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Autore: Anown    01/06/2020    2 recensioni
Per Leshawna è un periodo storto, ha delle responsabilità in merito e rischia di trascinare con sé chi le sta attorno. Si rifà viva solo per la lettura di un testamento… potrebbe rivelarsi una terribile idea!
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harold, LeShawna, Nuovo Personaggio
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale
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Quel pomeriggio, quindici persone erano riunite attorno a un ampio tavolo color della pece, ricoperto di vetro, nello studio di un notaio. Singhiozzavano tutti, meno la più giovane del gruppo, una ventiduenne afroamericana piuttosto robusta il cui ventre cominciava ad essere pesante. Tuttavia l'atmosfera della stanza la infastidiva. E non solo a causa dei sette orologi ticchettanti sparsi per la stanza... era l'unica a sentirli?
”Quest'uomo ha davvero un atroce gusto per gli arredi! Ma a parte questo... stanno facendo scena o sono inconsolabili davvero?” si chiese guardandosi intorno furtivamente. Aveva attirato sufficientemente l'attenzione dei proprio parenti in quell'ultimo periodo. “Oltre il primo grado, e a volte neanche, i parenti sono solo un covo di serpi... ma almeno le serpi non hanno la parola, né sanno lacrimare... o almeno credo... Qualcuno che conosco sicuramente saprebbe dirmelo.” sospirò il più sommessamente possibile mentre osservava un fiore di plastica decorativo di colore rosso. “Quasi non lo conoscevo lo zio Amos, sono qui per i soldi... come tutti...” era l'unico suo familiare che conosceva ad essere riuscito ad arricchirsi, la bellezza di novantatré anni aveva. I nipoti avevano fatto praticamente a gara per accudire il vecchio sperando di ingraziarselo e ottenere una buona parte dell'eredità. Ora era bello che morto e tutti erano curiosi di vedere se i loro sforzi avevano avuto successo, solo il documento che il notaio si apprestava a leggere poteva dirlo.
In realtà Leshawna non ci aveva neanche provato a stare a presso al vecchio. Del resto lui che aveva fatto per lei e la sua famiglia? Assolutamente nulla... Vivevano in un quartiere povero e malfamato e neanche gli altri presenti nella stanza avevano avuto vita facile, anche per questo si erano organizzati per assistere lo zio cercando la sua simpatia e i suoi soldi. Chi avrebbe avuto più successo si sarebbe assicurato più soldi, se avessero condiviso equamente, la ricompensa sarebbe stata magra per tutti.
Anche se non aveva fatto granchè, Leshawna, magari era stata presa in simpatia dallo zio e l'uomo le aveva lasciato qualcosa... questa speranza aveva spinto la ragazza a sospendere il suo periodo di latitanza per presentarsi alla lettura del testamento.
-“Io, il sottoscritto Amos Nansy, ancora in possesso delle mie facoltà mentali, lascio tutti i miei beni   a mia moglie...”- cominciò a leggere il notaio e dovette fermarsi a causa dei rumori di sottofondo.
I singhiozzi e i tristi lamenti si erano improvvisamente fermati, nipoti e pronipoti cominciarono a confrontarsi fra loro allarmati:
“Moglie?! Quale moglie?!” “Ma la zia è morta trentanni fa! Mi sa che tanto in possesso delle sue facoltà mentali, lo zio, non era!” “Bisogna annullare il documento e spartirci equamente soldi e beni...” “MA CHE STATE DICENDO?! EQUAMENTE?! DOPO TUTTI QUEGLI ANNI CHE SONO STATO AD ACCUDIRE IL VECCHIO ASPETTANDO CHE SCHIATTASSE?!”
-E-Eh... s-stavo dicendo...- continuò il notaio con voce tremolante. -”Mia moglie, la signora Angelise...”- com'era prevedibile fu interrotto nuovamente:
“ANGELISE?! MA E' LA BADANTE! PUR DI NON LASCIARCI NULLA SI E' SPOSATO A QUELLA!” “Hai capito il vecchio porco...” “QUANDO CAZZO SI SONO SPOSATI?!”
Leshawna non era particolarmente delusa, né dal testamento, né dal comportamento dei familiari. Forse l'avrebbe pure trovato ironicamente divertente in un'altra situazione, ma in quel momento non   poteva importargliene meno, aveva solo voglia di uscire di lì. Si sentiva innaturalmente suscettibile, eppure non mai stata realmente sensibile alle situazioni caotiche... Anche se potendo avrebbe distrutto ad uno ad uno quegli stramaledetti orologi davanti ad un notaio piangente, ma impotente che la supplicava in ginocchio! Come faceva ad udirli nonostante tutto il chiasso del suo parentame?!
