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Autore: Anna Wanderer Love    25/05/2020    2 recensioni
Quando tra conigli, effrazioni inaspettate e ferite di guerra la giornata di Jiang Cheng non fa altro che peggiorare solo una persona è in grado di rasserenarlo -e di impedirgli di soffocare Jin Ling.
- - -
- Lan Xi…- tentando di mettersi seduto, Jiang Cheng si sentì mancare.
Il maggiore dei fratelli Lan fu in meno di un secondo accanto a lui, sorreggendolo delicatamente. Le sue dita erano immerse tra le morbide onde corvine dei suoi capelli, il volto esausto poco sopra al suo.
- Riposate – mormorò, la voce tinta di una sfumatura dolce.
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Jiang Wanyin/Jiang Cheng, Lan XiChen/Lan Huan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Periwinkle








Avrebbe dovuto capire che quella giornata sarebbe stata tremenda solo dal modo in cui era iniziata.
Jiang Cheng aveva aperto gli occhi e per un attimo il terrore aveva immobilizzato il suo corpo, mentre scorgeva due occhi rossi proprio sopra di sé. Intensi brividi gli avevano scosso la schiena mentre quel colore vermiglio gli gelava il sangue nelle vene. La sua mente era stata attraversata da frammenti di immagini della sua imminente e tragica morte: brutalmente assalito dal demone, fatto a pezzi dai suoi tentacoli di oscurità, le sue spoglie sarebbero rimaste riverse sul pavimento per ore, o almeno finché Lan Xichen non si sarebbe accorto della sua mancanza e non sarebbe venuto a cercarlo, trovandosi davanti solo un pavimento insanguinato e un cadavere.
Morto di mattina, appena sveglio, senza nemmeno essere vestito. Che morte infamante.
Poi le sue iridi avevano messo a fuoco la massa bianca attorno a quegli occhi, avevano riconosciuto due lunghe orecchie che uscivano dalla sua visuale e infine avevano capito che quello che lo fissava così inquietantemente non era altro che un coniglio -un maledetto coniglio
- Tu – il suo urlo di rabbia era bastato a far sì che quella bestiolina malefica balzasse via, rintanandosi dietro il paravento finemente intarsiato di spirali bluastre. Jiang Cheng si alzò di scatto, fissando irritato il suo profilo che riusciva comunque a intravedere, grazie alla luce che strabordava dalla finestra.
Mosse qualche passo nervoso verso la creatura, che saltellò di nuovo via, guardandolo sempre con quei suoi grandi occhi sgranati -la visione delle sue orecchie che saltellavano su e giù non servì a calmare il suo sdegno.
Conigli maledetti!
Ancora non capiva come la Seconda Giada potesse provare un’attrazione così forte verso quei diavoletti irritanti che riempivano i Meandri delle Nuvole di batuffoli di pelo e spuntavano in ogni angolo nelle occasioni meno adatte. Fossero stati cani, avrebbe capito: animali intelligenti e fidati, compagni per la vita. Invece no. Conigli, inutili conigli. Eppure era così, e ogni volta che si recava in visita doveva silenziosamente sopportare la loro esistenza.
Sbuffò nervoso e si soffermò ad osservare lo spettacolo verdeggiante che poteva scorgere fuori dalla finestra. Il piccolo giardino interno delle stanze che gli erano state gentilmente assegnate dalla Prima Giada era splendido -in quel periodo i fiori stavano sbocciando e i loro petali profumati risplendevano alla luce soffusa del sole. Quel profumo così familiare lenì il suo malcontento come un balsamo mielato.
Si era calmato abbastanza quando finì di rivestirsi -Zidian al dito, si stava raccogliendo i capelli quando entrò nella stanza principale e si fermò stupefatto, fissando ad occhi sgranati ciò che era appoggiato al centro del tavolo. Una pervinca di un viola straordinariamente intenso svettava sul telo bianco che lo ricopriva.
Jiang Cheng rimase interdetto per qualche istante, prima che un’altra ondata di nervosismo lo investisse.
- Uno scherzo? – borbottò tra sé e sé, avvicinandosi cauto per accertarsi che nessun incantesimo fosse stato scagliato sul fiore. Dopo averne avuto la conferma, rimase a fissarlo con un’espressione confusa, una mano ancora alzata a stringere il nastro che penzolava scosso dall’arietta lieve.
- Non è decisamente giornata per queste cose – sbottò, allontanandosi. – La farà pagare a chiunque si sia intrufolato qui di nascosto!
