Fandom:
Saint
Seiya
Rating: Verde
Personaggi/Pairing: Shun Kido, Seiya Kido
Tipologia: One-shot
Genere: Sentimentale, Hurt/Comfort
Avvertimenti:
Note: One-shot spin-off della mia “Nei
Giardini che Nessuno Sa”
Disclaimer: Personaggi, luoghi, nomi e tutto
ciò che deriva dalla trama
ufficiale da cui ho elaborato la seguente storia, non mi appartengono.
NON
LASCIAR ANDARE LA MIA MANO
“Seiya,
non si può entrare da lì.”
“Ma
qualcuno è entrato, hai sentito
gridare anche te.”
“Chiamiamo
gli altri.”
“Io
entro a vedere, magari hanno
bisogno.”
“Allora
vengo con te, non ti lascio
entrare da solo.”
***
“Attento,
Shun, è scivoloso e- “
“SEIYA!”
“Guardate
laggiù, sull’altro
versante!”
“Seiya,
non lasciare andare la mia
mano!”
“S-Shun…”
“Aspettate!
Stiamo arrivando!”
“Seiya,
prova a puntellarti con
l’altro braccio.”
“Gh,
mi sa che si è rotto sbattendo
contro la parete di roccia.”
“Ragazzo,
attento, la roccia sta
franando!”
Un
grido straziante attraversò la
terra e due figure umane caddero nel buio, sparendo alla vista.
***
Quando
Shun riprese i sensi, si ritrovò immerso nel buio mentre
galleggiava su quella
che, al tatto, era inequivocabilmente acqua; a pancia in su,
sbatté più volte
le palpebre nel tentativo di riprendere il controllo dei propri
pensieri e del
proprio corpo dopo la forzata perdita di conoscenza.
Erano
caduti dopo che Seiya-
SEIYA!
Annaspando
per mettersi in posizione semi-eretta, sentì i propri piedi
toccare il fondo –
doveva essere un piccolo laghetto sotterraneo, non molto profondo
– e si guardò
attorno; strizzando gli occhi per abituarli
all’oscurità, il ragazzino allungò
le mani per andare a tentoni nella speranza che il fratello fosse
lì attorno –
e pregando silenziosamente Athena che stesse bene, non voleva trovarlo
a faccia
in giù nell’acqua, col rischio che…
Il
rumore di un corpo che si muoveva da qualche parte vicino a lui lo mise
sull’attenti: “Seiya?” domandò
con voce roca all’oscurità.
“S-Shun…?
Dove sei?”
“Qui
vicino, credo, allunga le mani verso la direzione da cui senti
provenire la mia
voce e continua a parlare, ti troverò.”
“D-D’accordo.
Sei ferito?”
“Non
credo, ho preso solo una botta, tu? Il braccio?”
“C-Credo
sia rotto, non riesco a muoverlo, e anche la gamba.”
“Ci
sono quasi, continua a parlare.”
Mentre
si muoveva nel buio, finalmente Shun sentì quella che era
innegabilmente una
mano umana stringere la propria, fredda e umida ma viva:
“Seiya, sono qui.”
disse il ragazzo con un sospiro di sollievo mentre si avvicinava.
Con
urgenza, alzò le mani dove pensava fosse il viso del
fratello, ne toccò le
guance, la fronte e poi giù, le spalle e le costole, il che
strappò a Seiya un
gemito di dolore: “A-Aggiungiamo anche le costole
incrinate.” aggiunse questi
con un filo di voce.
Nel
buio, Shun annuì e, facendo attenzione a come si muoveva,
passò il braccio sano
di Seiya dietro il proprio collo e ne sorresse quasi tutto il peso:
“Cerchiamo
un posto asciutto, vedo una debole luminescenza provenire da quella
parte, ci
deve essere un passaggio.” Così dicendo, Andromeda
indicò un angolo dell’ambiente
in cui si trovavano, debolmente rischiarato da un filo di luce che
scendeva
dall’alto, “è la nostra migliore
possibilità.” si giustificò.
