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Autore: SHUN DI ANDROMEDA    28/05/2020    1 recensioni
[Spin-off di Nei Giardini che nessuno sa]
Shiryu e Hyoga raggiunsero Ikki e, mentre Hyoga esaminava Shun perché non avesse ferite, Shiryu prese delicatamente Seiya tra le braccia e lo accompagnò fino alla chaise-longue più vicina per farlo sdraiare; gli toccò la fronte con la propria, guardandolo negli occhi, e gli strinse la mano con forza, non disse nulla, non riusciva a parlare per il magone che aveva in gola.
Genere: Hurt/Comfort, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Andromeda Shun, Pegasus Seiya
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Nei Giardini Che Nessuno Sa'
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Fandom: Saint Seiya
Rating:
Verde
Personaggi/Pairing:
Shun Kido, Seiya Kido
Tipologia: One-shot
Genere:
Sentimentale, Hurt/Comfort
Avvertimenti:
Note: One-shot spin-off della mia “Nei Giardini che Nessuno Sa”
Disclaimer: Personaggi, luoghi, nomi e tutto ciò che deriva dalla trama ufficiale da cui ho elaborato la seguente storia, non mi appartengono.

 

NON LASCIAR ANDARE LA MIA MANO

 

“Seiya, non si può entrare da lì.”

“Ma qualcuno è entrato, hai sentito gridare anche te.”

“Chiamiamo gli altri.”

“Io entro a vedere, magari hanno bisogno.”

“Allora vengo con te, non ti lascio entrare da solo.”

***

“Attento, Shun, è scivoloso e- “

“SEIYA!”

“Guardate laggiù, sull’altro versante!”

“Seiya, non lasciare andare la mia mano!”

“S-Shun…”

“Aspettate! Stiamo arrivando!”

“Seiya, prova a puntellarti con l’altro braccio.”

“Gh, mi sa che si è rotto sbattendo contro la parete di roccia.”

“Ragazzo, attento, la roccia sta franando!”

Un grido straziante attraversò la terra e due figure umane caddero nel buio, sparendo alla vista.

***

Quando Shun riprese i sensi, si ritrovò immerso nel buio mentre galleggiava su quella che, al tatto, era inequivocabilmente acqua; a pancia in su, sbatté più volte le palpebre nel tentativo di riprendere il controllo dei propri pensieri e del proprio corpo dopo la forzata perdita di conoscenza.

Erano caduti dopo che Seiya-

SEIYA!

Annaspando per mettersi in posizione semi-eretta, sentì i propri piedi toccare il fondo – doveva essere un piccolo laghetto sotterraneo, non molto profondo – e si guardò attorno; strizzando gli occhi per abituarli all’oscurità, il ragazzino allungò le mani per andare a tentoni nella speranza che il fratello fosse lì attorno – e pregando silenziosamente Athena che stesse bene, non voleva trovarlo a faccia in giù nell’acqua, col rischio che…

Il rumore di un corpo che si muoveva da qualche parte vicino a lui lo mise sull’attenti: “Seiya?” domandò con voce roca all’oscurità.

“S-Shun…? Dove sei?”

“Qui vicino, credo, allunga le mani verso la direzione da cui senti provenire la mia voce e continua a parlare, ti troverò.”

“D-D’accordo. Sei ferito?”

“Non credo, ho preso solo una botta, tu? Il braccio?”

“C-Credo sia rotto, non riesco a muoverlo, e anche la gamba.”

“Ci sono quasi, continua a parlare.”

Mentre si muoveva nel buio, finalmente Shun sentì quella che era innegabilmente una mano umana stringere la propria, fredda e umida ma viva: “Seiya, sono qui.” disse il ragazzo con un sospiro di sollievo mentre si avvicinava.

Con urgenza, alzò le mani dove pensava fosse il viso del fratello, ne toccò le guance, la fronte e poi giù, le spalle e le costole, il che strappò a Seiya un gemito di dolore: “A-Aggiungiamo anche le costole incrinate.” aggiunse questi con un filo di voce.

Nel buio, Shun annuì e, facendo attenzione a come si muoveva, passò il braccio sano di Seiya dietro il proprio collo e ne sorresse quasi tutto il peso: “Cerchiamo un posto asciutto, vedo una debole luminescenza provenire da quella parte, ci deve essere un passaggio.” Così dicendo, Andromeda indicò un angolo dell’ambiente in cui si trovavano, debolmente rischiarato da un filo di luce che scendeva dall’alto, “è la nostra migliore possibilità.” si giustificò.

