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Autore: Duncneyforever    25/05/2020    1 recensioni
{Seguito di " Canone inverso - Behind enemy lines "}
Tratto dal testo:
Lui si china verso di me, dolce, fragile quasi, lasciandomi un candido bacio sulla fronte. " Se ti avessi persa, non sarebbero bastate le urla di mia madre, il dolore di mio fratello o il richiamo della patria a dissuadermi dal raggiungerti... "
~
" Questo non devi dirlo mai. " Dopo aver rizzato la schiena, lo rimiro con gli stessi suoi occhi tersi, scossa dal magone. " Perché morirei due volte se scoprissi di aver ucciso te. "
Genere: Drammatico, Guerra, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Incompiuta, Tematiche delicate | Contesto: Guerre mondiali, Novecento/Dittature
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I due aprono la porta di scatto, scioccati dal ritrovamento pietoso. Sono così disperata, che nemmeno i loro contorni mi appaiono nitidi, ma riesco ad intuire quale espressione abbiano in volto dal tono della voce, rotto, col quale tentano di spiegarsi. 

- È vero? - Il loro esitare mi fa alterare ancora di più; mi rivolgo verso la mia destra, dove avevo sentito arrivare la voce di Reiner e urlo la medesima domanda, come impazzita. Mi asciugo furiosamente le lacrime per poterlo guardare in volto, dritto in quella maschera che avevo baciato e amato. - Sei sempre stato tu...- mormoro, distrutta dal suo silenzio eloquente. - Io te l'ho fatto accogliere, andavo a lamentarmi con te della sua infelicità, quando alla fonte dei suoi problemi e delle sue disgrazie c'eri proprio tu. Ma come hai potuto... come! - 

- Piccola, ti posso spiegare... - Mette subito le mani avanti in sua discolpa, ma non voglio sentire ragioni. 

Ha confermato, Dio, ogni singola parola era vera... 

Pur nel dolore, riesce ad intercettare gli occhi di coloro che, non sapendo di essere ascoltati, hanno rovinato la nostra relazione e, di conseguenza, la mia vita. 

Ma la rabbia si dissolve presto nell'accorgersi di quali occhi abbia io in questo momento, ricolmi di odio, al pari dei suoi nel rivolgersi a loro. Cerca di avvicinarsi, di chiarire, come se ancora ci fosse qualcosa da chiarire! fin quando un grido, violento, che ho spinto su a costo di infiammarmi la gola, lo ha costretto ad arretrare. 

- Non mi toccare cazzo! - Lui, infatti, era riuscito a sfiorarmi il braccio, in un tempo così breve a cui, se solo non fossi stata in collera con lui, nemmeno avrei dato peso. Ora no, ora le sua mani mi ripugnano, perché so che sono quelle di un bugiardo, ipocrita e di un assassino. Sono come quelle di Rüdiger. - Che cosa ti ha fatto? Ripetilo! - Isaac è innocente in tutto questo, tuttavia, ciò che fuoriesce dalla mia bocca ora non è che un sputo sanguigno e velenoso. 

L'ufficiale al suo fianco scuote la testa, tradendo il sentimento che mi è più odioso in queste circostanze: la pietà. 

Lui mi ha umiliata, proprio lui che avrebbe voluto e dovuto proteggermi. 

- Ho dovuto farlo. Tu non avresti mai capito... non puoi capire. - Risponde, facendo così ricadere la colpa su qualcun altro o, forse sulla sua stessa ideologia, meno che a sé stesso. 

- Cosa c'è da capire? Avresti dovuto provare a "spiegarti" prima, non ti pare?! Avevi una scelta ed hai scelto, di tua spontanea volontà, di mentirmi! - 

- Tu non mi avresti mai voluto! Io ti amo, Sara... era vero, ciò che provo per te è reale. Ho avuto paura di perderti. - Rido, una risata amara, spezzata dai singhiozzi, che avrebbe voluto essere di scherno e che, invece, racchiude la mia delusione, la pena che ho di me stessa. 

- E tu, tu non dici niente? - Sac non sapendo cosa dire, né cosa fare, né tantomeno dove guardare, si rifugia nel mutismo più assoluto, affidandosi al tedesco che gli è complice. 

