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Autore: Biblioteca    29/05/2020    1 recensioni
Nel 1994 (dieci anni dopo la storia originale), l'intero sistema messo su dal partito del Grande Fratello si ritrova ad affrontare una serie di problemi che il tempo e l'abitudine non hanno in alcun modo mitigato e che anzi sono aumentati anche grazie alle imposizioni; un grave problema è dato ad esempio dalla "neolingua", che da strumento per il controllo della comunicazione, si sta trasformando in qualcosa di molto problematico da gestire.
O'Brien, accompagnato dal parigrado Wolf, prova a far luce sulla questione...
(Pubblicata anche su Wattpad)
Genere: Angst, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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MESSAGGIO DI INTRODUZIONE AI LETTORI: Pubblico oggi questa storia, divisa in due parti, nata da una riflessione di molti anni fa. Lessi “la fattoria degli animali” in una notte d’estate di quando avevo 16 anni, e solo a 18 trovai il coraggio di affrontare “1984”, in inglese, perché fu il nostro professore a farcelo studiare.
Tra i due “La fattoria degli animali” rimane il mio preferito, tanto da averlo in un caso anche riletto. Mentre 1984 non mi appassionò allo stesso modo. Anche se, e non sono solo io a dirlo, è sicuramente uno dei libri più importanti mai scritti, non sono stata molto a mio agio mentre lo leggevo la prima volta. E non parlo dell’inquietudine che quest’opera, giustamente, suscita in qualsiasi lettore; parlo di una sensazione diversa e molto più viscerale.
Una cosa però mi ha intricato: cercare di scoprire se c’era qualche altra possibilità per “fregare” il grande fratello e farla franca, così come quali difficoltà avrebbe potuto incontrare in un sistema così “perfetto” sulla sua strada.
A volte le cose non vengono cambiate dalla volontà degli uomini o dal buon senso, ma da piccole sviste che gradualmente spostano l’asticella verso un’altra direzione.
Andando all’università ho studiato linguistica e riflettendo sulla “neolingua di Orwell” alla fine ho avuto questa idea. Come ho già detto, non ho riletto mai il libro, e avendolo letto in inglese alcune cose le riporterò in questo racconto con quel linguaggio (come “notgood” al posto di “sbuono”). Dunque se farò degli errori segnalatemeli e provvederò a correggerli. Se poi la storia dovesse essere totalmente sbagliata la rimuoverò del tutto.
Ci tengo a precisare che è un racconto scritto con intento “parodistico” nel senso di messa in ridicolo non dell’opera in sé, che rimane grandissima, ma semplicemente di un elemento al suo interno, la Neolingua, che per quanto cupo e tremendo può avere, secondo me, dei risvolti anche “divertenti”. Un approfondimento sul ragionamento fatto per scrivere questa storia sarà esposto nella parte due della stessa. Buona lettura!
 
I problemi della neolingua
 
Nel 1994 le cose, a Londra, non andavano molto bene.
Gli schermi avevano bisogno di manutenzione continua, le parole trasmesse erano disturbate dalle potenti onde radio dell’Eurasia (che ormai aveva sorpassato abbondantemente l’Oceania in tecnologia) e in più era capitato un fatto che mai prima nella storia della città, anche quella che si cercava ancora di far dimenticare, era accaduto: il 26 ottobre del 1993, alle ore 20:30, la terra aveva tremato per 57 secondi. Subito dopo la corrente era andata via, lasciando al buio per un minuto intero tutta la città.
Perfino l’ufficio di O’Brien, che stava stilando un rapporto nel suo ufficio al Ministero dell’Amore, si era ritrovato all’improvviso immerso nell’oscurità e nel silenzio.
Con gli occhi spalancati, O’Brien si era subito proiettato in tutti i possibili futuri immaginabili, ben consapevole che un fatto tanto incredibile e per nulla previsto, avrebbe avuto delle conseguenze.
Quando mai infatti, e lui lo sapeva, Londra era stata zona sismica?
Le parole “sisma”, “terremoto” e tutte quelle ad esse associate, esistevano ancora? Quanto erano usate dai prolet? E se l’Eurasia avesse registrato il sisma? Sarebbe stato un segno di debolezza?
E se quei ribelli a cui dava costantemente la caccia avressero approfittato del buio per fare qualcosa?
Quanto sarebbe durato quel buio?
Tempo che la mente elaborava la domanda che ecco che la luce tornava.
Nel mese successivo, tutto sembrava essere stato dimenticato: nessuno aveva parlato, né a lavoro né altrove, della faccenda. La gente era apparsa come più spaventata, ansiosa e stressata del solito. Ma tutto sommato, i superiori di O’Brien avevano gioito di tale condizione generale.
Poi però, erano iniziate a capitare delle cose strane.
Le persone avevano iniziato ad usare, in modo anormalmente smodato, la parola “good”, buono.
Le telecamere nelle strade iniziarono a registrare passanti che venivano fermati da altri passanti e iniziavano conversazioni al limite dell’assurdo. O almeno così pensavano coloro che le monitoravano dai ministeri.
 