Con la fronte poggiata contro la spalla del fratello, il Saint di Pegaso annuì, stringendo i denti per il dolore: “Non posso essere utile, Shun, fatico anche a stare in piedi.”

“Se stai per dirmi di lasciarti qui, puoi anche scordartelo.” disse Andromeda con voce esausta: “Non ti lascerò qui per mettermi in salvo o cercare aiuto, questo è quanto.”

“A stare con Hyoga e Ikki hai preso da loro.” replicò l’altro con un vago divertimento nella voce.

“Risparmia le energie, ci serviranno. Appoggiati a me.”

In silenzio, con solo i rumori dei loro ansimi a rompere la quiete, i due ragazzi nuotarono lentamente verso il fascio di luce: l’acqua era fredda e attenuava il dolore per la botta presa da Seiya, che tuttavia faticava a respirare per via delle costole; nonostante ciò, cercava di aiutare il più possibile Shun nel trasportarlo, dandosi la spinta con la gamba ancora sana.

In pochi minuti, raggiunsero la loro destinazione, scoprendo che si trattava di una piccola spiaggia sassosa, da cui si aprivano due gallerie, una era franata e perciò impraticabile ma l’altra sembrava sgombra e da essa sembrava provenire un alito di vento.

Con cautela, Shun lo trasportò sotto il fascio di luce, facendolo distendere per esaminare meglio le sue condizioni: oltre al braccio – senza dubbio rotto – il fratello aveva escoriazioni un po’ ovunque e abiti strappati, la caviglia non sembrava rotta ma doveva aver preso una brutta storta.

Per quanto riguardava le costole, probabilmente ne aveva incrinata qualcuna.

“Buone notizie, vivrai.” disse scherzosamente Andromeda, stringendogli la spalla con fare affettuoso: “Probabilmente Shiryu-nii ti metterà agli arresti in camera con Jabu di guardia.”

“Dannazione…” borbottò Pegaso, chiudendo gli occhi: “Chissà dove saranno… Ci staranno sicuramente cercando.”

Un silenzio nervoso cadde tra loro al pensiero della loro famiglia: erano in un mare di guai.

“Dai, cerchiamo di uscire da qui, una volta all’esterno sarà più facile per loro trovarci.” Con ottimismo, Shun si chinò per aiutare il fratello a mettersi in piedi con il suo aiuto, sorreggendolo: “L’acqua è potabile, beviamo un po’ prima di andare, non abbiamo risorse di alcun tipo con noi, approfittiamone.”

“Hai ragione… Sono stato uno stupido, Shun, dovevo darti retta e non entrare nella grotta.”

“Ehi, non è colpa tua, pensavi di aiutare qualcuno in difficoltà e ti ho seguito, pensa a questo. Siamo insieme e riusciremo a trovare una soluzione. Se fossi caduto da solo, con il braccio rotto…”

“Niente sensi di colpa, allora. Se vale per me, allora vale anche per te. Andiamo, beviamo un po’ e poi mettiamoci in marcia.”.

§§§

In piedi accanto all’ingresso della grotta incriminata, Saori parlava fittamente con il capo della squadra di soccorso che era stata allertata da alcuni turisti i quali, impotenti, avevano soltanto potuto riconoscere i due ragazzi caduti nella voragine senza recar loro soccorso.

Chiamati i soccorsi, i testimoni avevano dichiarato che a cadere nella voragine erano stati Shun e Seiya Kido, fratelli di Saori Kido e membri più giovani della famiglia, i cui nomi erano ormai di dominio pubblico dopo la loro presentazione in società di qualche mese prima.

In quanto eredi di una delle più importanti famiglie del Giappone, nonostante la vita ritirata che conducevano – al contrario di Saori, volto pubblico delle imprese di famiglia, - la loro presenza non passava inosservata, men che meno lo passava la loro sparizione, inghiottiti dalla terra.

