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Autore: _Tati2308    02/06/2020    0 recensioni
"Da piccola credevo che l'amore fosse la magia più potente del mondo. Da piccola credevo anche che esistessero gli unicorni."
Isabelle Smith, una causa persa, il mondo le è crollato sotto i piedi troppo presto. Da quella terribile notte il suo modo di vedere il mondo è cambiato per sempre mostrandosi davanti ai suoi occhi soltanto in sfumature grigie. Per lei l'amore esiste ormai solo nei libri, dove deve rimanere, sa che niente nella vita permane, l'amore brucia, consuma e distrugge e lei ne vuole stare più alla larga possibile.
O almeno così credeva finché per uno strano incidente si risveglia a casa di uno sconosciuto. Folti capelli castani ed occhi d'ambra, Cole Standall con la sua sicurezza e quell'apparente indifferenza che lo contraddistingue distruggerà tutto ciò che Belle credeva di conoscere sull'amore, mostrandole la luce alla fine del tunnel. Ma Isabelle non sa che i segreti che Cole nasconde così tenacemente sono ben più pericolosi dei suoi. Segreti che minacciano di far crollare nuovamente il fragile equilibrio delle loro vite.
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
Capitoli:
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Beh il primo giorno alla Columbia posso dire che non è andato affatto male. 
Sono stata praticamente invisibile, come ho fatto per gli ultimi tre anni della mia vita, le lezioni sono trascorse velocemente, e dopo l'ultima ora la signorina Melville, la vicepreside. 
È una donna alta e snella, indossa un'impeccabile tailleur grigio topo, i capelli neri conqualche sprozzata argento qua e là sono ordinatamente raccolti in una crocchia sulla nuca e un paio di occhiali da vista le scivolano sul naso leggermente storto, probabilmente se lo sarà rotto molti in gioventù, penso guardandomi attorno nel corridoio dalle pareti color crema mentre la seguo e ci fermiamo di fronte ad una porta in mogano con scritto il numero 416 a caratteri dorati. 
Mi ha accompagnato a fare un giro del campus mostrandomi per ultima la mia stanza, quest'ultima è beh...Accogliente, è piccola e disponde di due letti, uno è sotto la finestra che da sul giardino e l'altro invece è a ridosso del muro, poggio le mie cose sul quest'ultimo poiché noto che l'altro è già sfatto e con abiti sparsi un po' ovunque. 
Mi sento in agitazione al pensiero che dovrò condividere la stanza per i prossimi anni con un'altra ragazza, non che abbia qualcosa in contrario, ma non mi piace essere costantemente sotto "osservazione" spero quindi che questa ragazza non ami rinchiudersi in camera circondata da libri di ogni genere.
Ammetto che ho scelto questa università soprattutto per l'enorme biblioteca di cui dispone, amo leggere, perdermi nelle parole delle pagine di un libro, i miei soli amici sono personaggi di carta che hanno preso vita solo nella mia mente.
"Dietro quella porta c'è un piccolo bagno, e dietro quella..." 
Spiega la vicepreside indicando la porta adiacente al bagno.
"Un piccolo guardaroba che può condividere con la sua compagna di stanza" 
Tra le due porte, a ridosso del muro c'è una scrivania in legno, ma notando che è già occupata da un'enorme quantità di libri di chimica, fisica e letteraura di ogni genere.
A questo punto decido mentalmente che studierò poggiata sulla piccola cassettiera-sofà a ridosso della finestra.
"Bene signorina Smith, gli orari delle lezioni li conosce, questo è il programma degli eventi sportivi e dei concorsi che la nostra scuola offre, se ha bisogno di informazioni la segreteria sa dov'è, nei prossimi giorni le verranno consegnati i documenti per la borsa di studio" 
Conclude uscendo dalla camera. 
Ho potuto permettermi quest'università grazie ad una borsa di studio, i miei voti non sono mai andati sotto la B e sono orgogliosa di me per questo, perché nonostante tutto, questa è l'unica cosa della mia vita che non sia andata in frantumi, e ho giurato a me stessa che non permetterò mai più a nessuno di strapparmi la mia vita. Mi impegnerò a fondo, voglio laurearmi in psicologia, so che suona quasi contraddittorio vista la mia situazione, ma voglio farlo più che altro per me stessa, voglio riuscire a fare per gli altri quello che gli psicologi non sono riusciti a fare per me, devo farcela almeno in questo. 
La porta si chiude alle sue spalle e io resto sola in questa stanza, inizio a riporre i miei abiti nell'armadio, non ho con me molta roba, non amo vestirmi in modo appariscente, indosso sempre i miei maglioni, larghi, comodi e coprenti, ne ho almeno una dozzina, ripongo nella parte non occupata dell'armadio anche i miei paia di jeans, un paio di ballerine nere e le mie sneakers da corsa insieme a qualche felpa e un paio di pantaloni della tuta. 
Apro il cassetto per mettere via la biancheria, ma mi accorgo che è già occupato da perizoma di pizzo rosso e reggisenti senza ferretto anch'essi in pizzo di vari colori, decisamente l'opposto di ciò che porto io, non ho nulla di anche lontanamente sexy nel mio guardaroba, non mi serve. 
Effettivamente solo ora mi accorgo che gli abiti della mia compagna di stanza riposti nell'armadio sono tutti parecchio appariscenti, niente di troppo scoperto, ma abbastanza attillati e offrono una vasta gamma di colori. Ripongo senza più pensarci anche le mie ultime cose e decido di andare a farmi una doccia. 
Il bagno è piccolo e accogliente come la camera, fortunatamente è pulito è nell'aria c'è un piacevole odore di lavanda sprigionato dal piccolo diffusore attaccato alla presa di fianco allo specchio. 
Chiudo la porta alle mie spalle, metto gli abiti nel porta biancheria e entro in doccia regolando il getto d'acqua.
Quando esco dal bagno mi fermo sui miei passi vedendo seduta sul letto di fronte a me una ragazza.
"Hey, tu devi essere la mia nuova compagna di stanza ehm...Isabelle Smith giusto? Mi avevano informata del tuo arrivo" 
Dice, ha lunghi capelli ricci, molto più ricci dei miei che in confronto sembrano avere solo qualche boccolo alla fine, di un arancio tendente al rosso, si nota che sono il suo colore naturale poiché s'intonano perfettamente alla carnagione chiara del volto cosparso di lentiggini, sul quale campeggiano due occhioni color nocciola incorniciati da lunghe ciglia rese nere dal mascara. 
Indossa una maglietta dai Queens e una gonna a vita alta che le arriva poco più sù del ginocchio, ai piedi indossa un paio di Vans.
"Io mi chiamo Coraline comunque, ma tutti mi chiamano Cora" 
Aggiunge con un sorriso smagliante, mentre gesticola ad ogni parola facendo tintinnare i numerosi braccialetti al polso destro.
"C-ciao...È...È bello qui" 
Improvviso rendendomi conto che non ho ancora spiciccato parola, spiazzata dalla sua...Vivacità.
"Sì, beh ovviamente è sempre così il primo giorno, poi anche tu comincerai a renderti conto che il liceo era molto meglio, sai, non dovevi lavarti gli abiti da sola, pranzo a casa, con del cibo vero..." 
Sorride iniziando un elenco di tutto ciò che non gradisce qui alla Columbia, ma io al contrario penso che qualunque cosa sia meglio del liceo, mi vengono ancora i brividi se ripenso a quegli ultimi anni. 
Qui invece nessuno mi conosce, posso rifarmi una vita, essere chi voglio, nessuno sa niente di me né del mio passato. 
Sorrido quando mi racconta che il suo primo giorno era stato abbastanza pietoso poiché si era inciampata sul primo gradino della mensa ed era caduta difronte a tutta la scuola, ma che qualcuno prontamente l'aveva aiutata a rialzarsi e aveva buttato tutto sul ridere salvandole la reputazione, da quel giorno quel ragazzo era diventato il suo migliore amico e poi quell'amicizia si era trasformata in qualcosa di più. 
Ammiro la sua capacità di aprirsi così facilmente alle persone, io non sarei riuscita a fare niente più che presentarmi di fronte ad un perfetto sconosciuto ed infatti dopo averla ascoltata mi siedo sul mio letto e con la scusa del lungo viaggio affrontato questa mattina dico di aver bisogno di un po' di riposo.

Al mio risveglio sono già le quattro e mezza di pomeriggio, Cora non c'è e io ne approfitto per mettermi a leggere un po' davanti al davanzale della finestra. 
Mi perdo tra le pagine come capita ogni volta, divento parte della storia, mi trasformo nella protagonista di quel libro, vedo me stessa fare cose che nella realtà mai mi sognerei di fare, posso essere chi voglio ed ho una vita normale, perfetta. 
Bussano alla porta e come ogni volta vengo trascinata fuori da quel mio mondo perfetto. 
Giro la chiave nella toppa e appena apro di fronte a me si staglia una ragazza dai capelli biondo cenere raccolti in una coda alta e gli occhi neri come la pece, è alta più o meno quanto me, ovvero un metro e settanta circa. 
Indossa un paio di jeans blu strappati sulle ginocchia e una canotta rossa che s'intravede sotto al maglioncino di rete bianco.
"H-hey, tu devi essere la nuova compagna di stanza di Cora, mi aveva avvisato che saresti arrivata" 
Dice colta alla sprovvista, probabilmente si aspettava di trovare la sua amica al mio posto.
"Ehm...Sì, si sono...Mi chiamo Isabelle, Isabelle Smith" 
Balbetto presentandomi.
"Beh molto piacere, io sono Cassidy, ma puoi chiamarmi Cass" 
Si presenta con un sorriso che mette in mostra i denti bianchi perfettamente allineati mentre mi porge una mano che dopo un breve istante mi convinco a stringere 
"Sono la migliore amica di Cora comunque, nel caso te lo stessi chiedendo visto che sono piombata qui senza preavviso" 
Aggiunge con una risatina imbarazzata, io sorrido non sapendo che aggiungere. Relazionarmi con le persone non è il mio forte, ma fino ad ora queste persone sembrano gentili e simpatiche con me quindi mi sforzo di esserlo anche io con loro.
