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Autore: IppaR    27/05/2020    3 recensioni
"James Potter aveva il sonno pesante, e questo era un dato di fatto per tutti coloro che lo conoscevano. Certo, non quanto Remus nei giorni successivi alla luna piena, però, come soleva ghignargli Sirius dopo averlo spintonato giù dal letto del dormitorio quasi tutte le mattine, lui non aveva nessun problema peloso da poter utilizzare come scusa.
Tuttavia, quando la finestra di camera sua -ultimo piano, Godric’s Hollow 3- esplose, neanche lui riuscì a evitare di svegliarsi di soprassalto, confuso e con il cuore in gola."
*
Sesto anno dei Malandrini a Hogwarts. L'anno prima dell'inizio della guerra, con tutto ciò che porta con sé: l’avventura, l’amicizia, le scelte, la lotta, gli sbagli, la paura, il coraggio, l’amore. [Wolfstar e un po' di LilyxJames]
Genere: Avventura, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: James Potter, Lily Evans, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: James/Lily, Remus/Sirius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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War and Peace
Capitolo IV - Animals

 

22 novembre 1976

«Qualcuno sa dirmi qual è la funzione dell’incantesimo Avis?»

La mano di Lily Evans scattò in aria rapidamente, come di consueto. James gemette ammirato e guardò Sirius.

«Hai visto che roba?! Sono quasi diciassette anni che vivo nel mondo magico ma saprò forse un decimo di quello che sa lei!»

«Prongs, ti prego!»

«E poi sai tante cose anche tu, solo… diverse» intervenne Peter, sorridendo dolcemente come a rincuorare l’amico.

Sirius annuì distrattamente a conferma della tesi di Wormtail; in realtà vedere in aria il braccio della Evans gli faceva sentire ancor di più l’assenza dell’altra mano solitamente pronta ad alzarsi dopo ogni domanda. La notte prima era stata difficile: Remus si era ferito molto dopo la trasformazione e non importava quante lune avessero già trascorso insieme, o quante ancora ne avrebbero trascorse, l’inizio restava sempre orribile per lui. E per loro. Vedere Moony diventare lupo non era qualcosa di rapido e indolore: perdeva molta della cognizione di sé prima ancora di trasformarsi completamente, ma non abbastanza da non rendersi conto del dolore. C’era qualcosa di profondamente umano - profondamente Moony -  nelle sue urla di sofferenza mentre il corpo gli si allungava e si contorceva fino ad assumere le sembianze del lupo. E poi arrivava la parte peggiore, la sete di sangue che, impossibilitato a soddisfare, il licantropo rivolgeva a sé stesso mordendosi e ferendosi. Da quando erano diventati animaghi e trascorrevano le notti di luna piena con lui, spesso riuscivano a calmarlo prima che si facesse particolarmente male, ma non sempre erano così fortunati.

«Prego signorina Evans»

La voce squillante del professor Vitious sostituì all’immagine del lupo quella di Remus. Padfoot si riconcentrò: voleva prendere bene gli appunti per l’amico. La settimana post-luna era odiosa per lui e per James - un po’ meno per Peter, che non istigato da loro se ne stava abbastanza tranquillo - perchè oltre a non avere con loro Moony dovevano anche diventare studenti modello; ma già a Lupin pesava molto passare una settimana al mese lontano dalle aule e dentro l’infermeria a causa del suo piccolo problema peloso, almeno avrebbe avuto degli appunti così perfetti da credere di non essersi perso nulla. L’avevano deciso al secondo anno, scoperta la verità: non potevano fare molto altro, ma quel poco l’avrebbero fatto bene!

«Fa apparire uno stormo di uccelli dalla bacchetta, professore. Poi essi attaccano l’avversario»

«Esatto signorina Evans, cinque punti a Grifondoro. Avis confonde il nemico e gli infligge ferite molto leggere. Potrebbe sembrarvi un incanto semplice e inutile, ragazzi, ma non lo è! Può essere fondamentale per creare diversivi e fuggire da situazioni pericolose. Non sono soltanto le maledizioni a decidere la vita o la morte, Avis potrebbe salvarvi la pelle!»

Il docente di incantesimi parlò con estremo vigore e Sirius percepì che dietro vi era molto di più che una semplice formula.

«Il movimento della bacchetta è elementare ma richiede precisione, dovete disegnare tre semicerchi in fila. Il ritmo della bacchetta deve assomigliare a un valzer: un, due, tre. Avanti, provate!»

Il resto della lezione fu piuttosto avvincente e divertente, soprattutto quando Marlene McKinnon fece finire “distrattamente” e ripetutamente lo stormo di uccelli addosso a Gudgeon. Sirius era certo fosse una vendetta per i commenti dell’altro durante la partita, dovette pensarla così anche Vitious poiché tolse dieci punti alla casa - ma diamine se ne era valsa la pena! Uscendo dall’aula andò a batterle un cinque, la ragazza rispose con un sorriso che sarebbe potuto entrare di diritto tra quelli che accompagnavano le loro malefatte.