A poca distanza da lei, Ikki era affiancato da Hyoga, pallido più del solito, e da Shiryu, che teneva a bada Ichi e Jabu, questi scalpitavano per aiutare nelle ricerche, ma non sarebbe stato saggio, malgrado condividessero gli stessi sentimenti: c’era troppa gente, di lì a poco senza dubbio si sarebbero presentati giornalisti e telecamere e sfruttare il Cosmo per trovarli, o anche solo per indicare dove cercare avrebbe scatenato una serie di domande a cui non potevano dare risposte senza rivelare gran parte dei segreti del Santuario e di Athena stessa.

L’attesa era una vera e propria agonia: fosse stato per i tre maggiori, si sarebbero gettati nella voragine per cercare personalmente i due dispersi, ma le parole di Saori li avevano fermati, costringendoli a ragionare a mente fredda.

“So che è difficile, anche io vorrei scendere là sotto per cercarli, ma la situazione è troppo delicata. Non possiamo intervenire senza rischiare di rivelare troppo.” aveva detto lei poco prima, con la voce rotta: “Purtroppo, possiamo solo aspettare e fidarci di loro.”.

“Sono insieme, possono farcela.” cercò di suonare ottimista Shiryu, ma sia Ikki che Hyoga non risposero alle sue parole, concentrati com’erano sull’osservare l’accesso alla grotta.

La loro paura era anche la sua, ma doveva dimostrarsi forte e solido, per il loro bene.

Anche se, quando c'era coinvolto Seiya, difficilmente riusciva a eseguire il suo compito di fratello maggiore con cognizione: c'era troppo in gioco, troppi sentimenti e troppo amore, troppa ansia e troppa paura, ancora tenere erano le ferite dovute ai lunghi mesi di coma che avevano paralizzato Seiya in un bianco letto d'ospedale.

Fu in quel momento che Saori salutò il soccorritore con un inchino e li raggiunse a passo svelto, i lunghi capelli stretti in una coda alta che ricadevano sulla giacca sportiva che indossava sopra la tuta.

Vista così, sembrava una ragazzina qualunque.

"Hanno detto che vogliono mandare qualcuno giù ma che devono prima di tutto assicurarsi che non ci siano rischi di crolli." disse lei con un filo di voce: "Vorrebbero anche che noi scendessimo a valle e che aspettassimo notizie al comando locale della protezione civile, pare che stiano salendo parecchi giornalisti e non sanno come fermarli."

"Neppure in un momento del genere stanno lontani?!" ringhiò Nachi con i pugni stretti: "Non è uno spettacolo a cui assistere, là sotto ci sono delle persone!" sbottò Wolf, "Non siamo al circo, e che diamine!".

Diede un calcio arrabbiato a una pietra, che finì in mezzo a un cespuglio.

"Ho chiamato casa," aggiunse Saori, mentre appoggiava la mano sulla spalla tremante del ragazzo: "Tatsumi è stato avvertito e anche la Fondazione, stanno organizzando un supporto tecnico e di uomini, saranno qui tra mezz'ora."

"Forse faremmo meglio scendere a valle come ci è stato detto…" azzardò Ichi con lo sguardo basso: "Sì, insomma… Se i giornalisti ci trovano qui, si metterebbero in mezzo e disturberebbero le ricerche, senza contare che le nostre facce finirebbero dritte sul notiziario della sera. E non penso che Seika-neesan la prenda bene."

"Ichi ha ragione." Ban odiava ammetterlo, odiava sentirsi così impotente, così incapace di fornire supporto a chi amava, ma non poteva fare altrimenti: "Possiamo aiutarli di più in questa maniera, facendoci da parte e lasciando che se ne occupino gli altri."

"Io voglio restare qui."

Ikki aveva una voce roca, ma udibilissima nel vento sferzante che aveva iniziato a soffiare: "Voglio restare qui." ripetè.

Hyoga restò un attimo interdetto, poi gli posò una mano sulla spalla, senza dire nulla, prima di riunirsi al resto del gruppo; teneva le mani in tasca, era pallido più del solito, e le labbra erano strette in una smorfia: "Meglio non insistere. Resterei anche io, ma…"

"Allora vado a comunicare al responsabile la nostra decisione. Ikki, quando arrivano gli uomini della Fondazione, resta con loro, per favore. Noi vi aspettiamo sani e salvi a valle, d'accordo?" Saori strinse il bicipite del fratello maggiore in un gesto affettuoso.

Il ragazzo più grande annuì, con gli occhi fissi sulla bocca oscura della grotta.

