Fanfic su attori > Tom Hiddleston
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Autore: Valerie    01/06/2020    3 recensioni
Questa è la risposta alla presa di consapevolezza del fidanzamento di Tom con Zawe Ashton e al matrimonio di Oliver Phelps, sposato già da ben cinque anni!
Dovevo in qualche modo recuperare i danni che queste notizie traumatiche hanno lasciato in me e Wall_Hellsong.
Chiedo scusa già da ora.
___________________________________
Dal testo.
-Ho la sudarella – disse coprendo il microfono, rivolta a Giorgia, una delle truccatrici accanto a lei.
Il suo sguardo vagò poco lontano, fino a posarsi su una figura maschile, alta e slanciata.
Oliver Phelps, nell'intercettare l’occhiata di Chiara, le sorrise di rimando.
-Respira…sei in apnea! – Georgia le diede una leggera scossa ad un braccio, ben attenta a non farsi notare dall’alter ego di George Weasley.
-Serve una truccatrice per Tom Hiddleston! -la voce di un addetto alle luci richiamò l’attenzione delle due ragazze.
-Beh…che fai? Non vai? – chiese Chiara all'altra.
-Chi? – rispose la bruna dai capelli mossi.
-Tu! –
-Dove? -
-Giorgia, muovi il sedere e vai a vedere cosa serve a Hiddleston, prima di subito! – fece Chiara perentoriamente.
Genere: Comico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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I giorni che separavano Chiara e Giorgia dalla cena a cui erano state invitate passarono in fretta, fra prove e dirette, il tempo scandito sembrava esaurirsi in un soffio.
-Ma vi siete scambiati i numeri di telefono? – chiese la bruna alla produttrice passandole accanto durante una diretta e alludendo all’attore che solo qualche sera prima l’aveva invitata a bere qualcosa.
La castana sembrò pensarci su più del dovuto.
-Non vi siete scambiati i numeri di cellulare?!- la truccatrice mise su un’espressione così scioccata che Luke, poco lontano, si avvicinò per chiedere se fosse successo qualcosa di grave.
Il numero non era stato scambiato, ma ci volle poco perché Oliver, con la scusa della cena di beneficenza, le chiedesse il suo. Giorgia non mancò di elogiare il fine corteggiamento che il ragazzo aveva intrapreso.
-Non mi sta corteggiando! -  disse Chiara chiudendo la cartellina che teneva in mano con uno schiocco.
-Sì, così come io non sto evitando To…- la bruna si fermò prima di terminare la frase.
-Quindi è vero che lo stai evitando! – fece la castana puntandole il dito contro.
Giorgia si voltò di scatto dandole le spalle -Non sto evitando proprio nessuno- fece in modo evasivo tentando di abbandonare il campo di battaglia.
-Giorgia Torti, trona subito qui! – fece Chiara, andandole dietro, destreggiandosi fra le decine di cavi sparsi sul pavimento.
-Io non lo evito, semplicemente lui non esiste- le disse la bruna, fermandosi a guardarla e scandendo per bene le parole.
-Scusa chi lo sta truccando questi giorni? – le chiese l’amica incuriosita.
-Kate- fu la semplice risposta dell’altra che riprese a camminare verso i camerini con il solo obiettivo di scrollarsi Chiara di dosso.
-Puoi fidarti della tua emotività- la castana pronunciò quelle parole con tutto l’affetto di cui era capace.
Giorgia rallentò il passo, guardò l’amica e tornò verso di lei.
-Mi sento sempre quella ragazzina immatura d’un tempo- le disse in un filo di voce, -Non è tanto lui il problema. Temo di scoprire di essere rimasta quell’ingenua che tutti hanno sempre criticato, quell’infantile adolescente che si innamora con niente e che vive di illusioni-
-Non lo sei affatto- controbatté la castana -Datti la possibilità di dimostrarti che sei cresciuta. Sei una donna, le cui crisi ormonali sono pienamente giustificate in presenza di quella sottospecie di Adone che si aggira nei paraggi- concluse con un’espressione del viso che sottolineava l’ovvietà della cosa.
La truccatrice non poté non ridere a quell’affermazione -Ok, le crisi ormonali saranno anche giustificate, ma a me quell’uomo piace così tanto che se gli sto vicino i miei due poveri neuroni perdono la cognizione del reale. Mi conosco, lo so che va a finire che mi innamoro. Questo è un sicuro palo in faccia, voglio solo tutelarmi-
-Ok- fece Chiara sconfitta -Tu sai ciò che è meglio per te-
Giorgia annuì decisa.
-Puoi sempre buttarti su Chris Evans- fu l’ultima considerazione della castana.
 