Forse proprio per la bellezza dell’ora precedente, le due successive sembrarono durare un anno. Sirius odiava pozioni, non tanto per la disciplina in sé quanto per il fatto che dovessero frequentarla con i Serpeverde. Anche James s’irrigidiva spesso, in particolar modo tutte le volte che incrociava lo sguardo di Moccious. O quando Moccious veniva elogiato da Lumacorno. O quando Moccious respirando gli ricordava della sua esistenza.

Fu quindi con grande sorpresa di tutti che Prongs rimase impassibile quando Piton gli si avvicinò, insieme a Wilkes e Rosier, alla fine della lezione.

«Potter, ho incrociato Lupin in infermeria. Belle le sue nuove cicatrici, sono opera tua? Adesso che anche gli altri sanno usare la magia hai paura e te la prendi con i tuoi amichetti?»

I due Serpeverde accanto a Moccious ridacchiarono, qualcuno di entrambe le classi si fermò ad assistere. Sirius sentì la rabbia farsi strada in tutto il suo corpo ma si costrinse a stare calmo. Questa la sapevano, erano preparati: non era una questione loro ma di Moony e certamente non andava ingigantita. Con la coda dell’occhio vide James sorridere, poi l’amico parlò con il suo miglior tono malandrino.

«Quali cicatrici?»

«Non abbiamo idea di cosa tu stia parlando!» gli fece eco Peter, con fare teatrale.

Piton era livido, l’espressione sdegnosa che indossava faceva sembrare la sua pelle giallastra ancora più malaticcia del solito.

«Quelle di Remus Lupin, Potter. Cosa nascondete?»

«Per Merlino, e chi sarebbe Remus Lupin?»  continuò James, allargando il sorriso.

Moccious, se possibile, divenne ancora più furibondo. Non quel tipo di rabbia che scoppia, quella che procede sotterranea e indisturbata. Sirius sapeva individuarla, la conosceva bene.

«Lo scoprirò!» soffiò il Serpeverde a denti stretti.

«Ma sai, potrebbero essere tante cose. Forse ha fatto pratica a Quiddich!» intervenne lui.

«Ha combattuto con cento Inferi!» sogghignò Wormtail.

«Ha salvato un gruppo di ragazzini del primo anno dai bulli» continuò Padfoot.

«Dovresti vedere l’altro, infatti!» gli andò dietro James.

«O forse ha ucciso Voldemort!»

Sirius pronunciò le ultime parole in tono di sfida, sia per segnare la fine della discussione che per provocarli: voleva vedere le loro facce, studiarle, capire. I tre Serpeverde sussultarono a sentire quel nome, poi sbiancarono e fecero un passo indietro, quasi come se il Grifondoro li avesse colpiti con un oggetto o un incantesimo.

«Non osare p-»

Piton interruppe Rosier con fermezza.

«Andiamocene!»

In poco tempo i sotterranei si svuotarono, rimasero soltanto loro tre e Lily, Mary e Marlene. Le ragazze si avvicinarono ai Malandrini e la Evans, scura in volto,  allungò dei fogli a James. Sul viso di Prongs si manifestò pura sorpresa.

«Ho preso gli appunti per Remus»

«Oh! Grazie Evans!»

«Li abbiamo già!» intervenne Sirius, ancora nervoso per il diverbio di prima.

«Andiamo Black, siamo in classe insieme da sei anni. So come seguite, dalli a Lupin, okay?»

«Invece alle volte seguiamo. Non sai sempre tutto, Eva-»

«Glieli porteremo, grazie tante ragazze, ne sarà felice!» tagliò corto James, guardandolo male.

Lily annuì.

«Pensi che ci sarà domani alla ronda?»

«Non lo so, sai, ha una brutta influenza!»

Sirius vide gli occhi di Marlene scintillare divertiti, poi schioccando le labbra si rivolse a lui.

«Maccome, Black, non aveva sconfitto Voldemort?»

Peter e Mary rabbrividirono di getto.

«Non potremmo chiamarlo Tu-sai-chi?» mugugnò il malandrino.

«Perchè dovremmo?» chiese Prongs, dolcemente.

«I nomi hanno potere, James»  intervenne Mary.

«Mi permetto di dissentire. Ne hanno solo quanto noi permettiamo ne abbiano»

Prongs rispose con estrema educazione e gentilezza. Padfoot da buon - o da non buon - Black, sapeva che non era così semplice… ma in linea di massima si ritrovò nelle parole dell’amico.

«Già, è assurdo aver paura di un nome!»

Lily sembrò ponderare a lungo un pensiero, forse più che incerta rispetto alla sua riflessione era dubbiosa rispetto alle persone a cui la stava per proporre, alla fine lasciò cadere una domanda.

«Ve ne siete accorti?»

Nessuno sembrò capire, tranne James.

«Sì!»

Peter diede voce ai pensieri di tutti.

«Emh, di cosa ci dovremmo essere accorti?»

Prongs si fece incredibilmente serio.

«A scuola… prima Silente con il patronus, l’altro giorno la McGranitt con Illuficium e oggi Vitious e il suo Avis… è come se…»

«Ci stessero preparando» concluse Lily per lui.

I due si guardarono intensamente.

«Intendete… per una guerra?» chiese una sgomentata Mary.

Prongs cercò di trovare le parole giuste.

«Credo… per scappare, stare al sicuro, non lo so. Ci stanno insegnando incantesimi per comunicare di nascosto e proteggerci, principalmente!»

