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Autore: Miss Loki_Riddle Gold    30/05/2020    9 recensioni
Questa sará una serie di One-shorts su Once Upon a Time (rumple/Hook) raccolte dal 2015 a oggi nei vari events di We are out for prompts e Who LindtLock Drabble e qualsiasi altro gruppo in cui mi dovessi scrivere nel frattempo.
La cosa che li lega é parlare tutti della stessa ship.
Avvertenze: alcuni capitoli saranno raiting rosso, ma verrà indicato sopra. Ho scelto raiting arancioni perchè facendo la media non è da raiting rosso.
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, Crack Pairing | Personaggi: Altri, Killian Jones/Capitan Uncino, Signor Gold/Tremotino
Note: AU, Raccolta, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
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Questa serie l'ho creata e la continuerò di volta in volta. Credo che sarà una di quelle più pubblicate (ho davvero troppo su di loro lasciato allo sbando). Inizio con questa storia che anche se del 2019 è forse la più lunga.
Buon Divertimento,

Loki


 

Hook/Rumple: Beauty&TheBeast!AU (Dichiarazione d’amore + Promessa)


 
Hook aveva mandato la sua ciurma a saccheggiare l’ennesimo villaggio, fino a lì le cose erano normali, niente di cui effettivamente ci si dovesse lamentare. Erano pirati, faceva parte dei loro compiti derubare le persone, per quanto tentassero sempre di mirare ai tesori più preziosi e agli uomini di maggior potere per poter sradicare l’ennesimo personaggio pubblico.
Il problema fu nel fatto che nessuno di loro si fosse davvero accorto di aver scelto la città sbagliata, in quella regnava l’Oscuro. Il Capitano non lo aveva mai conosciuto se non di fama, ma lo temeva come chiunque altro. Sull’Oscuro si sapeva che fosse una creatura che viveva di notte, desiderosa di mangiare carne umana, con un corpo che assomigliava di più a quello di un demone che a un mortale qualsiasi, si diceva pure che vivesse da sempre e che nessuno che avesse udito il suo nome fosse vissuto abbastanza per raccontarlo. Ma tutte quelle erano solo storie, esagerazioni create dall’immaginazione del popolo.
Di certo non aveva una buona nomea da portare avanti, in ogni caso.
Qualche ora dopo che la ciurma fosse scesa sulla città tornò solo Spugna a mani vuote.
Stava correndo disperato.
Una volta salito a bordo si diresse subito dal Capitano, per comunicare la notizia della scomparsa del resto della ciurma, che erano stati, tutti, ad eccezione sua rapiti dall’Oscuro.
- Mi ha lasciato andare soltanto perché dovevo portare il messaggio che se lei, Capitano, si fosse offerto volontario di fargli da servitore per il resto della sua vita lascerà andare il resto degli uomini. Altrimenti dovrò tornare da lui, ma lei potrà essere libero.-
Qui c’erano due punti focali su tutto quella comunicazione, forse Capitan Uncino non aveva mai incontrato l’Oscuro di persona, ma era vero che un tempo, tanti anni prima aveva preso la moglie di un certo Rumpelstitskin.
Aveva perso sia moglie che mano in un combattimento contro l’uomo stesso, divenuto il Coccodrillo.
Quindi Uncino non era al momento consapevole che l’Oscuro era lo stesso uomo di cui aveva preso la moglie.
L’altro punto era che seppur Uncino fosse un uomo abbastanza egoista, non lo era così tanto da lasciare i propri uomini, tutti loro, nelle mani di un mostro quando avrebbe potuto liberarli. Non se aveva anche solo una speranza di poterli in futuro salvare.
