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Autore: AngelWing99    24/05/2020    0 recensioni
Alexandra è una ragazza del tutto normale e ha lavoroto sodo per esserlo. Il suo passato le ha lasciato grosse cicatrici e tenta di nasconderlo con i tatuaggi, ma non bastano a cancellare  ciò che è stato e ciò che le è successo. Un giorno decide di fare un gioco che le cambierà completamente la vita.
 Dal testo:  < < Ethan > > ringhiai alzandomi in piedi
< < Ti è piaciuta la sorpresa? > > chiese ridendo
< < Non ne avevi il diritto > > dissi guardandolo male incrociando le braccia al petto
< < Ne abbiamo già discusso, io posso tutto. Fine della storia > > disse alzandosi verso e venendo verso di me
< < Ti odio > > dissi spingendolo via
< < Così mi spezzi il cuore > > disse divertito
Genere: Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Sovrannaturale
Capitoli:
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Li stavo aspettando già da un po’, si era fatto buio ed io ero rimasta da sola nella piazza. Mi ero messa seduta su una panchina stanca di camminare, i muscoli delle gambe avevano iniziato a farmi male, avevo camminato praticamente per tutto il giorno senza fermarmi un momento. Per un attimo pensai che Ethan mi aveva detto di andare lì per tenermi lontano e per farmi passare la notte fuori come un cane, mentre loro stavano dentro qualche locanda al caldo. La cosa non mi sembrò tanto irreale visto quanto era arrabbiato quella mattina. Mi sdraiai sulla panchina sospirando sempre più stanca e sconfitta all’idea di non poter dormire in un letto o di non potermi fare un bagno caldo. L’unica mia fortuna era stata essere previdente e di aver fatto cena prima che tutti i mercanti scomparissero dalla circolazione.

<< Ehy principessa >> disse la voce che riconobbi subito

<< Drey >> dissi scattando in piedi e correndo verso di lui << stavo iniziando a pensare che mi volevate abbandonare qui >> borbottai incrociando le braccia al petto

<< L’idea era quella... il capo è molto arrabbiato con te... neanche scopare lo ha calmato >> disse leggermente divertito << cosa gli hai fatto? >> 

<< Niente >> dissi scrollando le spalle, lo sentii scoppiare a ridere 

<< Forza andiamo >> disse tornando indietro da dove era venuto.

 

Arrivammo ad una locanda tutta buia

<< Il capo ha mandato tutti a dormire, nessuno potrà prepararti da mangiare... mi dispiace >> disse grattandosi la nuca

<< Tranquillo ho già mangiato >> disse sorridendo

<< Fantastico >> disse scompigliandomi i capelli << dammi la mano dentro non si vede nulla, ti guido verso le camere >> continuò porgendomi la mano, la presi sorridendo e lui mi portò dentro. Guidata da lui non inciampai su nulla, salimmo di un piano e poi continuò lungo un corridoio buio

<< La schiava sta con me Drey >> disse una voce irritante che ci fermò 

<< Ma... >> provò a dire l’uomo 

<< Niente ma >> disse Ethan prendendomi per il braccio e iniziando a strattonarmi via da Drey, mentre mi lasciavo strascinare confusa.

Il ragazzo aprii una porta poco distante dalle scale e mi buttò dentro come si butta un sacco di patate

<< Muoviti, voglio dormire >> disse buttandosi sul letto, le finestre della camera erano aperte, il chiaro di luna illuminava la piccola stanza con un letto singolo

<< Non c’è bisogno di trattarmi così male >> dissi alzandomi in piedi

<< Ti tratto come mi pare, sei la mia schiava. Fine della questione >>

<< Smettila di chiamarmi così >> dissi incrociando le braccia al petto

<< È quello che sei >> 

<< Sono una persona >>

<< Non lo sei più da quando ti ho fatto mia. Ora zitta e vieni a dormire >> disse seccato, provai a dire qualcosa, ma la scossa mi fermò, così sospirando stanca lasciai a terra le mie cose e mi sdraiai accanto a lui cercando di prendere minor spazio possibile nel letto e di stargli lontano, ma con un braccio mi circondò i fianchi e mi costrinse ad avere la schiena contro il suo petto

<< Sei calda >> sussurrò vicino al mio orecchio 

<< Lo sono sempre di notte >> borbottai guardando a terra, non potevo fare nulla, se mi muovevo si sarebbe arrabbiato e mi avrebbe preso per il collo stringendolo fino a non farmi respirare più. Chiusi gli occhi sospirando e mi addormentai subito troppo stanca per tutta la giornata.

