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Autore: H_A_Stratford    28/05/2020    16 recensioni
«Io…» mormorò Spencer ancora con la mano sulla maniglia della porta. Che fare ora?
Aveva pensato a tutta la notte alle parole della ragazza e in quel momento nessuno dei discorsi pre impostati sembravano funzionare.
«Ho realizzato che niente è normale tra di noi. Tu sei tu, io sono io e insieme… il caos cosmico» ammise la ragazza mordicchiandosi leggermente il labbro. Reid stava per ribattere sul caos cosmico ma si rese conto che non era il momento. Camminavano già abbastanza sui cocci per poter aggiungere carne al fuoco. Però allo stesso tempo non riuscì a trattenere un sorriso.
«E non voglio perdere quello che abbiamo, qualunque cosa sia» continuò guardandolo. «Prometto che ti lascerò tutto lo spazio che ti servirà, tu credi di poter creare un posto nella tua vita per me?»
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Spoiler ottava stagione. Non segue linearmente la serie.
Genere: Romantico, Sentimentale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Spencer Reid
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo due
 
Dalla stessa apertura da cui entra l’amore,
s’intrufola la paura.
Quel che ti voglio dire è che se sarai in grado di amare molto,
soffrirai anche molto.
- Isabel Allende
 
Il caso era finito e Spencer non aveva più scuse per rimandare la conversazione con Athena. Nella sua testa era ‘La conversazione’ perché sapeva benissimo cosa avrebbe scatenato. Non sapeva se fosse pronto a farlo, ma una parte di lui doveva liberarsi, svuotarsi da quel peso.
Aveva raggiunto il divano di casa alle undici di sera, dopo che JJ lo aveva forzato, o meglio quasi minacciato, di mangiare qualcosa con lei, sapendo benissimo che l’amico avrebbe saltato la cena dall’ansia. Si era confidato con JJ durante il viaggio di ritorno, anche se non era andato nei dettagli. Però, come sempre, lei lo aveva capito subito. Era stato liberatorio parlare con lei, soprattutto perché chiamare Athena gli metteva ansia. Un misto di adrenalina e morsa allo stomaco, con tanto di ripensamenti su ripensamenti.
Voleva parlare con lei, condividere quello che era il suo più grande ostacolo emotivo subito dopo la sua innata mancata capacità di esprimere ed emanare emozioni affettive.
Si passò una mano sul viso. Come si era cacciato in quella situazione? Maledetto lui e quel giorno in cui durante una lezione del suo corso di filosofia, non si era fatto gli affari propri. In fondo era sempre stato bravo a tenersi alla larga da certe situazioni, però quel giorno no. Quel giorno il destino aveva già deciso per lui. Però poteva veramente incolpare il destino? Era un uomo di scienza, sapeva perfettamente che era stato lui e soltanto lui a scegliere di sedersi su una determinata sedia e di parlare ad una determinata persona.
La cosa che ancora lo meravigliava era il comportamento di Athena, così semplice e spensierato. Forse era quello ad averlo attirato, quel bisogno di semplicità e spensieratezza.
Spencer sapeva che stava temporeggiando con i suoi stessi pensieri, cercando il coraggio di comporre il numero della ragazza. Con il suo lavoro aveva bisogno di qualcuno capace di ridere per le piccole cose e avere una risata così contagiosa da trascinati con essa. Si, aveva bisogno di una persona come Athena al suo fianco. Si girò verso la libreria e vide i nuovi libri appena sistemati dalla ragazza. Sorrise appena e scosse la testa. Non era ancora pronto a lasciarla andare nonostante tutto.
«Mh» mormorò Athena rispondendo alla chiamata, senza degnarsi di guardare l’ora. Aveva finito di leggere il suo ultimo libro alle due passate, quindi doveva essere decisamente tardi. Qualcosa però la spinse comunque ad accettare la chiamata. La prima volta che Spencer l’aveva chiamata nel cuore della notte era dopo circa sei mesi dalla loro conoscenza. Era a Seattle per un caso straziante e senza neanche accorgersene aveva composto il nome della ragazza e premuto il tasto verde.