Fu per questi due motivi combinati che invece di fuggire e tentare di mettere più leghe possibili fra se e il Coccodrillo come avrebbe fatto un pirata coscienzioso, annuì, guardò Spugna e mormorò:
- Conducimi, andiamo a liberare gli altri uomini. Ricordati di cercare Bealfire, sarà lui a divenire Capitano dopo di me.- Poi la sua voce divenne più pericolosa:- Spero di essere stato chiaro, se dovessi scoprire che così non è chiederò all’Oscuro di tramutarvi in oggetti.-
Spugna annuì, tutto convinto.
***
Erano arrivati davanti al grande Castello Nero, le sue porte si aprirono cigolando. Il caldo odore stantio di chiuso sembrò fuoriuscire per salutarli. Hook era così abituato alla nave e al mare aperto che per quanto largo potesse essere quel posto sentì le viscere contorcersi e un senso di claustrofobia andarsi a stabilire nel suo essere. Fece un paio di passi in avanti, storcendo la bocca.
Quel posto non gli piaceva. L’edificio era vuoto e per quanto potesse volgere il suo sguardo non vedeva null’altro che un palazzo riccamente decorato, ma… vuoto.
Per un attimo si chiese se sarebbe stato così per sempre.
- Spugna dove..?- Ma fu interrotto da una voce squillante.
- Oh, my dearie!-
Riconosceva quella voce, Merda!
Si volse a guardare indietro e aprì la bocca, forse l’altro aveva la pelle squamosa e verdognola, l’abito di pelle, un sorriso affilato e gli occhi da rettile, ma era decisamente lui, non lo aveva dimenticato….
- Coccodrillo!- Il suo volto si fece duro, mentre l’altro sogghignava.
- Benvenuto nel mio Palazzo, Pirata!-
Merda!
***
Uncino aveva dovuto sopportare tutte le stranezze dell’Oscuro e si era dovuto occupare di pulirgli casa ogni singolo giorno.
Non gli era stato concesso, però, di preparargli il cibo e il primo boccone di ogni pietanza da doveva assumere lui, quindi dovevano mangiare assieme, ogni singolo giorno.
l’Oscuro non si curava quasi mai di lui, anche se delle volte aveva lasciato delle armi in bella vista in modo tale che Uncino potesse tentare di ucciderlo, per lo più passava il giorno a filare oro.
Se all’inizio il Capitano lo aveva visto solo come un nemico e aveva tentato di ucciderlo più volte ora lo vedeva per quello che era: un uomo maledetto, infelice e troppo potente per il suo bene, ma soprattutto “un povero vecchietto solo”.
Per la prima volta il Capitano non voleva ferire il Coccodrillo, anzi desiderava alleviarlo un po’ dai suoi pesi. Fu per questo che gli preparò una tazza di tea, con dei biscotti e glieli porse mentre l’altro stava leggendo. Era l’altra attività con cui occupava il suo tempo. L’Oscuro gli sorrise:- Se stai cercando di avvelenarmi sappi che lo scoprirò e… non funzionerà.-
Prese la tazza in mano, prima di prendere un sorso, sgranando gli occhi sorpreso nello scoprire che era normale tea, nessuna cattiveria a circondarlo. Sollevò gli occhi verso l’uomo che un tempo era suo nemico. Uncino gli sorrise, strafottente, come se quel gesto non significasse nulla, mentre alzava lo sguardo alle tende, per cambiare argomento.
- Dovremmo cambiarle, in questa stanza c’è troppa oscurità ed è una così bella giornata..-
Il Coccodrillo non gli aveva levato gli occhi di dosso.
- Se vuoi farlo sappi che non ti aiuterò.- Mormorò, prima di tornare a fingere di leggere il libro, posando la tazza e mangiando un biscotto, per una volta neanche quello era stato avvelenato.
Strano.
 