“Detesto questa instabilità emotiva!”
-Ehm, ehm...- richiamò l'attenzione il notaio.
“Ma perchè insiste nel continuare?” si chiese Leshawna “Non c'è più nulla di quel pezzo di carta che possa interessare...”
-“Alla mia cara nipotina che non ricordo di aver mai visto prima di un mese fa, ma che ho apprezzato per non aver cercato di farmi simpatia nella speranza di assicurarsi parte dell'eredità (a differenza di diverse sanguisughe che mi sono state col fiato sul collo negli ultimi anni) lascio una scatola rompicapo che si trova sotto il mio letto, certo che il suo amico l'apprezzerà. Per sdebitarmi con lei di aver permesso il mio matrimonio sacrificando il suo giorno.” Eh..- lesse un po' perplesso il notaio. Nel mentre i clienti discutevano fra loro poco pacificamente per cercare di capire cosa fosse successo. -Allora... Se non è scritto il nome della donna, come dovrei capire a chi si riferisce?- Nel frattempo i clienti sembravano essere giunti alla loro conclusione, peccato che la colpevole si fosse dileguata...
-Ah, ecco il nome, eccolo...- disse fra sé e sé il notaio. -Leshawna Gardner...-

-Ah, vecchio di merda!- si sfogò Leshawna al telefono, parlando con la cugina mentre si nascondeva in macchina da altri cugini furiosi. -Quindi è così che sono andate le cose...-
-Mi dispiace, ma lasciatelo dire... hai fatto un macello.- sospirò Leshaniqua. La cuginetta piccola non rispose. -Comunque, inutile piangere sul latte versato! Quindi... che hai intenzione di fare?-
-Penso che me ne starò per conto mio ancora per un po'...- confessò Leshawna. -Ma ci vedremo presto, contaci!- rise nervosamente.
Leshawna sospirò, poi si preparò per fare questa seconda telefonata.
“Forse non dovrei dispiacermi più di tanto se non mi risponde...” si disse mentre attendeva. “Perchè diavolo non mi sta rispondendo?!”
-...Leshawna?- rispose una voce insicura.
-Ehi! T..t...- “Non posso chiamarlo tesoro...” -Harold... ciao...- “Perfetto... Come glielo chiedo ora? Perchè non ho l'abitudine di preparami i discorsi prima?” in quel momento i suoi istinto e capacità di improvvisazione sembravano essere ancora latitanti.
-Sei in salute?- si limitò a domandare Harold.
-Beh... direi di sì.-
-...Bene.- fu un veloce e difficilmente percettibile sussurro, quasi Leshawna si sarebbe potuta domandare se l'aveva sentito davvero. Poi la telefonata si chiuse.
-...Che?- sussurrò incredula. -Stiamo scherzando?- ripetè la telefonata.
-Sì?- rispose Harold scocciato. Inaspettatamente bastò per avere un impatto eccessivo sulla ragazza, si sentiva davvero scoraggiata.
“Mah... che mi prende?” si chiese lei, massaggiandosi le tempie.
-Ehi? Sei... ancora lì?- domandò Harold.
-Niente, lasciamo perdere!-
-...Cosa?-
questa volta fu Leshawna a riattaccare.
Inclinò la testa verso l'alto e osservò pensierosa il tetto dell'auto mentre stava accovacciata fra i sedili. “Gli ho richiamato solo per poter essere io a riattaccare? Sul serio?” il telefono squillò. Leshawna lo guardò esasperata. “Se ha richiamato solo per poter essere lui a riattaccare per ultimo, vado lì e gli spezzo quel piccolo, pallido collo!” si calmò un attimo, prima di rispondere.   “E' la pancia a parlare, non io...”
-Qual è il problema, perchè mi hai chiamato?- chiese Harold. -Q-qualcosa n-non è... andato a buon fine?- domandò atterrito.
-No! La gravidanza procede tranquillamente...- sospirò. -Ma...-
-Ma?!-
-Non c'entra ma è successa una cosa di cui vorrei parlarti...-
-Va bene...- rispose apparentemente più calmo.
