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Autore: YallaYalla    27/05/2020    1 recensioni
for your perusing
At times confusing,
hopefully amusing
Introducing me
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Coppie: Hermione/Severus
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Riuscì a trascinarsi sulla poltrona, si sfiorò le labbra con le dita e sorrise. Mai si sarebbe aspettato che una cosa del genere accadesse dopo il fiasco del pranzo. La domanda ora era come interpretare il bacio, Severus era sicuro che Hermione non fosse il tipo di donna che va in giro a baciare gente a caso per riavere dei libri, ma rimaneva comunque da capire come comportarsi da quel momento. Di sicuro non avrebbe iniziato a fare il sentimentale e a seguirla ovunque andasse come un cucciolo innamorato, non era nel suo carattere comportarsi in questo modo, né era consono alla sua età. C’era poi la differenza di età, appunto, tra i due. A lui, detto sinceramente, non poteva fregare di meno. Sapeva di avere 20 anni in più di lei, ma nel mondo dei maghi erano meno di nulla e poi lei era di gran lunga più matura dei suoi anni e anche più matura di alcune donne che di anni ne avevano il doppio. Questo però era il suo pensiero, non era certo che anche lei la pensasse allo stesso modo, era qualcosa sul quale indagare.
Hermione si chiuse in camera dopo aver baciato Severus e rimase immobile sulla porta a sorridere per 20 minuti. Era stato perfetto. Le sue labbra erano proprio come le immaginava, morbide, ma ferme sotto le sue e stando così vicina a lui aveva potuto sentire il suo odore e riempirsene il naso. Era cerca che se avesse preparato l’Amortentia avrebbe avuto quell’odore esatto. Era inutile negarlo ormai, lei era innamorata di lui, completamente, assolutamente, incredibilmente innamorata di lui. Restava solo da capire cosa lui provasse per lei. Se ne era andata prima di sapere come avrebbe reagito temendo un rifiuto, ma ora se ne pentiva perché il dubbio era peggio, molto peggio.
Forza Hermione, sei la persona più razionale che conosci, calmati e analizza la situazione con distacco, pensava, ma intanto si toccava le labbra e ridacchiava girando su se stessa sorridendo come una scema. Se Ginny l’avesse vista in quel momento avrebbe alzato gli occhi al cielo e chiamato Poppy per farla controllare, qualcosa di sicuro non andava in lei.
Eppure, per quanto ci provasse, non riusciva a smettere di pensare all’uomo che aveva lasciato nella biblioteca e a quanto volesse baciarlo di nuovo.
Si incontrarono direttamente a cena quella sera, la tensione nell’aria si poteva tagliare con un coltello, nessuno dei due sapeva cosa dire o come comportarsi. Severus, per la prima volta nella sua vita era completamente allo sbando, mentre Hermione aveva così tanti pensieri per la testa che non sapeva da dove iniziare.
Cenarono in silenzio, scambiandosi qualche sguardo ogni tanto, ma senza dire nulla. Dopo cena andarono entrambi verso la biblioteca, come facevano ormai ogni sera, ma stavolta Severus non si sedette sulla sua poltrona bensì sul divano. Hermione rimase sulla porta un attimo interdetta, aveva due scelte davanti a sé, sedere sulla poltrona oppure sedere accanto a lui.
Scelse la seconda, ormai non aveva nulla da perdere e voleva proprio vedere cosa volesse Severus dal suo divano.
Lui la guardò sedersi al lato opposto rispetto al suo, con i piedi sempre sotto di lei e il gomito appoggiato al bracciolo del divano. Lui rimase dal suo lato, accavallò una gamba sull’altra e accese il fuoco con un gesto della mano.
“Esibizionista” disse lei a quello sfoggio di magia senza bacchetta. Lui la guardò alzando un sopracciglio e rispose: “Invidiosa”.
Lei non ci vide più, posò il libro che stava iniziando a leggere, si girò completamente verso di lui e lo guardò in modo minaccioso.
“Cosa hai detto?” disse incrociando le braccia al petto.
