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Autore: Yuki Delleran    29/05/2020    2 recensioni
Keith è il principe di Marmora, ha perso la sua famiglia, la sua casa e la sua patria in un modo inaspettato, violento e tragico.
Lance è un cecchino della resistenza, non ha mai avuto davvero una patria e ha rinuciato alla sua famiglia per scelta obbligata.
La Resistenza è in lotta con l'Impero da secoli per liberare l'universo dal giogo dell'oppressione e la profezia che designa colei che metterà fine al dominio galra è l'unica luce a illuminare un cammino oscuro.
Ma non tutto ciò che è stato rivelato dalle stelle è eterno e immutabile. A volte può essere riscritto.
Genere: Drammatico, Science-fiction, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Kogane Keith, McClain Lance
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Cap. 15

Lo scontro tra il gruppo di Acxa, i tre inviati della Ribellione e le truppe di palazzo di Daibazaal era ancora in corso quando quello che alle orecchie di tutti suonò come un tuono scosse le fondamenta stesse dell’edificio. I soldati galra si rivolsero spaesati verso i rispettivi ufficiali, ma anch’essi apparivano confusi e decisamente preoccupati. Approfittando di quei pochi istanti di distrazione, Ezor fece ritirare i compagni dietro una nuova paratia, che azionò in modo che chiudesse fuori le guardie almeno per un po’.
« Veniva dal basso. » ansimò Lance, stremato dal prolungarsi del combattimento ravvicinato a cui non era abituato. « Potrebbe trattarsi di Keith e Allura. »
Hunk rivolse lo sguardo preoccupato verso Shiro, che però non aveva nessuna rassicurazione per loro.
Acxa controllò la mappa olografica che mostrava i movimenti delle guardie e scosse la testa indicando diversi puntini luminosi in avvicinamento.
« I sotterranei sono ancora sgombri ma stanno arrivando i rinforzi. Il tempo che i vostri amici avevano a disposizione è finito, quindi mi auguro che quella scossa sia opera loro o presto avremo a che fare con l’imperatore in persona. »
« Dobbiamo raggiungerli e andarcene! » esclamò Lance.
Non c’era più tempo da perdere: che Allura e Keith fossero riusciti nella loro missione o meno, dovevano uscire di lì il più presto possibile se volevano mettersi tutti in salvo.
« Volete piantarci in asso?! » protestò la robusta compagna di Ezor, una mezza galra di nome Zethrid. « Sarebbe questa la tanto decantata lealtà della Ribellione? »
« Ma come ti viene in mente di… » iniziò Lance, troppo stanco e nervoso per sopportare anche inutili frecciatine. Tutto quello che voleva in quel momento era assicurarsi che Keith stesse bene.
Shiro alzò una mano per interromperlo nello stesso momento in cui Acxa zittì la compagna con un cenno.
« Nessuno abbandona nessuno. » chiarì la generalessa. « Ce ne andremo tutti, il mio caccia personale è già predisposto per la partenza nel suo hangar.»
Quelle parole misero a freno ogni protesta e il gruppo si spostò il più velocemente possibile verso i sotterranei, fermandosi solo per i pochi secondi necessari a Ezor per sigillare i corridoi dopo il loro passaggio.
Mentre procedevano a passo spedito, Lance si chiedeva come avrebbero raggiunto l’hangar dai sotterranei e si augurava solo che Acxa conoscesse qualche passaggio segreto o simili che permettesse loro di non risalire i corridoi finendo incontro alle guardie che li inseguivano.
Quando giunsero in vista della porta divelta che avrebbe dovuto sigillare la camera dove si trovava la fonte della quintessenza, la prima cosa che Lance notò fu la guardia a terra, seguita dal silenzio irreale che permeava l’ambiente. Immediatamente tutti i suoi sensi si misero in allerta: c’era qualcosa che non andava, qualcosa di terribile oltre quella porta. Accelerando il passo, si precipitò verso di essa, venendo però afferrato bruscamente per un braccio da Shiro prima che potesse irrompere nella stanza.