"Ehm...Vuoi, vuoi entrare intanto che l'aspetti?" 
Chiedo gentilmente spostandomi di lato per permetterle di entrare, lei annuisce e va a sedersi sul letto di Cora, mentre chiudo la porta e la raggiungo sedendomi sul mio letto 
"Allora...Sei arrivata questa mattina?" Chiede cercando di iniziare un discorso 
"Sì, è stato un viaggio abbastanza lungo, ma fino ad ora ne è valsa la pena, qui sembra tutto così...Diverso" 
Non saprei che altra parola usare, qui è tutto diverso da casa, niente paranoie, niente ossessioni o ricordi, solo io e la mia nuova vita. 
"Beh ci farai l'abitudine, la cosa bella qui è che quest'anno la scuola ha offerto una scelta molto più ampia riguardo ai corsi extracurricolari, per esempio quest'anno c'è un corso di fotografia che gli altri anni non era previsto" 
Spiega entusiasta. Dal modo in cui ne parla deve essere un'appassionata di fotografia e, infatti, le parole che dice dopo confermano i miei pensieri.
"Sai, io adoro la fotografia, la mia stanza è talmente piena di foto che la mia compagna di stanza dava fuori di matto ogni volta che ne vedeva appesa una nuova, beh...Ora ex-compagna di stanza, immagino tu capisca il perché" 
Ridacchia raccontando che ora invece ha una nuova compagna di stanza che guarda caso ama anche lei la fotografia e che per questo la loro stanza assomiglia più che altro ad uno studio fotografico. 
Rido con lei ascoltandola parlare delle sue avventure, queste ragazze sono davvero simpatiche, non l'avrei mai pensato, chissà...Magari anche io potrò un giorno essere come loro. 
Mi impongo in non perdermi in questi pensieri e mentre lotto contro me stessa per scacciare quella sensazioni la porta si spalanca e una trottola dai capelli rossi entra in stanza con un sorriso smagliante 
"Cass ma dov'eri? Ti ho cercata per tutto il campus!" 
Inveisce scherzosamente contro la sua amica 
"Ma se sei stata tu a dirmi di venire a chiamarti alle sei e mezza in punto in camera tua!" 
Si difende Cass sollevando le mani in segno di resa.
Sorrido divertita mentre continuano a bisticciare scherzosamente e non mi rendo conto di non starle neanche più ascoltando se non fosse che le vedo volgere entrambe l'attenzione su di me, cosa che mi mette al quanto in soggezione.
"Che c'è?" 
Chiedo titubante saettando lo sguardo dall'una all'altra.
"Stasera c'è una festa per la squadra di Lacrosse che ha vinto...Vuoi venire con noi? Ci sarà da divertirsi credimi" Incalza Cora.
"Sì, insomma è una cosa abbastanza piccola, la fanno alla confraternita dei ragazzi, ma è uno sballo credimi ci sono stata già un paio di volte e le feste lì sono incredibili" 
Continua Cass. 
Sento lo stomaco ribaltarsi alla sola idea di tutta quella gente e delle luci soffuse.
"N-no grazie, vi ringrazio ragazze, ma le feste...Ecco, non sono cosa per me" Ridacchio in imbarazzo.
"Guarda che ti perdi una gran cosa eh" 
Prova ancora Cass.
"Davvero non sono il tipo, grazie ancora" 
Ripeto con la voce che trema leggermente. 
Con un'alzata di spalle lasciano cadere l'argomento mentre Cora cambia discorso iniziando a parlare di Mike, il suo ragazzo. 
Le ascolto parlare per tutta la sera intervendendo qualche volta giusto per partecipare, fino a quando si alzano per andare a cenare proponendomi di andare con loro.
"Ehm...veramente ho mangiato una scatola intera di cereali per merenda e quindi non ho molta fame...Andate voi, magari domani" 
Suggerisco inventandomi la scusa dei cereali, loro annuiscono e mi danno la buonanotte mentre Cora mi avvisa che tornerà tardi per via della festa. 
Annuisco e quando si chiudono la porta alle loro spalle scivolo contro di essa, rendendomi conto che come primo giorno non è andato affato male. 

È un buon inizio.Beh il primo giorno alla Columbia posso dire che non è andato affatto male. 
Sono stata praticamente invisibile, come ho fatto per gli ultimi tre anni della mia vita, le lezioni sono trascorse velocemente, e dopo l'ultima ora la signorina Melville, la vicepreside. 
È una donna alta e snella, indossa un'impeccabile tailleur grigio topo, i capelli neri conqualche sprozzata argento qua e là sono ordinatamente raccolti in una crocchia sulla nuca e un paio di occhiali da vista le scivolano sul naso leggermente storto, probabilmente se lo sarà rotto molti in gioventù, penso guardandomi attorno nel corridoio dalle pareti color crema mentre la seguo e ci fermiamo di fronte ad una porta in mogano con scritto il numero 416 a caratteri dorati. 
Mi ha accompagnato a fare un giro del campus mostrandomi per ultima la mia stanza, quest'ultima è beh...Accogliente, è piccola e disponde di due letti, uno è sotto la finestra che da sul giardino e l'altro invece è a ridosso del muro, poggio le mie cose sul quest'ultimo poiché noto che l'altro è già sfatto e con abiti sparsi un po' ovunque. 
Mi sento in agitazione al pensiero che dovrò condividere la stanza per i prossimi anni con un'altra ragazza, non che abbia qualcosa in contrario, ma non mi piace essere costantemente sotto "osservazione" spero quindi che questa ragazza non ami rinchiudersi in camera circondata da libri di ogni genere.
Ammetto che ho scelto questa università soprattutto per l'enorme biblioteca di cui dispone, amo leggere, perdermi nelle parole delle pagine di un libro, i miei soli amici sono personaggi di carta che hanno preso vita solo nella mia mente.
"Dietro quella porta c'è un piccolo bagno, e dietro quella..." 
Spiega la vicepreside indicando la porta adiacente al bagno.
"Un piccolo guardaroba che può condividere con la sua compagna di stanza" 
Tra le due porte, a ridosso del muro c'è una scrivania in legno, ma notando che è già occupata da un'enorme quantità di libri di chimica, fisica e letteraura di ogni genere.
A questo punto decido mentalmente che studierò poggiata sulla piccola cassettiera-sofà a ridosso della finestra.
"Bene signorina Smith, gli orari delle lezioni li conosce, questo è il programma degli eventi sportivi e dei concorsi che la nostra scuola offre, se ha bisogno di informazioni la segreteria sa dov'è, nei prossimi giorni le verranno consegnati i documenti per la borsa di studio" 
Conclude uscendo dalla camera. 
Ho potuto permettermi quest'università grazie ad una borsa di studio, i miei voti non sono mai andati sotto la B e sono orgogliosa di me per questo, perché nonostante tutto, questa è l'unica cosa della mia vita che non sia andata in frantumi, e ho giurato a me stessa che non permetterò mai più a nessuno di strapparmi la mia vita. Mi impegnerò a fondo, voglio laurearmi in psicologia, so che suona quasi contraddittorio vista la mia situazione, ma voglio farlo più che altro per me stessa, voglio riuscire a fare per gli altri quello che gli psicologi non sono riusciti a fare per me, devo farcela almeno in questo. 
La porta si chiude alle sue spalle e io resto sola in questa stanza, inizio a riporre i miei abiti nell'armadio, non ho con me molta roba, non amo vestirmi in modo appariscente, indosso sempre i miei maglioni, larghi, comodi e coprenti, ne ho almeno una dozzina, ripongo nella parte non occupata dell'armadio anche i miei paia di jeans, un paio di ballerine nere e le mie sneakers da corsa insieme a qualche felpa e un paio di pantaloni della tuta. 
Apro il cassetto per mettere via la biancheria, ma mi accorgo che è già occupato da perizoma di pizzo rosso e reggisenti senza ferretto anch'essi in pizzo di vari colori, decisamente l'opposto di ciò che porto io, non ho nulla di anche lontanamente sexy nel mio guardaroba, non mi serve. 
Effettivamente solo ora mi accorgo che gli abiti della mia compagna di stanza riposti nell'armadio sono tutti parecchio appariscenti, niente di troppo scoperto, ma abbastanza attillati e offrono una vasta gamma di colori. Ripongo senza più pensarci anche le mie ultime cose e decido di andare a farmi una doccia. 
Il bagno è piccolo e accogliente come la camera, fortunatamente è pulito è nell'aria c'è un piacevole odore di lavanda sprigionato dal piccolo diffusore attaccato alla presa di fianco allo specchio. 
Chiudo la porta alle mie spalle, metto gli abiti nel porta biancheria e entro in doccia regolando il getto d'acqua.
Quando esco dal bagno mi fermo sui miei passi vedendo seduta sul letto di fronte a me una ragazza.
"Hey, tu devi essere la mia nuova compagna di stanza ehm...Isabelle Smith giusto? Mi avevano informata del tuo arrivo" 
Dice, ha lunghi capelli ricci, molto più ricci dei miei che in confronto sembrano avere solo qualche boccolo alla fine, di un arancio tendente al rosso, si nota che sono il suo colore naturale poiché s'intonano perfettamente alla carnagione chiara del volto cosparso di lentiggini, sul quale campeggiano due occhioni color nocciola incorniciati da lunghe ciglia rese nere dal mascara. 
Indossa una maglietta dai Queens e una gonna a vita alta che le arriva poco più sù del ginocchio, ai piedi indossa un paio di Vans.
"Io mi chiamo Coraline comunque, ma tutti mi chiamano Cora" 
Aggiunge con un sorriso smagliante, mentre gesticola ad ogni parola facendo tintinnare i numerosi braccialetti al polso destro.
