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Autore: nique_j    24/05/2020    11 recensioni
E poi qualcuno aveva bussato alla sua porta.
Ma no, non era la morte.
“Non volevo che succedesse questo, George”
“Non volevi che io mi rendessi conto che ogni volta che mi guardi vedi lui?”
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Angelina Johnson, George Weasley | Coppie: Angelina/George
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Cinque Secondi
 
 
George Weasley non era mai stato solo in vita sua, perché ovunque andasse, lui lo seguiva. Da sempre.
Come due pezzi di un puzzle, come due metà perfettamente incastrate l’una nell’altra. 
George Weasley aveva sempre pensato che lui e il suo fratello gemello sarebbero morti insieme. 
Ma allora, se la vita era stata così determinata a creare due metà inseparabili, perché la morte aveva deciso dividerli, portandone via uno solo?
Nell’ultimo periodo George pensava spesso – e sperava, spesso – che la morte si fosse solo dimenticata di lui nella fretta e nella confusione di quella notte, ma che si sarebbe presentata presto a reclamarlo. 
Quindi George aveva aspettato, semplicemente aspettato che la Morte bussasse alla sua porta per ricongiungerlo con la parte di se stesso che lei gli aveva strappato prepotentemente di dosso.
 
E poi qualcuno aveva bussato alla sua porta. 
Ma no, non era la morte. 
Perché la Morte indossa un lungo mantello con un grande cappuccio nero che impedisce a chi la vede di riconoscerne i lineamenti. 
Invece di quella figura che gli sta davanti, George riesce a vedere ogni singolo dettaglio. 
I lunghi capelli scuri, la pelle ambrata, i grandi occhi verdi più spenti di come li ha sempre ricordati, due grossi aloni scuri sotto gli occhi, ma un’espressione dolcissima sulle labbra. 
 
“Scusa, non volevo disturbarti”
“Non disturbi”
 
Pesanti. 
I passi di Angelina Johnson sono pesanti solchi nel cemento caldo di inizio estate.
Sospira, mentre l’aria che le esce dalle labbra schiuse l’avvolge come fuoco incandescente. 
Solo tre passi la separano da lui ma lei fa fatica a muovere ogni singolo muscolo, come se la terra sui cui sta camminando fosse carbone ardente e lei fosse scalza, e la pelle dei suoi piedi nudi sussultasse ad ogni singolo movimento.
Si siede sul divano, accanto alla grande vetrata che dà sulla strada gremita di gente di quel caldo pomeriggio d’estate.
 
“Vuoi delle zollette zuccherose alla menta?”
“No George, lo sai che mi hanno sempre fatto schifo quelle cose”
 
George si siede accanto a lei, mettendosi quel cubetto di zucchero color smeraldo tra le labbra, dopo averlo rigirato per un paio di volte tra le dita sottili. 
 
E restano in silenzio. 
Di tanto in tanto, Angelina si volta per scrutare George, per poi tornare a posare lo sguardo al di là della superficie di vetro. 
Ogni volta che lo guarda, immagazzina piccoli dettagli di lui all’interno della sua mente. 
Ultimamente fa sempre così, Angelina. Osserva George per circa cinque secondi e poi distoglie lo sguardo. 
È più forte di lei, non riesce ad osservarlo a lungo. Però ha bisogno di guardarlo.
Per questo motivo, dopo qualche minuto il suo sguardo torna prepotente su di lui, quasi in maniera inconsapevole e naturale. Dopo cinque secondi si volta di nuovo, lasciando che le ciocche di capelli scuri le ricadano sul viso, schermando il suo volto a quello del ragazzo. 
 
“Guarda che non succede nulla se mi guardi per più di cinque secondi”
 
George se ne è accordo, da qualche tempo ormai. Ma lo sguardo di Angelina su di sé lo trafigge come una lama affilata, e in quei cinque secondi lui si sente vivo. 
Angelina sorride. Ma è un sorriso di imbarazzo, e si nasconde dietro ai lucenti capelli un’altra volta. 
 