« Aspetta. » esclamò il capitano. « Non sappiamo cosa potremmo trovare là dentro, dobbiamo procedere con cautela. »
« Keith è là, Shiro! Con tutto il rispetto, non ho intenzione di aspettare un secondo di più! »
Non era da lui avere così scarsa cautela, ma l’istinto gli gridava di sbrigarsi, di raggiungere Keith prima che fosse troppo tardi.
Si divincolò e scavalcò la porta divelta come meglio poteva, guardandosi attorno ansiosamente.
Lance era un cecchino, aveva avuto a che fare con campi di battaglia e cadaveri per buona parte della sua vita, ma niente lo avrebbe preparato a quello che si trovò davanti. La vista di Keith e Allura riversi al suolo, coperti di ferite e orrende ustioni, ebbe l’effetto di una pugnalata. Non aveva combattuto contro tutto e tutti per questo. No, non poteva accettarlo!
Si sarebbe precipitato avanti se, di nuovo, Shiro non lo avesse trattenuto.
« Quella che li bagna è quintessenza pura. » lo avvertì. « Se li tocchi senza precauzioni ti ustionerai anche tu. »
Lance sentiva che avrebbe potuto perdere la testa da un momento all’altro: Keith era lì, davanti a lui, gravemente ferito e non poteva nemmeno verificare se respirasse ancora. Gli sembrava di impazzire. Aveva promesso che sarebbe andata bene, che sarebbero tornati a casa insieme e ora non riusciva a immaginare di restituire alla regina Krolia il corpo di suo figlio.
Una spinta brusca lo indusse a spostarsi e le tre ragazze galra fecero a loro volta il loro ingresso nella sala. Acxa trattenne il respiro e indicò il terzo corpo a terra.
« L’imperatore… » mormorò incredula.
« Ora non abbiamo tempo di pensarci. » intervenne Ezor. « Dobbiamo andarcene da qui e se vogliamo portarci dietro anche quei due, dobbiamo trovare qualcosa per trasportare i corpi. »
Lance era pronto a ignorare qualsiasi precauzione pur di portare Keith al sicuro, non aveva importanza se i guanti della tuta non fossero stati sufficienti e si fosse ustionato a sua volta. Voleva solo correre da lui, stringerlo a sé e dirgli che sarebbe andato tutto bene.
« Sì, Pidge, la situazione è questa. » sentì Hunk borbottare alle sue spalle. « Non abbiamo teli su cui stenderli o qualcosa per fabbricare barelle. L’unico modo è trasportarli a braccia, ma…»
La voce della ragazza rispose concitata nel comunicatore e Hunk annuì un paio di volte, per poi rivolgersi agli altri.
« Pidge dice che, secondo studi che aveva portato avanti con l’aiuto della principessa, la quintessenza può corrodere materiali poco resistenti come la stoffa, ma, se il contatto non è troppo prolungato, le nostre armature dovrebbero reggere. Possiamo trasportarli fino al caccia, ma badate di non toccarli a mani nude. »
Shiro si chinò immediatamente a sollevare Allura, accertandosi con immenso sollievo che respirasse ancora. La principessa aveva un aspetto davvero malconcio ma, disse il capitano, se fossero riusciti a tornare su Marmora velocemente, forse c’erano delle possibilità di salvarla. Lo stesso valeva per Keith.
Finalmente libero dalla stretta del capitano, Lance si affrettò a controllare le sue condizioni e sentì il nodo allo stomaco allentarsi un poco quando realizzò che non lo aveva ancora perso.
« Lascia che ti aiuti. » si offrì Hunk, vedendo la sua difficoltà a sollevare il corpo esanime di Keith, ma Lance scosse la testa.
« No, lo porto io. Voglio fare almeno questo per lui. »
Glielo doveva. Aveva promesso che l’avrebbe protetto e invece non era stato di nessun aiuto. Era finito coinvolto in una messinscena che l’aveva ferito profondamente e, quando avrebbe davvero potuto stargli accanto e proteggerlo, aveva accettato di separarsi da lui. Lance non riusciva a perdonarselo. Sapeva che in quel momento era stata la cosa giusta da fare, ma non riusciva a togliersi dalla testa che, se anche lui fosse stato con Keith e Allura, le cose sarebbero andate diversamente e forse ora non sarebbero stati in fin di vita.
