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Autore: FlameWolf    01/06/2020    7 recensioni
La guerra è finita, ma Capitol esige vendetta. La gente ha la memoria corta, ha bisogno di promemoria...
Genere: Angst, Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Tributi di Fanfiction Interattive
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Annabelle “Bee” Janice Mullins, tributo del distretto 5, 15 anni

Le case continuano a scorrermi davanti alla faccia. Intravedo le rovine della fabbrica dove lavorava la mamma, la centrale idrica, il piccolo parco posto ai confini, ed infine il muro. Ho come la sensazione che la mia intera vita mi sia appena fuggita via. Ammetto che la sua maggior parte è stata parecchio noiosa: scuola, casa, amici; nulla di fuori dall'ordinario, ma mi manca tantissimo. Per anni ho sperato di vivere un'avventura, qualcosa di epico che valesse la pena di raccontare una volta anziana, ma mi sono resa conto troppo tardi in quanto fosse stupido il mio desiderio. Il destino mi ha accontentata: prima la ribellione, e ora questo. Gli Hunger Games... mi sembra ancora assurdo. Questa non è una sfida come le altre, non posso tirarmi indietro appena le cose si mettono male. No... sarò costretta ad andare avanti fino in fondo, anche se questo significherà la mia morte, o quella di qualcun altro. Non ho la più pallida idea di come potrò farcela, ma in qualche modo devo. Non voglio morire, voglio tornare a casa. Voglio riabbracciare i miei, rivoglio la mia cameretta, poco importa se devo condividerla con Miriam ed Ellie, rivoglio i miei amici, e anche i miei libri!
Sento che sto per piangere, ma non voglio. Non mi aiuterebbe, e non cambierebbe neppure le cose. Che lo voglia o no, questo è il mio presente.
Mi do una serie di piccoli schiaffi sulla guancia per riprendermi. Non mi devo buttare giù, devo resistere alla tentazione. Sono forte, posso farcela. Non devo far altro che ripetermelo. Posso farcela, davvero. Posso farcela, posso farcela, posso farcela...

Sento qualcuno tirare su con il naso in maniera rumorosa. Mi volto, è Kane. Anche lui sta guardando fuori dal finestrino come facevo io, e sicuramente starà anche pensando alle mie stesse cose. Mi si spezza il cuore. Cosa abbiamo fatto per meritarci tutto questo? Kane poi... mi stavo lamentando del mio destino, ma a lui è andata decisamente peggio. Con tutte quelle ferite, non deve aver avuto una vita facile. Il solo pensare a come è stato trattato da quella stronz... cattivona, della accompagnatrice, mi fa ancora ribollire il sangue. Con quale diritto gli ha detto quella cosa? Non ha pensato che soffriva già abbastanza? Tremava così tanto... mi ha fatto così tanta pena! Poco importa se il sindaco mi ha sgridata dopo, ho fatto la cosa giusta, sono sicura che anche i miei abbiano approvato il mio gesto.
Kane chiude gli occhi e sospira sconsolato. Il distretto 5 è ormai andato, e forse non ritornerà mai più. L'idea di morire lontano da casa fa accapponare la pelle, e credo che anche Kane lo stia pensando. Anche se il suo cappuccio è abbassato, e il suo volto è in gran parte coperto dai suoi lunghi capelli scuri, riesco a scorgere lo stesso delle lacrime.

Non resisto, è più forte di me. So che tecnicamente siamo nemici, ma non posso non preoccuparmi per lui, non dopo quello che è successo. Sento come se ormai fosse sotto la mia responsabilità. Non ha nessuno ad aiutarlo. Non di certo l'accompagnatrice, e non credo neppure la mentore. Ha solo me, non posso lasciarlo.
Mi avvicino a lui a passo deciso, e quando mi nota, Kane sobbalza. Si guarda intorno a disagio, come se stesse cercando una via di fuga. Cavolo, devo averlo spaventato. Ora che ci penso, devo aver dato l'impressione di averlo caricato come un toro.

“Va tutto bene!” affermo in fretta cercando di tranquillizzarlo “Volevo solo sapere come stavi”.

Il ragazzo abbassa lo sguardo, cercando in tutti i modi di evitare il mio “Non molto bene, a dire il vero, ma sei gentile ad avermelo chiesto”.
Kane si porta l'indice alla bocca, ed inizia a mordicchiarsi l'unghia. Ora che sono con lui faccia a faccia riesco a vederlo meglio. Aldilà di tutte quelle ustioni, è un bel ragazzo. È alto, con dei lineamenti regolari, e con dei grandi occhi azzurri incredibilmente espressivi. È un peccato, veramente un gran peccato... Oh! Che cosa vado a pensare?

“Io andrei a cercare la mia cabina...” afferma lui d'un tratto, cercando di congedarsi.

“Aspetta!” urlo afferrandolo per il polso.

Kane si ritrae subito, come se la mia mano fosse fatta di lava bollente.

Cavolo, ho sbagliato di nuovo approccio. Devo stare più attenta. “Vorrei parlare un po' con te” provo a dirgli con un tono lento, come farei con un cagnolino incontrato per la prima volta.

Kane annuisce titubante “Ok... va bene, credo”.

Ah, ok, e ora? Cosa potrei dirgli senza ferirlo? Una parte di me vorrebbe indagare sulle sue ustioni, ma mi sembra una cosa molto indelicata da fare. Sì, insomma, non credo che abbia piacere a parlarne, e sembra già parecchio a disagio già adesso...
“Scusa, è che non mi va di stare da sola, e non mi piacciono di quelle due” mi giustifico facendo riferimento alle capitoline. Credo sia una buona uscita per rompere il ghiaccio, in fondo non sto neanche dicendo una bugia. Beas la detesto, mentre Cassandra, non so, non mi fido. Non mi piace il modo in cui ci guarda, come se ci stesse valutando.