"C-ciao...È...È bello qui" 
Improvviso rendendomi conto che non ho ancora spiciccato parola, spiazzata dalla sua...Vivacità.
"Sì, beh ovviamente è sempre così il primo giorno, poi anche tu comincerai a renderti conto che il liceo era molto meglio, sai, non dovevi lavarti gli abiti da sola, pranzo a casa, con del cibo vero..." 
Sorride iniziando un elenco di tutto ciò che non gradisce qui alla Columbia, ma io al contrario penso che qualunque cosa sia meglio del liceo, mi vengono ancora i brividi se ripenso a quegli ultimi anni. 
Qui invece nessuno mi conosce, posso rifarmi una vita, essere chi voglio, nessuno sa niente di me né del mio passato. 
Sorrido quando mi racconta che il suo primo giorno era stato abbastanza pietoso poiché si era inciampata sul primo gradino della mensa ed era caduta difronte a tutta la scuola, ma che qualcuno prontamente l'aveva aiutata a rialzarsi e aveva buttato tutto sul ridere salvandole la reputazione, da quel giorno quel ragazzo era diventato il suo migliore amico e poi quell'amicizia si era trasformata in qualcosa di più. 
Ammiro la sua capacità di aprirsi così facilmente alle persone, io non sarei riuscita a fare niente più che presentarmi di fronte ad un perfetto sconosciuto ed infatti dopo averla ascoltata mi siedo sul mio letto e con la scusa del lungo viaggio affrontato questa mattina dico di aver bisogno di un po' di riposo.

Al mio risveglio sono già le quattro e mezza di pomeriggio, Cora non c'è e io ne approfitto per mettermi a leggere un po' davanti al davanzale della finestra. 
Mi perdo tra le pagine come capita ogni volta, divento parte della storia, mi trasformo nella protagonista di quel libro, vedo me stessa fare cose che nella realtà mai mi sognerei di fare, posso essere chi voglio ed ho una vita normale, perfetta. 
Bussano alla porta e come ogni volta vengo trascinata fuori da quel mio mondo perfetto. 
Giro la chiave nella toppa e appena apro di fronte a me si staglia una ragazza dai capelli biondo cenere raccolti in una coda alta e gli occhi neri come la pece, è alta più o meno quanto me, ovvero un metro e settanta circa. 
Indossa un paio di jeans blu strappati sulle ginocchia e una canotta rossa che s'intravede sotto al maglioncino di rete bianco.
"H-hey, tu devi essere la nuova compagna di stanza di Cora, mi aveva avvisato che saresti arrivata" 
Dice colta alla sprovvista, probabilmente si aspettava di trovare la sua amica al mio posto.
"Ehm...Sì, si sono...Mi chiamo Isabelle, Isabelle Smith" 
Balbetto presentandomi.
"Beh molto piacere, io sono Cassidy, ma puoi chiamarmi Cass" 
Si presenta con un sorriso che mette in mostra i denti bianchi perfettamente allineati mentre mi porge una mano che dopo un breve istante mi convinco a stringere 
"Sono la migliore amica di Cora comunque, nel caso te lo stessi chiedendo visto che sono piombata qui senza preavviso" 
Aggiunge con una risatina imbarazzata, io sorrido non sapendo che aggiungere. Relazionarmi con le persone non è il mio forte, ma fino ad ora queste persone sembrano gentili e simpatiche con me quindi mi sforzo di esserlo anche io con loro.
"Ehm...Vuoi, vuoi entrare intanto che l'aspetti?" 
Chiedo gentilmente spostandomi di lato per permetterle di entrare, lei annuisce e va a sedersi sul letto di Cora, mentre chiudo la porta e la raggiungo sedendomi sul mio letto 
"Allora...Sei arrivata questa mattina?" Chiede cercando di iniziare un discorso 
"Sì, è stato un viaggio abbastanza lungo, ma fino ad ora ne è valsa la pena, qui sembra tutto così...Diverso" 
Non saprei che altra parola usare, qui è tutto diverso da casa, niente paranoie, niente ossessioni o ricordi, solo io e la mia nuova vita. 
"Beh ci farai l'abitudine, la cosa bella qui è che quest'anno la scuola ha offerto una scelta molto più ampia riguardo ai corsi extracurricolari, per esempio quest'anno c'è un corso di fotografia che gli altri anni non era previsto" 
Spiega entusiasta. Dal modo in cui ne parla deve essere un'appassionata di fotografia e, infatti, le parole che dice dopo confermano i miei pensieri.
"Sai, io adoro la fotografia, la mia stanza è talmente piena di foto che la mia compagna di stanza dava fuori di matto ogni volta che ne vedeva appesa una nuova, beh...Ora ex-compagna di stanza, immagino tu capisca il perché" 
Ridacchia raccontando che ora invece ha una nuova compagna di stanza che guarda caso ama anche lei la fotografia e che per questo la loro stanza assomiglia più che altro ad uno studio fotografico. 
Rido con lei ascoltandola parlare delle sue avventure, queste ragazze sono davvero simpatiche, non l'avrei mai pensato, chissà...Magari anche io potrò un giorno essere come loro. 
Mi impongo in non perdermi in questi pensieri e mentre lotto contro me stessa per scacciare quella sensazioni la porta si spalanca e una trottola dai capelli rossi entra in stanza con un sorriso smagliante 
"Cass ma dov'eri? Ti ho cercata per tutto il campus!" 
Inveisce scherzosamente contro la sua amica 
"Ma se sei stata tu a dirmi di venire a chiamarti alle sei e mezza in punto in camera tua!" 
Si difende Cass sollevando le mani in segno di resa.
Sorrido divertita mentre continuano a bisticciare scherzosamente e non mi rendo conto di non starle neanche più ascoltando se non fosse che le vedo volgere entrambe l'attenzione su di me, cosa che mi mette al quanto in soggezione.
"Che c'è?" 
Chiedo titubante saettando lo sguardo dall'una all'altra.
"Stasera c'è una festa per la squadra di Lacrosse che ha vinto...Vuoi venire con noi? Ci sarà da divertirsi credimi" Incalza Cora.
"Sì, insomma è una cosa abbastanza piccola, la fanno alla confraternita dei ragazzi, ma è uno sballo credimi ci sono stata già un paio di volte e le feste lì sono incredibili" 
Continua Cass. 
Sento lo stomaco ribaltarsi alla sola idea di tutta quella gente e delle luci soffuse.
"N-no grazie, vi ringrazio ragazze, ma le feste...Ecco, non sono cosa per me" Ridacchio in imbarazzo.
"Guarda che ti perdi una gran cosa eh" 
Prova ancora Cass.
"Davvero non sono il tipo, grazie ancora" 
Ripeto con la voce che trema leggermente. 
Con un'alzata di spalle lasciano cadere l'argomento mentre Cora cambia discorso iniziando a parlare di Mike, il suo ragazzo. 
Le ascolto parlare per tutta la sera intervendendo qualche volta giusto per partecipare, fino a quando si alzano per andare a cenare proponendomi di andare con loro.
"Ehm...veramente ho mangiato una scatola intera di cereali per merenda e quindi non ho molta fame...Andate voi, magari domani" 
Suggerisco inventandomi la scusa dei cereali, loro annuiscono e mi danno la buonanotte mentre Cora mi avvisa che tornerà tardi per via della festa. 
Annuisco e quando si chiudono la porta alle loro spalle scivolo contro di essa, rendendomi conto che come primo giorno non è andato affato male. 

È un buon inizio.Beh il primo giorno alla Columbia posso dire che non è andato affatto male. 
Sono stata praticamente invisibile, come ho fatto per gli ultimi tre anni della mia vita, le lezioni sono trascorse velocemente, e dopo l'ultima ora la signorina Melville, la vicepreside. 
È una donna alta e snella, indossa un'impeccabile tailleur grigio topo, i capelli neri conqualche sprozzata argento qua e là sono ordinatamente raccolti in una crocchia sulla nuca e un paio di occhiali da vista le scivolano sul naso leggermente storto, probabilmente se lo sarà rotto molti in gioventù, penso guardandomi attorno nel corridoio dalle pareti color crema mentre la seguo e ci fermiamo di fronte ad una porta in mogano con scritto il numero 416 a caratteri dorati. 
Mi ha accompagnato a fare un giro del campus mostrandomi per ultima la mia stanza, quest'ultima è beh...Accogliente, è piccola e disponde di due letti, uno è sotto la finestra che da sul giardino e l'altro invece è a ridosso del muro, poggio le mie cose sul quest'ultimo poiché noto che l'altro è già sfatto e con abiti sparsi un po' ovunque. 
Mi sento in agitazione al pensiero che dovrò condividere la stanza per i prossimi anni con un'altra ragazza, non che abbia qualcosa in contrario, ma non mi piace essere costantemente sotto "osservazione" spero quindi che questa ragazza non ami rinchiudersi in camera circondata da libri di ogni genere.
Ammetto che ho scelto questa università soprattutto per l'enorme biblioteca di cui dispone, amo leggere, perdermi nelle parole delle pagine di un libro, i miei soli amici sono personaggi di carta che hanno preso vita solo nella mia mente.
"Dietro quella porta c'è un piccolo bagno, e dietro quella..." 
Spiega la vicepreside indicando la porta adiacente al bagno.
"Un piccolo guardaroba che può condividere con la sua compagna di stanza" 
Tra le due porte, a ridosso del muro c'è una scrivania in legno, ma notando che è già occupata da un'enorme quantità di libri di chimica, fisica e letteraura di ogni genere.
A questo punto decido mentalmente che studierò poggiata sulla piccola cassettiera-sofà a ridosso della finestra.
"Bene signorina Smith, gli orari delle lezioni li conosce, questo è il programma degli eventi sportivi e dei concorsi che la nostra scuola offre, se ha bisogno di informazioni la segreteria sa dov'è, nei prossimi giorni le verranno consegnati i documenti per la borsa di studio" 
Conclude uscendo dalla camera. 
