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Autore: Soul Mancini    26/05/2020    8 recensioni
[Soulmates!AU - Slash/Steven]
“Non devi più vergognarti, non devi più nascondermi che stai male lontano da me. Per me è lo stesso” sussurro, e gli poso due dita sulle labbra. Le faccio scorrere piano: sulle guance, sulla fronte, sulle tempie, sul naso, sulle palpebre serrate, tra i capelli.
E quei gesti morbidi diventano carezze disperate e urgenti.
Sento il suo viso distendersi, scaldarsi e modellarsi sotto il mio tocco, sento il dolore abbandonarlo ancora una volta e il sollievo mi riempie il cuore.
Ah, quanto mi era mancato percorrere quei lineamenti rudi, scivolare con le dita sul viso dell’unica persona in grado di completarmi e farmi sentire a casa. Quanto mi era mancato ubriacarmi di quella bizzarra magia che io e lui riusciamo a combinare insieme.
- SESTA CLASSIFICATA al contest "Il Citazionista 3" indetto da SherylHolmes e giudicato da fantaysytrash sul forum di EFP.
Genere: Angst, Drammatico, Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Slash, Steven Adler
Note: AU, Soulmate!AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Pure love
Pure love as a painkiller


 
 
 
 
Il regolare e acuto segnale acustico proveniente dall’apparecchio per il monitoraggio cardiaco è l’unico rumore che rompe il gelido silenzio della stanza; la tenda socchiusa lascia trapassare la brillante luce del giorno, così bianca, così sbagliata. Sembra quasi volersi fare beffa di noi.
Inspiro a fondo, ma i polmoni mi si riempiono soltanto di quell’opprimente odore di malattia e disinfettante.
Non dovrei essere qui. Anzi, non dovrei essere qui per lui.
Finalmente trovo il coraggio di posare lo sguardo sull’unico letto presente nella stanza e una fitta mi attraversa il petto.
 
Sento il tuo dolore, lo percepisco come se fosse mio.
E lo faccio mio, forse in questo modo ti allevierò il peso che porti dentro.
Anche se forse non vorresti che fossi qui, ma non importa: sapevo che ne avevi bisogno e sono arrivato.
Le anime gemelle non hanno bisogno di dirsi niente, se lo sentono e basta.
 
Mi accosto al letto a piccoli passi e lo osservo. Trattenendo il fiato, cercando di non soffermarmi sulla gran quantità di fili e macchinari attaccati al suo corpo.
È bello, proprio come lo ricordavo. Le lunghe ciocche ricce fanno a pugni col bianco candido e malsano del cuscino, incorniciano il volto dai lineamenti marcati e quasi rudi, che ora hanno assunto una dolcezza nuova, tremendamente innaturale.
Sono dolci le palpebre serrate, adornate da ciglia scure e morbide che ogni tanto sembrano guizzare sotto il mio sguardo, forse nel tentativo di schiudersi.
Sono dolci le labbra piene, anch’esse serrate e distese in una posa serena. Quelle labbra che da troppi anni non sfiorano le mie.
Sono dolci le guance brunite e appena arrotondate, seppur ora appaiano così smagrite e sbiadite.
“Non è in questa situazione che speravo di rivederti, Slash” soffio, la voce mi si spezza sulle ultime parole e sento le lacrime pungermi gli occhi.
 
E cos’hai fatto in questo tempo, mentre io non ero con te?
Ti sei rovinato, ti sei fatto del male. Dicevi che era il tuo modo di goderti la vita, che invece ti ha pericolosamente avvicinato alla morte.
E io non ero a fianco a te, perché tu non mi hai voluto.
Mi hai tradito, usato, maltrattato, buttato via come uno straccio vecchio e allontanato per sempre da te, ma io non ho mai smesso di amarti.
E in fondo so che non hai mai smesso nemmeno, perché due anime che si intrecciano e si fondono non si potranno mai separare del tutto.
E ora che hai bisogno di me, eccomi.
Anche se mi hai tradito, usato, maltrattato, buttato via come uno straccio vecchio e allontanato per sempre da te, eccomi.
Perché l’unico per sempre siamo io e te.
 