Acxa fece loro segno di muoversi e tutti la seguirono all’esterno della sala, dopo aver lanciato un ultimo sguardo al corpo di Zarkon che giaceva ancora a terra in una pozza di quintessenza. Che si salvasse o no, quella era la sua fine. Si sarebbe trattato di un momento che tutti avrebbero ricordato negli anni a venire.
Per quanto sapesse di doverlo fare, Lance non riuscì a prestare attenzione alla scorciatoia per gli hangar lungo la quale la generalessa galra li stava conducendo, troppo concentrato a sorreggere Keith nel modo più sicuro possibile. A metà di una scala incespicò, accettando poi finalmente l’aiuto di Hunk per non mettere ancora più a rischio l’incolumità del giovane.
Sembrò una corsa infinita e allo stesso tempo terminò prima del previsto. Lance aveva perso completamente il senso del tempo e delle distanze, tutto quello su cui la sua attenzione si concentrava era Keith e solo Keith. Quando furono finalmente a bordo del caccia, con entrambi i feriti assicurati alle pareti perché non patissero la brusca accelerazione durante il salto nel wormhole, si concesse di appoggiare la testa allo schienale del proprio sedile, rilasciare un profondo respiro e chiudere gli occhi.

Quando Keith aprì gli occhi, la prima impressione fu di vedere attraverso una spessa lente azzurra, poi, in rapida successione, arrivarono il freddo, la nausea e la sensazione di cadere. Abbassò nuovamente le palpebre sperando che il buio lo aiutasse a combattere quel disagio e, quando si azzardò a guardare di nuovo, scoprì di trovarsi nel suo letto, nella camera degli appartamenti reali del palazzo di Marmora. Al suo fianco sedeva Krolia, con le mani strette in grembo e l’espressione tirata. Quando si rese conto che era sveglio, gli si fece immediatamente vicino.
« Keith! » esclamò, stringendogli la mano con gesto accorato. « Come ti senti, figlio mio? »
« Debole… » rispose Keith a fatica, con voce roca, come se la sua gola fosse rimasta inutilizzata per lungo tempo. « E congelato. Cosa…? »
La sua mente si sforzò di rincorrere brandelli di ricordi che gli dessero un quadro della situazione, ma gli sembrava di aver dormito per secoli e non riusciva a distinguere nettamente quali potevano essere sogni e quali avvenimenti accaduti nella realtà.
« Cos’è successo? Quanto tempo è passato da…? Lance! » esclamò d’un tratto, sollevandosi con un movimento brusco.
La sensazione che la stanza girasse vorticosamente e la fitta di dolore che gli attraversò tutto il corpo lo convinsero che non era stata una buona idea ancora prima dell’espressione di sua madre.
« Piano, piano. Sei stato in una cryo-pod per un mese, hai bisogno di tempo per riprenderti. » disse. « Le tue ferite erano molto gravi, abbiamo temuto di perderti… »
Keith non ricordava di aver mai visto sua madre piangere, era una regina e come tale sapeva sempre mantenere il controllo delle proprie emozioni, tuttavia in quel momento aveva gli occhi lucidi e la sua voce tremava.
« Mi dispiace tanto, madre. Non era mia intenzione farti soffrire, ma c’erano delle cose troppo importanti che dovevo… un attimo! Hai detto un mese? Cos’è successo in tutto questo tempo? Dov’è Lance? E Allura? E Shiro? Stanno bene? Cosa ne è stato dell’Impero? »
Improvvisamente avvertì un’ondata di ansia al pensiero dell’esito della missione. I ricordi frammentari non erano sufficienti a dargli una risposta e l’assenza dei compagni non faceva che acuire quella sensazione.
Krolia tentò di blandirlo come meglio poteva, per farlo rimanere tranquillo.
