seguite il piano! >>
Continuò subito dopo, scattando per primo all'inseguimento di Belzebub.



Quegli spuntoni... 
... Li aveva già visti.

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Fine del capitolo 10-3, grazie di avermi seguito e alla prossima!

 

   
 
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