“Volevo solo dirle, signore, che lei è molto buono.”
 
“Non trova anche lei che il Grande Fratello sia buono?”
 
“Ci protegge, ci controlla per salvarci, il Grande Fratello è proprio buono.”
 
“Lavoro nella fabbrica di armi che hanno da poco costruito in provincia. Il mio capo è molto buono.”
 
“Questa città è piena di persone buone.”
 
Chi le ascoltava riferiva poi, nei rapporti stilati giornalmente, che qualcosa in quelle conversazioni non andava, eppure non sapeva mai spiegare cosa.
O’Brien ricevette centinaia di segnalazioni di “possibili ribelli” ma basate solamente su sensazioni.
 
“Oggi il signor Glasgow ha usato la parola buono per circa venti volte, quindici sul posto di lavoro. Forse voleva dare un segnale in codice ad alcuni colleghi.”
 
“La signorina Patterson insiste a riferirsi al Grande Fratello, come buono, ma quasi in ogni conversazione che ha. Che sia un modo per  coprire un inizio di dubbio e ribellione?”
 
“Attraverso il confronto di oltre diecimila frasi registrate in un gruppo di prolet costituito da 114 persone tra le 11 e le 12 di oggi, la parola ‘buono’ è stata usata circa 11.237 volte.”
 
Alla fine la lista dei sospetti divenne così corposa che O’Brien dovette elevare a pari grado uno dei suoi collaboratori, un certo Winston Wolf, permettendogli l’accesso a molte più informazioni in modo da essere aiutato a capire meglio il perché di quella strana situazione che non faceva altro che “peggiorare” di giorno in giorno.
Finchè alla fine, qualcuno notò qualcosa.
Il 2 febbraio del 1994, O’Brein e Wolf vennero convocati nel cuore della notte a Trafalgar Square, dove era stato installato da poco un nuovissimo schermo enorme su cui passavano le notizie del giorno ed eventuali avvisi, oltre ovviamente a ricordare ai cittadini l’importanza del lavoro, la protezione data dal Grande Fratello, gli slogan (la guerra è pace, la libertà è schiavitù, e tanti altri inventati nel corso degli anni) e qualunque altro tipo di messaggio propagandistico, volto a tenere i cittadini al loro posto.
Quello schermo era ormai diventato un’abitudine, per questo le autorità avevano notato “l’anomalia” solo all’improvviso.
Tale anomalia fu mostrata a O’Brien e Wolf nel cuore della notte con il supporto di diversi tecnici, mentre la psicopolizia aveva formato un cordone per impedire alla gente di avvicinarsi e richiesto agli abitanti delle case di oscurare con tende o serrande tutte le finestre.
I messaggi erano scritti in bianco su sfondo nero e trasmessi con piccoli intervalli di pochi secondi tra l’uno e l’altro, durante i quali lo schermo diventava o completamente nero o completamente bianco.
Ebbene, quando diventava bianco, si poteva leggere un messaggio che era stato dipinto, con vernice nera, sullo schermo stesso:
 
GOOD=NOTGOOD  NOTGOOD=BAD  BAD=TURD  GOOD=TURD
 
(Tradotto: Buono=Non Buono  Non Buono=Cattivo Cattivo=Stronzo  Buono=Stronzo)
 
In basso, non troppo in grande, ma perfettamente leggibile, ecco il messaggio che aveva accelerato così tanto l’uso della parola “buono” nelle conversazioni. O almeno, quella era l’idea che avevano le autorità in merito.
  
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