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Autore: bridgetvonblanche    27/05/2020    4 recensioni
[bts crime/noir au]
«Volevo davvero riuscire ad odiarti per aver pensato a cosa fosse meglio per me quando eri tu il meglio per me»
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Kim Taehyung/ V, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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BLACK INK.

 

[6]
 


Lo osservò sfilare davanti ai suoi occhi lasciando che, pian piano, l'incredulità iniziale concedesse spazio alle risate di entrambi. Kim Taehyung era sempre stato un ragazzo amante degli abiti eleganti e costosi. Il suo non era solo un mero capriccio, ma essere il figlio del procuratore in questo senso gli era tornato parecchio utile, soprattutto da quando ne aveva preso le veci in qualità di vice-capo del distretto. Aveva così potuto iniziare a sfoggiare le sue collezioni di completi e giacche sempre molto sobrie ma assolutamente impeccabili. Uno stile il suo che molti gli invidiavano e che - Jieun ne era perfettamente consapevole - era in grado di far girare la testa ad ogni donna presente alla centrale di polizia di Seoul.

Per questo motivo inizialmente si era stupita parecchio quando lo aveva visto entrare nel suo ufficio indossando un paio di jeans strappati all'altezza di entrambe le ginocchia e una semplicissima t-shirt bianca senza alcun tipo di ricamo o scritta di qualsiasi genere.

— Sapevo di essere già fortunata ad avere un ragazzo tanto bello, — commentò dopo essersi ripresa dallo shock iniziale, avvicinandosi a lui ed iniziando così ad accarezzare lentamente quelle braccia, una delle quali costellata di scie scure di nero inchiostro, lasciando poi che queste, lente ed inesorabili, le cingessero la vita, — Ma non credevo fino a questo punto, — aggiunse un attimo dopo, abbassando volutamente il tono della sua voce nel tentativo di renderla più suadente.

— Tu mi lusinghi, — le rispose Taehyung a quel punto, non potendo fare a meno di trattenere un sorriso compiaciuto per quel complimento, ben lungi dall'essere innocente.

Poi il suo viso si fece più serio e la leggerezza delle battute di poco prima fece spazio alla verità e al motivo per cui Kim Taehyung aveva dovuto riporre nell'armadio i suoi abiti eleganti per indossarne di nuovi, meno distinti e raffinati, ma sicuramente più adatti al suo scopo, — Credi che andrà bene? — chiese quindi, lasciando nelle mani di Jieun il verdetto finale.

Avrebbe iniziato il suo primo turno in incognito al Black Ink proprio quel pomeriggio, perciò era bramoso di sapere da lei se, outfit da perfetto tatuatore a parte, la sua copertura per cercare di stanare il colpevole avrebbe prima o poi portato ad un qualche risultato.

— E come potrebbe un'indagine condotta da Kim Taehyung andare male? — lo rassicurò allora la dolce Jieun, cingendo a sua volta le proprie braccia attorno al collo del ragazzo e lasciando così che i loro respiri cullassero l'uno le preoccupazioni dell'altra.

Era da molto tempo che i due non riuscivano a trovare un qualche momento di intimità: nonostante la loro si potesse considerare ormai una relazione solida di quasi quattro anni, a causa dei loro molteplici impegni e responsabilità sul lavoro, nessuno dei due riusciva più a ricordare quando era stata l'ultima volta che avevano organizzato di uscire per una cena o per una serata al cinema. Probabilmente il loro primo appuntamento era stato anche l'unico.

— Posso? —

Per questo motivo quelle visite a sorpresa di pochi minuti nei rispettivi uffici erano l'unico lusso che si potevano ancora concedere. Nonostante questo, nè Taehyung nè Jieun si scomposero di fronte alla persona che, proprio in quel momento, aveva appena bussato alla porta dell'ufficio di lei, chiedendole indirettamente udienza.

Kim Namjoon rimase immobile, la spalla appoggiata contro lo stipite della porta, fingendo di tenere le proprie mani ed il proprio sguardo occupati sullo schermo nero del telefono.

— Io vado adesso, — sussurrò Taehyung alle orecchie della ragazza subito dopo, sciogliendo il proprio abbraccio con lei e raccogliendo poi dalla sedia della scrivania un insolito e pesante giubbino di jeans, perfettamente coordinato con quei pantaloni che mai Namjoon avrebbe immaginato un tipo come lui potesse avere nel proprio armadio, — Ma mi serve il tuo in bocca al lupo speciale, — aggiunse poi, in ultima istanza.

Non lasciò nemmeno che fosse Jieun ad avvicinarsi alle sue labbra per concedergli ciò che lui aveva chiesto: Taehyung fu più veloce di lei e si prese quel bacio come portafortuna, lasciando poi velocemente il suo ufficio salutando Namjoon con un cenno del capo a cui seguì una semplice pacca sulla spalla.

