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Autore: __Lily    28/05/2020    3 recensioni
[...] Era certa che uno come lui non sarebbe riuscito mai a considerare un essere umano suo pari ma per Rin, Sesshomaru provava del vero affetto, la giovane le aveva detto che per lui, lei era la cosa più preziosa a questo mondo. 

Rin, pregherò affinché tu possa trovare la pace che meriti lontana da lui - pensò silenziosamente la sacerdotessa ormai anziana e stanca. [...]
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kaede, Kagome, Rin, Sesshoumaru | Coppie: Rin/Sesshoumaru
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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UNDICI.






«Insomma! Si può sapere che state combinando vuoi due? Possibile che non posso lasciarvi soli nemmeno per dieci minuti eh?!»
«Kagome!»
«No, non voglio sentire nulla. Adesso ci sederemo tutti a tavola e parleremo civilmente, sono stata chiara?»
«Ho già detto tutto quello che dovevo a Inuyasha ma voi siete miei ospiti almeno fino a domani, sedetevi, mangiate e riposate e poi domani ve ne andrete.»
«Sesshomaru noi…»
«L’ho detto a lui e ora lo dico a te, la risposta è no» rispose glacialmente il principe dei demoni e poi silenzioso come uno spettro se ne andò lasciando soli Inuyasha e Kagome.
I suoi passi lo porteranno involontariamente al giardino con i fiori mentre le parole del mezzo demone gli rimbombavano nella testa.
«Sesshomaru per una volta sii onesto con me, ha ragione Kagome? Tu la ami? Perché Rin… devo ammettere che lei ti ama molto e se prima non lo credevo ora ne sono più che convinto. Avresti dovuto vederla.»
E anche le parole di Rin… quelle non lo avevano mai abbandonato in quei giorni che sembravano essere stati più lunghi degli anni che aveva vissuto.
«Menti! Tu menti, la verità Sesshomaru è che hai paura dei tuoi sentimenti, hai paura dell’affetto che provi per me. Ma l’amore non è una debolezza.»
Come aveva potuto dirle che lei era la sua debolezza quando tutto ciò che faceva era dargli forza?
Anche solo pensarla lo faceva stare meglio, lo rendeva migliore del demone spietato che era stato fino al momento prima di incontrarla.
Mia dolce Rin perdonami, mai avrei voluto ferirti così.
Per la prima volta dalla morte del padre Sesshomaru si concesse di piangere.

 

 

Quella mattina accompagnata da Sango tornò a casa di Kaede, la sua casa.
«Vuoi che entri?»
«No Sango tu hai già fatto molto per me, tutti voi in realtà mentre io… forse da oggi mi odierai, so di aver ferito Kohaku.»
Sango le sorrise e le fece una carezza, ma più che una carezza di un’amica o di una sorella fu la carezza di una madre.
«Rin, Kohaku è grande ormai e io gli vorrò sempre bene e sempre cercherò di proteggerlo ma non interferirò mai con la sua vita privata. Qualunque cosa sia accaduta tra voi due non mi riguarda. Non devi sentirti in colpa se non riesci a ricambiare il suo amore, se c’è una cosa che ho imparato con il tempo è che non si può scegliere chi amare e non possiamo obbligarci ad amare altri. Tu vuoi bene a Kohaku come a un fratello e prima o poi se ne farà una ragione. Vieni qui.»
Sango abbracciò quella giovane ragazza e la tenne stretta a sé per un po’, poi le fece un’altra carezza e la lasciò libera.
Restò a osservarla finché non fu entrata nella casa della vecchia sacerdotessa.
Kaede era intenta a preparare qualcosa per il pranzo quando la vide entrare.
Si alzò a fatica da terra e le si avvicinò.
«Sei tornata, non credevo…»
«Avevo bisogno di un po’ di tempo ma non volevo farti preoccupare Kaede.»
«No no mia cara, non devi scusarti con me e se ti occorre altro tempo…»
«No, ho pensato a lungo, impiegherò un po’ per dimenticare Sesshomaru ma prima o poi ce la farò» rispose osservando la sua vecchia tutrice.
Con Sesshomaru aveva trascorso poco più di un’anno mentre con la somma Kaede aveva vissuto per più di dieci anni e ora che più aveva bisogno di lei di certo non le avrebbe voltato le spalle.
«Rin tu non sei obbligata a restare con me.»
«Lo so, ma come ho detto ci ho pensato molto e ho preso le mie decisioni. Posso restare a vivere qui?»
Kaede le sorrise e una lacrima rotolò sul suo volto ormai grinzoso.
«Questa è casa tua bambina mia» le rispose e infine libera dal peso che la opprimeva per ciò che aveva fatto la abbracciò.