“Ho detto – rispose lui posando il libro e girandosi verso di lei lentamente – che sei invidiosa del fatto che io sappia fare magie senza bacchetta e tu no”.
Senza degnarla di un altro sguardo riprese il libro e si girò verso il camino per nascondere la risatina che iniziava a farsi strada sul suo volto.
“Severus Snape, rimangiati immediatamente quello che hai detto!” Lo minacciò lei agitando un dito nella sua direzione.
“Sennò?” chiese lui con voce bassa e aria di sfida guardandola fissa negli occhi. Severus sapeva di non essere un uomo bello nel modo convenzionale, ma era anche pienamente consapevole del potere della sua voce e negli anni lo aveva usato in molti modi: per incutere timore, soggezione, rispetto, e ora anche per sedurre. Come volevasi dimostrare Hermione rimase di sasso a fissarlo con ancora il dito alzato.
Lui lo prese e lo usò per abbassare la mano di lei.
“Ti suggerisco di non sfidarmi, non ti piacerebbero le conseguenze”
Lei lo guardò con le labbra serrate e gli occhi stretti e disse: “Sei proprio insopportabile”
“Dimmi qualcosa che io non sappia già”
Lei allora fece un verso di esasperazione e si rimise a leggere, ma era troppo arrabbiata per continuare. Non era arrabbiata con lui, ovviamente; era un uomo esasperante, questo era poco, ma sicuro, ma lei non lo avrebbe voluto in nessun’altro modo. Era arrabbiata con se stessa per non aver avuto nulla da dire per controbattere e per essere caduta vittima dell’incantesimo della sua voce.
Però… di sicuro la sua voce era qualcosa di fuori dal mondo. Era come avvolgersi nel velluto, affogare in un piumone caldo, mangiare un cioccolatino ripieno di caramello e sentirlo sciogliersi in bocca, tutto questo in una sola sua parola.
“Il miele è l’unico alimento che non scade mai” disse ad un certo punto Hermione rompendo il silenzio che era calato tra i due.
“Come scusa?”
“Ti dico qualcosa che non sai”
I due si guardarono e risero per l’assurdità della situazione.
“In realtà lo sapevo già, venne ritrovato nelle tombe dei Faraoni dell’antico Egitto e poteva dirsi ancora commestibile”
“Mi stai prendendo in giro, non è possibile che tu sappia tutto”.
Hermione era esasperata e alzò le mani al cielo mentre lui la guardava sorridendo fra sé e sé.
“Ti giuro che non ti sto prendendo in giro” disse lui e dopo una pausa aggiunse: “Non mi permetterei mai di mentirti”.
Nel tono che usò, lei capì che il discorso era diventato improvvisamente molto serio.
“Non ti mentirei mai, Hermione”
“Neanche io lo farei” disse lei senza neanche pensarci, ma era la verità, non avrebbe mai mentito a Severus.
Lui le sorrise.
Dopo qualche minuto di silenzio Severus disse: “Qualche altra cosa che pensi io non sappia?”
“Questo gioco non mi piace, tu sai tutto!” Disse lei, ancora piccata dal fatto che il suo aneddoto completamente inutile sul miele non avesse sortito l’effetto desiderato.
“Allora ne dico una io e vediamo se la sai. Mmm, vediamo, le mucche possono salire le scale, ma non possono scenderle”.
“Questa la sanno tutti, dovrai trovare qualcosa di più difficile”. Rispose Hermione, contenta di aver dimostrato di essere più intelligente di quanto lui l’avesse ritenuta. Non aveva considerato che Severus aveva usato l’aneddoto delle mucche solo per farla sentire meglio e invogliarla a partecipare al gioco. Hermione era stata esposta troppo poco ai Serpeverde per comprendere a fondo il loro modo di comportarsi e gli stratagemmi che utilizzano per ottenere ciò che vogliono.
“Bene, allora proviamo questo: nell’antica Inghilterra i rapporti intimi erano subordinati al consenso del re, quindi se una coppia voleva avere un figlio doveva chiedere il permesso al sovrano e, una volta ottenuto, appendere un cartello fuori la porta che diceva “Fornication under consent of the King[1]” abbreviata in F.U.C.K. da cui il verbo”.