«Scusa dormivi» disse il ragazzo come se lo avesse appena realizzato. Aveva fatto di tutto per rimandare quella conversazione, poi qualcosa nella sua mente scattò e ora non poteva più tirarsi indietro. Prima si era messo a giocare a scacchi un paio di partite, poi aveva letto tre libri in modo piuttosto disinteressato e infine era passato alla visione di un film. Una volta arrivato ai titoli di coda aveva preso coraggio.
«No, Spence, stavo giusto per scoprire come aprire il vaso di Pandora senza lasciare uscire nulla» borbottò lei aprendo gli occhi usando la sua solita punta di ironia che riservava a pochi. Non amava essere svegliata, neanche da lui. Ancora ricordava la litigata che aveva avuto con il suo ex perché l’aveva svegliata per farle vedere i risultati appena aggiornati di un qualche campionato non meglio specificato.
Spencer rise appena, gli piaceva il suono della sua voce anche appena sveglia che aveva imparato a riconoscere tra mille. Sapeva di non doverla svegliare, ma allo stesso tempo era tranquillo che non lo avrebbe ucciso. Forse. «Scusa» disse sinceramente facendo una piccola smorfia. «Ma ti devo parlare.»
Con quelle parole Athena ebbe un sussulto. Era stata lasciata ben due volte con quella premessa, non portava mai a nulla di vuoto. Però non si può essere lasciati se ancora non si sta insieme, giusto?
Rimase in silenzio aspettando che fosse il ragazzo a parlare, ma sembrava che all’improvviso avesse perso l’uso della parola. Era arrivato il momento ma improvvisamente non sapeva cosa dire. Qual era il vero problema? Il ricordo di Maeve? Il suo lavoro e la conseguente paura di rovinare una storia? La sua timidezza e paura nell’esporre i propri sentimenti?
Forse lo erano tutti, forse nessuno. 
«Le relazioni interpersonali sono sistemi dinamici che cambiano continuamente durante la loro esistenza. Come gli organismi viventi, le relazioni hanno un inizio, una durata e una fine. Tendono a crescere e a migliorare gradualmente, man mano che le persone si conoscono e diventano più vicine emotivamente, o gradualmente si deteriorano mentre le persone si allontanano, vanno avanti con le loro vite e formano nuove relazioni con gli altri...» iniziò a dire Spencer, in pieno attacco di panico e di parlantina, sapendo che stava ancora una volta cercando di evitare la conversazione. Se avesse lasciato le cose al caso? Se avesse continuato come se nulla fosse aspettando che il parlare dei suoi problemi e passato venisse naturale da parte di entrambi?
«Reid, se questo è il tuo modo per chiudere la nostra amicizia, lascia un messaggio in segreteria, io dormo» lo interruppe la ragazza cogliendo qualche frase sconnessa a causa della velocità in cui venivano dette. Non era decisamente dell’umore per chiudere un’amicizia per telefono nel cuore della notte. Che poi, si chiese, chi mai metterebbe fine ad un’amicizia in quel modo? Gli amici semplicemente scompaiono. Non ti svegliano di notte e feriscono per poi in seguito scomparire.
«No!» quasi urlò lui per fermarla. No, non stava chiudendo nulla, ma non sapeva neanche lui dove andare a parare. Era troppo tardi per ricominciare? Per non far soffrire nessuno?
«E allora perché mai mi diresti che le relazioni interpersonali hanno un inizio, una durata e una fine?» ribatté lei quasi arrabbiata imitandolo. Tra tutti gli scenari possibili, quello che stava vivendo in quel momento era a dir poco incredibile.
Spencer di passò una mano sul viso. Era stato in una relazione prima, ma sicuramente non aveva mai litigato con una ragazza. Aveva esagerato lui o lei?
Si soffermò un momento a pensare al suo passato. Lo aveva appena paragonato a quello che aveva con Athena. No, loro due non erano in una relazione. Però in quel momento si sentiva quasi come se lo fossero e che quella fosse la prima litigata di coppia.