***

Il taxi che Oliver mandò a prendere Chiara e Giorgia lasciò le ragazze davanti al lussuosissimo hotel in cui si sarebbe tenuta la cena di beneficenza.
Un omone alto, vestito in giacca e cravatta e con un auricolare all’orecchio si avvicinò a loro chiedendo nome e cognome, guardò poi sulla lista e fece cenno ad un altro energumeno di accompagnarle all’interno.
Chiara non faceva altro che grattarsi nervosamente la punta del naso, mentre Giorgia lisciava di continuo il tessuto del vestito che aveva comprato solo poche ore prima.
Avevano entrambe svuotato i loro armadi di tutti gli indumenti che contenevano. Avevano seminato vestiti per tutto il pavimento del loro appartamento. Alla fine, avevano convenuto di non possedere niente che potesse essere adatto all’occasione e, in una corsa contro il tempo, erano uscite a comprare qualcosa che potesse andare bene.
Chiara aveva trovato un fantastico vestito con taglio stile impero, scollo a cuore che le metteva in risalto il seno, vita fasciata e gonna morbida, lunga fino alle caviglie, di un singolare color rosso bordeaux, mentre Giorgia aveva optato per un vestito di pizzo nero, stile sirena e uno scollo stretto e profondo fin sotto la linea del seno.
-Tanto non si nota nulla- le aveva detto la castana vedendola uscire dal camerino con addosso l’abito, incitandola a scegliere quel modello, secondo lei particolarmente adatto alla forma del suo fisico.
-Tanto non c’è nulla da notare- aveva controbattuto l’altra in un’autoironia pungente.
Entrando nella hall dell’albergo non poterono non accorgersi della presenza di alcune fra le persone più popolari al mondo. Videro Hugh Jackman e sua moglie Deborra-Lee Furness, che Giorgia definiva da sempre la donna più fortunata del mondo, Chris Hemswort era in posa con sua moglie Elsa Pataky per una foto e, poco più in là, Chris Evans era impegnato in una fitta conversazione con il fratello dell’attore che tutt’ora impersona Thor nella cinematografia Marvel, Liam Hemsworth.
-Oh, mio Dio, quello è Robert Pattinson! – esclamò Giorgia puntando il dito oltre la spalla dell’amica. Chiara quasi non le staccò una falange.
-Non indicare! – la ammonì stringendole la mano quasi fino a farle male.
-Ahi! Lo sai che secondo i canoni di Leonardo Da Vinci, Pattinson è l’uomo più bello del mondo? Per lui l’estetica era una questione di geometria - aveva controbattuto spiegandosi la bruna.
-I calcoli matematici di Da Vinci non ci eviteranno una figuraccia- aveva tagliato corto l’altra.
Rimasero qualche secondo immobili nella loro posizione, un po’ imbarazzate e incerte sul da farsi.
-Chiara! Giorgia! – la voce di Oliver le raggiunse da poco lontano.
-Siete arrivate! – il volto illuminato da un’espressione felice, le labbra stirate in un ampio sorriso, le braccia aperte pronte ad un abbraccio mentre si avvicinava a loro.
Chiara non poté evitare di sentire un piacevole tepore irradiarsi dal centro del suo petto al resto del corpo, nel momento in cui il ragazzo aveva posato gli occhi insistentemente su di lei, intenti ad ammirare la sua bellezza decorata da quel vestito che valorizzava le sue forme.
Improvvisamente, Giorgia si rese conto di essere di troppo.
-Oliver, c’è un bagno? – chiese studiando un modo per lasciarli qualche minuto da soli.
-Sì…in fondo a destra – le rispose distrattamente, senza staccare gli occhi dalla sua amica.
Chiara aveva ormai l’indice che in loop toccava la punta del naso, per poi andare a sistemarsi una ciocca di capelli già di per sé ferma dietro ad un orecchio.
La bruna non poté fare a meno di sorridere nel notare che anche l’attore fosse molto emozionato.
Si allontanò verso la direzione che Oliver le aveva indicato con la speranza che potesse seriamente nascere qualcosa fra quei due. Lui, almeno fino a quel momento, si era dimostrato un ragazzo dolce, rispettoso, serio e realmente interessato. Non aveva sbagliato una mossa.
Fece per abbassare la maniglia della porta dell’antibagno quando qualcun altro, dall’intero, la aprì di scatto.
Un improvviso gelo si impossessò del suo corpo, immobilizzandole il sorriso appena spuntato in una smorfia quasi di paura.
-Oh…ciao! – un Tom Hiddleston in un divino completo blu firmato Gucci la salutava stupito.
Se solo non avesse dato l’idea della pazza, Giorgia avrebbe iniziato ad urlargli un esasperato ed isterico ‘che cavolo ci fai tu qui?’.
L’unico motivo per cui aveva accettato quell’invito risiedeva nel fatto che Chiara le avesse giurato e spergiurato che la controparte reale dell’ambiguo dio degli inganni non avrebbe presenziato alla cena quella sera.
Quindi, perché diavolo lui era lì?
‘Vi prego terminazioni nervose, non abbandonatemi proprio adesso’ si disse fra sé, cercando di riprendere il controllo dei suoi muscoli facciali.
-Ciao…– ricambiò il saluto poco convinta.
-Che sorpresa trovarti qui- continuò lui, squadrandola da capo a piedi.
-Già…sono con Chiara. Ci ha invitate Oliver- disse in modo impacciato, gesticolando nervosamente e scostando continuamente gli occhi da quelli dell’uomo.
-Ah, beh, fantastico! Io avrei dovuto essere altrove- le spiegò lui -Ma l’altro impegno è saltato, quindi…eccomi qui! -
‘Davvero fantastico’ le fece eco la sua voce nella testa.
Come avrebbe potuto dileguarsi senza dare nell’occhio e, soprattutto, senza incorrere nell’ira funesta della sua amica?
-Se mi permettessi, dovrei andare in…- disse solamente, indicando la porta del bagno.
-Oh, certo, scusami. Ci vediamo dopo- si limitò a risponderle, lasciandole la porta aperta e facendole spazio per passare.
Giorgia chinò appena il capo in segno di ringraziamento e poi proseguì verso la sua destinazione, incurante della lunga occhiata che l’attore dai magnetici occhi chiari rivolse alla sua schiena scoperta dal vestito di pizzo nero.
 
