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Autore: Aqua Keta    29/05/2020    7 recensioni
Forse il destino è già scritto ma con ostinazione e coraggio lo si può cambiare e tornare a vita nuova. Esiste un tempo per soffrire ma esiste anche un tempo per la ricompensa della gioia
Genere: Drammatico, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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La pioggia battente come mille lame sul viso mentre Alexander era lanciato al galoppo in una notte che non prometteva nulla di buono.
Stremato e fradicio giunse finalmente a Rennes quasi alle prime luci dell’alba.
Alle porte della città riuscì a trovare una locanda.
“Avrei necessità di una stanza per qualche ora per riposare ed un riparo per il cavallo”- rivolgendosi alla proprietaria.
“Potete salire ed occupare l’ultima stanza sulla sinistra. Per il cavallo se ne occuperà mio marito.”- gli allungò la chiave – “Gradite qualcosa di caldo? Mi sembrate piuttosto infreddolito.”
Andrè fissò la donna.
“Offre la casa”- disse –“La donna che vi attende è fortunata…”- strizzandogli un occhio.
Aggrottò la fronte con fare interrogativo.
“Per viaggiare con questo tempo può essere l’unica motivazione valida!”
Un accenno di sorriso abbassando lo sguardo – “Volentieri..grazie”
“Andate a cambiarvi, rischiate di beccarvi un malanno. Quando scendete accomodatevi a quel tavolo”
Fortunatamente la biancheria nella sacca era asciutta.
Come detto dalla locandiera sedendo si trovò di fronte a del latte caldo, caffè ed alcune fette di dolce fatto in casa.
“Spero sia sufficiente”- lasciando un piatto con anche dei biscotti.
“E’ anche troppo….grazie di cuore”
“Quando avete terminato vi chiedo solo di lasciar pagata la tariffa a mio marito. “
“Certo”.
“E cercate di riposare ….siete uno straccio”
Ultimata quella sorta di cena-colazione, con la pancia piena si buttò sul letto.
Non ebbe nemmeno la forza di spogliarsi che si addormentò di botto.
 
 
Una fortuna aver avuto la coperta.
La notte aveva fatto piuttosto freddo.
Sistematasi nell’angolo più riparato, era riuscita, rannicchiata, a dormire.
Un profondo senso di nausea – “Stamattina ti fai sentire!”- sorrise posando una mano sul ventre – “Che tuo padre sappia di te?”- un lungo sospiro.
Riaffiorò qualche vago ricordo di quella notte.
Qualcuno alla porta…un’ombra avvicinarsi al letto e stordirla ….ma prima un rumore di vetri in frantumi…le fiamme improvvise…qualcuno gridare…poi il vuoto totale.
Affondò il viso tra le mani –“Andrè!”
I cardini stridettero e la porta si aprì. Uno dei suoi carcerieri entrò lasciando a terra la solita acqua e la ciotola con il pane ma questa volta in aggiunta accanto poggiò una caraffa.
“A mio parere il padrone vi stà trattando troppo bene. Se fossi al suo posto saprei ben io cosa farvi…”- con sguardo malizioso e malvagio nel contempo tempo.
“Ehi, non ti è bastata la batosta di ieri? Lasciala perdere o avremmo nuovamente delle grane”- il compagno lo riprese.
“Comunque nel caso non sapeste come trascorrere il tempo chiamatemi….ci divertiremmo un pochino!”
“Piantala e vieni via….sta arrivando qualcuno!!”- allarmato.
“Ma chi è?”
“Vieni via…muoviti!”
L’uomo apparve loro dopo pochi istanti –“Come stà?”
“Pare che abbia mangiato il pasto di ieri”.
Aprì la grata fissando Oscar –“Umh! - mugugnò  richiudendo –“Vorrei tanto sapere quell’ombra maledetta cosa stia pianificando. Se fosse per me potrebbe pure crepare lì dentro”.
Si allontanò pensieroso con le mani dietro la schiena –“Jarjayes vi ho fatto proprio una bella sorpresa portandovi via vostra figlia. In tanti anni credo di non essermi mai sentito meglio come in questo preciso istante”.
“Signore, scusate ma…è arrivata.”- uno dei domestici.
“Ah…bene….fatela accomodare nel mio studio. Ditele che la raggiungerò a breve.”- attraversando il salone da pranzo –“Non voglio che nessuno mi disturbi assolutamente, sia chiaro!”
