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Autore: Nao Yoshikawa    02/06/2020    11 recensioni
Tutti hanno dei desideri, alcuni semplici, altri più profondi. Ma tutti desiderano la felicità, desiderano che la sofferenza passi e che il futuro sia migliore. Lo vuole Hermione, lo vuole anche Fred.
Ma la vita è un gioco crudele.
Il vociferare si era estinto all’improvviso e anche la notte sembrava essere divenuta più buia. Ron e Harry si erano ritirati in camera per dormire, stessa cosa avevano fatto Ginny e George. Hermione invece, nel buio, temporeggiava. Voleva godere del silenzio interrotto solo dal canto delle cicale. L’avrebbe definita la calma prima della tempesta, cosa che di fatto era. Si sentiva sperduta, avvolta dalla paura mista a rassegnazione, una contraddizione dovuta al futuro incerto che le si poneva davanti. Era stata costretta ad eliminare il suo ricordo dalla mente dei genitori per evitare loro di soffrire, a soli diciassette anni si stava ritrovando a vivere quell’inferno, ma Hermione si era ripromessa di non concertarsi troppo su se stessa, perché dopotutto non era l’unica a soffrire.
Storia partecipante al contest "Tre incantesimi" indetto da Juriaka sul forum di efp.
Genere: Drammatico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fred Weasley, George Weasley, Hermione Granger | Coppie: Fred Weasley/Hermione Granger
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Dopo la II guerra magica/Pace
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Il gioco dei desideri

Il periodo non era dei migliori, ma Fred e George erano convinti che bisognasse sempre trovare il lato positivo delle cose. Anche se la maggior parte di loro sentiva il cuore pesante, avevano deciso quella sera di improvvisare un gioco. Il gioco dei desideri, così George aveva deciso di chiamarlo.
«D’accordo, ragazzi. A me l’attenzione, è molto facile», iniziò a parlare, rivolgendosi al suo gemello, a Ron, Ginny, Hermione e Harry seduti attorno al tavolo. Molly e Arthur avevano dato loro la buonanotte poco prima e avevano raccomandato loro di non fare confusione. Ron sembrava un po’ nervoso, poiché i suoi fratelli avevano spento tutte le luci, lasciando accese solo delle candele.
«È tipo una seduta spiritica? Non mi piacciono queste cose», piagnucolò infatti.
«Seduta spiritica? No, è per fare un po’ di atmosfera!» affermò con ovvietà Fred. «Ad ogni modo non è niente di difficile. Considerando gli ultimi eventi e che non sappiamo cosa ci riserverà il futuro, avevamo pensato di scrivere quali sono i nostri desideri da voler realizzare quando questa guerra sarà finita.»
Hermione sollevò lo sguardo verso di lui, sorridendo. Quella era un’idea a dir poco adorabile, l’ideale per trasmettere un po’ di speranza, cosa che pareva un po’ un miraggio negli ultimi tempi. Ron però, non molto contento, incrociò le braccia al petto, rosso in viso. Era una cosa fin troppo intima!
«Questo gioco non mi piace!»
«A me invece piace. Magari possiamo lasciare i bigliettini anonimi», suggerì Hermione, che era un po’ curiosa di conoscere quali fossero i desideri e le aspirazioni più profonde degli altri.
«Bella idea!» George schioccò le dita. «Se siamo tutti d’accordo, possiamo scrivere.»
Anche Harry e Ginny si dimostrarono favorevoli a quell’idea, sicuramente un modo diverso per passare una serata che altrimenti sarebbe potuta risultare pesante. Da un piccolo foglio di pergamena ottennero dei pezzettini di carta su cui scrivere il loro desiderio per quel futuro, in caso di vittoria. Perché sì, dovevano assolutamente uscirne fuori, tutti loro. Hermione ci pensò a lungo. Non perché non sapesse cosa scrivere, anzi, di desideri da realizzare ne aveva fin troppi, ma qual era ciò che veramente voleva? Anche i suoi amici sembrarono pensarci su, Fred stesso pareva molto in difficoltà. Quell’idea era stata sua e di George, adesso non poteva tirarsi indietro. Avrebbe potuto scrivere una sciocchezza qualsiasi e mentire, sì, sarebbe stato più facile.
Dopo una decina di minuti, George posò il suo fogliettino appallottolato dentro un vaso largo e basso.
«Fatto! Ora tocca a voi!»
Poco dopo fu il turno degli altri di far cadere il proprio desiderio in quel vaso. Ron era ancora un po’ imbronciato, Hermione era tranquilla. Forse poteva essere stata banale, ma sincera. Fred, invece, le sembrava un po’ teso e non si spiegava perché.