Severus pronunciò queste parole senza battere ciglio, come se stesse descrivendo una pozione in classe. Hermione diventò di tutti i colori dell’arcobaleno. Sentirlo parlare di fornicazione non le aveva fatto bene e di sicuro quella notte non avrebbe dormito sonni tranquilli.
“Non la sapevi questa, vero?” Aggiunse quando vide che lei non proferiva parola.
“No, devo dire la verità, le mie conoscenze circa la relazione tra reali e rapporti sessuali si fermavano allo ius prime noctis”. Dopo una pausa aggiunse: “però so che la distanza dal gomito al polso è uguale alla dimensione della pianta del piede”.
“Ecco, questo non lo sapevo per esempio” rispose lui e si segnò di controllarne la veridicità una volta solo in camera “però so che è impossibile leccarsi il gomito”.
“No, non è impossibile, solo molto difficile”
La faccia di Severus era la descrizione esatta dell’incredulità.
“Non mi credi? Ora ti faccio vedere”
Hermione iniziò quindi a fare un po’ di stretching, poi si portò il braccio sotto il mento e spinse con l’altro fino a farlo scrocchiare, ripeté il movimento anche con l’altro braccio. Intanto Severus si era girato completamente verso di lei e la guardava con molta attenzione. In un fluido movimento la donna si abbracciò il collo con il braccio destro, lo spinse sul gomito verso il mento e la spalla fece un rumore davvero poco naturale. Severus stava per chiederle se si fosse fatta male, ma vedendo che il volto di lei era concentrato, ma sereno, tenne le sue osservazioni per sé. La donna intanto aggiustò il gomito sotto il mento, cacciò la lingua ed effettivamente si leccò il gomito. Sciolse poi le braccia e indirizzò a Severus uno sguardo fiero. L’uomo, dal canto suo era ancora sconvolto da ciò che aveva visto e rimase qualche secondo in silenzio a ragionare su ciò che era successo.
“Come hai fatto?”
“Tanti anni di danza classica e una spalla lussata da bambina” disse lei guardando l’espressione di lui che tornava padrone di se stesso.
“Sei una continua scoperta” rispose lui ed entrambi si rimisero a leggere.
Quella sera nessuno dei due parlò del bacio di quel pomeriggio, ma entrambi sentirono che molto stava cambiando tra di loro.
Come aveva previsto quella notte Hermione non dormì quasi per nulla, la sua mente continuava a ritornare a Severus e alla fornicazione. Si dice che quando si è innamorati si sentano le farfalle nello stomaco, beh, le farfalle nello stomaco di Hermione avevano deciso di dare un rave e ci stavano anche dando dentro alla grande. La povera donna rimase tutta la notte sveglia a pensare a Severus, alle sue mani e a quello che avrebbe desiderato che facessero le suddette mani. Non si sa con quale faccia lo avrebbe guardato al mattino dopo avergli fatto fare le peggio cose in sogno.
Severus invece dormì come un angioletto, cullato dal pensiero di Hermione nella stanza accanto e a cosa avrebbe fatto il giorno dopo per capire quali fossero esattamente i suoi sentimenti verso di lui.
La mattina dopo Severus, come al solito già sveglio, si ritrovò a tu per tu con uno zombie con le sembianze di Hermione che barcollò in cucina alla ricerca di tè.
“Buongiorno, raggio di sole”
Una specie di verso soffocato a metà tra uno sbadiglio e un grugnito fu la risposta della donna.
“Il tè è già nella tua tazza sul tavolo” le disse e le indicò la sedia di fronte alla sua.
Un altro verso, che l’uomo interpretò come assenso, accompagnò la donna mentre si sedeva e guardava la tazza con occhi adoranti.
Quando Severus si rese conto che Hermione stava riacquistando le facoltà mentali disse: “Potrei essere geloso di quella tazza se dovessi continuare a guardarla in quel modo”
Lei ci mise un paio di secondi a capire a cosa lui si riferisse, poi disse: “Non preoccuparti, ho uno sguardo riservato solo a te” e gli fece l’occhiolino.
“E si può sapere quale sia?”
