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Autore: SaraFantasy98    26/05/2020    0 recensioni
Tra gli alberi secolari della Foresta di Boundary, che tutti nel piccolo villaggio omonimo temono, è custodito un segreto.
Un segreto capace di rubare il cuore e i sogni a chiunque arrivi a scoprirlo, un segreto che è lì da sempre, ma che nel corso dei millenni è stato protetto a dovere: nessuno infatti lo conosce, almeno in questo mondo.
Emma e Jeremy, due gemelli rimasti orfani pochi mesi dopo la nascita, vengono inconsapevolmente attirati verso quel luogo tanto affascinante quanto misterioso. Ciò che ancora non sanno è che la foresta, assieme a ciò che contiene, potrebbe finalmente svelare l'enigma che da sempre circonda la storia della loro nascita, la vera storia dei loro genitori. Storia a cui entrambi cadranno dentro, inesorabilmente.
Genere: Fantasy, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Jeremy
 
L'atmosfera è tesa, molto.
È da un po' che siamo in cammino ormai e i miei due compagni di viaggio non si sono mai neppure rivolti una parola; entrambi continuano ad avanzare immersi in un imbarazzante silenzio, cercando di evitare ogni possibile contatto visivo tra loro.
Io ho provato a fare conversazione ora con l'uno ora con l'altra, ma dal momento che ricevevo solo monosillabi come risposta a qualunque domanda ho smesso di provarci.
Mi dispiace davvero tanto per quello che sta passando Emma, questo non le ci voleva proprio; come me ha già abbastanza problemi da affrontare senza che ci si metta di mezzo anche il cuore. Spero soltanto che riuscirà a farsi passare presto la cotta fulminante che le sta togliendo il sonno: prima succederà e prima si sentirà meglio.
Per quanto riguarda Axel, devo dire che la mia prima impressione su di lui si è rivelata sbagliata: si vede che è una brava persona e che non meritava le mie parole taglienti; i miei genitori poi si fidavano di lui e per me questo vuol dire tanto.
Inoltre, dopo aver scoperto che la mia gemella è una Notturna, non posso di certo mettere in dubbio ciò che lui ci ha detto: la Gente della Notte non è intrinsecamente cattiva; Emma infatti non è cattiva, è la persona migliore che conosca. Non mi servono altre prove.
Se la situazione fosse diversa, se il destino non si fosse messo in mezzo, sarei stato contento che tra lui ed Emma fosse nato qualcosa, mi sembra il ragazzo giusto per lei, ma purtroppo le cose stanno così e non si possono cambiare.
In ogni caso questa camminata imbarazzante ha il suo lato positivo: il poter esplorare un po' meglio questo mondo. Per raggiungere la Città della Notte dal punto in cui ci trovavamo abbiamo attraversato foreste rigogliose, costeggiato il fiumiciattolo che scende dalle montagne alte e grigie che si vedono all'orizzonte, ancora ricoperte di ghiaccio, seguito il sentiero che si snoda attraverso dolci colline sgombre di alberi, erbose e piene di fiori.
È tutto così dannatamente bello qui che non posso fare a meno di provare ancora una volta rabbia e profondo odio nei confronti di Altair, quel mostro che oltre ad avermi strappato mamma e papà ha rubato anche a questo luogo la possibilità di poter risplendere sotto i raggi del sole, la possibilità per la gente di correre serena attraverso questi prati con il cielo azzurro sopra la testa e il vento tra i capelli.
Adesso invece tutta questa bellezza è immersa in un'atmosfera plumbea, grigia, fredda e malinconica, tutto è immobile ed estremamente silenzioso, serio, per nulla gioioso.
Ma noi possiamo far cambiare le cose adesso, possiamo far tornare ad essere questo mondo quello meraviglioso e spensierato che rubò il cuore a mia madre, quello dove vivere sereni senza tutte le storture del mondo nel quale sono cresciuto, quel mondo dove regna soltanto il profitto e in nome di esso si compiono le barbarie più atroci sia contro il prossimo sia contro il pianeta, dove se non produci denaro sei solo una mosca da schiacciare, dove c'è sempre più asfalto e sempre meno aria buona, dove la tecnologia sta alienando dalla vita vera sempre più persone, dove il ritmo della vita è accelerato a dismisura.
Dobbiamo solo cercare e trovare tra le carte di Deneb la formula che scioglierà l'incantesimo che tiene quiescenti i poteri miei e di mia sorella, così il potere del giorno e il potere della notte si manifesteranno ancora all'interno di questo mondo facendo ripartire il tempo: come ci ha spiegato Axel, fungeremo noi stessi da Nuclei.