George mescolò i bigliettini nel vaso  e poi ne prese uno in mano, tutto ciò lentamente per creare un po’ di suspense e far innervosire Ron, di cui il viso era oramai diventato rosso quanto i capelli.
«D’accordo, primo desiderio svelato: desidero che la guerra finisca presto in modo da tornare alla vita normale, giocare a Quidditch, stare con i miei amici. Questo potrebbe essere di Ginny o di Ron
«Ehi! Non avevamo stabilito che si dovesse tirare ad indovinare!» borbottò suo fratello minore.
«Ah beh, siamo nervosetti, vedo», questa volta fu Fred a prendere uno dei bigliettini e a leggere quanto scritto. «Desidero salvare le persone che amo. Beh, questa è decisamente una cosa che direbbe Harry.»
Il ragazzo però si limitò a fare spallucce con indifferenza.
Fu la volta poi del terzo biglietto, preso sempre da Fred.
«Desidero che il mio negozio di scherzi vada bene», lesse, inarcando le sopracciglia, certo che suo fratello non ci aveva neanche provato e infatti ciò fece ridere Hermione.
«Mi chiedo proprio di chi sia, questo!» esclamò guardando i gemelli.
«Non lo saprete mai», gongolò George, prendendo un altro bigliettino. «Desidero dichiararmi alla ragazza che amo. Bene, vedo che abbiamo un innamorato qui!» e dicendo ciò guardò Ron. Quest’ultimo sapeva che sarebbe stato colto sul fatto, stupido lui ad averlo scritto.
«E perché guardi me?!» si lamentò infatti. Suo fratello però fece spallucce, ne rimanevano solo due. Fu Fred a prendere il penultimo e a leggerlo.
«Voglio solo essere felice.»
Una cosa del genere avrebbe potuto scriverla chiunque, ma ebbe in quel momento la certezza che si trattasse proprio di Hermione. Forse perché, quando la guardò negli occhi, le guance di quest’ultima si imporporarono lievemente.
«D’accordo, ne rimane solo uno. Mi chiedo proprio di chi sarà?», disse George divertito, ma quando fece per afferrarlo, Fred attirò a sé il vaso. Bravo il codardo che era, adesso si tirava indietro come uno stupido.
«Umh… è che non mi va più di giocare, adesso», mormorò, non guardando in faccia nessuno di loro.
«Cosa? Andiamo, non è giusto! Scommetto che l’ultimo bigliettino è proprio il tuo!» lo accusò Ron, puntandogli il dito contro. Ma suo fratello si limitò a stringere il vaso a sé con fare protettivo.
«Vorrà dire che rimarrà uno dei più grandi misteri della vita!» esclamò tirandosi su e ridendo, mentre sua sorella gli intimava di far silenzio per non svegliare i loro genitori.
 
Il vociferare si era estinto all’improvviso e anche la notte sembrava essere divenuta più buia. Ron e Harry si erano ritirati in camera per dormire, stessa cosa avevano fatto Ginny e George. Hermione invece, nel buio, temporeggiava. Voleva godere del silenzio interrotto solo dal canto delle cicale. L’avrebbe definita la calma prima della tempesta, cosa che di fatto era. Si sentiva sperduta, avvolta dalla paura mista a rassegnazione, una contraddizione dovuta al futuro incerto che le si poneva davanti. Era stata costretta ad eliminare il suo ricordo dalla mente dei genitori per evitare loro di soffrire, a soli diciassette anni si stava ritrovando a vivere quell’inferno, ma Hermione si era ripromessa di non concertarsi troppo su se stessa, perché dopotutto non era l’unica a soffrire. Lì dentro soffrivano tutti e c’era chi aveva perfino la forza e il coraggio di ridere, nonostante tutto. Hermione si sollevò nel buio, sentendo un alito di vento caldo entrare. La finestra era aperta e Fred se ne stava affacciato a contemplare le stelle e la notte. Per lui era sempre stato facile vedere il lato bello della vita in ogni situazione, a ridere anche quando la situazione sembrava disperata. Quella sera, sorprendentemente, si sentiva malinconico, accadeva questo quando si metteva a pensare troppo.
«Pensavo fossi andato a dormire», disse Hermione all’improvviso. Fred ringraziò che fosse troppo buio affinché lei potesse vedere il rossore sulle sue guance.
«In realtà stavo andando. Voleva prima godere di questa calma. Non possiamo più darla per scontato, no?»
Con le braccia strette al petto, Hermione si fece più vicino. Aveva percepito la paura e la malinconia nel suo sguardo, segno che Fred doveva condividere i suoi stessi timori.