“Certo Signore!”-
Pochi minuti e –“Adoro quando sei puntuale!”
La ragazza sorrise maliziosamente. I capelli scuri raccolti, snella, eppure il corpetto a mettere in evidenza quel seno procace.
Le afferrò il viso per il mento –“Ebbene oggi che cosa mi farai ?”-
“Quello che vi piace di più. Scegliete voi cosa può garbarvi..”
La spinse verso la poltrona e dopo averla girata le sollevò il vestito dandole una sonora sculacciata.
“Hai un culo stupendo”- afferrandola per un gluteo.
Sghignazzò –“Dunque?”
“Fammi sedere”- Slacciò i pantaloni ed affondò con tutto il peso nella poltrona – “forza….vedi di arti da fare!”
Lei si inginocchio fra le grosse gambe dell’uomo. La mano scivolò fra la biancheria. Si chinò.

 
Chi poteva odiare Oscar e i Jarjayes a tal punto da volerne la morte?
Vincent  tornò presso l’abitazione di Thomas per avere notizie di Emilie.
“E’ sveglia e vigile. Risponde bene a tutti gli stimoli. Ha appetito e tutto sommato anche di umore discreto”- Beatrice  lo accompagnò nella stanza.
“I miei omaggi Madame!”-
Appoggiata con la schiena al cuscino contro la testiera del letto accennò ad un sorriso – “Mornay…siete stato gentile a venire”
“Sono felice di rivedervi”- baciamano di rito.
Tacque fissandolo a lungo.
“Cosa volete sapere?”- comprendendone il silenzio.
“Vorrei chiedervi….forse è troppo presto….la mia Oscar….”
Sedette accanto al letto ed incrociando le mani le appoggiò alla bocca sospirando –“Ho bisogno di nomi…certi….una lista di persone, chi sono dove vivono…solo in questa maniera potrò aiutarvi”
“E’ pazzesco quello che chiedete!”- Il Generale scosse il capo.
“Chi ha ordito un piano del genere ha posizione, soldi, uomini al suo servizio, non si tratta di un poveraccio qualsiasi che desidera arricchirsi. Parliamo di qualcuno che ha potere o lo ha avuto….sfrutta conoscenze…probabilmente ora non frequenta più certi ambienti…”
“Augustin…tu hai smesso da poco il tuo servizio….”- insistette Emilie.
“Sinceramente me ne vengono in mente pochi…”
“Potrebbe essere meglio così…una cerchia ristretta….fatemeli avere presto…..”
 
 
“Vi prego…il Signore al momento è molto occupato…..non è possibile disturbarlo”- il domestico quasi a ricorrere l’uomo col mantello – “vi supplico…non entrate!”
“Non preoccupatevi….!”- percorse quel tratto di corridoio senza alcun rumore.
Aprì la porta.
“Che diamine!”- spingendo brutalmente la giovane da parte e riallacciandosi i pantaloni.
Fissò la donna che con sguardo malizioso si passò una mano sulla bocca.
Volse poi lo sguardo verso di lui – “Non vi fa ribrezzo tutto ciò?”
“E perché dovrebbe! Non avete anche voi certe necessità? Siete forse di pietra?”- buttando alcune monete d’oro alla ragazza – “Vattene ora!”
Rimasero soli.
Sistemò la camicia e la pesante giacca e sedutosi nuovamente versò del cognac.
“Morirete presto di questo passo!”
“Che ve ne importa…toccherà pure a voi, pensate forse di esserne indenne?”- sbottò.
“Indubbiamente …ma voi mi precederete di molto!”
“Insomma che volete per piombare qui in questa maniera?”-
“Avete mai pensato di prendere moglie?”- lo interrogò.
“Lungi da me!”- sgranando gli occhi.
Si mise a camminare tenendo sempre il cappuccio a coprire quasi tutto il volto.
“Quindi…non avreste mai pensato ad un erede, qualcuno che raccolga il nome del vostro casato e che lo porti avanti? “
In tanti anni la sola idea non gli passò mai per la testa. Tutto tranne matrimonio e prole.
“Mi ci vedete forse con una sottana e dei marmocchi tra i piedi?”- tossì ripetutamente.
“Invece di buttare il vostro patrimonio ai porci…una donna, giovane, di ottima famiglia, colta,  capace anche di tenervi testa…..”
“Non ho tempo di star dietro a queste fesserie”- accostandosi alla finestra.
