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Autore: Miryel    29/05/2020    29 recensioni
Piega la testa in avanti e appoggia la fronte sul suo petto. Se davvero non sa, Peter vuole che non sappia la verità fino in fondo. Non vuole. Desidera solo che il tempo si fermi lì, proprio in quel punto. Proprio in quell’istante, dove Tony gli appoggia una mano sulla spalla e la fa scivolare lungo il suo braccio, fino alla mano, per stringere anche quella. Poi gli bacia la testa e Peter smette di pensare al resto e si concentra su di loro. Nient’altro che loro.
«Che c’è?», gli chiede Tony, e la sua voce lo distrugge. Gli spalanca – gli lacera l’anima e gli scuce il cuore. Lo divide in tanti piccoli fili di nervi e sangue. Stilettate nel petto e nel cervello, che fanno male, ma anche dannatamente bene. È l’amore, e qualcos’altro. Sa cos’è, ma non vuole dirlo.
«C’è che è difficile.»
[ Tony Stark x Peter Parker - Angst/Malinconico/Introspettivo - Missing Moment ]
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Bruce Banner/Hulk, Peter Parker/Spider-Man, Tony Stark/Iron Man
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Tales About a Spider Kid and an Iron Guy'
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[ Tony x Peter - Angst/Malinconico/Introspettivo - Missing Moment ]
 

 

Serenata

Silenziosa



 

«These tears we cry Are falling rain
For all the lies You told us The hurt, the blame.»
Gollum's Song - Emiliana Torrini


Prologo.
 

         La coscienza è ai limiti del tempo e dello spazio. Ciò che esiste e ciò che non esiste, in questo momento, sono la stessa cosa. Indistinguibili. Persi in sguardi annacquati di non detti e occasioni perse in un passato che non torna. 

  Gli prende la mano. Falangi crepitanti che si chiudono nelle sue gli ricordano che è vivo e che quello è un dono che non va sprecato. Peter lo sa meglio di chiunque altro, cosa significa perdere le persone care; per questo, quando tiene a qualcuno, pretende di imprimere nella testa ogni singolo attimo, ogni piccolo istante, ogni fotogramma che gli passa davanti. Come se potesse registrare nel cervello la traccia di un’esistenza diversa dalla sua. È un concetto complesso, che spiegato a voce lo fa sentire persino stupido; ma non lo è. No, non lo è. Ne ha bisogno e ha imparato a conviverci, con quella necessità. Ognuno ha le sue fisime. Lui ne ha una sola: questa. Non pensa di essere peggiore di altri, dopotutto. Allora sorride. Stira le labbra quando incontra i suoi occhi. Tony fa lo stesso. Arrogante in quel suo modo dolce di riservargli la sua attenzione, quella così preziosa. Quella che gli manca più di ogni altra cosa quando non sono insieme. C’è l’amore mai detto, in quella premura, che Peter sa di non meritare, ma che Tony prova per lui. Immeritato. Sì, è immeritato. Trattiene le lacrime, perché non è sicuro che Tony sappia. No, forse non lo sa. Gli occhi gli brillano troppo per aver già capito quella bugia che gli sta raccontando – senza parole, solo con la folta corolla di ciglia alzata sui suoi occhi. Allora Peter accorcia le distanze. Piega la testa in avanti e appoggia la fronte sul suo petto. Se davvero non sa, Peter vuole che non sappia la verità fino in fondo. Non vuole. Desidera solo che il tempo si fermi lì, proprio in quel punto. Proprio in quell’istante, dove Tony gli appoggia una mano sulla spalla e la fa scivolare lungo il suo braccio, fino alla mano, per stringere anche quella. Poi gli bacia la testa e Peter smette di pensare al resto e si concentra su di loro. Nient’altro che loro. 

  «Che c’è?», gli chiede Tony, e la sua voce lo distrugge. Gli spalanca – gli lacera l’anima e gli scuce il cuore. Lo divide in tanti piccoli fili di nervi e sangue. Stilettate nel petto e nel cervello, che fanno male, ma anche dannatamente bene. È l’amore, e qualcos’altro. Sa cos’è, ma non vuole dirlo.