Solo allora i due fratelli ebbero occasione di guardarsi finalmente negli occhi, un modo come un altro per darsi a vicenda il benvenuto. Poi, senza nemmeno attendere che Jieun lo esortasse ad accomodarsi - perchè sapeva che non lo avrebbe fatto comunque - Namjoon le si avvicinò, controllando che la porta alle sue spalle fosse ben chiusa.

— Ho saputo che hai accompagnato Taehyung al Black Ink, — esordì quindi, non potendo fare a meno di suscitare in Jieun un veloce gesto di stizza.

— E' il mio lavoro, — lo interruppe subito lei, roteando gli occhi al cielo nel chiaro intento di fargli notare fin da subito quanto fosse infastidita dalle sue parole.

— No, non lo è Jieun, — si vide immediatamente costretto ad alzare i noti Namjoon, incrociando le braccia al petto ed iniziando a camminare avanti e indietro su una linea immaginaria, — Il tuo lavoro è quello di stare in laboratorio insieme a Seokjin e aiutarlo con le autopsie, — aggiunse poi, esalando un profondo sospiro.

Jieun era perfettamente consapevole di quanto Namjoon tenesse a lei. Era sempre stato il tipo di fratello maggiore iperprotettivo e autoritario, ma se il suo essere preoccupato per lei da un lato le rendeva onore, dall'altro l'aveva costretta a prendere le distanze, soprattutto dopo ciò che era successo con Jungkook.

— Allora sarai sorpreso di sapere che è stato proprio Kim Taehyung, vice-procuratore in carica in questo maledettissimo distretto, ad ordinarmi di accompagnarlo, — disse a denti stretti ed incrociando a sua volta le braccia contro il petto. Non era sua intenzione provocarlo, ma non poteva più permettergli di entrare di nuovo in questo modo nella sua vita, privata o lavorativa che fosse.

— Ascolta, ho giurato che avrei fatto di tutto per proteggerti, ma tu non mi stai aiutando, — ammise allora Namjoon, il tono fermo di chi non avrebbe permesso un altro passo falso.

— Nam ho 25 anni e ho scelto di fare questo lavoro, non potrai proteggermi per sempre, — esclamò allora un'esasperata Jieun, lasciando cadere le braccia lungo i fianchi e alzando poi il capo verso il soffitto color panna dell'ufficio per evitare che la rabbia e la frustrazione prendessero il controllo e rovinassero poi le sue guance rosee, coperte solo da un leggerissimo strato di fard.

Ma quel sentimento di inconsolabile sconforto lasciò presto spazio ad un ancor maggiore rancore e disappunto. Perchè fu solo quando gli occhi di Jieun si scontrarono nuovamente con quelli di Namjoon che il senso di quella sua frase di poco prima acquisì improvvisamente un nuovo significato, arricchendosi di una connotazione a cui Jieun sperava di non dovere più dare peso.

— Ma tu non vuoi proteggermi da chiunque, vuoi proteggermi da Jungkook, — esalò, lasciandosi finalmente andare sulla sedia girevole posta di fronte alla sua scrivania che lei non aveva mai lasciato, non certo per correre incontro a suo fratello.

— Jieun ascolta, —

— No adesso ascoltami tu: so che ti sembrerà impossibile, ma sono passati cinque anni ormai, — lo interruppe, mostrando nella sua direzione il palmo della mano sinistra, al cui anulare vi era un sottile anello tempestato di luccicanti e costosissime pietre, — Ho un ragazzo Nam, con cui sto benissimo e Jungkook mi detesta perciò se il pensiero che ti tormenta è vedermi di nuovo tra le sue braccia stai tranquillo, non accadrà, —

Scandì quelle parole una ad una, per renderle chiare tanto a Namjoon quanto a sé stessa. Dopotutto, questo era stato uno dei tanti insegnamenti di Jungkook. E anche se non era possibile dimenticare il prezzo di quell'anello stretto attorno al suo dito e della sincera promessa fatta al suo ragazzo, ora più che mai e forse più di chiunque altro Jieun avrebbe voluto cancellare dalla sua mente tutti i bei ricordi di una vita che adesso le pareva tanto lontana quanto estranea.

Rinsavì da questi suoi pensieri, ricacciandoli nei più oscuri meandri della sua mente solo quando vide il solare volto di Hoseok fare capolino sul ciglio della sua porta.

— Se non ti conoscessi direi che sei una donna con troppi appuntamenti, il tuo ufficio è sempre occupato, —

Nonostante gli fosse estremamente grata per aver portato un pò della sua leggerezza all'interno del suo studio dove, almeno fino a quel momento, era stata una non piacevolissima atmosfera di tensione ad aleggiare, Jieun non riuscì a consolarsi nemmeno rimanendo ad osservare quel meraviglioso sorriso avanzare verso la sua scrivania.

