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Autore: halcyonalex    04/06/2020    1 recensioni
Nel tentativo di ribellarsi a delle regole rigidamente imposte,Till propone a Paul di dare scandalo. Inconsapevolmente, accenderà la miccia di vecchi rancori non del tutto sopiti...
Genere: Angst, Erotico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Lime | Avvertimenti: Bondage
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(Mosca, Luzhniki stadium, 29/07/2019)
L’aria che si respira in un camerino prima di un live show è sempre tesa e carica di energia. Ogni concerto è diverso dagli altri, ogni singola esibizione va permeata dello spirito delle precedenti, bisogna metterci il cuore ogni singola volta, in ogni singola canzone. E questo i Rammstein lo sanno bene, dal momento che calcano i palchi dal '93, eppure nonostante ciò ogni volta è la prima volta. Quattro divanetti in pelle nera da due posti, uno interamente occupato dal corpo vascolare e teso di Till, l’animale da palco, perso tra i suoi pensieri. Per terra, su tre materassini, Paul, Richard e Doom stavano terminando la loro esecuzione quotidiana dei Cinque Tibetani, lo yoga come mezzo per incanalare energie da sfogare sul palco. Oliver e Flake erano impegnati in una partita alla, playstation.
(qualche giorno prima)
–È un paese di merda, fanculo le loro regole del cazzo! - tuonò Till, terminando la chiamata con il loro manager.
–Non possiamo suonare nessuna delle canzoni che abbia anche un sottile rimando all’omosessualità, ragazzi è uno scandalo! – disse rivolgendosi ai suoi colleghi, seduti intorno a tavolo dove si stava svolgendo il meeting pre-concerto a Mosca.
–Quindi possiamo suonare soltanto Te Quiero Puta, Amour e… Sonne? – chiese Flake con voce timida.
—Stanno cercando di censurarci. E non sarebbe nemmeno la prima volta. – aggiunse Richard in tono grave, giocherellando con un braccialetto di gomma.
–Non dimenticatevi che ci hanno arrestato nel ’98-esclamò Till quasi ridacchiando – lo sapete che io e le regole non andiamo molto d’accordo–
–Lo sappiamo Till. Potremmo mai dimenticarlo? – rise Paul, ricordando l’amico in manette mentre si aggiustava il finto pene che usava durante l’esecuzione di Buck Dich per simulare un rapporto anale e spruzzare liquore all’anice come fosse seme.
–E anche stavolta non voglio andarci leggero...– aggiunse nel tono malizioso che ormai conoscevano bene.
–Beh, non abbiamo più l’età per farci arrestare – si intromise Doom in tono severo – io ormai sono un padre, ho una fam…–
–Doom, piantala per Cristo. Ogni volta ci devi infarcire i testicoli con le tue seghe mentali sul fatto che sei padre, che hai una famiglia e che devi dare il buon esempio. Basta! – Sbottò Richard. – ho dei figli anche io ma non intendo mischiare chi sono sul palco con chi sono a casa. Non facciamoci togliere la libertà di essere chi siamo! –
–Doom, visto che ti sei lamentato… mi vedo costretto a rimettere in scaletta Buck Dich- aggiunse Till ridendo – così torni a vestire i panni di Frau Schneider –
L’occhiata al vetriolo del batterista fu sufficiente a farlo tacere.
–forza, tirate fuori le idee– lì esortò Till.
–potremmo per esempio sventolare la bandiera arcobaleno durante il giro in gommone–esordì Oliver, alzando il volto dal cellulare.
–Mi piace molto, Oliver… ma vedi io li voglio vedere disgustati, atterriti, schifati– rispose Till, grattandosi nervosamente il piercing al sopracciglio. –Voglio vedere la gente andarsene in preda alla nausea–
–Per questi bigotti del cazzo l’omosessualità è praticamente Satana. Vorrei vederli strapparsi i capelli, anche solo per un attimo–aggiunse in tono di sfida Paul, ridacchiando.