Sirius se lo aspettava, ma fu comunque un pugno nello stomaco. Qualcosa dentro di lui si agitò.

«Sì, penso che sia solo questione di tempo. Avreste dovuto sentire la mia famiglia quest’estate… inizierà davvero!»

Marlene era rimasta molto lucida, li guardò con attenzione uno per uno. Poi parò con decisione.

«Dobbiamo fare qualcosa!»

«Il ministero fermerà tutto prima che scoppi una guerra, avete visto i recenti cambiamenti!» replicò Minus, che sembrava sull’orlo di uno svenimento.

Tutti aprono la bocca per ribattere ma Lily chiuse la discussione.

«Speriamo!»

Era un tempo troppo pieno di dubbi e incertezze, non era il momento giusto per le ipotesi, per la paura. Forse per la speranza sì, però. Tutti e sei tornarono nella sala comune con il cuore pesante, ma in aggiunta quantomeno c’era la consapevolezza di non essere soli.

Poco dopo i malandrini passarono in infermeria a vedere come stava Moony, anche perchè volevano raccontargli tutto, ma lo trovarono profondamente addormentato.
Sirius andò in cucina e si fece dare del cioccolato dagli elfi, poi glielo lasciò sul comodino insieme agli appunti e un bigliettino.
 

Ehi, bell’addormentato!
Abbiamo tanto su cui aggiornarti, quindi vedi di rimetterti presto!
Se ti dovessero chiedere qualcosa rispetto alle cicatrici rispondi che hai tentato di accarezzare la McGranitt sotto forma di gatto; il resto delle scuse divertenti le abbiamo già usate noi oggi con Moccious. Ti ho lasciato anche gli appunti della giornata: quelli bellissimi e ordinati sono i miei, gli altri robaccia della prefetta di Grifondoro. James è un po’ geloso, penso potrebbe fingere di stare male solo per ricevere anche lui degli appunti da lei.
Comunque… a incantesimi Marlene ha usato Avis su Gudgeon, è stato uno spasso!
Lei è un tipa in gamba, non capisco proprio cosa ci faccia sempre con la Evans. Ma d’altronde Prongs ci testimonia che…
Ora andiamo a cena, passiamo più tardi!
Sii sveglio… e muoviti a uscire da questo letto.
Con affetto malandrino,
Padfoot

 

 

 



1 dicembre 1976

«Sei ridicolo Paddy, un Thestral vincerebbe sicuramente!»

«Mi prendi in giro? Gli Ippogrifi sono più grandi e forti dei Thestral. Sono tutti pelle e ossa quelli, finirebbero spezzati in due al primo colpo!»

«Dovresti essere capace di vederli per poterli colpire!»

«Gli Ippogrifi sono animali, Prongs, certo che potrebbero vederli! Uccidono per mangiare!»

«Ma cosa ne sai tu di come funziona la visibilità di un Thestral!»

«Mooony, per favore puoi dirgli che ho ragione e vincerebbe l’Ippogrifo?»

«Remus Lupin, non farti traviare dal cagnaccio! Vincerebbe il Thestral in una lotta, no?»

Il citato Remus Lupin lanciò un’occhiata a Peter in cerca di conforto: quella discussione insensata si era protratta ininterrottamente per tutta la durata della colazione e non sembrava trovare una fine. L’amico però era realmente concentrato nel tentativo di trovare una quadra allo scontro tra i Thestral e gli Ippogrifi e non lo degnò di uno sguardo. Rassegnato il mannaro optò per una riposta diplomatica.

«Non credo che lotterebbero, non sono nemici naturali!»

James lo guardò oltraggiato per non aver ricevuto la ragione che pensava di meritare, Sirius invece s’indignò per la risposta inutile dell’altro.

«Moony, per ipotesi!»

«Per ipotesi dico che sarebbero i maghi a rimetterci le penne!»

«Sapete cosa?» intervenne Wormtail, guardando Remus  «tra tutti vincerebbe un lupo mannaro!»

«Indubbiamente vincerei, sono fortissimo!» affermò Remus, sorridendo e cercando di impostare un tono divertito. Ci riuscì solo relativamente.

Sirius guardò Peter cercando di trasmettergli qualcosa del tipo “ma che cazzo ti dice il cervello?” , James sdrammatizzò.

«Uh, sì. Quanto siamo fortunati ad avere la nostra mamma lupa a proteggerci! Non so neanche perchè stiamo entrando a lezione di difesa contro le arti oscure, a che ci servono le orribili lezioni del professor Brocklehurst?!»

«Magari ci fosse ancora Silente!» tentò Peter, un po’ perchè lo pensava e un po’ per correggere il tiro della sua uscita infelice.

«Già, era stata una lezione enormemente interessante!» concordò Remus educatamente, tornato alla sua solita giovialità.

«E almeno impareremmo qualcosa, anziché le lezioni da primo anno a cui ci obbliga Brocklehurst!» sbuffò Sirius.

Era vero: il nuovo insegnante era stato scelto dal Ministero - Silente non l’aveva mai detto apertamente, ma in casa Potter le voci giravano abbastanza e Prongs aveva sentito i suoi parlarne; erano certi che il Ministro volesse tenere sotto controllo Hogwarts, visto il periodo - e si limitava a pipponi teorici degni delle peggiori lezioni di Ruf.