 

La mattina mi svegliai che ero da sola nella camera, mi stropicciai gli occhi per togliere gli ultimi rimasugli di sonno e mi stiracchiai. Ci misi qualche secondo per ricordarmi che quella non era camera mia, ma la stanza di una locanda di un’altra dimensione. La parte dove aveva dormito Ethan era ancora calda, quindi non si era svegliato da tanto. Mi alzai sospirando e cercai dei vestiti per cambiarmi; trovai solo il corsetto nero merlettato che metteva in risalto il petto e la gonna che avevo dal primo giorno. Immaginai che Ethan mi avesse lasciato quella roba per farmi un dispetto, per essere additata in strada e farmi sentire a disagio, ma a me non importava cosa pensassero le altre persone, potevano dire e fare qualsiasi cosa, non mi importava più già da tempo la loro opinione. Presi il pugnale e me lo misi sul fianco, mentre la katana la lasciai in camera.

Quel giorno mi ero svegliata particolarmente bene, non avevo fatto brutti sogni, mi sentivo allegra niente mi avrebbe rovinato quella giornata. Scesi di sotto e trovai gli altri che stavano facendo colazione con la solita carne, come facevano a sopportare l’odore di carne arrostita di prima mattina per me era un mistero

<< Buongiorno >> dissi mettendomi appoggiata al tavolo acconto al loro

<< Oggi sei allegra >> disse Set sorridendo divertito

<< Si, ho dormito tanto bene, finalmente in un letto >> dissi stiracchiandomi << quindi oggi è una bella giornata, non provate a rovina... >>

<< Exa... >> disse una voce che mi fece raggelare le vene, non pensavo che l’avrei mai più sentita nella mia vita << ... sei tu? >> continuò, sentii la paura iniziare a farsi spazio, mi girai lentamente... non era cambiato per niente, i soliti capelli castani tagliati corti, i rassicuranti occhi nocciola, la leggera barba morbida che nascondevano i lineamenti delicati. Agii d’istinto senza pensarci, scattai verso di lui prendendo il pugnale dal fianco, lo spinsi contro un tavolo e lo bloccai lì sopra con il pugnale alla gola

<< Una possibilità, ti dò solo una possibilità e poi ti taglio la gola >> dissi guardandolo negli occhi, avevo sentito vagamente gli altri che si al alzavano, ma non si misero in mezzo, almeno per il momento

<< Non posso dire nulla... mi dispiace per... >> il braccio mi scattò e con l’elsa del pugnale lo colpì sulla tempia e riportai il pugnale alla gola

<< Ficcatele in culo le scuse >> dissi premendo ancora di più il pugnale e un filo di sangue iniziò ad uscirgli dalla gola

<< Fai quello che vuoi, me lo merito >> disse guardandomi, era sincero e questo mi diede più fastidio di ogni altra cosa, tutto avevo immaginato tranne ricevere delle scuse << se vuoi uccidermi fallo, hai tutte le ragioni per farlo >> continuò e di nuovo senza pensarci lo pugnalai alla spalla, lo sentii imprecare, provò a toccarsi la spalla ma lo tenni fermò contro il tavolo

<< Ci sono anche gli altri? >> chiesi riportando il pugnale sotto la sua gola

<< Si, ma non so dove sono >> disse a fatica, ebbe un tic all’occhio, lo aveva sempre quando mentiva, così lo colpii al fianco

<< Ti conosco meglio delle mie tasche Ste, non mentirmi >> disse rigirando lentamente il pugnale << dimmi dove sono >> continuai togliendo lentamente il pugnale dal suo fianco

<< Non lo so, lo giuro. L’ultima volta l’ho sentiti un anno fa, stavano a Tarik >> disse quasi urlando di dolore

<< Come avete fatto ad arrivare qui? >> chiesi riportando il pugnale alla gola, non rispose così lo colpii alla gamba, urlò di nuovo di dolore, provò nuovamente a raggiungere il punto colpito, ma io lo tenevo fermo al tavolo