 

 

Kikyo piangeva senza smettere e Kagome non riusciva proprio a calmarla e quel pianto era riuscito a raggiungere Sesshomaru che si trovava nella sua stanza né lontana ma nemmeno troppo vicina a quella dei suoi ospiti.
Inuyasha aveva deciso di uscire un po’ da quel palazzo per non discutere con il fratello e così, Sesshomaru, entrò in quella stanza senza annunciarsi.
«Oh Sesshomaru mi dispiace, sto provando a calmarla ma…» disse Kagome cercando di cullare la figlia.
Gli occhi dorati del demone erano fissi su quella cosina che urlava con tutta l’aria che aveva in corpo, in un altro tempo probabilmente non l’avrebbe tollerata ma era passato molto da quei giorni.
«Dammela» disse Sesshomaru.
Kagome lo guardò per qualche istante indecisa sul da farsi, nonostante tutto era pur sempre Sesshomaru.
«Non le farò del male se è questo che temi.»
«No so che non gliene faresti, va bene.»
La sacerdotessa posò tra le braccia di Sesshomaru la figlia che ancora piangeva e scalciava con i suoi piedini, era tutta rossa in volto.
Sesshomaru la girò sulla pancia tenendole sotto la mano e massaggiandola e poco dopo la bambina smise di piangere e sorrise a suo zio.
E quel sorriso riuscì a rabbonire il suo umore e il suo spirito tormentato da ormai troppo tempo.
Quando la mise nuovamente a panica in su la bambina prese la sua coda e la strinse ma non gli fece affatto male.
«E’ forte.»
«Come… come ci sei riuscito?»
«Lo sapevo e basta» rispose senza distogliere lo sguardo da sua nipote.
«Non appena si sarà addormentata ti andrebbe di mostrarmi il tuo palazzo?»
Il demone annuì e insieme a Kagome attesero che Kikyo si addormentasse ma non impiegò molto una volta che i suoi dolori furono spariti.
«Vieni, dirò a una delle mie servitrici di restare qui e di chiamarti non appena si sveglierà» e così dicendo dopo aver dato un ultimo sguardo alla figlia accostò la pesante porta e seguì Sesshomaru.
Non aveva davvero visto nulla di quel palazzo.
«Non ti senti solo in questo palazzo?»
Sesshomaru non rispose, continuò a camminare.
«Io e anche Inuyasha volevamo ringraziarti per il ciondolo che hai fatto creare per Kikyo.»
«Non devi, era la cosa giusta da fare.»
«Be’ sì ma non eri costretto a farlo.»
«Nessuno mi ha costretto» rispose mentre conduceva Kagome in un’altra stanza.
Quel posto sembrava non avere mai una fine e già trovarlo era stata un’impresa.
Fuori c’era un cortile d’armi, un fossato, grate di ferro.
Non mancava nulla e al suo interno era splendente come una gemma.
Alla fine le mostrò il giardino che aveva fatto curare.
«Ma è bellissimo!»
«Sì, lo è» rispose ma al posto di Kagome la sua mente vedeva Rin, la immaginava correre in quel prato ricoperto di fiori così rari e preziosi, la immaginava raccoglierli e portarglieli, la immaginava sdraiata sull’erba mentre il sole le illuminava il volto e i capelli lunghi e neri come l’ebano, e la sua voce cristallina come l’acqua di un ruscello chiamarlo.
Ma era solo un sogno, un sogno a cui doveva porre fine il prima possibile.
«Sai non siamo venuti solo per dirti grazie, a dire il vero io…»
«So perché sei voluta venire ma ho preso la mia decisione Kagome e non la cambierò.»
«Perché? Insomma sei ancora in tempo e…»
«No, per quanto mi addolori separarmi da Rin è la cosa giusta da fare.»
