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Autore: inzaghina    30/05/2020    5 recensioni
[Spinning Out]Kat vorrebbe solamente rendere orgogliosa sua madre, nonostante tutte le delusioni che la donna le ha causato nel corso dell'infanzia. Un regalo inaspettato al termine di una gara a cui sua madre non ha partecipato, per l'ennesima volta, le permette di conoscere una persona che le farà capire quanto davvero sia importante sorridere e celebrare le proprie vittorie.
[Questa storia partecipa alla challenge “Portatrici di fandom nascosti” indetta da Marika Ciarrocchi sul forum efp.]
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia partecipa alla challenge “Portatrici di fandom nascosti” indetta da Marika Ciarrocchi sul forum efp.


 
Unite dal destino

 
 
“Ama di cuore le persone con cui il destino ti ha unito.”
Marco Aurelio

 
 
Crescendo Kat non è stata in grado di dare un nome alla sensazione che ha sempre provato — il medesimo sentimento che è stato scatenato dalla porta sbattuta da Reggie e dalla sua macchina che si allontana da casa, dalle lacrime che rigano il volto di Serena e dalla rabbia che trasfigura le iridi di sua madre. Ha sempre saputo che non sarebbe potuta durare; lo ha saputo nonostante ci avesse sperato con tutte le sue forze, perché mamma e Reggie erano stati felici, almeno per un po’, e le avevano dato una sorellina che sapeva essere una vera rompiscatole, ma a cui Kat vuole lo stesso un gran bene. Eppure è finito tutto, tra le grida e lo scambio d’accuse, cancellando ciò che era iniziato con uno gioco di sguardi e di risate troppo forti al bancone di un bar in cui Carol non sarebbe mai dovuta entrare con Kat al seguito.
Sua madre non è mai stata in grado di non distruggere ciò che di bello aveva — Kat lo ha imparato a sue spese, ma avrebbe fatto del suo meglio per non permetterle di comportarsi allo stesso modo anche con Serena.
 
“Mi manca il mio papà…”
“Manca anche a me.”
“Tornerà?”
“Forse… ti prometto che ci sarò sempre per te, Serena.”
“Anch’io.”
 
Kat ripensa alla promessa stretta con Serena, ai loro mignoli intrecciati, e al sorriso che era riuscita a strappare alla sorella; non le importa di non riuscire a trovare la madre sugli spalti, ne è davvero convinta, o almeno lo è fino a quando non intravede le famiglie del resto dei pattinatori. Si rende conto in quel momento che quella è solo l’ennesima delusione che sua madre le ha dato, è finalmente in grado di dare un nome al sentimento che è stato una compagnia costante durante la crescita — l’unico che si è sempre aspettata di provare.
Sente lacrime amare pizzicarle gli angoli degli occhi, inspira profondamente ingoiando la sensazione bruciante di non essere abbastanza per sua madre e decide di abbassarsi per fare stretching, perché l’ostinazione di mostrarsi perfetta è più forte del disagio creato dalla situazione che vive. Non sa dire per quanto tempo rimanga a testa in giù, alternando allunghi sulla gamba destra e sulla sinistra, è solo quando sente un’imprecazione soffocata che trova il coraggio di rialzarsi in piedi e di voltarsi verso un’avversaria poco distante da lei.
“Non è questo il modo di esprimersi, Jennifer,” sospira una donna asiatica, sfiorando la spalla della figlia.
“Beh, se non posso nemmeno dire che sono una sfigata quando mi si rompe il costume portafortuna a pochi minuti dalla gara vorrà dire che starò in religioso silenzio…” ribatte a denti stretti una ragazzina asiatica dai lucenti capelli neri.
Alla vista del disappunto sul viso della madre, Kat sente le labbra piegarsi involontariamente in un sorriso e pensa malinconicamente che sono passati mesi dall’ultima volta che sua madre è stata presente prima dell’inizio di una gara e l’ha aiutata a prepararsi. La signora rovista all’interno del borsone ed estrae un altro body sgargiante, porgendolo alla figlia imbronciata, prima di seguirla negli spogliatoi.  Qualche lacrima rimasta incastrata tra le ciglia sfugge al controllo di Kat, che si sforza di sorridere, per non attirare l’attenzione, mostrando al mondo il sorriso da competizione — una delle poche cose che le sono state insegnate da sua madre.
Il suo allenatore ritorna in pista e le si avvicina per il canonico discorso di incoraggiamento, ma Kat non riesce ad ascoltarlo, le sue iridi sono impegnate a scandagliare la folla alla ricerca della madre, nonostante sia ben consapevole che non ci sarà. Annuisce distrattamente, mentre l’allenatore le ricorda di sorridere durante l’esibizione, individuando la donna di prima: è seduta accanto a un ragazzino poco più grande di lei, a un uomo dall’aria dolce e a una donna anziana che scruta interessata quella che immagina essere la nipote. Lei non ha nemmeno una persona cara sugli spalti, mentre quella ragazza ha la famiglia intera pronta a fare il tifo per lei. Inspira e annuisce per l’ultima volta, seguendo Carl[1] alla panca in cui attenderanno che sia il suo turno, giurando a se stessa che otterrà la medaglia più preziosa e che, forse così, riuscirà a rendere orgogliosa sua madre.
 