Con
la fronte poggiata contro la spalla del fratello, il Saint di Pegaso
annuì,
stringendo i denti per il dolore: “Non posso essere utile,
Shun, fatico anche a
stare in piedi.”
“Se
stai per dirmi di lasciarti qui, puoi anche scordartelo.”
disse Andromeda con
voce esausta: “Non ti lascerò qui per mettermi in
salvo o cercare aiuto, questo
è quanto.”
“A
stare con Hyoga e Ikki hai preso da loro.” replicò
l’altro con un vago
divertimento nella voce.
“Risparmia
le energie, ci serviranno. Appoggiati a me.”
In
silenzio, con solo i rumori dei loro ansimi a rompere la quiete, i due
ragazzi
nuotarono lentamente verso il fascio di luce: l’acqua era
fredda e attenuava il
dolore per la botta presa da Seiya, che tuttavia faticava a respirare
per via
delle costole; nonostante ciò, cercava di aiutare il
più possibile Shun nel
trasportarlo, dandosi la spinta con la gamba ancora sana.
In
pochi minuti, raggiunsero la loro destinazione, scoprendo che si
trattava di
una piccola spiaggia sassosa, da cui si aprivano due gallerie, una era
franata
e perciò impraticabile ma l’altra sembrava sgombra
e da essa sembrava provenire
un alito di vento.
Con
cautela, Shun lo trasportò sotto il fascio di luce,
facendolo distendere per
esaminare meglio le sue condizioni: oltre al braccio – senza
dubbio rotto – il
fratello aveva escoriazioni un po’ ovunque e abiti strappati,
la caviglia non
sembrava rotta ma doveva aver preso una brutta storta.
Per
quanto riguardava le costole, probabilmente ne aveva incrinata qualcuna.
“Buone
notizie, vivrai.” disse scherzosamente Andromeda,
stringendogli la spalla con
fare affettuoso: “Probabilmente Shiryu-nii ti
metterà agli arresti in camera
con Jabu di guardia.”
“Dannazione…”
borbottò Pegaso, chiudendo gli occhi:
“Chissà dove saranno… Ci staranno
sicuramente cercando.”
Un
silenzio nervoso cadde tra loro al pensiero della loro famiglia: erano
in un
mare di guai.
“Dai,
cerchiamo di uscire da qui, una volta all’esterno
sarà più facile per loro
trovarci.” Con ottimismo, Shun si chinò per
aiutare il fratello a mettersi in
piedi con il suo aiuto, sorreggendolo: “L’acqua
è potabile, beviamo un po’
prima di andare, non abbiamo risorse di alcun tipo con noi,
approfittiamone.”
“Hai
ragione… Sono stato uno stupido, Shun, dovevo darti retta e
non entrare nella
grotta.”
“Ehi,
non è colpa tua, pensavi di aiutare qualcuno in
difficoltà e ti ho seguito,
pensa a questo. Siamo insieme e riusciremo a trovare una soluzione. Se
fossi
caduto da solo, con il braccio rotto…”
“Niente
sensi di colpa, allora. Se vale per me, allora vale anche per te.
Andiamo,
beviamo un po’ e poi mettiamoci in marcia.”.
§§§
In
piedi accanto all’ingresso della grotta incriminata, Saori
parlava fittamente
con il capo della squadra di soccorso che era stata allertata da alcuni
turisti
i quali, impotenti, avevano soltanto potuto riconoscere i due ragazzi
caduti
nella voragine senza recar loro soccorso.
Chiamati
i soccorsi, i testimoni avevano dichiarato che a cadere nella voragine
erano
stati Shun e Seiya Kido, fratelli di Saori Kido e membri più
giovani della
famiglia, i cui nomi erano ormai di dominio pubblico dopo la loro
presentazione
in società di qualche mese prima.