Kane scuote la testa “Non è facile abituarsi”.

Alzo il sopracciglio con fare interrogativo. A che cosa si sta riferendo?

“Alla solitudine, intendo” specifica “Ma ci si riesce dopo un po'. Stare da soli ha i suoi lati positivi”.

Soppeso le sue parole. Quanto deve essere triste questo ragazzo? Non ha tutti i torti, anche a me a volte piace stare da sola, ma a volte per l'appunto.

“Kane, tu hai degli amici?” gli chiedo a bruciapelo, sperando di non offenderlo. So che è una domanda delicata, ma ho bisogno di saperlo. Voglio solo rassicurarmi che non sia così solo come sembra.

Il moro si richiude nuovamente in se stesso per qualche secondo. Lo sapevo, purtroppo avevo ragione.

“Ho Rudolph, il mio cagnolone” mi spiega, e la sola idea del suo pelosone, illumina il suo volto. Riesco per la prima volta a vedere un accenno di sorriso. Solo ora riesco a capire quanto sia in realtà dolce questo ragazzo. Credo che non esista nessuno che meritasse meno tutto questo. È proprio una brava persona.

Non devo pensarci troppo. In fondo non voglio fare del male a nessuno, ucciderò solamente se costretta, per legittima difesa e basta, e Kane non mi sembra il tipo che mi attaccherebbe nel sonno. Uno che ama così tanto il suo cane, non può essere una persona cattiva, no?
“E me”

“Cosa?” mi chiede Kane, non riuscendo a capire.

“Anch'io sarò tua amica, anche dentro all'arena. Se ti va, ovviamente”.

Kane rimane letteralmente a bocca aperta. Non si aspettava per niente qualcosa del genere “Sei sicura?” mi chiede “Non so fare nulla di chè, potrei essere solamente un peso per te”.

Scuoto la testa. Sono determinata ad averlo come alleato. Mi fido di lui, ed è la cosa più importante. È inutile aver alleati forti, ma inaffidabili. “Sicurissima”.

Kane sorride, e noto che i suoi occhi sono diventati lucidi.

Sorrido a mia volta. Ora mi sento meno sola.

 

Anona Dream, tributo del distretto 12, 17 anni

Osservo a bocca aperta la cabina. Davvero questa roba è tutta mia? Solo e soltanto mia? È molto più grande della mia camera, forse perfino della mia cucina! La parte migliore? Non dovrò condividerla con le mie stupide sorelle! Sola, sola e soletta! Che bello! Sarebbe tutto fantastico se questo treno non mi portasse alla morte. Non c'è una possibilità che tutto questo sia soltanto uno scherzo, vero? Quanto vorrei che si limitassero a portarci via dai nostri distretti per offrirci una vita in serie A! Cibo a volontà, le attenzioni, le feste!

Merda! Non solo non avrò niente di tutto questo se non per pochissimi giorni, ma mi stanno portando via anche il poco che avevo! Saiara... spero stia bene. Se è un po' furba in questo momento si starà facendo consolare da quella sua amichetta, ma ne dubito. Peccato. Era un'occasione d'oro per realizzare i suoi sogni, almeno lei che può, dovrebbe farlo. I miei sogni invece... non che ne avessi di particolari, ma ciò non significa che ho meno diritto di vita rispetto ai miei avversari, o rispetto ai quei disgraziati dei miei coetanei del dodici. Io voglio vivere! Non voglio trasformarmi in carne da macello!
Mi asciugo gli occhi con la manica della felpa. Non ho più intenzione di piangere per colpa di questi stronzi. Se vogliono la guerra, l'avranno! Non mi sono mai sottomessa a nessuno, e non ho proprio intenzione di incominciare!

Inizio ad esplorare la stanza per distrarmi. Spero vivamente di trovare un di quei sciccosi mini-frigo frufrù che fanno vedere spesso in televisione. Sono triste, ho intenzione di mangiare fino a scoppiare! Me lo devono questi stronzi, giuro che li manderò in bancarotta!

Al mio quarto sportello trovo un armadio, pieno zeppo di vestitini pieni di pizzi e merletti. Ne tiro un fuori un paio per vederli meglio, e devo trattenere un conato di vomito. Sono tutti color pastello, stretti ai fianchi, aderenti alle cosce, e scollati. Che schifo! Non mi metterò mai qualcosa del genere!
Getto i vestiti per terra, e ricomincio la mia ricerca, quando qualcuno bussa alla mia porta.

“Avant...burp!” provo a dire, ma la mia frase viene smorzata da un rutto. Ancora? Oggi non la smetto più! Stamattina sono andata avanti solamente a singhiozzi e rutti!

La porta della stanza viene aperta dal vecchio mentore, George mi pare. Credo sia la seconda volta che lo vedo sveglio da quando lo conosco. Che cosa vuole?
“Salute” mormora con aria divertita.

Rispondo con un altro rutto, giusto per fargli capire che non si trova davanti una signorina gnègnè tutta sorrisi e buona educazione. Voglio che sappia che non sono completamente da buttare come tributo.

“Complimenti ancora, ma non sono qui per questo” borbotta a disagio.

Sorrido fiera di me stessa “Dimmi pure, allora”.

George si siede sul bordo del letto con aria stanca, ed incomincia a massaggiarsi il ginocchio “Vedi, cara, ti lascerei anche in pace se fosse per me. Tu e il tuo compagno dovreste conquistare l'attenzione del pubblico, e teoricamente dovrei consigliarvi in questo, ma onestamente non credo abbiate bisogno del mio aiuto”.