Controllò che nessuno dei pochi averi che aveva portato con sé mancasse -la campana che serviva a calmare la mente, e che in quel preciso istante non stava però avendo grandi effetti, era già appesa alla fascia che gli circondava la vita, e fu sollevato nel constatare che gli altri erano ancora tutti dove li aveva lasciati. Sbuffando, finì di legare i capelli e uscì dalle stanze. Nemmeno la visione dei dolci tetti e degli alberi eleganti che intervallavano i corridoi riuscì a stemperare il suo cattivo umore.
Doveva vedere Lan Xichen per parlare dei demoni che erano stati individuati poco distante, all’interno della foresta. Era stato un incontro fortuito che lo aveva condotto lì -Lan Sizhui, intento a indagare sul caso, lo aveva incontrato mentre dava la caccia a Jin Ling, che si era nuovamente trovato nei guai. Quel giovane aveva un vero talento nel calmare gli animi e nel riportare l’equilibrio; era persino riuscito a convincerlo a fermarsi ai Meandri delle Nuvole, insistendo nel dire che Lan Xichen si sarebbe rattristato quando avrebbe saputo che non era riuscito a persuaderlo a riposarsi dal lungo viaggio a Gusu.
Quando era arrivato, Jiang Cheng era stato accolto caldamente dalla Prima Giada, e mentre Lan Sizhui si defilava con una vaga espressione imbarazzata -sospettava volesse mettere in allerta Jin Ling, nascosto da qualche parte, che anche suo zio era arrivato ai Meandri delle Nuvole- lui era rimasto a conversare amabilmente con Lan Xichen, ringraziandolo per l’ospitalità e informandosi sui demoni che stavano terrorizzando i cittadini. Aveva insistito per aiutare i cultori del clan Lan a sbarazzarsene; non che avesse alcun dubbio sulle loro capacità, ma non gli piaceva sentirsi in debito, e dal lampo di comprensione che aveva scorto negli occhi cristallini della Prima Giada era sicuro che l’avesse intuito anche lui.
Peccato che quella che doveva essere una semplice discussione per mettersi d’accordo sul piano d’azione si fosse trasformata in una caccia al coniglio.
Mentre Lan Xichen gli versava il tè con un sorriso che illuminava graziosamente i suoi occhi chiari, un rumore improvviso li fece sussultare -e in men che non si dica dalla finestra sopra di loro fecero irruzione cinque conigli. Jiang Cheng si lasciò scappare un grido di sorpresa mista a rabbia mentre una zampa gli colpiva la testa e la mano della Prima Giada veniva presa in pieno -provocando la disastrosa caduta del tè sulle vesti viola del suo ospite.
Dall’espressione sconvolta di Lan Xichen, sembrava che Jiang Cheng fosse stato trafitto a morte da una lama. Invece fu solamente colpito dal liquido bollente che gli schizzò sul braccio e sul petto.
Il capoclan fece del suo meglio per trattenere la smorfia di dolore che balenò sul suo volto, ma ebbe ben poco successo.
Maledetti conigli!
Con un gesto fulmineo, Lan Xichen puntò il dito illuminato di una luce azzurrognola sul suo braccio e posò la mano aperta sul suo petto, in rapida successione. Jiang Cheng rimase immobile, fissando ad occhi sgranati il volto della Prima Giada, nelle cui iridi riuscì a scorgere una lieve sfumatura di panico. Il dolore pulsante si affievolì rapidamente sotto al palmo del cultore, mentre inavvertitamente una lieve sfumatura rosata colorava le guance del capoclan di Yunmeng. Per un istante, sperò vivamente che Lan Xichen non si fosse accorto dello strano malore che lo colse -il suo cuore aveva iniziato a battere forte, talmente forte che avvertì un dolore straziante al petto, mentre il calore della mano del suo ospite sembrava incidersi a fuoco sulla sua pelle nonostante i pesanti strati di vestiti.
Il tutto durò qualche istante, ma fu sufficiente perché si creasse un lieve imbarazzo.
La Prima Giada distolse immediatamente lo sguardo, il volto incantevole caratterizzato dalla solita espressione cortese, ma Jiang Cheng si accorse che le sue mani tremavano leggermente mentre le riportava ai fianchi, la luce della sua energia spirituale che si spegneva rapidamente.
- Perdonatemi – la costernazione nella sua voce armoniosa lo destabilizzò più del previsto. Era già rimasto senza parole nel sentire le sue dita premere delicate sopra alla stoffa bagnata, ma in quel momento non riuscì nemmeno a ricomporre la propria espressione in una che più si addiceva a un capoclan.
La Prima Giada non gli diede il tempo di parlare -si alzò e a passi veloci si chinò per catturare con gesti esperti tre di quelle bestiole che erano ferme al centro della stanza. Chissà quante volte aveva dovuto farlo.
