Anime & Manga > Lupin III
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Autore: Desma    26/05/2020    2 recensioni
Raccolta di situazioni più o meno domestiche per mostrare quel lato buffo e umano che i nostri ladri (e ispettore) preferiti solitamente non lasciano intravedere. Raccolta di one-shots in 20 capitoli.
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Lo specchio a figura intera nella camera d’albergo, che avevano preso come rifugio per quel colpo, restituiva all’uomo l’immagine di un cameriere con la barba insolitamente incolta e un cappello borsalino scuro calato sugli occhi.

Si aggiustò il cravattino sopra la camicia bianca e si chiuse i polsini della giacca nera con dei gemelli d’argento dalla linea semplice. Le scarpe ai suoi piedi erano state accuratamente lucidate e l’unica imperfezione del suo travestimento era il bozzo appena accennato all’altezza del petto, dove Jigen aveva riposto in una tasca interna il pacchetto di sigarette e l’accendino.

L’abitudine di nascondere la .357 Combact Magnum nei pantaloni sotto la giacca era talmente forte e consolidata che nessuno, nemmeno un combattente esperto, sarebbe stata in grado di individuarla.

Daisuke Jigen, che faceva dell’eleganza il proprio marchio di fabbrica, era abituato a vestirsi bene, ma quel completo a coda di rondine e il papillon lo facevano sentire davvero un pinguino.

Si diede un’ultima occhiata allo specchio e decise che per il ruolo di cameriere di un importante e sfarzoso evento mondano quel abbigliamento era più che sufficiente.

-Lupin sei pronto?- chiamò il pistolero accendendosi una sigaretta e avviandola con una boccata.

-Ci sono quasi- sentì il socio rispondere dall’altra stanza -Dammi ancora un istante.

-Che c’è?- lo schernì Jigen, lasciandosi cadere sulla poltrona -Non ti ricordi più come si fa il nodo al cravattino?

-Quale cravattino?- chiese Lupin affacciandosi alla porta della stanza e a Jigen, fumatore accanito, andò il fumo di traverso.

Nella stanza aveva fatto il suo ingresso una donna in un raffinato abito scuro tempestato di brillanti sulle cui spalle avevano attaccato la faccia da scimmia di Lupin.

-Ma che diavolo…?- esclamò il pistolero, gesticolando animatamente nell’impossibilità di trovare le parole per descrivere quella che ai suoi occhi era una strana chimera.

-Quante storie che fai!- sbuffò il ladro gentiluomo posizionandosi davanti allo specchio e aggiustandosi le protesi che simulavano i seni del suo personaggio -Come se non mi avessi mai visto nei panni di una signora!

Lupin ridacchiò al proprio doppio senso e fece un giro su se stesso per controllare il retro del suo travestimento: -Mi sembra che funzioni…- borbottò tra sé e sé.

-Vuoi spiegarmi?- lo incalzò Jigen, aspirando con forza la sua sigaretta fino a consumarla quasi del tutto.

-Ma come? Non te l’avevo detto?- ribattè Lupin e a Jigen si chiuse una vena all’altezza della tempia: quello era il tipico tono che il ladro utilizzava quando gli ometteva volontariamente qualche dettaglio del colpo per indurlo a fare cose che altrimenti non avrebbe fatto.

Inutile dire che Jigen odiava quel tono di voce come un cane odia che gli si pesti la coda.

-L’unico modo per aver accesso al rubino di Cupido- iniziò a spiegare Lupin mentre sceglieva una parrucca dall’armadio -È fare parte del galà della famiglia DeGorgette che si tiene una volta ogni cinque anni e che è dedicato alle coppie promesse in matrimonio.

-Questo me lo hai già detto- lo interruppe Jigen, spazientito -Ma perché ti sei vestito da donna?

-Ma perché noi abbiamo ricevuto un invito, sciocchino- gli rispose il ladro gentiluomo in falsetto, facendogli sventolare una busta di carta bordeaux sotto al naso.

-Invito?- esclamò sorpreso Jigen, afferrando la busta ed esaminando il contenuto mentre Lupin continuava a parlare.