- Allora parlerò io per te. Perché lo hai fatto? - Il carnefice, la vittima, l'altro, tutti e tre i volti, cinerei, per diverse ragioni. Uno spettacolo inquietate, che tradisce un circolo vizioso di omertà e segreti inconfessabili. 

- Non penserai che a me lui... che mi piacciano gli uomini. - Reiner, indignato dall'unica accusa che non gli ho mosso, replica con un'incredulità che non tollero. Isaac storce la bocca, maledicendolo a denti stretti, ricordando forse il momento in cui è stato violato. 

Non mi resta che fissare l'ufficiale, i cui occhi azzurri, quasi violacei mi rivelano le sue, di inclinazioni. 

- Non è questo il fottuto problema! Sarebbe stato meglio, mille volte meglio se lo avessi fatto per sfogare un istinto represso, piuttosto che... perché lo hai fatto! Come hai potuto umiliarti fino a questo punto e perché? Per un gioco perverso?! Dimmelo tu, perché non lo capisco! E credo che anche qualcun altro sarebbe interessato qui, o no? - Una fitta dolorosa mi ha pervaso il petto e lo stomaco, messo in subbuglio da un orrore inconcepibile. Mi lascerei morire, se questo comportasse la fine di tanta inutile sofferenza. 

- Per me non significava niente. Non me ne vergognavo, perché non l'ho mai percepito come una persona. È stato come insinuarmi in un giocattolo... non ho provato niente. Volevo che lui soffrisse, perché si rifiutava di arrendersi; io solo l'ho fatto prostrare dinnanzi a me. Lo ritengo un aborto; un Untermesch con delle doti speciali non dovrebbe esistere; va contro tutto ciò per cui abbiamo messo in moto questa macchina... Lo sterminio non è attuabile, se chi dovrebbe contribuirvi si facesse intenerire da qualche nota melensa. - Finisco con la schiena contro il muro, sbigottita dal suo ragionamento. 

No, non può essere... mi sono innamorata di un tale mostro, senza neppure averne il sospetto. Che cosa mi è successo? Il sentimento mi ha del tutto irretita, mi ha fatta ammalare... 

Ricerco gli occhi di Isaac, freddi e bui come la morte. 

Quell'alito di vita, in lui, sembra essersi rarefatto in contiguità con la putredine più nera, fuoriuscita dall'anima di Reiner. 

L'altro, a cui il riccio probabilmente piace (e non solo in senso platonico), è trasalito, impotente dinnanzi alla paura di quali potrebbero essere le conseguenze se si esponesse troppo. Vorrebbe farlo però; lo ucciderebbe con le sue stesse mani, se potesse. 

- È successo prima di incontrare te. Io non l'ho più toccato, te lo giuro. Non ho più infierito su nessuno di loro. - 

- Sei un mostro - statuisco, graffiandomi la pelle in modo selvaggio, decisa a volermi strappare di dosso il suo odore. 

- Ferma - mi implora, tenendomi ferme le braccia con la forza. - L'ho taciuto per amore, non sarebbe mai venuto alla luce se non fosse stato per quei... - dal tono lamentoso, elegiaco è passato ad un ringhio, che ha dovuto smorzare per non distrarsi dal suo obiettivo principale. 

- Lasciami - scatto, scatenando tutta la mia furia su di lui, adesso che ce l'ho a tiro. - Ti ho detto di lasciarmi! - Affondo il ginocchio proprio lì, dove ad un uomo fa più male e lui, tra gli spasmi, sopporta, pregandomi di ascoltarlo. - Mi fai schifo. Vorrei che tu morissi. - Sibilo, mortalmente seria, tanto da indurlo a liberarmi. Le fessure azzurrine della maschera lacrimano davanti alla mia indifferenza, riflesso dell'amore che io, per lui, non provo più. 

Di nuovo Isaac abbassa lo sguardo, questa volta, per esprimere tutt'altro sentimento: dispiacere. Ha ammirato il frutto dei suoi innumerevoli quanto taciuti tentativi di mettermi in guardia, ma esso è un frutto amaro, bagnato del mio pianto che sa di innocenza perduta e di sogni infranti brutalmente contro una scogliera rocciosa. 

