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Autore: Juliet_Stories    27/05/2020    1 recensioni
Quando l'obiettivo è la salvezza del mondo e il fallimento la sua distruzione, cosa si è disposti a rischiare? Quante vite, quanto dolore? Anche se solo all'inizio del suo viaggio, Katie deve già imparare una dura lezione di vita. Costretta a farsi carico di un ruolo, quello della Prescelta, che non ha mai voluto, dovrà lottare con le unghie e con i denti contro nemici agguerriti e anche contro sè stessa. Sorretta da compagni di viaggio alquanto insoliti, si troverà a viaggiare nel tempo, fino al Medioevo, facendosi strada in mezzo a battaglie sanguinose e trappole oscure e crudeli. Un viaggio difficile, con un'alba tinta di rosso e fosche nubi all'orizzonte.
“Stava piangendo. I fantasmi delle sue vittime lo tormentavano e non riusciva a perdonarsi il fatto di aver spento tutte quelle vite, di aver spazzato via tutte le loro speranze... Me ne andai perché non avrei saputo cosa dirgli, come consolarlo. Non avevo risposte alle sue domande. I fantasmi che lo torturavano erano gli stessi che popolavano i miei incubi, il suo tormento uguale a quello che non mi faceva dormire la notte…”
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 3
Lacrime e Pioggia
 
Immobile, nascosta tra gli alberi di fronte allo spiazzo in cui quella voce misteriosa le aveva imposto di venire, Katie scrutava la notte davanti a lei, cercando di scorgere, alla luce della luna, la figura che l’aveva attirata lì. Era certa che fosse presente, nascosta da qualche parte nell’oscurità, ma con quella luce così scarsa non riusciva a vedere granché. La ragazza si morse il labbro, a disagio; odiava quell’attesa, odiava sentirsi così vulnerabile e impaurita. Persino il bosco, che conosceva come le sue tasche, aveva un che di inquietante in quel buio...
Sospirò, stringendosi le braccia attorno al corpo e cercando di raccogliere tutto il suo coraggio. Poi, prendendo un profondo respiro, si allontanò dalla protezione degli alberi, diretta al centro dello spiazzo. Non aveva fatto che pochi passi quando una voce la raggiunse attraverso l’oscurità.
“Fermati dove sei. Se vai ancora avanti diventerai un facile bersaglio, così allo scoperto.”
A quelle parole Katie si voltò di scatto, spaventata. Il suo cuore si fermò per un secondo e poi riprese a battere, impazzito, mentre i suoi occhi guizzavano da una parte all’altra, senza riuscire a scorgere nessuno. Eppure aveva riconosciuto quella voce, la stessa del messaggio.
“Dove ti nascondi? Fatti vedere!”
Silenzio assoluto. La ragazza attese ancora, ma nessuno rispose. A quel punto la rabbia cominciò a cancellare la paura. L’aveva torturata in quel modo per farla arrivare il prima possibile e ora non voleva neppure farsi vedere?
“Codardo, esci allo scoperto! O non ne hai il coraggio?”
Uno sbuffo seguì quelle parole.
“Fossi in te eviterei di urlare come un’aquila se non vuoi che ci scoprano all’istante. Non è il momento per le sceneggiate.”
Ci fu ancora un attimo di silenzio prima che Katie sentisse un lieve tonfo tra gli alberi davanti a lei. Si irrigidì, cercando di aguzzare la vista, finchè con un movimento sinuoso qualcosa si portò alla luce della luna, mozzandole il respiro e pietrificandola dalla sorpresa. Un paio di brillanti occhi gialli, un pelo liscio e nero come la notte. Un gatto la fissava sogghignando, divertito dalla sua reazione.
A quella vista Katie indietreggiò freneticamente, incespicando nei suoi stessi piedi e cadendo a terra. Si mise faticosamente a sedere, boccheggiante, lo sguardo sempre fisso sullo strano animale davanti a lei.
“T-Tu parli! Parli! Ma sei...”
Il gatto sospirò, alzando gli occhi al cielo.
