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Autore: Dreamer In Love    03/06/2020    2 recensioni
Nami portò il bicchiere alla bocca e assaggiò: era dolce, caramellato, ma dal retrogusto floreale e rinfrescante; era inebriante. Un dolce tepore le investì lo stomaco, per poi irradiarsi nel resto del corpo. Le ricordava qualcosa… qualcuno.
Genere: Demenziale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Monkey D. Rufy, Mugiwara, Nami | Coppie: Rufy/Nami, Sanji/Zoro
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Il tè dei desideri
 
La via principale del villaggio portuale era stracolma di gente proveniente da ogni dove. Sanji passeggiava tranquillo: una mano abbandonata nella tasca e l’altra che avvicinava a intervalli regolari la sigaretta alle labbra. Con uno sbuffo e un’occhiata storta, guardò curioso il suo compagno di spese che teneva in equilibrio tra le braccia muscolose le pietanze acquistate. Quella mattina Zoro era stranamente silenzioso e accondiscendente. Non voleva rovinare quel momento di pace con una delle sue battute taglienti ma fu più forte di lui.
- I tuoi capelli sono più fosforescenti del solito, marimo. -
- L’unica cosa fosforescente che vedo è la tua camicia fucsia, stupido cuoco. -
- Si chiama stile, testa d’alga. Potresti indossare anche tu qualcosa di decente ogni tanto. -
- Credimi, se m’interessasse, ti farei sfigurare sia con sia senza vestiti. -
Mentre lo spadaccino proseguiva verso la Thousand Sunny, il biondo si fermò sbigottito: era forse un tono di voce malizioso quello che Zoro aveva appena usato?  
- Quello scemo… -, borbottò tra sé, colto da una vampata di calore improvvisa.
- Ehi, ragazzo. T’interessa comprare del tè? –
La voce di un’anziana lo distolse dai suoi pensieri. Aveva il volto rugoso e una luce sagace negli occhi; lo invitò con una mano ad avvicinarsi alla sua bancarella e il cuoco di bordo decise di curiosare: non era raro che le donne della ciurma gli chiedessero bevande calde.
Il piano dove erano riposte le merci emanava profumi forti, speziati e nauseabondi. Il suo naso seguì, però, una scia proveniente da un sacchettino con foglie secche dai colori brillanti.
- Di che cosa si tratta? -, chiese alla signora indicando il soggetto della sua attenzione.
- Oh. -, pronunciò la donna, guardandolo ora attenta. - Hai un olfatto fine. Vuoi sentirlo più da vicino? -, chiese infine con un ghigno storto.
Afferrò tremolante una manciata di infuso e la mise sotto le narici del giovane: era dolce, anche se un po’ aspro e gli ricordava il lime; era inebriante.
- Quanto costa? -, chiese Sanji sempre più convinto dell’acquisto.
Il suo sguardo, comunque, tornò sulla via trafficata, dove poteva ancora scorgere la zazzera verde tra le persone. Perché non lo aveva aspettato? Doveva sbrigarsi, altrimenti lo avrebbe perso di vista e chissà dove si sarebbe cacciato Zoro con il pessimo senso dell’orientamento che si ritrovava.
- Non importa, lo prendo. –
La vecchia sembrò ridacchiare mentre impacchettava il contenuto e glielo porgeva. Sanji le mise sul palmo le monete richieste e fece per andarsene ma dita raggrinzite e nodose gli avevano afferrato malamente un braccio.
- Stai attento quando lo usi. Se esageri con la quantità, potrebbe causarti problemi. –
- Sì, va bene. Grazie. -, la interruppe impaziente il biondino.
Si divincolò e, dopo un sorriso gentile, corse dietro allo spadaccino, fortunatamente ancora in vista.
Rimasta sola, la donna seguì ancora per qualche istante la figura del pirata che chiamava a gran voce un certo Zoro; il ragazzo in questione si era fermato per permettere all’altro di raggiungerlo e proseguire insieme verso il porto.
Le sfuggì un’espressione divertita.