  «C’è che è difficile.»

 

 

  Quando Banner l’ha visto entrare in laboratorio, deve aver pensato alla solita visita di routine; quella finalizzata a scoprire cosa c’è di nuovo da quelle parti, e invece Peter è lì per chiacchierare. Ha quel desiderio e, sebbene sia qualcosa che voleva fare da troppo, si è deciso solo oggi a farsi coraggio. Come se Bruce potesse mai negargli qualcosa… come se Bruce potesse mai cacciarlo via. Come se gli Avengers avessero mai davvero desiderato di farlo. Gli sorride; stringe la spallina dello zaino tra le dita, nervoso. Arriccia le labbra e si avvicina, quando l’altro gli intima di farlo, togliendosi gli occhiali da vista, ridacchiando.

  «Non ho nulla di nuovo da farti vedere, Parker, ma è sempre un piacere vederti.» 

  Peter sbuffa divertito; quasi lusingato che, la sua compagnia, non sia poi così malvista, dopotutto. Almeno per Hulk. «Sono andato ad un corso di aggiornamento, qui vicino. Ho pensato di passare a salutare.» 

  «Hai pensato bene. Vuoi un caffé? Un succo di frutta?» 

  «No, grazie.»  Stira di più il suo sorriso, e poi sospira, quando Banner inclina la testa e capisce. Capisce che la visita di piacere ha ben altri fini. Peter è certo, che lo abbia capito. «Non voglio niente da bere, ma vorrei parlare. Mi piacerebbe parlare un po’, se ha tempo, dottor Banner.» 

  «Bruce», lo invita, come sempre, ma Peter è troppo educato per cominciare davvero a chiamarlo per nome. «E sì, ho tempo. Di cosa vuoi parlare?»  
 

 

  «Cosa è difficile?» Tony ride, mentre lo dice. Gli passa un dito sotto al mento e gli alza il viso verso il suo. Lo studia. Come se fosse la prima volta che lo vede. Lo fa ogni volta. Peter ha sempre avuto la sensazione di essere come la scienza, per Tony. Un inesplorato e infinito ripieno di scoperte, sebbene non si senta così interessante. Eppure pare che, per l'uomo che ama, lui sia questo. 

  «Molte cose, a dirla tutta», sbuffa divertito. Inclina la testa, malinconico. Glissa il discorso. Nasconde la verità in un sorriso, che quasi non può fare a meno di regalargli. Abbassa le ciglia, e Tony gli prende le guance. Lo costringe a guardarlo. È distruttivo. È distruttivo perché vuole una risposta che Peter non sa dargli. Che non vuole dargli. Non vuole. «Non mi va di parlarne ora. Ci saranno altre occasioni per farlo», mente. Gli riesce così bene, ultimamente…

  «Lo sai che non ti lascerò in pace finché non me lo dirai, no? Sono troppo curioso per lasciar correre e sono molto persuasivo… diciamo pedante, quando voglio sapere. Mi va di parlarne ora.» Ostinato. Dannazione. Ostinato e tedioso. Oltremodo detestabile. Oltremodo amabile. Oltremodo il suo punto debole.

  «Tony...», sbuffa Peter, e distoglie lo sguardo. 

  «Fuggi. Scivoli via dalle responsabilità. Come sempre. Dici che non vuoi parlarne ora, ma la verità è che non ne parleremo mai. O no?»

  «E anche fosse così? E io non scivolo dalle responsabilità! Le responsabilità sono la mia condanna, lo sai. Non sarei in grado di fuggire dai miei doveri nemmeno se lo volessi davvero. Come in questo caso.»

  «E allora parlami! Qual è il problema, Peter? Cosa ci facciamo qui, in camera tua, ora? Perché io sono qui?»

  Peter lo guarda. Peter ha capito. Sa che Tony sa. Stringe i pugni e abbassa lo sguardo. Spalanca gli occhi e non sa cosa fare, cosa dire, cosa pensare. Cosa sta succedendo? Cosa gli sta succedendo? Cosa ha fatto…?