-Ma naturalmente, mon ami! Ricorderai che i DeGorgette indicono questi galà allo scopo di dare la benedizione del rubino di Cupido alle coppie pronte all’altare e di guadagnarci anche una discreta sommetta dato il costo che ha ottenere quel pezzo di carta che hai tra le mani.

-Lo so benissimo- abbaiò Jigen, infilandosi istintivamente l’invito nella tasca della giacca -Ed è la ragione per cui mi sono vestito da pinguino: interpretare uno dei camerieri al servizio dei DeGorgette.

-Oh no!- Lupin scosse la testa, facendo oscillare i nuovi boccoli castani che gli cadevano sulle spalle -I DeGorgette scelgono con estrema cura il loro personale, non ti avrebbero mai fatto entrare, anche perché dispongono di uno scanner di sicurezza che oltrepassa le maschere, quindi l’opzione camerieri è completamente da scartare.

-E quindi entriamo come invitati?

-Esattamente!- il ladro gentiluomo sottolineò quell’espressione schioccando le dita -Hai di fronte a te Marie Luprette Troix, la tua fidanzata a cui hai chiesto la mano lo scorso dicembre alla notte di Natale.

Jigen lo osservò incredulo per qualche istante, cercando nel suo volto e nel linguaggio del corpo un segnale che gli rivelasse che l’amico lo stesse prendendo in giro o che fosse ammattito.

-Non ci sto- decretò infine -Vacci con qualcun altro, perché io non intendo interpretare il ruolo di qualcuno fidanzato con una brutta faccia da scimmia come la tua!

-Quanto sei villano!- lo rimproverò Lupin facendogli una smorfia -E comunque non c’è più tempo: il galà è solo tra un’ora e non ho nessun altro che possa accompagnarmi… Oppure vuoi che lo chieda a Fujiko e che sia lei a recuperare il rubino di Cupido?

Alla prospettiva del coinvolgimento di Fujiko la mente di Jigen si placò e il suo carattere, sebbene ancora parecchio irritato, divenne improvvisamente più malleabile.

Rimase così ad ascoltare la variazione del piano che Lupin aveva da esporgli, interrompendolo di tanto in tanto per farsi spiegare meglio qualche dettaglio, poi quand’ebbe finito, il pistolero acconsentì a partecipare, pur con una malcelata diffidenza.

Salirono infine in macchina e Jigen ebbe il tempo dell’attraversata, passata alla guida, per patteggiare internamente con il ruolo che avrebbe dovuto ricoprire e ripassare mentalmente le fasi del piano.

La villa dei DeGorgette era un’enorme edificio neoclassico nella cornice della rustica campagna provenzale e dall’ingresso si estendeva una fila di coppie in sfavillanti abiti da sera che mostravano il loro invito e si facevano annunciare.

Al loro turno, il paggio avvisò la sala dell’arrivo di monsieur Magnum e mademoiselle Troix. La padrona di casa, una donna robusta di mezza età con al collo una accecante collana di zaffiri, venne ad accoglierli, indicando dove si sarebbe svolta la cena, dove si sarebbero seduti e, dettaglio più interessante per i loro scopi, dove e quando si sarebbe tenuta la benedizione del rubino di Cupido.

Qualche minuto più tardi, in cui venne servito l’aperitivo, vennero fatti accomodare nella sala da pranzo, dove camerieri dalle divise inamidate e fiori rossi appuntati al petto servirono pietanze squisite da bagnare con vini pregiati.

-Visto che non è così male interpretare il ruolo del mio fidanzato?- gli sussurrò Lupin approfittando del fatto che il suo socio aveva la bocca impegnata a masticare -Io li tratto sempre bene i miei appuntamenti!

-Strozzati con il pollo e stai zitto- gli rispose seccamente il pistolero, deglutendo il boccone con un sorso di vino -Piuttosto, dobbiamo aspettare tutta la serata per poter prendere il rubino? Non sarebbe più comodo farlo ora che sono distratti?

-Non avere fretta, mio caro, il momento giusto arriverà! Nel frattempo godiamoci questa cena deliziosa. Mi passeresti la salsa?