“Una gran bella donna…senza tanto andar lontano…unire l’utile al dilettevole”
Si volse esterrefatto – “Voi farneticate….prendetevi una femmina e date sfogo ai vostri istinti repressi..”
“Io non scherzo mai, dovreste saperlo!”- curvando l’angolo della bocca in un sorriso malefico.
“Dovrei forse ricominciare a frequentare salotti e ricevimenti?”- seccato.
“Perché spostarsi quando l’avete in casa”
Un silenzio improvviso piombò su di loro.
“Vi da forse di volta il cervello?” – tentando d’interpretare il suo interlocutore.
“Oscar Francois de Jarjayes!”
“Siete pazzo!”- grugnì.
“Semplicemente perché non l’avete mai guardata come quella che è realmente: una donna!”
“….siete malato….avete forse bevuto prima di venire qui? Pazzo….veramente, voi state delirando!”- posando violentemente il bicchiere sul tavolo – “Uscite di qua e tornate quando sarete più lucido”- indicandogli la porta.
“Smettete di vederla sempre e solo con un’uniforme indosso….pensate a quel corpo nascosto per una vita sotto degli abiti maschili….è una donna a tutti gli effetti…..pensateci”- girò la maniglia per uscire.
“Aspettate!”- lo frenò – “Voglio sapere il resto prima che ve ne andiate!”- incuriosito sempre di più da quella mente.
“La sposerete….lei, promessa a quell’uomo che ama, si vedrà obbligata a vivere con voi, assecondarvi in ogni vostro desiderio e volontà, qualsiasi essa sia. Vi darà un figlio…e porterà il vostro nome, il nome della vostra casata…i Jarjayes moriranno per sempre!...e per il resto non posso anticiparvi altro al momento. Non ha forse il sapore della vera vendetta tutto questo?”- quasi sghignazzando.
Avrebbe voluto sinceramente vedere il volto di quella figura che appariva e scompariva nell’ombra senza alcun rumore, che ora si palesava anche di giorno, una mente perversa, contorta, diabolica. Mai un’emozione, mai una variazione di tono nella voce. Pacata, una cattiveria quasi controllata, studiata nei pensieri, nelle conversazioni, nei gesti.
Da dove fosse saltata fuori non lo sapeva. Presentarsi quella sera a casa sua con il semplice pretesto dell’odio che lui nutriva per i Jarjayes  fu la sua fortuna.
“Sono sempre più convinto che il vostro futuro sarà all’inferno!”-
“In tanti mi seguiranno…e voi sarete una fra quelli…..pensateci….ma sappiate darmi una risposta in breve….non amo le attese troppo prolungate…non siete l’unico a desiderare i miei servigi”- richiuse la porta.
Uscì dallo studio. Scese le scale senza troppa fretta rimuginando sull’intero colloquio avuto con quel “fantasma”. Percorse in silenzio il lungo corridoio delle segrete sbuffando per la fatica accusata nei movimenti causata dalla pancia prominente e dalla fin troppo evidente robustezza.
“Signore!”- i due carcerieri  balzarono in piedi vedendolo.
Fece loro cenno di tacere e con tono basso –“Cosa sta facendo?”
“Pare stia ancora dormendo”- rispose uno dei due aprendo lentamente la grata per permettergli di guardare all’interno della cella.
“…e quella donna potrebbe diventare mia moglie..”- mormorò tra i denti.
Pensò alla prostituta e la immaginò per un istante con il volto di Oscar.
Una fantasia azzardata, eppure eccitante a tal punto che sentì la tela dei pantaloni tirare e tendersi con un senso di costrizione dolorosa della sua mascolinità.
Portò una mano su quel pulsare premendo e strofinando di piacere.
Un mugugno mescolato ad un rantolo.
Possibile che gli suscitasse quelle sensazioni?
 
 
Aprì gli occhi poco dopo mezzogiorno.
Doveva riprendere il viaggio.
“Ancora pioggia!”- scostando le tende dalla finestra. Passò una mano sui vetri appannati.
Si vestì. L’altra biancheria ancora bagnata. Avrebbe dovuto attendere minimo un altro giorno perché tutto fosse finalmente asciutto –“Non c’è tempo”.
Buttò tutto dentro la sacca e scese.
“Già di partenza?”- la locandiera lo guardò rattristata.