James si accodò a Sirius.

«Già. Chissà di che creatura pericolosa parleremo oggi. Avvicini? Pixe?»

«Io so solo che quel patronus è un incantesimo impossibile, due ore e non mi è venuto niente!» brontolò Peter.

«Dovremmo esercitarci!» suggerì Moony.

Gli altri tre annuirono con convinzione ed entrarono nella stanza dove si sarebbe dovuta svolgere la lezione. A Remus piaceva molto quell’aula, tra lo scheletro di drago e il grande lampadario di ferro appeso al soffitto dava proprio l’idea di essere il luogo giusto per imparare a cavarsela in ogni situazione. Si vide a insegnare lì, tra quelle pareti adornate da grandi finestre, fogli sparsi ovunque, creature in giro per la classe e - soprattutto - in mezzo agli studenti. Sognava di poter fare la differenza e costruire un futuro diverso, essere per qualcuno quello che Silente era stato per lui. Padfoot gli diceva sempre che aveva già l’occhiata perfetta per mettere a tacere tutti - “se ci riesci con noi, Rem!”- e che quella segnava lo scarto tra un professore mediocre e uno bravo.

Non che fosse così semplice, e poi per uno come lui - lo sapeva - era un desiderio impossibile, ma quando era con i suoi amici gli sembrava tutto più semplice, tutto realizzabile. Immaginavano spesso le loro quattro case vicine e tutta la vita che avrebbero passato insieme. James pensava di giocare a Quiddich in maniera professionistica dopo Hogwarts, Sirius avrebbe voluto fare lo spezzaincantesimi e Peter era ancora un po’ indeciso. Si vedeva bene ad aprire un negozietto magico, meno impegno e bei galeoni. La costante erano le immagini di loro quattro, con le loro famiglie - beh, le famiglie dei tre, Moony era consapevole di non poterne avere una - a bere burrobirra a casa di uno e chiacchierare fino a tardi. Una voce sgradevole interruppe il filo dei suoi pensieri.

«Il vostro preside mi ha chiesto di valutarvi anche nella pratica, lo accontenteremo. Oggi niente libri, avremo a che fare con i mollicci!»

Brocklehurst indicò con il dito un vecchio scrittoio posto sulla parete in fondo all’aula. La mano di Lily scattò in aria.

«Sì signorina…?»

Come se non fossero più di tre mesi che insegnava alla classe.

«Evans. Volevo dirle, professore, che abbiamo già affrontato i mollicci al terzo anno!»

Brocklehurst assunse un’aria di falsa cordialità, Remus intuì subito che in realtà era estremamente infastidito. Ripensò agli ultimi racconti dei malandrini e in pochi secondi nella sua testa affiorò una teoria. Mentre il professore rispondeva alla prefetta, toccò dentro gli altri tre e bisbigliò i suoi ragionamenti.

«Penso sia un modo per controllarci, usa il molliccio per avere accesso alle nostre paure più profonde. Sono informazioni! Quello per cui è qui»

Peter lo guardò sorpreso, James si agitò sulla sedia, Sirius ringhiò sotto voce.

«Maledetto bastardo!»

James stava per parlare quando la voce melliflua di Brocklehurst lo anticipò.

«Potter, Black, Lupin, Minus. Una filastrocca antipatica più che dei nomi. Dieci punti in meno a Grifondoro, direi. Avete intenzione di iniziare a seguire o volete tè e pasticcini?»

Moony lanciò un’occhiata a Prongs e afferrò il braccio di Padfoot, già pronto a scattare, per intimargli il silenzio: non avevano alcuna prova rispetto alle loro teorie e non era il caso di destare sospetti inutili o di beccarsi altre punizioni.

«Ora che anche lorsignori ci hanno rivolto la loro preziosa attenzione, possiamo iniziare. Già sapete, dunque non servono particolari spiegazioni. In fila indiana, vediamo come la gestite!»

Remus vide qualche faccia irritata, ma la classe obbedì.
Si mise dietro Sirius, davanti a James e Peter: c’erano pochi studenti prima di loro, volevano togliersi quella scocciatura il prima possibile.
Con Coote il molliccio si trasformò in un serpente, il Grifondorò prontamente gli annodò la lingua. 
King invece vide un’esercito di cimici, mosse la bacchetta ed esse si capovolsero al contrario.
Mary si ritrovò davanti un Inferius, la classe ebbe un sussulto ma la Grifondoro rimase lucida e pronunciò l’incantesimo corretto, facendo gonfiare il cadavere fino a farlo assomigliare a una palla.

«Eri troppo magro!» scherzò lei un po’ pallida, cedendo il posto a Lily.

Di fronte alla ragazza comparve un’altra ragazza, più o meno della sua età. Alta, magra, dal profilo cavallino. Squadrò la Evans con un’espressione orribile, poi tra le sue mani spuntò un coltello e si avvicinò alla ragazza.

«P-p-etunia no» sussurrò Lily.

Remus pensò d’intervenire, ma la Evans si riscosse e rispose bene, quando parlò lo fece con una voce decisa e distante.

«Non sei tu e non è nemmeno il tuo odio. Riddikulus!»