« Stanno tutti bene, non ti preoccupare. Lance è fuori di pattuglia con Shiro. La principessa Allura sta riposando. Anche lei è rimasta per molto tempo nella cryo-pod, la quintessenza pura con cui siete entrati in contatto vi ha causato ferite molto gravi e penso che sia riuscita a ristabilirsi in minor tempo solo grazie al suo sangue alteano. »
Keith ascoltò con apprensione il racconto della madre. Lance e Shiro le avevano spiegato com’erano andate le cose, presentando le loro scuse ufficiali e in pratica costituendosi per aver agito alle spalle dei vertici militari della Resistenza e quelli governativi di Marmora, nonostante avessero con sé due reali. Krolia aveva lasciato in sospeso il loro giudizio fino a quando le condizioni di Keith e Allura non fossero migliorate, in modo da avere anche le loro testimonianze da presentare al consiglio, nel frattempo erano stati degradati a soldati semplici.
« Che cosa?! » esclamò Keith, indignato. « Sono venuti su Daibazaal su mia richiesta, a loro rischio e pericolo, solo per proteggermi! Non puoi punirli per questo! Sono eroi che hanno salvato l’universo, non criminali di guerra!»
L’espressione di Krolia si fece severa.
« Hanno agito in piena consapevolezza, senza l’appoggio della Resistenza e del governo, sapevano a cosa andavano incontro. Tuttavia, dopo aver parlato con la principessa e aver ascoltato il tuo messaggio, ho un quadro molto più chiaro. Ho dovuto fare qualcosa per tenere buono il consiglio finchè non ti fossi ripreso. Se li avessi lasciati impuniti avrebbero trovato il modo di rifarsi su di loro in modi ben peggiori. Persino Kolivan era fuori di sé. »
« Aspetta. Hai ascoltato il mio messaggio? Sono qui, quindi Lance non avrebbe dovuto dartelo. Perchè… »
Krolia scosse la testa e abbassò gli occhi. Il suo volto perse ogni accenno di severità, del tutto cancellata dai segni dell’apprensione.
« Quando siete rientrati, non eravamo certi che sareste sopravvissuti, è passato molto tempo prima che ci fossero segni di miglioramento e Lance mi ha consegnato quella registrazione perché potessi avere una spiegazione a quanto successo direttamente dalla tua voce. Non so se l’abbia fatto per alleviare quei momenti o per prepararmi al peggio, ma mi è stato di grande aiuto. È davvero una brava persona e sono felice che ti sia stato vicino per tutto questo tempo. »
Lo disse con un sorriso gentile che fece appena arrossire Keith al ricordo di come aveva parlato dei propri sentimenti in quello che credeva sarebbe stato un video di addio.
« Quindi approvate la nostra storia? » si ritrovò a chiedere con trepidazione.
Un leggero sorriso aleggiò sulle labbra della regina.
« Figliolo, credo tu abbia superato l’età per cui hai bisogno della mia approvazione per certe cose ma, per quello che vale, se vorrai farne un principe consorte quando il suo nome sarà riabilitato, non avrò nulla in contrario. Inoltre, dopo la liberazione di Altea, la partenza della sua famiglia è stata organizzata come avevi richiesto, quindi appena possibile potranno trasferirsi qui. »
Tutte quelle belle notizie in una volta spazzarono via per un istante l’ansia che Keith ancora provava e la curiosità ebbe il sopravvento, inducendolo a porre le mille domande che gli frullavano per la testa. Domande a cui Krolia tentò di rispondere come meglio poteva, riassumendo quanto successo durante quel mese in cui era stato fuori gioco.
Dopo la loro fuga, su Daibazaal era scoppiato il caos. La scomparsa dell’imperatore era stato un colpo fatale per la dominazione galra. Per diretta linea di successione il potere era passato nelle mani del principe Lotor, ancora prigioniero della Resistenza. Piuttosto soddisfatto di come si fosse evoluta la situazione, quest’ultimo aveva immediatamente stretto un accordo sia con la regina Krolia che con Kolivan. Il suo primo ordine come nuovo imperatore era stato quello di ritirare le truppe da Altea e di cancellare ogni forma di governo militare sul pianeta, restituendolo ai legittimi eredi al trono, di conseguenza ad Allura. Lotor era alteano per metà e si era dichiarato grande estimatore della cultura e della scienza di quel popolo, come segno della propria buona fede aveva deciso di farne il primo membro e il simbolo della federazione galattica che intendeva creare. Quando Allura era venuta a conoscenza di tutto questo non aveva creduto alle proprie orecchie.