Till gli rivolse un’occhiata complice –mi fido di te Paul, ti lascio carta bianca–
Lo sguardo di Paul incontrò quello di Flake. Erano stati insieme tanti anni prima, ai tempi dei Feeling B:la loro relazione era un tripudio di dolcezza e complicità, la vita in quell’appartamento fatiscente, dove scaglie di intonaco si staccavano dal muro ad ogni tempesta e i topi andavano e venivano indisturbati per chiunque sarebbe stato un incubo, ma il calore dei loro sentimenti era in grado di dar loro la forza di resistere a quella vita di stenti. Entrambi si erano sposati con donne e avevano avuto dei figli ma ricordavano quella relazione con tenerezza. Paul però aveva divorziato dopo nemmeno tre anni dalla sua donna e da allora aveva avuto fidanzate sporadiche a differenza di Flake, il cui matrimonio durava da oltre un decennio senza alti e bassi. Si chiedevano tutti se la situazione sarebbe rimasta uguale se Jenny avesse saputo le implicazioni romantico-sessuali della band in cui il marito suonava. “Quello che accade in tour, resta in tour” era il loro motto fin dalla nascita dei Rammstein, ma non accadeva solo in tour. Till e Flake avevano avuto una relazione puramente sessuale per anni, li avevano sentiti più volte gemere e sospirare dalla loro camera d’hotel o dal camerino della sala prove. Nessuno era stupito più di tanto, Till era noto per la sua incapacità di trattenersi dall’avere un rapporto sessuale. Decine di groupies affollavano il loro backstage ad ogni concerto, e non sempre erano soltanto donne: la bisessualità di Till pur non essendo mai stata dichiarata era nota tra i membri e non solo. La situazione cambiò radicalmente quando vennero trovati a letto insieme Till e Richard, quest’ultimo la notte prima era stato a letto con Doom, che considerava quella notte l’inizio di una relazione con uno dei suoi migliori amici. I rapporti rischiarono così di incrinarsi e rompersi definitivamente, per cui fu necessario trovare una soluzione drastica: con una dichiarazione sottoscritta e firmata dai sei, dichiararono che non ci sarebbero più stati legami sessuali o affettivi tra loro, pena l’espulsione dalla band. Il problema sembrava essersi totalmente risolto, nessuno di loro mostrava insofferenza per la scelta fatta. O almeno, non la dava a vedere platealmente.
Perché, effettivamente, a qualcuno quel patto cominciava a stare stretto ma il gioco non sembrava valere la candela. Farsi espellere dalla band era qualcosa che nessuno di loro voleva, un dramma che avrebbe portato soltanto problemi su problemi: la loro formazione era rimasta invariata fin dal primo album, i fan non avrebbero mai accettato un membro nuovo in sostituzione di uno storico. Bocconi amari venivano quindi mandati giù senza battere ciglio.
Paul analizzò tutti questi pensieri prima di rigirarsi tra le coperte, mandare un messaggio della buona notte al figlio, spegnere il cellulare e cercare di prendere sonno. Carta bianca. Una parola che lo eccitava ed atterriva allo stesso tempo. Cosa avrebbe dovuto fare per mandare in visibilio il pubblico e ricevere l’approvazione di Till? Avrebbe dovuto sicuramente baciare uno di loro, sulle labbra, sotto la luce dei riflettori. Ma chi di loro? La scelta più ovvia e scontata sarebbe stata Flake, tutti sapevano del loro passato e sicuramente Till non avrebbe fatto obiezioni. Forse Jenny avrebbe avuto da ridire ma non lo preoccupava molto, sarebbe stato sufficiente spiegarle la motivazione del loro gesto. Una buona alternativa era costituita da Till ma la differenza d’altezza costituiva un elemento di potenziale ridicolo, in aggiunta al fatto che quel momento avrebbe reso il suo cantante il protagonista del gesto di protesta, cosa che a Paul non andava molto giù. Voleva essere lui il protagonista, voleva leggere sui social il suo nome. La lotta per i diritti degli omosessuali era sempre stato un suo elemento cardine, aveva partecipato a decine di pride con la felicità di un bambino. Per lui era importantissimo sostenere i diritti di tutti. Vegetariano, ambientalista, filantropo: Paul Landers aveva tutti i requisiti per diventare l’idolo delle folle, ma l’occasione da protagonista gli era stata offerta solo un quel momento. Un bacio contro l’odio, un bacio contro i bigotti. Un bacio che nei meandri più delicati del suo cuore sapeva a chi avrebbe voluto darlo. Sospirò e chiuse gli occhi, lasciando che Morfeo lo accogliesse.
