Anime & Manga > Slam Dunk
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Autore: lizardiana    03/06/2020    5 recensioni
Miracolo dei miracoli. C'è una ragazza interessata al Tensai! Cosa ne pensano i suoi amici storici.. ma soprattutto i suoi nuovi amici, tra cui una volpe possessiva? Akira d'altro canto sta vivendo la storia d'amore della sua vita, o almeno così crede lui.
Continua la serie dedicata alle canzoni storiche degli 883, dopo Fattore S(?), un altro scorcio di vita quotidiana pura e semplice.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Akira Sendoh, Hanamichi Sakuragi, Kaede Rukawa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Shibari'
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Disclaimer: I personaggi di Slam Dunk non mi appartengono, ma sono proprietà del genio di Takehiko Inoue - sommo Sensei -. Questa storia non è a scopo di lucro.
 
Ciao a tutti! Continua la serie ispirata dalle canzoni degli 883 iniziata con “Fattore S (?)”. 
In questa storia si incrociano due canzoni: “O me (o quei deficienti lì)” e “Non ti passa più”.
Spero sia di vostro gradimento!
Enjoy!




 
1. Quella sera in discoteca
 
 
“Venerdì è il compleanno di Noma”.
Hanamichi guardò il suo migliore amico e pensò che fosse davvero una persona speciale. Era sempre in grado di riportarlo sulla terra, tenerlo legato alle cose importanti. La famiglia, in questo caso. La famiglia che si era scelto.
Quel pomeriggio Yohei aveva il turno di riposo dal distributore, ultimamente faceva spesso lo spezzato approfittando delle vacanze estive da scuola - una scelta massacrante anche se altamente redditizia-, così lui e Hanamichi avevano deciso di fare due passi nella zona commerciale di Fujisawa.

“Ha deciso come festeggiare?” chiese Hanamichi, schivando una flyer-girl di una kissaten e lasciandole un sorriso di scuse.
“Credo voglia andare alla festa sulla spiaggia, mettono musica e ci saranno i soliti banchetti di cibo”. “Spero ci sia Yukichan” disse Hanamichi con occhi sognanti “i suoi Okonomiyaki sono una bomba”.
“Eehh.. Hiroshima-style…” sospirò Yohei con una faccia goduta “dovrebbe esserci, l’ho vista spesso quest’estate”.

Il lungomare che andava da Enoshima a Inamuragasaki ogni estate diveniva il paradiso del goloso; uno a fianco dell’altro si stagliavano banchetti di street food con carne e pesce alla griglia, korokke, fritti. Tutto ciò che stava su un bastoncino, una ciotola o in un cartoccio.
 
Hanamichi si passò una mano sullo stomaco che brontolava “Yo mangiamo qualcosa” disse, guardandosi intorno per cercare un posto alla portata delle sue tasche.
“In stazione c’è quel tipo che vende anpan” disse Yohei, ma Hanamichi fece una faccia contrariata. “Niente contro quel tipo ma fratello ho bisogno di cibo serio. Ramen?”
Yohei annuì. “Ramen sia"
 
Scelsero un localino in una via laterale, all’ingresso c’era un bancone dove una piccola signora prendeva le ordinazioni. Hanamichi ordinò due piatti diversi per  'tenersi leggero' mentre Yohei optò per un dolce. Una volta pagato si voltarono per cercare un posto a sedere.
"Guarda là"disse Yohei, indicando con un cenno del capo. Hanamichi seguì il suo movimento e vide che tre tavoli più avanti si trovavano due sue conoscenze.
"Toh guarda un po', il porcospino con il suo amico nervosetto!" Disse con il suo solito megafono incorporato "uscire con le comparse ti fa sentire più importante?" Continuò raggiungendoli e lanciandosi a sedere al tavolo proprio di fianco al loro.
Koshino emise un grugnito di protesta e qualche insulto che Hanamichi ignorò bellamente, mentre Sendō ridacchiava rigirando il bicchiere di acqua ghiacciata tra le mani. "Sei sempre il solito, Sakuragi! Quasi mi sto affezionando a queste tue sparate".
"Non affezionarti troppo, porcospino, il tensai non è interessato, non è certo il tritapalle".
"Tritapalle?" Commentò Sendō.
"Cioè quest'idiota parla di sé in terza persona e tu gli stai pure dietro?" Si intromise Koshino, venendo immediatamente zittito da Hanamichi con un gesto della mano.
"Il tritapalle sarebbe Mitsui" spiegò Yohei "Hanamichi è il tensai dei soprannomi".
Sendō rise imbarazzato "Allora Mitsui vi ha raccontato del nostro incontro hot".
Hanamichi guardo Yohei interrogativo "cosa?" Dissero in coro.
"Cosa cosa?" Disse Koshino con crescente imbarazzo.
Sendō scoppiò a ridere e bofonchiò un 'lasciate perdere', trangugiando poi quello che restava della sua fetta di torta.
 