“Se fai il bravo un giorno te lo farò vedere”
L’uomo allora alzò un sopracciglio e continuò a bere e leggere.
All’improvviso Hermione lo vide alzare gli occhi verso il giornale e a dire qualcosa a bassa voce che suonava molto offensiva.
“Cosa succede, Severus?”
Lui le passò il giornale e la donna strabuzzò gli occhi di fronte alla foto di loro due, a braccetto, che passeggiavano per Diagon Alley, che campeggiava nella pagina.
“Ieri pomeriggio, se vi foste trovati per caso a Diagon Alley avreste potuto osservare qualcosa di davvero singolare. Hermione Granger, membro del Golden Trio e strega più brillante della sua età, a passeggio insieme all’ex Mangiamorte Severus Snape in atteggiamenti molto intimi. Da quanto tempo va avanti questa storia? La ragazza è sotto l’effetto di qualche incantesimo? Che il mago l’abbia sedotta quando era ancora una sua studentessa?” Iniziò a leggere Hermione e per poco non diede fuoco al giornale dalla rabbia.
“Ma come osano? Chi pensano di essere a potersi intromettere nei nostri affari così? Quella maledetta stronza della Skeeter, l’avrei dovuta lasciar marcire in quel barattolo quando ne avevo la possibilità”. Hermione fumava di rabbia, Severus allora si alzò, andò dietro la sua sedia, le mise le mani sulle spalle e la fece sedere, poi disse: “Per quanto io condivida la tua indignazione, non c’è nulla che possiamo fare ora, dobbiamo soltanto lasciare che la notizia faccia il suo corso. Però sono davvero interessato a conoscere la storia della Skeeter e del barattolo”.
L’uomo le aveva parlato praticamente nell’orecchio e Hermione si stava sciogliendo come un gelato. Si dovrebbe avere una licenza per armi per poter portare in giro una voce del genere.
Quando finalmente si ricompose, disse: “Anni fa scoprì che la Skeeter è un animagus non registrato, uno scarafaggio, è così che riesce sempre a sapere i fatti di tutti quanti. Così la intrappolai in un barattolo e la ficcai sotto il mio letto per qualche tempo”.
Severus era talmente fiero di lei che avrebbe dato 100 punti a Grifondoro.
“Non mi aspettavo tu avessi un lato Serpeverde”
“Oh, quando si tratta di quella donna nulla è troppo spregevole”
“Stai per caso accostando i Serpeverde alla parola spregevole?” Le chiese lui fingendo di essere offeso.
“Oh no, Severus, non volevo assolutamente insinuare qualcosa del genere, scusami” rispose lei mortificata.
“Non ti preoccupare, ti stavo solo prendendo in giro. Noi poveri, disprezzati Serpeverde abbiamo sentito di peggio di questo” e rise.
Hermione si era ormai calmata, ma non aveva intenzione di darla vinta a quella orrenda donna e ai suoi articoli da giornaletto scandalistico.
“Cosa ne pensi tu dell’articolo?” Gli chiese.
“Sinceramente sono anni che non presto attenzione alle scempiaggini scritte sul Profeta, mi irrita solo che abbiano messo te in cattiva luce”
“Me? Ti hanno chiamato ex Mangiamorte”
“È ciò che sono, Hermione” la interruppe lei.
Non voleva che lei avesse una visione idealizzata di lui, lui era effettivamente stato un Mangiamorte, aveva seguito le ideologie di un pazzo e aveva fatto cose orribili.
“Sì, lo so, ma non è quello che intendo” – continuò lei – “intendo dire che ti continuano a trattare come spazzatura, hanno persino insinuato che tu mi abbia sedotta mentre ero ancora una tua studentessa. Non accetterò che ti trattino così”.
Così dicendo si alzò da tavola e si diresse a grandi passi verso la sua stanza.
“Hermione? Cosa hai intenzione di fare di preciso?” chiese.
Non che avesse intenzione di fermarla, quella donna poteva dare fuoco all’intera redazione del Profeta e lui ci si sarebbe arrostito dei marshmallows sopra senza battere ciglio; voleva solo sapere dove avesse intenzione di andare così da poterla accompagnare, era ancora in pericolo e non avrebbe permesso che andasse in giro da sola.