Ho potuto permettermi quest'università grazie ad una borsa di studio, i miei voti non sono mai andati sotto la B e sono orgogliosa di me per questo, perché nonostante tutto, questa è l'unica cosa della mia vita che non sia andata in frantumi, e ho giurato a me stessa che non permetterò mai più a nessuno di strapparmi la mia vita. Mi impegnerò a fondo, voglio laurearmi in psicologia, so che suona quasi contraddittorio vista la mia situazione, ma voglio farlo più che altro per me stessa, voglio riuscire a fare per gli altri quello che gli psicologi non sono riusciti a fare per me, devo farcela almeno in questo. 
La porta si chiude alle sue spalle e io resto sola in questa stanza, inizio a riporre i miei abiti nell'armadio, non ho con me molta roba, non amo vestirmi in modo appariscente, indosso sempre i miei maglioni, larghi, comodi e coprenti, ne ho almeno una dozzina, ripongo nella parte non occupata dell'armadio anche i miei paia di jeans, un paio di ballerine nere e le mie sneakers da corsa insieme a qualche felpa e un paio di pantaloni della tuta. 
Apro il cassetto per mettere via la biancheria, ma mi accorgo che è già occupato da perizoma di pizzo rosso e reggisenti senza ferretto anch'essi in pizzo di vari colori, decisamente l'opposto di ciò che porto io, non ho nulla di anche lontanamente sexy nel mio guardaroba, non mi serve. 
Effettivamente solo ora mi accorgo che gli abiti della mia compagna di stanza riposti nell'armadio sono tutti parecchio appariscenti, niente di troppo scoperto, ma abbastanza attillati e offrono una vasta gamma di colori. Ripongo senza più pensarci anche le mie ultime cose e decido di andare a farmi una doccia. 
Il bagno è piccolo e accogliente come la camera, fortunatamente è pulito è nell'aria c'è un piacevole odore di lavanda sprigionato dal piccolo diffusore attaccato alla presa di fianco allo specchio. 
Chiudo la porta alle mie spalle, metto gli abiti nel porta biancheria e entro in doccia regolando il getto d'acqua.
Quando esco dal bagno mi fermo sui miei passi vedendo seduta sul letto di fronte a me una ragazza.
"Hey, tu devi essere la mia nuova compagna di stanza ehm...Isabelle Smith giusto? Mi avevano informata del tuo arrivo" 
Dice, ha lunghi capelli ricci, molto più ricci dei miei che in confronto sembrano avere solo qualche boccolo alla fine, di un arancio tendente al rosso, si nota che sono il suo colore naturale poiché s'intonano perfettamente alla carnagione chiara del volto cosparso di lentiggini, sul quale campeggiano due occhioni color nocciola incorniciati da lunghe ciglia rese nere dal mascara. 
Indossa una maglietta dai Queens e una gonna a vita alta che le arriva poco più sù del ginocchio, ai piedi indossa un paio di Vans.
"Io mi chiamo Coraline comunque, ma tutti mi chiamano Cora" 
Aggiunge con un sorriso smagliante, mentre gesticola ad ogni parola facendo tintinnare i numerosi braccialetti al polso destro.
"C-ciao...È...È bello qui" 
Improvviso rendendomi conto che non ho ancora spiciccato parola, spiazzata dalla sua...Vivacità.
"Sì, beh ovviamente è sempre così il primo giorno, poi anche tu comincerai a renderti conto che il liceo era molto meglio, sai, non dovevi lavarti gli abiti da sola, pranzo a casa, con del cibo vero..." 
Sorride iniziando un elenco di tutto ciò che non gradisce qui alla Columbia, ma io al contrario penso che qualunque cosa sia meglio del liceo, mi vengono ancora i brividi se ripenso a quegli ultimi anni. 
Qui invece nessuno mi conosce, posso rifarmi una vita, essere chi voglio, nessuno sa niente di me né del mio passato. 
Sorrido quando mi racconta che il suo primo giorno era stato abbastanza pietoso poiché si era inciampata sul primo gradino della mensa ed era caduta difronte a tutta la scuola, ma che qualcuno prontamente l'aveva aiutata a rialzarsi e aveva buttato tutto sul ridere salvandole la reputazione, da quel giorno quel ragazzo era diventato il suo migliore amico e poi quell'amicizia si era trasformata in qualcosa di più. 
Ammiro la sua capacità di aprirsi così facilmente alle persone, io non sarei riuscita a fare niente più che presentarmi di fronte ad un perfetto sconosciuto ed infatti dopo averla ascoltata mi siedo sul mio letto e con la scusa del lungo viaggio affrontato questa mattina dico di aver bisogno di un po' di riposo.

Al mio risveglio sono già le quattro e mezza di pomeriggio, Cora non c'è e io ne approfitto per mettermi a leggere un po' davanti al davanzale della finestra. 
Mi perdo tra le pagine come capita ogni volta, divento parte della storia, mi trasformo nella protagonista di quel libro, vedo me stessa fare cose che nella realtà mai mi sognerei di fare, posso essere chi voglio ed ho una vita normale, perfetta. 
Bussano alla porta e come ogni volta vengo trascinata fuori da quel mio mondo perfetto. 
Giro la chiave nella toppa e appena apro di fronte a me si staglia una ragazza dai capelli biondo cenere raccolti in una coda alta e gli occhi neri come la pece, è alta più o meno quanto me, ovvero un metro e settanta circa. 
Indossa un paio di jeans blu strappati sulle ginocchia e una canotta rossa che s'intravede sotto al maglioncino di rete bianco.
"H-hey, tu devi essere la nuova compagna di stanza di Cora, mi aveva avvisato che saresti arrivata" 
Dice colta alla sprovvista, probabilmente si aspettava di trovare la sua amica al mio posto.
"Ehm...Sì, si sono...Mi chiamo Isabelle, Isabelle Smith" 
Balbetto presentandomi.
"Beh molto piacere, io sono Cassidy, ma puoi chiamarmi Cass" 
Si presenta con un sorriso che mette in mostra i denti bianchi perfettamente allineati mentre mi porge una mano che dopo un breve istante mi convinco a stringere 
"Sono la migliore amica di Cora comunque, nel caso te lo stessi chiedendo visto che sono piombata qui senza preavviso" 
Aggiunge con una risatina imbarazzata, io sorrido non sapendo che aggiungere. Relazionarmi con le persone non è il mio forte, ma fino ad ora queste persone sembrano gentili e simpatiche con me quindi mi sforzo di esserlo anche io con loro.
"Ehm...Vuoi, vuoi entrare intanto che l'aspetti?" 
Chiedo gentilmente spostandomi di lato per permetterle di entrare, lei annuisce e va a sedersi sul letto di Cora, mentre chiudo la porta e la raggiungo sedendomi sul mio letto 
"Allora...Sei arrivata questa mattina?" Chiede cercando di iniziare un discorso 
"Sì, è stato un viaggio abbastanza lungo, ma fino ad ora ne è valsa la pena, qui sembra tutto così...Diverso" 
Non saprei che altra parola usare, qui è tutto diverso da casa, niente paranoie, niente ossessioni o ricordi, solo io e la mia nuova vita. 
"Beh ci farai l'abitudine, la cosa bella qui è che quest'anno la scuola ha offerto una scelta molto più ampia riguardo ai corsi extracurricolari, per esempio quest'anno c'è un corso di fotografia che gli altri anni non era previsto" 
Spiega entusiasta. Dal modo in cui ne parla deve essere un'appassionata di fotografia e, infatti, le parole che dice dopo confermano i miei pensieri.
"Sai, io adoro la fotografia, la mia stanza è talmente piena di foto che la mia compagna di stanza dava fuori di matto ogni volta che ne vedeva appesa una nuova, beh...Ora ex-compagna di stanza, immagino tu capisca il perché" 
Ridacchia raccontando che ora invece ha una nuova compagna di stanza che guarda caso ama anche lei la fotografia e che per questo la loro stanza assomiglia più che altro ad uno studio fotografico. 
Rido con lei ascoltandola parlare delle sue avventure, queste ragazze sono davvero simpatiche, non l'avrei mai pensato, chissà...Magari anche io potrò un giorno essere come loro. 
Mi impongo in non perdermi in questi pensieri e mentre lotto contro me stessa per scacciare quella sensazioni la porta si spalanca e una trottola dai capelli rossi entra in stanza con un sorriso smagliante 
"Cass ma dov'eri? Ti ho cercata per tutto il campus!" 
Inveisce scherzosamente contro la sua amica 
"Ma se sei stata tu a dirmi di venire a chiamarti alle sei e mezza in punto in camera tua!" 
Si difende Cass sollevando le mani in segno di resa.
Sorrido divertita mentre continuano a bisticciare scherzosamente e non mi rendo conto di non starle neanche più ascoltando se non fosse che le vedo volgere entrambe l'attenzione su di me, cosa che mi mette al quanto in soggezione.
"Che c'è?" 
Chiedo titubante saettando lo sguardo dall'una all'altra.
"Stasera c'è una festa per la squadra di Lacrosse che ha vinto...Vuoi venire con noi? Ci sarà da divertirsi credimi" Incalza Cora.
"Sì, insomma è una cosa abbastanza piccola, la fanno alla confraternita dei ragazzi, ma è uno sballo credimi ci sono stata già un paio di volte e le feste lì sono incredibili" 
Continua Cass. 
Sento lo stomaco ribaltarsi alla sola idea di tutta quella gente e delle luci soffuse.
"N-no grazie, vi ringrazio ragazze, ma le feste...Ecco, non sono cosa per me" Ridacchio in imbarazzo.
"Guarda che ti perdi una gran cosa eh" 
Prova ancora Cass.
"Davvero non sono il tipo, grazie ancora" 
Ripeto con la voce che trema leggermente. 
Con un'alzata di spalle lasciano cadere l'argomento mentre Cora cambia discorso iniziando a parlare di Mike, il suo ragazzo. 