Quanto a Daibazaal, la situazione ambientale del pianeta era profondamente compromessa a causa della perdita di quintessenza che ne rappresentava la vita stessa. Dopo la scomparsa dell’imperatore erano scoppiati dei disordini violenti tra chi accettava Lotor come nuovo leader e chi non lo considerava all’altezza. Tuttora la situazione non era risolta e molti gruppi armati erano ancora allo sbando, ma si stava lavorando per ristabilire l’ordine e studiare un piano di risanamento del pianeta, in modo da renderlo di nuovo abitabile senza rischi.
Le generalesse galra che avevano aiutato Keith e compagni nella missione erano tornate al servizio di Lotor e ora facevano parte della sua scorta personale. Nel perdurare del suo soggiorno su Marmora non lo perdevano d’occhio un istante e sembravano tuttora diffidenti nei confronti di chi, fino a poco tempo prima, era stato il nemico. Krolia raccontò con un sorrisetto non troppo celato che Acxa e Thace discutevano in continuazione come due galli in un pollaio, ma che tutto sommato la convivenza era più sopportabile del previsto.
Come evocata da quelle parole, proprio in quel momento la voce di Thace seguì un discreto bussare alla porta.
« Altezza, perdonate il disturbo, Lance chiede notizie di sua maestà. »
« Grazie, Thace. Puoi dire a Lance che mio figlio ha ripreso conoscenza. »
Ovviamente Thace non fece nemmeno in tempo a riferire la metà delle parole che la porta si spalancò con uno schianto e un istante dopo Keith si ritrovò Lance tra le braccia.
« Ehi… » riuscì a malapena ad articolare, mentre l’altro lo stringeva a sè, completamente dimentico della presenza di Krolia e della guardia alla porta.
Ci volle del tempo perchè Lance si decidesse a lasciarlo andare, incentivato dal suggerimento di Krolia che soffocare un re convalescente non fosse una buona idea.
« Stai bene… » mormorò, a metà tra una domanda e una constatazione, mentre la sua voce si spezzava per l’emozione.
« Sto bene. » confermò Keith. « Ho solo bisogno di un po’ di riposo e sarò di nuovo in piedi. »
Krolia gli aveva accennato a quanto gravi fossero state le sue condizioni quando erano rientrati su Marmora ma soltanto ora, attraverso lo sguardo di Lance, iniziava a rendersi conto di quale fosse stata l’entità della situazione. Vedeva nei suoi occhi quel dolore e quell’immenso sollievo che lui stesso aveva provato nella cella su Daibazaal quando l’aveva perso e ritrovato.
« Sto bene, Lance. » ripeté, sentendo la gola chiudersi per la commozione mentre si sollevava su un gomito per baciarlo.
Le lacrime del giovane alteano si mescolarono alle sue che iniziavano a inumidirgli le ciglia e, quando alzarono lo sguardo, scoprirono che Krolia aveva lasciato la stanza per dare loro un po’ di meritata intimità.
« Mi dispiace averti fatto spaventare. » disse Keith accarezzandogli una guancia. « Grazie per avermi portato a casa. »
Lance scosse la testa e si asciugò gli occhi con l’orlo della manica della divisa.
« Non muoverai più un solo passo senza che ti stia incollato. Voi reali siete dei pazzi. » brontolò.
« E mi dispiace anche che mia madre vi abbia degradato. È stata una crudeltà. Restituirò a tutti il vostro grado non appena avrò la forza di rimettere piede nel consiglio. »
« La regina l’ha fatto solo per proteggerci. Se non fossero stati presi provvedimenti da parte sua, altri lo avrebbero fatto e sarebbe stato peggio. Kolivan ha seriamente minacciato di incarcerare Shiro, visto che in teoria avrebbe dovuto essere ancora sotto la sua autorità. Hunk e io ce la saremmo cavata forse meglio nella Resistenza visto che eravamo agli ordini di Allura, ma il consiglio di Marmora voleva le nostre teste. »
Dovevano essere stati giorni molto difficili, si rese conto Keith. Quando si era lanciato in quell’impresa non aveva minimamente considerato quali avrebbero potuto essere le conseguenze per chi l’avesse accompagnato: si era preoccupato solo del fatto che tornassero a casa vivi, quello che sarebbe successo in seguito non si era nemmeno affacciato ai suoi pensieri. Questa, da parte sua, era stata un’enorme mancanza.