Il coltello si trasformò in un mazzo di fiori da cui uscirono molte api che iniziarono a pungere la ragazza-molliccio.
Lily si spostò, Sirius fece un passo avanti.
Come tre anni prima Orion e Walburga Black si sostituirono alle paure della Evans.
Svogliatamente e con noncuranza Sirius agitò la bacchetta, sul volto della donna comparvero moltissime rughe, fino a coprirle la faccia e renderla irriconoscibile. Più simile a una mummia che a una donna. L’uomo invece prese fuoco. Sirius latrò una risata amare e scartò di lato, tutto il resto accadde velocemente.

Il molliccio si trasformò in un lupo mannaro e come di riflesso le paure di sempre, quelle che tentava di nascondere ogni giorno, assunsero forma concreta. Di fianco al lupo apparve il cadavere di suo padre. Il lupo aveva ancora i denti affondati in quella carne, erano una cosa sola: la sua paura di uccidere chi amava. Gli si seccò la gola. Non ebbe il tempo di pensare a nulla poiché di colpo il cadavere divenne quello di sua madre. Il suo cuore perse un battito. Poi divenne Peter. Poi James. Poi Sirius. Ogni volta qualcosa gli pugnalò il petto. Remus sapeva tutta la teoria ma il suo cervello si era svuotato. Com’era possibile trasformare quello in qualcosa di divertente? Com’era anche solo pensabile riuscire a pensare a qualcosa di allegro quando davanti agli occhi aveva i suoi migliori amici morti, per giunta uccisi da lui?

Il lupo tornò solo lupo e si diresse verso di lui. In un istante fu tutto vero: li aveva uccisi, era un mostro. Ecco cos’aveva fatto a chi lo aveva accettato e accolto! Remus cadde a terra, lasciò andare la bacchetta e chinò la testa: avrebbe ricevuto ciò che meritava.

«Oh andiamo professore! Riddikulus!»

Il lupo si accucciò come un cane e tirò fuori la lingua, in attesa. La classe rise. Aveva un collare con tanto di targhetta e non faceva più paura, non sembrava più neanche un mannaro.

«Potter, le ho per caso chiesto d’intervenire?»

«No signore, ma-»

«Altri dieci punti in meno a Grifondoro! Continuiamo!»

Due braccia forti lo strinsero e lo fecero alzare. Gli occhi grigio chiaro, platino, che si trovò davanti lo osservavano con preoccupazione. Dopo qualche istante, senza lasciarlo - e menomale, perchè a Remus sembrava che il corpo dell’altro fosse l’unica cosa che gli permetteva di rimanere in piedi - Sirius gli parlò nell’orecchio con estrema dolcezza.

«Ehi, va tutto bene Rem, stiamo bene, era un fottutissimo molliccio. Va tutto bene. Sono qui!»

Moony si appoggiò ancora di più all’altro. Gli venne da pensare che Padfoot aveva proprio un buon profumo, come quello dell’aria dopo la pioggia, un po’ terra e un po’ cielo. Stava per dirglielo, poi l’immagine di Sirius morto ricomparve nella sua testa e dovette concentrare tutta la sua energia nel tentativo di non vomitare. Probabilmente tremò, perchè Sirius lo strinse più forte.

 

 

 

 

10 dicembre 1976

«Ehi Wormtail! Hai visto Moony?»

Peter staccò gli occhi dalla partita di SparaSchiocco che stava vincendo e guardò dubbioso i due amici appena entrati in sala comune. 

«No, pensavo fosse venuto a seguire i vostri allenamenti. Avete provato a cercarlo in biblioteca?»

Sirius fece una smorfia. 

«Sì! Niente. Però abbiamo fatto un giro veloce, sai che Madame Pince impazzisce quando mi vede lì!»

«Come darle torto Pads»  intervenne James «l’ultima volta hai quasi dato fuoco ai libri!»

Il Grifondoro scrollò le spalle con la sua consueta e indifferente eleganza e sorrise furbamente scoprendo i denti.

«È stato un incidente!»

«Sappiamo bene entrambi che non è vero!»

«Mi annoiavo!»

«Lo so-»

«E poi mi dà fastidio quando qualcuno mi zittisce!»

«Lo so!»

Prongs rise insieme a Peter. Poi gli venne in mente qualcosa. 

«Tra l'altro sapete che penso che a Madame Pince abbia una storia sentimentale con Gazza?»

Le voci di Padfoot e Wormtail si unirono in un identico coro. 

«DAAAAVVERO?»

«Sì! Li ho visti un sacco di volte insieme sulla mappa del malandrino, basta fare 2+2!»

«Ecco cosa succede a chi sta troppo tempo sui libri, poi finisce con Gazza!»

James rise nuovamente. 

«Esatto, dovremmo dirlo a Moony!»

«A proposito, la mappa! Ottima idea! Passamela cervo, così vediamo dov'è quel lupastro!»

Prongs aprì il suo zaino e passò il prezioso oggetto all'amico. 

«Non c'è!»

«Hai cercato bene? Magari è semplicemente dentro una folla di puntini!» suggerì Peter.

«No. Però penso di aver capito dove potrebbe essere. Controllo al volo, ci vediamo a cena!»