Vorrei tanto afferrarlo per un braccio, scrollarlo finché non si sveglia, piangere tutta la mia disperazione, gridargli in faccia che è tutta colpa sua, che si è rovinato con le sue stesse mani e io non riesco a sopportare di vederlo in questa situazione.
Ma non lo faccio. Semplicemente mi siedo sul bordo del letto e continuo a scrutarlo con una voragine all’altezza del cuore.
Più mi avvicino a lui e il suo calore mi accarezza la pelle, più il suo dolore si fa strada in me.
O forse questo dolore è mio e solo ora mi rendo conto di quanto sia violento.
Sento il polso bruciare appena e d’istinto mi porto due polpastrelli a tastare quel punto sensibile, in cui risiede un tatuaggio che è nato con me.
Quel tredici che è sempre stato nero e che, quando ho incontrato Slash, si è tinto di rosso e ha cominciato a bruciare. Quel tredici che scotta anche sul suo polso quando siamo insieme.
E i miei occhi iniziano a pizzicare insieme a lui, perché da troppo tempo non avvertivo questa sensazione.
“Non dovevi ridurti così, Slash. Sai benissimo che non potrei mai vivere senza di te.”
 
Hai sempre detto di voler fare le cose a modo tuo. Così testardo, così ostinato, così libero.
Ti sei ubriacato troppe volte, a modo tuo.
Ti sei ferito la pelle con troppi aghi, a modo tuo.
E quando tutti ti dicevano che stavi esagerando e che ne andava della tua salute, tu non li hai ascoltati.
Oh, ti conosco così bene! Non avresti mai fatto niente che gli altri ti suggerissero, perché tu sei fatto a modo tuo e non accetti ordini da nessuno. Mai.
Quasi mai.
Però ti sei piegato al volere altrui quando si trattava della mia sorte. Nel momento in cui tutti erano contro di me, tu ti sei accodato al resto del mondo e mi hai spinto via.
Mai avresti preso le mie parti, mai avresti lottato per me. Mentre tutto il mondo mi seppelliva e mi calpestava, tu sei rimasto in un angolo a guardare, senza muovere un dito.
Ma io non sono come te, non ce la faccio. Io sono quello debole, quello stupido.
Non ti abbandonerò, non ti lascerò combattere questa battaglia da solo.
Se dobbiamo rovinarci, lo faremo in due.
 
All’improvviso so esattamente ciò che devo fare, me lo suggerisce qualcosa di più profondo. È qualcosa che proviene dall’anima.
Poso la mia mano sulla sua, inerte e abbandonata sul materasso, e una scossa elettrica mi invade il corpo.
Come se fosse la prima volta.
Gli carezzo piano la pelle, la trovo tiepida sotto i polpastrelli. Ancora così morbida, così piena di vita nonostante tutto, percorsa da un pigro tepore.
E se Slash non avesse più calore dentro sé, gli donerei il mio. E se non avesse più vita, gli donerei la mia.
La percepisco, quella sottile magia che si instaura ogni volta: lo sento star meglio, soffrire di meno, e all’improvviso tutto il suo dolore scompare sotto le mie dita, si dissolve.
Come durante il nostro primo incontro, quando mi soccorse dopo una brutta caduta e i nostri corpi a contatto furono necessari a scacciare il dolore e curare le mie ferite.
Lascio andare la sua mano e, malgrado il suo stato di incoscienza, i lineamenti del suo volto si contraggono in una smorfia di dolore e disappunto.
Sento le lacrime pungere agli angoli degli occhi e contemporaneamente un sorriso mi compare sulle labbra. Lo so, ha bisogno di me, solo ed esclusivamente di me.
Per tanti anni ha finto che non fosse così, ha finto che la mia assenza gli stesse indifferente, ma adesso non c’è più nulla da nascondere, non c’è orgoglio che tenga.
“Non devi più vergognarti, non devi più nascondermi che stai male lontano da me. Per me è lo stesso” sussurro, e gli poso due dita sulle labbra. Le faccio scorrere piano: sulle guance, sulla fronte, sulle tempie, sul naso, sulle palpebre serrate, tra i capelli.
E quei gesti morbidi diventano carezze disperate e urgenti.
Sento il suo viso distendersi, scaldarsi e modellarsi sotto il mio tocco, sento il dolore abbandonarlo ancora una volta e il sollievo mi riempie il cuore.
Ah, quanto mi era mancato percorrere quei lineamenti rudi, scivolare con le dita sul viso dell’unica persona in grado di completarmi e farmi sentire a casa. Quanto mi era mancato ubriacarmi di quella bizzarra magia che io e lui riusciamo a combinare insieme.
Continuerò così per sempre se sarà necessario, finché non starà meglio e finché lui ne sentirà il bisogno.
So che non mi stancherò mai di prendermi cura di lui, perché equivale a prendermi cura di una parte di me.
 