«Giusta per chi Sesshomaru? Non per lei credimi e nemmeno per te! Perché vuoi precluderti la possibilità di essere felice?»
«Io sono un demone e per quelli come me la felicità non è contemplata.»
«Non è vero, tuo padre era un grande demone eppure…»
«Eppure il suo amore per quell’umana lo ha ucciso alla fine e ha ucciso anche lei anche se in modo diverso.»
«Sesshomaru…»
«Rin sarà più felice lontana da me, potrà farsi una vita sposarsi un giorno e dimenticarmi» rispose lui guardando verso il sole.
«Credi davvero che potrà dimenticarti? Tu le hai restituito la vita per due volte.»
«Dovrà farlo, io non voglio che viva con il mio spettro a perseguitarla. So che tu la aiuterai anche la vecchia Kaede, con voi sarà più facile per lei andare avanti.»
«Non dici sul serio, non puoi. Il solo problema è che lei è umana dunque? Non ci credo.»
«Io sono un demone pressoché impossibile da battere, nemmeno Narku ci è riuscito ma se i miei nemici sapessero quanto è importante Rin per me allora la userebbero per ferirmi. Non è il fatto che sia umana il problema, io non voglio saperla in pericolo e al mio fianco lo sarebbe. Un giorno potrei non arrivare in tempo per salvarla e allora non me lo perdonerei mai neppure se vivessi altri trecento anni.»
Kagome lo osservò in silenzio e poi per la prima volta da quando lo aveva conosciuto molti anni fa posò la sua mano sulla sua spalla.
Compatito da un’umana e innamorato di un’altra.
«Lei non sarà mai felice senza di te.»
«Imparerà ad esserlo proprio come me» rispose risoluto Sesshomaru.
«Stai condannando entrambi in questo modo e se tieni a lei come credo allora rinuncia a questi pensieri e torna al villaggio con noi sai che lei ti perdonerebbe.»
«Sono un demone di certo non mi occorre il perdono da un’umana» rispose guardando il più glacialmente possibile Kagome ma in cuor suo avrebbe voluto farlo, avrebbe voluto tornare al villaggio e chiedere perdono a Rin, si sarebbe anche umiliato e inginocchiato ai suoi piedi pur di ottenerlo.
Sarebbe passato da debole e da stupido, da capriccioso ma lo avrebbe fatto se solo le cose fossero state diverse, se solo lui non fosse stato un demone.
Mai prima di allora aveva desiderato di essere altri poiché era tutto ciò che molti avrebbero desiderato.
Sesshomaru il potete principe dei demoni figlio del grande generale cane.
«Non lo pensi davvero ma se ti fa sentire meglio mentire a te stesso allora fallo, menti.»
«Anche se volessi tornare indietro sarebbe una follia, Rin si abituerà alla mia assenza e io alla sua e un giorno mi giungerà notizia del suo matrimonio e allora ne gioirò, poiché non desidero altro se non la sua felicità anche se non la avrà al mio fianco. Quella vecchia sacerdotessa ha ragione le unioni tra umani e demoni non hanno mai un lieto fine» rispose e poi dopo aver dato un ultimo sguardo a quei fiori e all’immagine di Rin che svaniva come portata via dal vento se ne andò lasciando sola Kagome.













 

Ciaooooo, eccomi con un nuovo capitolo! Spero che stiate bene e che possa piacervi!

 

Era ormai sulla soglia della loro casa quando senza voltarsi fece un’ultima domanda a Kagome.
«Sta bene?»
«No.»
Poi senza dire nulla e senza voltarsi uscì di casa, una lacrima solcò il suo volto ormai erano giorni che piangeva di nascosto da tutti

  
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