Contemporaneamente, in un’altra casa, in un altro letto, qualcun altro non riusciva a prendere sonno. Richard fissava il soffitto della sua camera, rivedendo nella sua mente tutte le decisioni sbagliate che avevano portato la band ad irrigidire le loro regole. Fare sesso con Doom era stato sicuramente uno degli errori più grandi: erano sempre stati buoni amici, mai un litigio importante. Il loro legame era sempre stato molto fisico, Oliver lì chiamava “la coppietta”. Sei anni prima la coppietta era finita a letto dopo aver esagerato con sambuca e vodka. Era stato romantico, nonostante tutto. Doom si era lasciato andare a qualche ti amo di troppo, forse lo stava scambiando per sua moglie. Si promisero che quello sarebbe stato un loro inizio, taciuto e silenzioso. Forse avrebbe dovuto essere più chiaro sul fatto che per lui quella scopata significava soltanto “ho bisogno di svuotarmi”. Il giorno dopo, un po’ colpa dell’alcool, un po’ colpa di Doom che non gli aveva regalato il sesso selvaggio che tanto gli piaceva, un po’ colpa della mancanza di groupies, si ritrovò a strusciarsi contro il petto possente di Till, che non ci mise molto a piegarlo a novanta sul divanetto e farlo suo. I suoi gemiti di piacere attirarono il resto del gruppo nel camerino e da lì era partita la guerra. Ed era soltanto colpa sua e della sua incapacità di non commettere errori. Non riusciva a dimenticare Flake con il volto tra le mani per nascondere le lacrime, il suo sguardo urlava “perché mi hai tradito, Till?”. Il bicchiere avrebbe potuto infrangersi in mille pezzi. Sospirò. Per fortuna non era accaduto. Non c’era stato giorno in cui non avrebbe voluto prendersi a schiaffi per quella faccenda. Non era fiero di sé stesso per nulla. E in quel momento, si odiava. Sapeva che se le cose fossero state diverse, quella sarebbe stata l’occasione per fare coming out, dichiarando al mondo intero il suo amore per una persona. Ma doveva scacciare dalla sua testa, e peggio ancora dal suo cuore, quel sentimento. Non era possibile e la colpa era soltanto sua. Ed era giusto sentirsi divorare dai sensi di colpa. Cominciava a sentire dentro di sé il bisogno di trovare un modo per trattenere un’eventuale reazione negativa ad un gesto che gli avrebbe dato fastidio. Chiuse gli occhi e si lasciò andare ad una fantasia che non aveva il coraggio di scacciare.
Sentiva la folla in delirio, l’adrenalina in corpo, la sua chitarra che vibrava contro il suo corpo. Si voltava verso Till per ricevere il suo cenno d’approvazione, per poi avvicinarsi a colui che faceva perdere dei battiti al suo cuore ogni volta che incrociava il suo sguardo: Paul. Lo vedeva avvicinarsi a lui con il suo inconfondibile sorriso, poteva sentire il suo profumo, l’odore della sua pelle, del suo respiro. Le sue labbra erano così vicine, così pericolosamente vicine. Si unirono in un bacio desiderato, sospirato, sofferto. Urla e risate intorno a loro, poi gli applausi.
E la sveglia che suonava.
(il giorno prima del concerto)
Erano arrivati a Mosca di buon mattino, l'aria frizzantina lì avvolgeva mentre si avviavano verso le loro camere d’albergo. Con estrema sorpresa scoprirono di essere destinati a tre camere doppie. Di solito prendevano sei camere singole, per evitare questioni, ma nell’hotel designato non ce n’erano di disponibili. Occorreva adattarsi.
–I signori Lindemann e Lorenz hanno la 127, i signori Landers e Kruspe la 131 e infine i signori Schneider e Riedel la 134– disse la receptionist.