Miopatia cardiaca. I medici ti danno da una a sei settimane di vita.
Come hai potuto ridurti così? Non ti accorgevi di star tirando troppo la corda?
Forse ti ho implorato troppo poco di smettere, avrei dovuto insistere.
Quando ho saputo che ti trovavi in ospedale, non ero per niente sorpreso, perché io sapevo già tutto e in ospedale ci stavo già andando.
L’ho avvertito dentro al petto, in quell’angolino interamente dedicato a te e alle tue sensazioni. Anche standoti lontano, ho percepito ogni singolo momento in cui stavi male.
Ma stavolta l’allarme è stato più forte, la fitta al cuore mi ha sconquassato così tanto che sono quasi crollato a terra.
E così sono corso da te, anche se nessuno me l’ha chiesto. Anche se non mi vuoi vedere.
Nessun’anima lascerebbe mai da sola la sua gemella, nel bene e nel male.
E al diavolo la miopatia, le scadenze date dai medici, al diavolo anche tutte le volte che mi hai rifiutato e hai preso a pugni il mio cuore.
Al diavolo, perché sarò la tua medicina.
Quando due anime si intrecciano e si mescolano, nulla può andare storto.
 
“Oh, Slash” mormoro, giocando con i suoi capelli. Gli sfioro le orecchie, il mento, gli prendo il viso tra le mani.
“Non mi lascerai, non lo farai e basta. Ora ci sono qui io, andrà tutto bene, ti guarirò. Te lo prometto, Slash, te lo prometto.”
Lo scruto con terrore e speranza, il respiro mi si mozza in gola e gli occhi percorrono tutto il suo volto in cerca di una reazione, un segnale. Gli accarezzo le spalle, le braccia, il collo.
E lo amo, lo amo così tanto. Di un amore così profondo, che va oltre tutto ciò che è stato detto e fatto.
“Ti sveglierai, lo so, e io sarò qui e non sentirai mai più dolore. Non mi importa se mi manderai via di nuovo, se mi odierai per essere qui… Slash, io ti salverò, te lo giuro.”
La mia voce trema, il mio corpo trema, le dita mi tremano sulla sua pelle e tra le sue ciocche scure, il tatuaggio sul mio polso brucia.
“Ti perdono tutto, tutte le stronzate che hai fatto, tutta la testardaggine e l’irresponsabilità. Oh, Slash, perché non mi hai ascoltato quando ti supplicavo di smetterla con quella merda che ti ha ridotto così?”
Non ce la faccio più a vederlo su questo letto, attaccato a questi macchinari che lo monitorano. Non voglio credere che la vita stia scivolando via da lui, non può succedere e basta.
E se ci fosse un dio lo pregherei, se esistesse un incantesimo lo userei, se esistesse un antidoto volerei fino alla luna per prenderlo.
E se non esistesse niente, lo inventerei.
Farei qualsiasi cosa per trattenere qui accanto a me quell’unico frammento d’anima in grado di combaciare con la mia.
“Ti prego, Slash, ho bisogno di vedere i tuoi occhi. Aprili, per favore, aprili. Ho bisogno di vedere la luce dentro di loro, me ne hai privato per troppo tempo.”
E mi manca il respiro alla sola idea di non poter più rivedere quelle gemme scure e intense, voragini profonde pronte a inghiottirmi.
 