Le ascolto parlare per tutta la sera intervendendo qualche volta giusto per partecipare, fino a quando si alzano per andare a cenare proponendomi di andare con loro.
"Ehm...veramente ho mangiato una scatola intera di cereali per merenda e quindi non ho molta fame...Andate voi, magari domani" 
Suggerisco inventandomi la scusa dei cereali, loro annuiscono e mi danno la buonanotte mentre Cora mi avvisa che tornerà tardi per via della festa. 
Annuisco e quando si chiudono la porta alle loro spalle scivolo contro di essa, rendendomi conto che come primo giorno non è andato affato male. 

È un buon inizio.Beh il primo giorno alla Columbia posso dire che non è andato affatto male. 
Sono stata praticamente invisibile, come ho fatto per gli ultimi tre anni della mia vita, le lezioni sono trascorse velocemente, e dopo l'ultima ora la signorina Melville, la vicepreside. 
È una donna alta e snella, indossa un'impeccabile tailleur grigio topo, i capelli neri conqualche sprozzata argento qua e là sono ordinatamente raccolti in una crocchia sulla nuca e un paio di occhiali da vista le scivolano sul naso leggermente storto, probabilmente se lo sarà rotto molti in gioventù, penso guardandomi attorno nel corridoio dalle pareti color crema mentre la seguo e ci fermiamo di fronte ad una porta in mogano con scritto il numero 416 a caratteri dorati. 
Mi ha accompagnato a fare un giro del campus mostrandomi per ultima la mia stanza, quest'ultima è beh...Accogliente, è piccola e disponde di due letti, uno è sotto la finestra che da sul giardino e l'altro invece è a ridosso del muro, poggio le mie cose sul quest'ultimo poiché noto che l'altro è già sfatto e con abiti sparsi un po' ovunque. 
Mi sento in agitazione al pensiero che dovrò condividere la stanza per i prossimi anni con un'altra ragazza, non che abbia qualcosa in contrario, ma non mi piace essere costantemente sotto "osservazione" spero quindi che questa ragazza non ami rinchiudersi in camera circondata da libri di ogni genere.
Ammetto che ho scelto questa università soprattutto per l'enorme biblioteca di cui dispone, amo leggere, perdermi nelle parole delle pagine di un libro, i miei soli amici sono personaggi di carta che hanno preso vita solo nella mia mente.
"Dietro quella porta c'è un piccolo bagno, e dietro quella..." 
Spiega la vicepreside indicando la porta adiacente al bagno.
"Un piccolo guardaroba che può condividere con la sua compagna di stanza" 
Tra le due porte, a ridosso del muro c'è una scrivania in legno, ma notando che è già occupata da un'enorme quantità di libri di chimica, fisica e letteraura di ogni genere.
A questo punto decido mentalmente che studierò poggiata sulla piccola cassettiera-sofà a ridosso della finestra.
"Bene signorina Smith, gli orari delle lezioni li conosce, questo è il programma degli eventi sportivi e dei concorsi che la nostra scuola offre, se ha bisogno di informazioni la segreteria sa dov'è, nei prossimi giorni le verranno consegnati i documenti per la borsa di studio" 
Conclude uscendo dalla camera. 
Ho potuto permettermi quest'università grazie ad una borsa di studio, i miei voti non sono mai andati sotto la B e sono orgogliosa di me per questo, perché nonostante tutto, questa è l'unica cosa della mia vita che non sia andata in frantumi, e ho giurato a me stessa che non permetterò mai più a nessuno di strapparmi la mia vita. Mi impegnerò a fondo, voglio laurearmi in psicologia, so che suona quasi contraddittorio vista la mia situazione, ma voglio farlo più che altro per me stessa, voglio riuscire a fare per gli altri quello che gli psicologi non sono riusciti a fare per me, devo farcela almeno in questo. 
La porta si chiude alle sue spalle e io resto sola in questa stanza, inizio a riporre i miei abiti nell'armadio, non ho con me molta roba, non amo vestirmi in modo appariscente, indosso sempre i miei maglioni, larghi, comodi e coprenti, ne ho almeno una dozzina, ripongo nella parte non occupata dell'armadio anche i miei paia di jeans, un paio di ballerine nere e le mie sneakers da corsa insieme a qualche felpa e un paio di pantaloni della tuta. 
Apro il cassetto per mettere via la biancheria, ma mi accorgo che è già occupato da perizoma di pizzo rosso e reggisenti senza ferretto anch'essi in pizzo di vari colori, decisamente l'opposto di ciò che porto io, non ho nulla di anche lontanamente sexy nel mio guardaroba, non mi serve. 
Effettivamente solo ora mi accorgo che gli abiti della mia compagna di stanza riposti nell'armadio sono tutti parecchio appariscenti, niente di troppo scoperto, ma abbastanza attillati e offrono una vasta gamma di colori. Ripongo senza più pensarci anche le mie ultime cose e decido di andare a farmi una doccia. 
Il bagno è piccolo e accogliente come la camera, fortunatamente è pulito è nell'aria c'è un piacevole odore di lavanda sprigionato dal piccolo diffusore attaccato alla presa di fianco allo specchio. 
Chiudo la porta alle mie spalle, metto gli abiti nel porta biancheria e entro in doccia regolando il getto d'acqua.
Quando esco dal bagno mi fermo sui miei passi vedendo seduta sul letto di fronte a me una ragazza.
"Hey, tu devi essere la mia nuova compagna di stanza ehm...Isabelle Smith giusto? Mi avevano informata del tuo arrivo" 
Dice, ha lunghi capelli ricci, molto più ricci dei miei che in confronto sembrano avere solo qualche boccolo alla fine, di un arancio tendente al rosso, si nota che sono il suo colore naturale poiché s'intonano perfettamente alla carnagione chiara del volto cosparso di lentiggini, sul quale campeggiano due occhioni color nocciola incorniciati da lunghe ciglia rese nere dal mascara. 
Indossa una maglietta dai Queens e una gonna a vita alta che le arriva poco più sù del ginocchio, ai piedi indossa un paio di Vans.
"Io mi chiamo Coraline comunque, ma tutti mi chiamano Cora" 
Aggiunge con un sorriso smagliante, mentre gesticola ad ogni parola facendo tintinnare i numerosi braccialetti al polso destro.
"C-ciao...È...È bello qui" 
Improvviso rendendomi conto che non ho ancora spiciccato parola, spiazzata dalla sua...Vivacità.
"Sì, beh ovviamente è sempre così il primo giorno, poi anche tu comincerai a renderti conto che il liceo era molto meglio, sai, non dovevi lavarti gli abiti da sola, pranzo a casa, con del cibo vero..." 
Sorride iniziando un elenco di tutto ciò che non gradisce qui alla Columbia, ma io al contrario penso che qualunque cosa sia meglio del liceo, mi vengono ancora i brividi se ripenso a quegli ultimi anni. 
Qui invece nessuno mi conosce, posso rifarmi una vita, essere chi voglio, nessuno sa niente di me né del mio passato. 
Sorrido quando mi racconta che il suo primo giorno era stato abbastanza pietoso poiché si era inciampata sul primo gradino della mensa ed era caduta difronte a tutta la scuola, ma che qualcuno prontamente l'aveva aiutata a rialzarsi e aveva buttato tutto sul ridere salvandole la reputazione, da quel giorno quel ragazzo era diventato il suo migliore amico e poi quell'amicizia si era trasformata in qualcosa di più. 
Ammiro la sua capacità di aprirsi così facilmente alle persone, io non sarei riuscita a fare niente più che presentarmi di fronte ad un perfetto sconosciuto ed infatti dopo averla ascoltata mi siedo sul mio letto e con la scusa del lungo viaggio affrontato questa mattina dico di aver bisogno di un po' di riposo.

Al mio risveglio sono già le quattro e mezza di pomeriggio, Cora non c'è e io ne approfitto per mettermi a leggere un po' davanti al davanzale della finestra. 
Mi perdo tra le pagine come capita ogni volta, divento parte della storia, mi trasformo nella protagonista di quel libro, vedo me stessa fare cose che nella realtà mai mi sognerei di fare, posso essere chi voglio ed ho una vita normale, perfetta. 
Bussano alla porta e come ogni volta vengo trascinata fuori da quel mio mondo perfetto. 
Giro la chiave nella toppa e appena apro di fronte a me si staglia una ragazza dai capelli biondo cenere raccolti in una coda alta e gli occhi neri come la pece, è alta più o meno quanto me, ovvero un metro e settanta circa. 
Indossa un paio di jeans blu strappati sulle ginocchia e una canotta rossa che s'intravede sotto al maglioncino di rete bianco.
"H-hey, tu devi essere la nuova compagna di stanza di Cora, mi aveva avvisato che saresti arrivata" 
Dice colta alla sprovvista, probabilmente si aspettava di trovare la sua amica al mio posto.
"Ehm...Sì, si sono...Mi chiamo Isabelle, Isabelle Smith" 
Balbetto presentandomi.
"Beh molto piacere, io sono Cassidy, ma puoi chiamarmi Cass" 
Si presenta con un sorriso che mette in mostra i denti bianchi perfettamente allineati mentre mi porge una mano che dopo un breve istante mi convinco a stringere 
"Sono la migliore amica di Cora comunque, nel caso te lo stessi chiedendo visto che sono piombata qui senza preavviso" 
Aggiunge con una risatina imbarazzata, io sorrido non sapendo che aggiungere. Relazionarmi con le persone non è il mio forte, ma fino ad ora queste persone sembrano gentili e simpatiche con me quindi mi sforzo di esserlo anche io con loro.
"Ehm...Vuoi, vuoi entrare intanto che l'aspetti?" 
Chiedo gentilmente spostandomi di lato per permetterle di entrare, lei annuisce e va a sedersi sul letto di Cora, mentre chiudo la porta e la raggiungo sedendomi sul mio letto 
"Allora...Sei arrivata questa mattina?" Chiede cercando di iniziare un discorso 
"Sì, è stato un viaggio abbastanza lungo, ma fino ad ora ne è valsa la pena, qui sembra tutto così...Diverso" 
Non saprei che altra parola usare, qui è tutto diverso da casa, niente paranoie, niente ossessioni o ricordi, solo io e la mia nuova vita. 