- Ne ho trovato uno nella mia stanza al mio risveglio – fu tutto ciò che la mente annebbiata di Jiang Cheng gli permise di articolare. Perché aveva l’impressione di sentire ancora il calore della mano di Lan Xichen sul suo petto? Non certo perché le sue vesti erano bagnate, era una sensazione molto più strana, che non riusciva a descrivere.
La frase, che aveva avuto l’intenzione di distrarre l’altro dal disastro che aveva appena macchiato la sua immacolata esperienza in etichetta, sortì l’effetto opposto. Lan Xichen si voltò, il suo viso armonioso una maschera di orrore.
- Come?
Jiang Cheng rimase nuovamente senza parole, fissando i suoi occhi ansiosi.
- Non… non importa – farfugliò, odiando il solo suono della propria voce. Si schiarì la gola e si affrettò ad alzarsi, abbassando lo sguardo sui due conigli rimasti per cercare di rendersi utile e afferrarli -solo per scoprire con orrore che erano intenti a rotolarsi uno sull’altro.
Lan Xichen vide il suo volto impallidire e seguì la direzione del suo sguardo -ciò che si mostrò ai suoi occhi puri ruppe finalmente la sua espressione ancora miracolosamente composta. Le sue guance diventarono di un rosa intenso e i suoi occhi luccicarono per un istante mentre si affrettava ad aprire la porta e lasciare liberi nel portico i tre animali che teneva in braccio. 
Jiang Cheng sfruttò i secondi in cui la Prima Giada era voltata di spalle per cercare di riprendersi, e il suo viso non era più dello stesso colore del nastro del suo ospite quando Lan Xichen si voltò per affrontare la situazione – che nemmeno lui, cultore di altissimo livello, che non batteva ciglio nemmeno ad affrontare il più assetato di sangue tra i cadaveri feroci, sapeva in realtà come risolvere.
Fu sorprendentemente il capoclan Jiang a prendere la situazione in mano.
- Controlliamo le lezioni dei discepoli – esclamò, lievemente a corto di fiato.
Lan Xichen si ritrovò ad annuire e seguì le sue maestose e svolazzanti vesti viola mentre si precipitava fuori dalla stanza, e gettò un’occhiata fulminante a un servitore che si avvicinò per assicurarsi che fosse tutto a posto -fu la prima volta in cui qualcuno vide la Prima Giada perdere la calma, e fu terrificante. Le sue iridi cristalline sembravano sul punto di fulminare il malcapitato.
- Portate fuori quei conigli – sussurrò imperioso, e Jiang Cheng quasi si soffocò da solo mentre nella sua mente balenava il pensiero che il rossore delle sue guance e il luccichio dei suoi occhi fossero davvero adorabili.

Era passata qualche ora dall’incidente, e Jiang Cheng e Lan Xichen avevano ripreso il solito contegno. Si erano recati dove i diligenti discepoli Lan stavano seguendo le lezioni di storia, e la Prima Giada aveva guardato severamente chiunque si soffermasse a fissare la macchia sul petto del capoclan di Yunmeng troppo a lungo. Nonostante gli sguardi curiosi, nessuno si era azzardato a proferire parola, e i due si erano presto lasciati la classe alle spalle.
Passeggiando lungo i giardini in fiore, una lieve brezza a scuotere i loro lunghi capelli neri, si erano finalmente accordati su come proseguire nella caccia ai demoni quella sera, portando poi la conversazione su argomenti più leggeri. Era piacevole parlare assieme, soprattutto perché la voce di Lan Xichen era simile alla delicata melodia delle acque di un ruscello, in grado di far scordare ogni preoccupazione e cullare dolcemente l’interlocutore in un’atmosfera serena.
Solo quando arrivarono presso l’alto campanile Lan Xichen rallentò il passo, l’espressione gentile sul suo volto ancora più accentuata del solito.
- Capoclan Jiang, permettetemi di farvi questa domanda. Cosa intendevate dire?
La scena che li aveva visti protagonisti solo poco tempo prima ritornò loro in mente, ed entrambi riuscirono con difficoltà a non far trapelare il proprio imbarazzo -più cocente che mai. Il capoclan di Yunmeng distolse lo sguardo, osservando delle gocce di rugiada brillare sui petali bianchi e rosati che abbellivano il sentiero che erano intenti a percorrere. Il modo in cui l’acqua risplendeva sotto alla luce del sole gli ricordava lo scintillio degli occhi della persona accanto a lui.
- Avete detto che avete trovato un coniglio nel vostro jingshi?