Ed è mentre gli carezzo la fronte che succede.
Le sue ciglia hanno un guizzo lieve, quasi impercettibile.
Per un attimo il mio respiro si ferma. Il mio cuore si ferma. Il mondo si ferma.
Slash apre gli occhi, piano, con fatica; la luce ferisce le sue pupille intorpidite e appannate.
Ma così piene di vita. E le sue iridi sono così calde, scure e intense; sempre loro, esattamente come le ho viste per l’ultima volta, dieci anni fa.
Per la prima volta sono disarmato, non so cosa dire. Mentre il cuore mi martella a mille nel petto, l’unico gesto che riesco a compiere è stringergli forte una mano.
Il suo sguardo smarrito si posa su di me, mi mette a fuoco, mi esamina per qualche istante. Ma lui sapeva che ero qui, ancora prima di risvegliarsi. Lo sentiva.
“Steven” mormora soltanto con voce rotta, muovendo a fatica le labbra screpolate, e intreccia lentamente le dita alle mie.
E intreccia i suoi occhi pieni di luce ai miei, e le nostre anime si intrecciano di nuovo, come se non si fossero mai separate.
Allora scoppio a piangere, all’improvviso mi ricordo come si fa. Un fiume di lacrime mi inonda il viso, un fiume di singhiozzi mi scuote il corpo e un fiume di pensieri mi straripa nella mente. È tutto troppo intenso, l’unica cosa che riesco solamente a percepire è l’immenso amore che provo per il ragazzo di fronte a me.
“Perché sei qui?” sussurra ancora Slash, strattonandomi leggermente a sé con le poche forze che ha.
Ma non lo dice in tono di rimprovero, sembra soltanto sorpreso. Attraverso la cortina di lacrime che mi offusca la vista, leggo nel suo sguardo tanti, troppi sensi di colpa.
Gli ho fatto tutto il male possibile e ora lui è corso da me nonostante tutto, sembra gridare.
“Perché sarei sempre dovuto essere qui” butto fuori tutto d’un fiato, l’ultima parola viene spezzata da un singhiozzo.
Gli prendo il viso tra le mani e lo accarezzo con tutta la dolcezza di cui sono capace; vorrei chiedergli come sta, ma non ce n’è bisogno. Finché saremo pelle contro pelle, non sentirà alcun dolore.
“Non merito ciò che stai facendo per me” afferma con voce roca e occhi lucidi, socchiudendo appena le palpebre.
“Sì, lo meriti” ribatto io in tono sicuro, prima di posare con delicatezza le labbra sulle sue.
Non mi importa se è malato o se era in coma, perché le nostre labbra che si incontrano sono la cosa più giusta del mondo. È la scarica elettrica che ci percorre, ci fa bruciare e ci riporterà in vita, dopo che le nostre anime sono rimaste intorpidite e doloranti per dieci anni.
E all’improvviso, non so perché e non so come, so che guarirà.
“Lo meriti” ripeto a un soffio dalle sue labbra, e una delle mie lacrime piove sul suo viso, rendendolo così luminoso e dannatamente perfetto.
Lo merita sempre, a prescindere. Per lui ne vale sempre la pena.
Lo merita perché non saremmo niente l’uno senza l’altro.
Slash accenna un sorriso, solleva lentamente una mano e intreccia le sue dita a una mia ciocca bionda.
“Ora sono pronto a lottare insieme a te, Steven.”
 
 
 