In
quanto eredi di una delle più importanti famiglie del
Giappone, nonostante la
vita ritirata che conducevano – al contrario di Saori, volto
pubblico delle
imprese di famiglia, - la loro presenza non passava inosservata, men
che meno
lo passava la loro sparizione, inghiottiti dalla terra.
A
poca distanza da lei, Ikki era affiancato da Hyoga, pallido
più del solito, e
da Shiryu, che teneva a bada Ichi e Jabu, questi scalpitavano per
aiutare nelle
ricerche, ma non sarebbe stato saggio, malgrado condividessero gli
stessi
sentimenti: c’era troppa gente, di lì a poco senza
dubbio si sarebbero
presentati giornalisti e telecamere e sfruttare il Cosmo per trovarli,
o anche
solo per indicare dove cercare avrebbe scatenato una serie di domande a
cui non
potevano dare risposte senza rivelare gran parte dei segreti del
Santuario e di
Athena stessa.
L’attesa
era una vera e propria agonia: fosse stato per i tre maggiori, si
sarebbero
gettati nella voragine per cercare personalmente i due dispersi, ma le
parole
di Saori li avevano fermati, costringendoli a ragionare a mente fredda.
“So
che è
difficile, anche io vorrei scendere là sotto per cercarli,
ma la situazione è
troppo delicata. Non possiamo intervenire senza rischiare di rivelare
troppo.” aveva
detto lei
poco prima, con la voce rotta: “Purtroppo,
possiamo solo aspettare e fidarci di loro.”.
“Sono
insieme, possono farcela.” cercò di suonare
ottimista Shiryu, ma sia Ikki che
Hyoga non risposero alle sue parole, concentrati com’erano
sull’osservare
l’accesso alla grotta.
La
loro paura era anche la sua, ma doveva dimostrarsi forte e solido, per
il loro
bene.
Anche
se, quando c'era coinvolto Seiya, difficilmente riusciva a eseguire il
suo
compito di fratello maggiore con cognizione: c'era troppo in gioco,
troppi
sentimenti e troppo amore, troppa ansia e troppa paura, ancora tenere
erano le
ferite dovute ai lunghi mesi di coma che avevano paralizzato Seiya in
un bianco
letto d'ospedale.
Fu
in quel momento che Saori salutò il soccorritore con un
inchino e li raggiunse
a passo svelto, i lunghi capelli stretti in una coda alta che
ricadevano sulla giacca
sportiva che indossava sopra la tuta.
Vista
così, sembrava una ragazzina qualunque.
"Hanno
detto che vogliono mandare qualcuno giù ma che devono prima
di tutto
assicurarsi che non ci siano rischi di crolli." disse lei con un filo
di
voce: "Vorrebbero anche che noi scendessimo a valle e che aspettassimo
notizie al comando locale della protezione civile, pare che stiano
salendo
parecchi giornalisti e non sanno come fermarli."
"Neppure
in un momento del genere stanno lontani?!" ringhiò Nachi con
i pugni
stretti: "Non è uno spettacolo a cui assistere,
là sotto ci sono delle
persone!" sbottò Wolf, "Non siamo al circo, e che diamine!".
Diede
un calcio arrabbiato a una pietra, che finì in mezzo a un
cespuglio.
"Ho
chiamato casa," aggiunse Saori, mentre appoggiava la mano sulla spalla
tremante del ragazzo: "Tatsumi è stato avvertito e anche la
Fondazione, stanno
organizzando un supporto tecnico e di uomini, saranno qui tra mezz'ora."
"Forse
faremmo meglio scendere a valle come ci è stato
detto…" azzardò Ichi con
lo sguardo basso: "Sì, insomma… Se i giornalisti
ci trovano qui, si
metterebbero in mezzo e disturberebbero le ricerche, senza contare che
le
nostre facce finirebbero dritte sul notiziario della sera. E non penso
che
Seika-neesan la prenda bene."