«Il gioco di stasera mi è piaciuto, è stato carino.»
«Oh, una sciocchezza giusto per distrarci. Essere felice», disse ad un tratto, incrociando le braccia al petto. «Hai espresso ciò che tutti vogliamo.»
Hermione arrossì. Per tutta la sera, senza nemmeno sapere il perché, aveva cercato il suo sguardo, non trovandolo. Fred le era sembrato fin tropo sfuggevole, come se avesse voluto nascondere qualcosa. E il cosa sfuggiva anche ad una mente brillante come la sua.
«Però così non vale. Quando è toccato a te, ti sei tirato indietro», sorrise in un modo così luminoso che anche la luna sarebbe impallidita. Quello non era il momento di lasciarsi andare a certi sentimentalismi, a certi impulsi.
«Non è… niente di importante, una cosa da nulla», borbottò, sospirando subito dopo. «Comunque non devi preoccuparti. Torneremo tutti ad essere felici. Voglio dire, è chiaro no?»
A Hermione venne da ridere per quel suo modo così genuino, sincero e positivo. Lo invidiava, avrebbe voluto essere un po’ più come lui.
«Sei incredibile, Fred», si lasciò scappare.
Oh, no. Non era incredibile. Era solo uno sciocco ragazzo che si era riscoperto innamorato di lei e che stava temporeggiando. Quella era una guerra, avrebbe potuto non farcela, tanto valeva dichiararsi adesso!
Poi però si disse che lui non poteva permettersi di non farcela.
«Certo, è chiaro che sono incredibile», gongolò, ricevendo un colpetto  sulla spalla da Hermione. A volte non bastavano che quattro chiacchiere per dimenticare, almeno momentaneamente, tutti i problemi. In quel momento Fred desiderò baciarla, così all’improvviso, sorprendendola, scatenandole chissà quale reazione. Eppure sentì che non era quello il momento.
«Adesso devo andare, è meglio non fare tardi», Hermione aveva percepito l’aria diventare strana e confusa e forse un po’ intimorita, aveva sentito il bisogno di allontanarsi. «Buonanotte, Fred.»
Nei momenti successivi, Fred si domandò se fosse opportuno afferrarla, stringerla e sussurrarle all’orecchio il suo desidero. Invece si portò la mano nella tasca nei jeans e ne tirò fuori il foglietto con su scritto ciò che ad alta voce aveva temuto di dire.
Sorrise, decidendo che quando la guerra sarebbe finita, gliel’avrebbe fatto leggere.
 
Se Hermione avesse dovuto trovare una parola per descrivere il suo stato d’animo, sarebbe stato vuoto.
Vuoto, perché l’essere consapevole che la guerra portava solo morte e distruzione non era servito a prepararla al dolore. In tanti, ne avevano persi così tanti. Ancora non riusciva a credere che molti dei suoi compagni di scuola non ci fossero più, che Remus e Tonks se ne fossero andati e che poi… e che poi anche Fred non fosse sopravvissuto.
Una fitta di dolore la costringe a piegarsi, seguita dal senso di nausea. Era passato poco, troppo poco tempo affinché potesse riprendersi, non le sarebbero bastati mesi, anni, forse non le sarebbe bastato una vita intera. Soffriva soprattutto se pensava che Fred non c’era più. Con lui faceva particolarmente male e forse aveva troppa paura di ammettere ad alta voce il perché. Quel giorno c’era stato il funerale, uno dei tanti, l’ennesima vita strappata e l’ennesima famiglia che piangeva con disperazione. Ma Hermione aveva cercato di essere forte quel giorno di pioggia, doveva essere la roccia a cui, Ron, Ginny, tutti i familiari di Fred – che era come se fossero anche i suoi – potessero aggrapparsi. E quindi non aveva pianto, non aveva idea di dove avesse trovato la forza, ma c’era riuscita. Era stato solo alla fine di quella triste e soffocante cerimonia che la ragazza aveva trovato il coraggio di osservare la sua lapide e lasciarsi andare un po’ alla disperazione, a lacrime silenziose e nascoste. Non riusciva ad elaborare la morte di nessuno, soprattutto quella di Fred. Perché Hermione era sicura che quel ragazzo così solare, così allegro e dolce sarebbe sopravvissuto. Ricordava bene la sua positività, quando le  aveva detto che tutti ne sarebbero usciti.
Sì, ne sarebbero usciti, ma non tutti insieme.