Non li salutò mentre montavano sulla jeep che li avrebbe accompagnati in paese, non si voltò neppure.

§§§

Appoggiato alla spalla di Shun per non cadere rovinosamente a terra per il dolore alla gamba, Seiya cercava di camminare puntellandosi con la gamba sana; mentre il fratello cercava di guidarlo con attenzione attraverso le gallerie buie e umide, Seiya tentava di scrutare nel buio che li circondava.

Sapeva che Shun si stava orientando con il suo istinto e il Cosmo - e se lui non fosse stato così distratto dal dolore e dalla stanchezza forse avrebbe potuto aiutarlo - ma continuava a sentirsi agitato e preoccupato: erano ore che camminavano in quell'oscurità fitta e silenziosa, il che non aiutava certo a tenere a bada i pensieri, i quali si affollavano sempre più nella sua mente.

Pur con la mano di Shun, calda, sui suoi fianchi, pur non essendo solo ad affrontare quella situazione, si sentiva in ansia, con i nervi a fior di pelle, e con il cuore in gola.

"Seiya, tutto bene?"

La voce bassa e gentile del fratello gli sfiorò l'udito, mitigando solo in parte quell'ansia che lo divorava dentro; annuì piano, trattenendo un singhiozzò: "S-Sto bene. F-Fa solo un po' male. Ma ne abbiamo passate di peggio, no?"

Shun sospirò, fermandosi in mezzo alla galleria che stavano percorrendo: non disse nulla, si limitò a restare immobile, come se stesse annusando l'aria, soppesando le loro possibilità; sulle prime, il Saint di Pegasus non capì, poi lo sentì stringere di più la presa, e si costrinse ad alzare lo sguardo.

Abituati all'oscurità, i suoi occhi distinsero chiaramente l'espressione di Shun, triste, mentre guardava lontano.

"Ne abbiamo passate di peggio… Ma dovevamo essere al sicuro… Era una giornata in famiglia." mormorò il coetaneo mentre l'ombra di una lacrima gli sfiorava la pelle.

Seiya si sentì in colpa: "Mi dispiace… È tutta colpa mia, se solo ti avessi dato retta…"

"No, non volevo dire questo." Shun si affrettò a sorridergli nel buio mentre riprendeva a camminare: "Volevo dire che speravo passassimo una giornata tranquilla insieme, senza preoccupazioni, e invece pare che il destino non ci sia benevolo. Ma per fortuna tu sei qui con me, e mi sento più fiducioso se so che c'è uno di voi al mio fianco. Non lasciar andare la mia mano, Seiya."

Così dicendo, Shun gli strinse con delicatezza la mano del braccio sano nella propria e intrecciò le proprie dita con quelle del fratello: "Usciremo di qui insieme, è una promessa. E per una volta, sarò io a portarti a casa."

Con il cuore che minacciava di esplodere per la commozione e l'amore profondo che provava per Shun, Seiya annuì e appoggiò la testa contro la sua spalla: "Ikki sarà preoccupato a morte. Credo che ci metteranno in castigo fino alla maggiore età." rise Pegasus prima di chiudere gli occhi esausto.

"Chiederemo a Saori di metterci almeno in camera insieme, così passeremo meglio il tempo."

"Io pensavo di chiedere a Jabu di farci evadere."

"E tu pensi davvero che lo faccia?"

"In effetti… Potrebbe benissimo essere complice di Ikki. Siamo perduti."

La bassa risata che riecheggiò poco dopo sotto le volte rocciose non aveva più traccia di paura, ma soltanto di determinazione.

§§§

Era ormai quasi sera quando un gruppo di escursionisti si fermò a fare una pausa a ridosso di una grotta laterale sul fianco est rispetto alla bocca principale, il cielo si stava scurendo via via sempre di più a mano a mano che il sole tramontava dietro le montagne.

I cinque ragazzi in tenuta sportiva e zaini avevano abbandonato i propri effetti personali in uno spiazzo antistante la voragine buia e si erano sparpagliati a bere dalle borracce mentre uno di loro distribuiva snack a rapido assorbimento energetico.

"Chissà perché hanno bloccato la vetta. Ho visto anche degli elicotteri." si chiese uno di loro, ravvivandosi i corti capelli neri: "Che ci sia stato un incidente? Forse una frana…"

"La radio non ha detto nulla." replicò un altro, con i folti capelli biondi che coprivano parte del viso come se fossero stati una benda: "Fosse stato qualcosa di serio, avrebbero avvertito sulle frequenze radio locali.".