“Devo arrivare a Parigi il prima possibile”
“E che ci andate a fare? Non è di certo il luogo più sicuro al momento”- passando uno straccio sul bancone – “Non sapete….hanno trasferito i reali a Les Tuileries….”
Quella notizia non lo meravigliò più di tanto. I tempi stavano cambiando più velocemente di quanto ci si potesse aspettare.
“Non ho alternative! -  
“Ascoltate….siete ancora molto stanco, la biancheria non credo sia asciugata e il vostro cavallo è piuttosto provato. A mio parere farà molta fatica a giungere a destinazione se gli farete fare un’altra tirata come l’ultima….”
“Ne va della vita di una persona…”- caricando la sacca sulla spalla.
La donna si commosse di fronte a tanta tenerezza – “L’amate più delle vostra” – sorridendogli.
La fissò in silenzio –“E’ la mia vita stessa!”
Un cenno con la mano e raggiunse Alexander – “So bene quanto sia duro per te….ma ti prego, non abbandonarmi”- lo accarezzò dolcemente tra gli occhi – “Coraggio!”.

 
“Allora te ne vai!”- Du Bois sistemò l’ultimo boccale sul ripiano.
“…ho paura la sera.  A breve Alain tornerà a prestare servizio ed io sinceramente non me la sento di rientrare sola.”- abbassò gli occhi sinceramente dispiaciuta.
“Ti capisco, non preoccuparti. Potresti almeno darmi qualche giorno per trovare una sostituta?”- le posò una mano sulla spalla.
“Certamente. Nel caso però che Alain cominci prima che l’abbiate trovata….devo lasciare, questo lo capite…immagino”
“Si, si.  Cercherò di fare il prima possibile. So di alcune persone che hanno bisogno di un lavoro. Ma tu piuttosto, che farai?”- le mise in mano la paga.
“Diane è riuscita a farmi entrare alla sartoria Bertin”
“Scherzi? Bertin…Rose Bertin?”- stupefatto.
“Si…proprio lei”
“Ma lo sai che è la modista prediletta dalla Regina. E’ sicuramente la più famosa di Francia”-
Leah sorrise –“E voi come fate  saperlo? Frequentate i salotti?”-
“Ma no, ti pare. E’ mia moglie che sa tutto di tutti. Qualsiasi pettegolezzo tu voglia conoscere, non preoccuparti. Rivolgiti a lei”- scoppiando in una fragorosa risata.
“Sono stata sempre bene qui con voi”.
“Be…prima o poi me lo sarei dovuto aspettare. Se un giorno ti sposassi questo lavoro diventerebbe un vero problema per te e la tua famiglia”.
“Ci sarebbe in programma pure quello”- avvampando leggermente.
“Allora congratulazioni!”
“Non cantiamo vittoria troppo in fretta. E’ un progetto…una promessa di Alain”.
“Sono felice per voi”- aggiunse qualcosa alla paga – “Tieni”
“Che fate?”- stupita.
“Se veramente avete intenzione di mettere su famiglia avrete bisogno di un gruzzoletto da parte”- le strinse le mani –“Ora vai.  Ho intravvisto Alain.”
Sollevatasi sulla punta dei piedi lo baciò sulla guancia – “Grazie di cuore”.
Richiuse la porta della taverna stringendo nelle tasche le sue monete.
“Ehi…perché hai baciato Du Bois?”- mettendole lo scialle sulle spalle.
Lo prese sottobraccio –“Gelosone! Ti amo Alain, ti amo da morire!”- gli occhi pieni di felicità.
“Cavoli, a cosa devo tutto quest’entusiasmo?”- sbalordito.
“Andiamo  a casa. Poi ti racconto”.
Leah entrò in casa sistemando lo scialle accanto alla stufa.
Alain si passò le mani fra i capelli bagnati.
Lo guardò estasiata – “Quanto sei bello!”- una carezza sulla guancia.
La cinse per la vita – “Umh….quindi? Devo forse preoccuparmi?”
“Per cosa?”- mettendogli le braccia al collo.
“Devi dirmi qualcosa di particolarmente difficile?”
“No, affatto”- estrasse la paga dalla tasca –“Ecco!”
Sgranò gli occhi –“Chi te li ha dati?”
“Du Bois….gli ho detto che vado a lavorare da Madame Bertin. Questi me li ha dati …per il nostro futuro assieme”
L’afferrò tra le braccia –“Ci pensi bambolina? Tu, io …marito e moglie. Il signore e la signora De Soissons”
“Sei fradicio, dai andiamo di sopra”
“Così di soppiatto? D’accordo, sono uno splendido amante ma..”
