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Autore: Aliasor    30/05/2020    0 recensioni
Dal capitolo 7: "Ogni tanto non è male farsi alzare l’autostima da un amico. Tempo però, all'improvviso, smise di sorridere allegro per mostrare qualcosa di simile a un’aria di nostalgia ed amarezza.
Come a ricordare qualcosa che non voleva rivangare, come a riaprire una porta che voleva tenere chiusa con centinaia di lucchetti e catene.
- L’amore se dovessi trovarlo… scappa lontano. Ti pugnala al cuore e le cicatrici continuano a sanguinare… no, lascia perdere. Se trovi l’amore seguilo.-"
Breve comprensione della vita, della morte e dell'amore di alcuni individui che non possono essere definiti "esseri umani normali". Angeli, Divinità, Coboldi, Homo Sapiens, "l'Uomo Nero e la sua allegra famiglia non tanto allegra" e qualunque cosa presentino i Mondi. Il lieto fine non è sempre contemplato. Per noi è storia, per loro realtà.
Originariamente pubblicati sul mio blog.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Morte girò il gambo del calice di vino tra le dita, non capitava tutti i giorni di essere invitato da Himeros al suo gazebo. Per essere una divinità decisamente inferiore rispetto a lui, si faceva troppi problemi a permettere a chiunque di entrarci, solo Vita, sua creatrice, aveva il permesso illimitato.

Non che tra i due ci fosse qualche rapporto di parentela, era solo una versione evoluta dei golem o degli umani comuni. Molto diverso dai figli di Morte.

« Ci ha mai pensato, Eccellenza?» 

« A cosa, Himeros?» 

« A prendere moglie. Mi permetta di dirglielo, ma lei, tra gli dei “maschi”, è il meno problematico. È un bell’uomo, di vasta cultura, di potere e di grande educazione. Non c’è essere divino che non sarebbe interessato a essere suo coniuge.» 

Ah ecco. Era un suo tentativo di fargli trovare “l’anima gemella”. Come se potesse esistere davvero una cosa del genere, esiste solo qualcuno che ti fa stare bene. Qualcuno che ti da un motivo per alzarti il mattino e non maledire l’aprire gli occhi.

Non gli piaceva Himeros, lui era l’incarnazione del desiderio amoroso incontrollato. Incontrollato. Autodistruzione e distruzione altrui. Che schifo. L’amore dovrebbe essere qualcosa che migliora l’anima, non spazzatura da bestia.

« Vuole un altro bicchiere? È uno Cheatau Cheval Blanc del 1947. Nel Trecentoventiseiesimo Mondo è il terzo vino più costoso di sempre.» 

Il dio si fece riempire il bicchiere, era interessato sul dove volesse andare a parare con la storia del matrimonio. Chi erano le sue proposte? Magari ascoltarlo sarebbe stato un buon modo per passare il tempo, a quanto pareva quel giorno i morti erano molto meno del previsto, gli angeli se ne potevano benissimo occupare da soli. Ogni tanto capitava. E ultimamente un po’ troppo spesso.

Non che avrebbe accettato anche solo una delle proposte. Stava bene da padre single. Non era fatto per i matrimoni, e poi era ancora giovane.

Assaporò il vino bagnandosi le labbra, non male. Ne avrebbe tirato fuori una bottiglia dalla sua cantina personale per donarla a Fato al loro prossimo incontro, lui lo avrebbe decisamente gradito più di lui.

« Credo che potrebbe benissimo avere successo con alcune Muse. Secondo la mia opinione le più adatte sarebbero Clio, Erato, Urania e Calliope. Ha un’ampia scelta.» 

« Colei che rende celebre, colei che provoca desiderio, colei che è celeste, colei che ha una bella voce. Delle scelte completamente disinteressante immagino.» 

« Immagina bene, Eccellenza.» 

Se solo avesse potuto, sarebbe scoppiato a ridergli in faccia di buon gusto. Era disinteressato come un dittatore era disinteressato di avere il potere.

Bah, non riusciva proprio a capirli i tipi come lui. Una piccola parte di sé avrebbe voluto strangolarlo sul momento, non capiva il vero motivo di quei sentimenti, ma in ogni caso non avrebbe mai potuto. Era una creazione di Vita, non aveva diritto di distruggerla.