<< Stavamo in un ascensore, quando siamo usciti stavamo qui >> disse gemendo quasi in lacrime, mi fermai, cosa stavo facendo? Lo stavo torturando, ora che avevo finito le domande che dovevo fare? Lo dovevo uccidere? Ne sarei stata davvero capace? Di notte avevo ancora gli incubi a causa loro e delle volte la schiena mi tirava ancora delle stilettate di dolore che facevo fatica ad ignorare. Per colpa loro avevo passato mesi e mesi di dolore, non potevo muovermi, non potevo fare nulla... qualcuno mi mise una mano sul pugnale, sopra la mia

<< Se sicura di riuscirci a farlo? Se mi dici di sì te lo lascerò fare >> sussurrò Ethan vicino al mio orecchio << ma tieni conto che poi non potrai più tornare indietro >> continuò accarezzandomi il fianco << non sarà più la stessa cosa dopo, ricordatelo. Sarai come loro, niente di più e niente di meno >> mi voltai verso di lui, era la prima volta che mi parlava in questo modo, era quasi dolce, preoccupato per la decisione che avrei preso. Guardai Stefano, stavano soffrendo, ero stata io a provocargli quel dolore, come loro avevano fatto a me. Ethan aveva ragione, non sarei stata migliore di loro e se lo uccidevo sarei stata anche peggio. Tolsi lentamente il pugnale dalla sua gola e mi spostai da lui che cadde a terra gemendo, mi sembrò di sentire Ethan sospirare sollevato

<< Vai in camera, ci penso io qui >> disse spingendomi leggermente verso le scale, annuii e andai. 

 

Stavo in camera già da un po’, appena entrata avevo buttato il pugnale a terra, non potevo credere a cosa avevo fatto, avevo torturato una persona... nel mio mondo studiavo per salvare le vite umane, per evitare che qualcuno soffrisse più del dovuto, per stare accanto alle persone che stavano male, per curarle al meglio, per non fargli passare i dolori che avevo sofferto io, nessuno avrebbe mai dovuto patire ciò che loro mi avevano fatto. E ora qui ero andata contro qualsiasi cosa in cui credevo, non sapevo cosa mi ero preso, la paura si era trasformato in rabbia e il rancore, avevo preso il controllo, avevo fatto una cosa  che non sapevo di poter fare tanto facilmente. 

Ethan mi aveva salvato, non lo avevo ucciso solo perché lui mi aveva fermato, mi aveva riportato alla realtà. Se non ci fosse stato lui probabilmente me ne sarei pentita a vita, si sarebbe rotto qualcosa in me, ne ero sicura, non sarei più stata la stessa e il suo volto sofferente mi si sarebbe aggiunto agli incubi che già mi perseguitavano. A distrarmi dai miei pensieri fu Ethan che entrò in stanza, ma rimase appoggiato alla porta a guardarmi senza dire nulla, così, dopo qualche minuto di silenzio, mi alzai e andai verso di lui e lo abbraccia di getto

<< Grazie >> sussurrai e gli diedi un bacio sulla guancia, rimase immobile per qualche minuto, forse sorpreso da quella dimostrazione d’affetto, dopodiché ricambiò l’abbraccio e mi strinse a se

<< Sei pentita? >> chiese d’un tratto. No non ero per niente pentita, non sentivo rimorso per quello che avevo fatto, se lo meritava. Qualcosa era già cambiato e non me ne ero accorta, erano bastato tre semplici pugnalate per cambiarmi e non farmi sentire in colpa. Scossi la testa e nascosi il viso nell’incavo del collo e della spalla. Per la prima volta sentii protetta tra le sue braccia, nulla mi poteva accadere se stavo così con lui

<< Exa... carino come soprannome >> disse divertito dopo qualche minuto rovinando il momento

<< Ti prego non mi chiamare così >> dissi rassegnata e lo guardai sorridendo divertita, se non avesse rovinato quel momento così dolce non sarebbe stato lui 

<< Preferisci schiava? >> chiese alzando il sopracciglio divertito

<< Devo dire che se la battono >> dissi ridendo

<< È stato eccitante vederti torturare quello >> disse iniziando a spingermi verso il letto

<< Ethan no, non voglio, dai >> dissi cercando di liberarmi capendo quali erano le sue intenzioni

<< Per essere un coniglietto non sei stata affatto male >> disse senza lasciarmi

<< Avevo un professore molto sadico che per insegnarci la roba ci diceva come torturare un uomo senza farlo morire e provocargli maggior dolore possibile >> dissi scrollando le spalle, le gambe colpirono il letto, ma Ethan non si fermò e ci cademmo sopra

<< Molto interessante >> disse prendendo a baciarmi il collo

<< Ethan, ti prego >> lo supplicai cercando di allontanarlo, ma lui non si muoveva, salì e mi baciò con passione. Mi ritrovai a ricambiarlo senza fare più storie, mi piaceva come mi baciava e come mi toccava tutto il corpo, le gambe, l’addome, il petto; non mi faceva pensare a nulla ed io non volevo pensare a nulla.

