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Autore: Exentia_dream2    28/05/2020    2 recensioni
È nato tutto da una scommessa, persa forse volontariamente.
Hermione e Draco, Harry e Ginny, Theo e Daphne... Cosa succederà?
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Più contesti
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Più delle altre volte… 

Aveva dormito male, si era avvolta nelle coperte, aveva nascosto la testa sotto il cuscino, ma non era riuscita a mandare quella sensazione di soffocamento, quel dolore che la stava facendo piangere più forte delle altre volte: sentiva male all'anima, al cuore, in tutta l'essenza di se stessa. 

Sentiva quell'assenza pesarle dentro come un macigno, posarsi sulla voglia di rifugio, quel bisogno di tornare in quell'abbraccio e restarci per sempre, contro lo scorrere del tempo, contro tutto quello che li aveva divisi e che li aveva trascinati giù, sul fondo di quell'addio da cui non riuscivano a risalire. 

Sentiva diventare debole l'armatura che si era costruita, tanto da non riuscire più ad attutire i colpi, tanto da non riuscire più a respingerli.

E si era chiusa al suo interno, senza lasciare a nessuno la possibilità di leggerle dentro, soprattutto a lui che non riusciva ad andare via e non riusciva a tornare da lei, bloccato dalle difese che lei aveva eretto, da quei muri di ricordi che non riusciva a scalfire. 

Uscí dal dormitorio, si sedette sul parapetto dove aveva visto seduto lui, guardò davanti a sé la betulla centenaria. 

Il vento tra i rami frusciava delicato, in un suono dolce di foglie e primavera che sembrava prenderla per mano e portarla lontano, negli angoli nebulosi di quell'anima che sembravano schiarsi e colorarsi di sfumature nuove che la costringevano ad urlare quelle verità mute nascoste tra la punta della lingua e le labbra. 

Si sentì improvvisamente vuota, troppo indifesa per provare rabbia, per urlare o anche solo per mandare via dalla sua mente l'immagine che aveva di lui; orgogliosa, ferita, ostinata a restare in quel silenzio sbagliato che le impediva di tornare sui propri passi e fare la cosa giusta. 

E, di fronte a quell'albero che aveva resistito persino alla Guerra Magica, capí che non aveva fatto altro che allontanarlo a forza ogni volta che si avvicinava e che la paura che lui l'allontanasse la portava a nascondersi nelle domande che non riusciva a porre a nessuno, se non a se stessa. 

Si trovò incastrata nell'impossibilità di ammettere i propri torti: riusciva a sorvolare sugli errori di chiunque, eppure, sui suoi e quelli di Draco sembrava aver costruito castelli di macerie e condanne; si sentì fragile, vuota ad ammettere che era tardi, troppo tardi per tornare indietro e smettere di ignorarlo, di rimangiarsi tutte le parole che gli aveva detto per non essere ferita e quelle che gli aveva taciuto per orgoglio e per timore di vedere davanti ai suoi occhi una freddezza che non sarebbe riuscita a demolire. 

Risalì le scale che l'avrebbero riportata al dormitorio, attraversando in silenzio la Sala Comune che era stata resa più spaziosa con un incantesimo. 

Trovò Daphne in piedi di fronte al camino, le si avvicinò con un sorriso triste sulle labbra e gli occhi incollati al pavimento. -Ehi… 

-Ehi… Non riesci a dormire?

-Nemmeno tu. 

-Già, nemmeno io. 

-Che succede? 

-Io… non riesco a dimenticarlo… ed è qui, anche quando non c'è. 

-Forse non lo dimenticherai mai. 

-Lo sogno ogni notte: è sempre lì, a tendermi la mano per riportarmi indietro ed io gli vado incontro e… e poi fa giorno e so che non lo farò mai. Fa giorno e lo odio ancora di più, perché è sempre lì, sempre pronto a tornare e io non lo sarò mai… E mi odio, perché sto qua a parlare con te e ti sto dicendo una bugia, perché non lo odio, nemmeno un po'... 

Sentì le braccia di Daphne stringerla in un abbraccio che sapeva di comprensione e le lacrime scivolarle sulle guance, portarle via quelle briciole di corazza. 