“Smetti di dire sciocchezze e vieni a cambiarti. E’ ora di andare a dormire”.
“Come dormire! Spero scherzerai vero?”- facendo due gradini alla volta.
“E’ tardi…ed io sono molto stanca”- togliendo gl’indumenti e riponendoli nell’armadio.
Alain sfilò i pantaloni e la camicia. Si sdraiò in attesa che Leah lo raggiungesse.
Sciolse i capelli ed infilata la camicia da notte si mise sotto le coperte.
“Vieni qui”- la fece accoccolare accanto a lui –“Ti spiace lasciare il lavoro alla taverna?”
“Un po’ si. Anche se lavoro fino tardi la sera la mattina sono libera…però è meglio così. Spero veramente di non deludere tua sorella….ci ha messo la faccia chiedendo di prendermi alla sartoria”
“Vedrai, andrà tutto bene. Sei brava a cucire. Almeno così la sera sari a casa”- stringendola.
“E tu? Se ti prenderanno ci saranno sere che magari neanche tornerai a casa!”- aggrottando la fronte.
“Dai…non piantarmi il broncio. Deciderò tutto quando sarà tornato Bernard”
“Riusciremo mai ad avere una vita tranquilla, in un mondo più tranquillo?”
“Ce la faremo, te lo prometto!”
 
 
La pioggia aveva reso la strada un vero pantano a tal punto che Andrè dovette rallentare l’andatura.
Nuovamente fradicio, affranto e provato fisicamente fece una sosta sotto alcuni alberi. Scese.
“Stanco, vero?”- osservando Alexander. Doveva assolutamente farlo riposare, in un luogo asciutto.
Purtroppo attorno solo campagna alternata da macchie di boscaglia. Non una casa, non un capanno.
Nulla.
Afferrò le briglie e s’incamminò a piedi.
Anche quella giornata oramai volgeva al termine e ben presto si trovò immerso nel buio totale.
Le Mans non doveva essere lontana.
Sotto quel diluvio gli tornò alla mente quel pomeriggio sulle dune, le nuvole minacciose, i tuoni in lontananza….precipitarsi a casa, trascorrere il tempo tra le chiacchiere, le risate ed i progetti per il matrimonio. Poi ..come ogni sera, lei lo aveva raggiunto. L’ennesima notte fatta di baci, carezze, a scoprirsi, ed amarsi.
Pesava come il piombo la sua assenza, ma il tormento maggiore era dato dal non sapere dove, perché….e chi!
Risalì sul cavallo.  Almeno a Le Mans….doveva arrivare almeno a Les Mans.
L’aria fredda come schiaffi sul viso.
Percorse forse qualche chilometro.
Il buio. Fu un attimo.
Il nitrito lungo, quasi disperato di Alexander.
Andrè si ritrovò sbalzato a terra.
 
 
Gli occhi fissi sul ciocco di legno nel camino.
La fiamma rossa vibrare.
Sorseggiò l’ultimo goccio di cognac –“Oscar Francois de Jarjayes…..”- mormorò.
Ripose il bicchiere sul tavolino.
Appoggiò la schiena alla poltrona – “Oscar Francois de Jarjayes..”- pronunciò per la seconda volta.
Chiuse gli occhi cercando nei suoi pensieri quel volto.
Mugugnò.
Una mano sul cavallo dei pantaloni.
Il respiro si fece più pesante.
Strofinò ripetutamente fino a quando la fece scivolare all’interno.
Possibile che dopo i discorsi con quel diavolo “ d’ombra” il pensiero che sotto quelle vesti ci fosse un corpo giovane e femminile lo eccitasse all’inverosimile?
Inebriato da quel sogno, lasciò che tutto si compisse.
Un calore riversarsi fra le dita e quel sospiro liberatorio.
“D’accordo!”- esclamò non appena si fu ripreso dal piacevole torpore.
“Bene….a quanto pare avevo ragione”
Sistemò velocemente i pantaloni asciugando la mano sul bracciolo della poltrona -”Possibile che con voi non si riesca ad avere momenti privati? Non vi hanno insegnato a farvi annunciare?”- sbottò.
“Eravate talmente preso che non avete udito il mio bussare!”- un sorrisino malizioso.