Annuisco. “Ovvio, siamo troppo tosti!” replico con voce strillante, sperando che non noti quanto in realtà sia impaurita da tutto questo. La vita dipenderà davvero dall'attenzione che riuscirò a conquistare a Capitol? Sono spacciata, non sono mai stata popolare. Non sono bella come quel puttanone di mia sorella, né una leccaculo come Mika. Io sono io, e solitamente le persone oneste non piacciono mai.

“Crazy J però insiste che vi dia una mano, perché secondo lei, testuali parole, “Devo muovere il culo, e meritarmi il mio stipendio”, incredibile, vero?”.

“Già, che roba!” replico. Non so dire se quest'uomo mi piaccia o meno: è uno stronzo pesaculo, ma almeno non è ipocrita, è già un qualcosa.

“Dunque, pensavamo fosse una buona idea che stringessi un'alleanza con Cole, siete dello stesso distretto, d'altronde, avete tante cose in comune” propone.

“È l'unica cosa che abbiamo in comune” mi lascio sfuggire. Non mi piace per niente quel ragazzo. È sempre sulle sue, ha l'aria tetra ed oscura, e ho perfino sentito dire che ha torturato dei poveri animali indifesi! Deve essere un mostro!

“Per favore...” mi prega il mentore mostrandomi uno sguardo da cucciolo. Cavolo, come fa a sapere che i cani sono il mio punto debole? Forse un tentativo potrei anche farlo, in fondo è meglio allearsi con la propria gente piuttosto che con completi estranei. Inoltre credo che anche lui voglia che il premio finisca a casa nostra piuttosto che altrove. Non ho grosse aspettative, ma tanto vale provarci. Cosa ho da perderci in fondo?

“Va bene ci provo!” annuncio ignorando i festeggiamenti del mentore, ed uscendo fuori dalla porta.

 

Trovo Cole vicino al vagone ristorante, in compagnia dell'accompagnatrice. Deve aver subito il mio stesso discorso, ci tengono proprio che ci alleiamo! Chissà, se vince uno di noi due, loro avranno un cospicuo premio in denaro? Credo proprio di sì, altrimenti non spiego questo interessamento nei nostri confronti.
La capitolina mi nota, e si congeda senza proferir parola. Meglio così, non mi va proprio di dover interagire anche con lei.

“Ciao!” saluto Cole, ma per tutta risposta, questo si limita ad alzare le spalle, e ad ignorami. Ma chi cavolo si crede di essere questo qui?

“Ho detto ciao!” ripeto a voce più alta, quasi urlando.

“Ti ho sentito alla prima, ti stavo semplicemente ignorando!” risponde scocciato.

“È perché non sono alla tua altezza?” gli chiedo sprezzante “Guarda che il tuo papi è morto da un pezzo, ora non sei più in cima al mondo, sei sceso fra noi comuni mortali” gli faccio notare poi. Stupido altezzoso!

Cole mi guarda velenoso. Devo aver toccato un brutto tasto, ma quello che ho detto è vero, qualcuno glielo dovrà pur dire, no? “L'alleanza è una cazzata, non ho intenzione di prendermi cura né di te, né di nessun altro. Quindi vedi di cavartela da sola là dentro, brutta cicciona!”.

Sento il sangue salirmi al cervello, e la temperatura del mio corpo salire. “Ripetilo se hai il coraggio” lo sfido. Le mani mi stanno prudendo.

“Brutta. Cicciona” replica guardandomi dritta negli occhi.

È troppo. Lo carico mentre urlo, lasciandolo competentemente sbigottito. Provo a morderlo in faccia, ma Cole riesce a pararsi in tempo, e cerca di spingermi via, ma non mi arrendo. Lo graffio nel braccio e nel volto, ricevendo in cambio un pugno sul fianco. Indietreggio per il dolore, e mi preparo per un nuovo assalto. Cole è completamente rosso in viso, e ha le mani caricate a pugno. Non mi fa minimamente paura. Sto per assaltarlo di nuovo, ma qualcuno mi spinge via.

“Ehi, ehi!” urla una voce maschile. È George. “Smettetela immediatamente! Risparmiatevi per l'arena!”.

Mi fermo ignorando l'insulto velato. Cole è pieno di graffi, ha il volto scuro, ma non sembra voler proseguire.

“Non finisce qui!” sbraito.

Cole sorride facendo una smorfia, per poi tornare nella sua cabina.
Maledetto bastardo. Sapevo che non poteva funzionare. Dove sono capitata? Questo è davvero sono l'antipasto? Povera me...

 

Amalia Perez, tributo del distretto 4, 17 anni

Guardo completamente basita la tavola imbandita. Non credo di aver mai visto così tanto cibo in vita mia. Credevo di aver raggiunto il limite con il pranzo, ma ora mi rendo conto che non era niente in confronto. Sono presenti sette tipologie di tartine, cinque piatti stra-pieni di formaggi ed affettati, cocktail di gamberi, antipasti misti di pesce, quattro primi, pesce fritto e grigliato, insalate, patate al forno, carote al burro, ed infine una torta a tre piani con tanta panna e cioccolato.

Alla vista di quello spettacolo, lo stomaco di Yuki tuona avaro. “Scusate” borbotta imbarazzato.

Ridacchio divertita. Ci credo che abbia fame, a pranzo non ha toccato niente! È rimasto quasi tutto il giorno chiuso nella sua cabina, probabilmente troppo triste per potersi muovere. Gli avevo portato due mini-hamburger ed una fetta di cheescake alle fragole per tirarlo su di morale, ma mi aveva rifiutata. Mi ha fatto davvero pena, avrei voluto fare qualcosa in più per lui.