Padfoot più che aver capito era proprio certo della sua teoria. Avrebbe addirittura potuto affermare di saperlo già fin dal mattino, quando in sala grande era stato chiesto di dare i nomi di chi si sarebbe fermato a Natale. 

Non aveva idea di come fosse accaduto, o quando, ma Remus di colpo era diventata la persona a cui pensava più spesso. Quando accadeva qualcosa aveva subito voglia di dirglielo, se vedeva degli oggetti particolari o buffi immaginava le sue reazioni, prima di prendere una decisione sentiva il bisogno viscerale di parlarne con lui - e poi fare di testa sua comunque, ma solo dopo.

Era diverso dal rapporto con James.
Prongs era la sua spalla in tutto.
Condividevano qualcosa di fraterno e di simbiotico.
Certo che aveva voglia di parlare anche con James, forse addirittura prima che con chiunque altro, ma con la tranquillità di essere a casa.

La sola idea di parlare con Remus invece gli faceva torcere le budella.
Si chiedeva cosa avrebbe detto l'altro, in che maniera lo avrebbe guardato, con che tono avrebbe risposto.
Moony era una sorpresa continua.

Il maggiore dei Black si era detto ripetutamente che era tutto dovuto a quello. C'era l'irresistibilità dell'enigma, della sfida. E poi l'intelligenza estrema dell'amico lo stimolava a certi pensieri, era normale.

Erano due animali, alla fine.
Cane e lupo.
Condividevano qualcosa di ancestrale e simile anche nelle loro trasformazioni.
Così come nella vita.
Forse era per quello che si capivano tanto bene.
Entrambi avevano sempre pensato che il contatto fosse dolore.

Il lupo si sentiva un mostro, toccare significava rischiare di ferire l'altro. Farsi toccare, invece, significava ferire sé stesso ad ogni addio.
Il cane si sentiva solo, toccare significava non stringere nulla. Farsi toccare, invece, lasciava lo stesso vuoto. In quella stramaledetta casa, tanto grande quanto fredda, nessuna chiave riusciva ad aprire quello che aveva dentro.

Poi era arrivato Prongs e come il sole li aveva illuminati.
La solitudine non c'era più!
Eppure, qualche zona di buio esisteva ancora per tutti e due. E forse sarebbe esista per sempre.
Solo insieme, passandosi l’oscurità reciproca, l’orrore riusciva a fare meno paura.

E allora no, era perfettamente normale che avesse voglia di abbracciare Remus, stringere Remus, muovere i capelli di Remus, sdraiarsi addosso a Remus - fino a sentire il suo calore, il suo respiro.
Era il suo animale a farlo, il suo buio a volerlo.

Si diresse spedito al settimo piano e arrivò davanti all’arazzo di Barnaba “il Babbeo” bastonato dai Troll. Camminò lungo il corridoio per tre volte pensando intensamente alla necessità di incontrare Moony, immaginando che l’amico non avesse richiesto misure protettive alla stanza. Come previsto la porta comparve e lui entrò. Subito l’accolse una meravigliosa melodia: il malandrino stava suonando il pianoforte. 

Sirius fece un piccolo passo avanti e si chiuse la porta alle spalle cercando di fare il minor rumore possibile, poi appoggiò la schiena al muro e guardò l’altro. Lupin non si era accorto di nulla, aveva gli occhi chiusi e un’espressione serena sul volto. Le lunghe dita bianche sembravano volare sulla tastiera, apparentemente senza sforzo alcuno. Talvolta si appoggiavano ad essa con delicatezza, talvolta con un’energia quasi frenetica. Sempre con sapienza, però. A guardarlo sembrava fosse qualcosa che avrebbe potuto fare chiunque. 

Moony qualche anno prima gli aveva raccontato che i suoi genitori avevano fatto il possibile per non permettere che la sua condizione gli rubasse tutta la vita, tutto l’amore per il mondo. Per questo lo avevano sempre incoraggiato a sviluppare passioni e imparare nuove cose. Lyall aveva passato tutta l’infanzia del figlio a raccontargli le storie dei suoi viaggi, aiutandosi con la bacchetta per creare l’atmosfera delle creature di cui parlava. E mentre il padre lo aveva educato alla magia, Hope gli aveva insegnato la Bellezza. L’amore per la musica, l’arte, la letteratura. Pochi sapevano - o sapevano fare - tante cose quante Remus e nessuno, almeno a parere di Sirius, riusciva a renderle così affascinanti.

Affascinante era il termine più giusto anche per descrivere Moony in quel momento. Si chiese - solo per un attimo, poi accantonò il pensiero nell'angolo della mente destinato a tutto ciò che preferiva chiudere a chiave e far riempire di polvere - se fosse proprio normale aver bisogno di deglutire dopo aver visto l'amico. Ma era così bello così perso. Aveva le maniche della camicia arrotolate all’indietro in maniera scomposta e i capelli scompigliati da tutto quel muovere la testa a tempo, eppure nel complesso non aveva perso un briciolo della sua eleganza. Anzi, era aumentata. Era più intima, più sua. Dopotutto poche persone al mondo avevano il privilegio di vedere quel Remus Lupin.  Scompigliato, indifeso, immerso. 