- Potrebbe anche rivelarti desideri sopiti. -
 
 
Nami aprì con una spinta affaticata la porta della cucina. Il fastidio della luce già accesa la obbligò a sbattere gli occhi più volte, poi riuscì a focalizzare i mobili e le due persone sedute al grande tavolo che la guardavano stupiti.
Chopper si alzò di scatto per zampettare sul pavimento e abbracciarle, con il corpo morbido e peloso, le gambe.
- Nami-chan non riesco a dormire! -, spiegò disperata la renna.
La donna gli accarezzò il capo tra le corna e gli sorrise dolce.
- Non sei il solo. E immagino che anche Rufy sia qui per lo stesso motivo. -
Il capitano si accasciò sul legno con la lingua penzoloni tra le labbra e produsse un verso sconfortato.
- Ho fame. -, sbiascicò privo di energie.
La rossa sbuffò.
- Chiedi a Sanji. -
Rufy si mise seduto, assumendo un broncio seccato.
- Chopper m’impedisce di andare a chiamarlo. -
- Lo svegli a orari improponibili per le tue merende. Non hai notato che era distratto oggi? Deve riposare. -, rispose spazientita la renna tornando a sedersi.
Il cipiglio cocciuto del capitano ebbe il potere di far ridere la navigatrice, che si avvicinò a Rufy e gli appoggiò entrambe le mani sulle spalle.
- Sono sicura che domani ti preparerà tutti i tuoi piatti preferiti. -, lo confortò con uno sguardo avvolgente. - Per ora, ascoltiamo il dottore. –, e in una mossa veloce lo colpì scherzosa alla testa, per poi scappare in direzione della cucina.
- Ehi! -
Il moro grugnì infastidito – quando aveva fame, era particolarmente intrattabile e i suoi nakama ne approfittavano per prenderlo in giro - e si sistemò velocemente il cappello di paglia che gli era crollato sugli occhi. Incrociò poi le braccia al petto e fece una pernacchia in direzione di Nami.
- Antipatica. -, decretò infine.
Sia Chopper che la ragazza scoppiarono a ridere.
- Per farmi perdonare preparerò del tè. –
Il moro diede un verso esagerato di disgusto, deluso nel non sentirsi proporre una buona bistecca di mezzanotte.
La navigatrice alzò gli occhi al cielo.
- È l’unica cosa che possiamo fare per rilassarci e tornare a dormire. Sia mai, Rufy, che ti riempia un po’ lo stomaco. -
Con mosse esperte, prese la teiera e la riempì d’acqua per poi metterla sul fuoco. Cercò tra le ante gli infusi. Trovò un pacchettino dalle erbe colorate e dall’aroma dolciastro e scovò dietro le pentole una scatola di biscotti; la mostrò complice al capitano che esultò gioioso.
Chopper, intanto, aveva recuperato tazze e cucchiaini per tutti e apparecchiato la tavola.
Non passò molto tempo e la cucina fu riempita dal rumore stridulo del bollitore. La piratessa aggiunse quindi buona parte del tè - più era saporito, più avrebbe dato ai due nakama la sensazione di essere soddisfatti. Mentre la mistura riposava, nell’aria cominciava ad aleggiare un buon profumo. Versò l’acqua colorata nelle tazze, aggiunse lo zucchero e si sedette anche lei al grande tavolo di fronte ai due maschi. Un piatto ricolmo di biscotti riempiva lo spazio vuoto tra loro.
Nami portò il bicchiere alla bocca e assaggiò: era dolce, caramellato, ma dal retrogusto floreale e rinfrescante; era inebriante. Un dolce tepore le investì lo stomaco, per poi irradiarsi nel resto del corpo. Le ricordava qualcosa… qualcuno. Le iridi nocciola corsero all’uomo dall’altra parte del piano che, dopo aver trangugiato il liquido, si stava ora abbuffando di dolci. Lo guardò schifata e gli lanciò un calcio sotto il tavolo.
- Lasciane qualcuno anche a noi. -, ammonì severa Rufy.
Il ragazzo borbottò controvoglia e rallentò la masticazione.
- Buono. -, commentò intanto Chopper. – Sembra zucchero filato. -, e diede un secondo sorso.
Zucchero filato?
La ragazza era certa che non si trattasse di quello.