“Su, mangiate!” ci incoraggia Caio, il mentore “Avrete bisogno di tante energie!”

Cerco lo sguardo di Yuki, e credo stia pensando la mia stessa identica cosa. Tutto ciò è uno spreco. Con questo cibo si potrebbe sfamare un esercito intero, non è giusto che sia solo per noi quattro. Penso alla gente che sta morendo di fame al nostro distretto, alla fatica che facciamo io e Richard per non rimanere a stomaco vuoto; e mi viene il male.

“Non è avvelenato, davvero!” afferma Delphine notando la nostra incertezza.

“No... è che...”. Sospiro. Che senso avrebbe lamentarsi? I cuochi si sono impegnati per noi, dal loro punto di vista questo è un gesto dolce, dovremmo esserne contenti. “... nulla, mangiamo!” esclamo infine sedendomi a tavola.

Yuki impiega un altro minutino buono prima di arrendersi, evidentemente la fame in questo momento è più forte dei suoi principi.

Mi riprometto di mangiare un po' di tutto, ma al terzo piatto mi sento piena come un uovo. È tutto buonissimo, ma è veramente troppo. Vorrei che Richard fosse qui con me, sono sicuro che andrebbe pazzo per la zuppa che ci hanno preparato. Mi mordo la lingua, che pensiero orribile che ho avuto! È una fortuna che non sia qui, è l'ultimo posto in cui lo vorrei vedere. Sono contenta però che sia già fuori dalla fascia di rischio. Almeno non rischierà mai nulla, neppure i prossimi anni.

“Siete già pieni?” ci chiede Delphine mentre si riempie il piatto di pesce alla griglia e di patate dolci.

“Temo proprio di sì, ma era davvero tutto buonissimo, grazie mille” rispondo cortese.

“Ragazzi, dovete ingrassare, un paio di chili, non di più” aggiunge il mentore.

Lo guardo con aria interrogativa, che cosa vuole dire con questo? “Avete due bei fisici, non voglio che vi roviniate la linea”.

Rimango a bocca aperta. Ma fa sul serio? Sto per replicare, ma Yuki mi precede. Fa strano sentirlo parlare, è quasi sempre in silenzio “Dubito che in questo momento sia il nostro problema principale” afferma con tono diplomatico. Bravo, è inutile cercare lo scontro di fronte, non solo non ne vale la pena, ma la nostra vita dipende da loro.

Annuisco in segno di sostegno. Sono completamente d'accordo con lui.

Caio scuote la testa “Sbagliato. È ufficiale, ragazzi, avrete diritto agli sponsor dentro l'arena”.

Sento il cuore battere forte. Dunque hanno confermato la cosa? Dovrei essere contenta della possibilità di ricevere aiuti, ma l'idea di partecipare a una gara di popolarità mi fa star male. E se non piacessi abbastanza? Se mi trovassero noiosa? Non oso immaginare a come mi sentirei se non ricevessi nulla al momento del bisogno.

Yuki sospira “I giochi sono già iniziati, allora”.

Il mentore annuisce “Esattamente. Siete entrambi attraenti, sono sicuro che che abbiate già dei fan, soprattutto tu Amalia”. Arrossisco. Chi, io? “I tuoi capelli lilla spingeranno le capitoline ad simpatizzare con te, mentre tu, Yuki con quel tuo capello da cowboy sei già sicuramente uscito dall'anonimato”.

“Lo indosso solo perché mi piace..” sussurra a bassa voce il ragazzo come per giustificarsi.

Sorrido. Lui mi piace un sacco. Sono contenta di essere stata estratta con uno come lui, anziché con qualche psicopatico ambizioso che non vede l'ora di scoprire come sono fatte le mie budella. Non so, ma mi ispira fiducia. È un peccato non averlo conosciuto in un contesto diverso, saremmo potuti diventati amici.

“Credo stia per iniziare” si intromettete l'accompagnatrice.

Caio annuisce “Tutti sul divano allora!”.

Guardo Yuki confusa. Solo io non capisco di cosa stiano parlando? “La replica” mi suggerisce con tono fermo.

Sento il cuore battere a mille. La replica... vedrò come sono fatti tutti gli altri tributi, allora. Saranno tutti come Yuki? Scuoto la testa, non credo, sarebbe troppo bello. Spero solo non siano un branco di matti assassini. Oh cielo, magari non lo sono ancora, ma lo diventeranno a breve. Non riesco proprio a realizzare che qualcuno mi vuole uccidere, è più forte di me. Mi sembra ancora tutto così assurdo, come se fosse un incubo. Una parte di me continua a credere che a breve mi sveglierò, e che mi troverò nel mio letto, con Richard che dorme beatamente nella stanza accanto. Ogni volta che ho questa sensazione, mi do dei pizzicotti, ma non funzionano benissimo.

Raggiungo gli altri sul divano, e cerco di posizionarmi lontano da Caio. Mi inquieta quell'uomo, ho notato che a volte quando mi parla, il suo occhio cade nella mia scollatura. Ho provato a rimediare con dei dolcevita, ma mi fa sentire lo stesso ancora sporca...
Il programma inizia, ed è peggio di quanto pensassi. Sento riaffiorare tutte le sensazioni di questa mattina: la nausea, la tachicardia, il mal di testa, la sensazione di vuoto, il terrore, e soprattutto il gelo. A solo sentire l'inno mi viene da piangere.