"Ichi
ha ragione." Ban odiava ammetterlo, odiava sentirsi così
impotente, così
incapace di fornire supporto a chi amava, ma non poteva fare
altrimenti: "Possiamo
aiutarli di più in questa maniera, facendoci da parte e
lasciando che se ne
occupino gli altri."
"Io
voglio restare qui."
Ikki
aveva una voce roca, ma udibilissima nel vento sferzante che aveva
iniziato a
soffiare: "Voglio restare qui." ripetè.
Hyoga
restò un attimo interdetto, poi gli posò una mano
sulla spalla, senza dire
nulla, prima di riunirsi al resto del gruppo; teneva le mani in tasca,
era
pallido più del solito, e le labbra erano strette in una
smorfia: "Meglio
non insistere. Resterei anche io, ma…"
"Allora
vado a comunicare al responsabile la nostra decisione. Ikki, quando
arrivano gli
uomini della Fondazione, resta con loro, per favore. Noi vi aspettiamo
sani e
salvi a valle, d'accordo?" Saori strinse il bicipite del fratello
maggiore
in un gesto affettuoso.
Il
ragazzo più grande annuì, con gli occhi fissi
sulla bocca oscura della grotta.
Non
li salutò mentre montavano sulla jeep che li avrebbe
accompagnati in paese, non
si voltò neppure.
§§§
Appoggiato
alla spalla di Shun per non cadere rovinosamente a terra per il dolore
alla
gamba, Seiya cercava di camminare puntellandosi con la gamba sana;
mentre il
fratello cercava di guidarlo con attenzione attraverso le gallerie buie
e
umide, Seiya tentava di scrutare nel buio che li circondava.
Sapeva
che Shun si stava orientando con il suo istinto e il Cosmo - e se lui
non fosse
stato così distratto dal dolore e dalla stanchezza forse
avrebbe potuto
aiutarlo - ma continuava a sentirsi agitato e preoccupato: erano ore
che
camminavano in quell'oscurità fitta e silenziosa, il che non
aiutava certo a
tenere a bada i pensieri, i quali si affollavano sempre più
nella sua mente.
Pur
con la mano di Shun, calda, sui suoi fianchi, pur non essendo solo ad
affrontare quella situazione, si sentiva in ansia, con i nervi a fior
di pelle,
e con il cuore in gola.
"Seiya,
tutto bene?"
La
voce bassa e gentile del fratello gli sfiorò l'udito,
mitigando solo in parte
quell'ansia che lo divorava dentro; annuì piano, trattenendo
un singhiozzò:
"S-Sto bene. F-Fa solo un po' male. Ma ne abbiamo passate di peggio,
no?"
Shun
sospirò, fermandosi in mezzo alla galleria che stavano
percorrendo: non disse
nulla, si limitò a restare immobile, come se stesse
annusando l'aria,
soppesando le loro possibilità; sulle prime, il Saint di
Pegasus non capì, poi
lo sentì stringere di più la presa, e si
costrinse ad alzare lo sguardo.
Abituati
all'oscurità, i suoi occhi distinsero chiaramente
l'espressione di Shun,
triste, mentre guardava lontano.
"Ne
abbiamo passate di peggio… Ma dovevamo essere al
sicuro… Era una giornata in
famiglia." mormorò il coetaneo mentre l'ombra di una lacrima
gli sfiorava
la pelle.
Seiya
si sentì in colpa: "Mi dispiace… È
tutta colpa mia, se solo ti avessi dato
retta…"
"No,
non volevo dire questo." Shun si affrettò a sorridergli nel
buio mentre
riprendeva a camminare: "Volevo dire che speravo passassimo una
giornata
tranquilla insieme, senza preoccupazioni, e invece pare che il destino
non ci
sia benevolo. Ma per fortuna tu sei qui con me, e mi sento
più fiducioso se so
che c'è uno di voi al mio fianco. Non lasciar andare la mia
mano, Seiya."