-Perchè lo hai odiato per tutti questi anni?

-Mi ha sempre ferita e umiliata e poi, l'ho odiato semplicemente perché ci avevo fatto l'abitudine. Ma, in quel dormitorio l'ho guardato dormire, con quella fossetta sulla guancia e ho visto il suo sorriso… 

-Le cose migliori capitano sempre all'improvviso, quando meno te lo aspetti. Se non lasci che le cose facciano il loro corso rischi di perderle.

-L'ho già perso… 

-Forse sì. 

-Fa così paura… 

-Io penso che non dovresti averne: si ha paura delle possibilità, di quello che non è ancora realizzato, ma non delle certezze. E il tuo amore per lui è una certezza, è forte quanto il tuo orgoglio… forse, il problema è che non hai seguito il tuo cuore. 

Hermione rimase in silenzio, perché sentiva che di fronte alla verità non servivano le parole, non bastavano le scuse. -È quasi ora di colazione… 

-Sì. 

Aveva già indossato la divisa, perciò si mise ad aspettare seduta sul divano e lo sguardo fermo in quello spazio dove lui l'aveva abbracciata; vedeva quel susseguirsi di immagini sfumare in lacrime di silenzi, l'insopportabile sensazione di malinconia lasciata da un sogno troppo bello che si dissolveva davanti allo squallore della realtà.

Si sentiva in preda ad un attacco di panico: voleva che lui le urlasse tutto il suo odio, voleva che la baciasse e voleva tutto, ma non aveva niente perché aveva chiuso le mani a pugno, le braccia intorno al corpo per non lasciarsi più toccare e il pianto ad annebbiarle gli occhi per nascondere l'universo che teneva custodito dietro le iridi, con quei pianeti e quelle stelle di amore in perenne collisione. 

Sempre in bilico sull'orlo del baratro e mai pronta a lasciarsi andare, con le gambe piegate e il corpo stanco, con quei frammenti di anima spezzata che non riusciva più a ricomporre. 

E non riusciva a mandarlo via, non voleva mandarlo via, perché lui le abitava dentro e, per quanto scappasse, lo trovava sempre davanti alla porta del suo cuore. -Non te ne andare, Miò… 

Così come lo trovò quel pomeriggio, intento a guardare nel calderone, durante l'ora di Pozioni. 

Al primo banco, al posto affianco a quello che occupava lui, Draco aveva sistemato una pergamena su cui ogni tanto trascriveva una modifica da apportare alla pozione. 

Lo guardava, con la piuma sistemata dietro l'orecchio, gli occhi bassi sul preparato che bolliva e ricordò l'emozione che aveva provato quando, per la prima volta, lui le aveva dato appuntamento nella Stanza delle Necessità; quella calligrafia piccola, ordinata che le aveva creato il caos nello stomaco. 

Vedeva i suoi capelli scivolare sul viso e coprirgli il profilo, in quel movimento lento di nasconderlo, come se quei fili di seta sapessero che lei era lì a guardarlo, ad osservare ogni suo gesto e a chiedersi perché lui, proprio lui, aveva deciso di entrarle nel cuore, di farsi spazio tra i suoi sentimenti e riempirli di sé, chiedendo un permesso quasi educato solo dopo essersi seduto su quegli specchi di sentimenti e paure. 

Si chiese perché proprio lui aveva deciso che lei ne valesse la pena, perché si era messo a nudo nella Stanza delle Necessità, in quelle verità di gocce trasparenti e obblighi desiderati. 

-Io ci ho rimesso un po' di cuore, quel cuore di cui lei non aveva avuto cura, che aveva rotto spostandolo negli occhi ed ogni volta che lo scorgerva in quelle iridi grigie si sentiva un po' morire. 

Avvertì la mano tremare, mentre aveva iniziato a mescolare la pozione, di un tremore che aveva invaso tutto il corpo e chiuse gli occhi. 