«Fred…» chiamò con un tono di voce sofferente e spezzato. «Non dovevi andare via così presto. Non avresti dovuto farci uno scherzo del genere. Davo per scontato che saresti sopravvissuto! Ero sicura che sarei morta io piuttosto che tu!»
Quando finì di parlare, le venne in mente quella sera d’estate in cui lei e Fred aveva parlato, ripensò al gioco dei desideri e si domandò cosa mai potesse aver desiderato. Qualunque cosa fosse, ora non si sarebbe mai avverato.
«Non è… non è giusto così», continuò a parlare, sentendosi patetica, perché dopotutto lui non poteva più sentirla o risponderle. «La tua famiglia sta soffrendo un sacco. Soffrirà ancora per tanto tempo, ed anche io, perché tu…»
Già, perché tu cosa? Ti voglio bene, molto più di quanto sia mai stata disposta ad ammettere. Forse mi piacevi, chissà.
E chissà se ti sarei mai piaciuta?
Davvero patetico da parte mia avere questi rimpianti, adesso.
Hermione era certa che non ci fosse nessuno, per questo sussultò quando sentì dei passi dietro di sé. Si trattava di George, così simile a Fred, eppure così diverso, così addolorato e spezzato.
«Hermione.»
«George!», la ragazza si asciugò le lacrime, veloce. «Io… avevo solo bisogno di stare un po’ da sola.»
Lui non gli rispose, si fece più vicino, guardando il nome inciso sulla lapide di suo fratello, era estraniante e assurdo pensare che il suo gemello non ci fosse più.
«Lo capisco, vorrei stare da solo anche io. Ad ogni modo, sono qui perché c’è una cosa che devo darti. Da parte di Fred.»
Hermione chinò la testa di lato, confusa. Poi vide George infilarsi una mano in tasca e tirare fuori un biglietto giallo e stropicciato, segno che doveva essere stato toccato molto. Senza aggiungere altro, glielo porse.
«Cosa… che cos’è?» domandò confusa.
«Ricordi il gioco dei desideri? Ecco, questo è il suo», affermò addolorato. «Poco tempo fa me l’ha dato dicendo che se non fosse sopravvissuto avrei dovuto dartelo. E ricordo anche di avergli dato del pazzo e dello stupido, perché ero sicuro che non potesse morire…»
George abbassò lo sguardo, colto dalla consapevolezza che forse suo fratello aveva preso in considerazione l’opzione che sarebbe morto, forse se lo sentiva. Non sapeva come fosse possibile, eppure Fred ci aveva preso, se n’era andato davvero, lasciandosi quel biglietto per Hermione che George non aveva mai letto. Non ne avrebbe avuto bisogno, perché lui aveva già capito tutto sin dal principio.
Con mano tremante, Hermione prese il bigliettino stropicciato, aprendolo. E sgranò gli occhi quando lesse la frase, il suo desiderio, che iniziava come il suo, ma continuava in tutt’altro modo.
«Voglio essere felice con Hermione.»
Lo lesse e il suo cuore perse un battito. Lo stesso cuore che faceva male e che avrebbe sempre fatto male. Il suo desiderio comprendeva lei, una vita con lei, il desiderio di far sbocciare un amore che forse sarebbe durato per sempre. Ma non lo avrebbe mai saputo. Non avrebbe mai sentito la sua voce pronunciare quelle parole, niente di niente.
«È uno stupido», disse George, sorridendo con le lacrime agli occhi. «Se davvero voleva dichiararsi, avrebbe dovuto sopravvivere. Non si fa mica così…»
Hermione soffocò un gemito, stringendo sul petto, vicino al cuore, quel pezzo di carta, come se potesse in questo modo sentirlo più vicino. Ebbe l’istinto di piangere eppure al contempo si sentì come abbracciata. Fu addolorata al pensiero che non avrebbero mai potuto provare la gioia dello stare insieme, ma felice all’idea che evidentemente avessero provato gli stessi sentimenti.
«Sì, hai ragione», soffiò. Il suo desiderio per il futuro era stato riservato in lei, e mentre le lacrime scorrevano Hermione si chiese se sarebbe mai potuta essere solo felice. Senza di lui.

Nota dell'autrice
Volevo scrivere una storia dolce e sul fluff, ebbene non ci sono riuscita. L'angst ha preso il sopravvento anche questa volta e nulla, soffro tantissimo. Spero che questa storia vi sia piaciuta, perché è totalmente diversa da ciò che avevo in mente all'inizio. E pensare che questa è una delle mie OTP, e li faccio soffrire in questo modo. Bene, ottimo lavoro a me. Se vi va, fatemi sapere che ne pensate, perché è una vita che non scrivo di Fred e Hermione ^^
   
 
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