 
 
-Avete atteso tanto per l’arrivo del taxi? – chiese Oliver a Chiara, prendendo posto ad uno dei tavoli rotondi presenti nella sala.
Chiara vide diversi segnaposti poggiati sulle tovaglie bianche. Nell’arrivare al tavolo loro assegnato, non poté non notare, su quello a fianco, una targhetta con su scritto ‘Tom Hiddleston’.
Quasi non le venne un colpo. Giorgia sarebbe andata in panne e probabilmente l’avrebbe uccisa.
-Cosa, scusami? – chiese rivolta all’attore, consapevole di essersi distratta.
-Chiedevo…avete attesto molto per l’arrivo del taxi? – ripeté lui.
-Oh, no. No, no, forse il taxi ha atteso molto noi- rispose la ragazza, cercando di scansare l’immagine di Giorgia versione Hulk che le si era formata nella testa.
-Beh, l’attesa è la giusta preparazione per la meraviglia che si aspetta (1) – Oliver pronunciò quelle parole con una tale convinzione e trasporto che Chiara non poté non accusare di nuovo quel caratteristico tepore invaderle ogni fibra del corpo.
Era lei la meraviglia in questione? Poteva davvero credere che fosse così?
Qualcosa nel suo cuore risuonò familiare, come un rumore di passi conosciuto eppure nuovo, come una presenza che si affaccia per la prima volta nella vita di qualcuno, ma per cui si prova nostalgia da sempre.
Qualcuno interruppe quel momento molto intenso richiamando l’attenzione dell’attore verso un altro tavolo.
-Puoi scusarmi? – le chiese prima di alzarsi dal suo posto.
-Certo, fai pure- gli rispose sorridendo.
-Torno presto-
 