Le sembrava di poter sentire ancora le sue mani addosso, i suoi respiri nell'orecchio, il suo profumo imprigionarsi tra le trame del maglione e il cotone della camicia. -Vattene via…

E, come un fulmine di notte, un uragano devastante, le tornarono alla mente le parole di Pansy e non riusciva a pensare a quelle parole e a voler soltanto bene a Draco, perché, nonostante i tagli e le ferite, in quel momento, si sentì disperatamente innamorata di lui. -Mi odi? E i dubbi, la paura che per lui quelle notti, quei pochi istanti vissuti come favole di un libro non fossero mai esistiti, la colpirono forte. 

Emise un sospiro pesante di malinconia e di tante parole non dette e si sentì troppo fragile per vivere nel mondo in cui viveva. -Io ti amo. 

Poi, aprì gli occhi e si immerse completamente in quel limite di quotidianità, sul suolo di cui non faceva altro che saltare dentro e fuori per trascinare con sé la sua ultima sconfitta. 





-Ma la smetti di evitarmi? 

-E perché dovrei? 

-Perché è da stupidi!

-Vattene via, Harry? 

-Tutto qui? Tutto questo perché non hai avuto il coraggio di ascoltarmi fino alla fine? 

-Sì. 

-È assurdo che dopo tutto quello che abbiamo passato tu non abbia nient'altro da dirmi … 

-Non abbiamo mai parlato tanto. 

-Non è vero e lo sai. 

-Credevo di saperlo, Harry. Credevo in tante cose e tu non fai altro che distruggere tutto e non ti importa di ferire chi ti ama, perché tu… 

-Perchè io, cosa? Cosa, Ginny? Avanti, dillo. 

-Vattene via. 

-No, io resto e non m'importa se ieri non hai sentito nulla di quello che ho detto, te lo ripeterò adesso, proprio qui… 

-Sta zitto, zitto. 

-Ti ho detto che ti amo e che da quando sei tornata con me ho capito non voglio nessun'altra; ti ho detto che ti amo, come ogni volta che ti vedo, più delle altre volte in cui ti ho vista. Ti ho detto che non voglio mai più sentire la parola perdere, perdersi e che se dovessimo lasciarci ancora, io farei di tutto pur di non stare lontani; e che per me sei la donna più bella r coraggiosa che io abbia mai conosciuto, la più testarda, la più tutto. E ti ho detto che appena avresti finito di frequentare Hogwarts ti avrei sposato, se tu lo avessi voluto, ma te ne sei andata via e non mi lasc… 

Le parole gli morirono in gola, perché Ginny lo aveva abbracciato, sprofondato il viso nell'incavo del collo. 

Le accarezzò la schiena, bagnata di acqua e sapone, le baciò  capelli. -Scusami… 

-Credi davvero che sia così cretino da lasciarti andare? 

-Hai dimostrato di esserlo più di una volta. 

-Dimmi di sì. 

-Sì. 

Al pensiero che quella pelle calda e liscia potesse finalmente appartenergli come sentiva che la sua apparteneva a lei sentì le vene e il cuore riempirsi di gioia e volare in alto, come i palloncini che aveva visto durante le feste di compleanno di Dudley e, ai quei pensieri che gli portavano tristezza, Harry decise di sostituire il momento che stava vivendo, con Ginny tra le braccia e il sì più bello che avesse mai sentito. 

-Sai cosa sei per me? Tu… tu sei una ricetta sbagliata, scarabocchiata su un bigliettino sporco di inchiostro, con ingredienti che sembra impossibile mescolare e poi ne esce fuori la migliore pozione del mondo. Sei la persona che ho scelto per la vita, Ginny e, lo ammetto, ci ho messo un bel po' prima di accorgermene, ma ora non potrei vivere senza di te.- sentì il suo respiro farsi pesante, le parole sussurrate con voce flebile, un sorriso distendersi sulla divisa che ancora indossava e ai staccò da lei. -Io ti amo davvero. 

Così avvicinò la bocca al suo viso e trovò la sua già pronta ad accoglierlo, come se lei gli avesse aperto la porta di casa.

E voleva che casa sua sapesse di lei, dei suoi profumi, dei suoi capelli trovati sul pavimento e le scarpe accanto alla porta. 