In seguito dovremo ricreare i due Nuclei originari a partire dai due elementi dentro di noi, altrimenti alla nostra morte tutto tornerebbe ad essere così come è adesso, ma a questo penseremo più avanti.
Improvvisamente, alzando ancora una volta lo sguardo per contemplare il paesaggio collinare attorno a me, vengo preso dall'angoscia nel momento in cui un pensiero si fa strada tra gli altri con impeto maggiore:
«Axel, le guardie di Anthemis ci stanno cercando, non è poco prudente stare così allo scoperto?» chiedo immobilizzandomi e guardandomi attorno nervosamente.
Ci troviamo in uno spazio completamente aperto, senza alcun tipo di riparo; attorno a noi ci sono solo basse colline tondeggianti ed erbose: la foresta l'abbiamo lasciata indietro un bel po' di tempo fa ormai e all'orizzonte si scorgono solamente le montagne ormai vicinissime. Unico punto di riferimento è il sentierino sotto ai nostri piedi.
«Questa è la via più rapida, ci avremmo impiegato molto più tempo a passare per la foresta. Le guardie di Komorebi non sono così numerose, sarebbe una casualità troppo grande che alcune venissero a setacciare questa zona proprio in questo momento», mi risponde il Notturno senza fermarsi.
«Speriamo bene...» borbotto ricominciando a camminare.
«Non preoccuparti, Axel sa quello che fa», tenta di rincuorarmi Emma sorridendomi debolmente.
«Rilassati Jeremy, fra un paio d'ore al massimo saremo a Yakamoz», interviene il diretto interessato, il viso decisamente più arrossato del solito.
"Ok, la situazione è più grave di quanto penassi tra questi due..." penso alzando gli occhi al cielo.
Nel frattempo siamo giunti sulla cima dell'ennesima collinetta: le montagne incombono vicinissime su di noi, giganti e ghiacciate; da qui finalmente posso vedere in lontananza il punto in cui il terreno torna pianeggiante e si tuffa nuovamente nella foresta. Poco oltre si vedono emergere dagli alberi le sommità di alte torri di pietra.
«Quella è....» dice emozionata la mia gemella.
«Sì Emma, quella è Yakamoz», le risponde Axel mentre un sorriso nostalgico si apre sul suo viso.
«Bene, muoviamoci!» esclamo io ricominciando a camminare e superandoli, interrompendo così la loro contemplazione del primo scorcio della Città della Notte.
"Komorebi deve essere di certo più bella!" penso ridacchiando tra me e me.
 
***
 
Una volta raggiunta la foresta che avevamo scorto dalla collina, un paio d'ore più tardi, vi ci immergiamo con prudenza per evitare di finire in qualche agguato: temiamo infatti la possibilità che le guardie di Anthemis ci stiano aspettando proprio ai confini della Città della Notte. Fortunatamente non c'è nessuno qui per noi.
Una volta oltrepassata la prima fila di tigli, mi accorgo subito che questo pezzo di foresta deve essere per la città un luogo dove svagarsi e incontrarsi, una sorta di parco: sentieri di terra battuta si diramano ordinatamente in tutte le direzioni, panchine di legno sono disposte un po' ovunque, lungo le stradine o in cerchio in qualche radura naturale circondata da aiuole fiorite.
Alcuni fiumiciattoli percorrono la zona zigzagando in tutte le direzioni: quando uno dei sentieri inciampa in uno di essi, un grazioso ponticello ricurvo di legno e ferro battuto permette di non interrompere il percorso.
Ciò che maggiormente cattura l'attenzione sono però le centinaia di lanterne che pendono dai rami sopra di noi, ognuna contenente una fiammella che rischiara la penombra perpetua in cui il tutto qui è immerso, talmente tante che non si riesce a scorgere il punto della foresta in cui esse si interrompono. Sembrano quasi stelle scese sotto alle chiome degli alberi come omaggio alla Gente della Notte.
«Alhena si ostina a tenerle accese», dice Axel osservando le centinaia di luci che sembrano fluttuare nell'aria sopra alle nostre teste.
«Effettivamente non servirebbero, si vedrebbe bene lo stesso, però sono molto belle. Regalano un po' di conforto secondo me», dice Emma con il viso ancora rivolto verso l'alto e il riflesso dei fuochi negli occhi verde-azzurri.