 
♥ ♥ ♥
 
 
Vi prego, per favore, abbiate pietà di me e non lanciatemi i pomodori, anche se so di meritarlo per questa cosa che ho appena scritto!
Per i miei lettori fedeli/attenti, sarà stato facile riconoscere in questo AU le stesse caratteristiche di Written in our souls, la mia prima Soulmates!AU su Slash e Steven… e mi scuso, veramente, perché mi rendo perfettamente conto che questa cosa non può competere con quella shot.
Più che una storia, questa ha tutto l’aspetto di un melodrammatico e sdolcinato flusso di pensieri senza capo né coda… eppure, che ci crediate o no, c’è pure un certo lavoro sotto!
Innanzitutto ringrazio SherylHolmes per la citazione fornitami dal suo contest, che ho tradotto e adattato al contesto:
“I do not deserve what you are doing for me.”
“Yes you do.”
Quando l’ho vista, ho pensato: Steven e Slash. In qualsiasi mondo, universo, contesto e dimensione, questa citazione È la Stevash *___*
In secondo luogo, ci sono un bel po’ di notine tecniche che mi sembra doveroso fornire, sia per la giudice del contest sia per coloro che non hanno letto la prima storia!
In questo Soulmates!AU ho inserito due caratteristiche: la prima riguarda l’incontro basato sul tatuaggio – infatti Slash e Steven hanno entrambi un tatuaggio dalla nascita che riporta il numero 13, età in cui si sono incontrati –, mentre la seconda è un po’ più complicata e non so nemmeno se esiste davvero nel mondo delle Soulmates ^^ in pratica ogni volta che i due entrano in contatto non sentono più alcun dolore. E, a proposito di dolore e sofferenza, mi sembra quasi scontato che una persona riesca a percepire quando la sua anima gemella sta male, quindi ho inserito anche quest’elemento (che però secondo me fa parte di tutti i rapporti Soulmates, insomma se due anime sono collegate è ovvio che una senta il malessere dell’altra).
Uscendo dall’argomento e passando a cose più concrete: Slash ha davvero avuto questi problemi di salute, mi pare intorno al 2000. A furia di riempirsi di alcol, eroina e chi più ne ha più ne metta, ha cominciato logicamente a sentirsi male ed è stato ricoverato d’urgenza in ospedale, dove appunto hanno scoperto questa miopatia cardiaca (nella sua autobiografia spiega che il cuore gli si era gonfiato talmente tanto da non riuscire più a far circolare il sangue), gli hanno impiantato un defibrillatore e gli hanno dato da una a sei settimane di vita. A quanto pare il nostro chitarrista è nato sotto una buona stella (più o meno), perché miracolosamente è guarito e oggi è ancora vivo e vegeto ^^
Al suo risveglio in ospedale, nella reale versione dei fatti, ovviamente non c’era Steven ma sua moglie Perla, solo che io dovevo rendere il tutto molto più poetico XD
A proposito del rapporto conflittuale tra Slash e Steven, ho voluto riprendere alcuni aspetti dalla realtà: i due sono sempre stati molto uniti fin da quando erano ragazzini, ma con il successo dei Guns N’ Roses le cose sono andate complicandosi finché nel 1990 (appunto dieci anni prima dei fatti che ho raccontato qui) Steven non è stato cacciato dalla band per vari motivi. Slash ha votato a favore della sua uscita, tradendolo e non prendendo le sue difese, a dispetto del loro profondo legame; questa cosa ha fatto stare malissimo Steven, anche perché poi si sono persi di vista per molto tempo (qualche volta in quei dieci anni si sono visti, ma il loro rapporto è rimasto molto freddo). Nella realtà hanno ricucito i rapporti qualche anno più avanti, ma io mi sono sempre chiesta come avrebbe reagito Steven se fosse stato in buoni rapporti con Slash in questa situazione!
La verità è che, nella vita vera, in quel periodo Steven era messo peggio di Slash in quanto a salute e abuso di droga, quindi al massimo avrebbe dovuto preoccuparsi per se stesso! Solo che in questo AU ho deciso di mantenere Steve sobrio per ovvie ragioni di trama ^^
Ultimissima notina: il titolo proviene dal testo della bellissima “Painkiller” dei Nothing But Thieves ^^ cioè, i loro testi sono oro, io senza le loro canzoni non saprei come fare con i titoli delle mie storie, ahahahahah!
E niente, credo di aver detto tutto! Come al solito le NdA sono il doppio della storia XD
Grazie di cuore a chiunque sia giunto vivo alla fine di questo delirio, so che non è il mio meglio ma mi ronzava in testa da un po’ e in un modo o nell’altro dovevo metterlo per iscritto! Spero vi abbia comunque trasmesso qualcosa :3
Alla prossima!!! ♥
 
 
   
 
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