Si, li ho contati”
 
Angelina si volta di nuovo, incrociando lo sguardo in quello di lui. 
Un secondo … due secondi … tre secondi … quattro secondi … cinque secondi ….
Non ce la fa. Si volta di nuovo, con l’immagine di quegli occhi grandi e color nocciola ancora così vivida nella sua mente.
Non si aspetta il tocco leggero e caldo delle sue mani sulla sua pelle. Mani grandi che le afferrano il volto, posizionandosi saldamente sulle guance per farla voltare di nuovo verso di lui.
Ma Angelina non è pronta e non ce la fa, perché è passato troppo poco tempo, perché deve ancora metabolizzare l’immagine appena catturata, perché sente che l’aria che le arriva ai polmoni diventa sempre più rarefatta, perché si sente mancare il fiato e ha bisogno di discostarsi da lui per prendere aria. Pulita, fresca. 
 
“Di cosa hai paura, Angelina?”
 
Il viso di George è così vicino al suo che riesce a distinguere ogni singolo poro della pelle. 
Gli occhi sono incastrati nei suoi. Lo guarda come intrappolata, come a chiedergli una tregua, come se gli stesse silenziosamente urlando di lasciarla andare, di farle voltare il viso e spostare lo sguardo.
Ma lui non glielo lascia fare, perché mentre aspetta una sua risposta, le sue mani continuano a stringere più forte il suo volto. 
 
Un secondo … due secondi … tre secondi … quattro secondi … cinque secondi … sei secondi … sette secondi.
 
Angelina non ce la fa più. Sono troppi, sette secondi. 
Sette secondi a guardare il suo viso, sette secondi a guardare una persona che è lui ma che allo stesso tempo non è più lui.
Una persona che è viva ma che è anche morta. 
Una persona che è lì accanto a lei, che la stringe, che la costringe a guardarlo, e che allo stesso tempo è un freddo corpo che giace sottoterra. 
I secondi continuano a passare, mentre gli occhi di Angelina sono ancora fissi in quelli di George, ma una volta passati i suoi cinque secondi, dai suoi occhi hanno iniziato a scendere piccole lacrime, leggere, dolci, che adesso non ha nemmeno più voglia di trattenere. 
Angelina non si ricorda l’ultima volta che aveva pianto. Probabilmente erano anni.
Ma adesso sul suo volto, rigoli di lacrime calde tracciano dei solchi sulla pelle, e ogni lacrima pizzica e brucia, come se una lama le stesse tagliando il viso.
E Angelina in questo momento non riesce a ricordare come si fa a non piangere più, come si fa ad essere di nuovo felici.
George continua a guardarla, e le dita ancora salde sulle sue guance iniziano tracciare dei leggeri movimenti circolari, per cercare di asciugare dolcemente ogni sua singola lacrima. 
 
“Non volevo che succedesse questo, George”
“Non volevi che io mi rendessi conto che ogni volta che mi guardi vedi lui?”
 
Angelina si sente nuda, scoperta, e anche un po’ in colpa. 
Non fa in tempo a metabolizzare e a pensare a una risposta però, perché sente le sue labbra morbide appoggiarsi leggermente per poi schiudersi dolcemente sulle sue, in un bacio che le sembra allo stesso tempo così familiare e così estraneo. 
 
Io ho davvero bisogno di te, adesso”
“Lo so. E anche io ho bisogno di te” 
 






Angolino dell’autrice 
mi sto proprio togliendo tutti gli sfizi e i sassolini dalla scarpa in questi giorni!
Erano mesi che avevo in mente una one shot tra george e angelina – in cui in mezzo spunta la presenza di fred, ovviamente – e finalmente sono riuscita a partorirla e a pubblicarla!
Come al solito, fatemi sapere che cosa ne pensate.
Per chi mi sta seguendo – e vi ringrazio e vi mando un abbraccio enorme – volevo dirvi che in settimana spero di riuscire a completare la raccolta su sirius e dorcas, di cui manca solo l’ultimo capitolo. 
 
In più … ho in mente un progettino molto speciale. Non so se riuscirò a realizzarlo e a concretizzarlo, perché mi sembra allo stesso tempo un’idea geniale ma anche una cavolata.
Lo scopo sarebbe creare una long (ahia, si, proprio una long) in cui una nuova generazione del presente torna in dietro nel tempo per salvare una serie di personaggi morti durante la battaglia di Hogwarts e non solo. Ok detto così sembra proprio una cavolata, però vi prometto che se dovessi pubblicarla farei proprio del mio meglio – lol – 
Infatti, proprio per questo chiedo il vostro parere … vi può interessare una storia del genere? 
 
 
Un bacio enorme a tutti coloro che sono sempre così gentili da lasciarmi una recensione. 
Vi leggo sempre e siete la mia piccola gioia quotidiana.
Nique
  
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