-Ecco... Hai presente il giorno in cui non mi sono presentata al matrimonio?- chiese  nervosa.
-Stai scherzando?!- Harold cominciava a sentirsi preso in giro.
-Beh, visto che non ci siamo sposati noi, un mio vecchio zio, ne ha approfittato per sposarsi lui con la sua badante... il vecchio porco ha ben pensato di crepare lasciando tutto in eredità alla moglie... e niente... i miei familiari non l'hanno presa proprio benissimo e ci ritengono responsabili...-
-Hanno anche ragione... e poi, non mi sembra il caso di giudicare tuo zio così alla leggera. Era un uomo a cui restava poco da vivere e che sentiva la sua ora che si avvicinava, un...- Leshawna lo interruppe.
-Lo dici solo per darmi contro?- chiese nervosa.
-Eh... sì e no... Volevi solo sfogarti con me?-
-No...- Leshawna deglutì. -Senti... dopo non essermi presentata al matrimonio non sono sparita solo per te...-
-Lo so, io e tua cugina eravamo preoccupatissimi! Ok, n-non volevi sposarmi...- si bloccò un attimo. -Certo, magari avvertirmi prima! Ma come ti è venuto in mente di scomparire in quel modo?!-
-Non ce la facevo più, stavo soffocando!- si sfogò. La madre di lei aveva fatto loro pressione affinché si sposassero anche per questioni religiose “Mentre lei si è sposata quando avevo già otto anni... da che pulpito... tutta 'sta fissa religiosa ora le è venuta...” Harold si era adattato con naturalezza alla situazione lasciandola indietro... lei poco lucidamente aveva aspettato fino all'ultimo per poi scappare. -Dopo che non avevo avuto il coraggio di sposarmi non ho avuto nemmeno quello di affrontare la mia famiglia, non sono più riuscita a rimane lucida così...- sentì Harold sospirare. Non sapeva cosa significasse ma nel dubbio si incazzò. -Non ce la facevo con gli studi prima, figuriamoci ora, non sono riuscita a trovarmi un lavoro e mi ritrovo in questa situazione... non riesco neanche a sposarmi, qualunque disperata sembra farcela!-
-Già... per sposare me bisogna essere davvero disperate...-
-N-non volevo dire questo, lo sai!-
-No, che non lo so...- sospirò il ragazzo -N-non so nulla, n-non ho idea di cosa... tu pensi... Lascia perdere...-
-Non volevo ferirti, dico sul serio...-
-Ok... ti credo...- si limitò a risponderle piuttosto rassegnato.
-Sono una stupida... Sai, in teoria ero quella intelligente della famiglia e invece mi sono ritrovata a fallire in tutto... con un bambino in arrivo da crescere, non so come, da sola!- “Non mi sento neanche tanto bendisposta nei suoi confronti al momento... Se lo dessi a qualcun altro? Forse gli farei anche un favore...” -Sì, hai sentito bene! I miei familiari mi hanno sempre considerata molto intelligente e avevano delle buone aspettative per me... immagino che per te sia assurdo ma, apparentemente era così!- rise nervosamente.
-In modo differente da me, ma sei molto intelligente e non ne ho mai dubitato...- chiarì Harold. -Perchè senti il bisogno di essere sulla difensiva?- chiese profondamente infastidito.
-Lascia perdere... Sono sulla difensiva nei confronti di chiunque, è un casino... sarà una questione di ormoni.-
-Sei anche esaurita di tuo negli ultimi tempi...-
-Ah, grazie! Davvero consolante!-
-Guarda che non intendevo... forse non avrei dovuto scegliere il termine esaurita...-
-Lo so, lo so...- lo interruppe -Beh, certo... se sono particolarmente intelligente e sono finita così, gli altri che ce la fanno cosa sono? Geni?- chiese infastidita.
-Indipendentemente dall'intelligenza e il rendimento scolastico, capita che finita la scuola ed entrati nel mondo degli adulti ci si ritrovi completamente spaesati magari per cause esterne. Forse dovremmo... eh, dovresti individuare la tua e...-
-Mi sembra inutile a questo punto, no?- lo interruppe di nuovo. -Quindi... posso rimanere da te per un po'?- decise di sganciare quella bomba senza prepararlo ulteriormente, continuando a temporeggiare non sarebbe più riuscita a chiederglielo.