"State facendo shopping?" Chiese Yohei indicando le loro buste colorate.
Koshino annuì e indicando il suo amico disse "quest'uomo qui ha l'incontro con i futuri suoceri  domenica.. urgevano vestiti nuovi".
Sendō protestò ma senza troppa convinzione. Era seriamente innamorato di Tsubasa e sì, per quella domenica era stato invitato a partecipare al pranzo di famiglia. Era la prima volta che una sua storia diventava così seria da arrivare alle presentazioni.
"Allora fai sul serio con quella dell'altra sera" disse Hanamichi, ringraziando subito dopo la signora che aveva depositato il suo cibo sul tavolo.
"Mai visto così serio" rispose nuovamente Koshino.
"Sei loquace oggi, comparsa" lo prese in giro Hanamichi "sembri anche simpatico, non come quando giochiamo".
Hiroaki ruggì un velato fanculo e si portò il suo té verde alle labbra.
Sendō intanto continuava a ridacchiare. Si accorse di avere lo sguardo di Yohei su di sé e gli regalò un sorriso ammaliante, ricambiato da un leggero sbuffo.
 
"E invece Rukawa come sta?" Chiese Sendō dopo qualche secondo di silenzio "l'altra sera sembravate culo e camicia, eppure in partita sei sempre lì a dire che lo odi"
Yohei scoppiò a ridere, Hanamichi iniziò a fumare dalle orecchie e a berciare riguardo volpi subdole e ingannevoli, attirando l'attenzione di tutto il locale.
Yohei bevve un sorso del suo té "se vuoi vedere Rukawa lo trovi tutte le domeniche al campetto dietro lo Shohoku a giocare con questo qui" disse indicando Hanamichi.
Sendō lo guardò mentre si irrigidiva in modo esagerato.
"Yohei, traditore!!" 
Yohei sorrise. "Dai Hana non c'è niente di male"
"Sí, siete una bella coppia" affondò Koshino, facendo ridere gli altri due e schivando abilmente il lancio di bacchette del rosso.
"Dai Kosh andiamo! Mi mancano le scarpe!" Sendō si alzò, le mani appoggiate sul tavolo a fare leva. "Ci si vede ragazzi" salutarono, lasciando Hanamichi alla sua ciotola di ramen fumante.
 
Il venerdì arrivò in un battere di ciglia, il tempo d'estate scorre a modo suo fregandosene delle leggi della fisica. Quella sera sulla spiaggia un miliardo e due di teste, erano tutti lì. Hanamichi e la sua truppa stavano vivendo uno di quei momenti di euforia dove ti senti ubriaco ma non puoi esserlo, perché non hai toccato alcool: ridevano come degli stupidi prendendosi in giro mentre ballavano, cercando di approcciare qualsiasi essere femminile si avvicinasse entrando nella zona di ricezione del loro radar. Ovviamente, ricevendo parecchie facce schifate alla vista delle loro camicie hawaiane sudate, bermuda coordinati, infradito di plasticaccia che potrebbe fare prendere fuoco ai piedi. Ogni dieci minuti circa qualcuno della truppa urlava gli auguri di buon compleanno al festeggiato, che per l'occasione si era fatto costruire una corona di palloncini -viola, rosa e gialli- da un artista di strada incontrato vicino alle bancarelle.
 
Decisero di prendere fiato e di rinfrescarsi con qualche bevanda ghiacciata, si ritagliarono il loro spazio vicino a uno dei chioschetti bar e Yohei si premurò di procurare qualcosa da bere per tutti.
Nel frattempo il gruppo si guardava attorno alla ricerca di conoscenti o di ragazze carine con le quali provarci.
"È inutile, non ci fila nessuno" disse Okusu.
"Parlate per voi sfigati, io ho una bella prugnetta che mi sta guardando" disse Takamiya.
"See, sogna!" Rispose Noma
"Hey ma sta veramente guardando di qua!" Esclamò Okusu "Certo non guarda te, panzone".