***
 
C’era qualcosa che aveva sempre voluto chiedere all’Oscuro, era curioso di sapere perché filasse così tanto e perché Bealfire, l’ultima volta che lo aveva visto, fosse convinto che suo padre fosse stato ucciso dall’Oscuro. Non lo capiva, ma aveva visto un ragazzo mangiato dal desiderio di vendetta e non aveva senso considerando che l’Oscuro era suo padre.
Ma non poteva chiederglielo, non così.
Così osservò Rumpelstitskin filare, l’oro che scivolava fra le sue dita, senza parlare.
Ad un certo punto il Mago sollevò gli occhi sul Pirata guardandolo perplesso.
- A cosa stai pensando, Dearie?- Chiese, divertito.
Hook scosse la testa.
- Mi chiedevo solo perché mi tienevate in vita, quando sappiamo entrambi che il vostro desiderio più grande è vendicarvi di me.- Disse.
- Perché, cosa credevi che stessi facendo?- Chiese, allargando le mani. – Ti ho reso in schiavitù. Il tuo scopo nella vita è servirmi, non hai più possedimenti e, infine, sai che non potrai mai andartene. Potrei scegliere di ucciderti in qualsiasi momento.- Spiegò, come se fosse normale.
Hook lo guardò:- Certo, è quello che mi avete detto, ma sappiamo entrambi che se all’inizio facevate di tutto per umiliarmi ora… le cose sembrano essere cambiate. Mi avete persino concesso una camera da letto tutta per me e non più una cella, e non mi fustigate più se a volte vi manco di rispetto. Non capisco come mai.-
- Desideri che ricominci?- Chiese l’altro. Hook scosse la testa, ma smise di parlare, osservando il Coccodrillo. Sembrava più rilassato in sua presenza rispetto all’inizio e anche lui lo era.
***
Non avevano più parlato per molto tempo e Hook si era dedicato solamente all’osservazione e alla pulizia della casa, se all’inizio era stato un disastro, abituato a farsi servire piuttosto che a servire, adesso le cose erano diverse. Una notte trovò Rumpelstitskin in piedi, ancora a filare. Si sedette al suo fianco, allungando una mano e prendendo con la mano sana una dell’altro. Già sentiva la maledizione che lo stava per colpire mentre gli occhi dello Stregone si concentravano su di lui.
- Non riuscite a dormire?- Chiese, la mano non si era mossa, anche se sapeva che sarebbe stato punito.
- Non credo che la cosa vi riguardo.
- Sì, Maestro.- Mormorò, era la prima volta che lo chiamava così, lo sguardo di Rumpelstitskin si fece più sorpreso, ma non alzò lo sguardo per incontrarlo. – Speravo solo di alleviarvi le pene.- Mormorò, a bassa voce. Poi lasciò la mano e tornò a letto.
***
La primavera si stava facendo spazio sulla Foresta Incantata, la giornata era davvero bella, a sufficienza da convincere Hook a levare le maledette tende nere che oscuravano ogni luogo.
Aveva trovato una scala pochi giorni dopo aver avvertito l’Oscuro della sua risoluzione, quindi ci salì per cambiare le tende, purtroppo erano maledettamente pesanti e grandi, molto di più di quanto si fosse aspettato. Sembrava che fossero stati appesi dai gatti alle estremità. Avere un uncino al posto di una mano non aiutava. Diede un primo strattone, ma non funzionò, ne diede un altro, decisamente più forte e questa volta ci riuscì, ma solo perdendo l’ecquilibrio e cadendo dalla scala stessa. Chiuse gli occhi, già sentendo il colpo alla testa e alla schiena e la derisione dello Stregone. Invece atterrò sul morbido, due braccia gli attutirono la caduta. Aprì gli occhi, ritrovandosi ad affacciarsi su due stupendi occhi di giada. Era un bel marrone. Sorrise, ricevendo lo stesso segno.
- Coccodrillo.- Sussurrò e… il momento era rotto. Rumpelstitskin lo rimise a terra, in piedi.
- Stai più attento la prossima volta, dearie!- Disse, muovendo una mano, come un folletto.
Uncino non potè fare a meno di guardarlo con affetto.
 