Prima che Oliver potesse tornare al tavolo, una Giorgia visibilmente scossa fece il suo ingresso nella grande sala che, piano piano, andava riempiendosi di ospiti.
La bruna prese posto accanto all’amica senza fare un fiato.
Stettero qualche secondo in silenzio prima che la castana prendesse parola -Ti giuro che non lo sapevo- disse all’altra in tono di scuse, conscia del fatto che quella rigidità fosse dovuta ad un solo motivo plausibile.
-Sì, lo so- disse seccamente -Mi ha detto che l’altro impegno che aveva è saltato, e che all’ultimo momento ha deciso di venire qui- continuò guardando un punto fisso davanti a sé.
-Oh…senti! – fece d’un tratto nel dialetto romano che era solita usare nei momenti di maggiore tensione, ma che evitava come poteva, non trovandolo adatto alla raffinata cultura inglese -Sai che c’è? - disse ridestandosi dallo stato catatonico in cui era caduta -Chi se ne importa! Non posso davvero ridurmi a un vegetale perché quell’uomo è nei paraggi! –
Chiara rimase stupita dall’improvvisa reazione dell’amica, ma fu ben felice di assecondare quel nuovo slancio motivazionale.
-Brava! Così ti voglio- le disse.
-Adesso manca solo il vino- fece decisa la bruna, guardandosi intorno alla ricerca di un cameriere.
-Ok, però non ti ubriacare- si raccomandò -Abbiamo una reputazione da difendere-
-In realtà tu hai una reputazione da difendere, io no- la corresse l’altra, sbattendo le lunghe ciglia e scoprendo i denti in un sorriso malizioso.
Chiara si portò una mano alla fronte. Quell’espressione non presagiva nulla di buono.
 
***

Dopo una lunga serie di portate, di cui le ragazze mangiarono a malapena qualcosa, fu il momento dei balli.
-Ti va di ballare? – chiese Oliver a Chiara porgendole la mano destra.
La ragazza si girò verso l’amica -Ti dispiace? -le chiese.
-Figurati! – fu l’immediata risposta di Giorgia che, non appena i due lasciarono il tavolo, si riempì il calice di vino quasi fino a metà, giusto per non dare troppo nell’occhio.
La band assoldata per la serata intonava le note di una canzone che Chiara non conosceva, mentre Oliver la accompagnava in pista, dove già altri avevano preso a ballare.
-Come se la cava con i balli, signorina Rossi? – le chiese il ragazzo ponendosi di fronte a lei.
-Se parliamo di balli su canzoni pop, potrei cavarmela egregiamente- rispose lei ammiccando appena.
-Con i lenti invece? – incalzò lui di nuovo.
-Non credo di aver mai ballato un lento- confessò la castana.
-Vorrà dire che mi prenderò la briga di insegnarle qualche passo- disse l’attore, prendendola per la vita.
-Ma questo non è un lento…- cercò di spiegare la ragazza, ma lui non sembrò ascoltarla minimamente.
In tutta risposta, avvicinandola a sé, Oliver prese a canticchiarle all’orecchio una canzone che Chiara sapeva di aver già sentito.
- You're in my arms and all the world is calm. The music playing on for only two, so close together and when I'm with you, so close to feeling alive…- (2)
Come cullata e avvolta da quella dolce melodia, la ragazza si lasciò andare alle braccia dell’uomo che aveva di fronte.
Così vicini.
Non osava dire nulla, Oliver, mentre continuava a guardare quella ragazza che aveva conosciuto solo un mese prima.
La trovava bella, piena di creatività e inventiva. Aveva poi quel temperamento tipico di chi sa e vuole mettersi in gioco.
Aveva chiuso la sua unica e vera relazione importante da quasi due anni, ma dopo quella storia gli era risultato difficile cominciare una nuova frequentazione.
Quando aveva visto Chiara, però, la sua spontanea reazione nel vederlo, era rimasto subito colpito, sia dalla sua bellezza che da quella naturale propensione nel saper convivere con la parte più buffa di sé. L’aveva poi vista concentrata sul lavoro, fantasiosa, capace di dare quel tocco in più a qualcosa che altrimenti sarebbe risultata obsoleta.
Sentiva la mano destra di Chiara delicatamente poggiata sul suo petto, mentre la sinistra la stringeva nella sua, accompagnandola nei movimenti di quel lento che suonava solo per loro.
 