“Sto per andare a minacciare una donna di rinchiuderla sotto il mio letto se non la smette di scrivere cattiverie su di te, non provare a fermarmi!”
Hermione era pronta a ribaltare ogni stanza della redazione di quella presa per il culo di giornale fino a trovare quella maledetta della Skeeter e nessuno avrebbe potuto fermarla.
“Ti stavo solo offrendo le mie capacità, sono molto bravo ad incutere terrore, mi dicono” disse lui sorridendo in modo spaventoso, ma seducente.
«Ecco perché ti amo» avrebbe voluto dire lei, ma si limitò a sorridergli e insieme si diressero verso Londra e la sede del Profeta.
Una volta entrati nell’ingresso della redazione, tutti si ammutolirono e guardarono la coppia. Hermione era livida di rabbia e pronta ad ammazzare il primo che si fosse messo sulla sua strada, ma era Severus dietro di lei che incuteva più terrore; vestito completamente in nero, con un’espressione indecifrabile sul volto e il sopracciglio alzato, si soffermava qualche secondo su ognuno dei presenti e quelli ripensavano ad ogni errore fatto nella loro vita e desideravano non essere mai usciti dal grembo delle loro madri. La Skeeter non aveva idea di cosa stava per piombarle addosso.
“Dov’è?” Fu tutto ciò che Hermione disse e 20 persone indicarono una porta in fondo allo stanzone. I due allora si diressero verso il punto indicato loro e tutti si spostarono per farli passare come il mar rosso che si apriva per Mosè.
Severus stava per bussare, ma Hermione decise di buttare giù la porta con un incantesimo e, una volta entrata, pietrificò l’orrenda strega al suo posto.
In quel momento Hermione avrebbe potuto chiedergli la luna e lui sarebbe andato a prendergliela senza fare un fiato. Era così bella nella sua furia che Severus dovette farsi violenza per non prendere e baciarla lì sul posto.
“Stammi bene a sentire, brutta stronza – iniziò a dire Hermione guardando la strega negli occhi – ora tu prenderai la tua bella penna e inizierai a scrivere quello che io ti detterò e da oggi in poi se vorrai scrivere qualcosa su di me o su Severus dovrai avere la mia approvazione. Sono stata chiara?”. La strega legata si limitò a fissare prima la donna, poi l’uomo dietro di lei e cercò di annuire.
“Quest’uomo è il motivo per cui tu sei ancora viva, dovresti baciare la terra su cui cammina non andare in giro a scrivere calunnie su di lui”.
Sentendo che la situazione si stava riscaldando un po’ troppo, Severus mise una mano sulla spalla di Hermione e lei iniziò a tranquillizzarsi, sciolse l’incantesimo che teneva ferma la Skeeter e si mise a dettarle ciò che avrebbe dovuto pubblicare sull’edizione della sera.
Una volta usciti in strada la rabbia di Hermione era definitivamente scemata e iniziava a sentirsi una cretina per aver reagito così di fronte a Severus.
“Scusami” disse mentre camminavano.
“Per cosa?”
“Per aver reagito in quel modo all’articolo”
“Hermione, da me non sentirai una sola parola di condanna. Immagino tu sappia che io non sia un brav’uomo e una bella minaccia ben fatta mi rende sempre felice” disse lui e vedendo che sorrideva aggiunse: “E poi non mi negherei mai il piacere di essere difeso a spada tratta da una così bella donna” e le fece un inchino e un baciamano senza mai smettere di guardarla negli occhi.
Lei arrossì, intrecciò il braccio con quello di lui e i due si incamminarono verso il punto dal quale smaterializzarsi.
Una volta rientrati a casa trovarono un gufo con un messaggio ad aspettarli in salotto. Severus andò a vedere di chi fosse e, non appena aprì la lettera, senza neanche leggerne il contenuto, riconobbe la grafia e disse: “Ovviamente San Potter non poteva esimersi dal condividere il suo pensiero con il mondo”
“Severus.” Lo riprese lei.
