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Autore: Serperossa20    25/05/2020    2 recensioni
Vi siete mai chiesti come sarebbe andata a finire se quel giorno Jessica non avesse fatto quella scelta? Se ne avesse compiuta un'altra? Se avesse scelto di stare con lui e sacrificarsi e ingoiare tutto l'odio, il rancore e l'ostilità per rendere Kevin un uomo migliore? Vi siete mai coricati pensando, prima di addormentarvi, cosa sarebbe successo, come sarebbe finita SE? Beh, io sì e non sapete quanto, tanto che non ho potuto più stare ferma. Dovevo cambiare le cose in qualche modo quindi se volete, potete farmi compagnia mentre scopriamo insieme come sarebbe andata a finire SE. Buon lettura :)
Genere: Erotico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jessica Jones, Kilgrave
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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- Beh? Tutto qui?
Jess non capiva se la stesse prendendo in giro o se la volesse solo far incazzare. Beh, sull'ultima, ci stava riuscendo. Oltre a quell'ordine non aveva fatto o detto nient'altro. Cos'è? Pensava che mandando la gente a casa fosse un così grande gesto altruistico da valere come prova? 
- Ma come tutto qui? Ti ho dato un enorme vantaggio - disse con un piccolo sorriso. In fondo anche lui si stava buttando in quel momento e poteva finire solo in due modi. Kevin sperò vivamente che fosse la scelta giusta. 
La detective inarcò un sopracciglio perplessa. 
- Ordinare ai tuoi schiavi di andare a casa non è una prova e che cazzo intendi per vantaggio? 
- Oh - disse fingendosi stupito - Non l'hai ancora capito vero? - e tutto sorridente si alzò indicando alla mora di seguirlo in soggiorno. 
Come se niente fosse, si buttó mollemente sul divano, cominciando a prestare ascolto alla tv. Beh, era tutto troppo vecchio per i suoi gusti ma almeno il divano era comodo. 
- Beh? Mi vuoi dire cosa non ho capito? O è solo un tuo giochino mentale e vuoi solo farmi incazzare? - gli disse frapponendosi fra lui e la tv.   
Killgrave alzò lo sguardo percorrendo tutta lua sua meravigliosa figura e sorrise divertito per starla facendo brancolare nel buio. È così semplice.  
- Oh Jessi, mi stai facendo dubitare della tua perspicacia sai? - la prese in giro - Sei una detective giusto? Beh fai quello che ti riesce meglio allora - e batté leggermente sul posto accanto al suo per intimarle di sedersi. 
Lei assottiglió lo sguardo sedendosi, anche se a debita distanza e cominciò a ragionare
- Hai detto che mi hai dimostrato qualcosa dandomi un vantaggio - disse guardandolo. Lui sorrise continuando a guardare una partita di football in tv ma la sua attenzione era tutta rivolta a lei. 
- L'unica cosa che hai fatto è stata ordinare al personale di andare a casa quindi n-
- Sbagliato
- Cosa? 
- Io non l'ho detto - e ricominciò a guardarla. 
- Cos'è hai comandato così tanti cervelli che ora hai problemi di memoria? Hai ordinato a tutti di andare a casa quindi-
- Esatto
Jessica sbuffó sonoramente per essere stata interrotta per la seconda volta, per non parlare del fatto che le sue risposte la stavano infastidendo non poco. 
- Killgrave ti avverto, mi sta facendo incazzare il tuo comportamento, quindi se non vuoi che ti faccia sputare a sangue la risposta n- ma la interruppe per la terza volta di fila. 
- Qual è stato il mio ordine? - sospirò stufo di quel gioco - Avanti, dimmi esattamente cosa ho detto
La ragazza lo guardò non capendo dove volesse andare a parare, ma si concentrò lo stesso per ricordare. Non le sfuggì il fatto che Kevin si fosse fatto più rigido e teso, a quanto pare era una prova bella grossa per lui. 
- Hai detto a tutti i presenti qui dentro di andare a casa e di ritornare domani mattina
- Ed eri così concentrata a capire che non ti sei nemmeno accorta che non ho detto "Tranne te" - rispose ma vedendola ancora più confusa spiegò meglio - Jessica, in quell'ordine eri inclusa anche tu, ma tu non lo hai fatto. Non mi hai ubbidito, sei ancora qui - rivelò, un filo preoccupato. La sua Jessica era imprevedibile, non sapeva proprio prevedere la sua reazione. 