"Beh ci farai l'abitudine, la cosa bella qui è che quest'anno la scuola ha offerto una scelta molto più ampia riguardo ai corsi extracurricolari, per esempio quest'anno c'è un corso di fotografia che gli altri anni non era previsto" 
Spiega entusiasta. Dal modo in cui ne parla deve essere un'appassionata di fotografia e, infatti, le parole che dice dopo confermano i miei pensieri.
"Sai, io adoro la fotografia, la mia stanza è talmente piena di foto che la mia compagna di stanza dava fuori di matto ogni volta che ne vedeva appesa una nuova, beh...Ora ex-compagna di stanza, immagino tu capisca il perché" 
Ridacchia raccontando che ora invece ha una nuova compagna di stanza che guarda caso ama anche lei la fotografia e che per questo la loro stanza assomiglia più che altro ad uno studio fotografico. 
Rido con lei ascoltandola parlare delle sue avventure, queste ragazze sono davvero simpatiche, non l'avrei mai pensato, chissà...Magari anche io potrò un giorno essere come loro. 
Mi impongo in non perdermi in questi pensieri e mentre lotto contro me stessa per scacciare quella sensazioni la porta si spalanca e una trottola dai capelli rossi entra in stanza con un sorriso smagliante 
"Cass ma dov'eri? Ti ho cercata per tutto il campus!" 
Inveisce scherzosamente contro la sua amica 
"Ma se sei stata tu a dirmi di venire a chiamarti alle sei e mezza in punto in camera tua!" 
Si difende Cass sollevando le mani in segno di resa.
Sorrido divertita mentre continuano a bisticciare scherzosamente e non mi rendo conto di non starle neanche più ascoltando se non fosse che le vedo volgere entrambe l'attenzione su di me, cosa che mi mette al quanto in soggezione.
"Che c'è?" 
Chiedo titubante saettando lo sguardo dall'una all'altra.
"Stasera c'è una festa per la squadra di Lacrosse che ha vinto...Vuoi venire con noi? Ci sarà da divertirsi credimi" Incalza Cora.
"Sì, insomma è una cosa abbastanza piccola, la fanno alla confraternita dei ragazzi, ma è uno sballo credimi ci sono stata già un paio di volte e le feste lì sono incredibili" 
Continua Cass. 
Sento lo stomaco ribaltarsi alla sola idea di tutta quella gente e delle luci soffuse.
"N-no grazie, vi ringrazio ragazze, ma le feste...Ecco, non sono cosa per me" Ridacchio in imbarazzo.
"Guarda che ti perdi una gran cosa eh" 
Prova ancora Cass.
"Davvero non sono il tipo, grazie ancora" 
Ripeto con la voce che trema leggermente. 
Con un'alzata di spalle lasciano cadere l'argomento mentre Cora cambia discorso iniziando a parlare di Mike, il suo ragazzo. 
Le ascolto parlare per tutta la sera intervendendo qualche volta giusto per partecipare, fino a quando si alzano per andare a cenare proponendomi di andare con loro.
"Ehm...veramente ho mangiato una scatola intera di cereali per merenda e quindi non ho molta fame...Andate voi, magari domani" 
Suggerisco inventandomi la scusa dei cereali, loro annuiscono e mi danno la buonanotte mentre Cora mi avvisa che tornerà tardi per via della festa. 
Annuisco e quando si chiudono la porta alle loro spalle scivolo contro di essa, rendendomi conto che come primo giorno non è andato affato male. 

È un buon inizio.Beh il primo giorno alla Columbia posso dire che non è andato affatto male. 
Sono stata praticamente invisibile, come ho fatto per gli ultimi tre anni della mia vita, le lezioni sono trascorse velocemente, e dopo l'ultima ora la signorina Melville, la vicepreside. 
È una donna alta e snella, indossa un'impeccabile tailleur grigio topo, i capelli neri conqualche sprozzata argento qua e là sono ordinatamente raccolti in una crocchia sulla nuca e un paio di occhiali da vista le scivolano sul naso leggermente storto, probabilmente se lo sarà rotto molti in gioventù, penso guardandomi attorno nel corridoio dalle pareti color crema mentre la seguo e ci fermiamo di fronte ad una porta in mogano con scritto il numero 416 a caratteri dorati. 
Mi ha accompagnato a fare un giro del campus mostrandomi per ultima la mia stanza, quest'ultima è beh...Accogliente, è piccola e disponde di due letti, uno è sotto la finestra che da sul giardino e l'altro invece è a ridosso del muro, poggio le mie cose sul quest'ultimo poiché noto che l'altro è già sfatto e con abiti sparsi un po' ovunque. 
Mi sento in agitazione al pensiero che dovrò condividere la stanza per i prossimi anni con un'altra ragazza, non che abbia qualcosa in contrario, ma non mi piace essere costantemente sotto "osservazione" spero quindi che questa ragazza non ami rinchiudersi in camera circondata da libri di ogni genere.
Ammetto che ho scelto questa università soprattutto per l'enorme biblioteca di cui dispone, amo leggere, perdermi nelle parole delle pagine di un libro, i miei soli amici sono personaggi di carta che hanno preso vita solo nella mia mente.
"Dietro quella porta c'è un piccolo bagno, e dietro quella..." 
Spiega la vicepreside indicando la porta adiacente al bagno.
"Un piccolo guardaroba che può condividere con la sua compagna di stanza" 
Tra le due porte, a ridosso del muro c'è una scrivania in legno, ma notando che è già occupata da un'enorme quantità di libri di chimica, fisica e letteraura di ogni genere.
A questo punto decido mentalmente che studierò poggiata sulla piccola cassettiera-sofà a ridosso della finestra.
"Bene signorina Smith, gli orari delle lezioni li conosce, questo è il programma degli eventi sportivi e dei concorsi che la nostra scuola offre, se ha bisogno di informazioni la segreteria sa dov'è, nei prossimi giorni le verranno consegnati i documenti per la borsa di studio" 
Conclude uscendo dalla camera. 
Ho potuto permettermi quest'università grazie ad una borsa di studio, i miei voti non sono mai andati sotto la B e sono orgogliosa di me per questo, perché nonostante tutto, questa è l'unica cosa della mia vita che non sia andata in frantumi, e ho giurato a me stessa che non permetterò mai più a nessuno di strapparmi la mia vita. Mi impegnerò a fondo, voglio laurearmi in psicologia, so che suona quasi contraddittorio vista la mia situazione, ma voglio farlo più che altro per me stessa, voglio riuscire a fare per gli altri quello che gli psicologi non sono riusciti a fare per me, devo farcela almeno in questo. 
La porta si chiude alle sue spalle e io resto sola in questa stanza, inizio a riporre i miei abiti nell'armadio, non ho con me molta roba, non amo vestirmi in modo appariscente, indosso sempre i miei maglioni, larghi, comodi e coprenti, ne ho almeno una dozzina, ripongo nella parte non occupata dell'armadio anche i miei paia di jeans, un paio di ballerine nere e le mie sneakers da corsa insieme a qualche felpa e un paio di pantaloni della tuta. 
Apro il cassetto per mettere via la biancheria, ma mi accorgo che è già occupato da perizoma di pizzo rosso e reggisenti senza ferretto anch'essi in pizzo di vari colori, decisamente l'opposto di ciò che porto io, non ho nulla di anche lontanamente sexy nel mio guardaroba, non mi serve. 
Effettivamente solo ora mi accorgo che gli abiti della mia compagna di stanza riposti nell'armadio sono tutti parecchio appariscenti, niente di troppo scoperto, ma abbastanza attillati e offrono una vasta gamma di colori. Ripongo senza più pensarci anche le mie ultime cose e decido di andare a farmi una doccia. 
Il bagno è piccolo e accogliente come la camera, fortunatamente è pulito è nell'aria c'è un piacevole odore di lavanda sprigionato dal piccolo diffusore attaccato alla presa di fianco allo specchio. 
Chiudo la porta alle mie spalle, metto gli abiti nel porta biancheria e entro in doccia regolando il getto d'acqua.
Quando esco dal bagno mi fermo sui miei passi vedendo seduta sul letto di fronte a me una ragazza.
"Hey, tu devi essere la mia nuova compagna di stanza ehm...Isabelle Smith giusto? Mi avevano informata del tuo arrivo" 
Dice, ha lunghi capelli ricci, molto più ricci dei miei che in confronto sembrano avere solo qualche boccolo alla fine, di un arancio tendente al rosso, si nota che sono il suo colore naturale poiché s'intonano perfettamente alla carnagione chiara del volto cosparso di lentiggini, sul quale campeggiano due occhioni color nocciola incorniciati da lunghe ciglia rese nere dal mascara. 
Indossa una maglietta dai Queens e una gonna a vita alta che le arriva poco più sù del ginocchio, ai piedi indossa un paio di Vans.
"Io mi chiamo Coraline comunque, ma tutti mi chiamano Cora" 
Aggiunge con un sorriso smagliante, mentre gesticola ad ogni parola facendo tintinnare i numerosi braccialetti al polso destro.
"C-ciao...È...È bello qui" 
Improvviso rendendomi conto che non ho ancora spiciccato parola, spiazzata dalla sua...Vivacità.
"Sì, beh ovviamente è sempre così il primo giorno, poi anche tu comincerai a renderti conto che il liceo era molto meglio, sai, non dovevi lavarti gli abiti da sola, pranzo a casa, con del cibo vero..." 
Sorride iniziando un elenco di tutto ciò che non gradisce qui alla Columbia, ma io al contrario penso che qualunque cosa sia meglio del liceo, mi vengono ancora i brividi se ripenso a quegli ultimi anni. 