Sento una mano leggera e fredda toccarmi il braccio. Dura un solo istante, ma è più che sufficiente. Sento il battito tornare regolare, e il sorriso tornare sul mio volto.
Mi volto verso Yuki. Sì, sono stata decisamente fortunata a capitare in questo inferno con lui.

 

Jordan Cold, tributo del distretto 6, 17 anni

Approfitto della pubblicità per aprirmi un pacchetto di patatine lasciato a disposizione dallo staff. Ho sempre pensato che il cibo spazzatura abbia una sorta di potere magico. Ti tranquillizza tantissimo, oserei dire che ti coccola perfino. Durante la ribellione non si trovava da nessuna parte, ma sono contento di poterci nuovamente mettere le mani sopra. È un segnale che le cose, almeno in parte, stanno tornando a come erano prima. Gli Hunger Games sono un imprevisto che nessuno poteva calcolare. Hanno davvero intenzione di farli tutti gli anni? Spero che le nostre morti cruenti li faranno cambiare idea. È disgustoso pensare che stanno già pensando a come realizzare la prossima edizione.

“Potresti non fare tutto questo rumore mentre mastichi?” mi chiede nervosa Zerene.

Per tutta risposta inizio a masticare a bocca aperta, cercando di fare il maggior rumore possibile.

Zerene si volta disgustata dall'altra parte, mentre Alexa ridacchia divertita. La mia compagna di distretto è un tipo interessante. È fredda, ma è seria e concentrata, credo che potrebbe cavarsela parecchio là dentro. Solo una cosa però: sembra essere in difficoltà con i colori, è stata l'unica qua dentro a non fare commenti sul mio essere albino. A cena le avevo chiesto di passarmi la bottiglia viola, ed è stata a lungo indecisa se passarmi quella o quella blu. È una cosa strana, dovrei chiederle cosa nasconde. Anche l'attaccamento al suo foulard mi incuriosisce. Non se l'è mai tolto nell'arco di tutta la giornata, mi chiedo se ci dorme anche.

“Ecco che riprende, state attenti” ci consiglia Balbina.

Prendo un nuovo boccone di patatine. Sono pronto. Sono curiosissimo di scoprire chi sarà insieme a me in arena, vedere questa replica potrebbe darmi informazioni importantissime.

Come era ovvio aspettarsi, mostrano le mietiture in ordine di distretto, partendo dal distretto 1. Il ragazzo è vestito in maniera elegantissima, e credo di aver già sentito il suo cognome da qualche parte. Ha il petto gonfio come un piccione, e scommetto che dietro di lui ci sia una coda invisibile da pavone.

“Un idiota” mi lascio sfuggire ad alta voce, dimenticandomi per un attimo di non essere solo. Arrossisco. Che vergogna! Però è vero... mi dà l'impressione di essere uno che cede facilmente alle provocazioni.

“Un ricco” mi corregge Balbina “È uno degli eredi dei Johnson. I suoi sono famosi gioiellieri”.

“Non è abituato alle privazioni” setenzia Zerene, andando con la mente già a parare all'arena.

“Vero, ma potrebbe anche essere parecchio popolare fra gli sponsor per via del suo cognome, non lo sottovaluterei” replica la capitolina.

Annuisco. È comunque ben piazzato, e sicuramente meglio nutrito di tutti noi messi insieme.

La sua compagna di distretto sembra decisamente più normale. Occhi color ghiaccio in netto contrasto con il suo umore nero. Il suo cognome però mi dice qualcosa.

“Il padre era uno dei leader della ribellione, non è vero?” chiede Zerene senza distogliere lo sguardo dalla bruna.

Balbina annuisce. “Ironico, vero?”.

Poverina, non deve avere una vita facile. Al suo distretto deve essere odiata da tutti, e a Capitol le cose non saranno molto diverse. Vorrei poterla aiutare, ma anch'io sono nella merda fino al collo. Tutto ciò mi fa sentire davvero male.

Il programma prosegue mostrandoci i due tributi del distretto 2. La ragazza pare affamata di attenzioni, mentre per quanto riguarda il ragazzo, per poco non mi soffoco con le patatine.
Alexa mi passa prontamente un bicchiere d'acqua, evitando il peggio. Ho intenzione di vivere ancora un paio di giorni. Davvero ci si poteva offrire volontari? Che cavolo! Vabbè che non credo che al distretto 6 qualcuno si sarebbe offerto al mio posto...

“Un'amicizia molto profonda per spingere a fare una follia del genere...” osserva Zerene.

Non la definirei proprio amicizia, proprio no. Quei due sono gay come l'arcobaleno e gli unicorni. Fra simili ci si riconosce.

“Come vorrei che qualcuno mi amasse in quel modo!” commenta Alexa con aria sognante.

Visto? Anche una tontolina come lei ci è arrivata subito. È sicuramente omosessuale. Anche se abbiamo qualcosa in comune però, non devo abbassare la guardia. Potrebbe essere dolce con chi ama, quanto spietato con gli estranei. Inutile anche dire che è scontato che sia lui al momento il tributo più popolare.

Il distretto 3 appare in condizioni migliori rispetto all'ultima volta che l'avevo visto al telegiornale. Il ragazzo appare troppo sicuro di sé, il che non è mai un buon segno, ben che meno che qui, mentre la sua compagna ha l'aria di essere una ragazza qualunque. I due del quattro mi danno la stessa impressione, anche se qui è ben altro che cattura la mia attenzione: la reazione di Zerene. Quando appare Amalia, perde per un attimo la sua compostezza, e la guarda come ipnotizzata.
Ci metto un momento di troppo per capirlo.

Mi sfugge una risata. Un'altra. Ma siamo ai Gay Games?