Jiang Cheng annuì lievemente, le sopracciglia aggrottate a riflettere l’irritazione che aveva provato quella mattina. Per un secondo l’immagine di quei due occhi rossi gli tornò alla mente -ripensò al terrore che aveva provato e quasi scoppiò a ridere. Era stata una scena davvero patetica.
- Sì, penso che qualcuno si sia intrufolato nelle mie stanze e l’abbia lasciato lì.
Lan Xichen apparve sorpreso -era preoccupazione quella che trapelava dal suo sguardo chiaro?
- Come mai lo pensate?
Non avrebbe mai rivelato che qualcuno potesse essere così folle da penetrare nelle sue stanze solo per lasciare una pervinca come segno del proprio passaggio. E un coniglio, forse. Una pervinca, di cui di sicuro Lan Xichen conosceva bene il significato simbolico… sarebbe stato troppo imbarazzante metterlo al corrente dell’accaduto. E poi, in quel particolare giorno, non aveva voglia di soffermarsi troppo sul problema. O su ogni problema in particolare, ma la sua vita sembrava solo essere fatta di un problema dopo l’altro.
- Ho i miei motivi per pensarlo, ma preferirei non rivelarli, per ora – rispose sbrigativo, una leggera sfumatura di tensione nella voce. Lan Zichen sembrò percepirla e chinò la testa, riflettendo per qualche istante. Quando rialzò gli occhi, si fermò definitivamente, obbligando il suo ospite a voltarsi verso di lui. Per qualche strano motivo, i loro sguardi si intrecciarono e non accennarono a sciogliersi. L’impronta fantasma della mano della Prima Giada sembrava bruciare sul petto di Jiang Cheng.
- Vi prometto che indagherò sulla questione.
Un lieve cenno del capo manifestò la gratitudine del suo ospite. Lan Xichen sospirò leggermente, scuotendo la testa sovrappensiero -quali strani avvenimenti. Almeno, quella sera tutto sarebbe tornato alla normalità, e le strane energie che percepiva nell’aria sarebbero state dimenticate con la vittoria sui demoni.
La terribile giornata di Jiang Cheng aveva dato segni di evolversi in modo ancora più catastrofico quando, uscendo dalla sala in cui aveva pranzato con Lan Qiren e le due giade -Wei Wuxian sembrava essersi dissolto nell’aria, per la fortuna dei suoi nervi già provati- si era trovato davanti il volto allarmato, se non terrorizzato, di Jin Ling. Doveva essere stato intento a percorrere silenziosamente il corridoio, senza aspettarsi che la persona da cui stava scappando potesse aprire le porte e trovarsi a meno di un metro di distanza da lui, come era evidente dalla sua faccia. Jiang Cheng non ricordava di essersi mai trovato così fisicamente vicino a suo nipote -una fortuna, perché aveva intenzione di acchiapparlo e scrollarlo fino a ridurre il suo cervello in poltiglia.
- Tu! – aveva esclamato, mentre il suo dito correva svelto a posarsi su Zidian.
- Zio! – Jin Ling si era inchinato profondamente -più di quanto avesse mai fatto. Dietro di lui, Lan Sizhui era impallidito nel vedere le saette che sembravano fuoriuscire dagli occhi del capoclan, la cui espressione rivelava la furia che faceva persino tremare il suo corpo. Zidian aveva emesso un suono preoccupante, ma prima che potesse rivelarsi in tutta la sua potenza una mano leggiadra era andata a sfiorare gentile la spalla di Jiang Cheng, che si era voltato per trovarsi davanti Lan Xichen. La sua irritazione era svanita all’improvviso, mentre i suoi occhi splendenti sembravano sorridergli quasi quanto le sue dolci labbra rosate.
- Capoclan Jiang, non penso ce ne sia bisogno.
- Zio! – la voce prepotente di suo nipote l’aveva obbligato a distogliere l’attenzione da quelle iridi di cui sentì subito la mancanza. Il loro effetto calmante svanì non appena posò gli occhi su quel ragazzino irriverente e Zidian vibrò di nuovo. – Sono venuto a scusarmi!
- Posso confermarlo – esclamò con vigore Lan Sizhui, facendo un passo avanti. I suoi allarmati occhi castani si posarono sul volto inalberato del suo zio adottivo. – Capoclan Jiang, Jin Ling ha scoperto qualcosa che potrà aiutarci nella caccia di stasera!
La presa sulla sua spalla non era scomparsa, però. Fu quella a spingerlo a rinunciare al suo fulmine e ad emettere un pesante sospiro, rilassando le braccia. Non era nemmeno primo pomeriggio e già era esausto. Alla faccia della giornata tranquilla che il giorno prima si era ripromesso di avere.