Così
dicendo, Shun gli strinse con delicatezza la mano del braccio sano
nella
propria e intrecciò le proprie dita con quelle del fratello:
"Usciremo di
qui insieme, è una promessa. E per una volta,
sarò io a portarti a casa."
Con
il cuore che minacciava di esplodere per la commozione e l'amore
profondo che
provava per Shun, Seiya annuì e appoggiò la testa
contro la sua spalla:
"Ikki sarà preoccupato a morte. Credo che ci metteranno in
castigo fino
alla maggiore età." rise Pegasus prima di chiudere gli occhi
esausto.
"Chiederemo
a Saori di metterci almeno in camera insieme, così passeremo
meglio il
tempo."
"Io
pensavo di chiedere a Jabu di farci evadere."
"E
tu pensi davvero che lo faccia?"
"In
effetti… Potrebbe benissimo essere complice di Ikki. Siamo
perduti."
La
bassa risata che riecheggiò poco dopo sotto le volte
rocciose non aveva più
traccia di paura, ma soltanto di determinazione.
§§§
Era
ormai quasi sera quando un gruppo di escursionisti si fermò
a fare una pausa a
ridosso di una grotta laterale sul fianco est rispetto alla bocca
principale,
il cielo si stava scurendo via via sempre di più a mano a
mano che il sole
tramontava dietro le montagne.
I
cinque ragazzi in tenuta sportiva e zaini avevano abbandonato i propri
effetti
personali in uno spiazzo antistante la voragine buia e si erano
sparpagliati a
bere dalle borracce mentre uno di loro distribuiva snack a rapido
assorbimento
energetico.
"Chissà
perché hanno bloccato la vetta. Ho visto anche degli
elicotteri." si
chiese uno di loro, ravvivandosi i corti capelli neri: "Che ci sia
stato
un incidente? Forse una frana…"
"La
radio non ha detto nulla." replicò un altro, con i folti
capelli biondi
che coprivano parte del viso come se fossero stati una benda: "Fosse
stato
qualcosa di serio, avrebbero avvertito sulle frequenze radio locali.".
"Makoto
ha ragione. Magari in paese ne sapranno di più. Ryuuuu, mi
passi il
thermos?"
Il
ragazzo in piedi fece per voltarsi a prendere l'oggetto richiesto dal
compagno
quando si fermò con la mano a mezz'aria, scrutando con
attenzione la grotta
alle loro spalle: "Mi è sembrato di vedere qualcosa." disse
lui alla
domanda inespressa dei suoi amici.
Questi
ultimi scattarono in piedi e focalizzarono gli sguardi sul punto
indicato ed
ebbero un tuffo al cuore nel vedere due figure innegabilmente umane
capitombolare fuori e crollare in ginocchio a terra.
"Ehi!
Tutto bene?!"
Il
ragazzo dai capelli neri scattò in avanti e li raggiunse,
sollevando di poco i
loro corpi semi-privi di sensi: "Ehi, mi sentite?!" li scosse forse
con un po' troppa forza, "Ryu, portami la borraccia."
"E
anche la cassetta del pronto soccorso."
Il
ragazzo biondo, Makoto, aveva raggiunto l'amico e si era inginocchiato
accanto
ai due ragazzi crollati: "Uno di loro è ferito, Shigeru."
disse lui,
indicando il sangue che scendeva dal braccio senza dubbio rotto del
più minuto
dei due.
Ryu,
il ragazzo che fino a quel momento era rimasto in piedi, li raggiunse
di corsa
con la cassetta del pronto soccorso in braccio mentre gli altri due
escursionisti sembravano armeggiare con la radio abbandonata sul prato.
"M-Mio
fratello…" rantolò l'altro, riprendendo i sensi:
"S-Siamo precipitati
dal sentiero che porta nel profondo della grotta H-Higashioka e s-si
è rotto un
braccio."