Le vide solo comparire man mano negli occhi la consapevolezza, una consapevolezza che lui aveva già da molto tempo ma che lei non sapeva. 
In cuor suo sperava che capisse che rivelarle di non poter più avere il controllo su di lei era un enorme svantaggio per lui e che ora lei poteva fargli qualsiasi cosa; lui da quel momento sarebbe stato impotente e sarebbe sopravvissuto solo con la buona sorte o le giuste minacce. 
Alla fine, non ottenendo reazione, fece finta di ricominciare a guardare la partita, anche se la sua concentrazione era tutta su di lei, pronto a reagire a qualsiasi mossa. 
- Perché non me lo hai....no che domanda stupida, perché avresti dovuto? - si rispose da sola dando voce ai suoi pensieri. Perché mai avrebbe dovuto dirglielo, togliendole così il vantaggio che aveva su di lei? Bastardo. Lo guardò male reprimendo a stento l'istinto di colpirlo in pieno volto. Se volevano che le cose funzionassero, anche lei doveva cambiare, non solo lui. 
- Wow lode al tuo autocontrollo Jessica, davvero. In altre circostanze mi avresti già colpito più volte, invece... - e abbassò il volume della televisione incrociando il suo sguardo - Quindi resti veramente - mormorò anche se era più un pensiero detto ad alta voce che una vera e propria domanda. Voleva toccarla, anche solo sfiorarla per avere la prova che non stava solo sognando e che lei avesse realmente scelto di stare con lui ma le aveva anche promesso che non l'avrebbe più toccata senza il suo consenso. Per fortuna, era un inguaribile ottimista quando c'era di mezzo la sua Jess ed era fiducioso che prima o poi sarebbe riuscito a smantellare una per una, tutte le difese che lei si era costruita. E già si pregustava il momento quando lei stessa gli avrebbe chiesto di toccarla e farla sua. Ma tempo al tempo, si ripeté fermando la mano che si era leggermente allungata verso la sua direzione. Non sarebbe stato lui a forzare la mano stavolta, si impose. 
Questo Jessica non lo notò, nascosta dai suoi capelli e persa fra i suoi pensieri, pensava solo di star già arrendendosi in partenza. 
- Quindi è per questo che continuavi a ripetermi di fare le mie scelte. Solo perché non potevi.....non puoi controllarmi - diede voce ai suoi pensieri con tono tremendamente amaro, dandosi della stupida per essersi illusa anche solo per un attimo che fosse sincero, che ci credesse davvero. Si alzò dirigendosi verso la vetrinetta ricolma di vari alcolici. Aveva un disperato bisogno di bere. 
Anzi, le venne una dannata voglia di scolarsi tutto l'alcohol presente in casa e andarsene a dormire dimenticandosi per un po' la situazione di merda in cui si trovava. 
Alla fine optó di prendere solo una bottiglia di Whisky, ma mentre lei lo teneva per il collo un'altra mano, più grossa ma curata afferrò il resto della bottiglia. Kevin si era silenziosamente alzato e le si era fatto vicino per fermarla e quello era l'unico modo per farlo senza toccarla. 
- Molla la bottiglia
- Lo pensavo davvero Jessi - affermò Kevin ottenendo la sua attenzione - Lo voglio ancora e non smetterò di volere che tu faccia le tue scelte. È vero che io non posso più controllarti - disse togliendole la bottiglia dalle mani. 
La mise via, ma lo spazio fra loro non aumentò perché entrambi non riuscivano, non volevano allontanarsi, chi per un motivo, chi per un altro.