"Makoto ha ragione. Magari in paese ne sapranno di più. Ryuuuu, mi passi il thermos?"

Il ragazzo in piedi fece per voltarsi a prendere l'oggetto richiesto dal compagno quando si fermò con la mano a mezz'aria, scrutando con attenzione la grotta alle loro spalle: "Mi è sembrato di vedere qualcosa." disse lui alla domanda inespressa dei suoi amici.

Questi ultimi scattarono in piedi e focalizzarono gli sguardi sul punto indicato ed ebbero un tuffo al cuore nel vedere due figure innegabilmente umane capitombolare fuori e crollare in ginocchio a terra.

"Ehi! Tutto bene?!"

Il ragazzo dai capelli neri scattò in avanti e li raggiunse, sollevando di poco i loro corpi semi-privi di sensi: "Ehi, mi sentite?!" li scosse forse con un po' troppa forza, "Ryu, portami la borraccia."

"E anche la cassetta del pronto soccorso."

Il ragazzo biondo, Makoto, aveva raggiunto l'amico e si era inginocchiato accanto ai due ragazzi crollati: "Uno di loro è ferito, Shigeru." disse lui, indicando il sangue che scendeva dal braccio senza dubbio rotto del più minuto dei due.

Ryu, il ragazzo che fino a quel momento era rimasto in piedi, li raggiunse di corsa con la cassetta del pronto soccorso in braccio mentre gli altri due escursionisti sembravano armeggiare con la radio abbandonata sul prato.

"M-Mio fratello…" rantolò l'altro, riprendendo i sensi: "S-Siamo precipitati dal sentiero che porta nel profondo della grotta H-Higashioka e s-si è rotto un braccio."

"Stai tranquillo amico, mamma Ryu sa rattoppare la gente a meraviglia, sarete in piedi in un attimo. Bevi un po'." Shigeru offrì la propria borraccia e aiutò il ragazzo a spostarsi per lasciare spazio ai suoi compagni: "Come vi chiamate? Avete detto che siete caduti nella grotta Higashioka?"

"La grotta Higashioka è quella in vetta." fece notare uno degli altri due compagni al momento non impegnati nei soccorsi: "Che sia chiusa per questo?"

"S-Shun. Il mio nome è Shun. M-Mio fratello si chiama Seiya, eravamo con la nostra famiglia e… c'è stato un incidente e siamo caduti in un lago sotterraneo… Abbiamo camminato molto e seguito il vento. Non so dove siamo, non avevamo bussola o altro con noi."

"Stai tranquillo, Shun-kun, siete al sicuro." Shigeru gli sorrise rassicurante: "Seiya-kun è con Makoto e Ryu, è tutto a posto. Siamo di poco sotto la vetta, ma le gallerie sotto sono intricate, ci ho fatto un corso di speleologia. Io sono Toshiro, tra parentesi." si presentò un altro, "Hidashi sta cercando la frequenza giusta per comunicare con i soccorritori in vetta e avvertirli che abbiamo trovato qualcuno che ha bisogno di aiuto, probabilmente vi stanno cercando."

Shun annuì, esausto, e chiuse gli occhi quando un improvviso senso di vertigine lo colse, costringendolo a puntellarsi sull'erba con una mano per non cadere all'indietro: "Sei pallido, amico." gli fece notare Toshiro con espressione accigliata, "Prendi un biscotto, da quanto non mangiate?"

Mentre Shun pescava un biscotto dal sacchetto offertogli, deglutiva a fatica: "Abbiamo fatto colazione stamattina prima delle 7 poi, verso le 10, Seiya ha sentito qualcuno urlare nella grotta, siamo entrati a vedere e poi il sentiero è franato… Non so esattamente che ora sia."

"Complimenti, hai vinto un altro biscotto. Sono quasi le 17." Ryu, dal punto in cui stava bendando e steccando la gamba di Seiya, sorrise: "Hidashi-kun, la radio?"

"Ho trovato la frequenza giusta," annunciò lui triofante mentre si alzava per raggiungerli: "Shun, esatto? Vuoi parlare tu?" chiese con i brillanti occhi blu che splendevano di soddisfazione.