<< Ehy capo >> disse Drey entrando nella camera senza far caso nulla, la sua voce mi riportò alla realtà, scansai Ethan, mi misi seduta sul letto allontanandomi leggermente da lui e sistemandomi il corpetto che mi aveva spostato << oh scusate, torno più tardi >> disse facendo marcia indietro, sentii il ragazzo fare un basso ringhio, ma non ci feci caso così mi alzai di scatto finendo di sistemarmi

<< Vado a fare colazione >> squittì correndo fuori prima che lui potesse dirmi qualsiasi cosa.

 

Stavo facendo colazione in tranquillità, una donna molto bella mi aveva portato una tazza di tea con i biscotti, io non avevo chiesto nulla, ma accettai più che volentieri. Non sapevo che fine avessero fatto gli altri, ma mi godetti quel momento di tranquillità.

Ethan scese quando ebbi quasi finito di fare colazione, si buttò sul tavolo davanti a me ed io non lo guardai facendo finta che i biscotti fossero più interessanti di lui

<< Perché hai comprato una spada se non vuoi uccidere nessuno? >> chiese prendendo anche lui un biscotto

<< Mi piaceva >> dissi soltanto scrollando le spalle

<< Beh visto che non riusciresti ad uccidere nessuno la tengo io >> disse sorridendo divertito

<< Ma è mia >> dissi guardandolo con gli occhi sgranati

<< Che te ne fai se non la sai usare? >> chiese scrollando le spalle

<< Posso imparare ad usarla >> borbottai

<< Vero. Finché non la saprei usare la terrò io >>

<< Ammettilo ti piace >> dissi ghignando divertita

<< È particolare, lo ammetto >> disse sorridendo divertito

<< Exa >> Stefano si mise appoggiato al tavolo accanto al mio, zoppicava leggermente e per un momento mi sentii leggermente in colpa, ma passò subito e tornai ad essere del tutto indifferente

<< Cosa ci fai qui? >> chiese Ethan guardandolo male

<< Exa... non dirò agli altri che sei qui... se lo sapessero... loro sono arrabbiati con te... non gli è piaciuto andare in prigione... >> 

<< E a me non è piaciuto ciò che mi avete fatto >> lo interruppi guardandolo male

<< Non dovevi ricordare >>

<< Non dovevo ricordare? E cosa mi avreste detto la mattina dopo? Che ero scivolata ed ero caduta per terra? >> dissi alzandomi in piedi, la rabbia mi ribolliva nella vene, lui non rispose ed abbasso lo sguardo

<< Loro non si sentono in colpa per quello che hanno fatto... sono convinti che quello che hanno fatto sia giusto >>

<< Tu no? >> chiese Ethan

<< Me ne pento ogni giorno >> disse guardandomi negli occhi, era serio come mai lo era stato

<< Potevi non farlo >> dissi andandomene fuori, dovevo prendere aria, allentarmi da lui e da tutto ciò che mi ricordava.

 

<< Immagino che hai ampliamento capito cosa mi hanno fatto >> dissi dopo qualche minuto che camminavo verso un qualsiasi posto, ero certa che Ethan mi stesse seguendo, lo faceva sempre

<< Quanti erano? >> chiese mettendosi accanto a me

<< Quattro >> dissi guardando in avanti, probabilmente se lo avessi guardato sarei crollata in mille pezzi, non chiese nulla di più e mi lasciò nel mo silenzio.