"Stai
tranquillo amico, mamma Ryu sa rattoppare la gente a meraviglia, sarete
in
piedi in un attimo. Bevi un po'." Shigeru offrì la propria
borraccia e
aiutò il ragazzo a spostarsi per lasciare spazio ai suoi
compagni: "Come
vi chiamate? Avete detto che siete caduti nella grotta Higashioka?"
"La
grotta Higashioka è quella in vetta." fece notare uno degli
altri due
compagni al momento non impegnati nei soccorsi: "Che sia chiusa per
questo?"
"S-Shun.
Il mio nome è Shun. M-Mio fratello si chiama Seiya, eravamo
con la nostra
famiglia e… c'è stato un incidente e siamo caduti
in un lago sotterraneo… Abbiamo
camminato molto e seguito il vento. Non so dove siamo, non avevamo
bussola o
altro con noi."
"Stai
tranquillo, Shun-kun, siete al sicuro." Shigeru gli sorrise
rassicurante:
"Seiya-kun è con Makoto e Ryu, è tutto a posto.
Siamo di poco sotto la
vetta, ma le gallerie sotto sono intricate, ci ho fatto un corso di
speleologia. Io sono Toshiro, tra parentesi." si presentò un
altro, "Hidashi
sta cercando la frequenza giusta per comunicare con i soccorritori in
vetta e
avvertirli che abbiamo trovato qualcuno che ha bisogno di aiuto,
probabilmente
vi stanno cercando."
Shun
annuì, esausto, e chiuse gli occhi quando un improvviso
senso di vertigine lo
colse, costringendolo a puntellarsi sull'erba con una mano per non
cadere all'indietro:
"Sei pallido, amico." gli fece notare Toshiro con espressione
accigliata, "Prendi un biscotto, da quanto non mangiate?"
Mentre
Shun pescava un biscotto dal sacchetto offertogli, deglutiva a fatica:
"Abbiamo fatto colazione stamattina prima delle 7 poi, verso le 10,
Seiya
ha sentito qualcuno urlare nella grotta, siamo entrati a vedere e poi
il
sentiero è franato… Non so esattamente che ora
sia."
"Complimenti,
hai vinto un altro biscotto. Sono quasi le 17." Ryu, dal punto in cui
stava bendando e steccando la gamba di Seiya, sorrise: "Hidashi-kun, la
radio?"
"Ho
trovato la frequenza giusta," annunciò lui triofante mentre
si alzava per
raggiungerli: "Shun, esatto? Vuoi parlare tu?" chiese con i brillanti
occhi blu che splendevano di soddisfazione.
Il
Saint di Andromeda prese l'oggetto con mano tremante e, istruito da
Hidashi,
attivò la comunicazione: "C'è qualcuno in
ascolto, passo?"
Si
udì una scarica di statico, poi una voce maschile
risuonò gracchiante nella
radura: "10-1 a sconosciuto, chi parla, passo?"
"Il
mio nome è Shun Kido, io e mio fratello siamo precipitati
dalla galleria della
grotta Higashioka per una f-frana. Siamo usciti da un'altra grotta e ci
hanno
trovati degli escursionisti, la radio è loro. Potreste
aiutarci? Mio fratello è
ferito, passo."
Dall'altra
parte si udirono voci concitate e alcune persone che esultavano, poi
un'altra
voce sostituì la prima: "Sono Misaki, capo della squadra di
soccorso
mandata dalla Fondazione Graude, Kido-sama. Indicateci la vostra
posizione e
scenderemo subito a prendervi per portarvi a valle dove vi aspettano.
Uno dei
vostri fratelli è rimasto qui, scenderà con noi,
passo."
Shun
si scambiò un'occhiata sollevata con Seiya, poi
schiacciò di nuovo il pulsante
per la comunicazione: "Gli altri stanno bene, passo?"