- D’accordo – sibilò.
Il sorriso di Lan Zichen si accentuò, e Jiang Cheng pensò che bastava quello a rendere il tutto un po’ meno spiacevole.

Quella notte fu anche più disastrosa.
Prima di tutto, Jin Ling l’aveva irritato al punto che solo la presenza dei due cultori Lan gli aveva impedito di afferrarlo per la collottola e scrollarlo come un cucciolo disobbediente. Oltretutto, Jiang Cheng si sentiva nervoso, dato che percepiva fin troppo intensamente la presenza della luminosa figura che gli camminava accanto. Nemmeno il buio della notte riusciva a scalfire la bellezza dei suoi lineamenti. Ogni tanto la brezza soffiava sui loro volti, e in quei fortunati momenti Jiang Cheng sentiva il suo cuore palpitare mentre il profumo di legno di sandalo lo avvolgeva in una dolce bolla. Avevano camminato così, uno accanto all’altro, la sola presenza di Lan Xichen accanto a lui che calmava la sua agitazione, ogni pochi minuti riaccesa dal nipote in un ciclo infinito.
Ma nonostante le sue risposte affilate, Jin Ling li aveva effettivamente condotti nel luogo dove si trovavano i demoni da domare. Il problema fu che li portò dritti nella tana del lupo. Non che a Jiang Cheng importasse -aveva affrontato ben di peggio, come Wei Wuxian in preda alla brama di sangue o sua madre arrabbiata perché arrivava sempre secondo, ovviamente dopo il fratello adottivo.
Ma la sua prima preoccupazione era stata impedire che quello stolto di suo nipote evitasse di farsi infilzare o menomare; in fin dei conti, era una sua responsabilità e non poteva permettere che si facesse del male, per quanto irritante fosse. Perciò non aveva potuto che dar sfogo alla rabbia che aveva represso tutto il giorno con il fulmine feroce di Zidian, fiancheggiato dalla Prima Giada, intenta a suonare una melodia che calmasse gli spiriti arrabbiati.
Ciò che cambiò le carte in tavola fu proprio Jin Ling. Impegnato a difendersi dagli artigli dei demoni, non si era reso conto che uno di loro gli era strisciato alle spalle; Lan Sizhui era troppo impegnato a scrollarsene tre di dosso, ma Jiang Cheng si era accorto del pericolo con la coda dell’occhio e non aveva potuto fare altro che lanciarsi davanti al nipote, facendogli da scudo.
Gli artigli gli avevano lacerato la stoffa pregiata delle vesti riccamente decorate e gli avevano trapassato la carne. Jiang Cheng era crollato in ginocchio con un urlo di dolore, il volto sfigurato dalla sofferenza. Prima il tè, ora quella ferita. Proprio un compleanno da dimenticare.
Il suono viscerale che lasciò le sue labbra insanguinate fece voltare di scatto i suoi compagni. Il panico balenò istantaneamente sul volto di Jin Ling, che scattò in avanti a sorreggere il corpo di suo zio con il proprio, gridando spaventato. Lan Sizhui parò un attacco che avrebbe spaccato in due la schiena dell’amico, mentre un lampo di furia tingeva di una sfumatura inquietante gli occhi di ghiaccio di Lan Xichen. Con la mascella contratta e la fronte corrugata in una maschera di furia, la Prima Giada suonò una melodia acuta che fece rabbrividire tutti i cultori presenti e che immobilizzò all’istante i demoni.
Jiang Cheng fece solo in tempo a vedere le lunghe vesti candide volteggiare davanti a lui sullo sfondo della notte scura prima di perdere conoscenza.

Si risvegliò con le tempie che martellavano e ondate di dolore che gli attraversavano il petto. Aperti gli occhi, si rese conto di essere nel jingshi, disteso tra morbide coperte candide. Emise un sospiro, mentre avvertiva ogni fibra del suo corpo pulsare a causa dei colpi che non era riuscito a parare. La sua mano andò alla ferita, trovando la ruvida superficie di bende chiare ad avvolgere il suo petto martoriato sotto alla veste, che nel sonno si era aperta, rivelando la linea definita delle clavicole e il torace ampio, solo parzialmente visibile sotto alla stoffa.
Jiang Cheng sospirò di nuovo, pesantemente, fissando il soffitto di legno con gli occhi che bruciavano fastidiosamente. Non era certo così che aveva pensato di passare quel giorno, eppure tutte le sue aspettative erano state superate -in peggio ovviamente.