«Non so come parlarti» ammise il ragazzo in un sussurro. Si sedette sul letto e prese un respiro profondo. «Perché se ti parlo, mi apro con te. Se mi apro con te, mi affezione, e se mi affeziono… non posso permettermelo» continuò riempiendo il silenzio che si era nuovamente creato. «Perché è così facile parlare con te, mi basta guardarti e so che potrei essere me stesso al cento per certo, ma» disse cercando di non iniziare a parlare a vanvera, di dettagli che al momento non servivano. Non aveva bisogno di statistiche o nozioni, doveva solamente mettere tutte le carte in tavola con lei. «Perché l’ultima volta che l’ho fatto è finita male» si limitò a concludere facendo una piccola smorfia. Il solo ricordo ancora era capace di rendergli gli occhi lucidi. Però quello non era il momento, doveva essere forte e andare avanti. Avrebbe riaperto quella ferita e avrebbe lasciato che i ricordi lo sovrastassero a telefonata terminata. Doveva resistere, Athena non lo meritava.
«Tutti abbiamo avuto il cuore spezzato, Spence» rispose Athena scuotendo appena la testa. «E lo so che sei particolare, che ti è impossibile dimenticare, ma questo non ti rende immune ai sentimenti. Ti prego, impara ad accettarli, nel bene e nel male» continuò senza lasciargli lo spazio di replicare. «E dopo avergli accettati esternali, solo allora ne avrai il controllo» disse stringendosi nelle spalle. «Non dobbiamo essere niente di più che amici» aggiunse in un sussurro. Era confusa, non riusciva a capire da dove quel discorso provenisse, soprattutto dopo tutto quel tempo passato insieme. Se ci fossero stati problemi perché non dirli subito? Era il suo carattere a non andare bene? Aveva forse forzato troppo la mano?
«Si ma…» iniziò il ragazzo prima di essere nuovamente interrotto dalla ragazza.
«No, Spence. Va bene così, io tra un paio di settimane dovrò comunque trasferirmi nel New Haven, è più semplice così» disse tamburellando la mano sul materasso, non credendo ad una parola appena detta. Sapeva che doveva essere lei a mettere un taglio, se avesse rimandato non lo avrebbe mai fatto. «Siamo realisti, hai altro per la testa. Anzi, un’altra persona. E va bene così. Abbiamo progetti di vita diversi al momento, è il meglio per entrambi.»
Spencer per la prima volta nella sua vita non sapeva cosa dire. Il nulla. La sua mente era andata in cortocircuito. Input che morivano così come nascevano e sentiva che gli mancava l’aria. Aveva appena lasciato andare l’unica cosa bella della sua vita degli ultimi sui due anni?
«No» disse dopo quella che sembrava un’eternità. «No» ripeté quasi fosse un bambino che faceva i capricci. No, non era così che aveva immaginato il suo discorso.
«Sei innamorato ancora di lei, e io ci sono già passata Spencer, ho già vissuto questo loop di emozioni che fa più male che bene» disse Athena, anche se non sapeva se stesse convincendo lui o se stessa con quel discorso. Forse distanziarsi era la cosa migliore.
«Non posso dimenticarla» rispose Spencer deciso, quasi difendendo a spada tratta il ricordo di Maeve.
«Non andrai mai avanti finché non imparerai a lasciare andare i ricordi, Spencer» disse Athena lasciando andare la testa all’indietro. «Non dimenticare ma lasciare andare» specificò prima di sentire un groppo in gola troppo forte per emanare altri suoni.
La mente di Spencer stava facendo i fuochi d’artificio, impostando e disfando centinaia di discorsi, ma la sua bocca non ne voleva sapere di schiudersi.
Non doveva andare a finire così.
«Ciao Spence, grazie per i ricordi» disse la ragazza prima di chiudere definitivamente la chiamata.
 
Alle sei del mattino Athena aveva finito qualsiasi lista mentale possibile per non andare a casa di Spencer e farlo rinsavire a suon di qualcosa che ancora non aveva deciso. Così si alzò dal letto ancora in pigiama, prese il telefono e si diresse verso la sala più determinata che mai.