-Cosa?!-
-Beh, ho accidentalmente fatto in modo che mio zio non lasciasse niente ai miei familiari... vorranno la mia testa... e in ogni caso non ho tutta questa voglia di averci a che fare ora. D'altra parte non mi va di approfittare ulteriormente dell'ospitalità di Gwen...-
-Ah, quindi eri da lei...- si sentiva un idiota a non averci pensato. -Comunque, fammi capire...- sospirò. -Mi abbandoni all'altare, ma torni per chiedermi aiuto... sai, mi sento leggermente usato e preso per i fondelli...-
-Ok, fa finta che non abbia detto nulla, allora! Farei volentieri a meno di...-
-Ti aiuterò, non posso lasciarti sola in questa situazione, è anche una mia responsabilità.- puntualizzò -Ma avrei perlomeno il diritto di lamentarmi fino a prova contraria, no?-
Una parte di lei provava quasi un bisogno irrazionale di litigare anche se non aveva torto, ma provò a sopprimerla. -Farei volentieri a meno di sfruttarti, dico sul serio, ma...-
-In questo momento hai bisogno di aiuto, è inutile che ti faccia problemi chiederlo e suppongo sia naturale tu ti rivolga a me...- riflettè Harold. -Certo, gravidanza a parte, sono problemi che avresti potuto evitare con la tua famiglia chiarendo dal principio che non avevi intenzione di sposarmi...- sentì il bisogno di specificare nuovamente. -Però anche per il bambino, se io non fossi intenzionato a darti una mano spontaneamente, potresti sempre cercare qualche appiglio legale per costringermi, quindi da quel punto di vista, stai tranquilla.-
-Hai... davvero uno strano modo di rassicurarmi...- involontariamente sorrise. -Ma non farei mai una cosa del genere... inoltre i soldi per l'avvocato?-
-Per tua fortuna ti aiuterò per il bambino a prescindere.- affermò Harold senza slanci di alcun tipo. -Ripeto, è anche una mia responsabilità...-
Leshawna si sentiva irritata. -Grazie...-
-Li hai fatti i controlli? Sappiamo di che sesso è? È il terzo mese, dovrebbe essere visibile.- domandò interessato.
-E' l'ultima cosa a cui volevo pensare sinceramente, sai?- sbirciò dal finestrino per assicurasi che non ci fosse più nessuno in giro. -Quindi, sto venendo da te ora o hai bisogno di prepararti o qualcosa del genere?- cambiò volentieri discorso.
-Puoi passare da mia sorella così ti do le chiavi dell'appartamento.-
-Eh? Perchè sei da Celia?-
-Ho deciso di rimanere da lei per un po'... non faccio la sanguisuga ovviamente.- chiarì con una punta di orgoglio. -L'aiuto con la casa e con il bambino. Lei e il marito hanno molto lavoro ultimamente e non ci sono quasi mai... Riff ha già quattro anni, sai? Da non credere, mi sembra ieri che è nato!- era la prima volta da quando avevano cominciato a parlare che aveva un tono così leggero. Non sapeva se si sentiva rassicurata o inquieta. Una parte di lei non riusciva a non sentirsi infastidita dal fatto che si trovasse facilmente a suo agio in un contesto domestico... anche se era sollevata di sentirlo più tranquillo.
-E riesci a studiare lì? Dovesti laurearti quest'anno se non sbaglio...- cambiò nuovamente discorso.
-Ho voluto staccare un po' non... non riuscivo proprio a concentrarmi... non riuscivo più neanche a leggere... sono andato nel panico, credevo di avere qualche danno al cervello!- rise nervosamente.
-Immagino.- sorrise di nuovo, non capiva il perchè -Certo che fare la domestica e la baby sitter per qualcun altro è proprio uno strano modo per staccare, eh?-
-Per ora è buono per distrarmi...- si limitò a rispondere.
-Ok... allora sto arrivando, tanto sono già in macchina e...-
-Leshawna!- si voltò, il cugino Josh si era accorto della sua presenza e si avvicinava infuriato.
-Merda!- partì in fretta e furia.

Leshawna arrivò verso le sedici, era sollevata che ci fosse solo Harold in casa, per quando rimanesse una situazione tesa. Inizialmente il ragazzo si sporse dalla porta e le passò le chiavi. Le diede un'occhiata e disse che gli faceva piacere che stesse bene. Poi si ritirò.
Leshawna rimase un momento ferma dietro la porta, poi Harold rispuntò di nuovo.