— Karaoke stasera? — chiese Hoseok una volta dopo aver appoggiato entrambe le braccia contro la superficie della scrivania, potendo così meglio osservare ogni più piccolo cambiamento di espressione sul volto ancora tirato di Jieun.

In fondo, questo suo modo di fare schietto e deciso faceva parte del suo lavoro. Nessuno meglio di Jung Hoseok era in grado di condurre gli interrogatori contro sospettati di ogni natura e genere. Dietro quell'eterno sorriso che soleva sfoggiare anche nelle situazioni più complesse e disperate c'era un uomo che, in realtà, aveva sofferto molto. Quella sua immancabile e ferrea volontà di aiutare gli altri e di cercare di rendere giustizia alle persone che avevano perso qualcuno di importante gli aveva consentito, negli anni, di affinare le proprie tecniche. Niente era in grado di sfuggire allo sguardo fin troppo attento di Jung Hoseok, soprattutto se a nascondere qualcosa erano i suoi migliori amici.

— So che te l'ho promesso Hobi, — gli rispose Jieun, raccogliendo dalla scrivania un paio di cartelle e poi avvicinandosi a lui sfoggiando il suo sorriso più bello, cercando in quel modo di non costringerlo a farle ulteriori domande a cui, già sospettava, nemmeno Jieun sarebbe stata in grado di rispondere in quel momento, — Ma stasera ho davvero bisogno di stare per conto mio, — aggiunse poi, portando una mano contro la sua guancia e perdendosi per un istante ad accarezzare quel volto prima di chiudere la porta del suo stesso ufficio alle proprie spalle senza degnarsi di rivolgere un solo sguardo in direzione di Namjoon che, insieme a Hoseok, rimase fermo ad osservarla scomparire dietro il vetro della porta.

— Sai Nam, non per mettere il dito nella piaga, ma a volte il tuo modo di fare farebbe incazzare anche me, — si limitò poi ad aggiungere, questa volta rivolgendo il proprio sarcasmo in direzione di Namjoon che, nonostante fosse il suo superiore, non se la sentì di contraddirlo.

— Grazie Hoseok, — fu tutto ciò che invece si permise di rispondere, il tono ironico di chi non vorrebbe fornire ulteriori spiegazioni a quanto era appena accaduto davanti ai suoi occhi.

— Si riprenderà vedrai, è più forte di quanto tu creda, — tenne poi a precisare il giovane poliziotto, avvicinandosi poi al proprio capitano solo per tirargli un buffetto contro il braccio, decisamente più allenato del suo.

— Non me lo perdonerei se fosse altrimenti, — concluse Namjoon, un'espressione sconsolata ma non completamente sconfitta stampata ora sul suo volto sempre così austero.

Hoseok lasciò così cadere quella breve ma diretta conversazione tra loro, tornando ad allargare le proprie labbra in un vistoso sorriso.

— Andiamo noi al karaoke? — propose allora, con sguardo speranzoso ad alimentare le proprie aspettative.

Ma si dovette ricredere quasi immediatamente quando Namjoon, dopo averlo ringraziato con un timido sorriso per quelle semplici parole di conforto, tornò a guardarlo con espressione torva che però, questa volta, non riuscì a mantenere che per più di qualche secondo sul suo viso.

— Ok va bene! Vorrà dire che lo rimanderemo alla prossima settimana! — esclamó a quel punto uno sconfitto Hoseok, sollevando poi le braccia al cielo in segno di resa col solo intento di provocare una sonora e liberatoria risata.

Perchè, in fondo, entrambi speravano davvero di potersi ritrovare presto davanti ad un paio di birre a parlare di argomenti futili e cantare davanti allo schermo di una tv fingendo di essere idol di fama mondiale. Ma prima era priorità assoluta di entrambi mettere la parola "fine" a questo caso, da troppo tempo frutto delle loro peggiori paure ed incubi.







 

a/n 

anneyeong haseyo! 👋🏻

E' stata una settimana piuttosto difficile per me, ma siccome il capitolo era pressochè pronto non me la sono sentita di aspettare ancora (anche perchè qui il tempo passa così in fretta che non mi sono quasi resa conto che sono due settimane che non aggiorno, ops). chi mi conosce forse sa già che il mio modus operandi prevede spesso un'alternanza (più o meno simmetrica) di capitoli di "pausa" a capitoli più intensi. questo forse lo metterei a metà strada, perchè le conversazioni tra Nam e Jieun hanno sempre un non so che di schietto. la veritá peró è che è sempre molto difficile cercare di dare il giusto spazio a tutti i protagonisti, quindi - come sempre - vi chiedo di portare pazienza con me (e con la mia lentezza da tartaruga). in ogni caso comunque, siccome alla fine non sono io a dover giudicare, lascio a voi la palla.

ah, vi ringrazio per tutti i meravigliosi feedback che sto ricevendo, quando ho iniziato a scrivere non l'avrei mai creduto possibile.

alla prossima, vi abbraccio.

bvb

 

  
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