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Autore: Willow99    28/05/2020    0 recensioni
«Pronto?» Risposi al cellulare.
«...» Silenzio dall'altro lato.
«Pronto?» Dissi di nuovo.
«...» Nulla ancora.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Capitolo 34           


                                                                                                                -Sbrigati-


Mi svegliai in torno alle quattro e mezzo del pomeriggio di quella stessa giornata, Nathan mi abbracciava da dietro e stava ancora dormendo come se niente fosse. Una volta che lui aveva preso sonno era difficile che si svegliasse.


Avevamo passato gran parte della giornata a letto: a parlare del più e delle meno, di cose serie e di stupidaggini. A baciarci, ad abbracciarsi, a giocare a Wrestling, a fare l'amore e a dormire come due fracidi in letargo. 


Mi alzai dal letto lentamente cercando di non svegliare Nathan e riuscii nel mio intento; riuscii a non farlo svegliare. Ero ancora tutta nuda come Nathan del resto ed avevo tutta la mia intimità dolorante... era normale no?!


Presi l'intimo a casaccio e feci lo stesso con una maglietta e un pantalone; non avevo guardato cosa avessi preso ma poco importava. Andai di corsa in bagno e legai i capelli con un mollettone trovato sulla specchiera.


Aprii l'acqua mettendomi in doccia e quando lavai la parte bassa del mio corpo l'acqua diventò di un leggero color rosa pallido. No, non erano le mestruazioni: era il residuo dell'imene spezzato, bruciava un pochino ma non dovevo preoccuparmi: mi dovevo ancora abituare.


Finii di lavarmi, mi asciugai e mi vesti... alla fine avevo preso a random una maglietta rossa e un legging bianco; i calzini non centravano nulla: erano di color verde fosforescente. L'intimo anche perché era arancione chiaro.


Mi guardai allo specchio e di decisi di applicare soltanto un pò di mascara nero sulle ciglia, mi pettinai i capelli e li legai meglio con il mollettone della nonna. Non era della nonna certo, però mi ricordava molto lei... lasciatemi perdere. 


Dovevo ancora accompagnare Nathan a casa e si stava facendo anche piuttosto tardi, quindi era giunto il momento di svegliarlo. Andai in camera da letto, stava ancora dormendo, lo svegliai dolcemente. 


Lui come al solito brontolò ma si alzò lo stesso dal letto, prese i suoi vestiti e decise prima di lavarsi perché a detta sua puzzava di sudore. Un pò aveva ragione eh... ma non era così fastidioso come aveva detto lui.


«Sbrigati però eh.» Gli dissi.
«Potevi anche svegliarmi prima.» Mi puntò il dito contro.
«Guarda che anch'io mi sono svegliata da poco.» Mi giustificai.
«Perciò non darmi fretta.» Disse, presuntuoso.
«Dopo possono pensar male.» Provai a farlo ragionare.
«... di sicuro mia madre.» Riflettette
«Appunto, quindi alza il culo e va a lavarti.» Ordinai.
«Okay okay.» Alzò le mani.
«E cerca di non morire in bagno.» Dissi, mentre lo guardavo dirigersi in esso.
«Va beneeee.» Sbuffò, e chiuse la porta.


Nel mentre andai fuori al balcone a prendere un paio di scarpe da ginnastica, avevo l'abitudine di lavare le scarpe che indossavo una volta a settimana. Anche se era pulite continuavo a lavarle e questo le portava a rovinarsi subito. 


Non mi puzzavano neanche i piedi onestamente (tranne a volte quando portavo le scarpe per molto tempo), però avevo questa strana abitudine e ossessione che mi portava a pensare che i piedi fossero sempre sporchi. Una volta mia madre mi disse che compravo più scarpe io che l'intero mondo. 


Per non parlare poi del fatto che usato principalmente lo stesso modello da sempre sin da piccola: le Converse. Non sempre di marca attenzione, compravo anche quelle che vendevano i Cinesi, non mi importava molto della marca ovviamente... erano solo scarpe.


Le trovavo confortevoli, comode e leggere ai piedi, facili da indossare e da portare... come se camminassi sempre scalza, senza avere nulla ai piedi. Le avevo di molti colori, rosse, nere, blu, bianche, gialle, verde e altri che ora non ricordo. 


Comunque dopo essermi messa le scarpe mi misi sul divano vicino a Dybala, mentre Nathan era ancora in bagno. Passarono cinque minuti e Nathan stava ancora in bagno, passarono dieci minuti e lui neanche usciva.