-Non è stato carino il modo in cui hai chiuso la chiamata.-
-Beh, sarebbe stato meno carino dover stare li a menare mio cugino.- Harold la guardò molto preoccupato.
-Non devi esporti a certe situazioni.- disse tenendo le braccia conserte.
-Sì, si lo so... sono incinta ecc...- odiava quella situazione.
-Non dovresti esporti a situazioni in cui puoi farti male o finire in galera, a prescindere.- commentò Harold infastidito -Comunque tranquilla, è normale che per ora la pancia non si veda soprattutto considerando che è la prima gravidanza.- Leshawna lo guardò storto.
-Non mi ero nemmeno posta il problema in realtà.- “Vorrei pensarci il meno possibile onestamente.” Mentre Harold insisteva per spiegarle, poco sinteticamente come al suo solito, che era importante che invece monitorasse la situazione, si accorse di una presenza alle spalle del ragazzo che la osservava con i suoi occhietti grigi. Il minuscolo bambino sporgeva la testolina castana da dietro la gamba dello zio. Appena si accorse di essere osservato fece un timido gesto della mano per salutarla, poi corse via dentro casa. Era sempre stato molto schivo e timido come la madre...
Harold prima di rientrare, si girò e le diede un'ultima occhiata.
-Sono contento che tu stia bene... sul serio...- ripetè di nuovo accennandole un sorriso teso.
“Perchè qualunque cosa cerchi di dirmi si trasforma in domande e commenti sulla mia salute? Sta diventando insostenibile...”
Ma anche Leshawna cercò di sorridergli. -Anche io sono contenta che tu stia bene...- era molto magro e teneva una postura storta, ma era così anche prima. Le sembrava particolarmente pallido, ma probabilmente era colpa dell'autunno inoltrato, tendeva ad acquisire e perdere colore facilmente a seconda della stagione. Anche le occhiaie, era da qualche mese che le aveva, non dipendevano dalla sua fuga. Si sentì sollevata.

Harold rientrò in casa, sentire Leshawna era stato un sollievo. Era stato davvero preoccupato e non solo per il bambino e per la poca attenzione e prudenza di Leshawna. Ma si era sentito anche molto a disagio vedendola.
“Per quanto tempo ha intenzione di evitare la sua famiglia?” non gli sembrava avesse dei cattivi rapporti con loro, per quanto potesse comprendere un suo imbarazzo era un atteggiamento inusuale. Non era mai stata il tipo da angosciarsi troppo ma era da un po' di tempo, ben prima della gravidanza che gli era sembrata strana, quasi malinconica e spesso di cattivo umore.
“Indipendentemente dal rapporto con i suoi familiari, la memoria umana funziona così, se sei triste richiamerai più facilmente ricordi tristi, con più difficoltà ricordi legati ad altri stati d'animo... forse in questo momento non riesce ad avere molti ricordi positivi dei suoi familiari e non li vede come supporto, ma come figure ostili e deluse... oltre a sentirsi in una situazione umiliante a quanto pare...” cominciò provare una morsa allo stomaco. “E... io? Come dovrei sentirmi?”
Non era mai andato d'accordo con i familiari di Leshawna. L'avevano sempre visto come l'animaletto strano e fastidioso che a volte si trovava nelle vicinanze della ragazza. Non era mai riuscito ad entrare in confidenza con nessuno di loro. Non lo odiavano, ma decisamente non lo rispettavano...
“Del resto sono il tizio con cui per sei anni ha avuto una strana relazione di tira e molla con pause di mesi... non sono esattamente elementi che ti fanno prendere sul serio...” non era mai riuscito a staccarsi completamente da lei e anche la ragazza tornava a cercarlo. Erano prima di tutto amici e Leshawna aveva di suo un rapporto complicato con le relazioni quindi l'aveva sempre un po' giustificata quando aveva un comportamento contraddittorio nei suoi confronti.  
Negli ultimi due anni avevano avuto una relazione più stabile, avevano anche cominciato a convivere... più o meno... Quando, con poco entusiasmo, si era trasferito in un appartamento per stare più vicino l'università, la ragazza aveva cominciato a passare più tempo da lui che a casa propria. “Comincio a chiedermi se non lo facesse più per problemi a casa di cui non mi aveva mai parlato che per altro... Sono sempre più confuso sulla nostra... “relazione”... Spero si decida a tornare a casa presto. Non posso rimanere qui per sempre, per ora sono utile, ma mio cognato mi odierà... Ritrovarti a casa il fratellino di tua moglie non deve essere proprio il massimo...” Era un uomo tranquillo, un po' più piccolo di Celia, ma si sentiva a disagio nei suoi confronti. Sospettava di non piacergli anche se non gli aveva mai accennato niente del genere. Anche questo lo motivava a cercare di rendersi il più utile possibile in casa, non voleva essere il parassita da cacciare.