“Sì, sono un gatto, ma solo esteriormente. E sì, parlo. Cerca di non confondermi con i vostri animali, ragazza, io e loro non potremmo essere più diversi.”
Lei lo fissò a bocca aperta, il respiro mozzato in gola. Stava succedendo davvero?
“Non... Non capisco. Cosa sta succedendo?”
“È una storia lunga, troppo lunga, e adesso non ho il tempo di spiegartela. Ascoltami, tu...”
“Aspetta.”
Il gatto si voltò di nuovo verso di lei, sorpreso dall’interruzione.
“Che cosa c’è? Ti ho detto che non abbiamo molto tempo.”
Lei lo fissò, furiosa, alzando il dorso della mano, su cui era ancora visibile il marchio, brillante nel buio.
“Sei stato tu non è vero?”
“Sì, era il metodo più veloce per assicurarmi che venissi.”
“Hai almeno una vaga idea di cosa ho dovuto sopportare? Che razza di metodo sarebbe??”
Lui la fissò, ironico.
“Perchè, senza quel piccolo incentivo saresti forse venuta?”
A quella domanda Katie si morse il labbro, rifiutandosi di rispondere. Ovviamente non sarebbe venuta, lo sapevano entrambi.
“Comunque non è il momento per le spiegazioni, qui non siamo al sicuro. Presto verranno a cercarci e non devono trovarci. Devo portarti via al più presto; dopo ieri notte ho il terrore di quello che potrebbe succederti.”
Lei lo fissò, mentre i particolari che fino a quel momento non era riuscita a collegare, si univano ora a formare un quadro più complesso di quanto avrebbe potuto immaginare solo poco prima.
“Sei stato tu a tirarmi fuori dall’acqua, non è vero? Hai impedito che annegassi.”
Lui annuì, guardandosi attorno circospetto.
“Sì, sono stato io. Il mio compito è proteggerti, Katie, non certo lasciarti morire.”
“E Whitly... Anche il suo arrivo è opera tua, non è vero? Deve essere così, ci sono state fin troppe coincidenze quella notte.”
“Sì, l’ho mandato da te non appena mi sono accorto che ti eri persa. Non potevo uscire allo scoperto, ma ho sempre vegliato su di te in questi giorni.”
“Mi stavi seguendo?”
“Certamente. Non potevo lasciarti sola neppure per un secondo, chissà cosa ti sarebbe successo se mi fossi allontanato.”
“E hai tu quell’orologio?”
Il gatto si voltò, avanzando di qualche passo verso gli alberi, continuando a scrutare il buio.
“Per il momento è al sicuro, non devi preoccuparti.”
“È davvero così importante? Sembra che tutti vogliano metterci le mani sopra.”
Finalmente spostò lo sguardo verso di lei, annuendo cupamente.
“Non sai nemmeno quanto. Dovrai fare molta attenzione, Katie; adesso che sei stata scelta, sei diventata un bersaglio.”
La ragazza lo fissò, preoccupata.
“Un bersaglio? Ma se non ho la minima idea di cosa stia succedendo!”
“Lo so, ma capirai tutto non appena…”
Si bloccò a metà frase, preoccupato. Dopo appena qualche secondo tra loro si levò una voce, talmente distante che sembrare irreale.
“Lyer, dovete andarvene subito, vi hanno trovati. Porta immediatamente Katie via da lì!”
A quelle parole Lyer imprecò, agitato.
“Dannazione, speravo di avere più tempo! Svelta Katie, dobbiamo andare!”
La ragazza indietreggiò, scuotendo la testa.
“Non posso venire, non senza i miei genitori. Che ne sarà di loro?”
“Loro sono al sicuro, non c’è nulla di cui preoccuparsi. Al momento siamo noi ad essere in pericolo. Dobbiamo sbrigarci!”
“Non posso andarmene così senza dire loro nulla, si preoccuperanno da morire!”
Lyer sbottò, sempre più teso.
“Non abbiamo il tempo di avvertirli! Hai sentito anche tu Arkel, no? Stanno arrivando e non possiamo permettere che ti catturino! Non fare la testarda, vieni e basta!”