Zerene mi lancia un'occhiataccia “Ma sei mai serio tu?” mi chiede acida.

Non so come replicare senza sembrare maleducato. Non avevo intenzione di offenderla, il mio è stato un gesto completamente spontaneo. Dovrei parlare con lei in privato, e spiegarmi meglio. Non voglio di certo inimicarmela, anche perché mi dà l'impressione di essere una in grado di staccarti le palle a morsi.

“È solo rilassato” si intromettete Balbina “È non sarebbe una cattiva idea prenderlo come esempio. L'ansia può portare ad insonnia, mancanza di concentrazione, debolezza e malessere, tutte cose che sarebbe meglio evitare”.

Allungo il pacchetto di patatine a Zerene in segno di pace.

La ragazza squadra prima la mentore poi me. “Sei il peggior leccaculo mai incontrato, lo sai?” mi domanda accennando un lieve sorriso, ed accettando la mia offerta. Evvai, l'ho conquistata!

Sto cercando le parole per replicare in maniera brillante, ma un urletto di Alexa ci riporta l'attenzione sulle mietiture. Il ragazzo del cinque è messo malissimo. Ha cicatrici da ustione su tutto il corpo, soprattutto sul volto. Mi vengono i brividi al solo pensiero di come si siano formate quelle ferite.

“È orribile” commenta Alexa sconvolta.

“È un sopravvissuto” la corregge Balbina “E gli dobbiamo il nostro rispetto”.

Annuisco. È vero, ma non lo invidio per niente. Non deve essere per niente facile per lui, mi fa davvero pena. In suo soccorso però giunge la sua compagna di distretto, che lo trascina via senza troppi complimenti. L'ha proprio salvato dalla gogna mediatica, sono contenta per lui. Meno male che c'era lei.

Mi volto verso Zerene. E se....?

 

Eric Murter, tributo del distretto 9, 18 anni

Non riesco a non darmi dell'idiota. Più guardo le mietiture dei miei avversari, e più lo penso! Alcuni di loro sono stati grandiosi, prima fra tutti il ragazzo del distretto due. In una sola manciata di minuti è riuscito a dimostrare tutto il suo valore e il suo coraggio, sono sicuro che gli sponsors saranno concentrati su di lui. Se solo mi fossi impegnato, ora ci saremmo io ed Isabelle al centro delle scene. Avrei potuto piangere davanti alle telecamere, fingere che fosse la mia donna, e magari chiederla in moglie in quel preciso istante! Allora sì che avremmo mandato tutti in brodo di giuggiole, e conquistato i loro cuori! Invece no, sono rimasto fermo come uno stoccafisso, completamente sconvolto dagli avvenimenti, e ho lasciato che passassimo in sordina. A Capitol dovrò rimediare, non tanto per me, ma per Isabelle. Se non ricevesse gli aiuti necessari al momento del bisogno per colpa di come mi sono comportato, non me lo perdonerei mai. Lei è semplicemente fantastica, la migliore in assoluto, sono stato fortunatissimo ad averla come migliore amica. Deve vivere, trovarsi un bravo ragazzo, sfornare una valanga di bambini che non la facciano mai annoiare, ed infine morire da anziana nel suo letto, circondata dai suoi cari. Io, invece, posso anche fermarmi qui. Ho avuto una vita breve, ma parecchio intesa. Ho conosciuto l'amore profondo di due famiglie, il duro lavoro, e l'amicizia vera; sono sopravvissuto ad una guerra, e ho subito punizioni più di chiunque altro. Posso accontentarmi, mi basta che sia Isabelle quella a sopravvivere.

Mi volto verso di lei. Si è afferrata con forza i pantaloni della tuta, ha i denti digrignati, e sta tremando dalla rabbia. La sua attenzione è stata catturata dalla ragazza del distretto 7, che ha perso i sensi appena ha sentito nominare il suo nome. La comprendo, la comprendo fin troppo bene. Possibile che Capitol non si sia resa conto di aver superato il segno? Siamo dei semplice ragazzi, non degli assassini, e non è giusto che diventiamo i loro sacrificio.

“Questa morirà subito” commenta acida Zoe.

Ci voltiamo di scatto verso di lei. Questa stronza insensibile...

“Hai perso un'altra occasione per startene zitta” le fa notare subito Isabelle, non riuscendo a trattenersi. Ho provato a dirle che è meglio non inimicarsi l'accompagnatrice, ma è come pestare l'acqua nel mortaio.

“L'ultima volta che ho controllato, avevo ancora il diritto di parola!” replica la capitolina con voce strillante.

“Forse è meglio che te ne privi allora, o preparati a passare il resto della tua vita con una cinquantina di gatti”.

In una situazione diversa troverei tutto ciò estremamente divertente, ma in questo momento ho paura delle conseguenze. Quanta influenza avrà Zoe sugli sponsors? Non voglio che Isabelle vada incontro ad ulteriori guai. Devo intervenire? Come posso fermare la situazione? Come dice la signora Blackwood “Isabelle prende fuoco anche senza stoppino”, e una volta accesa è difficile spegnerla. Il mentore non fa altro che sospirare: si è già stancato di questa situazione.

Mi volto verso la televisione. Oh cavolo, la situazione non aiuta per niente! In questo preciso momento stanno trasmettendo la nostra imbarazzante mietitura...

“Toh, guardo chi c'è!” osserva Zoe indicando lo schermo “Non potevate dichiarare di essere fidanzati? Sarebbe stato decisamente più eccitante!”.

So di averlo pensato anch'io, ma il fatto che lo stia notando proprio lei, rende la questione a dir poco disgustosa. Zoe non riesce proprio a vedere il nostro dramma, per lei siamo solamente una delusione che non le farò guadagnare abbastanza. Mi fa venire il vomito.