“Eh... Forse sto diventando un po' paranoico... e... e se lei rimanesse nel mio appartamento e dovessi ritornarci?” pensò angosciato. “No... non voglio ricascarci... Mi sembra di essermi umiliato abbastanza, no? Sono stanco! Lei non riesce mai a tenere in considerazione i miei sentimenti e... davvero non ne posso più, subisco sempre il contraccolpo peggiore fra i due! E... e ho paura...” si era sentito molto male a causa di tutta quella situazione, era una cosa che non voleva ripetere. “Però non è che se stiamo a contatto debba per forza ricascarci e dovremo per forza stare vicino se avremo un bambino...” deglutì “Ma non voglio rivederla ora, non sono pronto!” si sentiva come se avesse qualcosa di incastrato in gola, respirava sempre peggio e cominciava ad avere la vista appannata come se stesse per avere un mancamento. “No, non ora...” si costrinse a a controllare il respiro, prese in braccio la gatta e si distese sul divano tenendola sulla pancia.
-Scusami Kunoichi...- disse carezzando la testa della gatta fulva. Lei lo osservò con gli occhi socchiusi e assonnati. In teoria non apprezzava essere presa in braccio, ma con l'età si era fatta più docile. Se così non fosse stato non avrebbe potuto portarsela in una casa con un bambino piccolo che cercava di abbracciarla, rincorrerla e tirarle orecchie e coda, ma da giovane era stata un animaletto piuttosto feroce...
-Uh... stai male ancora?- domandò Riff avvicinandosi con carta e matite.
-Emh... già...- sospirò Harold.
-Se non ti stendi, cosa succede?- domandò curioso.
-Potrei perdere l'equilibrio, svenire...-
-Uh... non ho mai visto qualcuno svenire...- disse molto interessato. Harold sorrise, gettò un braccio all'indietro, inclinò un po' il collo e cercò di simulare uno svenimento scenico. Lui e il bambino ridacchiarono.
-Magari avrai l'occasione di vedermi svenire quando ci saranno mamma e papà in casa, ma in questo momento non posso permettermelo.-
-Ok... ma Kuni che c'entra?- Harold ci pensò.
-Kunoichi... Mi fa sostegno morale.- Il bambino pensò di sedersi bruscamente davanti la gatta in corrispondenza del plesso solare dello sventurato ragazzo. Harold fece un suono strozzato.
-Ahi!- esclamò. Spostò il nipote e lo mise giù mentre Kunoichi ne approfittò per svignarsela.
-Riff... non puoi sederti così sopra una persona!- disse massaggiandosi.
-...No sostegno morale?- chiese Riff confuso.
-Mi daresti più sostegno facendo il bravo.-
-Lo sono sempre!- protestò il bambino.
-Sì, si lo so. Fai un ottimo lavoro infatti.- sospirò carezzandogli la testa. Il bambino si convinse, poi gli punzecchiò la pancia.
-Il bambino quando esce?- Harold lo guardò perplesso.
-Non... non c'è un bambino... il bambino c'è l'ha Leshawna...- “Probabilmente non è neanche tuo, siete sempre stati prudenti...” odiava quando gli arrivavano quei pensieri, ma ormai era quasi abituato “Prudenza o no, la sfiga esiste... non mi chiamavano lo sfigato, del resto?” non avrebbe mai pensato che quella parola potesse rassicurarlo in qualche modo.
-Ma mamma dice che sei incinta... E mamma non dice mai le bugie!- affermò punzecchiandolo con insistenza.
-E' per prendermi in giro perchè continuo ad avere vertigini come una donna incinta...- sospirò. -Per essere incinta devi essere una donna... E della cicogna che mi dici?-
-E' una bugia!- rispose infastidito. -Ho visto donne con la pancia grossa e dicevano che c'era il bambino dentro... se il bambino sta dentro la pancia, non può averlo la cicogna!- spiegò infervorato. Harold non potè non sorridergli, gli ricordava lui da bambino. -Forse mamma qualche bugia la dice...- ammise.