Il Saint di Andromeda prese l'oggetto con mano tremante e, istruito da Hidashi, attivò la comunicazione: "C'è qualcuno in ascolto, passo?"

Si udì una scarica di statico, poi una voce maschile risuonò gracchiante nella radura: "10-1 a sconosciuto, chi parla, passo?"

"Il mio nome è Shun Kido, io e mio fratello siamo precipitati dalla galleria della grotta Higashioka per una f-frana. Siamo usciti da un'altra grotta e ci hanno trovati degli escursionisti, la radio è loro. Potreste aiutarci? Mio fratello è ferito, passo."

Dall'altra parte si udirono voci concitate e alcune persone che esultavano, poi un'altra voce sostituì la prima: "Sono Misaki, capo della squadra di soccorso mandata dalla Fondazione Graude, Kido-sama. Indicateci la vostra posizione e scenderemo subito a prendervi per portarvi a valle dove vi aspettano. Uno dei vostri fratelli è rimasto qui, scenderà con noi, passo."

Shun si scambiò un'occhiata sollevata con Seiya, poi schiacciò di nuovo il pulsante per la comunicazione: "Gli altri stanno bene, passo?"

"Kido-ojousama è a valle, stanno bene e vi aspettano con ansia. Dateci la posizione e in pochi minuti saremo da voi, passo."

Una volta che Toshiro ebbe consultato il GPS e comunicato la posizione, Shun si lasciò cadere sull'erba spossato.

"Ecco dove vi ho già visti."

Makoto posò una mano sulla spalla del ragazzo esausto: "Ho visto la presentazione di quattro mesi fa." disse a mo' di spiegazione; Shun annuì e cercò di abbozzare un sorriso ma era completamente a secco di energie.

"Credete che ci arresteranno per rapimento?" chiese Shigeru con aria divertita.

"Con Shun fareste un affare, mangia pochissimo… Io invece mangio tanto, non so se vi conviene." mormorò Seiya, sorretto da Ryu.

"Allora no, abbiamo già Shigeru e Hidashi a svuotarci la dispensa." Toshiro passò la borraccia a Ryu, che aiutò Seiya a bere un po'; Makoto scosse la testa: "Come se tu non sterminassi le scorte di dolci.".

Risate più sollevate riempirono la radura per qualche minuto prima che il rumore di alcune jeep in avvicinamento non le coprì; sette teste si voltarono di scatto verso il sentiero che conduceva alla vetta e, nel buio che cominciava a scendere, videro le sagome scure di tre mezzi i cui fari spazzavano le ombre degli alberi.

Shun, che si era avvicinato al fratello, lo aiutò ad alzarsi e lo sorresse proprio mentre le jeep si fermavano a poca distanza da loro; nella luce morente, i due ragazzi videro una figura massiccia scendere dal primo automezzo e precipitarsi verso di loro.

Senza neppure avere il tempo di dire niente, si ritrovarono stretti tra le braccia familiari di Ikki.

"N-Niisan." Shun aveva la voce roca per la commozione e il sollievo: "Grazie di essere venuto a prenderci." aggiunse Seiya, puntellandosi con la mano sulla spalla del ragazzo più anziano, "Giuro che stavolta non mi lamenterò se decidete di chiudermi in clinica per i prossimi mesi." sorrise debolmente Pegasus.

"Siete feriti?" chiese con voce roca Phoenix.

"Seiya-kun ha una gamba e un braccio rotti, ma niente di più." intervenne Ryu in quel momento, asciugandosi i palmi delle mani sui pantaloni: "Poteva andare molto peggio, secondo il loro racconto. Sono solo un po' disidratati e affamati, abbiamo dato loro dell'acqua e dei biscotti ma sicuramente potete prendervene cura meglio voi." sorrise il ragazzo.

Ikki annuì con espressione dubbiosa; nel vederla, Ryu si affrettò a tendere la mano in segno di saluto: "Io e i miei amici abbiamo trovato Shun-kun e Seiya-kun e li abbiamo soccorsi, vi conviene scendere a valle e fargli dare una controllata, le mie conoscenze di primo soccorso sono proprio di base."

"Sono stati molto gentili." confermò Shun: "Niisan, mi dispiace che vi siate preoccupati per noi, non volevamo-"

"Ne parleremo dopo. Ora salite sulla jeep."