"Kido-ojousama
è a valle, stanno bene e vi aspettano con ansia. Dateci la
posizione e in pochi
minuti saremo da voi, passo."
Una
volta che Toshiro ebbe consultato il GPS e comunicato la posizione,
Shun si
lasciò cadere sull'erba spossato.
"Ecco
dove vi ho già visti."
Makoto
posò una mano sulla spalla del ragazzo esausto: "Ho visto la
presentazione
di quattro mesi fa." disse a mo' di spiegazione; Shun annuì
e cercò di
abbozzare un sorriso ma era completamente a secco di energie.
"Credete
che ci arresteranno per rapimento?" chiese Shigeru con aria divertita.
"Con
Shun fareste un affare, mangia pochissimo… Io invece mangio
tanto, non so se vi
conviene." mormorò Seiya, sorretto da Ryu.
"Allora
no, abbiamo già Shigeru e Hidashi a svuotarci la dispensa."
Toshiro passò
la borraccia a Ryu, che aiutò Seiya a bere un po'; Makoto
scosse la testa:
"Come se tu non sterminassi le scorte di dolci.".
Risate
più sollevate riempirono la radura per qualche minuto prima
che il rumore di
alcune jeep in avvicinamento non le coprì; sette teste si
voltarono di scatto
verso il sentiero che conduceva alla vetta e, nel buio che cominciava a
scendere,
videro le sagome scure di tre mezzi i cui fari spazzavano le ombre
degli
alberi.
Shun,
che si era avvicinato al fratello, lo aiutò ad alzarsi e lo
sorresse proprio
mentre le jeep si fermavano a poca distanza da loro; nella luce
morente, i due
ragazzi videro una figura massiccia scendere dal primo automezzo e
precipitarsi
verso di loro.
Senza
neppure avere il tempo di dire niente, si ritrovarono stretti tra le
braccia
familiari di Ikki.
"N-Niisan."
Shun aveva la voce roca per la commozione e il sollievo: "Grazie di
essere
venuto a prenderci." aggiunse Seiya, puntellandosi con la mano sulla
spalla del ragazzo più anziano, "Giuro che stavolta non mi
lamenterò se
decidete di chiudermi in clinica per i prossimi mesi." sorrise
debolmente
Pegasus.
"Siete
feriti?" chiese con voce roca Phoenix.
"Seiya-kun
ha una gamba e un braccio rotti, ma niente di più."
intervenne Ryu in quel
momento, asciugandosi i palmi delle mani sui pantaloni: "Poteva andare
molto peggio, secondo il loro racconto. Sono solo un po' disidratati e
affamati, abbiamo dato loro dell'acqua e dei biscotti ma sicuramente
potete
prendervene cura meglio voi." sorrise il ragazzo.
Ikki
annuì con espressione dubbiosa; nel vederla, Ryu si
affrettò a tendere la mano
in segno di saluto: "Io e i miei amici abbiamo trovato Shun-kun e
Seiya-kun
e li abbiamo soccorsi, vi conviene scendere a valle e fargli dare una
controllata, le mie conoscenze di primo soccorso sono proprio di base."
"Sono
stati molto gentili." confermò Shun: "Niisan, mi dispiace
che vi
siate preoccupati per noi, non volevamo-"
"Ne
parleremo dopo. Ora salite sulla jeep."
Con
una pacca sulle spalle dei due fratelli minori, Ikki sciolse
l'abbraccio e li
affidò a uno degli uomini della Fondazione in piedi
lì accanto, che li aiutò a
sedersi sul sedile posteriore di uno degli automezzi prima di dar loro
una
bottiglia d'acqua a testa.
"Volete
un passaggio a valle?" chiese un altro, rivolgendosi al gruppo di
escursionisti in piedi in mezzo alla radura.
Shigeru
scosse la testa: "Avevamo intenzione di salire fino in vetta e restare
a
campeggiare lì per la notte, grazie lo stesso."