  «Peter?», lo incalza Tony, e gli posa le mani sulle spalle. Lui sussulta ed è come risvegliarsi da un sogno orribile per entrare in un altro ancora peggiore; si sente morire. Alza la testa e incontra i suoi occhi. Le ciglia lunghe di Tony sono la sua àncora, quando non ha nessun altro appiglio a cui aggrapparsi. Sono la salvezza che cerca da una vita, e quando la trova poi la perde immediatamente, incapace di preservarla; di tenerla stretta tra le dita forti che gli appartengono, ma solo quando è Spider-Man.

  «Di noi. Voglio parlare di noi.»
 

 

  Peter esita. Si morde un labbro e gli muore un sorriso tra i denti. Vorrebbe continuare a fingere che non ci sia niente; che se vuole parlare è solo perché ha nostalgia di quel laboratorio e di quelle persone che lo hanno sempre occupato. Anche quando è sparito durante quei cinque, lunghissimi anni – di cui non ha nemmeno percepito lo scorrere incessante del tempo. Stringe di nuovo le spalline dello zaino tra le dita, che scricchiolano come le sue gambe tremanti; fa un passo avanti. Balbetta. Ha perso la capacità di esprimersi, eppure deve dire solo quelle parole. Quelle piccole, insignificanti, semplici parole. Quel suo desiderio. Un'urgenza impellente, perlopiù.

  «Peter, va tutto bene, ragazzo? Sei strano.» 

  «S-sì, sto… sto bene...», mente, e abbozza un sorriso che ha più il gusto di una smorfia. Il ferroso sapore di sangue e dolore. Di sconfitta. Di paura.

  «Allora? Di cosa volevi parlare?» Banner inclina la testa e lo incalza. Lui deglutisce un groppo in gola, affilato più di un bisturi. Gli resta nel petto e non va giù. Non vuole proprio andare giù. 

Alza la testa e ci mette quasi una vita intera, per farlo. «Di Tony. Voglio parlare di Tony.»

 

Torte | Pasticceria Cappelli Parma
Fine Capitolo I
Torte | Pasticceria Cappelli Parma

•••

«Don't say goodbye 
Don't say, I didn't try...»

•••



 

 

 
 

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Note Autore
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1. | DON'T YOU FORGET ABOUT ME. (Peter Parker!) - FACE CLAIM ...
♥ HAPPY BIRTHDAY TONY STARK ♥

Salve,
Non ci avete capito niente? Tranquilli, è normale. Per capire cosa sta succedendo dovrete aspettare il prossimo capitolo ma sarò felice ascoltare le vostre supposizioni a riguardo ♥ 
La carica di Angst è forte? Lo so, in verità questa storia è un po' datata ma solo ora ho avuto il coraggio di riprenderla in mano, sistemarla e pubblicarla. Perché? Non lo so... o forse lo so, ma è inutile diverlo, dopotutto. O magari ve lo racconto nel prossimo capitolo, il perché, se avrete il piacere di seguirla ♥
Nel frattempo cosa posso dirvi? Ovviamente le parti con Banner sono ambientate nel passato (e giuro che stavolta non vi sto buggerando come quella volta con quell'altra storia XD giuro!) e quelle con Tony nel presente. Il legame tra le due cose è forte, ve lo assicuro. Non vi dico altro, spero solo che questo primo capitolo – non del tutto chiaro, vi sia comunque piaciuto e abbia acceso un pochino di curiosità nei vostri cuori.
La canzone a inizio – e fine capitolo è la bellissima canzone di chiusura de "Il Signore Degli Anelli - Le Due Torri", la Gollum's Song, interpretata dalla meravigliosa voce di Emiliana Torrini, che ho trovato calzante per questa storia ♥
Nel frattempo vi do appuntamento al prossimo e, come sempre, mi auguro che tutti voi stiate bene ♥
E ci tenevo a fare gli auguri a Tony e pubblicare questo prologo proprio oggi ♥
A presto,
La vostra amichevole Miryel di quartiere
Robert Downey Jr All You Need To Know...

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