“Andate al diavolo!”- biascicò.
“Desumo che la vostra mente stia finalmente elaborando quanto illustratovi…e a quanto pare, non solo la vostra mente”- avvicinandosi appena.
“Che volte!?”
“Sapere quale decisione abbiate preso”
“Avete fretta?”- innervosendosi.
“Non sopporto sprecare tempo”
“Comincio a non sopportarvi più. Mi date sempre più sui nervi!”
“Siete entrato in questo vortice…ora si va fino in fondo!”
Il tono di voce mise ben in chiaro chi avesse il coltello dalla parte del manico, chi fosse non solo la mente, ma alla fine anche se non direttamente, l’esecutore.
“Mi piacerebbe sapere che gusto ci provate in tutto questo”- alzatosi gettò un nuovo ciocco di legno nel camino.
“Se volete saperlo, non m’importa di quello che sarà di me nel futuro. Morire? Moriremo tutti, chi prima, chi dopo, sulla forca o no….vivo il presente e mi godo il piacevole suono dell’oro quando tintinna nelle mie tasche. La gente come voi si trastulla nel compiacimento della realizzazione dei propri desideri oscuri, io mi compiaccio della mia malvagità e del potere che ho su gente fragile come voi”
“Siete un lurido bastardo! Non sono obbligato a continuare con questa storia, tanto meno a pagarvi…per lo schifo che fate!”
Per la prima volta si lasciò scappare una risata –“Vi da così noia che sia io a tramare per voi? Dite la verità! Non sopportate di non essere stato in grado di elaborare voi la vendetta tanto agognata! Abbiate almeno il coraggio di ammetterlo!”
“Sono tecniche da femminuccia!”- grugnì paonazzo –“Mi occupo di strategie di ben altro tipo, più complesse del vostro farneticare..”
“…quello che volevate lo state ottenendo. Non è sicuramente farneticare. Complimenti per l’orgoglio!”
“Adesso piantatela!!”- sbraitò – “Avete intenzione di continuare a seccarmi o siete venuto per darmi ulteriori chiarimenti sul da farsi?!”
“Ottimo. Devo intendere che l’idea abbia ben solleticato le vostre fantasie….ordunque, non ho che da chiedervi conferma: farete di quella donna la vostra futura consorte?”
Il ronzio del silenzio interrotto bruscamente –“Si!!”
L’uomo sorrise soddisfatto –“Toglietela da quella cella. Una stanza, isolata, sicura all’interno di questa rocca. Datele quel che le serve per lavarsi, sistemarsi, aver cura di sé. Avete domestici al femminile?
“No,…anzi, una vecchia in cucina. Nessun altro”
“Non è urgente ma ho bisogno che vi procuriate una donna giovane, che la segua. Prima convolerete a nozze prima avrete un erede”
“Dove? Come? E quando? State dando aria alla gola a vanvera!”- avvicinandosi.
“Qui naturalmente e dove altrimenti? Per il celebrante vedrò cosa procurarvi….”- sfregò le mani soddisfatto.
“Non voglio un semplice curato…..”
“Ma certo che no. Su questo state tranquillo…di vescovi corrotti ne esistono diversi. Quando? Entro la prossima settimana!”
Sgranò gli occhi –“Non mi date nemmeno il tempo di avvicinarmi a lei e conoscerla un po’ meglio”
“E che ve ne fate? Non la sposate per amore, ma per vendetta. Frequentava il suo attendente, ricordate?
Ora sarà vostra. Vi darà un erede e per il poi al momento non c’è fretta. Un passo alla volta”
“E se non fosse….?!”
“Vi importa? Se lo fosse sarebbe l’ennesima vostra soddisfazione per aver colto per primo il suo candore, in caso contrario la strada sarebbe spianata….credetemi, non è sicuramente questa la vera soddisfazione!”- lo seccò.
“Mhm…”- mugugnò stizzito.
“Una donna la si può ancora ripudiare….”
“Siete perfido più di Satana! Quali viscere della terra vi hanno partorito? Non è che sotto quel mantello portate le corna e la coda?”
“Fervida immaginazione…”- allontanandosi.
Rimasto solo si incamminò verso la camera da letto.
Ripose la pesante giacca sulla sedia. Tolse la camicia, sfilò stivali e pantaloni e si coricò sul letto.
“Madame Oscar Francois Bouillè…”- scoppiò in una fragorosa risata.
   
 
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