«Tu, non importa quanto intelligente, educato, realizzato sul lavoro possa essere, non mi puoi chiamare nel cuore della notte e rinfacciarmi…» iniziò a dire non appena capì che Spencer aveva risposto al telefono. Fece una piccolissima pausa, non sapendo cosa dire ma subito dopo ripartì alla carica. «Perché tu mi conosci. E non hai il diritto di trattarmi così, okay? A me è sempre andato bene il non poterti abbracciare come faccio con tutti perché a te non piace il contatto fisico. Non poter scherzare su certi argomenti perché ti mettono in imbarazzo. Non ti ho mai chiesto cose che sapevo ti avrebbero allontanato o chiuso in te stesso. Ho ascoltato per ore, e ripeto ore, i tuoi commenti su la tua millesima nuova scoperta e mai una volta mi sono lamentata. Perché era bello vederti felice, osservare come i tuoi occhi si illuminavano mentre parlavi. Mai una volta mi sono lamentata per la sveglia nel cuore della notte perché eri appena tornato nella camera d’albergo e non riuscivi a dormire per un caso.»
Ormai era un fiume in piena e sapeva che non si sarebbe fermata molto presto. Aveva già scarpe, borsa e chiavi di casa ed era a metà strada della destinazione a cui voleva arrivare.
«Quindi, con tutto il rispetto, te e il tuo ‘non so come parlarti’ andatevene a fanculo. Perché io non ci credo. Non credo che tu non sia capace di parlarmi. Tu non sei capace di dirmi cosa senti, cosa provi. O meglio ancora, hai paura di cosa provi» continuò mentre saliva le scale dell’edificio. «Quindi no, non lo accetto. Ci saranno sempre cose difficili da dire, sentimenti difficili da esprimere, ma Dio Spencer, è la vita» disse bussando alla porta. Una parte di lei era contenta che Spencer non l’avesse interrotta neanche una volta, aveva il suo discorso in testa e sapeva dove voleva andare a parare. Se avesse anche solo sentito la sua voce per un secondo sarebbe crollata.
Il ragazzo dal canto suo sentì bussare e andò ad aprire la porta confuso. ‘ci manca solo questa’ pensò svogliato mentre cercava le chiavi di casa.
«Con me non funziona così» disse Athena non appena Spencer aprì la porta. Chiuse la chiamata sotto lo sguardo meravigliato del ragazzo, incapace di realizzare la situazione, troppo improvvisa per lui. «Quindi, o mi vuoi nella tua vita o no» disse lei alzando le spalle sapendo di averlo spiazzato. «E se mi vuoi fuori, me lo dici. Mi dici chiaramente ‘non ti voglio nella mia vita’. Non mi chiami nel cuore della notte dicendomi che è troppo difficile parlarmi.»
 
Cosa successe dopo rimase confuso nella mente di entrambi. Tutte le certezze di Athena erano cadute dopo aver osservato il viso del ragazzo, segnato dalla notte insonne e dalle parole appena ascoltate. Spencer dal canto suo non sapeva cosa dire, perché come sempre, lei aveva ragione. Ogni parola detta era vera e avrebbe voluto ribattere di come erano proprio tutte quelle piccole cose ad averlo portato a quasi innamorarsi di lei.
Athena qualcosa colse qualcosa negli occhi di lui, avevano brillato per una frazione di secondo.
«Io…» mormorò Spencer ancora con la mano sulla maniglia della porta. Che fare ora?
Aveva pensato a tutta la notte alle parole della ragazza e in quel momento nessuno dei discorsi pre impostati sembravano funzionare.
«Ho realizzato che niente è normale tra di noi. Tu sei tu, io sono io e insieme… il caos cosmico» ammise la ragazza mordicchiandosi leggermente il labbro. Reid stava per ribattere sul caos cosmico ma si rese conto che non era il momento. Camminavano già abbastanza sui cocci per poter aggiungere carne al fuoco. Però allo stesso tempo non riuscì a trattenere un sorriso.
«E non voglio perdere quello che abbiamo, qualunque cosa sia» continuò guardandolo. «Prometto che ti lascerò tutto lo spazio che ti servirà, tu credi di poter creare un posto nella tua vita per me?»
   
 
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