Siamo uguali adesso; non abbiamo niente e, ciò che avevamo, ci è stato portato via. Eppure lui sembra rimpiangere di aver trattenuto dentro di sé quel segreto, di averlo fatto scorrere in un flusso di pensieri, senza appurarsi nemmeno che non ci fosse nessuno, oltre al tedesco, a sentire i suoi lamenti. 

- Ti prego, chiedimi ciò che vuoi... ti darò tutto quello che desideri. - Reiner è quasi irriconoscibile; si abbassa a questo livello abbietto, alla corruzione vera e propria, ormai privo di ogni appiglio che possa favorire la sua risalita verso il mio cuore. 

- Voglio vedere Zeno. Accompagnami nei pressi della Kommandantur, dopodiché sparisci. E non ti azzardare a fargli del male, Reiner. È colpa tua, di nessun altro. - Mi sfilo l'anello dall'anulare, infilandoglielo malamente nella tasca della divisa, insieme alla croce di ferro. Li ho gettati, perché non voglio più avere nessun ricordo di lui, nemmeno un oggetto che possa riportarmi alla sua immagine. 

Deve partire per Buchenwald e non deve tornare più. 

Io non ho bisogno di lui.

Sulla soglia della porta mi volto: il tedesco, che aveva spinto a Sac dietro di sé, come una chioccia con il suo pulcino, si scosta appena, permettendogli di vedermi. 

Siamo le creature di Reiner; gemelli diversi, l'una allattata con amore e benevolenza, l'altro nato sotto una cattiva stella, nutrito del sangue racimolato dalle sue ferite. 

Ariel, che si era affacciato dalla cucina, ha stretto lo strofinaccio al petto, addolorato. Anche lui aveva conosciuto il lato più umano di Reiner; non si aspettava che una soffiata sulla sua condotta mi avrebbe fatta precipitare nel baratro. 

Nessuno avrebbe potuto immaginarlo. 

Ogni passo al fianco del nazista, una volta usciti, pesa sulla mia coscienza, rinfacciandomi ogni volta del peccato commesso. 

- Non una parola - lo avverto, fregando le cosce l'una contro l'altra, colpevole di averlo accolto, promettendogli che sarei stata sua... che gli avrei dato un figlio. 

Rüdiger aveva ragione, non avrei mai pensato di poterlo dire, ma nel chiamarlo " ipocrita " ci aveva visto da lontano, pur senza conoscere con esattezza l'entità dei suoi crimini. Tuttavia, mi vedo obbligata ad infrangere il giuramento che avevo siglato con me stessa, quando un nuovo, torbido, particolare affiora alla mia mente. 

- In che modo sei convolto nella morte di Yonathan? - 

- Mi occupai io della selezione quel giorno. Non era capitato prima e non capitò più da allora. - Risponde, avendo ormai capito quanto fosse inutile continuare a mentirmi. 

- Lo hai mandato a morte tu - esalo, rassegnata. Chiudo gli occhi, cancellando rapidamente la ricostruzione dei fatti che macchinava in me: dalla testimonianza di Isaac, che aveva indicato la zona nei pressi del Bunker 2, fino al montaggio finale di quelle scene terribili (che, grazie alle sue memorie, ero riuscita a vivere).

- Era malato. Non sarebbe sopravvissuto una settimana - ribatte, asciutto, utilizzando poche parole per compensare la secchezza del palato e delle labbra, che si umetta in continuazione. 

- Lui avrebbe combattuto contro il tempo, la fame e la fatica per regalargli anche solo un giorno in più. L'ho letto nei suoi occhi. - 

- Non posso vivere senza di te - mi rinnova le sue promesse, che ora più che mai mi paiono quelle di un folle, vuote. 

- Sposa una donna tedesca, una nazista che approvi le tue idee e i tuoi metodi malati. - Lui mi corre dietro anche dopo che ho sbattuto la portiera, maneggiandomi come una bambola. 