«Prima di Altair, la Gente della Notte amava ritrovarsi qui. Era bellissimo, ogni notte i sentieri si riempivano di uomini, donne, ragazzi e bambini che chiacchieravano, giocavano, ridevano e danzavano sulle note dei musicisti che sempre venivano a suonare flauti e arpe per rallegrare l'atmosfera. Tutti erano così felici allora, con i volti sereni illuminati dalla luce dorata delle lanterne...» continua il Notturno con occhi lucidi.
«E poi, quando si era stanchi del rumore e della luce, si prendeva con sé gli amici più cari e si andava sulle colline, quelle che abbiamo appena attraversato, ad ascoltare stesi nell'erba i grilli frinire e a guardare le stelle sorgere dalle sagome scure delle montagne, con solo la luce della luna a rischiare il mondo.»
«E tornerà ad essere così. Grazie a noi», affermo convinto e risoluto, toccato nel profondo da ricordi così nostalgici e pieni di magia, quella che solo la memoria di un tempo felice può lasciare addosso.
«Per riuscirci dovrete darmi retta», dice Axel tornando a guardarci.
«La formula che ci serve per togliere il blocco che impedisce ai vostri elementi di manifestarsi si trova in un cofanetto sigillato in possesso di Alhena. Dobbiamo trovarlo senza che lei sappia chi voi siete davvero.»
«Perché tanta segretezza? Se Alhena sapesse che possiamo far tornare il tempo ci aiuterebbe con gioia!» afferma Emma piuttosto perplessa.
«Lei non sa cosa contiene il cofanetto: solo Deneb, i vostri genitori, Altair ed io sapevamo», risponde Axel aggrottando le sopracciglia nere.
«Inoltre lei non ha mai potuto aprirlo, perché solo il tocco di uno di voi due può farlo. Era una misura di sicurezza presa da Deneb, così nessuno avrebbe potuto sciogliere l'incantesimo mentre eravate nel mondo di Fuori, neanche per sbaglio.»
«Perché Alhena non venne informata della situazione? In fondo era l'erede del Guardiano...» chiedo.
«Oh no, lui non ha mai avuto intenzione di nominare Alhena come erede, per quanto lei e tutta Yakamoz ne fossero convinti. Per quanto bene volesse a sua nipote, Deneb non ha mai voluto coinvolgerla in vicende troppo delicate.»
«Ma Deneb non aveva figli, chi altri avrebbe potuto nominare?» ribatto io.
«Altair...» sussurra Emma, facendomi voltare di scatto la testa verso di lei dalla sorpresa.
«Altair era figlio di Deneb», continua mia sorella.
«Hai ragione, Emma. Non ti sfugge niente», conferma il Notturno annuendo e sorridendole, facendomi sgranare gli occhi.
«Deve essere nato dalla relazione di Deneb con una Diurna, ma lui sapeva che la Gente della Notte non avrebbe mai accettato un mezzosangue come futuro Guardiano dato l'odio della Gente del Giorno contro di loro, così ha compiuto il rito su di lui appena neonato per farlo passare poi come purosangue», ipotizza Emma.
«Ha poi bloccato i poteri di Altair grazie alla catenina per abbandonarlo nei pressi di Komorebi: solo lui aveva una conoscenza magica tale da poter fare una cosa del genere, la stessa che ha ripetuto poi con me e Jeremy, anche se in forma perfezionata, senza ciondoli o scadenze. Sedici anni dopo la catenina si sarebbe tolta e sarebbe stato Altair stesso ad andare da lui, per questo quando Altair si recò da Deneb lui si offrì subito di aiutarlo e gli propose di rimanere a Yakamoz: era suo figlio, il suo erede.»
«Ma perché abbandonarlo a Komorebi? Non era sufficiente dire subito a tutti che aveva avuto un figlio da una Notturna di cui non voleva dichiarare l'identità?» domando confuso.
«Deneb naturalmente avrebbe voluto fare così, avrebbe voluto dire fin da subito che il piccolo era suo figlio,» dice Axel, «ma come hai detto tu stesso questo significava mentire sull' identità della madre, dire a tutti che fosse una Notturna. Alla madre di Altair questo non andò giù, non voleva che le fosse negata la maternità, così prese il bambino e fuggì: se lei non avrebbe potuto essere mamma, neanche Deneb sarebbe stato papà. Non poteva però di certo tornare dalla sua famiglia a Komorebi con in braccio il figlio avuto da un Notturno: con il clima che c'era all'epoca nella Città del Giorno i suoi genitori non l'avrebbero mai riaccettata in casa, così lo abbandonò ai margini della città dove lo trovò Anthemis. Deneb rivelò la verità ad Altair solo pochi giorni prima della battaglia e lui lo confidò a me e ai vostri genitori. Nessun altro lo sa.»