Hanamichi individuò il gruppo di cui stavano parlando e così la vide.
Era la più alta del gruppo, un bel caschetto castano con una frangia corta, perfettamente dritta, che metteva in risalto degli occhi enormi quasi occidentali. Indossava una tutina blu tipo salopette di cotone, corta sopra al ginocchio e sotto non aveva altro che il top del costume. Hanamichi sentì il sangue corrergli al viso e per un attimo ebbe paura di sperimentare una imbarantissima epistassi (si vide sparare sangue direttamente nel bicchiere della ragazza in questione e perdere i sensi), ma con un'incredibile capacità di autocontrollo, spostò lo sguardo e iniziò a ridere sguaiatamente.
"Hana sta guardando te!" Disse Okusu "magari ha un fetish per i capelli rossi"
"Già, oppure conosce qualcuna che ti ha scaricato" ipotizzò Takamiya, ricevendo una manata dritta in faccia e una sbraitata da parte di Hanamichi. "Volete tutti una testata? Almeno stasera lasciatemi stare! Non siamo qui per festeggiare?".
"Allora visto che è il mio compleanno, Hana, voglio che ci provi con quella ragazza!"
 
Hanamichi si rabbuiò, ma durò solo un istante. "Credi che il tensai non possa riuscirci eh?" Disse poi con una apparente spavalderia. In realtà, sentiva già lo stomaco stringersi. Ogni approccio al sesso femminile era stato difficile, ogni rifiuto sempre di più. Ogni volta, davanti a colei che lui pensava potesse davvero essere 'quella giusta', un leggero senso di nausea lo colpiva come un'ondata, la bocca diventava amara e lui si sentiva perso. Nonostante questo, lui era ancora affamato di amore, di attenzione. Del tocco di un’altra persona.
Mentre la truppa si occupava di prendere in giro Hanamichi, la ragazza e le sue amiche si spostarono verso il chiosco bar. Hanamichi si aggiustò i capelli e partì a grandi falcate verso di lei. E fu come guardare un film.
 
 Lo videro approcciarsi senza indugio, offrirle da bere e scambiare qualche parola con lei, che mostrava un atteggiamento accogliente e intimo, cercando il contatto con le braccia abbronzate e forti del rosso. Ridevano come fossero stati due amici di vecchia data. Poi, lo videro strozzarsi con una sorsata di bibita e iniziare a tossire fino alle lacrime, mentre lei gli batteva dei colpi sulla schiena.
Scoppiarono a ridere come un branco di scimmie e la ragazza gli lanciò uno sguardo torvo mentre indicandoli con un cenno della testa, gli stava sicuramente chiedendo se fossero suoi cari amici. Hanamichi annuì imbarazzato.
Per Yohei fu abbastanza e decise di incanalare la sua attenzione su altro.
 
Quella ragazza già non gli piaceva.
 
“Indovinate chi ha un appuntamento!” urlò Hanamichi lanciandosi in mezzo al gruppo e abbracciando le spalle di Noma e Okusu.
“Non ci credo!” urlò Takamiya, seguito da versi di supporto da parte degli altri.
I ragazzi si erano allontanati una mezz’ora prima, lasciando Hanamichi con la ragazza con la tutina blu. Si erano seduti sulle scalinate a sorseggiare le birre che Yohei era riuscito a farsi dare sottobanco dalla loro amica degli okonomiyaki e avevano continuato a osservare le tante persone che quella sera erano accorse alla serata.
“Si chiama Yumi” disse “ed è proprio un sogno!".
Yohei voltò il viso verso il mare per non far vedere la sua espressione schifata. Questa volta sarebbe stato più difficile per lui far sì di non perdere il suo amico.



Akira guardò l’orologio al suo polso. 12.59.40.

Venti secondi dopo stava bussando alla porta della piccola villetta della famiglia Ohiya.
Tsubasa aprì la porta e Akira si sentì avvolgere dal suo meraviglioso profumo.
“Che.. che cosa ti sei messo?” disse squadrandolo ed evitando il suo tentativo di baciarla sulla guancia facendo due passi indietro.

Akira si guardò senza capire “Non ti piaccio?” chiese. Fece un giro su sé stesso, mostrandole bene il suo fondoschiena fasciato dal pantalone elegante che aveva comprato con Hiroaki in una piccola boutique a Fujisawa. Aveva abbinato quel capo color antracite con una giacca dello stesso colore, una camicia bianchissima e una cravatta sottile.
“Sembri un salariman pronto per un colloquio, Kami, Akira sei uscito di testa?”
“Dici che ho esagerato? volevo fare bella figura..” rispose lui aggrottando le sopracciglia.
Ci teneva tantissimo a fare bella figura con i genitori di Tsubasa e ora quasi si pentiva di aver seguito i consigli di Hiroaki e della commessa..
“Non importa, sorridi e non si accorgeranno di come sei vestito.. ma togli giacca e cravatta ti prego!”.