- Ma non ho mentito quando dicevo che voglio che tu faccia le tue scelte. Dai, guardati attorno - disse allargando le braccia - tu sei entrata in questa casa di tua spontanea volontà, hai deciso di rimanere con me di tua spontanea volontà. Non lo vedi? - chiese donandole un dolce sorriso - Le tue scelte ci hanno portato qui, in questo momento, insieme e io sono così felice. Sono felice perché non ti sto costringendo a volere tutto questo - e fece per alzare una mano per sfiorarle il volto ma riuscì ad interrompere l'impulso appena in tempo rimanendo con la mano a mezz'aria e ancora troppo, tremendamente, vicini - Sono felice perché sei tu a volerlo Jessica - mormorò dolce e caldo, con un tono di voce che avrebbe fatto sciogliere chiunque ma non lei, non il suo cuore. Il suo cuore non batteva più per nessuno, era ricoperto da spessi muri di cemento armato e non avrebbero di certo cominciato a cedere ora, non con lui. E sfortunatamente non poté dare colpa all'alcohol per quello che vide negli occhi troppo vicini dell'uomo, era perfettamente sobria in quel momento quindi non seppe come giustificare i suoi pensieri quando sprofondó nei suoi occhi scuri ed ammaliatori. Erano disgustosamente dolci e una parte di lei era conscia del fatto che molto probabilmente lui stesse provando a manipolarla ma fu sicura di aver scorto qualcosa anche. Qualcosa di infantile, puro quasi. Vide un bambino alla ricerca disperata di amore ed affatto all'interno di un corpo troppo cresciuto e questo, improvvisamente le bastò. Questa era la prova che cercava. Era un azzardo e lo sapeva, era tutta un'enorme scommessa che poteva finire solo bene o molto molto male ma quello che vide le bastò per ravvivare la piccola fiammella di speranza che le era rimasta. 
Dopo questa constatazione si accorse che non gli aveva risposto, non aveva spiccicato parola. Si limitò soltanto ad osservarlo accorgendosi solo in quel momento di quanto fossero vicini, troppo vicini, oltre il limite massimo consentito tanto che poteva sentire il fiato dell'uomo mischiarsi al suo, e immagini che si ostinava di dimenticare le ritornarono alla mente come un monito di quando era sotto il suo controllo. Lo guardò un ultima volta facendosi forza per allontanarsi, era tentata anche di picchiarlo solo per smorzare quell'atmosfera surreale ma non lo fece. Si limitò soltanto a fare un passo indietro e un altro ancora fino a raggirarlo senza dire niente e salire le scale senza più voltarsi. Voleva solo chiudersi in camera e non uscirne più. 
Killgrave era soddisfatto invece, era riuscito ad avere l'ultima parola per una volta e così gongolando si riaggiustó il colletto della camicia prima di ritornare sul divano, la partita ormai quasi finita e non più tra i suoi interessi principali. Continuò a sorridere e fantasticare per un po' finché non decise che era ora di andare a dormire. Come le scorsa sera appuró che Jess aveva di nuovo chiuso a chiave la sua porta così che lui non potesse entrare, non che non volesse certo ma lui non lo avrebbe fatto comunque. Agognava il giorno in cui lei stessa gli avrebbe chiesto di entrare e non voleva rovinare tutto prima del tempo. Così sempre sorridente e un po' divertito se ne tornò in camera sua a dormire sperando di averla a fianco almeno nei suoi sogni. Giusto poco prima di addormentarsi si accorse che Jess non aveva ancora risposto alla sua domanda, ovvero cosa avesse fatto per tutto il giorno ma si addormentò definitivamente prima di pensarci ulteriormente.

La mattina dopo si svegliò presto e molto felice preparandosi con cura pronto per affrontare anche quella giornata. Visto che era quasi giugno optó per il solito completo elegante ma senza la giacca, così che non sudasse, anche se sapeva di resistere molto bene al caldo. Scese le scale già pronto ad impartire ordini così che quando sarebbe scesa la sua amata avesse trovato già pronta una bella colazione ad attenderla ma si stupì invece di non trovare nessuno in casa. Stava già progettando chissà quali atroci punizioni per impartirli poi a tutti loro ma si fermò non appena vide la sua Jessica in piedi in cucina con addosso un sudicio grembiule a quadri rosso e bianco intenta a preparare la colazione. Si fissò a guardarla dalla soglia, lei non se ne accorse nemmeno tanto era concentrata, così lui si diede un piccolo pizzicotto sulla mano per capire se stesse ancora sognando. 