“Non posso far passare loro una cosa del genere, dobbiamo tornare indietro!”
Lui scosse la testa, esasperato, ma prima che potesse ribattere un grande fragore esplose tra gli alberi.
“Sono già qui! Katie, scappa! Corri e non fermarti!”
Lei lo fissò, spaventata, e un attimo dopo, senza neanche sapere come o perché, stava già correndo attraverso il bosco, lo stesso bosco che l’aveva accolta e protetta con i suoi rami e che ora le sembrava minaccioso e pronto a ghermirla. Al buio non faceva altro che inciampare, ma in preda al panico continuava a correre, sentendo solo il battito del suo cuore e il suo respiro affannoso, incurante dei graffi che spine e rami le procuravano. Non sapeva cosa stesse succedendo dietro di lei, se Lyer la stesse seguendo o se invece fosse rimasto a prendere tempo. Il suo unico pensiero era correre senza fermarsi, senza guardarsi indietro, finchè aveva fiato in corpo. Continuò per quelle che le sembrarono ore, ma più andava avanti più le sue gambe diventavano deboli, il suo respiro ansante e il dolore al fianco acuto. Cercò senza successo di frenare i singhiozzi che la scuotevano, mentre le lacrime cominciavano a scenderle lungo le guance. Ormai priva di forze, inciampò altre due o tre volte, finchè non cadde alla base di un albero, ferendosi al ginocchio. Cercò di rialzarsi ma ricadde subito sulle foglie, gemendo. Abbassò la testa, ansimante, la mano stretta sul ginocchio per frenare il dolore. Anche attraverso il velo di lacrime che le offuscava la vista, riuscì a vedere il sangue colarle tra le dita.
Alzò lo sguardo, i denti stretti, cercando di non pensare al liquido caldo che le scendeva lungo la gamba. Doveva resistere…
“Katie!”
La ragazza voltò la testa verso Lyer, sollevata.
“Katie, cos’è successo?”
“Sono caduta e non riesco più a muovere la gamba. Fa un male cane, maledizione.”
Lui aggrottò la fronte, lo sguardo fisso sul ginocchio.
“Non ci voleva, con questa ferita non riuscirai a fare nemmeno un passo. Non abbiamo altra scelta.”
Lei lo fissò, confusa.
“Di cosa stai parlando?”
Lyer scosse la testa, piazzandosi saldamente davanti a lei.
“Di nulla. Tu continua a tenere la mano premuta sul ginocchio e non cercare di muoverti, o peggioreresti le cose.”
“Peggiorare?”
Lui si voltò un attimo verso di lei, serio.
“Stai per assistere al primo scontro della tua vita. Non cercare di interferire, non fare nulla se non te lo dico, ci siamo capiti? Resta ferma e basta.”
A quelle parole Katie fu attraversata da un brivido freddo e sussultò quando, dalla boscaglia, intravide una figura avvicinarsi lentamente a loro. Strizzò gli occhi, cercando di scorgerne il volto in quella luce così scarsa, ma senza successo. L’unico dettaglio che riusciva a riconoscere era l’impeccabile divisa militare che indossava.
“Riesci sempre a sorprendermi, Eledier. Non credevo saresti riuscito ad arrivare così in fretta.”
Lui sorrise, divertito, ma i suoi freddi occhi grigi non si staccarono nemmeno un attimo da Katie.
“In realtà ero già qui ad aspettarti, Lyer. Dopo aver scoperto che avevi tu l’orologio, sapevamo che non te ne saresti mai andato senza la ragazza. Così, seguendo lei, sono riuscito ad arrivare a te. Ti credevo più previdente, invece sei stato alquanto avventato stavolta. Tra l’altro ero certo che ci sarebbe stato anche Arkel assieme a te, eppure non mi sembra di vederlo. Un vero peccato, gli avevo preparato una bella sorpresa.”
“Purtroppo Arkel era impegnato, ma mi ha pregato di porgerti i suoi saluti nello sfortunato caso in cui ti avessi incontrato.”
Eledier fece spallucce, un sorrisino divertito sul volto.
“Sarà per la prossima volta allora. Ci sarà da divertirsi!”