Sirius non aveva idea di che musica fosse, ma ne riusciva a percepire l’armonia. All’iniziò gli sembrò che le note si rincorressero l’una con l’altra, quasi con sospetto, poi pensò che si stessero spegnendo - aveva finito? - e invece ecco che si rincorrevano ancora, in tono allegro. Prima veloce, poi lento e veloce e lento e veloce e infine, a sorpresa, ancora più veloce. C’era dolcezza nelle note veloci. Sirius si sentì accarezzato e accolto. Poi la musica si fermò e ripartì qualcosa di diverso, più lento, più sottile, più… doloroso. Attrattivo quanto il canto di una Sirena, bello e terribile come le lacrime di un innamorato. Sul finale i due ritmi si unirono in uno solo, nuovo di zecca, che gli sembrò parlare di speranza. Era tante cose. L’ultima nota sarebbe stata degna del lamento di una fenice, della meraviglia di certe albe, di una rinascita. Una lacrima inattesa e inspiegabile percorse il volto del maggiore di Black.

Remus riaprì gli occhi e si stiracchiò sulla sedia. Non si era ancora accorto di lui. Sirius si prese qualche secondo poi trovò il coraggio di rompere l’incanto. 

«Sapevo che ti avrei trovato qui, suoni sempre quando hai bisogno di pensare!»

Moony trasalì e si girò.

«Cos’era?» continuò Padfoot. 

«Beethoven, grosse fuge, opera 133»

Remus non ebbe bisogno di dilungarsi in spiegazioni: nel corso degli anni aveva raccontato a Sirius molto del mondo babbano. All’inizio l’amico voleva spunti per fare arrabbiare i genitori, poi era rimasto realmente catturato, soprattutto dalla musica e dalle moto. 

«È nuova!»

Sirius avrebbe voluto dire tutt’altro: è straziante, è bellissima, mi parla, sei così bravo, perché sei venuto qui anziché parlare con me?, come stai?, smettila di pensare! 

Remus annuì.

«Non la suono mai davanti a qualcuno, è troppo difficile e sbaglio sempre qualcosa... ma è una delle mie preferite. Venne considerata un indecifrabile e incomprensibile orrore quando uscì, oggi non c’è artista che non la conosca! S’ispira a un concetto filosofico babbano e per questo motivo ci sono tre temi: una tesi, un’antitesi e una sintesi. La sintesi fa emergere una nuova melodia che tiene insieme  e trasforma la vita dei primi due»

Sirius non ebbe bisogno di chiedergli che vite stesse cercando di tenere insieme e trasformare.

«Resto a Hogwarts con te per Natale, Rem»

«No Pad, grazie»

«Ho deciso!»

«Sirius!»

«Remus»

«A me sta bene così, davvero. Ne approfitterò per portarmi avanti con lo studio, sai quanti compiti ci danno di solito!»

«A te non sta bene così, Moony!»

«Ti dico di sì!»

«Almeno fammi restare con te!»

«C’è una famiglia che ti aspetta Paddy, sai che è giusto tu sia con i Potter»

Sirius lo sapeva. 

«Vieni con noi, allora!»

«Conosci quello che potrebbe accadere! Solo stando ad Hogwarts sono fuori dalla pura giurisdizione ministeriale. Serve il consenso di Silente per fare qualsiasi cosa nel castello»

«Non permetterò che il Ministero ti marchi!»

«Non è una scelta su cui hai del potere, Sirius»

Dalla lezione di Difesa contro le Arti Oscure era scattato qualcosa di diverso in Remus,  se ne erano accorti tutti e tre. Sirius improvvisamente capì. Si sentì stanco, gli sembrò di uscire da sé. A parlare fu la sua voce, ma era anche quella di un estraneo.

«Non stai male perché dovrai trascorrere il Natale qui»

Affermazione.

«Non ho mai detto di stare male»

Sotterfugio.

«Moony, il tuo cervello bacato si sta chiedendo se restare a Hogwarts sia la cosa giusta o qualche puttanata simile, vero?! Per questo non hai ancora dato il tuo nome! E io che pensavo fossi triste all’idea di non tornare a casa, e invece ti sei rintanato qui a chiederti se non dovresti consegnarti al ministero e farti marchiare per il semplice fatto che esisti!»

I lineamenti di Remus si distorsero per la rabbia. 

«Per il semplice fatto che sono un lupo mannaro!»

Per la rabbia toccò a Sirius.

«Sai cosa sei Moony? Un fottuto idiota! Se non fossi così preso ad autocommiserarti tutto il tempo forse, e dico forse, potresti iniziare a vivere davvero la tua cazzo di vita!»

Padfoot non diede all'altro neanche il tempo di rispondere, riprese fiato e tornò un fiume in piena.

«E sai cos'altro? Sei anche un egoista! Non te ne fotte niente di quante persone siano pronte a giocarsi tutto per te, perché vedono oltre, no, tu ti odi così tanto che non conta! Sono loro stupide  a non capire che sei un mostro brutto e cattivo! Silente è un pazzo a lottare per te, giusto? Noi dovremmo smetterla di volerti bene, vero? Stiamo tutti lontani dal cazzo di fottutissimo lupo mannaro!»

Remus lo guardò furibondo.

«Altro?»

