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Autore: Kim WinterNight    01/06/2020    5 recensioni
La musica è una delle tante cose che ci hanno unito, anche se non sempre eravamo d’accordo.
Ma è la musica che ti è stata fedele durante la tua lotta, l’unica in grado di scavarti dentro e comprenderti davvero.

Canzoni diverse parlano di un'unica persona.
Song-fics basate sulle canzoni preferite di una persona che sarà sempre speciale.
Un viaggio tra i ricordi, tra le lacrime, tra le risate, tra le parole, tra le melodie.
- La prima OS, "Blurry", si è classificata SECONDA a "Il contest autobiografico" indetto da Ile_W sul forum di EFP.
Genere: Drammatico, Malinconico, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Rest In Peace'
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«Mi ricorderò sempre di quando sono andata a sentire Ligabue…»
«Davvero ci sei andata? Io non l’avrei sopportato!»
«A me piace da sempre!»
 
Come vedi sono qua:
monta su,
non ci avranno
finché questo cuore non creperà
di ruggine, di botte o di età.
 
Non credo che riuscirò ad apprezzare mai Ligabue, non fa proprio per me.
Ma il tuo entusiasmo quando parlavi di quel concerto e di quelle canzoni lo ricordo eccome.
Sorrido perché riuscivi a trovare te stessa in ogni genere di musica, in ogni testo, in ogni voce particolare.
Uno schiaffo morale, una positività così grande era insita in te anche se la vita ti ha messo a dura prova.
Poteva esistere qualcosa di bello, per te è esistito quando eri giovane e, nonostante colei che ti ha messo al mondo ti abbia strappato dal luogo che più ti piaceva, hai cercato di ripartire con ciò che avevi.
Facevi amicizia facilmente, così aperta e spontanea, così divertente e ironica.
Sei entrata nella classe di una scuola che non avevi scelto e ti sei accorta subito che c’era una tizia che ti stava antipatica.
Tu stavi antipatica a lei, la cosa era reciproca.
Per alcuni giorni vi siete guardate in cagnesco, poi avete capito che non aveva senso fingere di non essere già parte l’una dell’altra.
 
C’è una notte tiepida
e un vecchio blues
da fare insieme,
in qualche posto accosterò
e quella là sarà la nostra casa,
ma credo che meriti di più
e intanto son qua io
e ti offro di ballarci su:
È una canzone di cent’anni almeno.
Urlando contro il cielo.
 
Insieme avete affrontato tutto, avete condiviso tutto, avete lottato contro tutto.
Primi amori, genitori bigotti, feste in discoteca, ragazzi che neanche vi piacevano tanto.
Non hai mai creduto nel vero amore, disillusa proprio come me.
Non ci hai creduto perché non lo hai mai provato, proprio come me.
Ma speravi e ti auguravi che per gli altri potesse esistere, in questo siamo diverse.
Il tuo non era cinismo, era realismo.
Ma nell’amicizia, oh, in quella ci credevi eccome. Per la tua amica avresti fatto di tutto e lei avrebbe fatto di tutto per te.
Niente è stato in grado di separarvi, nemmeno i vostri matrimoni, le disavventure, i mesi trascorsi lontane.
Niente vi ha spezzato, siete rimaste anime gemelle fino alla fine.
Avete ballato e lottato insieme, avete riso spensierate da giovani e riso per sdrammatizzare da adulte.
Avete cresciuto l’una le figlie dell’altra come fossero vostre.
Vi siete sempre capite senza parlare, e avete anche parlato senza capirvi, per poi scoppiare a ridere e ricominciare da capo.
 
Non saremo delle star
ma siam noi, in questi giorni
fatti di ore andate per
un week-end
e un futuro che non c’è.
 
Avreste potuto avere un futuro diverso, riprendere davvero in mano la vostra vita e darle una svolta.
Ma siete rimaste voi, sempre voi, l’una per l’altra.
Le scelte fatte si sono rivelate sbagliate, a volte, ma senza queste scelte io non sarei qui e non ti avrei avuto nella mia vita.
Quella tizia che non sopportavi durante i primi giorni di scuola era mia madre.
Lei mi ha permesso di conoscerti, di apprezzarti, di volerti bene come se anche tu fossi parte integrante della mia famiglia.
 
Non si può sempre perdere
per cui giochiamoci
certe luci non puoi spegnerle.
Se è un purgatorio è nostro
per lo meno.
Urlando contro il cielo.
 
Avete lottato insieme, vinto molte battaglie e perso altre.
Ma sempre insieme, unite, come anime gemelle inscindibili.
Un po’ vi invidio, non posso negarlo: io non ho qualcuno di così speciale al mio fianco, non so se lo avrò mai. Il tempo per stringere legami indissolubili sembra passato da un pezzo.
Qualunque cosa vi siete guadagnata, l’avete ottenuta perché ci siete sempre state l’una per l’altra.
Sorrido a pensarci, sorrido perché voi due eravate davvero una cosa sola.
È così che vi ho sempre visto, è così che continuerò a vedervi.
Continuerò a sentirmi un po’ tua figlia, continuerò a pensare a te che vorresti ancora urlare contro il cielo e combattere.
So che lo vorresti, so che vorresti ancora essere qui, se solo tu ce l’avessi fatta.
Qui, insieme alla tizia che conoscesti alle superiori, l’amica di una vita che è stata la tua metà indiscussa.
So che lo vorresti, in fondo l’ho sempre saputo; so che eri positiva, in fin dei conti speravi fino all’ultimo che le cose si aggiustassero.
 
Vorrei essere riuscita a stringerti prima di perderti per sempre.
Vorrei che ce ne fosse stata l’occasione, senza distanze imposte, senza restrizioni dettate da un altro mostro più grande di noi.
 
Fantasmi sulla A14.
Dai finestrini passa odor di mare,
diesel, merda, morte e vita.
Il patto è stringersi di più
prima di perderci.
 
Ricordo i giri in macchina con te, quando inveivi contro i pedoni imprudenti e imprecavi contro il finestrino che non potevi chiudere.
Ricordo tutti quei momenti con la pioggia e con il sole, sui sedili di quella vecchia macchina passata per chissà quante mani.
Io e te che cantavamo a squarciagola e tu che guidavi con prudenza.
Forse lassù ci sentivano cantare, forse qualcuno ci avrebbe preso per pazze se ci avesse guardato con occhio critico, dall’esterno.
Non ci siamo mai definite normali, non ci piacevano le convenzioni.
 
Forse ci sentono lassù.
È un po’ come sputare via il veleno.
Urlando contro il cielo.
 
Cantare ci permetteva di sfogarci, a me ha sempre fatto bene.
Come dice Ligabue: «Un po’ come sputare via il veleno».
Quello che avevi dentro, lo riversavi nella musica che amavi ascoltare, nei testi che amavi analizzare e comprendere.
Ci siamo perse ora, io ti ho perso, ma in realtà non mi abbandonerai mai.
E io non abbandonerò mai il tuo ricordo.
I racconti di quando eri giovane, di quando a te e mia madre capitava di tutto e allora ridevate, vi sfogavate, vi divertivate e vi supportavate a vicenda.
 
«Con chi sei andata al concerto di Ligabue?»
«Da sola. Ho preso la macchina e sono andata.»
«E com’era?»
«Bravissimo. Mi è sempre piaciuto, lo sai, no?»
«Io non l’avrei sopportato!»
«Io sì.»
  
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