« In ogni caso, non credo che avrà molta importanza quello che succederà a livello gerarchico. » continuò Lance. « Al momento la situazione è ancora precaria e in evoluzione, ma è molto probabile che sia la Resistenza che l’esercito dell’impero verranno smantellati in favore della creazione una forza di autodifesa della confederazione con rappresentanti presenti su ogni pianeta. Non l’avrei mai creduto, ma Lotor sembra davvero intenzionato a portare avanti questo progetto. Ero convinto che, una volta morto suo padre, non avrebbe esitato a prendere il potere, invece ha ritirato le truppe da Altea. Forse è davvero una brava persona…»
Keith strinse una mano tra le sue, sorridendo appena.
« Qualunque cosa succeda, vorrei almeno poter riabilitare il vostro nome agli occhi dei superiori e del consiglio. » disse. « Siete degli eroi, tutti quanti, e meritate di essere ricordati come tali. Inoltre vorrei che il mio principe consorte avesse almeno il grado di capitano. »
Lance fece per rispondere, ma un istante dopo si bloccò, metabolizzando quelle parole.
« Sul… sul serio?! » sbottò poi, mentre i marchi sui suoi zigomi si illuminavano in reazione all’emozione.
« Non vedo perchè no. La guerra è finita, la tua famiglia sta arrivando e non sarà più in pericolo, mia madre sa tutto e non ha nulla in contrario. Non ci sono ostacoli, a meno che tu non abbia cambiato idea, in quel caso… »
Keith non potè nemmeno terminare la frase, perchè Lance gli si lanciò letteralmente addosso, in un miscuglio di risate, lacrime e tentativi maldestri di baci.
Ci volle tutta la sua pazienza per indurlo ad alzarsi di nuovo e a lasciarlo respirare, convincendolo definitivamente con la frase: « Stai brillando. »
Lance, in tutta risposta, gli puntò contro un dito ammonitore, esclamando un « Ah! » soddisfatto, come se l’avesse colto con le mani nel vasetto di marmellata. « Anche tu. » aggiunse poi, incrociando le braccia.
In risposta allo sguardo confuso del giovane re, recuperò un piccolo specchio dal cassettone accanto al letto e glielo piazzò davanti godendosi la reazione.
Keith non credeva ai propri occhi: ora sul suo viso, oltre alle orecchie feline e al marchio viola distintivi della razza galra, spuntavano anche due piccole mezzelune rosse che decoravano i suoi zigomi. Indubbiamente marchi alteani del tutto simili a quelli di Lance e Allura. Ricordava vagamente di averli sentiti apparire in reazione alla quintessenza, ma non avrebbe mai creduto che sarebbero rimasti. Invece eccoli lì, a brillare nella penombra della stanza.  Imbarazzato, si coprì il volto con le mani.
« Non nasconderti, stai benissimo! » esclamò Lance con trasporto. « La perfetta rappresentazione dell’unione di due razze in conflitto da sempre. Sei il futuro! »
« È esattamente così! »
A quell’esclamazione, proveniente dall’ingresso, si voltarono per trovarsi davanti il gruppetto di amici a malapena trattenuto da Thace.
« Altezza, perdonate. Il capit… volevo dire, il soldato Shirogane, il soldato Garrett e il tecnico Holt avevano molta fretta di vedervi. »
Keith scosse la testa, a indicare che non aveva importanza, e fece cenno agli amici di avvicinarsi. Shiro aveva un enorme sorriso di sollievo stampato sul volto, così come Pidge che gli stringeva la mano. Hunk aveva già gli occhi pieni di lacrime di commozione.
« È così bello vederti sveglio, Keith! » esclamò, affondando il naso in un fazzoletto.
« Non avevo dubbi che ce l’avresti fatta. » ribadì Pidge, che non gli era mai apparsa così al settimo cielo.
Shiro si staccò da loro e raggiunse il letto, chinando leggermente il capo.