Gli sguardi di Richard e Paul si incrociarono per un istante per poi orientarsi verso direzioni opposte. Tutti guardarono verso Till e Flake.
–Siete in grado di passare una notte insieme senza scannarvi su questioni accadute quasi un decennio fa? – commentò Paul ridendo.
–Questo lo vedremo– disse Till in tono ironico, sfregando la testa del suo compagno di stanza. Flake arrossì violentemente.
Richard prese la scheda dal bancone della hall e si avviò di corsa per le scale, senza guardarsi alle spalle. Paul la prese con la calma e prese l’ascensore con Doom. Si ritrovarono davanti alla porta della stanza, entrambi con le schede in mano.
–Apri tu dai–Disse Paul con un sorriso. Richard aprì la porta velocemente, senza staccare lo sguardo da terra. Sistemò il trolley nell’armadio e uscì al balcone per fumare. Paul si sdraiò sulle lenzuola azzurrine e chiamò il figlio. Richard lo osservava mentre rideva, lo sguardo perso al soffitto. Desiderò che quella risata fosse per lui. Una lacrima silenziosa gli sciolse l’eyeliner. Corse in bagno. Si lasciò andare ad un pianto nervoso, senza singhiozzi, per poi risistemarsi il trucco e uscire come nulla fosse. Paul si era addormentato nel suo letto, girato da un lato. Richard lo guardò dormire per ore, ripensando a tutti gli abbracci che si erano dati e alla freddezza che si era insinuata tra di loro lentamente, un gelo che nessuno dei due sapeva a cosa imputare. Le cose tra loro erano cambiate ormai da un po’, abbastanza da tingere di nostalgia ogni ricordo che li riguardasse. Uscì silenziosamente dalla stanza e incontrò Doom nella sala esclusivamente loro, una sigaretta nella sinistra e un bicchiere di scotch nella destra. Till aveva accanto una bottiglia vuota di rum ed era impegnato in un passionale bacio alla francese con una sensuale biondina. Tipico di Till darsi subito da fare. Oliver e Flake erano impegnati ad una partita di ping-pong, in cui Oliver sembrava avere la meglio. Si lasciò cadere su una poltrona, si accese una sigaretta e trattenne le lacrime, mentre l'aria della stanza si riempiva dei gemiti della ragazza russa, dal privè, separato dalla stanza da una tenda. Till aveva avuto il suo divertimento. Tornò mesto in camera, come un cane bastonato. Paul si era appena svegliato e lo salutò sorridendogli. Ricambiò.
–Reesh, posso parlarti un secondo? –gli chiese, in tono amichevole. Richard trasalì per un secondo, appoggiandosi una mano sotto la mascella volitiva, poi deglutì e rispose – Si, certamente–, fingendo indifferenza.
–Perché mi stai evitando? –il sorriso era dolce ma il suo sguardo si era incupito. –Ho per caso mancato di qualcosa nei tuoi riguardi? –
–Io non ti sto evitando– esclamò Richard. –Nella maniera più assoluta–
–Richard, guardami negli occhi– insistette Paul. Richard alzò lo sguardo e si ritrovò occhi negli occhi. Il suo sguardo tradì la grande emozione. Un sospirò gli scappò spontaneamente.
–Non hai nulla da temere Reesh, ti ascolto–gli disse appoggiando la mano sul bicipite scolpito dell’amico. Quel contatto lo fece tremare.
–Non credo sia il caso di parlarne–tagliò corto Richard.
Paul girò gli occhi al cielo con un pizzico di impazienza.
–Io non ti lascio uscire da questa stanza finché non sputi il rospo, Richard! Ho cercato di fare finta di nulla, è tutto il tour che faccio finta di nulla ma non ci riesco più, voglio una spiegazione perché davvero, non riesco a ricordare un singolo momento in cui ti ho trattato male o ti ho mancato di rispetto. Ho bisogno di capire perché stai facendo così–. La stretta intorno al braccio di Richard si serrò, la mano di Paul prese a sudare leggermente. Richard trasalì due volte, poi fece un profondo respiro e alzò la testa.
–Va bene. Sediamoci– rispose con tono sconfitto.