- Rufy, secondo te, che sapore ha? –
Il moro si fermò meditabondo con un biscotto a fior di denti.
- Mandarino? -, buttò lì, per poi riprendere zelante la masticazione e il divoramento.
La rossa osservò confusa il liquido che teneva tra le mani. Piccole onde increspavano l’acqua, ipnotiche. Com’era possibile che lo stesso tè avesse tre sapori diversi? Venne colta da una strana sensazione ma non riusciva a capire di cosa si trattasse.
 - Quindi dici che ora riuscirò a dormire? -, chiese la renna facendo sobbalzare la donna.
- Se ti senti il pancino pieno, sì. Non dovresti avere problemi. -
Il dottore saltò giù dalla sedia e annunciò ai presenti che avrebbe ritentato di coricarsi. Uscì zampettando felice e ringraziando Nami per averlo aiutato.
L’unico rumore che spezzava il silenzio calato nella stanza era il movimento della mascella del capitano.
- Hai qualcosa di strano. -, commentò sputacchiando briciole.
La navigatrice annuì di rimando, invece di malmenarlo per quel commento dopo delicato.
- Hai ragione. Forse è meglio che torni in camera. Posso lasciare a te il compito di sistemare la cucina? Sai che Sanji si arrabbia se la trova in disordine. -
- Ci penso io. -, confermò breve l’uomo, abituato a ricevere ordini da lei.
La ragazza si strinse nella felpa, indossata per ripararsi dalla frescura serale, e strinse la tazza al petto per evitare che le potesse cadere. Tergiversò ancora un attimo prima di afferrare una manciata di biscotti e fare uno scatto felino verso la porta.
Subito, arrivò la protesta di Rufy.
- Ehi! Quelli sono miei! -
Ma Nami sgattaiolò fuori lasciandolo con un ‘buonanotte’ sussurrato.
Quando arrivò nella sua camera, si sedette sul letto e s’infilò sotto le coperte. Afferrò la ceramica, che per fare quei movimenti era stata abbandonata sul comodino insieme ai biscotti, e tornò a sorseggiare.
C’era qualcosa che non andava. Di solito la bevanda calda della mezzanotte la aiutava a distendere i muscoli, mentre ora si sentiva più vigile del solito. Forse conteneva erbe eccitanti ma sospettava che quel tumulto interiore, il totale senso di insoddisfazione che avvertiva, fosse più profondo. Era come se si fosse dimenticata qualcosa, una sorta di pensiero inconscio che si era depositato sulla punta della lingua e che non riusciva a uscire. Bevve un lungo sorso fino a finire il tè. Fu colta da una vampata di calore e, finalmente, il nodo si sciolse.
- Oh… -, pronunciò sorda, ma venne interrotta da un leggero bussare della porta.
Si alzò di slancio ma tergiversò nell’aprire: sospettava di sapere di chi si trattasse; il suo corpo era sempre teso e impaziente quando lui era presente e lo stomaco diventava improvvisamente vuoto. Si mordicchiò un labbro. Era saggio vederlo quando aveva la mente annebbiata e i sensi sovraeccitati?
Di nuovo dei tocchi sul legno e, dubitando fosse la cosa giusta da fare, Nami afferrò la maniglia.
Le sue iridi castane godettero alla vista dell’uomo che occupava il corridoio della nave.
- Non ti darò i miei biscotti Rufy. -, lo accolse, provocatoria.
Fu una frazione di secondo e le labbra del ragazzo furono sulle sue. Spalancò gli occhi sorpresa ma le sue braccia si avvinghiarono alle spalle del capitano. La situazione era folle, assurda, ma andava a confermare il pensiero fugace che aveva avuto poco prima: non aveva dato il bacio della buonanotte a Rufy.
Con i denti stuzzicò il labbro inferiore del ragazzo per fargli aprire la bocca e incontrare la sua lingua: il suo capitano sapeva di buono, caramello e lavanda, e non si sarebbe mai stancata di quel sapore. Si sentiva soddisfatta, appagata, mentre le mani di Rufy si muovevano sul suo corpo lasciandole piccole carezze sulla schiena e brividi di piacere.
Si allontanarono solo per prendere fiato.
