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Autore: Biblioteca    01/06/2020    0 recensioni
Nella vita ci vuole coraggio. Il coraggio è una virtù dei Grifondoro.
Hermione si troverà a vivere e ad assistere, in un solo giorno, a tante prove di coraggio: il coraggio che ha Krum di invitarla, il coraggio che ha lei di dire di sì; il coraggio di Neville di invitarla, il coraggio di lei per dire di no. E infine, un ultimo atto: Neville accetterà il rifiuto e chiederà a Ginny di andare al ballo con lui?
(Hermione POV - accenni canon Hermione/Krum)
(Pubblicata anche su Wattpad)
Per favore leggere il messaggio presente all'inizio del primo capitolo.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Hermione Granger, Neville Paciock, Viktor Krum | Coppie: Vicktor/Hermione
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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(ATTENZIONE: Da lettrice di Harry Potter e da lettrice di fanfiction di Harry Potter sono consapevole che su questo sito sono già presenti alcune storie che trattano la tematica dell'invito al ballo di Hermione da parte di Krum e di Neville, tuttavia è un missing moment che mi ha sempre molto appiassionato, anche perchè Neville e Hermione sono i miei personaggi preferiti, quindi ci tenevo troppo a scrivere anche una mia versione dei fatti, mettendo tutti i personaggi - anche Ginny, il "ripiego" di Neville - e raccontandoli dal punto di vista di Hermione, tenendo conto che seguirò la versione del libro e che voglio restare in ambito canon, quindi accenno solo alla coppia Hermione/Krum e in modo soft toalmente canon. Il solo tema di questa storia sarà quello del titolo ovvero il Coraggio. Di dire di sì, di dire di no, di chiedere, di accettare un rifiuto e così via. A tutti coloro che hanno scritto su questo tema, no, vi assicuro che non ho voluto rubarvi l'idea e invito coloro che come me sono stati affascinati da questo missing moment di scriverci anche se vedranno la mia storia. Avrei voluto scrivere tanto tempo fa, ma non ero ancora abbastanza matura. Ora so quanto coraggio ci vuole quando si usano le parole e dunque il momento è arrivato. La storia è divisa in tre parti e conto di riuscire a concluderla in settimana. Buona lettura!)

Seduta da sola nella biblioteca Hermione provò a concentrarsi sul libro.
Era la prima volta che doveva fare uno sforzo per riuscire a stare con la testa sulle parole. Il motivo di questa “mancanza” era tutt’altro che spiacevole.
Tutto era iniziato quella mattina…
 
Era andata in biblioteca subito dopo la lezione di trasfigurazione. Non c’era nessuno, tranne Viktor Krum che stava seduto isolato a leggere, con evidente difficoltà, un libro di pozioni.
“Starà sicuramente studiando in previsione della terza prova.” Pensò la ragazza.
Stranamente non si vedevano in giro le solite ammiratrici che gli giravano attorno. Hermione si era andata a sedere al solito posto, quello che sceglieva sempre quando era sola, in mezzo a due librerie. Protetta, indisturbata.
All’improvviso aveva sentito i passi di Krum avvicinarsi sempre di più. Per un po’ non ci aveva badato molto, anche perché aveva notato un piccolo errore di battitura nel suo libro di testo; o almeno era sicura che fosse un errore visto che sapeva che oltre alla verbena esisteva anche la vermena. Tempo che ragionava sulla possibilità che si rese conto che i passi di Krum non si sentivano più.
Alzò la testa e se lo trovò, con grande sorpresa, di fronte a lei.
Non lo aveva mai visto così da vicino.
Era veramente molto alto, con delle spalle grandi e gli occhi penetranti. La osservava immobile, senza una chiara espressione. Le sue mani erano dietro la schiena e tale era il silenzio nella biblioteca (ancora deserta a parte loro), che Hermione sentì chiaramente lo strofinarsi nervoso delle dita nascoste. Quando incrociò lo sguardo di Krum, lo vide dondolarsi leggermente.
Non serviva aver studiato il linguaggio non verbale (cosa che comunque Hermione aveva fatto) per capire che Krum, nonostante l’apparente freddezza, era in realtà molto nervoso.
E anche Hermione iniziò a provare un certo disagio. Anche perché il ragazzo la fissava senza dire nulla.
“Ehm… Buongiorno.” Disse lei.
Lui fece un colpo di tosse come a schiarirsi la voce. Poi replicò con un “buongiorno” fortemente accentato. Prese un profondo respiro e disse: “È molto bello. Qui.”
“Ah sì, abbiamo una biblioteca molto fornita!” fece Hermione. Stava per decantare le lodi dei numerosi volumi rari custoditi al suo interno che potevano essere consultati da chiunque. Ma si trattenne. Sentiva che Krum non era lì per saperne di più sulla biblioteca.
Per un po’ entrambi rimasero in silenzio.
Krum sembrava non volersene andare. E questo mise Hermione ancora più a disagio.
“Posso aiutarti in qualche modo?”
Di nuovo Krum si schiarì la voce. Poi prese un profondo respiro.
Infine…
“Hermuni, voglio invitarti io al ballo.”
Pausa.
“Ehm…. Non ho capito puoi ripetere?” Immediatamente Hermione si pentì: possibile che proprio lei avesse fatto una domanda così stupida? Sì. Assolutamente sì. Non aveva creduto alle sue orecchie. Dopotutto Krum era bulgaro, forse aveva tradotto male…
“Hermuni, voglio invitarti io al ballo. Vieni con me.”
Il tono era fermo e deciso, come per la prima frase. Un po’ robotico, tipico di chi impara perfettamente a memoria qualcosa e lo ripete poi a “pappagallo” al suo interlocutore.
In effetti, a parte la pronuncia sbagliata del suo nome, che Hermione non aveva avuto il coraggio di correggere, per quanto tentata, tutte le altre parole erano perfettamente pronunciate e ordinate. Neanche una svista.
“Ho aspettato tanto. Qui in biblioteca. Ogni giorno. Mai avuto coraggio tranne oggi.”
Già, in effetti Hermione lo aveva già notato altre volte in biblioteca, sempre più spesso. Ed effettivamente, proprio negli stessi giorni in cui andava lei.
A volte arrivava seguito da un nugolo di ragazze, quando lei stava già studiando. Altre volte entrava proprio quando entrava lei.
Allora era stato tutto fatto solo per invitarla? Solo per quel momento?
“Io voglio tu venga al ballo con me, tanto.” Si era sciolto e così anche la sua parlata era tornata claudicante e accentata.
Nel silenzio che seguì quella frase, Hermione rimase come sospesa nel vuoto.
Non sapeva cosa dire.
La sua mente però partì subito con il ragionamento analitico: era uno scherzo? No. Krum era solo. E troppo nervoso, la sua ansia era chiaramente autentica, così come evidente era lo sforzo per pronunciare bene la frase di invito. E poi a che pro fare del male a lei con cui non aveva mai nemmeno parlato? Perché sapeva che era amica di Harry? Krum era di certo competitivo, ma non si era mai mostrato apertamente sleale con nessuno dei suoi rivali; o almeno così le era sembrato e Harry non aveva mai parlato troppo male di lui.
E poi chi altro avrebbe potuto orchestrare uno scherzo simile? Di certo non Ron, che di scherzi ne aveva subiti anche troppi dai suoi fratelli gemelli e di sicuro non li avrebbe mai aiutati a fare uno scherzo del genere contro di lei. E comunque neanche loro sarebbero mai arrivati a quel punto, avevano un modus operandi diverso.
Allora, c’era una buona probabilità che fosse tutto vero.
Ma perché proprio lei con tutte le ragazze che aveva a disposizione e gli andavano dietro?
“Un momento, che sto facendo? Perché continuo a fare domande stupide anche a me stessa? No, non è il momento di chiedere è il momento di rispondere!” pensò Hermione colta da un improvviso fuoco, forse nato dal fatto che il cuore aveva preso a martellare il petto talmente forte da poterlo quasi sfondare.
 