Entrammo in una erboristeria, volevo prendere del tea, almeno avrei potuto fare colazione la mattina e magari qualche erba medica, avevo la vaga sensazione che ci sarebbero stati utili

<< Buongiorno >> disse una ragazza dai capelli biondi dietro un bancone di legno, il locale era piccolo, ma accogliente, ai lati c’erano file di erbe di ogni tipo, ma non ne conoscevo neanche una << cosa posso fare per voi? >> chiese dolcemente

<< Vorrei delle foglie per il tea e delle erbe mediche >> dissi guardandomi intorno, la ragazza annuii e andò nel retro bottega tornando con delle buste

<< Qui abbiamo frutti di bosco, pera e cioccolato... >> ed iniziò ad elencare tutti i tea che avevano, dopodiché passò ad elencare le erbe medicinali, presi lo stretto indispensabile ed uscii

<< Non me le ricorderò mai >> mi lamentali passandomi le mani fra i capelli lunghi fino ai fianchi

<< Allora perché l’hai prese? >> chiese Ethan seccato

<< Perché la mia roba non basta, se dovesse succedervi qualcosa voglio essere pronta >> dissi scrollando le spalle << forse un libro sulle erbe mediche sarebbe intelligente da comprare >> continuai soprappensiero

<< Già questa roba pesa, non ti permetto di portare altro. E poi ci sappiamo difendere, cosa potrà mai succedere? >> disse sospirando

<< Mai! Mai dirlo pazzo. È proprio quando dici che non succederà niente che crollerà il mondo >> dissi fingendomi sconvolta, sospirò rassegnato e mi sorpassò e lo seguii sorridendo divertita.

Stavamo passeggiando e io lo stuzzicavo con battute che sapevo perfettamente che gli davano fastidio. Stavo lì da soli tre giorni eppure mi sembrava di esserci da un eternità e di conoscere Ethan da una vita. In molti al suo passaggio si spostavano o si inchinavano, nessuno si azzardava ad avvicinarsi o dirci qualsiasi cosa.

Sentii delle urla, mi girai a vedere cosa stava succedendo, una ragazza stava a terra contro un muro mentre un uomo grasso la sovrastava e la picchiava, cercai di andare verso di loro. Tutti facevano finta di nulla, ma io non riuscivo ad ignorarla

<< Ferma >> disse Ethan prendendomi per il braccio, mi girai a guardarlo male << non puoi fare nulla. Guarda sul petto >> continuò facendomi cenno con la testa, guardai, aveva lo stesso simbolo che avevo io, solo con una lettera diversa al centro << è la sua schiava, può farle ciò che vuole >> 

<< Ma... >> non feci in tempo a finire la frase che prese a strattonarmi via da lì

<< Andiamo, gli altri ci stanno aspettando >> disse camminando velocemente

<< Ethan rallenta, non riesco a stare al tuo passo >> dissi cercando di stargli dietro senza cadere, ma lui era veloce ed io in confronto ero un bradipo. Capivo che mi voleva portare via perché così evitava che intervenissi o mi facessi qualsiasi altra cosa, ma era troppo veloce. Infatti alla fine inciampai e caddi a terra sbucciandomi entrambe le ginocchia, si girò per un istante e io lo guardai male

<< Puoi anche lasciarmi... ti seguo, non scappo >> borbottai distogliendo lo sguardo, con la coda dell’occhio lo vidi annuire così mi lasciò, mi diede giusto il tempo di riprendere la roba che mi era caduta e riprese a camminare velocemente.

 

Raggiungemmo la locanda, gli altri stavano preparando le ultime cose ed i cavalli erano già sellati anche se c’è n’era uno in più, bianco con delle chiazze nere

<< Sai andare a cavallo? >> chiese Ethan girandosi leggermente verso di me

<< Ci sono andata una volta quando avevo sette anni... ma era un pony... storie triste >> dissi sventolando una mano in aria come per cacciare una mosca

<< Quindi? >> chiese alzando un sopracciglio

<< No >> mi morsi il labbro inferiore

<< Sei proprio inutile >> disse sospirando, gli alzai il dito medio offesa e lui con uno scatto mi prese la mano e la torse fino a quando non fu vicino a romperla << ti avevo detto che se lo alzavi di nuovo lo rompevo >> ringhiò

<< Non lo faccio più?! >> squittì per il dolore

<< Sarà meglio per te >> disse lasciandomi, presi immediatamente il suo polso e iniziai a massaggiarlo

<< Cattivo >> borbottai a bassai voce guardandolo male, sorrise divertito e si avvicinò 

<< Non puoi immaginare quanto >> sussurrò << avanti ti aiuto a salire, se continui la strada a piedi ci rallenterai solo >> disse strattonandomi per il braccio e portandomi vicino al cavallo. Mi aiutò a salirci dopodiché salì sul proprio cavallo, prese le redini del mio e partì seguito dagli altri

 