«Ma se Deneb voleva rivelare subito che Altair era suo figlio, perché la catenina? Perché fingere che fosse un mezzosangue se era proprio quello che voleva evitare?» chiede Emma, perplessa quanto me.
«Originariamente Deneb mise al collo di Altair quella catenina per evitare che la madre si accorgesse che il rito era stato già compito sul bambino: lei non sarebbe stata d'accordo nel negare la scelta al figlio. Per Deneb tuttavia il trucco della catenina si rivelò utilissimo quando il figlio gli venne portato via: grazie ad essa era infatti consapevole che Altair stesso un giorno sarebbe tornato da lui.»
«D'accordo, questo spiega il perché Alhena non conosca il contenuto del cofanetto,» dico cercando di tornare al punto da cui eravamo partiti, «ma non capisco ancora perché non possiamo dirle tutto noi stessi: risparmieremmo un sacco di tempo!»
«E come giustifichereste il fatto di sapere chi siete davvero?» cerca di farmi ragionare Axel.
«Diremo che ce lo hai detto tu! Lei ti conosce, giusto?» insisto.
«Appunto: di coloro che sapevano della vostra esistenza solo io e Alhena siamo sopravvissuti, dunque se voi le direte che sapete chi siete sarà ovvio ai suoi occhi che sono stato io a rivelarvelo. Il problema è che lei non si fida di me: ero amico di Altair, crede che io fossi a conoscenza dei suoi piani e che lo abbia aiutato a realizzarli. Lei mi vuole morto.»
«Ma è folle!» interviene Emma.
«Sì, ma Alhena è testarda, molto, non cambierà mai idea sul mio conto. Se sapesse che sono stato io a chiedervi di farvi dare il cofanetto penserebbe che io abbia in mente qualcosa e che voi siete miei complici. Non ve lo darebbe mai. Per questo assumerò le sembianze di un'altra persona agli occhi suoi e a quelli di tutti i Notturni, così nessuno mi riconoscerà. Solo voi due continuerete a vedermi per quello che sono davvero.»
«Intendi usare la tua magia speciale?» chiede Emma in tono canzonatorio.
«Sì, Emma. Fingerò di essere un Notturno che abita fuori città, dirò di averti trovata e di averti aiutata a liberare Jeremy. Le diremo che siete dei semplici di Fuori.»
«D'accordo, e una volta trovato il cofanetto? A quel punto come ci giustificheremo?» dice la mia gemella.
«A quel punto faremo ripartire il tempo, così Alhena avrà la prova della mia buona fede e non servirà più mentirle: le diremo tutta la verità e io verrò allo scoperto. Non potrà più dubitare di me dal momento che avrò contribuito a salvare il mondo!»
«D'accordo allora, è deciso», sentenzia Emma annuendo mentre un senso di gelo mi piomba addosso.
Le bugie hanno le gambe corte, se venissimo scoperti per noi sarebbe la fine: troppe cose potrebbero andare male in questo piano! Ma ormai l'azione è decisa e io devo adeguarmici.
«Axel, che aspetto assumerai? Credo che sia meglio saperlo per noi, così da non incepparsi nei discorsi», chiedo al Notturno.
«Lo stesso che ho assunto per entrare nel palazzo di Komorebi.»
«A Komorebi tutti ti vedevano diverso da come ti vedevamo noi?!» grida Emma indignata.
«Sì, avevo già pensato che avrei dovuto accompagnarvi a Yakamoz dopo la fuga e avevo bisogno che i conti tornassero per tutti! Se le guardie di Komorebi avessero descritto ad Alhena il mio vero aspetto lei avrebbe capito chi sono e non ci avrebbe offerto protezione!»
«E chi mi dice che anche quello che vedo io non sia una maschera? Chi mi dice che sia questo il tuo vero aspetto, Axel?! Per quanto ne so potresti avermi mentito per tutto questo tempo!»
«Emma, come puoi credere questo?! Non potrei mai farti una cosa del genere!» si difende Axel, impallidendo e guardando intensamente Emma, il viso contratto in un'espressione addolorata.
«Non lo so più, Axel... Non lo so più», sussurra Emma mentre una lacrima le sfugge dalle ciglia, facendomi stringere il cuore per lei.
«Emma...» provo a dire, ma lei volta le spalle a entrambi e si avvia in silenzio verso la Città della Notte, imboccando uno dei tanti sentieri a nostra disposizione.
   
 
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