***

Giorgia appurò che Chiara sarebbe finita sulle riviste di gossip molto presto, riempiendo una seconda volta il suo calice di vino.
Fece per portarlo alla bocca, quando qualcuno le ostruì la visuale mettendosi seduto accanto a lei.
-Se continui così finirai per non riuscire a ballare con nessuno. Al massimo barcollerai-
Nell’esatto momento in cui Tom le si era seduto vicino, più che bere un solo calice, avrebbe voluto attaccarsi all’intera bottiglia -Sottovaluti la tempra di noi ragazze italiane- rispose in tono di sfida.
-Se la metti così…dovremmo vedere come te la cavi con i super acolici- disse l’attore sostenendo il suo sguardo.
Giorgia notò che aveva accorciato i capelli, mentre aveva lasciato crescere una barba rada sulla mascella affilata.
Aveva il collo teso, la testa leggermente inclinata verso destra e uno sorrisino sghembo.
-Quindi non balli? – le chiese l’uomo cambiando discorso.
-No, barcollerei…- rispose facendogli eco.
Tom alzò un sopracciglio. Trovava curiosa quella ragazza. L’aveva vista abbandonarsi a battute e risate con i suoi colleghi, a comportamenti briosi e gioviali con tutti, mentre con lui diventava improvvisamente chiusa e riservata.
-Andiamo- le disse d’un tratto alzandosi in piedi.
La ragazza deglutì a fatica il sorso di vino che aveva appena mandato giù.
-Non ballo, dico sul serio – affermò con decisione.
-Non ti porto a ballare, ti porto a fare due passi all’aria aperta- continuò porgendole la mano -Non sarai ubriaca, ma hai comunque bevuto qualche calice di troppo-
Giorgia lo guardò biecamente. Che ne sapeva lui?
Si alzò senza prendere la sua mano, orgogliosa com’era non gliel’avrebbe data vinta così facilmente.
Fece qualche passo, giusto per constatare che no, non aveva davvero bisogno di aiuto per camminare dritta.
Tom la guidò verso un ampio giardino interno, costellato di divanetti e poltroncine in vimini, posti sotto a dei graziosissimi gazebi azzurri.
La ragazza constatò che non v’era nessun’altro all’infuori di loro due, tutti troppo impegnati nelle danze per starsene lì fuori.
Sedette su una poltrona, mentre l’uomo prendeva posto davanti a lei.
Come c’era finita in quella situazione?
Ah sì, il vino!
Quale brillante idea l’aveva colta! Lei che, dopo due calici, diventa la bocca della verità.
Ricordava ancora quando, dopo aver mischiato vino bianco e vino rosso ad una festa, aveva confessato davanti ad un tipo e a tutta la sua comitiva di amici che al liceo era stata innamorata di lui. Quale immensa figura.
-Ecco il Whisky, signore- un cameriere li aveva raggiunti fin lì poggiando, sul tavolino che li divideva, un vassoio con due bicchieri colmi di due dita del liquido ambrato.
-Grazie- fece l’uomo.
-Quando li hai ordinati? – chiese Giorgia stupita, non aveva fatto caso a nulla uscendo.
-È bastato un cenno con il capo sala- le disse semplicemente.
-Ma poi, non mi stavi rimproverando poco fa per aver bevuto qualche calice di troppo? -
-Si deve salire di gradazione nell’assumere alcol, altrimenti ci si ubriaca- le spiegò prendendo il suo bicchiere dal vassoio.
-Questa è una leggenda- rispose la bruna, prendendo anche lei il suo.
-Ahi…questo mi pone in una situazione di svantaggio- disse Tom facendo schioccare la lingua -Ho esaurito le scuse- alzò le spalle mettendo su un sorriso fintamente imbarazzato.
-Signor Hiddleston, vuole per caso farmi ubriacare davvero? – gli chiese lei punzecchiandolo divertita.
