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Autore: Nao Yoshikawa    04/06/2020    6 recensioni
[Good Omens x Once upon a time]
Aziraphale ha il compito di eliminare l'oscurità da una cittadina del Maine, Storybrooke. Nonostante un'iniziale riluttanza, Crowley deciderà di seguirlo in questo viaggio, che spera duri pochi.
Una volta arrivati, però, i due si ritroveranno privi dei propri poteri, in una città abitata niente meno che dai personaggi delle fiabe.
DAL PRIMO CAPITOLO:
Henry Mills era molto giovane, ma sicuramente non si stupiva più tanto facilmente. Per questo se ne rimase tranquillo, quando vide quello strano tipo avvicinarsi.
«Ehi, ragazzino. Hai per caso visto o sentito qualcosa di strano?» gli domandò Crowley, sottovoce. «Qualcosa di oscuro e pericoloso?»
Henry parve pensarci un po’ su.
«Dipende cosa intendi. Qui c’è molto spesso qualcosa di oscuro o pericoloso.»
Crowley fu molto sorpreso da quella risposta, tanto che si voltò a guardare Aziraphale.
«Mi sta per caso prendendo in giro? Senti, siamo qui per risolvere un problema. Però… qual è il problema?!»
Genere: Fantasy, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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8 - Tales

Crowley perse i sensi e cadde, mentre allo stesso modo Tremotino si accasciava al suolo. Per Aziraphale fu naturale raggiungerlo immediatamente. Non era più un demone, quindi non era poi così immortale.
«Crowley! Crowley, sveglia!» esclamò subito, sollevandogli appena la testa. Si era molto indebolito e di fatto non riusciva più a svegliarsi, sebbene potesse sentire la voce dell’angelo che lo richiamava. Aveva forzato lo scambio e c’era stato un attimo, un brevissimo in cui Crowley non era stato né un demone né un Signore Oscuro, ma un misero essere senza poteri e che era crollato.
«Che succede? Non si sveglia?» domandò Regina, chinandosi. Che sciocca, non poteva fare a meno di preoccuparsi e pensare che Crowley non le stava neanche simpatico.
«Io non capisco… è molto indebolito», constatò Aziraphale. «Coraggio, svegliati, è finita adesso. Dobbiamo tornare a Londra. Andiamo! Giuro che non sarò più arrabbiato con te per quello che hai combinato!»
Vederlo così gli spezzava il cuore. E se fosse morto veramente? A che pro? Non poteva di certo pensare di abbandonarlo in questo modo, non esisteva fatto. Henry si avvicinò, era solo un ragazzino, ma aveva sempre l’idea pronta per tutto.
«Umh… non so se nel vostro caso può funzionare, ma che ne pensi del bacio del Vero Amore?»
Aziraphale sollevò lo sguardo verso di lui. Non avrebbe chiesto cosa significasse, sapeva bene cosa rappresentava il bacio del vero amore in una fiaba. Ma quella non era una fiaba, quella era la vita reale, poteva sperare che funzionasse?
«Io… io non so se…»
«Il Bacio ci ha salvati tante volte», confermò Emma poco dopo. «È un tipo di magia molto potente. Magari puoi provare.»
Aziraphale li guardò stravolto e poi guardò Crowley. Lui nel vero amore ci credeva, credeva che il loro fosse vero amore e sapeva che in un modo o nell’altro si sarebbero sempre salvati. Gli accarezzò il viso e le palpebre, pensando che probabilmente il demone avrebbe trovato una cosa del genere così sdolcinata.
Gli venne da sorridere.
Dai, Crowley. Torniamo a casa insieme.
Il loro sentimento era così forte? Chiuse gli occhi e si chinò su di lui. Questo era piuttosto ironico. Aveva letto tanti libri in cui una principessa riceveva il bacio del vero amore, risvegliandosi dal sonno o dalla morte. E adesso c’erano loro lì. Le labbra dell’angelo si posarono su quelle di Crowley e gli altri intorno a loro percepirono un movimento d’aria. Passarono pochi istanti di nulla, vuoto, attesa, in cui Aziraphale temette il peggio. Ma qualche istante dopo ecco che le iridi, ora finalmente dorate, del suo Crowley si spalancarono.