- Nami… -, le alitò flebile sul viso.
I suoi occhi, se avessero potuto, l’avrebbero divorata da quanto erano languidi e affamati. Poi, un bagliore di consapevolezza lo colse e si allontanò, come scottato.
- Scusami. -
Ciondolò all’indietro e cercò il capello per calarlo sugli occhi.
- Non so che mi è preso. -, si giustificò confuso, dando le spalle alla navigatrice e avviandosi verso la sua stanza.
Nami lo guardava sconvolta: le sue braccia l’avevano avvolta con dolcezza, i suoi occhi guardata con desiderio, la sua bocca l’aveva assaggiato affamata; il calore che aveva provato era stato improvviso, intenso, inebriante, come il tè che aveva da poco finito di bere, e altrettanto disarmante era ora la sensazione di solitudine e disperazione che provava all’immagine di Rufy che se ne andava. Le lacrime spingevano agli angoli delle ciglia per uscire. Non si era mai sentita tanto fragile e vulnerabile: cosa diavolo le stava succedendo? Razionalmente sapeva che tutto ciò era sbagliato ma…
- Torna qui. -, sussurrò flebile, stringendosi nelle spalle.
Rufy si bloccò nel buio, sorpreso, e tornò a guardarla. Dopo che Nami era uscita dalla cucina, il desiderio sopito di baciarla era fiorito in lui in maniera così insistente che ignorarlo era stato impossibile. Era così dannatamente bella e la sua richiesta invitante che il capitano pensò che, dopotutto, lasciarsi andare non sembrava una brutta idea.   
Tornò veloce verso di lei, l’afferrò per i fianchi morbidi e cercò le iridi nocciola che attendevano impazienti e eccitate di sentire di nuovo le labbra di Rufy sulle proprie. Si avvicinarono piano, mangiandosi l’ossigeno a vicenda. Le bocce erano a pochi millimetri… quando un terribile tonfo li fece sobbalzare. Proveniva dal piano superiore, accompagnato da un urlo straziante e animalesco.
- Zucchero filato! –
Poi, sentirono imprecazioni, rumori di passi, porte che si aprivano.
- Che cosa sta succedendo? -, chiese Usopp spuntando dalle scale e infilandosi saltellando una scarpa.
Fissò stranito Nami e Rufy, ancora abbracciati in mezzo al corridoio, e che, colti in flagrante, si separarono imbarazzati.
Il cecchino fu superato poi da Zoro, Sanji, Franky e Brook che proseguirono velocemente per il ponte.
- Non si può mai riposare tranquilli. -, si lamentò il cuoco e ricevette uno spintone da Zoro.
- Potrebbero essere dei nemici. –
- O la Marina. -, canticchiò Brook divertito.
Rufy li seguì subito.
Rimasti soli, Usopp si concesse un ghigno storto rivolto all’amica dai capelli rossi.
- Non è il momento. -, lo liquidò questa arrossendo.
Raggiunsero, poi, gli altri e capirono subito che la situazione era tragica: Chopper, trasformato in Monster Point, si muoveva agitato generando forti scossoni alla nave. Una Gigantesca Mano di Robin, prima a prestare soccorso perché era in biblioteca a leggere, lo teneva fermo ma il nakama imbizzarrito aveva già squarciato alcune funi, ammaccato l’albero maestro e distrutto un pezzo di balaustra.
- Chopper? Calmati! -, cominciò Rufy cercando di farsi riconoscere dalla renna.
Allungò le braccia e si arrampicò sulla schiena del mostro che sembrò solo arrabbiarsi di più.
- Zucchero filato! -, urlò disperato.
- È inutile, non ci riconosce. -, intervenne Robin che aveva già provato a comunicare con lui.
Usopp si grattò confuso la testa.
- Dovrebbe essere cosciente in questa forma. –
- Sta distruggendo la nave. Non penso che lo sia. -, rispose Franky correndo in ogni dove per verificare i danni.
- Che facciamo capitano? -, chiese Zoro con le catane già sguainate.
Rufy sospirò brevemente. Il viso era contratto in un’espressione seria. Poi, con l’aiuto delle vele, prese lo slancio e si alzò in cielo.