Un lieve profumo di legno di sandalo lo avvisò del fatto che non fosse solo. Se ne rese improvvisamente conto, mentre girava la testa e incontrava lo sguardo profondo e gentile della Prima Giada, seduta a rispettosa distanza davanti a lui, Liebing accanto a sé.
Jiang Cheng lo fissò in silenzio, confuso. Poi si rese conto che doveva essere notte inoltrata -e che c’era un solo motivo per cui lui potesse essere lì, con il suo flauto. Le sue labbra si schiusero appena, catturando lo sguardo di Lan Xichen, che vi si soffermò per un istante di troppo. Era visibilmente stanco. Due leggere ombre scurivano la pelle sotto ai suoi occhi, in un delicato contrasto con il pallore del suo viso e del nastro che gli cingeva la fronte.
- Lan Xi…- tentando di mettersi seduto, Jiang Cheng si sentì mancare.
Il maggiore dei fratelli Lan fu in meno di un secondo accanto a lui, sorreggendolo delicatamente. Le sue dita erano immerse tra le morbide onde corvine dei suoi capelli, il volto esausto poco sopra a quello del ferito.
- Riposate – mormorò, la voce tinta di una sfumatura dolce.
Jiang Cheng afferrò il suo polso -la pelle dell’uomo era estremamente calda, e rabbrividì al contatto. L’altro se ne accorse e una rapida ombra attraversò il suo volto, ma non si liberò dalla sua presa.
- Dovreste riposare anche voi. Cosa ci fate qui? – esclamò fin troppo duramente, ma la Prima Giada gli rivolse solo un debole sorriso. Era evidente che fosse stremato, eppure era lì.
- Avevate bisogno del suono di Liebing.
L’espressione di Jiang Cheng si indurì, e Lan Xichen si rese conto dell’errore. Non era sua intenzione sottintendere che il capoclan fosse debole, ma così era sembrato. Esitò, mentre l’uomo girava il volto sfuggendo il suo sguardo, una tensione quasi palpabile nel poco spazio che li divideva. Per qualche motivo, gli occhi ardenti del maggiore si soffermarono sul suo profilo -sui lembi scostati della veste che scopriva la sua pelle sudata e le linee definite del suo petto. Il suo braccio era ancora immobile nella sua presa.
- Mi dispiace – mormorò. L’uomo riportò lo sguardo su di lui, una ferocia che Lan Xichen ben conosceva nello sguardo. – Per oggi – aggiunse con calma, cogliendolo di sorpresa.
Jiang Cheng lo osservò mentre si abbassava, sedendosi a gambe incrociate accanto al letto. Lasciò andare il suo braccio, e mentre le sue dita scorrevano lievi su di esso entrambi furono colti da un brivido. Sforzando i suoi muscoli tremanti, il capoclan si sollevò su un braccio. La veste si aprì ancora di più, ma gli occhi di Lan Xichen rimasero fissi sul suo volto teso e pallido.
- Jin Ling ha quasi pianto.
Jiang Cheng scacciò velocemente il moto di tenerezza che lo aggredì, sbuffando.
- Lo farò piangere davvero non appena tornerò in piedi – sbottò, provocando un sorriso. I suoi occhi scuri osservarono il volto esausto davanti a lui, l’ordine impeccabile in cui era ancora immerso, il nastro sulla fronte ancora simmetricamente annodato. – Per cosa vi dispiace?
Lan Xichen abbassò lo sguardo -era rosa il colore che stava tingendo le sue guance? Jiang Cheng non ne era sicuro, ma era sicuro del fatto che sembrasse molto imbarazzato in quel momento. Lo vide mordersi persino il labbro inferiore, così morbido e pieno… sentì le viscere ritorcersi e cercò di ricomporre i propri pensieri, rimproverandosi. Che gli stava succedendo? Probabilmente negli artigli di quel demone c’era qualche sostanza che lo portava ad avere dei pensieri strani, era l’unica spiegazione.
La Prima Giada sollevò finalmente lo sguardo, e forse in fin dei conti avrebbe preferito che non l’avesse fatto -vedeva troppe cose in quegli occhi cristallini, un turbinio di emozioni che riusciva a intuire ma non a comprendere.
- Mi dispiace avervi nascosto la verità.
La sorpresa arrivò con un secondo di ritardo, ma bastò per lasciarlo senza parole per qualche istante.
- Cosa vuol dire? – sbottò, più bruscamente di quanto ne avesse intenzione.
Lan Xichen annuì lievemente, come sovrappensiero. Sbatté le palpebre un paio di volte e sospirò, intrecciando le mani in grembo.
- L’ho fatto più volte oggi.