A cena conclusa, gli ospiti vennero spostati nella sala da ballo, dove sotto candelabri di cristallo era stata predisposta una scalinata di legno con balaustra dorata in cima alla quale l’enorme e famigerato rubino di Cupido riluceva dei riflessi delle candele.

Monsieur DeGorgette prese parola: -Miei cari amici, spero che la cena sia stata di vostro gradimento e che i vostri palati siano stati appagati. Come sapete, ora giunge il momento tanto atteso della serata: la benedizione del vostro amore da parte del rubino di Cupido! Si dice che questo bellissimo rubino, unico al mondo per purezza e dimensioni, si sia formato dalle gocce di sangue scaturite dal dito di Cupido quando si punse con una delle sue stesse frecce, che danno l’innamoramento. In esso racchiude l’essenza stessa dell’amore romantico e le coppie che ne chiedono la benedizione prima del matrimonio avranno una vita coniugale felice e ricca di prole!

-Quanti figli vuoi, mio caro?- sussurrò Lupin all’orecchio del pistolero, ridacchiando.

-Falla finita!- lo ammonì Jigen con un ringhio.

-Ora le coppie verranno chiamate una ad una- continuò DeGorgette -E dovranno percorrere la scalinata mano nella mano, raggiungere il rubino e invocare la sua benevolenza, poi potranno ridiscendere e verranno accompagnati nella stanza accanto dove la festa continua.

Si iniziò a chiamare gli ospiti e Jigen osservò le varie coppiette emozionate salire la scalinata quasi di corsa e riversare il loro amore su una pietra fredda e sorda, buona solo a riempire la loro collezione di preziosi. Ogni tanto tra le coppie scattava un bacio appassionato davanti al rubino e Jigen era certo che non sarebbe stato in grado di trattenersi dall’estrarre la pistola se Lupin avesse anche solo provato ad avvicinarsi a lui più del necessario.

Vennero chiamati il signor Magnum e la sua incantevole dama la signorina Troix e Jigen si incamminò verso la scalinata ma qualcosa lo afferrò per il gomito: -Non dimentichi nulla, mon chére?- lo richiamò Lupin.

-Che cosa?- domandò Jigen, ma la mano tesa e inanellata del socio gli bastò a capire -Non fare il bambino!- lo rimproverò Lupin, percependo la sua ritrosia -Non vorrai che queste simpatiche persone si insospettiscano?

Jigen si diede una veloce occhiata intorno e tanto bastò a fargli notare che tutti gli occhi degli invitati (e della sicurezza!) erano puntati su di loro.

Alla fine dovette cedere e, commentando “Ma guarda te cosa mi tocca fare!”, prese la mano di Lupin nella sua, trascinandolo quasi di peso per la scalinata.

Quando furono in cima, su di un piedistallo ornato da un cuscino di seta bianca svettava il meraviglioso rubino e Jigen riusciva a intravedere la scintilla di bramosia che brillava dietro le pupille di Lupin.

Lo osservò allungare la mano sul rubino, come a volerne evocare la benedizione, mentre l’altra estraeva dalla scollatura un piccolo telecomando: -Sei pronto all’azione, Jigen?

-Non aspettavo altro.

Il buio scese d’improvviso nella sala, illuminata per brevi istanti dal fuoco delle bocche delle pistole, i cui boati facevano oscillare gli imponenti lampadari.

Finalmente Jigen aveva iniziato a divertirsi.

 

Nota dell’autrice: salve a tutt* e benvenut* alla fine del secondo capitolo della mia raccolta di oneshots tema Lupin III. Vorrei ringraziare di cuore Fujikofran per aver recensito il primo capitolo e aver inserito la storia tra le seguite! Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e che vorrete lasciare un commento per farmi sapere cosa ne pensate. .

Questa volta come avete visto il pairing è stato il classico Lupin/Jigen ma con il prossimo capitolo voglio osare di più! Ci vediamo con la terza oneshot che si intitolerà Washing other’s hair.

A presto,

Desma

   
 
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