Voleva le sue gonne sistemate tra i pantaloni e le sue calze, i suoi pigiami. 

Aveva lottato così a lungo con se stesso, quando aveva provato ad allontanarla e si era di nuovo sentito vivo nel momento in cui lei gli aveva posato ancora le mani sul cuore, con la promessa di restare. 

-Perdonami, Harry, davvero… sono stata così stupida, ma ti avevi quella faccia ed io… 

La rassicurò stringendola più forte e le baciò la bocca, gli occhi, il naso, il mento. 

Si sentì invincibile, come se tutto il mondo gli scivolasse addosso senza lasciare traccia del suo passaggio, come se tutto il dolore che aveva vissuto non fosse esistito ; sentì gli occhi puliti, come quelli di un bambino che si affacciava alla meraviglia della vita, come quelli di un uomo che vedeva i suoi sogni realizzarsi, come i suoi ogni volta che la vedeva. -Giugno?

-Dicembre.

-Fa freddissimo a Dicembre… 

-Allora il primo Settembre. 

-Va bene. 

-È stato il giorno in cui mi sono innamorata di te. 

-Quindi è stato un colpo di fulmine… 

-Sarebbe meglio dire un colpo di saetta.- Ginny scoppiò a ridere e restò con il sorriso sulle labbra. -Voglio due figli. 

-Facciamo tre. 

-Perfetto.

-E il primo si chiamerà James. 

Harry avvertì le lacrime riempirgli gli occhi e il  cuore perdere un battito. O forse due. O forse fu solo in quel momento, mentre annegava nell'azzurro di quegli occhi, che cominciò a battere davvero. -Sì, si chiamerà James…

Nonostante sapesse che sarebbero passati anni prima che arrivasse quel giorno, Harry si ritrovò ad immaginare Ginny in abito bianco e i capelli raccolti e poi con un bambino stretto al seno che forse avrebbe avuto gli occhi azzurri, come lei o forse verdi. O li avrebbe avuti marroni, ma sarebbe stato bellissimo lo stesso. 

Capì che tutto quello che aveva vissuto fino ad allora era un passo per realizzare quel sogno, un passo per sentirsi finalmente parte di una famiglia tutta sua e sorrise. 





Da quando la compagna di stanza di Lisa si era trasferita in Francia a causa del lavoro dei propri genitori, Ron si era praticamente trasferito nei dormitori di Corvonero ed ogni sera ripensava agli errori che aveva fatto, ai passi che aveva compiuto e quelli a cui aveva cercato di rimediare. 

Qualche mese prima si era chiuso in se stesso, convinto di non essere abbastanza e si era finto un'altra persona nel carattere e nel fisico. 

Si rese conto di non conoscere il motivo che lo aveva spinto a farlo e se n'era pentito solo in parte, perché tutto quello, alla fine, gli aveva permesso di legarsi a Lisa. 

-Dicono che casa tua sia… particolare.- gli aveva detto un giorno. 

-Sì, lo è… ma è bellissima. Non parlo della costruzione, eh, perché, miseriaccia, quella è strana forte, parlo di quello che c'è dentro. 

Ed era vero: la Tana era stata, in passato, una sorta di stalla sul cui tetto erano state costruite delle camere di grandezza ed altezza irregolare; sembrava quasi un edificio pendente, circondato dall'erba incolta e gli gnomi da giardino, eppure, tutto intorno, sembrava essere posata una coperta di magia di stelle ed amore, con il sorriso colmo di gioia di mamma Molly che cucinava sempre più del necessario, l'entusiasmo di papà Arthur che si prodigava nella spiegazione, spesso errata, dell'utilizzo di un nuovo oggetto babbano e le mensole del camino stracolme di fotografie e ricordi belli. 

Ron sorrise leggermente a quel pensiero, sentendo forte la mancanza di quelle mura e delle persone che le abitavano, poi si girò di lato, reggendo il peso su un gomito. -Lisa… mi piacerebbe portarti alla Tana. 

-Potremmo andarci quest'estate. 