“Sì! Sì, io ci vengo al ballo con te!” esclamò Hermione, con un tono secco e deciso, come quello che usava per rispondere alle domande in classe.
Lei stessa si stupì di aver trovato tanto coraggio per rispondere a una tale domanda. Ma, dopotutto, era una Grifondoro, no?
 
Krum rimase immobile. I suoi occhi però si illuminarono di gioia. Un’espressione che mai Hermione gli aveva visto, neanche durante le prove, quando aveva vinto.
Il ragazzo a quel punto, sempre rigidissimo, eseguì un lungo inchino, arrivando quasi a sbattere contro il tavolo e pronunciò la parola “Blagodarija” che significava “grazie” in bulgaro (una delle poche cose che Hermione non sapeva, ma che intuì facilmente associando tono di voce, situazione e atteggiamento del parlante).
Infine disse “Manderò gufo per quando vederci sera del ballo. Presto.” Si girò e se ne andò, uscendo anche dalla biblioteca.
“Probabilmente voleva dire ‘A presto’.” Pensò Hermione, ancora stupita.
 
Ci mise un po’ a riprendersi completamente. La biblioteca aveva intanto iniziato a riempirsi e ora c’era il basso vociare di molti ragazzi seduti a studiare e fare i compiti.
Da che era arrivata la notizia del Ballo del Ceppo il vociare era considerevolmente aumentato.
Ma Hermione era sempre stata brava a passarci sopra, lasciando viaggiare la mente nei libri. Ma quel giorno proprio non ci riusciva.
Provava un’emozione nuova e potente, un senso di orgoglio che mai aveva sentito così tanto per se stessa e di cui non riusciva a vergognarsi.
Aveva chiesto a lei, proprio a lei, di andare al ballo!
Lui che poteva chiederlo a chiunque, aveva chiesto a lei. E da come lo aveva fatto aveva dimostrato che non l’aveva fatto assolutamente dando per scontato che avrebbe avuto un sì come risposta. Questo, se possibile, la faceva sentire ancora meglio! Sapeva di non essere una persona “scontata”, ma era felice che qualcun altro se ne fosse accorto. Qualcuno fuori dal suo gruppo di amici, si intende.
“Credo che ormai sia andata. Non posso più studiare. Oddio che strano pensare così, non ci credo che lo sto facendo devo preoccuparmi?” pensò Hermione radunando goffamente i libri “Ma no che non devo, adesso vado a mandare un gufo ai miei, devo raccontare questa cosa a qualcuno altrimenti sì che ci sarà da preoccuparsi… anzi, forse devo solo fare una passeggiata… no, mi metterò a leggere, ecco che farò! La letteratura magica vanta tanti romanzi, terrò allenata la mente e al tempo stesso riuscirò a rilassarmi abbastanza da ridimensionare la cosa. Devo solo spostarmi al reparto ‘narrativa magica’ e andrà tutto bene.”
 
Ma le sorprese, quel giorno, non erano finite.
  
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