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Autore: The Bride of Habaek    28/05/2020    2 recensioni
"In guerra mi facevano più impressione i vivi, che i morti. I morti mi sembravano dei recipienti usati e poi buttati via da qualcuno, li guardavo come se fossero bottiglie rotte. I vivi, invece, avevano questo terribile vuoto negli occhi: erano esseri umani che avevano guardato oltre la pazzia, e ora vivevano abbracciati alla morte."
- Nicolai Lilin -
Genere: Drammatico, Guerra, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Innamorarsi in Vietnam

“Il soldato prega più di tutti gli altri per la pace, perché è lui che deve patire e portare le ferite e le cicatrici più profonde della guerra.”
DOUGLAS MACARTHUR -


Angel Down
Insorgeva l'anno 1965 quando in Vietnam, la mia terra natale, in particolar modo nella cittadina di Saigon dove sono cresciuta con la mia famiglia, venne la guerra civile. Di civile vi era ben poco, ovviamente i miei scesero sul campo di battaglia per affiancare i Viet Minh nella resistenza contro gli americani, per poter restituire al nostro Paese la libertà perduta ma le cose non andarono come prestabilito. Mio fratello Xuan si unì ai rivoltosi per fermare l'avanzata dell'esercito americano a Saigon, purtroppo non l'ho più rivisto da quel fatidico giorno in cui divenne un ribelle. Mi piace pensare che sia ancora vivo da qualche parte, forse è stato catturato dai soldati del fronte opposto, nella peggiore delle ipotesi potrei non rivederlo mai più e ciò mi rende inquieta poiché nutro ancora la speranza di poterlo riabbracciare. Nella mia cittadina parteciparono quasi tutti allo scontro fra le due fazioni ad eccezione di alcune donne e bambini. Io rimasi nella mia capanna insieme a mia sorella Linh che in quel periodo aveva appena compiuto 3 anni di vita, mentre il resto della famiglia uscì per andare a combattere. Dal mio rifugio sicuro riuscii a distinguere gli spari provenienti dal confine che delineava il Vietnam del Nord e quello del Sud. Le armate nemiche avanzarono velocemente impugnando fucili, distruggendo tutto ciò che calpestavano finché non ci videro in ginocchio implorando pietà, una seconda opportunità. In casa nostra vennero diversi soldati, in quel periodo avevo solamente 8 anni ma ricordo fin troppo bene i loro volti, uno in particolare. Era un ragazzo alto appena maggiorenne, occhi chiari e malinconici di chi non ha avuto altra scelta se non partecipare a quel massacro come "il nemico". Entrarono in casa nostra degli uomini armati fino ai denti ed iniziarono ad ispezionarla da cima a fondo. Io mi ero rintanata sotto il tavolino con la piccola Linh fra le braccia, piangevo convulsamente ma in silenzio per non farmi udire. Il ragazzo sollevò il lembo della tovaglia e mi vide, il mio sguardo terrorizzato ricadde su di lui come se fosse l'ultimo uomo che avrei visto in vita. Si portò un dito sulle labbra carnose suggerendomi di restare in silenzio e, con un gesto deciso, lasciò scivolare giù la tovaglia dichiarando alle altre reclute che la casa era deserta, che probabilmente erano scesi tutti sul campo di battaglia con i Viet Minh. Tirai un sospiro di sollievo e venne sera, poi un altro giorno ma di mia madre nessuna traccia, ne tantomeno di mio padre o di mio fratello. Sono tutti morti o forse sono tenuti prigionieri dagli americani. Dopo qualche giorno un angelo venne a farci visita portandoci del cibo e dei vestiti nuovi: era il giovane soldato che ci aveva salvato la vita durante lo scontro. In preda alla disperazione cercai di chiedergli dove fossero finiti tutti gli altri. Cosa stava succedendo oltre il confine? Lui non comprendeva la mia lingua, mi guardò tristemente tendendo una mano verso di me intimandomi di seguirlo. In quel preciso istante capii che dovevo afferrare la sua mano e così feci, portando con me la piccola Linh. Una volta giunti al campo ci nascose nella sua tenda per uno o due giorni, dopodiché venne un uomo distinto a prenderci. Nemmeno lui sapeva parlare la nostra lingua ma si fece capire a gesti, alla fine lo seguimmo salendo su una Jeep diretta chissà dove e, man mano che ci allontanavamo, il volto di quell'angelo svanì. Si chiamava Aaron Blair, mentre il mio nome è Kim e questa è la mia storia.
Giunse il 30 Aprile del 1975, i Vietcong riuscirono a conquistare la capitale sud-vietnamita Saigon, ponendo finalmente fine alla Guerra del Vietnam e raggiunsero un accordo che prevedeva la riunificazione del Paese. Ora sono diventata una donna e vivo con la mia famiglia adottiva in Virginia, insieme a Linh che ha appena compiuto 13 anni. Dal giorno in cui mi sono trasferita qui ho imparato l'inglese oltre al dialetto americano, ma non ho mai dimenticato le mie origini vietnamite, come non potrò mai dimenticare Aaron. L'ultima volta che ci siamo visti risale a qualche tempo fa, poiché è continuamente in viaggio per il suo lavoro e non possiede molto tempo libero. Il Signor Richard Gray, ovvero il mio padre adottivo, afferma che il mio salvatore chiede molto spesso di me e che a volte m'invia persino dei regali dall'estero, ma dopo il Natale del 1970 non sono più riuscita a vederlo di persona a  causa della guerra fredda. Ultimamente ricevo da parte sua solo delle corrispondenze, che prima di giungere fra le mie mani vengono revisionate dal capofamiglia. Vorrei tanto ringraziarlo per tutto quello che ha fatto per me, potergli esprimere la mia gratitudine e fra le tante cose che vorrei dirgli ci sono anche queste due semplici parole che riempiono il cuore.
1 Tôi mến bạn.





Note.
1. Ti Amo in vietnamita.
   
 
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