"Grazie
a voi per aver aiutato i signorini, anche a nome di Saori-ojousama e
della sua
famiglia."
Qualche
minuto dopo, le jeep ripartirono e, sgommando, presero il sentiero che
conduceva verso valle, con i fari che spazzavano l'oscurità
sempre più fitta.
Ben
presto, nello spiazzo vuoto, rimasero soltanto i cinque amici.
"Che
ne dite? Dopo questa buona azione ci meritiamo dei marshmellow?" disse
Toshiro
con un sorriso divertito.
"Ogni
suo desiderio è un ordine, o mio principe." Shigeru gli
diede un pugno
sulla spalla, poi riprese il proprio zaino e se lo mise in spalla:
"L'ultimo
che arriva lava i piatti!"
§§§
Il
sole era già del tutto calato quando le jeep entrarono in
paese e l'orologio
del municipio suonava le otto di sera quando si fermarono davanti
all'albergo
dove Seiya e i suoi fratelli avevano pernottato la notte prima.
Ikki,
seduto dal lato della portiera, la aprì e scese dal mezzo,
poi aiutò i fratelli
a scendere e, come se non avesse avuto peso, si caricò Seiya
sulle spalle,
guadagnandosi un lamento infastidito dallo stesso: "Se credi che ti
faccia
camminare con una gamba rotta, ti sbagli di grosso." Lo
rimproverò Ikki.
"Ho
avuto anche di peggio…" borbottò Seiya nella
spalla del ragazzo più
grande.
"Non
è una buona scusa, Seiya…" la voce di Ikki
suonava stranamente roca.
Resosi
conto di aver toccato un nervo scoperto, Seiya fece per aprire bocca e
scusarsi
quando udì qualcuno gridare il suo nome e, voltatosi, vide
Jabu e Nachi
precipitarsi giù dal portico per correr loro incontro: "Vi
stavamo
aspettando, stupido incosciente!" non fosse stato così in
alto,
probabilmente Jabu gli avrebbe tirato un pugno in faccia.
"State
bene?" chiese Nachi con aria corrucciata.
"Ne
parleremo dentro." tagliò corto Ikki: "Gli altri?"
domandò Shun
con espressione stanca.
"Sono
dentro, vi accompagniamo."
Il
gruppo di persone fece il proprio ingresso nella hall dell'albergo,
dove
vennero accolti da una giovane receptionist, che li guidò
fino a una lounge; prima
di congedarsi con un inchino, comunicò loro di chiamarla per
qualsiasi esigenza
poi sparì in fondo al corridoio, lasciandoli da soli.
Sempre
accompagnati dagli uomini della Fondazione, entrarono nella stanza,
illuminata
e calda, e sei paia di occhi si voltarono al loro ingresso.
"Ragazzi,
come state?!" Saori fu la prima ad alzarsi in piedi dal divanetto:
"Eravamo
preoccupati."
Shiryu
e Hyoga raggiunsero Ikki e, mentre Hyoga esaminava Shun
perché non avesse
ferite, Shiryu prese delicatamente Seiya tra le braccia e lo
accompagnò fino
alla chaise-longue più vicina per farlo sdraiare; gli
toccò la fronte con la propria,
guardandolo negli occhi, e gli strinse la mano con forza, non disse
nulla, non
riusciva a parlare per il magone che aveva in gola.
"Mi
dispiace di avervi fatti preoccupare." sussurrò il ragazzo
più giovane:
"Ma avevo sentito qualcuno gridare nella grotta e temevo ci fosse
qualcuno
che aveva bisogno di aiuto. Non potevo non andare."
A
Shiryu arrivò solo marginalmente la voce di Saori che
scambiava due parole con
Misaki-san, non era nelle sue priorità al momento.
L'unica
priorità che aveva era il fratello che stringeva tra le
braccia.
E
non importava nient'altro.
Non
avrebbe lasciato andare la sua mano per niente al mondo.