Jiang Cheng fu improvvisamente molto consapevole del poco spazio che li divideva. In quel momento, se ne avesse avuto le forze, si sarebbe alzato e messo nell’angolo più distante della stanza. Aveva l’impressione che qualcosa di molto strano sarebbe successo di lì a poco -e non riusciva nemmeno a capire se fosse per quella sensazione che il suo cuore tamburellava a ritmo irregolare nel suo petto già sofferente e gli mancasse anche il respiro.
- Non sapevo niente dei conigli, ma sono stato io a entrare nelle vostre stanze. Perdonatemi.
Non seppe nemmeno come, ma riuscì a fermare Lan Xichen prima che si prostrasse davanti a lui in segno di scuse. Peccato che nell’afferrare le sue braccia -da quando la Prima Giada aveva tutti quei muscoli?- perse momentaneamente l’equilibrio, colto dalle vertigini, e mentre la stanza girava attorno a lui cadde dal letto.
Sarebbe finito a terra, ma in un istante solo il suo intero mondo si rovesciò.
Vide il volto maestoso di Lan Xichen attraversato da un’onda di panico, i suoi grandi occhi del colore del mare alle prime luci dell’alba sgranarsi e la sua bocca muoversi -le sue labbra erano sempre state così rosee e invitanti?, e in meno di un secondo la Prima Giada si lanciò in avanti per attutire la sua caduta. Jiang Cheng sentì le sue braccia forti afferrarlo per i fianchi -e fu come se Zidian stessa l’avesse colpito a morte. Una scossa elettrica lo attraversò da capo a piedi, mentre il corpo muscoloso dell’uomo deviava la sua traiettoria e lo spingeva all’indietro, premendosi brutalmente contro al suo.
Il capoclan si ritrovò con la schiena dolorosamente affondata nel letto, il volto terrorizzato e incantato a meno di una spanna da quello della Prima Giada, praticamente sdraiata su di lui, ogni sua curva e forma ben percepibile sul suo corpo tra le stoffe attorcigliate, un suo braccio a circondargli saldamente la vita e l’altro aggrappato al legno dietro di loro. I capelli fluenti di Lan Xichen erano come una morbida cascata che gli accarezzava il collo, i loro volti ansimanti a meno di una spanna di distanza.
Rimasero in quella posizione per vari secondi, i loro sguardo fusi in un’unica catena, i respiri spezzati. Solo quando una ciocca della Prima Giada gli solleticò il petto Jiang Cheng si rese conto che la veste ormai gli era scivolata di dosso, oltrepassando ogni limite imposto dal pudore.
Avvampando, emise un verso non ben identificabile -un mito tra un gemito e uno sbuffo di panico, ma quando provò a muoversi per sottrarsi a quella situazione peggiorò soltanto le cose. Da quando Lan Xichen era così alto e pesante e aveva così tanti muscoli? Poteva sentirli distintamente premere sul torace. Il suo corpo era praticamente incollato al suo. E poi perché il suo viso era così vicino e i suoi occhi lo guardavano in quel modo?
Anche le guance della Prima Giada si erano tinte di una sfumatura rossastra, ma non sembrava avere intenzione di spostarsi. L’intreccio di vene bluastre spiccava sulla pelle pallida del suo braccio, stranamente non ricoperto dalle solite fasce azzurre, mentre stringeva con forza il legno accanto alla testa del ferito.
- Cosa vuol dire che siete stato voi? – mormorò Jiang Cheng. Sentiva il cuore battere a mille, lo stomaco attorcigliarsi su se stesso, gli occhi lucidi. Il respiro di lui gli solleticava le labbra e cercò di imporsi di rimanere immobile. Il peso del cultore gli gravava addosso, ma stranamente non gli dava alcun fastidio. Anzi. Se solo avesse provato a spostarsi, l’avrebbe di nuovo attirato a sé, afferrandolo per il bavero delle vesti, tirandoselo bruscamente addosso, avvicinando il volto al suo, godendo dei suoi occhi sgranati, afferrando la sua nuca con tanta forza da farlo gemere e avvicinando le sue labbra…
Dannazione! Che diavolo di veleno c’era negli artigli di quel demone?
- Sapete quale sia il significato della pervinca? – rispose Lan Xichen, la voce più roca del solito. Jiang Cheng sentì il sangue affluire al proprio viso e per un secondo non riuscì a respirare. - Lo sapete? – lo incalzò, gli occhi chiari che bruciavano come un fuoco devastante sotto al suo sguardo incerto e impaurito.
- È… è… – balbettò in risposta – è il fiore che simboleggia l’amore che si prova per… coloro a cui la si regala – la sua voce tremò man mano che le parole rotolavano fuori dalle sue labbra spaccate.