Si misero a sedere sul letto di Paul, uno di fronte all’altro, vicini ma non troppo.
–Io… io non lo so. Non so come spiegarlo– esordì in tono confuso Richard. –È come se sentissi una forza dentro di me, un magnetismo che non riesco a spiegare. Devo trattenermi, sono un uomo adulto e non posso cedere a comportamenti… poco professionali–.
–Temo di non seguirti–rispose Paul, un’espressione confusa balenò sul suo viso. –Di che “forza” stai parlando? –
Richard singhiozzò ma si trattenne. –Penso che tu lo sappia, Paul. Non è difficile da capire–.
Paul scosse la testa. –Credimi, no–.
Richard iniziò a sudare freddo. La bocca si fece secca e si alzò a prendere un bicchiere di birra, poi si risedette accanto a lui, tremando in maniera percettibile ma non vistosa.
–Paul, io… –Richard sospirò. –Scusa ma non ce la faccio. Non ce la faccio davvero–.
Si alzò e uscì dalla stanza senza guardarsi indietro, sperando che Paul non gli fosse alle calcagna. Uscì dall’albergo in tutta fretta, prese un taxi e andò a farsi un giro per il centro di Mosca. Tutto sembrava così allegro, sereno. Soltanto il suo umore sembrava fuori posto. Si nascose in un vicolo, appoggiando la schiena contro il muro e si accese una sigaretta. Due ragazzi stavano lì, seminascosti dal cassonetto dell’immondizia. Entrambi tra i sedici e i diciotto anni, nascosti come criminali… semplicemente per potersi guardare negli occhi e trovare il coraggio di baciarsi. Quella scena fu un colpo al cuore. Se quei ragazzi, nonostante le leggi a sfavore, erano riusciti a trovare il coraggio di portare avanti il loro sentimento, cosa sarebbe stato mai un accordo preso sei anni prima di cui nessuno ricordava quasi più l’esistenza? Sorrise guardandoli ancora una volta, per poi tornare all’albergo. Gli altri membri avevano già cenato e si erano ritirati nelle loro stanze. Consumò la cena con calma e si diresse verso la sua camera, con un coraggio che nella sua vita non aveva mai avuto.
Entrò in camera aprendo la porta con decisione. Paul era al balcone, a fissare le stelle. Si girò udendo il suono della porta ma non lo salutò. Era orgoglioso, gli piaceva essere rispettato. Ma Richard non si lasciò sconvolgere più di tanto, ormai aveva preso la sua decisione e sarebbe andato fino in fondo, senza alcuna paura. Si avvicinò a Paul, lo tirò dentro la stanza con trasporto e lo baciò con tutta la passione che sentiva dentro. Lui rispose al bacio, timidamente all’inizio ma con incalzante passione. Si guardarono negli occhi dolcemente per poi baciarsi ancora. D’istinto Paul gli sbottonò la camicia con la bocca e con le mani, mentre le mani del suo amato correvano sulla sua cintura, slacciandola con foga. I vestiti raggiunsero il pavimento in un istante e i loro corpi presero a danzare insieme sul letto di Richard, per poi fondersi in un tutt’uno di mani, gambe, gemiti e lacrime di gioia, mentre le loro bocche non cessavano di cercarsi e di fondere i loro ansimi. Ricaddero esausti l’uno accanto all’altro per poi crollare addormentati. La notte lì sorprese abbracciati, illuminati dalla luce della luna.
–Erano anni che sognavo questo momento–Sussurrò Paul. Richard lo baciò sulla guancia e lasciò che si appoggiasse al suo petto. Il suo cuore raddoppiò i battiti.
–Erano anni che mi trattenevo, Paul. Credimi, non avrei mai voluto creare quel casino con Doom e Till, sono stato un coglion…–Paul lo zittì con un bacio. –Shit happens. Non ti preoccupare. Quasi nessuno ricorda quel divieto. Non credo che Till o gli altri ci osteggeranno, onestamente–
–E il tuo ex? pensi che lui potrebbe creare problemi? –chiese Richard, mentre riempiva di baci il collo dell’amato.