La Signora Ohiya mantenne un primato quella mattina: riuscì a non sorridere neanche una volta. Neanche quando Akira provò a complimentarsi per il cibo dicendole ‘Signora, sa, un kareeraisu così non l’ho mangiato mai’.
D’altro canto, il padre aveva deciso di aprire bocca solo per fare qualche domanda stile interrogatorio.
“Con mia figlia tu che intenzioni hai?” tuonò mentre Akira aveva appena ingoiato la prima cucchiaiata di riso inzuppato di curry. Lui nel panico ci mise qualche secondo per masticare e ingoiare quella poltiglia di riso gommosa e bere mezzo bicchiere di acqua perché la bocca si era prosciugata tipo Sahara dato che il curry era di una piccantezza estrema, oltre che salatissimo.
“Papà, sai che Akira è il capitano della squadra di basket, ti ricordi?” Tsubasa parlò mentre versava dell’acqua ghiacciata nel bicchiere del padre “è un ragazzo che sa prendersi le sue responsabilità e vedrai che non mi tratterà senza rispetto”.

Akira guardò con occhi sognanti la sua ragazza gestire con maestria quell’uomo burbero. Chissà quante volte si era presa gioco di loro, che la credevano una principessa con un onore da difendere. Eppure lui la conosceva davvero e poteva dire che lei tutto poteva essere tranne una donzella in cerca di un principe azzurro che la difendesse da un cattivissimo drago. Era lei infatti ad avere in mano la loro relazione e ne era totalmente consapevole. Consapevole del fatto che Akira avrebbe fatto qualsiasi cosa per lei pur di avere il privilegio di stare con lei.
Il pranzo continuò senza ulteriori intoppi, con Tsubasa che gestiva la conversazione dimostrando di essere bravissima a girare le situazioni a suo favore.

Pochi minuti dopo aver sparecchiato la tavola la famigliola si preparò per uscire e andare a effettuare la pulizia mensile delle tombe di famiglia, Akira riuscì a svicolarsi con maestria grazie al sostegno di Tsubasa che gli fornì l’assist per un incontro con l’allenatore Taoka.
Il padre della ragazza lo accompagnò alla porta e lo guardò dritto negli occhi “Ragazzo. Mia figlia ha bisogno di un ragazzo serio. Spero non ci deluderai”.
 
Non seppe come, ma i piedi l’avevano portato proprio lì, davanti all’ingresso di quel campetto da basket proprio dietro il liceo Shohoku.

Già da qualche metro prima di riuscire ad avere la visuale libera sul campetto le sue orecchie avevano percepito il tipico rumore del pallone arancione che rimbalzava sul terreno.
Era accaldato e sudato per via del suo stupido abbigliamento, la camicia gli si appiccicava addosso come una seconda pelle, per non parlare dei pantaloni che erano ormai diventati una tortura. Ma nonostante questo, il suo primo pensiero non era stato di tornare a casa a cambiarsi e di uscire con la canna da pesca per andare sul suo solito molo. I suoi piedi l'avevano portato davanti a quel campetto. E come immaginava, loro erano lì.
 
Kaede aveva raccolto da bordo campo una manciata di ghiaia e stava lanciando i piccoli sassolini uno a uno dritti sul sedere di Sakuragi, che appeso al canestro penzolava canzonando il suo avversario.
"Te l'ho fatta kitsune questo giro ti ho battuto!" disse mentre ancora dondolando cercava di colpire il moro con un calcio "finiscila di prendermi a sassate e levati che devo scendere!"
Kaede si scostò giusto per raccogliere il pallone e lanciarglielo in testa, scatenando l'ira di Hanamichi che decise di rincorrerlo per rifilargli una craniata.
Akira scoppiò a ridere di fronte a quella scenetta e per qualche secondo si dimenticò di tutto lo stress di cui si era caricato in quel pranzo terribile.
Il primo ad accorgersi della sua presenza fu Rukawa, che piantò i piedi inchiodando e venendo così travolto dal suo avversario.
"Teemeee kitsune!!"
"Doaho finiscila. Guarda"
Hanamichi volse lo sguardo verso Akira e pensò che se in quel momento il giocatore del Ryonan sembrava un bimbo di ritorno dal primo giorno di scuola mentre saluta la mamma sventolando piano piano la manina. Lo fregava solo l'altezza.
 