Con una pacca sulle spalle dei due fratelli minori, Ikki sciolse l'abbraccio e li affidò a uno degli uomini della Fondazione in piedi lì accanto, che li aiutò a sedersi sul sedile posteriore di uno degli automezzi prima di dar loro una bottiglia d'acqua a testa.

"Volete un passaggio a valle?" chiese un altro, rivolgendosi al gruppo di escursionisti in piedi in mezzo alla radura.

Shigeru scosse la testa: "Avevamo intenzione di salire fino in vetta e restare a campeggiare lì per la notte, grazie lo stesso."

"Grazie a voi per aver aiutato i signorini, anche a nome di Saori-ojousama e della sua famiglia."

Qualche minuto dopo, le jeep ripartirono e, sgommando, presero il sentiero che conduceva verso valle, con i fari che spazzavano l'oscurità sempre più fitta.

Ben presto, nello spiazzo vuoto, rimasero soltanto i cinque amici.

"Che ne dite? Dopo questa buona azione ci meritiamo dei marshmellow?" disse Toshiro con un sorriso divertito.

"Ogni suo desiderio è un ordine, o mio principe." Shigeru gli diede un pugno sulla spalla, poi riprese il proprio zaino e se lo mise in spalla: "L'ultimo che arriva lava i piatti!"

§§§

Il sole era già del tutto calato quando le jeep entrarono in paese e l'orologio del municipio suonava le otto di sera quando si fermarono davanti all'albergo dove Seiya e i suoi fratelli avevano pernottato la notte prima.

Ikki, seduto dal lato della portiera, la aprì e scese dal mezzo, poi aiutò i fratelli a scendere e, come se non avesse avuto peso, si caricò Seiya sulle spalle, guadagnandosi un lamento infastidito dallo stesso: "Se credi che ti faccia camminare con una gamba rotta, ti sbagli di grosso." Lo rimproverò Ikki.

"Ho avuto anche di peggio…" borbottò Seiya nella spalla del ragazzo più grande.

"Non è una buona scusa, Seiya…" la voce di Ikki suonava stranamente roca.

Resosi conto di aver toccato un nervo scoperto, Seiya fece per aprire bocca e scusarsi quando udì qualcuno gridare il suo nome e, voltatosi, vide Jabu e Nachi precipitarsi giù dal portico per correr loro incontro: "Vi stavamo aspettando, stupido incosciente!" non fosse stato così in alto, probabilmente Jabu gli avrebbe tirato un pugno in faccia.

"State bene?" chiese Nachi con aria corrucciata.

"Ne parleremo dentro." tagliò corto Ikki: "Gli altri?" domandò Shun con espressione stanca.

"Sono dentro, vi accompagniamo."

Il gruppo di persone fece il proprio ingresso nella hall dell'albergo, dove vennero accolti da una giovane receptionist, che li guidò fino a una lounge; prima di congedarsi con un inchino, comunicò loro di chiamarla per qualsiasi esigenza poi sparì in fondo al corridoio, lasciandoli da soli.

Sempre accompagnati dagli uomini della Fondazione, entrarono nella stanza, illuminata e calda, e sei paia di occhi si voltarono al loro ingresso.

"Ragazzi, come state?!" Saori fu la prima ad alzarsi in piedi dal divanetto: "Eravamo preoccupati."

Shiryu e Hyoga raggiunsero Ikki e, mentre Hyoga esaminava Shun perché non avesse ferite, Shiryu prese delicatamente Seiya tra le braccia e lo accompagnò fino alla chaise-longue più vicina per farlo sdraiare; gli toccò la fronte con la propria, guardandolo negli occhi, e gli strinse la mano con forza, non disse nulla, non riusciva a parlare per il magone che aveva in gola.

"Mi dispiace di avervi fatti preoccupare." sussurrò il ragazzo più giovane: "Ma avevo sentito qualcuno gridare nella grotta e temevo ci fosse qualcuno che aveva bisogno di aiuto. Non potevo non andare."

A Shiryu arrivò solo marginalmente la voce di Saori che scambiava due parole con Misaki-san, non era nelle sue priorità al momento.

L'unica priorità che aveva era il fratello che stringeva tra le braccia.

E non importava nient'altro.

Non avrebbe lasciato andare la sua mano per niente al mondo.

   
 
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