- Preparatevi a prenderlo! -, ordinò a mezz’aria, prima di annunciare un Jet Pistol e colpire il nakama sul naso.
Chopper si zittì di colpo, barcollò di qualche passo, per poi cadere pesantemente all’indietro. Il Mille Fleurs di Robin lo accolse morbidamente a terra. Venne subito legato da Brook e Zoro, timorosi del rischio che potesse risvegliarsi. Franky si mise prontamente ad aggiustare la nave. Rufy, intanto, era atterrato con un tonfo in mezzo ai suoi compagni.
- Stava bene fino a poco fa. -, commentò rivolgendo uno sguardo confuso a Nami.
La navigatrice annuì pensierosa.
Robin osservò preoccupata il muso addormentato del dottore.
- Che ci faceva sveglio a quest’ora della notte? –
- Non riusciva a dormire. Ho trovato lui e Rufy in cucina e abbiamo bevuto un tè caldo, nulla di più. –
La mente scaltra della rossa, intanto, ragionava velocemente e metteva insieme i pezzi.
- Abbiamo usato il tè nella credenza. Quello che sapeva di caramello. –, spiegò al cuoco di bordo.
Il biondino si grattò il pizzetto.
- Non sentiva di lime? -, domandò stranito Sanji. – L’ho acquistato sull’ultima isola. La signora mi aveva detto di non esagerare con le dosi ma non pensavo potesse essere pericoloso. –
- Effettivamente ne ho usato parecchio. –, rispose atona la navigatrice, avendo ormai colto il motivo della pazzia di Chopper.
Quel tè risvegliava il desiderio. Per il dottore era stato lo zucchero filato, tanto da fargli assumere una Rumble Ball che, Nami sapeva, aveva creato proprio a quel gusto per renderle più piacevoli. Invece, a Rufy aveva ricordato i mandarini e a lei il caramello; il desiderio nel loro caso era di tutt’altro genere, ma ricordava bene quale senso d’insoddisfazione avesse provato prima che il capitano la baciasse e chetasse la sua voglia sopita. Arrossì di colpo e guardò di sfuggita il moro che ora stava punzecchiando con un dito Chopper, tornato normale, per farlo svegliare.
- Lascialo stare Rufy. –
Il ragazzo la guardò stranita.
- Devo rimproverarlo. -, gli rispose lui, cocciuto.
- Finalmente sta riposando per bene. Hai tutto il tempo di tormentarlo domani. Anzi, è meglio che andiamo tutti a dormire. –
Si alzò un’ovazione dal resto della ciurma tra chi era contento all’idea di tornare a letto e chi ormai era sicuro che non sarebbe più riuscito ad addormentarsi: Zoro si trascinò pigramente fino alla camerata maschile; Sanji decise di passare prima in cucina per verificare la buona qualità del tè; Brook si occupò di Chopper e, preso il dottore tra le braccia ossute, si avviò verso l’infermeria, mentre Franky ammise, sconfitto, che c’era di nuovo un sacco di lavoro da fare e che era meglio occuparsene di giorno.
Robin fissò accigliata l’amica.
- Stai bene? –
Nami annuì e accennò un sorriso.
- Sono solo stanca. –
- Andiamo allora. -, la invitò con tono premuroso la più grande.
La navigatrice si strinse nelle spalle.
- Ti raggiungo subito. Ho bisogno di calmarmi un attimo. –
Robin le lasciò una carezza sull’avambraccio e si avviò in camera. La ragazza la ringraziò con lo sguardo per poi avvicinarsi alla poca balaustra sopravvissuta e scrutare l’orizzonte: il cielo stellato aveva sempre avuto il potere di farla rilassare. Usopp, intanto, rimaneva caparbio al centro del ponte passando lo sguardo indagatore tra Nami e Rufy che, stranamente, non si era ancora dileguato e stava ammassando alcune macerie. Era sicuro che quella di poco prima non era stata una visione e doveva verificare se tra quei due testoni era nato qualcosa. Prima che potesse parlare, però, una mano generata da un turbinio di petali gli tappò la bocca e lo trascinò senza troppe cerimonie all’interno della nave.
Capitano e navigatrice rimasero soli.