Scoppiò in una fragorosa risata con tanto di lacrime "Porcospino come diavolo sei conciato!!" disse tenendosi la pancia. "Kitsune, l'hai visto? Sembra un salariman" continuò, puntellando il fianco del moro con il gomito.
Akira sbuffò bonariamente e li raggiunse "nessuno capisce la mia eleganza".
Hanamichi fece il gesto di tirargli una pacca sulla schiena ma con una faccia schifata si fermò emettendo un suono disgustato "uuh elegante quanto vuoi ma ti staranno sudando anche le palle amico".
Kaede roteò gli occhi sussurrando qualcosa che Akira non riuscì a interpretare, poi gli lanciò il suo borsone. "Cambiati idiota numero due. Giochiamo"
 
Akira trovò una maglietta e un paio di pantaloncini, decise di disfarsi delle sue nuove scarpe di finta pelle e di giocare scalzo, decisione condivisa anche dagli altri due per ‘fair-play’ dissero.
 
Cinque minuti dopo tutti e tre si erano già pentiti della malaugurata idea e decisero così di sdraiarsi all'ombra del grande albero che si ergeva al lato del campetto.
Kaede si sedette composto a gambe incrociate, con il pallone tra le mani. Hanamichi invece aveva deciso di mostrare il suo portamento da nobiluomo e si era sdraiato con le cosce spalancate, una mano dietro la testa a mo' di cuscino e l'altra a grattarsi la pancia.
"Copri le macerie doaho"
"Aaaah kitsune mollami"
 
Quei due non facevano altro che battibeccare, ma Akira, per la prima volta da quando li conosceva, vide qualcosa di strano in loro, che non riusciva a definire.
Si perse a cercare di elaborare le sue osservazioni, finché non si accorse di avere degli occhi puntati addosso. Kaede lo stava fissando e si sentì scavare un solco dentro.
“Stai meglio?” disse ad un certo punto.

Akira si stupì di quella domanda. “Ti ho dato l’impressione di non stare bene?” chiese, con un sorriso.
Kaede mosse leggermente un lato della bocca “Chiaramente..”
Akira chiuse gli occhi e abbandonò la testa dondolandola, rilassando collo e spalle. “Sì” disse “è stata una mattinata pesante e spero ne sia valsa la pena”.

“Che hai dovuto fare vestito così?” Chiese Hanamichi curioso “Ah già! il pranzo! era oggi” continuò tirandosi su con un colpo di addominali e portandosi a una distanza minima da Akira.
“Già il pranzo” disse “pesante! I suoi mi hanno fatto il terzo grado e mi sono chiesto più volte se davvero saprò gestire a lungo questa situazione.."
Kaede guardò Hanamichi annuire.
"Beh porcospino.. se vuoi la bicicletta sono fatti tuoi poi pedalare!" disse. "E con dei suoceri così stai salendo sul monte Fuji, devi trovare la marcia giusta, ascolta il Tensai"
"Ma che ne sai te doaho" lo riprese Kaede "non mi risulta che tu abbia avuto tutti questi suoceri.."
"Che ne sai te maledetto Rukawa? Sei messo peggio di me!"
Kaede roteò gli occhi e guardò Sendō ridere.
"Finché passate le domeniche tra di voi sarà impossibile che troviate dei suoceri" li stuzzicò "a meno che non vogliate già passare alle presentazioni delle vostre famiglie..".
I due pugni in testa in contemporanea non si fecero attendere un secondo di troppo. Akira emise un verso strozzato a metà tra il dolore e il divertito massaggiandosi la parte lesa mentre i due continuavano a insultarlo.
In quel momento notò qualcosa che lo fece meravigliare: erano entrambi arrossiti, ma mentre il rosso starnazzava riguardo porcospini malpensanti, il moro si era chiuso nel silenzio, spostando lo sguardo lontano da loro.
"Molto interessante" disse Akira con un sorriso, al che Kaede lo fulminò con lo sguardo, inchiodando gli occhi nei suoi. Si guardarono per un istante e Akira capì.
Intanto Hanamichi stava continuando a parlare e gli altri due riportarono la loro attenzione alle sue parole quando lo sentirono dire "e comunque il qui presente Tensai ha un appuntamento con una ragazza!"
 
 
.. continua ..
   
 
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