« Altezza. » disse in tono commosso. « Avete posto fine alla guerra e avete salvato l’universo e tutti noi. Non vi saremo mai grati a sufficienza. »
Keith si sporse verso di lui e Shiro accettò e ricambiò quell’abbraccio fraterno.
« Sono io a ringraziare te. » sussurrò Keith. « Per aver riportato a casa Lance. »
Dopo una lunga serie di discorsi accorati, lacrime e manifestazioni di gioia, tutti vennero invitati a congedarsi quando venne annunciato l’ultimo visitatore della giornata.
Allura richiese esplicitamente di conferire in forma privata con il sovrano e venne prontamente esaudita.
« Immagino che sarai stanco di sentirti ripetere quanto sia bello averti di nuovo tra noi. » esordì con un sorriso, quando Thace chiuse con discrezione la porta.
« Ammetto che no, non è mai abbastanza. » rispose Keith, con una mezza risata. « Ma sono felice di vedere che anche tu stai bene. Mi hanno raccontato che ti sei ripresa al meglio e che la situazione su Altea si sta finalmente risolvendo. Non immagini quanto sia sollevato per questo! »
Allura si accomodò sulla sedia accanto al letto dove, fino a poco prima, era seduto Lance. Tenne gli occhi bassi e le mani strette in grembo, cosa che in qualche modo mise Keith in allarme: nonostante le buone notizie doveva esserci qualcosa che non andava.
« So che è egoista da parte mia, visto che ti sei appena ripreso, ma ero venuta a parlarti proprio di questo. » iniziò Allura. « Con la liberazione di Altea si è venuto a creare un posto vacante al vertice del suo governo… »
Keith aggrottò le sopracciglia, confuso.
« Quel posto non è vacante, è tuo. » obiettò.
« Lo pensavo anch’io, ma forse sono stata arrogante a darlo per scontato. Credevo che, in quanto principessa e figlia di Alfor, fosse mio diritto, ma mi è stato fatto notare che in effetti non è così. Il consiglio di Marmora ha evidenziato che Ryolan di Altea era il fratello maggiore di mio padre, poco importa che si fosse allontanato dalla casata reale, e tu sei il figlio di Ryolan. Per la linea di successione, il trono di Altea dovrebbe essere tuo. »
Allura aveva un’espressione così affranta che Keith balzò a sedere di scatto, provocandosi una fitta di dolore che gli mozzò il respiro.
« Non dire sciocchezze! » esclamò quando riuscì a riprendere fiato. « Il trono di Altea è tuo, non è minimamente in discussione. È sempre stato tuo, se non fosse stato chiaro fin dall’inizio, di certo lo è ora che hai portato la Resistenza alla vittoria. Mio padre se n’è andato rinunciando a qualunque diritto di successione e io non me ne faccio un bel niente di due troni. Dammi solo il tempo di reggermi in piedi e il consiglio di Marmora si pentirà di aver dato aria alla bocca. Sono sveglio da un paio d’ore e ho già sentito abbastanza danni per una vita! »
Il suo intento era quello di suonare minaccioso, ma Allura finì per scoppiare a ridere, visibilmente sollevata.
« Lotor aveva detto che avresti reagito così. »
« Lotor, eh? Da quando avete questa confidenza? » la punzecchiò Keith. « Manco per un po’ e saltano fuori altarini di ogni tipo. »
Allura distolse lo sguardo, imbarazzata.
« Nessun altarino e nessuna confidenza! » esclamò. « È un alleato e abbiamo avuto modo di parlare della situazione di Altea, tutto qui. Ancora non mi fido del tutto di lui, lo sto tenendo d’occhio. »
Tuttavia, vedendo la luce nei suoi occhi, Keith non potè fare a meno di augurarsi che decidesse di tenerlo sotto controllo ancora per molto, molto tempo.
 
§-§-§-§
 
 Fu lo strano tramestio nell’anticamera a svegliare Keith nel bel mezzo della notte. Allarmato dal fatto che qualcuno si fosse introdotto negli appartamenti reali senza venir fermato dalle guardie, a maggior ragione in un giorno come quello, afferrò il coltello di luxite che continuava a tenere sotto il cuscino e scivolò fuori dal letto.