Tossì e respirò come se fosse stato in apnea per tutto il tempo. Guardò il cielo sopra le sue teste e poi guardò Aziraphale.
«Angelo… tu mi hai salvato…»
Lui sorrise, commosso. Aveva sempre creduto che l’amore fosse più forte anche della morte e di qualsiasi altra cosa. E aveva avuto ragione.
«Io ti salverò sempre!» esclamò, abbracciandolo forte, ma con delicatezza, mentre Emma sospirava, per poi sorridere.
«Ah, il vero amore… non delude mai!»
Crowley non aveva più la magia in sé. Non era più il signore oscuro e mentre Aziraphale lo stringeva tra le braccia capì che andava bene così, che era così che doveva essere. Belle invece si era fatta vicina a Tremotino, il quale si era appena rialzato a fatica. In qualche modo il demone aveva annullato lo scambio, si sentiva di nuovo il vecchio sé stesso. Niente più ali, niente più possibilità di andare all’inferno, punire i colpevoli, divenire il re. Per Belle era stato istintivo avvicinarsi. Dopotutto lei e Tremotino – un po’ come Aziraphale e Crowley – erano legati dal filo invisibile del vero amore.
Anche se era ancora furiosa con lui per il suo comportamento.
«Tremotino… stai bene?» domandò. Il Signore Oscuro guardò l’angelo e il demone, stranamente non sentendo alcun tipo di odio, soltanto rassegnazione. Ci aveva provato ancora, ad ergersi in alto.  E adesso infine eccolo lì, forse non era poi così diverso da tutti loro, per quanto gli costasse ammetterlo.
«Io non lo so…» sussurrò. Era vero, Tremotino non sapeva come fosse più opportuno sentirsi. Il potere demoniaco gli era stato tolto con la stessa facilità con cui gli era stato concesso. Ci aveva provato, era stato ad un passo dall’essere invincibile e onnipotente quasi come un dio. Ma forse il vero Dio aveva in mente altro per lui. Aveva perso quella possibilità, però Belle era ancora lì e guardando Aziraphale e Crowley che adesso si abbracciavano, si rese conto che erano davvero più simili di quanto pensassero. E allora sospirò, deluso, ma in un certo senso rassicurato.
 
Passò un giorno e tutto pareva star tornando al suo posto. Niente caos portati dai demoni e Crowley si era ripreso abbastanza da non sentirsi orribilmente fragile, quel cambio continuo di potere l’aveva destabilizzato non poco. Per quanto riguardava Tremotino, non si era fatto vedere da nessuno, pensava fosse meglio così, si sentiva troppo umiliato e di cattivo umore.
Era arrivato il momento per Aziraphale e Crowley di tornare a casa, nonostante il poco tempo rimasto lì, gli si erano affezionati tutti e la cosa era ampiamente ricambiata, anche dal demone che si fingeva – senza troppi risultati – indifferente.
Prima di saluti strappalacrime e quant’altro, Crowley però sapeva di dover scambiare due chiacchiere con quello che era stato un rivale, la quasi causa della sua rovina. Tremotino non era molto diverso da lui, forse anche per quel motivo lo scambio era stato possibile. Per ciò, quella mattina prima della partenza Tremotino si presentò al suo negozio, trovandolo vuoto. Incrociò le braccia al petto.
«Oh, andiamo. So benissimo che sei qui, non farti pregare. Devo tornare a Londra, ma sentivo che prima dovevo venire qui.»
Tremotino si fece attendere per qualche istante, ma alla fine gli concesse di farsi vedere. Dopotutto Crowley era ammirevole e per molti versi più forte di lui.