Lyer soffiò, la schiena inarcata.
“Non ci sarà una prossima volta. La questione finisce qui, tra me e te.”
Lui rise e quel suono fece gelare a Katie il sangue nelle vene.
“Finirà questa notte, senza alcun dubbio. E dopo che ti avrò ucciso prenderò la ragazza che cerchi di proteggere tanto disperatamente!”
Lui soffiò ancora più forte, trafiggendolo con lo sguardo.
“Non riuscirai nemmeno a sfiorarla. Non la toccherai.”
“E chi me lo impedirà, tu? Non sei abbastanza potente per tenermi testa, Lyer. Forse assieme ad Arkel avresti potuto avere qualche possibilità, ma da solo non sei certo al mio livello.”
“Le cose sono cambiate molto dal nostro ultimo incontro. E te lo dimostrerò.”
Il sorriso di Eledier scomparve all’improvviso, mentre una fredda determinazione lo sostituiva.
“Allora cominciamo!”
 
*
Una goccia, due gocce. Presto divennero tante, troppe, e la pioggia divenne così fitta che Katie riusciva a malapena a distinguere due forme confuse che si scontravano nel cielo. Non vedeva altro. Rimaneva ai piedi di quell’albero, immobile, troppo stordita e debole per riuscire a muoversi. Nonostante tenesse la mano premuta saldamente sulla ferita, continuava a sentire il sangue colarle tra le dita, inesorabile. I suoi vestiti, impregnati da quella pioggia gelida, le aderivano al corpo, strappandole continuamente brividi di freddo. La sua resistenza ormai era al limite.
Alzò lo sguardo al cielo quando un’esplosione illuminò la notte. Lyer era lassù a combattere, lottando con tutte le sue forze e mettendo a rischio la vita per proteggerla. Perché? Perchè?? Lei non era certo così importante da valere la vita di qualcun altro.
Una lacrima le scese lentamente sul viso, mischiandosi alle gocce di pioggia. Da quella notte al lago le sembrava di vivere in un incubo, un lungo sonno da cui non riusciva a svegliarsi. Sarebbe mai riuscita a tornare a casa?
Chiuse gli occhi, un terribile peso sul cuore. I suoi genitori… Si sentiva male se pensava a come li aveva lasciati, al fatto che probabilmente non avrebbe più potuto vederli. Le sfuggì un singhiozzo quando rivide nella sua mente il viso tormentato di Marie. Cosa le sarebbe successo? Avrebbe retto il colpo, o sarebbe crollata alla sua scomparsa? E Ted? Ted, sempre così ottimista, così allegro e disponibile…
Fissò con occhi vacui le nuvole scure sopra di lei, sentendo un grande vuoto dentro di sè. Quasi non faceva più caso alle luci che ogni tanto risplendevano nella notte, unici segni del combattimento che infuriava sopra di lei, e in quella confusione non si accorse che una di quelle piccole luci diventava sempre più grande, avvicinandosi secondo dopo secondo, fino ad arrivare fin troppo vicina. Katie quasi non sentì l’esplosione, mentre veniva scaraventata ad almeno una decina di metri di distanza dall’onda d’urto. Non riusciva a restare lucida. Sentiva che il dolore era lì, vicino a lei, eppure non provava nulla, solo una grande spossatezza e la confortante vicinanza dell’oblio.
Non cercò di resistere, non cercò di combattere il buio che la stava avvolgendo. In quel momento voleva solo dimenticare quello che stava succedendo, liberarsi da quell’orribile sensazione di vuoto e di dolore. Era forse chiedere troppo? Non lo pensava. Voleva solo tornare a casa sua, alla vita di sempre. Un’ultima lacrima le scivolò dolcemente lungo la guancia. Non era possibile, non lo sarebbe mai più stato.
Poi, tutto fu buio.