Passarono quindici, venti, venticinque minuti e lui ancora non usciva dal bagno... o si era sentito male o si era addormentato in doccia. Mi alzai dal divano e andai vicino alla porta del bagno, non sentii nessun rumore.


«Nathan, ma ti vuoi muovere?» Urlai, bussando alla porta. 
«Shiver aspetta, sto cagando.» Urlò a sua volta.
«Nathan!» Esclamai.
«Tu non la fai?» Chiese lui. 
«Certo, ma-» Mi interruppe. 
«Shiver, se parli non riesco a farla.» Disse, sospirando. 
«Okay, scusa... spicciati però.» Urlai, andando di nuovo sul divano.

                       

                                       Let it be


Nathan portava sfiga comunque, non solo eravamo in ritardo ma beccammo anche il traffico e sua madre lo stava chiamando da un bel pò. Faceva una chiamata dietro l'altra, o aveva i minuti illimitati o stava sempre al Tabacchi a fare ricariche su ricariche.


Poco prima c'eravamo messi d'accordo con Liam e Danielle per escogitare un piano: per non far sapere alla mamma di Nathan che quest'ultimo avesse passato la notte da me. Per non avere problemi dunque. 


Più che altro era una piccola ed innocente bugia: Nathan avrebbe detto a sua madre che aveva passato tutta la notte a casa di Liam. Che erano usciti insieme, che aveva bevuto qualche birra di troppo e che non era riuscito a tornare a casa.


Solo che Nathan non beveva... avrebbe detto che si era fatto passare lo sfizio di farlo per una serata. 


Era abbastanza infantile lo so, ma che dovevamo fare?! Vi ho raccontato qualcosa al riguardo de comportamento di Alexandra... era molto protettiva verso Nathan. 


«La smetti di scaccolarti il naso?» Dissi a Nathan.
«Stai zitta, che non riesco a togliermi sta polpetta.» Disse, con il dito nel naso. 
«Ma non ci posso credere!» Dissi, esasperata.
«Te lo giuro, non si stacca.» Ribadì lui.
«No, non hai capito... il mio “non ci posso credere” è dovuto dal fatto che sei talmente sfigato, ma tanto sfigato che non riesci neanche a scaccolarti.» Spiegai.
«Ma non ti voglio neanche rispond- ci sono! Eccola, eccola... aaah!» Esclamò, estraendo il dito dal naso.
«E ora come ti pulisci?» Chiesi.
«Oh... ehm... Così!» Rispose, pulendosi su di me.
«NATHAN MA CHE SCHIFO!» Urlai.


Come una matta parcheggiai l'auto in un punto qualsiasi e presi a menare Nathan; che al quale se la rideva. Allora, presa dalla “rabbia improvvisa” presi a menarlo con più forza, ancora più forte con più rabbia. 


Dalla sua bocca ora volavano Madonne, imprecazioni, insulti vari nei miei confronti... che non badai minimamente.


Solo quando lo vedi rannicchiato come un riccio contro il sediolino che decisi di fermarmi. Ritornai al mio posto come se nulla fosse accaduto, riaccesi l'auto continuando il tragitto che stavo intraprendendo poco prima.


In quel preciso istante squillò per la milionesima volta il cellulare di Nathan che ruppe il silenzio. 


«Mamma, sto venendo!» Disse Nathan.


Non avevo dubbi che fosse sua madre a chiamarlo, ormai lo avrete capito anche voi che era molto “oppressiva” nei confronti di Nathan. Neanche mia madre mi chiamava così spesso da quando mi ero trasferita. 


Anzi, c'erano giorni in cui non mi chiamava neanche, io ero che andavo a trovarla o le inviavo un messaggio per sapere se stesse bene o se le servisse qualcosa. Ma non ero ossessionata nel chiamarmi come faceva Alexandra.


Comunque, la chiamata durò poco e niente e Nathan si lamentò subito di sua madre, iniziando anche a sparlare di lei. Aveva avuto delle “opinioni” poco buone nei confronti di sua madre, da parte sua non me lo sarei mai aspettata.


Disse che era meglio se sua madre si metteva i tacchi e una gonna per lavorare, praticamente in parole povere aveva detto che sua madre era una prostituta. Ecco.


«Ricordati di dire che hai dormito da Liam.» Gli rammentai.  
«Sì.» Disse semplicemente. 
«E tienimi aggiornata se Vincent fa qualche dispetto.» Continuai.
«Vaffanculo Shiver.» E iniziò a ridere. 
«Per lo meno ti ho fatto ridere.» Gli feci notare. 
«Ma serio!» Esclamò, ridendo ancora. 
“E' così bello quando ride!” Pensai.
   
 
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