Qui invece nessuno mi conosce, posso rifarmi una vita, essere chi voglio, nessuno sa niente di me né del mio passato. 
Sorrido quando mi racconta che il suo primo giorno era stato abbastanza pietoso poiché si era inciampata sul primo gradino della mensa ed era caduta difronte a tutta la scuola, ma che qualcuno prontamente l'aveva aiutata a rialzarsi e aveva buttato tutto sul ridere salvandole la reputazione, da quel giorno quel ragazzo era diventato il suo migliore amico e poi quell'amicizia si era trasformata in qualcosa di più. 
Ammiro la sua capacità di aprirsi così facilmente alle persone, io non sarei riuscita a fare niente più che presentarmi di fronte ad un perfetto sconosciuto ed infatti dopo averla ascoltata mi siedo sul mio letto e con la scusa del lungo viaggio affrontato questa mattina dico di aver bisogno di un po' di riposo.

Al mio risveglio sono già le quattro e mezza di pomeriggio, Cora non c'è e io ne approfitto per mettermi a leggere un po' davanti al davanzale della finestra. 
Mi perdo tra le pagine come capita ogni volta, divento parte della storia, mi trasformo nella protagonista di quel libro, vedo me stessa fare cose che nella realtà mai mi sognerei di fare, posso essere chi voglio ed ho una vita normale, perfetta. 
Bussano alla porta e come ogni volta vengo trascinata fuori da quel mio mondo perfetto. 
Giro la chiave nella toppa e appena apro di fronte a me si staglia una ragazza dai capelli biondo cenere raccolti in una coda alta e gli occhi neri come la pece, è alta più o meno quanto me, ovvero un metro e settanta circa. 
Indossa un paio di jeans blu strappati sulle ginocchia e una canotta rossa che s'intravede sotto al maglioncino di rete bianco.
"H-hey, tu devi essere la nuova compagna di stanza di Cora, mi aveva avvisato che saresti arrivata" 
Dice colta alla sprovvista, probabilmente si aspettava di trovare la sua amica al mio posto.
"Ehm...Sì, si sono...Mi chiamo Isabelle, Isabelle Smith" 
Balbetto presentandomi.
"Beh molto piacere, io sono Cassidy, ma puoi chiamarmi Cass" 
Si presenta con un sorriso che mette in mostra i denti bianchi perfettamente allineati mentre mi porge una mano che dopo un breve istante mi convinco a stringere 
"Sono la migliore amica di Cora comunque, nel caso te lo stessi chiedendo visto che sono piombata qui senza preavviso" 
Aggiunge con una risatina imbarazzata, io sorrido non sapendo che aggiungere. Relazionarmi con le persone non è il mio forte, ma fino ad ora queste persone sembrano gentili e simpatiche con me quindi mi sforzo di esserlo anche io con loro.
"Ehm...Vuoi, vuoi entrare intanto che l'aspetti?" 
Chiedo gentilmente spostandomi di lato per permetterle di entrare, lei annuisce e va a sedersi sul letto di Cora, mentre chiudo la porta e la raggiungo sedendomi sul mio letto 
"Allora...Sei arrivata questa mattina?" Chiede cercando di iniziare un discorso 
"Sì, è stato un viaggio abbastanza lungo, ma fino ad ora ne è valsa la pena, qui sembra tutto così...Diverso" 
Non saprei che altra parola usare, qui è tutto diverso da casa, niente paranoie, niente ossessioni o ricordi, solo io e la mia nuova vita. 
"Beh ci farai l'abitudine, la cosa bella qui è che quest'anno la scuola ha offerto una scelta molto più ampia riguardo ai corsi extracurricolari, per esempio quest'anno c'è un corso di fotografia che gli altri anni non era previsto" 
Spiega entusiasta. Dal modo in cui ne parla deve essere un'appassionata di fotografia e, infatti, le parole che dice dopo confermano i miei pensieri.
"Sai, io adoro la fotografia, la mia stanza è talmente piena di foto che la mia compagna di stanza dava fuori di matto ogni volta che ne vedeva appesa una nuova, beh...Ora ex-compagna di stanza, immagino tu capisca il perché" 
Ridacchia raccontando che ora invece ha una nuova compagna di stanza che guarda caso ama anche lei la fotografia e che per questo la loro stanza assomiglia più che altro ad uno studio fotografico. 
Rido con lei ascoltandola parlare delle sue avventure, queste ragazze sono davvero simpatiche, non l'avrei mai pensato, chissà...Magari anche io potrò un giorno essere come loro. 
Mi impongo in non perdermi in questi pensieri e mentre lotto contro me stessa per scacciare quella sensazioni la porta si spalanca e una trottola dai capelli rossi entra in stanza con un sorriso smagliante 
"Cass ma dov'eri? Ti ho cercata per tutto il campus!" 
Inveisce scherzosamente contro la sua amica 
"Ma se sei stata tu a dirmi di venire a chiamarti alle sei e mezza in punto in camera tua!" 
Si difende Cass sollevando le mani in segno di resa.
Sorrido divertita mentre continuano a bisticciare scherzosamente e non mi rendo conto di non starle neanche più ascoltando se non fosse che le vedo volgere entrambe l'attenzione su di me, cosa che mi mette al quanto in soggezione.
"Che c'è?" 
Chiedo titubante saettando lo sguardo dall'una all'altra.
"Stasera c'è una festa per la squadra di Lacrosse che ha vinto...Vuoi venire con noi? Ci sarà da divertirsi credimi" Incalza Cora.
"Sì, insomma è una cosa abbastanza piccola, la fanno alla confraternita dei ragazzi, ma è uno sballo credimi ci sono stata già un paio di volte e le feste lì sono incredibili" 
Continua Cass. 
Sento lo stomaco ribaltarsi alla sola idea di tutta quella gente e delle luci soffuse.
"N-no grazie, vi ringrazio ragazze, ma le feste...Ecco, non sono cosa per me" Ridacchio in imbarazzo.
"Guarda che ti perdi una gran cosa eh" 
Prova ancora Cass.
"Davvero non sono il tipo, grazie ancora" 
Ripeto con la voce che trema leggermente. 
Con un'alzata di spalle lasciano cadere l'argomento mentre Cora cambia discorso iniziando a parlare di Mike, il suo ragazzo. 
Le ascolto parlare per tutta la sera intervendendo qualche volta giusto per partecipare, fino a quando si alzano per andare a cenare proponendomi di andare con loro.
"Ehm...veramente ho mangiato una scatola intera di cereali per merenda e quindi non ho molta fame...Andate voi, magari domani" 
Suggerisco inventandomi la scusa dei cereali, loro annuiscono e mi danno la buonanotte mentre Cora mi avvisa che tornerà tardi per via della festa. 
Annuisco e quando si chiudono la porta alle loro spalle scivolo contro di essa, rendendomi conto che come primo giorno non è andato affato male. 

È un buon inizio.Beh il primo giorno alla Columbia posso dire che non è andato affatto male. 
Sono stata praticamente invisibile, come ho fatto per gli ultimi tre anni della mia vita, le lezioni sono trascorse velocemente, e dopo l'ultima ora la signorina Melville, la vicepreside. 
È una donna alta e snella, indossa un'impeccabile tailleur grigio topo, i capelli neri conqualche sprozzata argento qua e là sono ordinatamente raccolti in una crocchia sulla nuca e un paio di occhiali da vista le scivolano sul naso leggermente storto, probabilmente se lo sarà rotto molti in gioventù, penso guardandomi attorno nel corridoio dalle pareti color crema mentre la seguo e ci fermiamo di fronte ad una porta in mogano con scritto il numero 416 a caratteri dorati. 
Mi ha accompagnato a fare un giro del campus mostrandomi per ultima la mia stanza, quest'ultima è beh...Accogliente, è piccola e disponde di due letti, uno è sotto la finestra che da sul giardino e l'altro invece è a ridosso del muro, poggio le mie cose sul quest'ultimo poiché noto che l'altro è già sfatto e con abiti sparsi un po' ovunque. 
Mi sento in agitazione al pensiero che dovrò condividere la stanza per i prossimi anni con un'altra ragazza, non che abbia qualcosa in contrario, ma non mi piace essere costantemente sotto "osservazione" spero quindi che questa ragazza non ami rinchiudersi in camera circondata da libri di ogni genere.
Ammetto che ho scelto questa università soprattutto per l'enorme biblioteca di cui dispone, amo leggere, perdermi nelle parole delle pagine di un libro, i miei soli amici sono personaggi di carta che hanno preso vita solo nella mia mente.
"Dietro quella porta c'è un piccolo bagno, e dietro quella..." 
Spiega la vicepreside indicando la porta adiacente al bagno.
"Un piccolo guardaroba che può condividere con la sua compagna di stanza" 
Tra le due porte, a ridosso del muro c'è una scrivania in legno, ma notando che è già occupata da un'enorme quantità di libri di chimica, fisica e letteraura di ogni genere.
A questo punto decido mentalmente che studierò poggiata sulla piccola cassettiera-sofà a ridosso della finestra.
"Bene signorina Smith, gli orari delle lezioni li conosce, questo è il programma degli eventi sportivi e dei concorsi che la nostra scuola offre, se ha bisogno di informazioni la segreteria sa dov'è, nei prossimi giorni le verranno consegnati i documenti per la borsa di studio" 
Conclude uscendo dalla camera. 
Ho potuto permettermi quest'università grazie ad una borsa di studio, i miei voti non sono mai andati sotto la B e sono orgogliosa di me per questo, perché nonostante tutto, questa è l'unica cosa della mia vita che non sia andata in frantumi, e ho giurato a me stessa che non permetterò mai più a nessuno di strapparmi la mia vita. Mi impegnerò a fondo, voglio laurearmi in psicologia, so che suona quasi contraddittorio vista la mia situazione, ma voglio farlo più che altro per me stessa, voglio riuscire a fare per gli altri quello che gli psicologi non sono riusciti a fare per me, devo farcela almeno in questo. 