<< Allora qual è questa storia triste? >> chiese Ethan una volta che ci eravamo lasciati la città alle spalle

<< Non è esattamente triste, è che quando ho scoperto che era un pony ci sono rimasta male >> dissi passandomi una mano tra i capelli

<< Racconta sono curioso >> disse sorridendo divertito

<< Avevo sette anni, un amico voleva fare la festa di compleanno in un maneggio, perché a lui piaceva andare a cavallo e voleva che anche noi provassimo questa esperienza. I proprietari acconsentirono e quando arrivammo lì ci dissero che portavano fuori due cavalli. Portarono fuori il primo, mi sembrava così grande, giuro pensavo davvero che fosse un cavallo, chiesero chi volesse andare per primo, nessuno si faceva avanti così ci sono andata io. Ero così contenta, pensavo che finalmente ero andata a cavallo, è vero che non facevo nulla, stavo semplicemente lì seduta e le redine le portava un altro. Niente poi quando sono scesa hanno portato fuori l’altro cavallo e lì cappi che non ero andata a cavallo, ma su un semplice pony >> conclusi scrollando le spalla, Ethan scoppiò a ridere ed io inconsciamente sorrisi a vederlo così

<< C’è ne vuole a scambiare un pony per un cavallo >> disse continuando a ridere

<< Ero piccola e il pony mi sembrava gigante. Ci sono rimasta così male quando l’ho capito >> provai a difendermi

<< Se ci eri rimasta così male potevi andare anche sul cavallo >>

<< Non mi ci hanno fatto salire, potevi salire solo una volta >> borbottai incrociando le braccia al petto, ma il sorriso di averlo visto felice per una volta non riuscivo a toglierlo dal viso

<< Ora dove sei su un cavallo o su un pony? >> chiese divertito

<< Così mi metti in crisi però >> dissi sorridendo divertita e lui scoppiò di nuovo a ridere. Quella storia non l’avevo mai raccontata a nessuno, neanche i miei vecchi amici lo sapevano, lui era il primo a cui la raccontavo...

<< Cosa ci sta di tanto divertente? >> chiese Drey mettendosi acconto a me distogliendomi dai miei pensieri

<< Ride dei miei traumi fatantili >> risposi sorridendo divertita

<< Non sa qual è la differenza tra un cavallo e un pony >> disse Ethan continuando a ridere.

Continuarono per tutto il giorno a prendermi in giro ed io continuavano senza alcun problema di raccontare tutte le storie divertenti del mio passato. Lo facevo senza pensarci, le parole uscivano dalla mia bocca prima avessi il tempo di fermarle. Ogni volta che Ethan rideva sentivo il cuore riscaldarsi leggermente, i suoi occhi rossi brillavano ed io ero felice di vederlo così.

 

Passarono due giorni tranquilli, io ed Ethan non avemmo più visioni quindi feci cadere quel pensiero nell’obblio della mia mente, probabilmente era stato solo un caso. Tutte le sere le passavo con lui che mi insegnava ad usare la scherma, o almeno così doveva essere, alla fine mi ritrovavo sempre per terra con nuovi lidivi e suoi insulti. La mattina del terzo giorno svegliai Ethan toccandogli come al solito la spalla, avevano iniziato a fare i turni per la guardia ed io ero ultima, quindi preparavo la colazione e svegliavo gli altri. Quando ci guardammo tutto sparì. Stavo su un ponte mezzo rotto, un vento leggero lo faceva dondolare, davanti a me gli altri senza cavalli che aspettavano che attraversassi il ponte. Un dolore lancinante mi percuoteva il corpo che partiva dalla gamba, ma non avevo il coraggio di guardare. Stavo a metà strada quando sentii il ponte dondolare più del solito, mi voltai e vidi qualcuno che stava tagliando le corde. Qualcuno gridò qualcosa, ma il panico mi fece rimanere immobile e così caddi nel vuoto.

Ritornammo alla realtà ed Ethan mi prese per il collo e ribaltò la situazione mettendomi sdraiata terra sotto di lui

<< Prega di morire su quel dannato ponte, perché se ti trovo ancora viva ti farò pentire di non esserti mossa. Capito? >> sussurrò vicino al mio orecchio

<< Wow ti si che sai tranquillizzare le persone che hanno appena visto come moriranno >> dissi alzando un sopracciglio e lui ghignò divertito

<< Io non tranquillizzo nessuno, io terrorizzo solo >> disse spostandosi per andare con gli altri al fiume che stavo poco distante. Borbottai una serie di imprecazioni mentre finivo di preparare la colazione, latte, tea e pancake.