Mentre il Riff disegnava, Harold venne incuriosito dal colore del sole... il bambino lo aveva fatto rosso. “Se non è un sole che tramonta, di solito i bambini lo fanno giallo... chissà perchè proprio rosso...” il rosso era il colore a matita meno consumato, Riff non sembrava favorirlo... a giudicare dallo stato delle matite, sembrava preferire i colori freddi... verde, verde acqua, azzurro, viola...
“Il rosso è un colore che mette in allarme... è il colore del sangue... e... della rabbia? Forse lei prova del rancore nei miei confronti...” riflettè Harold. “Posso permettermi di dedicarmi allo studio perchè l'affitto per il momento può pagarmelo mia madre... e che si tratti di scuola o università non ho mai avuto grossi problemi... dall'esterno sembro il genio che non deve neanche sforzarsi...” pensò irritato “Lei invece ha inizialmente tentato di distribuirsi fra lavoro e studio e aveva le migliori intenzioni... peccato sia rimasta sempre più indietro, si sia sentita sempre più scoraggiata... ad un certo punto era come se il solo aprire il libro la angosciasse. Sembrava stesse sviluppando quasi una fobia...” ricordò Harold “Ma ci ha provato lo stesso, ad un certo punto ha deciso di dedicarsi solo a quello, ma ha continuato a non andare a parare da nessuna parte... quella scelta mi ha comunque stupito. L'ha fatto perchè si sentiva in competizione con me?” ricordava che si innervosiva spesso quando lui sembrava non capire i suoi problemi, le ricordava quando aveva esami, di studiare. Sembrava infastidita dal fatto che a lui, almeno in apparenza, venisse tutto facile. Sentì di nuovo il bisogno di stendersi “Facile? Ho un'ottima capacità mnemonica, ma è uditiva... Quando si tratta di studiare dai libri non sono avvantaggiato. È solo che sono stato abituato a stare sui libri per ore... non sono un cheater, mi sono impegnato... mi sono sempre impegnato!” gli sembrò di essere ancora a scuola e di doversi giustificare con i suoi bulli e compagni di classe. Fece un respiro profonde. “Se Leshawna me lo chiede glielo dico...” si appuntò “Mi dispiace per lei... non credo che riuscirebbe a comprendere quanto... ma avrebbe potuto chiedermi di aiutarla... o forse lo avrebbe trovato imbarazzante?”
Harold si rese finalmente conto di star solo facendo congetture, non sapeva se Leshawna davvero provasse risentimenti per lui. Per quanto in quel momento gli sembrasse più che plausibile, forse era solo influenzato dalle sue emozioni. “No, non avrò mai il coraggio di chiederlo...” si rese conto. “In ogni caso... se aveva prima rancore nei miei confronti... se il bambino è mio, potrebbe... ah, anche se a livello inconscio deve odiarmi! No, no basta congetture...”
-Riff... perchè il tuo sole è rosso?- chiese al bambino. Riff lo guardò confuso poi indicò fuori dalla finestra.
-E' rosso, vedi?-
-G-giusto... è il tramonto...- sospirò -Scusa era una domanda stupida, come ho fatto a non pensarci?- sorrise.
-Zio è stupido...- commentò innocentemente Riff. -E il sole sembra... il rosso dell'uovo! Mi piace!- continuò il bambino -Sarebbe bello mangiarlo... un rosso di uovo gigante...- disse osservando l'astro con interesse.
-Già... ma magiare tanto rosso potrebbe farti male alla pancia.- Harold gli pose la mano sopra il capo. -E non guardarlo troppo, potrebbe farti male alla vista... Vuoi finire mezzo ciecato come il sottoscritto?- scherzò.
-Oh... preferisco no...-


Angolo dell'autrice.
Finalmente sono riuscita a scrivere qualcosa... troppe idee, ma troppa poca testa per sedersi a scrivere... Questo è un tema che ho provato ad accennare più volte, ma non ne sono mai uscita soddisfatta quindi ci riprovo, magari è la volta buona! O forse no...
Spero che questo primo capitolo possa piacervi e che la storia possa interessarvi, una vostra opinione fa sempre molto piacere. Mi scuso per eventuali errori.

-Con kunoichi si intende un ninja di sesso femminile. Mi sembrava adatto come nome.
  
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