«Sei venuto a porgermi i tuoi saluti? Non era necessario», affermò il Signore Oscuro, comparendo dalla retrobottega.
«In effetti hai ragione, considerando che per colpa tua abbiamo quasi perso tutto e… va bene, colpa di entrambi, io ci ho messo il mio!» borbottò. «Nessun rancore?»
Tremotino inarcò un sopracciglio, divertito.
«Non pensavo che un demone potesse essere capace di perdonare.»
«Sì, ma io sono un demone che è innamorato di un angelo, in qualche modo mi influenzerà, no? Siamo uomini fortunati, noi…»
Nonostante tutto, Crowley aveva capito che il legame che univa Tremotino a Belle era autentico quanto quello che univa lui e Aziraphale. Il Signore Oscuro distolse lo sguardo.
«Io e te, infine, siamo davvero uguali. Tutti e due eravamo qualcosa di diverso e poi siamo cambiati, tutti e due amiamo qualcuno. Ma tu sei decisamente più forte, per quanto mi duoli ammetterlo. E non mi riferisco solo al potere.»
Poteva anche essere il Signore Oscuro e saper usare la magia come meglio voleva, m quando si trattava di scegliere, diventava debole. Pensava che Belle se ne sarebbe andata, invece era rimasta, ma anche lì, non aveva il coraggio di parlare con lei.
Crowley si fece più vicino, oramai con una consapevolezza tutta nuova, quella che poco cambiava cosa fosse una persona.
L’amore andava oltre, sempre.
«Oh, andiamo. Queste sono fiabe. Non può finire male.»
Tremotino lo guardò, piuttosto sorpreso. Quel demone era uno di quelli che avrebbe quasi potuto definire un amico, poiché un po’ ci si rivedeva.
«Beh, mi auguro che tu abbia ragione. Buon viaggio di ritorno a Londra.»
 
Si erano riuniti tutti all’ingresso di Storybrooke, compresa Belzebù che appariva un po’ nervosa.
«Tu sei ben consapevole che dovrei punirti, non è vero?» borbottò contro Crowley. «Fare uno scambio? È la cosa più stupida che potessi fare!»
«L’amore fa fare sempre cose folli», sospirò Regina. «Ma tu non sei tipo il secondo demone più forte dell’inferno? Non puoi fare un’eccezione? Voglio dire, hanno risolto la situazione.»
«E infatti ho detto che dovrei punirli, non ho detto che lo farò», disse subito dopo il demone, senza nemmeno guardarli in viso.
«Davvero?» sussurrò Belle. «Grazie, grazie di cuore.»
«Pff, non c’è di che. Ma lo faccio solo perché anche io sono impegnata con un angelo e… Questo però non dite che l’ho detto», raccomandò, e Regina e Belle ovviamente si lanciarono un’occhiata complice.
Aziraphale sentiva già la mancanza dei suoi nuovi amici, ma aveva promesso loro che sarebbero tornati, magari per una vacanza un po’ più lunga. Salutò con affetto Mary Margaret e David, che aveva scoperto essersi legato molto a Crowley, Emma e Killian, Henry e ovviamente Belle.
«Cara, vienimi pure a trovare quando vuoi. Nella mia libreria ho molti libri antichi che credo potrebbero piacerti», si permise di tentarla.
«Mi piacerebbe tantissimo venire a trovarvi», sorrise a lui e anche a Crowley. «Magari anche per un matrimonio?»
Crowley arrossì. Un matrimonio, certo. Perché no?
«B-beh, in caso saresti la prima a saperlo», borbottò il demone.
«Posso venire anche io?» domandò Henry, alzando la mano. In fin dei conti quel ragazzino era simpatico. Tutta Storybrooke era molto meglio di quanto pensasse all’inizio.
«Sarai il benvenuto, ragazzino. Puoi portare anche il pirata se vuoi, ma non dirgli che l’ho detto, non mi lascerebbe più in pace», si raccomandò, facendolo ridere. Infine salutarono Emma e Regina, quest’ultima in particolare si era ricreduta non poco su Crowley.