L’uomo notò con piacere che la ragazza iniziasse a sbottonarsi un po’. La guardò meglio in quel momento.
Non era appariscente, tutt’altro. Bassina di statura, capello corto, a volte lasciato mosso, a volte lisciato con la piega. Poche forme, fatta eccezione per i glutei, messi in risalto da quel vestito a sirena e dalla punta della scollatura posteriore che arrivava proprio alla base della schiena. La scollatura anteriore lasciava intravedere lo spazio fra i seni per nulla prosperosi, non risultando volgare, anzi…
Non era appariscente, eppure era riuscita a mettere in allerta il suo istinto da predatore.
-Ci sta pensando troppo sir…- continuò lei -Potrei iniziare a pensare male-
-L’alcol ti fa questo effetto eh? – le chiese d’un tratto -Non ti fa filtrare quello che dici- disse portandosi il bicchiere di Whisky alle labbra e bagnandole appena, senza smettere si scrutarla.
-Lo fa un po’ a tutti…in vino Veritas- spiegò Giorgia con fare sapiente.
-Non ci sarebbe gusto- le rispose poi -…a prendersi una donna così-
La guardò intensamente, tanto da farla rabbrividire. Se fosse stata una di quelle persone che arrossiscono dall’imbarazzo, sarebbe diventata certamente rossa come un peperone.
Cercò di sostenere il suo sguardo, ma era pronta ad esplodere da un momento all’altro. Era oltremodo affascinante e lui lo sapeva. Sapeva dosare e usare ogni sguardo, ogni gesto, persino il tono della voce, con il preciso intento di irretire l’attenzione di una donna.
-Non sarebbe comunque il mio caso- disse infine.
-E quale sarebbe il suo caso? – incalzò lui dandosi un’aria da gentleman, senza sforzarsi troppo, sprigionando eleganza da ogni singolo poro.
 Ecco, quello era tutto ciò lei che avrebbe voluto evitare: iniziare una partita troppo rischiosa da giocare.
Convinta di essere al sicuro allontanandosi da lui, Giorgia aveva invece sortito l’effetto contrario. L’uomo aveva iniziato a chiedersi come mai, invece di girargli intorno come una zanzara, lo evitasse, quasi lo fuggisse.
La curiosità si era trasformata dapprima in orgoglio ed infine in sfida.
 -Di certo non quello per uno come lei- era stato il suo di orgoglio a parlare allora.
Aveva firmato la sua condanna, lo sapeva. Non si aizza un segugio; non gli si fa vedere la preda per poi portargliela via da sotto il naso, ma lei non aveva la benché minima intenzione di essere una fra tante.
La suoneria del cellulare di Giorgia proveniente dalla sua borsa ridestò entrambi dai loro pensieri.
Un messaggio di Chiara.
Sto andando via con Oliver. Non aspettarmi sta notte. Non mi uccidere domani. Ti voglio bene.
Le ci volle tutto l’autocontrollo di cui era capace per non dare segni di isterismo davanti a Tom Hiddleston.
Se solo avesse avuto Chiara fra le mani l’avrebbe spellata viva. L’avrebbe anche compresa, ma solo dopo averla uccisa.
Fece un profondo respiro prima di rimettere a posto il cellulare nella mini-borsetta che si era portata dietro.
-Qualcosa non va? – le chiese l’uomo notando l’espressione nervosa sul suo viso.
-No, dovrò solo cercare un taxi per tornare a casa più tardi- lo disse d’impulso, senza pensare, un po’ risentita.
L’attore non chiese che fine avesse fatto l’amica con cui era venuta, il messaggio doveva arrivare da lei.
-Ti accompagno io, non è un problema- disse.
Giorgia strabuzzò gli occhi.
-Ne prendiamo un altro? – chiese, invece di rispondere, facendo tintinnare il ghiaccio rimasto nel bicchiere vuoto.
 