“La prossima volta limoneremo” propongo ironico.

Isabelle sorride in quel modo che adoro tanto. So già ciò che sta per succedere. “Oppure mi metterò a novanta sul palco!”.

“Che bell'idea! Zoe, dovremmo fare una threesome davanti alle telecamere una volta arrivati!” aggiungo rincarando la dose, mostrandomi il più possibile allegro.

La capitolina ci guarda disgustata “Siete degli animali” afferma.

“Mai quanto te” dichiara Isabelle alzandosi dalla poltrona.

Mi alzo anch'io, seguendola a ruota. Ne abbiamo avuto abbastanza per stasera. Se rimanessimo ancora, rischieremmo la rissa.

“Il programma non è ancora finito!” prova a lamentarsi Vito.

Mi volto verso la televisione. Le telecamere stanno riprendendo un ragazzino del distretto 10 in lacrime. Confermo, ne ho avuto abbastanza.

“Può bastare, buona notte” mi congedo anche da parte di Isabelle, che sta per mostrare il dito medio alla capitolina. La tiro via prima che sia troppo tardi. Questa ragazza mi farà impazzire.

 

Per la mezz'ora successiva non faccio altro che osservare Isabelle passeggiare su e giù per tutta la mia cabina, mentre spara offese a destra e manca contro l'accompagnatrice. È parecchio ispirata stasera, l'insulto “Troia aspira-cazzi” è quello più gentile che le dedica. Rimango in silenzio tutto il tempo, permettendole così di sfogarsi.
Alla fine Isabelle si siede completamente sfinita accanto a me. Ha il volto imperlato di sudore, sembra essere completamente esausta.

Trattengo a stento una risata e la cingo con il braccio. “Va meglio?” le domando.

Isabelle sospira “Non molto”.

“E già qualcosa” le faccio notare.

Rimaniamo in silenzio, non sapendo come potremmo tirarci su di morale. In qualunque modo vada, questi sono gli ultimi giorni che passeremo insieme. L'addio è dietro all'angolo, e non siamo pronti per affrontarlo. Come potremmo d'altronde? Ci conosciamo da sempre, abbiamo condiviso ogni momento delle nostre esistenze, buono o brutto che fosse. Potremmo perfino definirci fratelli dato che la sua famiglia mi hanno mezzo adottato dopo che i miei sono morti.

“Siamo solo io e te” dichiara a bassa voce dopo un po'.

“Come sempre” replico. Non importa cosa succederà, nessuno potrà mai separarci, neppure Capitol.

“Puoi farmi una promessa?” mi chiede fissandomi.

I suoi occhi blu sono incredibilmente seri. “Dimmi”.

“Promettimi che se dovrò morire, sarai tu ad uccidermi”.

Sgrano gli occhi. Cosa?

Isabelle mi porge il mignolo per fare il giuramento, come quando eravamo bambini. “Promettimelo. Solo tu potrai uccidermi!”.

Sorrido malinconico. Chi l'avrei mai detto che le cose sarebbero andate in questo modo? Le stringo il dito “Prometto che impedirò a chiunque di ucciderti” affermo.

Isabelle rimane in silenzio per qualche secondo, per poi agitarsi. Scoppio a ridere. Che carina, non aveva capito!

“Aspetta, non è quello che ho chiesto!” protesta.

Le faccio la linguaccia “Troppo tardi, ormai una promessa è una promessa!”.

Isabelle mi riempie di piccoli pugni, ma non riesco a smettere di ridere. Nessuno le farà del male, non finché ci sarò io.

 

Annah Erodis, tributo del distretto 1, 17 anni

Giocherello con il ciondolo che mi ha regalato mio padre mentre osservo il sole albeggiare fuori dal finestrino. Ci siamo allora, un'altra oretta e siamo a Capitol City. L'ultima volta che ci è andato papà non è più tornato, e temo proprio che farò la stessa identica fine. Chi se lo aspettava che le cose sarebbero andate in questo modo? Fino a cinque-sei anni fa, il mondo aveva colori completamente diversi. Ero così concentrata sulle mie stoffe e i miei disegni, da non riuscire ad accorgermi della sofferenza che c'era oltre il mio naso. Esistevano solo i miei sogni, poi tutto è andato distrutto: la guerra, le morti, papà...
Stringo le ginocchia al petto. Che fine ha fatto quella bambina? A volte ho l'impressione di essere cresciuta troppo in fretta.

Mi volto verso la porta, dovrei andare a fare colazione. Piuttosto preferisco stare qui a piangermi addosso, davvero. Non ho voglia di sopportare le frecciatine di Diamond, i tentativi di Crimson di farselo, e neppure le storie improbabili di Sabinus; ma devo. Devo assolutamente tenermi in forze, ed accaparrarmi ogni consiglio possibile. Non credo di poter vincere, ma ciò non significa che non ci proverò. Chissà, magari la fortuna sarà davvero dalla mia parte.

Apro l'armadio. È pieno di vestiti messi a disposizione da Capitol, e devo dire che sono tutti di buon gusto. Opto per una una gonna color panna con decorazioni neri, ed una camicetta senza maniche abbinata. Sarà il completo che indosserò una volta arrivata, devo essere più curata del solito, soprattutto considerando che sono già in svantaggio nei sondaggi di gradimento.

Prendo un grosso respiro. Devo resistere, ho affrontato di peggio nella vita. Non sarà un bulletto da quattro soldi a piegarmi.