***
 
Era un giorno particolare, quello. Hook aveva trovato il mantello di Bealfire, ma non disse nulla, lo lasciò dov’era. Anche se i suoi occhi erano tristi, stava pensando al ragazzo, non a Milah, solo al ragazzo. Se il suo mantello era ancora qui significava che Rumpelstitskin ci stava ancora pensando? Che cosa avrebbe dovuto fare? Avrebbe dovuto dirgli dove si trovava? Si sarebbe arrabbiato alla scoperta che sapeva esattamente dove fosse, che lo avesse visto e che non glielo aveva detto subito? Lo avrebbe cacciato con tutta probabilità e… non lo voleva, non voleva andarsene. Certo, a volte gli mancava ancora il mare, la sua ciurma e la sua Jolly Rogers, a volte desiderava solo andare a passeggiare fuori per poter respirare nell’aria aperta. Ma lasciare l’Oscuro lì? Quelle erano tutt’altro paia di maniche. No, non voleva lasciarlo. La consapevolezza lo sconvolse. Non voleva, voleva stare con lui… fino a quando lo avesse voluto.
Cos’era quello? Non ne aveva idea.
Quindi, come agire? Dirglielo e farlo arrabbiare subito o attendere consapevole che le conseguenze sarebbero peggiorate? Sperò con tutto se stesso che la punizione potesse essere non troppo dura. Glielo avrebbe detto quella sera stessa.
Giunse la sera e… Hook non sapeva come iniziare la conversazione, uscì dalla stanza, tornando con il mantello e posandolo sul tavolo.
- So che vi manca, Coccodrillo.- Mormorò.
L’Oscuro sollevò lo sguardo, rivolgendo lo sguardo totalmente all’oggetto davanti a lui.
- Non chiamarmi Coccodrillo, Pirata.- Poi si corrucciò. – Dove lo avete preso?- Era passato al voi. Male.
- So che non avrei dovuto toccarlo, ma…-
-Avreste dovuto seguire il vostro pensiero.- Hook la vedeva la rabbia prendere il controllo del suo volto, non si lasciò intimidire.
- …Credo di sapere dove si trova.- A quelle parole lo sguardo dell’altro si fece più acuto e si rivolse a lui.
– Come?- Chiese.
- Ho mandato i miei uomini a prenderlo, prima di venire qui.-
Rumpelstitskin si alzò in piedi, arrabbiato come mai lo aveva visto, neanche nei loro momenti peggiori e lo prese per il collo, sbattendolo contro la parete.
- TU! Come osi toccare mio figlio? Che cosa hai fatto a Bae?- Stava sputando saliva ad ogni parola, mentre la stretta sul collo si stringeva. Hook si ritrovò incapace di fare altro che prendere quelle dita con le sue.
- Se hanno seguito i miei ordini al momento sarà il loro Capitano.- Mormorò, cercando di non ritrovarsi strangolato, anche se avrebbe di certo preferito che vedere così tanto odio tornare su quel volto che aveva così difficilmente imparato ad amare… No! Non poteva amare il Coccodrillo, doveva essere qualcos’altro. Gli aveva tagliato una mano, ucciso la donna e rapito. Affetto, forse. Gli occhi di Rumpelstitskin si restrinsero ancora di più a quelle parole.
- Prendi le tue robe e vattene. Quando torno non ti voglio più vedere- Gli alitò in faccia, prima di guardarlo con disgusto poi...
Rumpelstitskin lo lasciò andare, facendolo cadere in una pozza disordinata. Si allontanò, prendendo il mantello ed allontanandosi. Uscì dalla stanza, senza rivolgergli un altro sguardo.
Per la prima volta Uncino si sentiva un oggetto rotto, molto di più di quando aveva perso la propria mano. Se avesse avuto meno orgoglio o se fosse stato una donna probabilmente sarebbe scoppiato in lacrime. Invece fece forza su se stesso e si alzò avviandosi per uscire. Non ebbe neanche la forza di tornare in camera e prendere le proprie cose.
***
Lo aveva mandato via, aveva sentito la voglia di punirlo, possederlo ed invece lo aveva mandato via. Era così arrabbiato che avrebbe potuto fare qualsiasi cosa. All’inizio aveva pensato che volessero usare il suo ragazzo come mezzo di scambio al suo posto. Poi aveva capito e le parole del Pirata non avevano fatto altro che confermare le sue paure. Il suo Bae il Capitano di una dannatissima nave? Il suo Bae un Pirata? Non ci voleva credere. Da una parte sarebbe dovuto essere orgoglioso di lui, ma dall’altra i pirati erano stati gli stessi che gli avevano rubato Milah. No, l’uomo che aveva davanti gli aveva rubato Milah e Bealfire, ora. Lo odiava. Avrebbe dovuto ucciderlo, perché non lo aveva fatto prima? Ancora… non poteva, semplicemente non poteva.
Il solo pensiero del suo Pirata morto gli stringeva il cuore. Aveva ragione, stava diventando troppo morbido, ma non poteva… non lui, non l’uomo che amava… No! Non poteva amare il nemico! Quindi lo aveva guardato disgustato e lo aveva lasciato andare.
Dannazione! Non sarebbe più tornato, solo uno stupido sarebbe potuto tornare.
Tornò al filatoio.
***
Il Castello sembrava maledettamente vuoto senza quel maledetto Pirata. Doveva trovarlo. Andò in camera sua e sorrise, il letto non era stato fatto. Ovviamente, non ci si poteva aspettare anche quello. Si stese al suo interno, cercando di ritrovare il suo profumo, qualsiasi cosa che gli desse abbastanza forza per cercarlo. Se fosse stato più felice senza di lui? Doveva trovarlo per assicurarsene. Vide l’armadio, l’anta aperta e lì, appesi, gli abiti con il quale Uncino era arrivato. Si alzò ed andò a prenderli. Li strinse a se, tuffandoci dentro il naso.
Pochi minuti dopo creò un cerchio, per cercarlo, trovandolo accucciato in mezzo a un vicolo, la mano stretta contro la maglia. Più davanti, nello stesso vicolo un gruppo di uomini lo stavano cercando con sguardo predatore, lo stavano circondando come lupi. Non poteva sentire le loro voci, ma il modo in cui si toccavano fra le gambe era inequivocabile. Hook non aveva più il suo uncino, caduto da qualche parte o venduto. La cosa che lo fece sentire male, però, fu la sua magrezza. Per fortuna era ancora nella sua città, sotto la sua amministrazione. Scomparve.
 