“Scusa, so che è un tuo amico, ma non mi va che abbia sempre la necessità di dare la sua opinione”
“Non ti agitare, volevo solo dirti di vedere cosa voglia, prima di iniziare a dare in escandescenze” e gli sorrise.
“Scusami” disse lui
“Ti perdono, ma solo perché sei così carino” rispose lei ridendo e anche lui scoppio in una fragorosa risata.
“Facciamo così, tu leggi cosa voglia Potter e io vado a fare il tè” disse lui, le passò la lettera e andò in cucina.
 
Cara Hermione,
Come stai? Come procede la vita? È da un po’ che non ci sentiamo. Sì, lo so cosa stai pensando: “Harry, ogni tanto potresti essere anche tu a scrivere a me”. Ecco quindi che ti scrivo.
Immagino che tu già sappia il motivo della mia lettera, sei troppo intelligente per immaginare che io mi sia effettivamente ricordato di scriverti.
Ieri sera ho sentito la storia più strana della mia vita da uno sconvolto Ron, diceva di averti visto a Diagon Alley a mangiare un gelato con il professor Snape e che vi lanciavate sguardi languidi. Ovviamente ho ipotizzato che fosse sotto l’effetto di qualche incantesimo o di qualche droga, quindi immagina la mia sorpresa a vedere l’edizione del mattino del Profeta.
Hermione cosa sta succedendo? Sai che con me puoi parlare. Sei come una sorella per me, non dimenticarlo. Se hai bisogno puoi anche trasferirti al numero 12 con me e Ginny, saresti più che benvenuta.
Ti prego, rispondimi al più presto, sono molto preoccupato.
Tuo,
Harry
 
Dopo aver finito la lettera Hermione scoppiò in lacrime. Non appena Severus la sentì si precipitò verso di lei.
“Cosa ti ha detto quella testa di legno?”
Lei però non rispondeva, piangeva e basta stringendo la lettera al petto. Severus allora si sedette sul divano accanto a lei, le prese le mani, la abbracciò e lasciò che la donna piangesse tutte le sue lacrime sul suo petto confortandola e accarezzandole la schiena.
“Va tutto bene, ci sono qui io” diceva mentre Hermione iniziava a ricomporsi.
“Pensavo che, fra tutti, lui sarebbe stato il primo a capire. Per Merlino, è stato settimane ad urlare all’intero mondo magico della tua magnificenza e ora invece mi tratta come fossi una povera donna del ‘800 rapita dal malvagio vampiro e tenuta segregata contro la sua volontà”.
Severus cercò di non ridere dell’immagine che aveva appena dipinto e disse: “Un conto è dire in giro di non farmi marcire ad Azkaban, un altro è accettare che io abbia un’ipotetica relazione con la sua migliore amica”
“Noi abbiamo una relazione?” disse lei tutto d’un fiato staccandosi da lui, aggrappandosi alla sua giacca come se ne valesse della sua vita e guardandolo negli occhi.
Lui inspirò e trattenne il fiato per un attimo. In quel momento aveva due scelte: dire semplicemente che era quello che tutti avevano compreso leggendo il giornale oppure, e la cosa lo terrorizzava come mai prima nella vita, dirle che sì, avevano una relazione, che lei lo aveva stregato e che tutto ciò che desiderava era che lei fosse sua.
La guardò negli occhi e seppe qual era la risposta giusta.
“Ti piacerebbe?” Chiese, a voce bassissima, così che il mondo intorno a loro non sentisse con quanta trepidazione, angoscia e speranza avesse fatto quella domanda.
Lei lo guardò, sorrise come mai prima d’ora aveva fatto nella vita, gli prese il volto tra le mani e disse: “Sì” sulle sue labbra.
Stavolta lui non le avrebbe dato l’occasione di andarsene. Le mise una mano dietro la testa e l’altra sulla schiena e intensificò il bacio, ci mise dentro tutto quello che sentiva per lei e al quale ancora non riusciva a dare un nome, ma che sperava lei riuscisse comunque a comprendere.
 
[1] Fornicazione dietro consenso reale, ndr.
  
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