<< Bu >> disse qualcuno dietro di me dandomi dei pizzicotti sui fianchi; per lo spavento saltai facendo volare il coltello che avevo in mano e allo stesso urlai. Sentii Ethan scoppiare a ridere divertito

<< Razza di idiota, mi hai fatto prendere un infarto >> dissi iniziando a dargli dei leggeri schiaffi sulle braccia e sul petto mentre lui continuava a prendermi in giro e alla fine me ne andai borbottando a farmi un bagno nel fiume. Prima di spogliarmi controllai mille volte che nessuno mi avessi seguito. Mi immersi fino si fianchi e poi mi fermai per godermi la sensazione di freddo nelle ossa

<< Sapevo che ne sarebbe valsa la pena >> disse Ethan dietro di me e per istinto mi abbassai fino a far arrivare l’acqua al collo

<< Ma sei fissato con me, perché non resti con gli altri una volta tanto? >> sbuffai guardandolo male

<< Gli altri non mi divertono come te >> disse sorridendo divertito e si appoggiò con una spalla ad un albero << ed ora? Come uscirai? >> chiese col sorriso che si allargava di più 

<< Semplice non esco, rimango qui per sempre >> dissi scrollando le spalle

<< Posso sempre entrare io e farti uscire... ma non ti piacerebbe molto >>

<< Ma che hai oggi? Sei più petulante del solito. Mi potresti lasciare sola per almeno cinque minuti? >> chiesi esasperata

<< Ci sei stata prima >> 

<< E dai Ethan, cinque minuti. Fammi fare il bagno in pace, se non lo faccio poi puzzo >> dissi esasperata

<< Cinque minuti, poi ti vengo a prendere per i capelli >> disse dopo averci pensato per qualche minuto, poi si girò e se ne andò. Sospirai sollevata e andai sott’acqua, per un po’ sarei stata tranquilla e sola, finalmente.

 

Rimasi sotto acqua per tutto il tempo. Quando uscii mi misi solo i pantaloni, volevo intrecciarmi i capelli prima di mettermi il corsetto, almeno i capelli si sarebbe un po’ asciugati e non avrei più di tanto inzuppato i vestiti

<< Ma che bella sorpresa >> disse una voce che mi fece raggelare il sangue nelle vene, l’acciaio freddo si posò sulla base del collo << stai ferma e non parlare, se no potrei tagliarti la gola >> sussurrò vicino all’orecchio, tremai, ma feci come aveva detto, non parlai e non mi mossi, lui non scherzava mai << mi sei mancata sai. In quelle quattro mura... sei mancata a tutti sai? >> continuò e una mano iniziò ad accarezzarmi la pancia << ci hai fatto passare un inferno >> ringhiò premendo il coltello sul collo, tanto da iniziare a farmi uscire il sangue

<< Ed io te lo faccio rivivere >> dissi Ethan e per la prima volta la sua voce non mi diede nessun fastidio, anzi sospirai di sollievo, si mise davanti a me, tolse il pugnale dalla mia gola ed io mi sbilanciai verso di lui mettendogli le braccia intorno collo. Come al solito rimase sorpreso per qualche istante, poi mise un braccio intorno alla vita, ci alzammo in piedi ed io mi nascosi dietro di lui

<< Sparisci prima che cambi idea >> disse Ethan

<< Chissà perché non sono sorpreso di vederti con lui >> disse David, mio peggior incubo, il suo aspetto mi fece contorcere lo stomaco:, i capelli rossi fuoco erano diventati più scuri; i caldi occhi verdi erano freddi; sulla guancia aveva una cicatrice profonda che lo sfigurava ed era diventato più muscoloso

<< Vattene >> ruggì con la mano sulla spada e mi strinsi a lui cercando di non tremare

<< Vostra maestà, stavamo solo facendo una dolce rimpatriata, no? >> disse sorridendo divertito guardandomi e di riflesso mi nascosi di più dietro di Ethan

<< Ora che l’avete fatta puoi anche sparire >> ringhiò sfoderando la spada

<< Veramente... >> sparì e dopo un attimo qualcuno mi strattonò lontano da Ethan << dobbiamo ancora finire >> disse David vicino a me, ebbi solo il tempo di chiamarlo che il bosco sparì.

  
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