*
 
Trovarsi sul gradino più alto del podio non cancella la malinconia e la sensazione di profonda solitudine che ha percepito durante l’intera giornata — nemmeno la felicità per aver ottenuto la vittoria riesce a tingere di sincerità il suo sorriso. La medaglia che le adorna il collo è fredda contro il suo petto, ma è il suo cuore a essere ancor più gelido, perché nessuno è lì al suo fianco a gioire insieme a lei.
Un mazzo di fiori giallo invade improvvisamente il suo campo visivo, costringendola a incrociare lo sguardo della ragazzina asiatica giunta seconda dopo il cambio di costume.
“Odio ammetterlo, ma sei stata meravigliosa,” le dice, dopo che Kat ha afferrato il mazzo.
“Grazie, non dovevi…”
“Non sono una grande fan dei fiori, preferisco i cioccolatini,” aggiunge, mostrandole una scatola di Hershey's.[2]
“Comunque io sono Jen e spero di essere capace di eseguire un doppio axel come il tuo il prima possibile,” dichiara, porgendole la mano.
“Io sono Kat, piacere,” le risponde, battendo lentamente le palpebre. “Credo che non avrai problemi a eseguirlo, il tuo è già molto buono…”
“Lo so, ma il tuo è migliore,” chiarisce con un ghigno.
Kat ricambia il sorriso sghembo. “Grazie davvero per i fiori, sono bellissimi…”
“Mhmm…” Jen fa un gesto indifferente con la mano e le porge la scatola di cioccolatini. “Vuoi?”
“Mia madre non vorrebbe…”
“Lei però non è qui a ricordartelo,” le fa notare Jen.
“Hai ragione,” annuisce Kat, scegliendo un cioccolatino incartato di rosso.
“Hai programmi per il resto del pomeriggio?”
“Aspetterò che mia madre passi a prendermi dopo il lavoro…”
“Starai qui tutta sola dopo la vittoria?” si stupisce Jen.
Kat annuisce. “Il mio allenatore è andato alla gare di un’altra ragazza e quindi aspetterò mamma.”
“Non esiste! È il compleanno di mio fratello e quindi andremo a mangiare un hamburger per festeggiare… puoi venire con noi e tua madre può recuperarti lì.”
“Ma come faccio ad avvertirla?”
“Con il cellulare di mio padre,” risponde spiccia Jen, trascinandole verso i suoi genitori senza nemmeno attendere la sua conferma. “Mamma, lei è Kat e sua madre è al lavoro, possiamo portarla a mangiare con noi? Deve pur festeggiare la sua vittoria, no?”
“Mi sembra un’ottima idea, tesoro,” annuisce la donna, sorridendo a Kat. “Congratulazioni per il tuo primo posto, Kat, hai pattinato divinamente… tua madre sarà molto orgogliosa di te quando lo saprà.”
Kat si sforza di sorridere, sperando che quella donna dica il vero, perché sarebbe meraviglioso poter passare un weekend come quello in cui hanno arrostito marshmallow in giardino e dormito in tenda.
Jen le strizza l’occhio, prima di presentarle il fratello e trascinarla verso il minivan di famiglia dove li attendono il padre e la nonna. Quando raggiungono il locale, le due ragazzine vanno in bagno a lavarsi le mani e Kat trova il coraggio di fare la domanda su cui si sta arrovellando sin da quando Jen le ha porto i fiori.
“Come mai hai insistito tanto per conoscermi?”