La porta si chiude alle sue spalle e io resto sola in questa stanza, inizio a riporre i miei abiti nell'armadio, non ho con me molta roba, non amo vestirmi in modo appariscente, indosso sempre i miei maglioni, larghi, comodi e coprenti, ne ho almeno una dozzina, ripongo nella parte non occupata dell'armadio anche i miei paia di jeans, un paio di ballerine nere e le mie sneakers da corsa insieme a qualche felpa e un paio di pantaloni della tuta. 
Apro il cassetto per mettere via la biancheria, ma mi accorgo che è già occupato da perizoma di pizzo rosso e reggisenti senza ferretto anch'essi in pizzo di vari colori, decisamente l'opposto di ciò che porto io, non ho nulla di anche lontanamente sexy nel mio guardaroba, non mi serve. 
Effettivamente solo ora mi accorgo che gli abiti della mia compagna di stanza riposti nell'armadio sono tutti parecchio appariscenti, niente di troppo scoperto, ma abbastanza attillati e offrono una vasta gamma di colori. Ripongo senza più pensarci anche le mie ultime cose e decido di andare a farmi una doccia. 
Il bagno è piccolo e accogliente come la camera, fortunatamente è pulito è nell'aria c'è un piacevole odore di lavanda sprigionato dal piccolo diffusore attaccato alla presa di fianco allo specchio. 
Chiudo la porta alle mie spalle, metto gli abiti nel porta biancheria e entro in doccia regolando il getto d'acqua.
Quando esco dal bagno mi fermo sui miei passi vedendo seduta sul letto di fronte a me una ragazza.
"Hey, tu devi essere la mia nuova compagna di stanza ehm...Isabelle Smith giusto? Mi avevano informata del tuo arrivo" 
Dice, ha lunghi capelli ricci, molto più ricci dei miei che in confronto sembrano avere solo qualche boccolo alla fine, di un arancio tendente al rosso, si nota che sono il suo colore naturale poiché s'intonano perfettamente alla carnagione chiara del volto cosparso di lentiggini, sul quale campeggiano due occhioni color nocciola incorniciati da lunghe ciglia rese nere dal mascara. 
Indossa una maglietta dai Queens e una gonna a vita alta che le arriva poco più sù del ginocchio, ai piedi indossa un paio di Vans.
"Io mi chiamo Coraline comunque, ma tutti mi chiamano Cora" 
Aggiunge con un sorriso smagliante, mentre gesticola ad ogni parola facendo tintinnare i numerosi braccialetti al polso destro.
"C-ciao...È...È bello qui" 
Improvviso rendendomi conto che non ho ancora spiciccato parola, spiazzata dalla sua...Vivacità.
"Sì, beh ovviamente è sempre così il primo giorno, poi anche tu comincerai a renderti conto che il liceo era molto meglio, sai, non dovevi lavarti gli abiti da sola, pranzo a casa, con del cibo vero..." 
Sorride iniziando un elenco di tutto ciò che non gradisce qui alla Columbia, ma io al contrario penso che qualunque cosa sia meglio del liceo, mi vengono ancora i brividi se ripenso a quegli ultimi anni. 
Qui invece nessuno mi conosce, posso rifarmi una vita, essere chi voglio, nessuno sa niente di me né del mio passato. 
Sorrido quando mi racconta che il suo primo giorno era stato abbastanza pietoso poiché si era inciampata sul primo gradino della mensa ed era caduta difronte a tutta la scuola, ma che qualcuno prontamente l'aveva aiutata a rialzarsi e aveva buttato tutto sul ridere salvandole la reputazione, da quel giorno quel ragazzo era diventato il suo migliore amico e poi quell'amicizia si era trasformata in qualcosa di più. 
Ammiro la sua capacità di aprirsi così facilmente alle persone, io non sarei riuscita a fare niente più che presentarmi di fronte ad un perfetto sconosciuto ed infatti dopo averla ascoltata mi siedo sul mio letto e con la scusa del lungo viaggio affrontato questa mattina dico di aver bisogno di un po' di riposo.

Al mio risveglio sono già le quattro e mezza di pomeriggio, Cora non c'è e io ne approfitto per mettermi a leggere un po' davanti al davanzale della finestra. 
Mi perdo tra le pagine come capita ogni volta, divento parte della storia, mi trasformo nella protagonista di quel libro, vedo me stessa fare cose che nella realtà mai mi sognerei di fare, posso essere chi voglio ed ho una vita normale, perfetta. 
Bussano alla porta e come ogni volta vengo trascinata fuori da quel mio mondo perfetto. 
Giro la chiave nella toppa e appena apro di fronte a me si staglia una ragazza dai capelli biondo cenere raccolti in una coda alta e gli occhi neri come la pece, è alta più o meno quanto me, ovvero un metro e settanta circa. 
Indossa un paio di jeans blu strappati sulle ginocchia e una canotta rossa che s'intravede sotto al maglioncino di rete bianco.
"H-hey, tu devi essere la nuova compagna di stanza di Cora, mi aveva avvisato che saresti arrivata" 
Dice colta alla sprovvista, probabilmente si aspettava di trovare la sua amica al mio posto.
"Ehm...Sì, si sono...Mi chiamo Isabelle, Isabelle Smith" 
Balbetto presentandomi.
"Beh molto piacere, io sono Cassidy, ma puoi chiamarmi Cass" 
Si presenta con un sorriso che mette in mostra i denti bianchi perfettamente allineati mentre mi porge una mano che dopo un breve istante mi convinco a stringere 
"Sono la migliore amica di Cora comunque, nel caso te lo stessi chiedendo visto che sono piombata qui senza preavviso" 
Aggiunge con una risatina imbarazzata, io sorrido non sapendo che aggiungere. Relazionarmi con le persone non è il mio forte, ma fino ad ora queste persone sembrano gentili e simpatiche con me quindi mi sforzo di esserlo anche io con loro.
"Ehm...Vuoi, vuoi entrare intanto che l'aspetti?" 
Chiedo gentilmente spostandomi di lato per permetterle di entrare, lei annuisce e va a sedersi sul letto di Cora, mentre chiudo la porta e la raggiungo sedendomi sul mio letto 
"Allora...Sei arrivata questa mattina?" Chiede cercando di iniziare un discorso 
"Sì, è stato un viaggio abbastanza lungo, ma fino ad ora ne è valsa la pena, qui sembra tutto così...Diverso" 
Non saprei che altra parola usare, qui è tutto diverso da casa, niente paranoie, niente ossessioni o ricordi, solo io e la mia nuova vita. 
"Beh ci farai l'abitudine, la cosa bella qui è che quest'anno la scuola ha offerto una scelta molto più ampia riguardo ai corsi extracurricolari, per esempio quest'anno c'è un corso di fotografia che gli altri anni non era previsto" 
Spiega entusiasta. Dal modo in cui ne parla deve essere un'appassionata di fotografia e, infatti, le parole che dice dopo confermano i miei pensieri.
"Sai, io adoro la fotografia, la mia stanza è talmente piena di foto che la mia compagna di stanza dava fuori di matto ogni volta che ne vedeva appesa una nuova, beh...Ora ex-compagna di stanza, immagino tu capisca il perché" 
Ridacchia raccontando che ora invece ha una nuova compagna di stanza che guarda caso ama anche lei la fotografia e che per questo la loro stanza assomiglia più che altro ad uno studio fotografico. 
Rido con lei ascoltandola parlare delle sue avventure, queste ragazze sono davvero simpatiche, non l'avrei mai pensato, chissà...Magari anche io potrò un giorno essere come loro. 
Mi impongo in non perdermi in questi pensieri e mentre lotto contro me stessa per scacciare quella sensazioni la porta si spalanca e una trottola dai capelli rossi entra in stanza con un sorriso smagliante 
"Cass ma dov'eri? Ti ho cercata per tutto il campus!" 
Inveisce scherzosamente contro la sua amica 
"Ma se sei stata tu a dirmi di venire a chiamarti alle sei e mezza in punto in camera tua!" 
Si difende Cass sollevando le mani in segno di resa.
Sorrido divertita mentre continuano a bisticciare scherzosamente e non mi rendo conto di non starle neanche più ascoltando se non fosse che le vedo volgere entrambe l'attenzione su di me, cosa che mi mette al quanto in soggezione.
"Che c'è?" 
Chiedo titubante saettando lo sguardo dall'una all'altra.
"Stasera c'è una festa per la squadra di Lacrosse che ha vinto...Vuoi venire con noi? Ci sarà da divertirsi credimi" Incalza Cora.
"Sì, insomma è una cosa abbastanza piccola, la fanno alla confraternita dei ragazzi, ma è uno sballo credimi ci sono stata già un paio di volte e le feste lì sono incredibili" 
Continua Cass. 
Sento lo stomaco ribaltarsi alla sola idea di tutta quella gente e delle luci soffuse.
"N-no grazie, vi ringrazio ragazze, ma le feste...Ecco, non sono cosa per me" Ridacchio in imbarazzo.
"Guarda che ti perdi una gran cosa eh" 
Prova ancora Cass.
"Davvero non sono il tipo, grazie ancora" 
Ripeto con la voce che trema leggermente. 
Con un'alzata di spalle lasciano cadere l'argomento mentre Cora cambia discorso iniziando a parlare di Mike, il suo ragazzo. 
Le ascolto parlare per tutta la sera intervendendo qualche volta giusto per partecipare, fino a quando si alzano per andare a cenare proponendomi di andare con loro.
"Ehm...veramente ho mangiato una scatola intera di cereali per merenda e quindi non ho molta fame...Andate voi, magari domani" 
Suggerisco inventandomi la scusa dei cereali, loro annuiscono e mi danno la buonanotte mentre Cora mi avvisa che tornerà tardi per via della festa. 
Annuisco e quando si chiudono la porta alle loro spalle scivolo contro di essa, rendendomi conto che come primo giorno non è andato affato male. 

È un buon inizio.
   
 
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