***

Scese lentamente dalla macchina del ragazzo, tesa e anche un po’ impacciata. Aveva mandato un messaggio a Giorgia avvisandola che non sarebbe tornata a casa, ma non sapeva, in realtà, come si sarebbero messe le cose. Oliver l’aveva portata via dalla festa. Alla sua richiesta ‘Ti va se ce ne andiamo?’, aveva risposto subito con un sì.
Aveva guidato per circa una quindicina di minuti e poi si era fermato davanti a Hyde Park, le aveva aperto la portiera e le aveva porto una mano.
Entrando nel parco, non aveva smesso di tenere strette le dita di Chiara fra le sue.
-Adoro questo posto- disse la ragazza, osservando le foglie rosse sul sentiero illuminate dalle luci dei lampioni e i riflessi tremolanti delle lampadine nell’acqua del lago Serpentine.
-È uno dei miei posti preferiti- concordò Oliver, perdendosi con lo sguardo nel verde tutto intorno -…e questo è il mio albero- aggiunse avvicinandosi ad un grosso salice piangente, le cui folte fronde toccavano fino a terra.
Tirò Chiara con sé, mentre con la mano libera si faceva spazio fra i rami e le foglie che sembravano cadere a pioggia verso il terreno, fino ad arrivare a toccare il tronco dell’albero.
Era una sorta di piccola oasi quella, nascosta agli occhi dei più, coperta dalle fronde tutte intorno.
Arrivato lì, si poggiò con la schiena contro la corteccia ruvida del salice, accompagnando il corpo della ragazza fino a farlo aderire con il proprio.
Inutili sembravano le parole, intenti com’erano a guardarsi negli occhi, scrutarsi, come a cercare un cenno d’assenso vicendevole per quello che stava per succedere.
Il ragazzo portò le braccia della castana ad allacciargli la vita, mentre lui le scostava una ciocca dispettosa di capelli da davanti agli occhi.
-Mi piaci, Chiara Rossi- le disse d’un tratto.
-Meno male- rise lei -Perché anche tu mi piaci- aggiunse.
Il sorriso che spuntò sul viso di Oliver venne accompagnato da un lento e dolce bacio sulle labbra della ragazza.
Era reale? Chiara se lo stava chiedendo da giorni. Quel contatto, così spontaneo, sincero, caldo, morbido, sembrava affermare di sì.
Il bacio, dapprima delicato, prese presto un ritmo più vivace. Le mani del ragazzo finirono sul viso e fra i capelli castani di lei, mentre quelle di Chiara andavano ad aggrapparsi alla sua camicia bianca, sbottonando la giacca scura che portava sopra.
Un leggero soffio di vento fece muovere inquiete le foglie tutte intorno, quasi ad emulare i corpi tesi e scattanti dei due ragazzi che esse stesse celavano al resto del mondo.
Le labbra di Oliver scesero fino all’incavo del collo della ragazza, lasciando una scia calda lungo tutto il tragitto, strappandole un sospiro sommesso.
Anche la sua mano destra si mosse, scendendo fino alla vita e poi più giù. Un tocco delicato, rispettoso, in attesa di un consenso. La castana fece aderire di più i loro corpi, autorizzando il ragazzo a fare ciò che le chiedeva.
La mano di lui si strinse delicatamente intorno al tessuto che copriva la sua coscia, alzandola appena e portandola all’altezza del suo fianco.
Chiara buttò la testa all’indietro, travolta da quella piacevole sensazione.
Con un colpo di reni, Oliver invertì le loro posizioni, facendo aderire la schiena della ragazza contro la corteccia dell’albero.
Tornò a baciarle le labbra, mentre, iniziava a premere maggiormente il proprio bacino contro quello di lei.
La castana prese a passargli una mano fra i corti capelli bruni, indugiando spesso sulla nuca, sul collo, fino ad arrivare al petto ampio e muscoloso, iniziando a liberare i primi bottoni della camicia.
L’altra mano di Oliver aveva iniziato a vagare sulla vita stretta della ragazza, per poi salire a soffermarsi sul bordo della scollatura del vestito che indossava.
I polpastrelli sfioravano appena la sua pelle non coperta dal tessuto mentre la bocca li raggiungeva a solleticare la sensibilità di quella zona.
Un altro alto sospiro da parte di Chiara lo invitò a liberare i suoi seni dal corsetto, ritenuto ormai di impedimento.
Con la mano libera la accarezzava, mentre con la bocca la baciava su ogni centimetro di pelle ormai nuda.
Lo scontrarsi dei loro bacini era diventato sempre più ritmato ed esigente, tanto che la castana dovette aiutare il ragazzo a liberarsi dalla cinta dei pantaloni.
Oliver si fermò a guardarla. Era ancora ansimante, spettinata, gli occhi come due pietre d’ambra fusa.
-Vorrei darti l’inizio di una storia come meriti- le disse soffiandole sulle labbra.
-Questo è l’inizio di una storia? – gli chiese lei costringendolo a guardarla nuovamente negli occhi.
-Sì- le rispose senza esitazione.
-Allora è tutto quello che voglio- fece riprendendo a baciarlo con nuovo ed intenso trasporto.
Un bacio, un altro ancora, la saliva sulla pelle, le mani che le stringevano i seni, il vestito lasciato scivolare giù.