Si avvicinò alla porta della stanza, pronto ad attivare il blocco manuale se l’intruso avesse tentato una mossa falsa, e vi si affacciò silenziosamente. Un’ombra si muoveva cautamente nel buio, fin troppo furtiva per essere animata da buone intenzioni. Keith si preparò all’attacco: se si trattava di qualche tipo di sicario o di un fedele del vecchio Impero che era riuscito a mettere fuori combattimento le sue guardie, avrebbe avuto pane per i suoi denti. Strinse in pugno il coltello e scattò in avanti.
A bloccarlo fu l'esclamazione strozzata di una voce fin troppo nota.
« Lance?! » si scandalizzò il giovane re, abbassando la lama che già puntava alla gola.
« Quiznak, Keith, ho creduto di morire! » esclamò l’altro, prendendo un profondo respiro. « Perchè la notte tendi agguati ai tuoi ospiti invece di dormire?» 
« Perchè di solito gli ospiti non si introducono di soppiatto nella mia camera da letto la notte prima delle mie nozze! Che cosa ci fai qui? Come hai fatto a superare le guardie? Non dirmi che le hai di nuovo corrotte? »
« Tesoro, tu sottovaluti la mia esperienza. Sono pur sempre un cecchino addestrato, entrare qui è stato un gioco da ragazzi! »
Keith gli scoccò un'occhiata scettica nel buio.
« Quanto le hai pagate? »
« Nulla, davvero! Ho solo… ecco, diciamo che ho promesso loro che quando sarò il principe consorte avrei alleggerito un po’ i loro turni. »
Una risatina aleggiò nella stanza e Keith si massaggiò una tempia.
« Se qualcuno scoprisse che sei qui la notte prima delle nozze… »
« Oh, andiamo, chi s’intrufolerebbe in camera tua per controllare se hai compagnia o no? A parte me, ovviamente. Prometto che me ne andrò alle prime luci dell’alba e mi rivedrai all’altare. Nessuno sospetterà nulla. È che… »
Lance tentennò solo un attimo.
« Avevo bisogno di vederti. So che da domani saremo sempre insieme, ma sarà diverso. O forse no, questo non posso saperlo, ma avevo bisogno di vederti adesso. È un passo importante e forse sono solo un po’ nervoso. »
Keith lo prese per mano e lo guidò attraverso l’anticamera buia fino alla propria stanza, dove accese una minuscola luce sufficiente giusto a mostrarli l’un l’altro.
« Io sono felice. » disse Keith. « Sono passati solo sei mesi dalla fine della guerra eppure sembra di vivere in un altro mondo. Sembra la favola di cui parlavamo la notte prima della missione su Daibazaal. »
Lance sorrise, ancora leggermente teso, mentre accettava l’invito del fidanzato a sistemarsi sotto le coperte con lui.
« L’unica cosa non prevista nella favola era che mia madre decidesse di non parlarmi mai più. » sospirò. « Ma dopotutto non me la sento di darle torto. Chi riaccoglierebbe un figlio che si è dato per morto per scappare con i ribelli, per poi rispuntare dopo anni costringendoli a cambiare pianeta e vita perché sta per sposare un re? »
« A un eroe una seconda possibilità è dovuta. » rispose Keith, accoccolandosi contro di lui. « Anche se sta per sposare un re. »
« Lo dici perchè sei di parte. »
« Mmmm… può darsi. »
Rimasero in silenzio nella penombra, godendosi la rispettiva vicinanza e assaporando quella tranquillità. Solo pochi mesi prima sembrava impossibile, con una guerra in corso, un impero impossibile da sconfiggere e una profezia che da salvifica si era trasformata in qualcosa di troppo simile a una condanna. Eppure ce l’avevano fatta, avevano superato ostacoli che apparivano insormontabili e avevano raggiunto la felicità che sognavano da sempre.
Certo, non era perfetta, c’era ancora qualcosa da sistemare, la famiglia di Lance da riappacificare e una cerimonia reale da superare indenni, ma tutto sommato, per un soldato senza patria e un principino sperduto che avevano riscritto il destino, se l’erano cavata discretamente.

END


Yuki - Fairy Circles
   
 
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