 
*
La pioggia cominciò a cadere, prima leggera, poi sempre più fitta. Non era facile fronteggiare un avversario come Eledier a quell’altezza, dove le raffiche di vento erano così forti da fargli perdere l’equilibrio, distraendolo più volte. Anche l’acqua faceva la sua parte nell’ostacolarlo, colpendolo a scrosci e riducendo notevolmente la sua visibilità. Senza dubbio in quelle condizioni non era al meglio delle sue possibilità: i suoi riflessi erano più lenti, i movimenti più impacciati. Un solo sbaglio avrebbe potuto essere fatale.
Eppure, mentre lui perdeva colpi, i movimenti di Eledier si erano fatti più veloci e precisi.
“Saremo noi a vincere Lyer, lo sai, e ancora una volta tu non potrai fare altro che rimanere a guardare. Ironico come la stessa scena continui a ripetersi, non trovi?”
Una lunga, sprezzante risata seguì quelle parole, arrivando a lui attraverso il denso ammasso di nuvole. Lyer si voltò di scatto, furioso. Quel maledetto… Stava cercando di provocarlo, di fargli perdere la calma, e ci stava riuscendo. Una cieca rabbia ribolliva dentro di lui, desiderosa soltanto di esplodere, di sfogarsi sul volto compiaciuto di Eledier, ma dopo solo pochi secondi il dolore che aveva soffocato per anni e anni cominciò a risalire dal baratro dei ricordi. Lyer tentò di allontanarlo, ma era troppo tardi ormai; nonostante gli sforzi non riuscì ad impedirsi di rivedere nella mente quelle immagini, di rivivere quell’orribile giorno… e quella ferita, che nonostante tutti quegli anni non si era mai rimarginata del tutto, bruciò di nuovo, forte come nell’attimo in cui si era creata. Per un attimo, un solo istante, Lyer rimase immobile, sopraffatto da quelle emozioni, e tanto bastò a Eledier per fare la sua mossa.
Successe tutto molto in fretta, tanto che nessuno dei due avrebbe potuto dire con precisione cosa accadde. Una forza sconosciuta ma provvidenziale tirò Lyer da parte appena in tempo, mentre un’enorme palla infuocata lo mancava di pochi centimetri, dirigendosi verso terra. Lui rimase immobile a fissarla per un lungo momento, come in trance, pensando a quanto gli fosse passata vicina, cercando di capire cosa fosse successo. E fu in quell’attimo che la sua mente si rese finalmente conto di ciò che stava accadendo. Quella palla di fuoco stava andando verso il bosco, dritta verso Katie.
“Katie! No!”
Troppo tardi. Il globo stava continuando la sua caduta, inesorabile, troppo veloce per poter essere fermato, ma tutto questo non era importante per lui. L’unica cosa a cui riusciva a pensare in quel momento era agire. Credeva di potercela fare, di poter essere ancora in tempo, ma quella flebile speranza si sciolse come neve al sole quando sentì l’esplosione sotto di sé.
Si slanciò verso gli alberi, in preda al panico, incurante di ciò che accadeva attorno a lui o del fatto che stesse voltando le spalle al nemico. Un dolore acuto lo trafisse, ma non si voltò. Non gli importava granché di essere colpito, poteva resistere, non era quella la cosa importante. L’importante era solo Katie, perché lei doveva vivere. Non avrebbe permesso che accadesse tutto di nuovo, no, non sarebbe andata a finire così…
“Katie!”
Si guardò attorno, frenetico, e finalmente la vide, accasciata ai piedi di un albero, inerte. A quella vista il suo cuore si gelò. Corse da lei e sospirò di sollievo quando vide che era solo svenuta. Una volta assicuratosi che stesse bene si voltò ad affrontare nuovamente Eledier, quando una decina di esplosioni diverse si frapposero fra lui e il suo avversario. Prima che potesse decidere il da farsi una voce risuonò nella sua mente.
“È il momento. Allontanatevi, mentre lo tengo occupato.”
A quelle parole Lyer sorrise, improvvisamente sollevato.
“Mi guardi sempre le spalle, non è così vecchio?”
“Sempre.”
Mentre nuove esplosioni illuminavano la notte sopra di loro, Lyer si voltò di nuovo verso Katie. Dovevano andarsene, ora che ne avevano la possibilità. Era ora di tornare a casa.
   
 
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