Jen si asciuga con calma le mani, prima di voltarsi e inchiodarla sotto il suo sguardo attento. “Mi hai dato l’idea di sentirti così sola arrampicata sul gradino più alto e dopo aver pattinato così bene secondo me meritavi di festeggiare…”
Kat abbassa lo sguardo, perché sente nuovamente le lacrime pizzicarle gli angoli degli occhi, ma questa volta è per la gioia di aver trovato qualcuno che sembra davvero comprenderla.
“Non è facile per mia madre…” borbotta, tirando su con il naso. “Mio padre se n’è andato e anche il padre della mia sorellina e…”
“Non mi devi spiegazioni, Kat,” la rassicura Jen, individuando le lacrime che le solcano il viso e porgendole un fazzoletto, “al massimo richiederò qualche ripetizione per quel doppio axel!” aggiunge poi, strappandole un sorriso.
“Contaci,” ribatte risoluta, “ti alleni anche tu a Sun Valley, vero?”
Jen annuisce. “Sopporto poche persone in quel posto, ma il palazzetto è stupendo e vicino al negozio dei miei.”
Kat ridacchia. “Io posso andarci a piedi ed è un vantaggio perché mia madre riesce a portami davvero raramente…”
“Che ne dici di quell’hamburger ora?”
Jen afferra la sua mano, trascinandola al tavolo con la sua famiglia e Kat pensa che, almeno per una volta, le delusioni causate da sua madre hanno avuto un risvolto positivo. La famiglia Yu sembra essere la tipica famiglia americana, con il giardino e la staccionata bianca che lo delimita, quella famiglia che Kat ha desiderato per tutta la vita e che è consapevole che non potrà mai avere con una madre come la sua. Non gliene fa una colpa, sa che è malata, vorrebbe solo che ogni tanto la guardasse sorridendo come sta facendo la signora Yu in quel momento, o che le pizzicasse il naso come ha appena fatto il signor Yu, indispettendo Jen.
Quella sera potrà raccontare a Serena che ha trovato un’amica ed è molto più di quello che si era aspettata che succedesse a inizio giornata.
 


 
Nota dell’autrice:
Ho scritto questa storia sempre su input di Greta che mi aveva chiesto di scrivere di Kat e Jen bambine, nell’ambito dell’iniziativa il mio profilo della pagina “C’era una volta con un prompt”. Mi sono basata sulla scena in cui vediamo Jen bambina donare i fiori a una solitaria Kat sul podio a una gara in cui, evidentemente, sua madre non era presente.
Non me la sento di colpevolizzare Carol, perché è malata, ma è chiaro che non sia stata affatto una buona madre, soprattutto durante l’infanzia di Kat.
Spero di essere riuscita a mostrare le difficoltà di Kat e il suo ambire alla perfezione, così come spero di aver mostrato quanto fosse forte Jen già da piccola — mi piace pensare che sia stato il destino a farle incontrare, ma che si siano scelte loro come migliori amiche.
Mi ripeterò ma, se non l’avete già fatto, guardate “Spinning out” è veramente meraviglioso.
 
[1] Nome dell’allenatore di Kat, inventato dalla sottoscritta.
[2] Nota marca di cioccolato americana
   
 
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