Dolore
Appurato che non stesse sognando cominciò ad analizzare la situazione per agire di conseguenza. Innanzitutto notò con piacere che non provava al momento nessun sentimento negativo, anzi era tutta concentrata a mischiare qualcosa di non bene identificato in una ciotola mentre controllava che non si bruciassero i toast. Poi per solo un attimo gli sembrò di aver intravisto delle occhiaie sul suo bel viso, inoltre notando come andasse la macchinetta del caffè mentre ce ne era ancora metà nella tazza che stava bevendo, avvaloró la sua teoria che avesse dormito poco o niente. Al solo pensiero inarcó un sopracciglio curioso di sapere se fosse stato lui a farla rimanere sveglia tutta la notte. Chissà magari è di buon umore per aver pensato a me, provó ad illudersi. 
Infine notò il suo abbigliamento, soprattutto quando si era girata dandogli le spalle per allungarsi a prendere qualcosa su una credenza. Non era vestita come al solito. Ok che era quasi giugno ma stare solo in canotta e con dei pantaloncini che le fasciavano alla perfezione il suo bel culo sodo erano un delitto per il suo autocontrollo già fortemente provato. 
In un attimo, gli saltarono alla mente ricordi molto appaganti di loro due insieme, nudi, fortemente a contatto ma quella dei suoi ricordi non era la vera Jessica. Quella che manipolava era docile e gentile a letto, la vera Jess invece è una dominatrice difficile da spezzare. Per un attimo si chiese come fosse a letto immaginandosi mille e mille scenari di loro due, nel futuro, insieme e si perse fra quelle immagini peccaminose. 
- Quando hai finito di immaginare porcate vieni qui ad aiutarmi - lo riportò coi piedi per terra Jess. 
A quanto pare sono stato scoperto, pensò sghignazzando. 
- Se sapevi che immaginavo porcate vuol dire che lo facevi anche tu - rispose entrando nella stanza e beccandosi un'occhiataccia dalla detective in grembiule. Per un attimo si chiese se ci fosse il rischio che un giorno lo uccidesse con una frusta da cucina, o magari un mattarello. Sorrise divertito immaginando Jess che lo rincorre con un mestolo in mano pronto a colpirlo. 
- No, è che guardandoti ho sempre l'impressione che immagini porcate
- Beh se sto guardando te, temo sia inevitabile mia cara - disse facendole l'occhiolino. 
- Tze - e si girò per controllare i toast. 
- Allora - disse guardandosi attorno - mi vuoi dire che fine hai fatto fare alla mia servitù? - chiese molto curioso, mettendosi le mani in tasca. 
- Ho pensato molto stanotte - rispose invece la mora ignorando bellamente la sua domanda. 
A Kevin gli tremó un sopracciglio per il nervoso senza accorgersene, ma stette comunque al gioco. 
- A cosa pensavi Jessica? 
- Oltre a come volerti uccidere - disse facendogli scappare uno sbuffo divertito - Ho pensato a come iniziare questa....cosa
A Kevin gli brillarono gli occhi per un attimo
- Ovvero? - chiese impaziente, sempre sorridendo. 
Jessica spense la macchinetta del caffè, il tostapane e i fornelli e cominciò a distribuire tutto sui piatti. 
- Pensavo di partire per gradi - disse prendendo tutti i piatti e portandoli nel tavolo fuori in giardino per mangiare. Kevin la seguì aiutandola a portare le cose, chiedendosi ancora una volta dove diamine fossero i suoi dipendenti. 
Dopo aver apparecchiato e sistemato tutto, si sedettero né troppo vicini né troppo lontani e Jess riprese a parlare mentre si metteva un po' di uova strapazzate nel suo piatto. 
- Da quel che ho visto, hai avuto un'infanzia di merda che non si augurerebbe a nessuno. Neanche a te, per quanto tu sia....tu - rivelò stupendo non poco l'incantatore che si stava tagliando un pezzo di bacon. 
- Perciò dobbiamo partire dall'inizio. E per farlo - disse finendo di masticare una fragola - dovrai imparare a fare a meno dei tuoi poteri - e qui Kevin la guardò come se le fosse sbucata una seconda testa. 