***

Entrambi scossi da forti brividi, sudati e accaldati, si resero conto di quanto in realtà iniziasse ad essere umido e freddo tutto intorno a loro.
Oliver scivolò accanto alla ragazza, portandosi la sua testa al petto e baciandole la bocca arrossata e gonfia.
Allungando una mano prese la sua giacca e gliela pose sulle spalle.
-Domani avremo mal di gola- constatò lei stringendosi al corpo caldo del ragazzo.
-Sarò felice di avere il mal di gola- disse lui sorridendole -Ma forse è meglio se andiamo a casa- continuò.
-Andiamo a casa? – chiese lei.
-Sì, tu vieni a casa con me- confermò lui per poi darle un ulteriore bacio a fior di labbra.
 
 
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  1. Citazione di uno dei versi usciti dalla penna di Gio Evan, in https://www.facebook.com/gioevanofficial/posts/1515471191957613?__xts__[0]=68.ARASh7tt3YiRbgrka93UDnfq89dBqHfL95fP8qZOYiNSlv_ZL4oqAQj10C0NTKrIsebDhemu3IuwrPBdS80VgDsFbqrLe187q7Qx-7HxJJzbqv14pt8dn-HNo1iFZYsXutCYjBD3UmfVS15Joa0zrSN3I9MP8N8YSFU9DKN67-CEZBwEYMWBgWvOOqX1NnX2Wa1vNh9fK4NvCWRlSNJbt3MGJe79rNYP5e9jQx-gpRgBaqc3F3PbEubP7aDZkv3EpCYCWBUEk0u3wE2nVK00OZHDSuZ615ccqemT35qQGVxNXhpormh9asOfVZ_f7dMGR5MUcphXgOmCR_kC&__tn__=H-R
  2. ‘So close’ dal film ‘Come d’incanto’
 
Angolo dell’autrice:
Ta daaan! Eccoci con un nuovo capitolo.
Ci tengo a precisare che, OVVIAMENTE, i caratteri di Oliver Phelps e di Tom Hiddleston sono frutto della mia interpretazione.
Come potete vedere ho dovuto mettere il raiting rosso, per via della piega che ha preso la storia >.>
Non me ne pento neanche un po’ ad essere sincera.
Conto di far finire il tutto con i prossimi due capitoli, purtroppo non posso permettermi di più per via della sessione estiva, quindi capitemi e compatitemi! T.T
Questo capitolo lo dedico alla mia dolcissima Wall_Hellsong. Spero tu abbia apprezzato <3
Fatemi sapere che ne pensate!
Vi saluto e vi abbraccio fortissimissmo!
Buonanotte,
_Val_
   
 
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