Ed ora eccovi un bel paradosso: un dio non può distruggere nulla che non sia stato creato da lui stesso, ma la Vita non può uccidere nessuno.

Era un bastardo fortunato.

Aveva persino avuto il permesso di creare il suo gazebo su una piccola serie di isole attorno al pianeta di Vita. Per amor di correttezza, i pianeti erano sempre lo stesso numero, ma col passare dei millenni si erano aggiunte qualche piccola luna o isolotti in orbita. Non crederete davvero che il sistema giuridico e celeste sia uguale a quello iniziale? Con l’arrivo degli dei del sogno, dell’amore, e tutti gli altri alla fine qualcosa era cambiato.

Magari ve lo spiegherò meglio in un altro momento, ora stiamo parlando di piccoli problemi di cuore.

« Eccellenza, allora? Vorreste incontrare le spasimanti?» 

« No, grazie.»  Rispose. « Non sono il tipo di persona da incontri improvvisi, sono più da corteggiamento lungo. Ognuno ha i suoi tempi.» 

Una risposta che non lo avrebbe offeso, avrebbe portato avanti quella futile discussione e con una nota di presa in giro non troppo visibile. Tempo sarebbe stato fiero di lui.

« In giro si sta però diffondendo una voce, Eccellenza Morte. Davvero una brutta voce.» 

« Non sono un amante dei pettegolezzi, Himeros. Dovresti parlarne con mia sorella maggiore.» 

« Me ne ha parlato proprio lei. Mi ha detto che lei, signore, sta avendo rapporti con una donna umana.» 

« Credo che la mai vita privata sia un problema mio, non credi anche tu?» 

Che razza di vecchia comare, e tutto quel vino era un brutto tentativo di ubriacarlo? Era la Morte. Quella di un ragazzo era solo apparenza, non aveva lo stomaco, reni o simili, non so neppure io dove va a finire quello di cui si nutre. Tempo lo ha creato un sistema digerente, dice che trova figo il processo digestivo.

Himeros si avvicinò al dio superiore come se volesse sussurrargli qualcosa evitando di farsi sentire dagli altri. Altri che non c’erano, il gazebo era prenotato per Morte, per il proprietario e, se tutto andava come previsto, per la futura signora Morte.

« Perdoni la mia insolenza, ma una cosa simile non fa per lei. Lei è figlio di sua Eccellenza Esistenza e nipote del più grande degli dei. Il sommo Eternità. Non dovrebbe mischiarsi con dei miseri umani, dovrebbe unirsi a razze superiori.» 

Razze superiori? Gli umani sentivano spesso quella definizione. E chiunque la dicesse era solo un povero imbecille senza morale. Persino Tradimento non tirava fuori quelle stronzante seriamente, il suo “esseri inferiori” era solo uno sfogo di depressione. Ai suoi occhi non ci aveva mai creduto davvero.

Questo dio della passione invece era serio, ci credeva davvero in quelle stronzante. Incredibile.

« Razze superiori?»  Voleva vedere la sua risposta.

« Certo, una Musa, un dio, anche inferiore sono esseri di livello più alto. Non stupidi umani.» 

« Tu cosa hai creato?» 

« Mi scusi?»

Era davvero confuso per quella domanda, cosa intendeva dire? Era un dio, cosa gli importava di creare qualcosa?

Morte considerava quelli come lui “Inutile pirite che cercava di placcarsi d’oro”.

« Il vino che stiamo bevendo è stato ideato dagli umani, anche i gazebo sono una loro invenzione. Eppure tu li stai usando pur considerandoli una razza inferiore.»

« Ma è normale. Gli esseri inferiori come loro servono solo a servire noi.» 

Ora il discorso da futile era passato a patetico.

Posò sul tavolo il bicchiere ancora pieno, gli era passata la “sete”. Poteva fare di meglio del suo, virtualmente, eterno tempo.

Abbandonò la sedia con l’intenzione di dirigersi verso uno dei bordi. Sarebbe saltato giù, si sarebbe diretto verso il pianeta sottoposto alla sorella e le avrebbe chiesto di smetterla di intromettersi nella sua vita personale, con le buone o con le cattive.