–Flake? Ma figurati! Quando mai Flake ha creato problemi a qualcuno? Lo sai che è forse il più tranquillo tra noi–lo rassicurò teneramente.
–Tu pensi che dovremmo dirlo? –gli chiese concitato Richard.
–Non subito. Vediamo come va tra di noi. – sospirò. –Non creiamo discussioni inutili prima di uno show –.
–A proposito, lo show. Hai deciso cosa farai per dare scandalo? –chiese in tono più tranquillo. Il bacio fu la risposta che sognava.
(29/07 /2019)
E tutto fu come Richard aveva sognato per notti intere. Paul aveva accennato a Till che avrebbe fatto qualcosa alla fine di Ausländer, restando però molto vago sul “cosa”, chiedendogli soltanto di fidarsi di lui. Till non batté ciglio. Tutto lo show si svolse come da programma, si divertirono come matti e la folla sembrava davvero impazzire per loro. Era arrivato il momento di farsi odiare. Così, quando arrivò il momento, Paul spalancò le braccia e Richard si avvicinò a lui sorridendo, poi appoggiandogli la mano sulla nuca lo baciò con passione. Till non riusciva a credere ai suoi occhi, pendeva tra lo sbigottito e l’ammirato. Flake sembrava però amareggiato: probabilmente pensava che Paul lo avrebbe baciato. Doom non si lasciò sfuggire un’occhiata truce verso Richard. Oliver invece sembrava contento dell’idea dei colleghi, tanto da postare una foto del bacio su Instagram appena dopo lo show.
Fu ovviamente l’argomento più chiacchierato nel dopo-show.
–Allora, come avete avuto l’idea? – chiese Till, mandando giù l’ennesimo cocktail a base di vodka.
–Abbiamo pensato che sarebbe stato carino un bacio tra le nostre chitarre –rispose Paul in tono sbrigativo.
–Tutti pensavamo che avresti baciato Flake–aggiunse Doom con un pizzico di acidità che fece trasalire contemporaneamente Flake, Till e Paul.
–Nessuno di noi ha mai preso in considerazione una cosa del genere, Paul. Non ascoltarlo–tagliò corto Till. Sembrava cercare di evitare discorsi in grado di degenerare e causare liti.
–Hey, vi ricordate di quel foglio che avevamo firmato dove attestavamo che non ci sarebbero mai più state relazioni tra di noi, pena la rescissione del contratto e l’espulsione immediata? Adesso cosa penseranno di voi? –ribatté ridendo Doom.
Ma nessuno rise. Paul e Richard si lanciarono uno sguardo carico di panico per un istante.
–Beh, il minimo che si possa fare è informare il management che l’effusione è stata una simulazione e non riguarda nessun coinvolgimento emotivo. –spiegò Till, con lo sguardo rivolto a Paul, nemmeno troppo allegro. Come se dentro di lui si stesse destando una preoccupazione inesistente prima di quel momento. Paul si autoimpose di restare calmo, ricorrendo senza darlo molto a vedere alla respirazione yogica.
–Certo Till, ci penserò io stesso domani. Non ti preoccupare–disse cercando di apparire sereno. Un pizzico di preoccupazione tradì la sua apparenza. Till non disse nulla ma continuò a lanciare occhiate fugaci a Paul e Richard.
Due ore più tardi tornarono in hotel. Paul e Richard si infilarono velocemente in ascensore, lo bloccarono e lo fecero arrivare fino al settimo piano, approfittando del momento di solitudine per baciarsi dolcemente. Tornarono giù, aspettandosi di arrivare al primo piano. Ma sfortunatamente per loro le porte si aprirono al terzo, per lasciar entrare Flake che li colse mano nella mano. Non disse nulla ma non sembrò non aver notato le loro mani intrecciate e il rossore sulle guance di Richard. Non una parola. Arrivarono in camera e si precipitarono nel letto, travolti ancora una volta dalla passione, ma le cose presero una piega diversa. Richard scoppiò in lacrime mentre le mani di Paul esploravano ogni centimetro della sua pelle e da un approccio sessuale le carezze divennero consolatorie.