Con pochi passi attutiti dall’erba sul ponte, Rufy si fermò accanto a lei.
- Pensi che sia colpa di quel tè? –
A Nami sfuggì uno sbuffo sarcastico.
- Ci sei arrivato anche tu. –
Si sentiva nervosa e non era difficile capire perché: il tè dei desideri le aveva fatto manifestare i suoi veri sentimenti ma aveva paura che per Rufy quel bacio non avesse lo stesso significato che lei gli attribuiva.
- Spiegherebbe anche il nostro colpo di testa. –
Il capitano aggrottò le sopracciglia.
- Colpo di testa? –
- Ti si è cancellata la memoria per caso? –
- Oh, intendi il bacio. Non lo chiamerei colpo di testa. -
- Come lo chiameresti allora? –
Lui alzò il cappello di paglia e si grattò noncurante la testa. Poi, rivolse un sorriso sghembo alla ragazza.
- Non lo so. Ma sono convinto che prima o poi sarebbe successo comunque. –
Nami lo fissò stranita.
- Sei tu che mi dici sempre che non ragiono prima di fare le cose e che seguo sempre l’istinto, no? –, cominciò a spiegare il moro.
- Quindi? –
- Era da un po’ che l’istinto mi diceva di baciarti. –
Alla navigatrice scappò una risatina nervosa.
- Sono lusingata. Per una volta ti stavi trattenendo? –
- Non sapevo come avresti reagito. –
Lei si strinse nella felpa e alzò gli occhi nocciola alle luci che illuminavano tenue il cielo.
- Hai ragione. Non avrei mai pensato che mi sarebbe piaciuto ma è stato così. –
Guardò di sbieco il ragazzo che la osservava attento, languido. Forse l’infuso stava ancora facendo effetto ma era sicura che il battito del cuore accelerato e le farfalle nello stomaco fossero anche farina del suo sacco. Alla fine, si voltò verso di lui e gli concesse un sorriso dolce. 
- Forse questo tè non è stato proprio un male. –
- Ne sono convinto. -, convenne il capitano avvicinandosi di un passo.
- Puoi seguire i tuoi desideri la prossima volta Rufy. –
- Anche adesso? –
Annullò veloce la distanza e baciò lieve sulle labbra la sua navigatrice. Tanto bastò per mandarlo in visibilio: le prese il volto tra le mani e approfondì il contatto. Quando si separarono, trovò Nami sorridente e bellissima.
- Non esagerare. –, lo ammonì fintamente severa.
Rufy rise.
- C’è ancora una cosa. –
- Cioè? –, domandò il capitano, curioso.
- Per Sanji il tè aveva il sapore del lime. –
Lui arricciò pensieroso le labbra e avvolse in un abbraccio di gomma la ragazza.
- Non saprei. Cosa c’è sulla nave di acido e di verde fosforescente? –
A quelle parole, Nami spalancò gli occhi sorpresa e lanciò uno sguardo d’intesa a Rufy.
- Più che qualcosa, qualcuno. –
Il capitano la fissò per un momento stranito, non capendo. Poi un barlume di consapevolezza lo colse e la bocca si aprì in un ovale sorpreso.
- Oh. -



Angolo dell'autrice
Hola! Chi non muore si rivede... dopo tanto tempo torno anche su questo fandom e ne sono estasiata. 
Questa one shot è nata tempo fa ma non avevo ancora avuto modo di concluderla e dedicarci del tempo. Finalmente ha trovato la sua forma finale e spero che vi sia piaciuta. Sono tornata alla fase di scrittura di Rufy e Nami innocenti e alle prese con i loro sentimenti: in questo caso hanno avuto un aiutino da parte di Sanji che, disattento alle spiegazioni della signora della bancarella per colpa di qualcuno, ha creato una situazione potenzialmente pericolosa. Povero Chopper, voleva solo un po' di zucchero filato. Per la storia delle Rumble ball allo zucchero filato lasciatemi un po' di licenza poetica, please. 
Comunque mi rivedrete presto, ho altro materiale da revisionare ma è pronto e scattante per voi. 
Se avete voglia, lasciatemi una recensione!
Dreamer In Love

 
  
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