- Jessi, lo sai che è un controsenso quello che hai detto vero? Vuoi che usi il mio potere per il bene ma dici che devo imparare a non usarlo. Non ha senso
- È esattamente quello che ho detto, bravo bambino - lo prese in giro, finendo di mangiare il suo pezzo di dolce. 
- Jessica
- Senti - lo interruppe facendo cozzare la forchetta col piatto - Tu sai usare perfettamente il tuo cazzo di potere, non ci vuole un genio per capire come funziona e io non sono qui per insegnarti ad usarlo - disse riprendendo a mangiare come l'altro. 
Dopo un attimo di silenzio riprese a parlare 
- Stanotte fra le varie cose, pensavo al prima. Al prima di tutto questo, del mio incidente e dei tuoi esperimenti. Prima che avessimo i poteri eravamo pressoché normali e così stavo pensando come sarebbe stata la mia vita senza poteri e irrimediabilmente ho pensato anche alla tua. Pensandoci, a te nessuno ha insegnato nulla
- Grazie per la precisazione - rispose sarcastico. 
- Intendo che tu sei cresciuto usando soltanto i tuoi cazzo di poteri per ottenere tutto quello che volevi e lo fai ancora
- Jessica arriva al punto. Sto iniziando a stancarmi di provare a seguire quello che dici
- Il punto è - precisó guardandolo storto - che tu, senza i tuoi poteri non sei nulla
Tutto si raggeló attorno a loro, gli uccellini neanche più cinguettavano. 
Killgrave era....indeciso sul da farsi. Non smise di fissarla neanche per un secondo ripetendosi nella mente quella frase come un mantra. C'era qualcosa che non gli tornava. Non capiva perché lo avesse colpito tanto una frase così innocua. Jessica gli aveva detto e fatto molto di peggio ma ciò nonostante non si era mai sentito così. Assottiglió lo sguardo scrutandola attentamente, allungandosi addirittura sul bordo del tavolo poggiandoci entrambi i gomiti, il mento poggiato sulle dita intrecciate. Stava analizzando le informazioni. Si ripeté la frase per l'ennesima volta e notò che lei non aveva usato nessun tono particolare, né rabbioso, né derisorio. Non ha usato un tono di scherno o sarcastico, ma un tono neutrale, come una semplice constatazione, un dato di fatto. Rielaboró il fatto che l'aveva pensato per tutta la notte, si guardò brevemente attorno completamente privo di personale, lei che voleva il suo aiuto in casa e infine le sue parole. D'improvviso ebbe come un'illuminazione. Gli si sgranarono gli occhi e aprì leggermente la bocca per lo stupore. Non ci poteva credere. Possibile che....? 
Recuperó tutti i pezzi e questi mano a mano si incastravano tutti alla perfezione formando un'unica parola, una che non pensava di poter scorgere così presto. 
La fissò con tanto d'occhi e questa deve aver intuito che aveva compreso perché alzò gli al cielo sbuffando, nascondendosi dietro la sua terza tazza di caffè. 
- Jessica....tu....
- È solo una prova 
- Il personale assente.... 
- Ho detto a tutti che è il loro giorno libero e di tornare domani, ordini tuoi. Cazzo però, anche senza il tuo potere gli ho fatto fare quello che volevo solo nominando il tuo nome
- Jessica
- Cioè, che cose orribili gli hai fatto fare per 
- Jessica - la interruppe definitivamente - luce della mia vita, questo è il tuo modo contorto per dirmi che ti preoccupi per me? 
A quelle parole, la detective lo guardò in silenzio per un momento che parve infinito, soprattutto per lui. 
- No - rispose infine secca distogliendo lo sguardo e finendo di mangiare. 
Kevin invece non le tolse mai gli occhi di dosso, troppo felice per aver avuto la meglio. Gongolava come un bambino il giorno di Natale, la sua dolce Jessi si stava finalmente aprendo con lui, gli aveva praticamente confessato di tenere a lui, anche se era scritto in caratteri minuscoli fra le righe. E quello dopo solo quattro giorni insieme senza alcun tipo di controllo mentale o fisico che sia. 
Si diede mentalmente del genio e finì di mangiare la sua colazione con un sorriso che non accennava minimamente a diminuire.

   
 
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