***
 
Uncino stava perdendo, erano tre giorni che era iniziato quella caccia all’uomo, purtroppo questa volta era lui l’uomo. Sentiva la voce degli uomini dall’altra parte delle scatole che lo cercavano, avvicinandosi sempre più al vicolo dove si era nascosto, come una fottuta donna. Si sarebbe fatto schifo da solo, se al momento non avesse avuto problemi più grandi Aveva cercato la sua ciurma per giorni, ma non l’aveva trovata. Forse erano in un altro mare, probabilmente erano andati avanti. Non aveva soldi, quindi aveva pensato di procurarseli, ma non incuteva la paura referenziale che di solito faceva, non senza i suoi vestiti da pirata e la sua spada. Se solo ne avesse trovata una al momento non sarebbe in quella situazione, invece aveva cercato di derubare un uomo, non era molto grosso, purtroppo aveva degli amici molto grossi e muscolosi. In altri momenti non sarebbe caduto così in basso, ma quello era stato un caso particolare. Un cane gli era stato addosso prima che se ne accorgesse, strappandogli via l’uncino e facendogli comprendere che era troppo tempo che non si addestrava. Era arrugginito. Dannazione! Quindi era scappato via ed ora era lì, un branco di uomini che lo stava pian piano circondando, ridendo alle parole “Capitano, sappiamo che sei la puttana dell’Oscuro, perché non lo succhi anche a noi?” “Lasciati fottere, proietta!”. Aveva pregato ogni cosa che il Coccodrillo per una volta venisse in suo aiuto. Artigliò con una mano quella maglia che indossava, gliela aveva data il suo Coccodrillo. Per un attimo si sentì in pace.
***
Arrivò appena in tempo, trasformando quegli uomini in cani con una pozione. Al momento non gli interessava che prezzo avrebbe dovuto pagare per quella magia. Solo lui poteva toccare Hook, questo doveva essere chiaro a tutti. Una volta che quei cani furono fuggiti si avvicinò agli scatoloni poggiati a terra e li superò. Il suo pirata stava ancora tremando.
- Sei troppo magro.- Disse, storcendo le labbra.
Hook volse lo sguardo a Rumpelstitskin e sorrise.
- Coccodrillo, sei venuto!- Lo stregone lo prese fra le braccia appena in tempo, prima che svenisse. Si smaterializzò di nuovo.
- Stupido pirata.- Sussurrò, mentre lo depositava su una sedia, le labbra arricciate in un sorrisetto. Si sarebbe lasciato andare ad una carezza sul suo volto, invece non lo fece. Lo lasciò solo lì, andando a cucinare qualcosa
 