Lan Xichen annuì appena, il suo respiro che si faceva sempre più pesante, un dilemma ben visibile nelle sue iridi. Per un secondo le sue labbra si schiusero, e fu sul punto di avvicinarsi al volto trepidante del capoclan disteso sotto di lui. Gli occhi scuri dell’uomo erano lucidi e sembravano esprimere una preghiera silenziosa. La lingua della Prima Giada bagnò per un istante il suo labbro inferiore, e vide l’altro trattenere il respiro, ma alla fine si fece violenza e si costrinse ad allontanarsi.
Jiang Cheng si urlò una serie di improperi irripetibili mentre osservava quel volto leggiadro distanziarsi. Non proferì parola mentre Lan Xichen lo afferrava con delicatezza e lo deponeva delicatamente a letto, cercando di soffocare la violenta delusione che gli aveva fermato il cuore nel petto.
- Simboleggia anche l’armonia spirituale e la fedeltà – lo udì sussurrare, la voce un mormorio cristallino e timido. Jiang Cheng sollevò gli occhi e incontrò il suo sguardo ardente e spaventato. – Volevo solo che fosse la prima cosa che vedeste, il giorno del vostro compleanno. Qualcosa che potesse alleviare la tristezza del vostro cuore – a quelle parole si sentì gelare il sangue nelle vene e lo guardò con gli occhi sgranati.
Lan Xichen mal interpretò la sua sorpresa e si volse per andarsene. Non si aspettava di certo di essere afferrato per un angolo della veste e venire violentemente tirato indietro, e la sua mente ribolliva in preda a pensieri contrastanti, perciò non pose alcuna resistenza. Barcollò e finì proprio sul bordo del letto dove era disteso Jiang Cheng. Lo fissò sorpreso, e rimase ancora più di stucco quando il giovane afferrò la sua nuca con una presa decisa e si avvicinò rapido al suo volto, posando la bocca sulla sua. Rimase immobile, senza credere a ciò che stava succedendo, riscuotendosi solo quando dopo alcuni istanti avvertì quella lieve, calda, invitante pressione alleviarsi appena. Chiuse gli occhi, le sue lunghe ciglia accarezzarono il volto di Jiang Cheng, e schiuse appena le labbra, posando una mano tremante alla base del suo collo. Solo allora, quando le sue dita scivolarono fino alla sua clavicola, si ricordò in che condizioni era l’uomo, mentre il bacio diventava più intenso, i loro respiri acceleravano, il corpo quasi nudo di Jiang Cheng si spingeva contro al suo e la sua mano stringeva rude la base della sua nuca, facendo sì che un roco lamento sfuggisse al suo controllo.
Lan Xichen finì disteso, Jiang Cheng sopra di lui, mentre per un secondo si scostavano e i loro sguardi si fondevano. Le vesti del capoclan erano scivolate dal suo corpo, la pelle tinta di una calda sfumatura invitante alla luce delle candele, in contrasto con le bianche stoffe allargate attorno a lui come una coltre di neve.  I suoi lunghi capelli accarezzarono il volto stupefatto e arrossato della Giada, le cui grandi iridi cristalline lo fissavano incredule, lucide di emozioni violente.
- Beh – mormorò con voce profonda Jiang Cheng, gli occhi di un intenso e liquido color castano, una mano che sfiorava in una lenta e sorprendentemente delicata carezza la guancia dell’uomo trafelato e sorridente su cui era seduto, e su cui si chinò a lasciare un nuovo, delicato bacio, mentre sentiva il suo cuore battere impazzito sotto al palmo della mano – avete salvato il mio compleanno, Lan Huan.

 
 









Angolino dell'autrice:
Buona sera, o forse meglio buonanotte dato che è mezzanotte passata!
Se siete arrivati a leggere fino a qui, vi ringrazio di cuore! Spero che questa piccola os vi sia piaciuta, se avete voglia fatemi sapere che ne pensate ;)
Non so bene come è nata l'idea di fondo, so solo che mi sono divertita tantissimo a leggere questa storia, anche perché molto meno angst della precedente OS sui Xicheng che avevo scritto. Ho cercato di fare del mio meglio per mischiare un po' il lato comico delle vicende con la straordinaria incapacità di Jiang Cheng di realizzare i sentimenti che prova per Lan Xichen.. il tutto in un giorno molto speciale e molto deprimente, almeno finché la Prima Giada riesce a strappargli un bacio! 
Detto questo, mi sa che è meglio se vado a dormire, decisamente. 
Grazie di nuovo a chiunque abbia letto e apprezzato questa piccola storiella!
Un abbraccio, 
Anna



 
   
 
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