Allargò il sorriso e lo vide riflesso sul viso della ragazza che aveva di fronte: avvertì una sorta di felicità nello stomaco e nelle mani che si sporsero ad accarezzarla; appoggiò la testa sul suo seno, pensando che fosse il cuscino più bello su cui avesse mai dormito. 

Lisa cominciò ad accarezzargli i capelli, con quel movimenti di pace e tranquillità che lo facevano sentire vicino all'amore più di quanto credesse possibile e, più delle altre volte, Ron percepì il peso di quel sentimento nel cuore, con l'imbarazzo che gli aveva colorato il viso e le orecchie. -Io credo di amarti, davvero. 

-E lo credo anche io, altrimenti non avrei mai rinunciato ad una vacanza al mare, in Spagna, per decidere di restare con te… 

-Detto così non sembra proprio una bella cosa, sai… Ma, vedrai, sarà divertente… 

-Non ne dubito. 

-E magari potremmo andare insieme in Spagna. 

-Davvero? 

-Perché no? Potremmo procurarci una passaporta e stare lì per qualche giorno. 

-Mi sembra un'ottima idea, Ron. 

Quelle carezze sembravano aprirgli l'anima, romperla delicatamente e lasciare uscire fuori tutte quelle parole che lui non riusciva a dire, quel coraggio che, dopo la Guerra Magica, sembrava essere sparito: era sempre stato bravo a stare in silenzio, a mettersi un po' da parte, a tacere piuttosto che parlare di quello che aveva dentro. 

A fare il cretino gli veniva naturale, eppure, Ron, era molto di più: sorrisi che rassicuravano, carezze impacciate, scatti di rabbia e mutismo, chiusure ermetiche al dolore che erano state aperte e mai richiuse, odore di casa, gesti d'amore timidi. 

E Lisa sembrava essere andata oltre tutto, per arrivare, infine, al centro di quell'anima, dove lui era soltanto un ragazzino che aveva ancora paura di amare e stare male, che arrossiva alla minima attenzione, che non chiedeva altro di essere guardato per ciò che era. 

-Ron… 

-Mh? 

-Verrò con te ad una sola condizione. 

-Quale? 

-Uscire allo scoperto, dire a tutti che stiamo insieme. 

-È una condizione che mi piace, eccome se mi piace.- perché non si erano mai tenuti per mano nei corridoi, non si erano mai baciati davanti ai loro amici: passano le giornate a guardarsi, a sorridersi, senza mai negare quello che li legava e senza mai viverlo a pieno. 

Ora, però, sembrava girare tutto nel verso giusto e Ron, finalmente, si sentì di nuovo felice, come quel primo settembre di tanti anni fa, quando aveva conosciuto Harry e Hermione, come quando aveva varcato la porta di Hogwarts, come quando gli era riuscito il primo incantesimo. 

E capì che no, non credeva di amarla: ne era sicuro. 



Angolo Autrice:

Eccomi qui, con questo capitolo decisamente meno corposo rispetto a quelli precedenti, ma ormai siamo davvero agli sgoccioli di questa storia che, spero vi stia piacendo. 

E, sinceramente, mi sto conservando per il capitolo finale che, per come si stanno mettendo le cose, credo che somiglierà molto ad una piccola Bibbia 😂

È un capitolo strano, pieno di paure, promesse, certezze che ho adorato scrivere… 

Ci sono dei ringraziamenti che non ho ancora fatto e parlo di quelli nei confronti di chi ha inserito questa storia tra le seguite/preferite/ricordate.

Grazie perché è un piacere credere che questa storia sia speciale anche per voi e perché vi immagino che leggete e spendete un po' del vostro tempo per me. 

Grazie ad Artnifa che non manca mai di recensire e con le sue parole mi sprona a non abbattermi, anche se questa storia ha poche recensioni. 

Grazie a Nini1996 che sta scrivendo una storia davvero bella,,"La vendetta dei fratelli Carrow", e che, se vi interessa, potete trovare nel suo profilo. 

Grazie a Lumamo64 che si fida di me. 

Grazie a roxie w che ha letto la prima parte di questa storia tutta d'un fiato. 

Ora, vi lascio e spero di potervi ringraziare ancora… 

A presto, Exe. 




   
 
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