Diamond, Crimson e Sabinus stanno già facendo colazione, e sono talmente immersi nella loro conversazione da non accorgersi di me. Decido di prendere dal tavolo di portata del succo di mela e un'abbondante porzione di strudel, per poi sedermi accanto a loro, ma Diamond me lo impedisce, gettando la sua giacca sull'ultima sedia libera.

Prendo di nuovo un grosso respiro, e lotto con tutta me stessa per non infilargli la forchetta nell'occhio. Questo idiota mi ha già stancato, e la parte peggiore deve ancora iniziare! Povera me...

“Sei molto carina, Annah” afferma Crimson, staccando per un momento gli occhi dal suo Diamond.

Arrossisco “Grazie mille” replico con un sorriso sincero.

“Già niente male... sembri una bibliotecaria davvero carina” aggiunge perfido Diamond scatenando l'ilarità dell'accompagnatrice.

Come non detto, anche oggi sarà un'altra splendida giornata del cazzo.

“Sta solo scherzando!” lo giustifica Crimson “Trovo che tu stai davvero bene”.

Sorrido di sbieco, non fidandomi del tutto del suo complimento. Appoggio la mia colazione sul tavolo, e trascino una delle poltrone fino a qui. Visto che non avrò una sedia a disposizione, avrò un trono per mangiare.

“Stiamo per arrivare” dichiara Sabinus mentre mastico la mia fetta di torta “Cercheremo di farvi entrare in sordina, per poi farvi brillare stasera”.

“Che programmi avete?” chiedo curiosa.

Il mentore sorride orgoglioso “Vedrete. Abbiamo in mente un paio di eventi che vi faranno brillare ed amare dal pubblico”.

Diamond ride sarcastico senza distogliermi lo sguardo di dosso.

Stringo forte la forchetta. Non credo di aver mai provato così tanta antipatia verso qualcuno. Che cosa mai gli avrò fatto? Capisco che abbia una posizione politica diversa dalla mia, ma non ho mai partecipato attivamente alla ribellione. All'inizio la trovavo violenta e superflua, avevo addirittura pregato papà di fermarsi! Non ho mai combattuto, anzi, ho passato quasi tutto il mio tempo al campo medico insieme alla mamma. Mi sono presa cura dei feriti: ho somministrato cure, cambiato garze, suturato tagli, ed imboccato mutilati. Non mi merito un trattamento del genere!

“Non mi guardare in questo modo” sobilla velenoso Diamond.

“Altrimenti?” replico contraccambiando il suo sguardo pieno d'odio. So che sfidarlo è un pericolo, ma tanto so che non riuscirò mai a fargli cambiare idea su di me, ne sono certa. Anzi, probabilmente sono in cima alla sua lista di persone da ammazzare.

“Dateci un taglio!” urla il mentore alzandosi in piedi. Io e Diamond ci voltiamo all'istante verso di lui. È la prima volta che lo vediamo così infuriato. Ha il volto paonazzo, le narici dilatate, e gli occhi praticamente fuori dalle orbite. Devo dire che fa proprio paura in questo stato. “Credete che sono sopravvissuto così alla guerra? Litigando con chiunque mi stesse antipatico?” Ci chiede, ma non aspetta una nostra risposta “No! Siamo rimasti fianco a fianco a coprirci alle spalle, ci proteggevamo a vicenda dal nemico!”.

Vorrei replicare, dirgli che questo non è un combattimento leale dove puoi fidarti ciecamente dal tuo vicino, ma non ho il coraggio di farlo. Sabinus in questo momento non sembra essere in grado di accettare un'obiezione.

“Avrete bisogno di qualcuno di cui fidarvi là dentro, non potete rimanere vigili ventiquattro ore su ventiquattro. Avrete bisogno di pause per dormire, mangiare e perfino pisciare, che diavolo!” riprende lui con tono più calmo. Sabinus si risiede, in questo momento appare molto più vecchio dei suoi anni. Questi della ribellione devono essere stati anni difficili anche per lui. Me ne devo ricordare. “Stringetevi la mano da bravi amici, ora”.

Io e Diamond ci lanciamo fulmini dagli occhi.

“Ora!” sottolinea nervoso il mentore.

Facciamo ciò che ci viene ordinato, seppur controvoglia. È chiaro come il sole. Io e quest'essere non saremo mai amici, e neppure alleati. Non possiamo fidarci, non gli affiderei neanche il mio ago da cucito sinceramente.

“Ti farò fuori, puttana” mi sussurra a bassa voce, in modo tale da farsi sentire solamente da me.

“Buona fortuna, allora” replico con un coraggio che non sapevo neanche di avere. La ribellione mi ha proprio cambiata, ma non necessariamente in peggio. Non sarò più un'ingenua sognatrice, ma credo di essere diventata più forte, come se papà mi avesse passato il suo coraggio e la sua grinta. Sono tanto fiera di lui.

“Ci siamo quasi!” canticchia Crimson canticchiando. In effetti iniziano a vederci i profili dei grattacieli di Capitol, ma non faccio in tempo a vedere altro dato che gettano sulla testa un asciugamano.

“Ma che cosa!?” esclama Diamond provando a toglierselo, ma viene bloccato dalla capitolina.

“Meglio di no, tesoro, dobbiamo creare suspense. I giornalisti potranno fotografarvi stasera, quando sarete nella vostra forma migliore”.

L'audience, capisco.

Chiudo gli occhi e respiro.

Si va in scena.

 

 

 

 

E con questo capitolo tutti hanno avuto un pov! Dalla prossima volta (una decina di giorni circa) si ricomincia il giro a Capitol City! Ciao!

Alleanze:

Le api :Kane e Annabelle

BFF: Isabelle ed Eric

  
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