***
Hook guardava Rumpelstitskin, erano passati alcuni giorni da quando lo aveva salvato. Era strano, ma Hook non poteva impedirsi di esserne felice. Continuava ad osservarlo, sentendosi una fanciulla in pericolo con il proprio salvatore. Quanto era ironico che lui e quell’uomo si odiavano non meno di un anno prima? Le cose erano cambiate e tanto anche.
- Credo di doverti le mie scuse.- Mormorò, dopo un po’.
Rumpelstitskin si volse a guardarlo, la confusione nei suoi occhi.
- Non devi scusarti, ti ho cacciato io.- Disse.
- Non per quello… ma per…- Gli occhi di Hook si abbassarono. – …Quello che ti ho fatto. So che non vuoi sentirlo, ma… quando Milah giunse da me… io ho creduto a tutte le sue parole, anche le sue bugie su un marito violento, una vita indesiderata e… quando ti ho deriso sulla mia nave… non avrei dovuto. Avrei dovuto accorgermi che eri in minoranza, volevo solo divertirmi un po’. Non mi rendevo conto che erano solo bugie, tutte loro. Non mi accorgevo del tuo coraggio, eri un uomo di famiglia andato a riprendersi la madre di tuo figlio, per…- Si interruppe, senza osare dire il nome del ragazzo.
- Puoi dirlo, “Bealfire.”- Disse l’altro, divertito, ma anche decisamente scosso. Gli stava davvero chiedendo scusa per la stessa cosa per il quale avevano iniziato ad odiarsi? Non lo sapeva.
Hook gli sorrise a sua volta.
- Sei stato coraggioso con quegli uomini, grazie.- Concluse.
Rumpelstitskn non sapeva davvero cosa dire, quindi rimasero così a fissarsi.
***
La ciurma di Uncino era finalmente pronta per riprendersi il proprio Capitano da quel mostro dell’Oscuro, capeggiati dal Capitano Neal, era così che voleva farsi chiamare e nessuno glielo avrebbe negato. Il giorno giusto era arrivato, uno dei pirati aveva anche trovato l’uncino del loro precedente Capitano in una bettola abbandonata della città, al suo interno c’erano solo un gruppo di cani e dei topi. Niente di cui avere paura.
Era la sera giusta per attaccare il Castello. Bealfire era deciso, avrebbe sottomesso l’Oscuro, l’uomo che aveva ucciso suo padre. Avrebbe pagato. Sapeva che un tempo anche suo padre era stato l’Oscuro, ma aveva sentito le voci girare di come si era andato a creare un nuovo Oscuro, un vero mostro con anche la coda. Lo odiava.
Si erano procurati delle protezioni magiche per poter entrare nel Castello Oscuro, senza essere notati dalla magia e quindi attaccati.
Era polvere fatata direttamente da Neverland, a sufficienza per tutti.
Appena divenne abbastanza buio attaccarono, tutta la ciurma, tranne un piccolo gruppo che era rimasto sulla nave a protezione della stessa.
Entrarono dalla finestra aperta e Bealfire cercò il pugnale con l’ultima scintilla di magia. Era buio, ma non impediva alla magia di Peter Pan di fare il suo dovere. Trovò l’oggetto e lo prese in mano, per fortuna non era troppo lontano, nascosto certo, ma lo trovò. Si unì al resto della Ciurma nel salotto. L’Oscuro doveva essersi accorto che qualcosa non andava, perché trovarono solo Hook in piedi, con degli abiti marroni. Li guardò perplesso, passando da uno all’altro. La sua barba non era fatta. Capitano Uncino sbuffò.
-Cosa ci fate qui?- Chiese.
I suoi uomini lo guardarono, stupiti.
- Siamo venuti qui per liberarvi, Capitano.
- Grazie, ma non ce n’era bisogno.-
Dal buio venne un’altra voce, grave.
- Io credo di sì. Capitano Hook, sei libero.- I vestiti di Uncino si trovarono in un attimo piegati su una sedia davanti a lui.
- No…- Iniziò Hook.
- Vai.- Disse l’Oscuro, nessuno se ne stava accorgendo in quel momento, ma Rumpelstitskin sapeva che sarebbero arrivati. Per questo aveva fatto trovare il pugnale in camera sua, per questo aveva tenuto la finestra aperta, sperando che suo figlio Bea lo trovasse. Un chiaro segno di amore e per questo ora stava liberando Uncino. Anche se non lo avrebbe mai ammesso.
Solo una volta che se ne furono tutti andati si affacciò alla finestra.
- Addio, Capitano.- Mormorò, fingendo di non avere il cuore spezzato. Non poteva amarlo, non poteva e lo sentiva dentro di se che Bealfire e Hook si sarebbero protetti l’un l’altro. Era meglio così, lontano da lui.
Non sentì lo sguardo di Uncino verso il Castello Oscuro, non vide i suoi occhi bagnati di lacrime non versate.
Non vide il suo volto contorcersi e una maschera di freddezza depositarsi su quel cuore. Non ci sarebbe stata una dichiarazione d’amore fra loro, nessuna promessa di vita insieme. Solo due cuori infranti che si sarebbero cercati per sempre, solo due metà della stessa medaglia.
   
 
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