- Ho sbagliato, ho sbagliato! Ma che altro avrei potuto fare, eh?! Tu mi conosci, mi ami, lo so. Sono stato tuo dal primo istante in cui ho incontrato i tuoi occhi rivoltosi; ho lottato per te, per veder comparire un sorriso sulle tue dolci labbra in mezzo a questa miseria. Sono lo stesso uomo che ha dormito con te ogni notte, che ti ha protetta, che ti ha resa felice. Noi siamo figli di Amore, che ci ha fatto incontrare nonostante le divergenze e che ci ha visti barricati in quella stanza, di nascosto, a consumare un sentimento puro, che ci è stato invidiato. Non chiedermi di lasciarti andare, perché non ne sono capace. - Il suo discorso smuove qualcosa in me, ma non ciò che lui si aspetterebbe. Non rabbia, né odio; nostalgia di quei momenti spensierati, in cui il mondo pareva rischiarato dalla luce eterna del nostro amore. Rimpianto, per essermi fatta abbindolare. 

Ricaccio indietro le lacrime, sgusciando via dalle sue braccia, sfuggendogli, come fossi stata plasmata nella nebbia. 

- Saresti dovuto restarmi lontano. Fagli aprire il cancello. - A discapito delle pressioni, ancora non si muove. - Ora! - 

Non mi volto indietro mentre mi addentro in caserma, ormai al sicuro, e senza l'aiuto della sua croce. Picchio alla porta della stanza, sapendo di potervi ritrovare Zohan, in base al suo orario di "lavoro". 

- Wer fick... oddei, ma che ti è successo? - Domanda, raccogliendomi dal pavimento sul quale mi ero afflosciata. 

- Oh Zeno, ho scoperto una cosa orribile - sussurro, sfogandomi contro la sua giacca. - Reiner, lui... - 

- Aspetta, vieni dentro. - Mi dice, mettendomi un braccio attorno alle spalle per sostenermi. 

Gli racconto tutto, per filo e per segno, stendendomi sulle sue gambe. Singhiozzo, artigliando il tessuto dei pantaloni. Zohan, comprensivo, fa scorrere le dita tra i miei capelli, propenso a lasciarmi sfogare. 

- Povera stella... hai preso un'altra cantonata! Sembra quasi che la feccia ti corra incontro. Non mi sono mai fidato di lui; ho sempre creduto che non fosse degno di te. Non devi sentirti in colpa per quel ragazzo, tu che ne potevi sapere? - 

- Io dovevo prevederlo... era così chiaro! Così chiaro! Isaac ha sbagliato; non è lui che mi ha traviata, sono io che mi sono lasciata traviare. - 

- Non così chiaro evidentemente. Non per niente è un colonnello delle SS. - Lui, più di chiunque altro, sa cosa si prova ad essere soli al mondo e, proprio questa sua sensibilità verso questa condizione autoimposta, mi fa sentire meno sola. 

I miei genitori, perlomeno, sono vivi e vegeti, sebbene io non li possa più vedere. E conoscevo Friederick da relativamente poco, rispetto a lui che ci aveva condiviso la prigionia, ancor prima di poterlo ritrovare qui. 

- Che cosa faccio adesso? Io mi ero affidata a lui... - 

- Non lo so, piccola. Potresti trasferirti qui da me, dormire nel letto di Fried. Tutto andrà bene. - Le lenzuola sono ancora sfatte, tali e quali all’ultimo giorno in cui l’ho visto. Ogni più piccola piega richiama un eterno ritorno, come se lui fosse qui con noi e fossimo noi a non riuscire a incrociarlo, a causa della fuggevolezza del suo spirito. 

Ora sì, ora si può davvero parlare di "spirito".

Mi tuffo tra quelle coperte, inalando il loro odore neutro, che pian piano inizia ad arricchirsi nella mia mente, a profumarsi di colonia e shampoo al limone. Riaffiorano occhi azzurri sporcati da minuscole pagliuzze nere ed il volto di un uomo appena sbocciato, imberbe, che non diverrà mai adulto. 

Avevo dimenticato cosa si provasse a non averti più accanto. 

Perdonami, Fried. 

 

 

 

 

Angolo autrice: 

Allora, in questo capitolo si ha una panoramica complessiva di ciò che è accaduto, con la separazione tra Sara e Reiner e la ricomparsa di Zohan. Sconvolti/e dalla piega degli eventi, o ve lo aspettavate? Accetto opinioni a riguardo ahah 

 

 

  
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