«Beh, che dire. Di demoni e angeli non ne avevamo mai incontrati, direi che adesso siamo al completo», disse Regina. «In veste di sindaco di Storybrooke, vi ringraziamo per averci aiutato. E vi ringrazio anche in veste di amica.»
«Ah, adesso amici», sorrise Crowley. «Mi piace questo. Sapete, Storybrooke non è poi così male. Se qualcuno viene a darvi fastidio, potete anche chiamarci.»
Ciò soprese non poco Aziraphale. Crowley era cambiato in fretta, era molto fiero di lui, di loro e di ciò che erano e che sarebbero potuti diventare. Infine, entrambi attraversarono il confine, leggendo il cartello con scritto “Leaving Storybrooke”. Sentivano già la mancanza di quella strana cittadina e dei suoi strani abitanti.
«E così sono andati», Killian interruppe il silenzio. «Mi mancheranno quei due, Crowley può essere un buon compagno di bevute.»
«E Aziraphale un buon compagno di letture», sospirò Belle, un po’ malinconica. Ma sarebbe andato presto a trovarlo, dopotutto uno dei suoi sogni era anche viaggiare.
Avvertì uno spostamento d’aria accanto a sé e senza neanche voltarsi capì immediatamente di chi si trattasse.
«Sono andati, eh?» chiese Tremotino. Belle annuì.
«Pensavo non saresti venuto. Non sei tipo da saluti strappalacrime.»
«Crowley era già venuto a salutarmi. Quel demone… non posso non dire che lo ammiro parecchio», ammise, guadagnandosi un’occhiata sorpresa di Belle. Tremotino gli appariva diverso, non sapeva perché.
«Sai che ci vorrà un po’ affinché torni a fidarmi di te, vero?»
Il Signore Oscuro annuì.
«Non una promessa uscirà dalla mia bocca, sappiamo entrambi che è inutile.»
A Belle quello sarebbe andato bene, voleva fatti, non parole.
«Sappi che ti preferisco come Signore Oscuro che come demone. Non saresti tu», si limitò a dire. Certamente, Tremotino non avrebbe smesso di essere il Signore Oscuro da un giorno all’altro. Ma intanto aveva iniziato lasciando a casa il pugnale che di solito amava portarsi sempre dietro. Questa Belle non poteva saperlo, ma per lui era già un passo importante.
 
 
Quando Aziraphale si ritrovò nella sua libreria, respirò a fondo quel profumo di libri, di casa. Quella era stata un’esperienza che non avrebbe dimenticato; l’avrebbe ricordata sempre come ciò che aveva fatto avvicinare lui e Crowley. E adesso sapevano entrambi cosa volevano: stare insieme, nonostante le loro nature diverse. Si volevano così, per ciò che erano.
«Mh, sai… Il ragazzino mi aveva fatto vedere un libro, Once Upon a Time, il libro delle fiabe in cui erano narrate le loro storie. Volevo chiedergli di darmelo, ma credo che non lo avrebbe mollato così facilmente. Peccato, ci sarebbe stato bene nella tua collezione di libri.»
Aziraphale scoppiò a ridere.
«Hai ragione, ma penso sia meglio che lo tenga Henry, quel libro. Mi mancheranno tutti loro. È stata un’avventura.»
«Sì, beh… pensi che potresti essere pronto per un’altra avventura?» domandò Crowley arrossendo. Non aggiunse altro, non ce ne sarebbe stato bisogno, perché Aziraphale aveva già capito. E lui sì, lo era, era pronto da una vita, ma se ne rendeva conto solo adesso.
«Pronto.»

Nota dell'autrice
Quanto era scontato che dovesse finire bene? Dopotutto sono fiabe, appunto, ma ammetto che conoscendo la mia vena angst è stato difficile mantenersi sul leggero. Io non scrivo mai crossover, ma spero comunque che abbiate apprezzato questa breve storia :)
   
 
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