L'espressione di Sirius si addolcì lievemente.

«Per Merlino, Moony, vorrei solo che decidessi di volerti bene! Capisco che il mondo non ti faciliti le cose ora come ora, ma  a volte mi sembra che neanche se si sommasse tutto l'odio di chi detesta i lupi mannari si arriverebbe a quello che provi tu per te stesso! Non siamo degli sconsiderati a volerti bene e non sei un fottutto mostro solo perché una volta al mese diventi un po' irascibile. Sei un mostro quando fai così, quando pensi che il nostro sguardo non abbia un cazzo di valore, che tu non abbia un cazzo di valore!»

Remus era impallidito. Ci fu qualche secondo di silenzio prima che proferisse parola.

«Tu non puoi capire, Sirius!»

Fu la goccia che riempi nuovamente il vaso di Padfoot.

«Già. Nessuno ti vede, Remus! Nessuno ti capisce! Cosa cazzo vuoi? Farti marchiare e monitorare? Vai a farlo! Quale sarà il passo successivo? Ti chiederanno di vivere in un campo per soli lupi mannari? Ti schiavizzeranno? Ti uccideranno perché potresti essere un pericolo? Dimmi, Moony, fino a dove possono spingersi gli altri solo perché ti detesti? Posso prenderti a pugni quando sono incazzato? Ti piace il dolore e non ce l'hai mai detto?»

Lupin era livido.

«Sei uno stronzo, Padfoot!»

«E tu? Tu cosa sei?»

I due si studiarono, provati, per qualche secondo.

«Vaffanculo!»

«Vacci tu, Remus! Magari ti aiuta a riprenderti. Ma prima dai quel cazzo di nome alla scuola!»

Il mannaro lo guardò in silenzio. Sirius sostenne lo sguardo poi, sempre senza dire nulla, uscì dalla porta chiudendosela dietro con forza. Remus ebbe voglia di urlare.

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Note dell’autrice:

Eccoci qui (di mercoledì anziché di giovedì per questioni di logistica, sorry). 
Con questo capitolo inizia a esserci un po’ di carne al fuoco e le fila si cominciano a intravedere: i malandrini (più il gruppo di Lily) hanno percepito che la guerra è in arrivo e questo sposta qualche equilibrio, come lo vedremo man mano. Poi abbiamo tutto il conflitto interiore portato dalla licantropia di Remus - lo so che torna sempre, ma torna perchè è centrale per la prima parte della storia, vi ricordo che siamo al sesto anno e ci sono delle “cose risapute” che accadranno proprio quell’anno \ e poi, insomma, è un dato di fatto. E, finalmente, abbiamo un avvicinamento, quantomeno a livello di pensieri, tra Paddy e Moony. Tutte queste cose si uniranno, tra un po’, abbiate fede! :D

Ora, come sempre, qualche considerazione più “tecnica”:

  1. Non avendo il nome dell’insegnate di Difesa contro le Arti Oscure ho cercato di crearne uno che avesse un senso (anche se durerà solo per quest’anno e poi sparirà). Brocklehurst era il nome dell'orribile insegnante scolastica in Jane Eyre e, inoltre, la Rowling scelse quel nome per una ragazza che smistò in Corvonero il 1° settembre 1991. Quindi famiglia magica e insegnante orribile, il “nostro” Brocklehurst arriva da qui.
  2. Molliccio di Remus: non è una mia idea e non so a chi vada riconosciuta, ma in giro per l’internet si trova questa MERAVIGLIOSA teoria che dice che il molliccio di Remus, fino alla morte di James e Lily, era la morte dei suoi amici causata dal sé lupo. Dopo la fine dei Potter, che nella sua vita aveva significato anche la morte di Minus e il tradimento di Sirius, diventa semplicemente la luna poiché tanto tutte le persone a cui teneva erano morte (beh, Sirius no, ma capite cosa intendo). E gli arriva dritto in faccia il fatto che si sarebbe trovato ad avere a che fare da solo con le sue trasformazioni, con la luna piena. Per questo la luna diventa, appunto, il suo molliccio post morte di Lily&James. So che è solo una teoria ma la trovo da pelle d’oca. Grazie internet per queste lacrime sempre!
  3. Non è mia neanche l’idea del dialogo IppogrifovsThestral, cioè le battute dopo le prime quattro sono mie… ma l’idea arriva sempre dal benedetto internet!
  4. Remus che suona il piano… dai, è praticamente cosa sicura! Tant’è che nel terzo film abbiamo lo scheletro di un pianoforte nella stamberga strillante… manca solo la conferma di zia Row! Ma non ce lo vedete? Io sì! 
  5. Non so se si sia capito chiaramente ma il molliccio di Sirius sono effettivamente i suoi genitori, mentre il molliccio di Lily non è Petunia in quanto tale ma l’odio di Petunia, l’abbandono, l’idea che lei non la vorrà mai più\che non le vorrà mai più bene.

Bon, basta, mi sembra di avervi detto tutto.

Grazie a tutte le persone che stanno leggendo la storia.

Come sempre son felice se mi fate sapere cosa ne pensate!

Ci vediamo giovedì prossimo con un capitolo piuttosto importante (ma importante-importante)!

Molto affetto,
Fra.

 

 

  
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