Tanto a loro padre non sarebbe importato nulla se le avesse messo le mani addosso. A suo padre Esistenza non era mai importato nulla di loro… forse per questo sua sorella era cresciuta così male. Le sue figure genitoriali erano state l’Arcangelo Gabriel e Tempo, per quando il secondo fosse sui generis era comunque un uomo che sapeva crescere un bambino.

« Eccellenza, aspetti un attimo. Potrebbe benissimo darci un’occhiata!» 

Bam. O Splat. Non sono sicuro dell’onomatopea adatta a questa situazione. Forse Basplathm. Oh sembra un nome esotico, se ci chiamate uno dei vostri figli voglio essere il padrino.

La sua testa era stata fatta esplodere con un pugno, come si vede in quei film, i denti, la lingua, il cervello e la pelle erano tutti per terra a macchiare l’erba dei loro cupi colori.

« Non puoi uccidere così una divinità inferiore creata da Vita. Comunque che ci fai qui, Tempo?» 

L’altro scosse le mani sporche schifato dal sangue di cui si era macchiato. « Ehi, Morte, diciamocelo, se non lo avesse fatto qualcuno, non saresti stato contento. Per il paradosso non ti preoccupare, renderò nulla la mia azione riavvolgendo il suo tempo a prima della sua “morte”. Scompare dal registro, libro, o quello che usi, non ho mai capito come funziona, e va tutto al suo posto.» 

E nemmeno io l’ho mai capito come funziona quel coso. Prima o poi imparerò a non addormentarmi a scuola. Non che la frequenti ancora.

Schioccò le dita e puff. Il cranio era al suo posto come nulla fosse successo e i due dei erano scomparsi nel nulla. Il povero, scrissi sarcasticamente, Himeros non comprendeva che cosa fosse accaduto, sentiva solo uno strano dolorino al cranio e al collo.

Fatto stava che il dio con cui stava parlando era sparito.

Tempo e Morte stavano camminando nel vuoto cosmico con tranquillità, diretti ognuno a casa propria. Il non aver bisogno di respirare era sempre d’aiuto.

« Quindi la storia dell’umana è vera?>> La domanda di tempo era uscita fuori con nonchalance, buttata lì senza cattiveria, ma solo con pura curiosità.

« Parli di Aida? È solo una ragazza a cui ho dato un aiuto. Voleva recitare a teatro in una piccola produzione, il teatro era nei guai con una creatura e con un po’ d’aiuto abbiamo risolto il problema.» 

« Una storia alla Ghostbuster. La prossima volta chiamatemi, amo Egon. Mai incrociare i flussi!» 

« Se non è tratto da un libro non so di cosa parli. Hai anche tu voglia di farmi la predica?» 

« Ehi, ricorda la mia regola di vita: ciò che fanno due adulti consenzienti nella loro camera da letto non sono affari miei.» 

Morte si tolse il cappuccio ed aprì gli occhi violacei per fissarsi con il solo occhio azzurro dell’altro.

« Per te avrei avuto successo?» 

« Alto, bello, intelligente, importante. A tratti mi innamoro pure io.»  Aggiunse divertito. A differenza di Himeros lui era sincero. Ci credeva davvero.

Ogni tanto non è male farsi alzare l’autostima da un amico. Tempo però, all’improvviso, smise di sorridere allegro per mostrare qualcosa di simile a un’aria di nostalgia ed amarezza.

Come a ricordare qualcosa che non voleva rivangare, come a riaprire una porta che voleva tenere chiusa con centinaia di lucchetti e catene.

« L’amore se dovessi trovarlo… scappa lontano. Ti pugnala al cuore e le cicatrici continuano a sanguinare… no, lascia perdere. Se trovi l’amore seguilo.» Gli diede una pacca sulla spalla. « E magari ci scappa il sesto figlio.»

Riprese a ridere come prima, come se tutto fosse tornato dietro quella porta.

Quella porta di legno che stava marcendo.






Come curiosità: morte è tecnicamente asessuale, può provare amore ma non interesse o desiderio sessuale. Tempo, al contrario, è pansessuale e poliamore.
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