–Amore non fare così, ti prego. Flake non dirà nulla, non credo se ne sia accorto. Non c’è bisogno di piangere–gli sussurrò all’orecchio mentre lo teneva stretto a sé e gli asciugava le lacrime. I suoi occhi azzurri stavano diventando rossi per il pianto.
–Non piango per quello, mi preoccupa che Till lo possa venire a sapere e possa cacciarci, tutti ricordano l’esistenza di quell’accordo. Sono stato uno stupido–disse tra i singhiozzi
–Le cose ormai sono cambiate, Till è una persona ragionevole e sono sicurissimo che se glielo spieghiamo nella maniera corretta non ci farà nessun problema– cercò di convincerlo Paul, ma l’incertezza nella sua voce mostrava che forse stava cercando di convincere per primo sé stesso e poi l’amato.
—lo sai anche tu che non ce lo permetterà mai–Sussurrò Richard. Paul deglutí ammettendo a sé stesso la verità dei fatti.
–Dobbiamo vivere come topi, come criminali! Non mi sembra giusto, non abbiamo fatto nulla di male–esclamò Paul, asciugandosi il petto dalle lacrime e dall’eyeliner di Richard.
–La colpa è solo mia, soltanto mia. Non avrei mai dovuto fare sesso con Till quella volta. Sto pagando per gli errori commessi. Me lo merito! –piagnucolò tra i singhiozzi Richard mentre cercava di asciugarsi gli occhi.
–Lo sai che non è vero. Lo sai che meriti ben altro. –lo incoraggiò Paul.
Richard scosse la testa. –Io voglio solo te. Lo voglio da sempre ma non ho mai avuto il coraggio di ammetterlo. Non volevo Doom, non volevo Till. Io volevo te. Volevo essere più del tuo migliore amico, più del tuo collega preferito. Volevo essere importante per te–. Il discorso di Richard fece scendere una lacrima a Paul, sentiva che quei sentimenti che l’amato non riusciva più a trattenere erano gli stessi che gli davano il tormento da anni.
Si baciarono con tenerezza, Paul seduto sulle gambe di Richard. Le lacrime si asciugavano da sole mentre i loro corpi si fondevano ancora senza smettere di baciarsi, come se un magnete gigante li incollasse l’uno all’altro. In un impulso passionale Richard si alzò reggendo l’amato che aveva intrecciato le gambe intorno alla sua vita e lo sdraiò sul letto sotto di sé, come a proteggerlo.
–Tu mi fai stare bene. Nessuno mi fa stare bene quanto te–sospirò Paul al suo orecchio mentre il parossismo li avvolgeva e le loro dita si intrecciavano più forte. Un bacio suggellò la fine della loro passione.
–Hai ridato senso a tutto, Reesh–tossì Paul mentre ricopriva con il lenzuolo i loro corpi
–Io non posso stare senza te. Non so se sarò bravo a fingere di esserti amico davanti agli altri– rispose quasi singhiozzando.
–Sai cosa ti dico Reesh? Non mi importa. Non mi importa di quello che possono pensare di noi. Ci vogliono fuori dalla band? Faticheranno a trovare dei chitarristi come noi. Tu componi la maggior parte delle parti strumentali insieme a Flake, non credo che i fan accetterebbero un nostro addio, cambierebbe lo stile dei Rammstein. Non può accadere e non accadrà– disse con fervore Paul, con una determinazione tale da accendere la speranza in Richard, che lo strinse forte al suo cuore.
(Sei anni prima)
Uno schiocco di frustino interruppe il silenzio e incendiò l’aria. Flake era carponi sul pavimento, due paia di manette gli bloccavano mani e piedi e al suo collo c’era un collare di cuoio nero legato ad un guinzaglio. Sul letto c’erano frustini di colori diversi, corde, una gas mask con rebreather e altri sex toys. Il sesso tra Till e Flake poteva essere descritto come brutale e animalesco. Tutto era però consensuale e nessuna delle persone a conoscenza della situazione nutriva per essa un giudizio cattivo.
Till strattonò il guinzaglio, fino ad ottenere un gemito strozzato dal suo schiavo, impossibilitato a muoversi, poi lo frustò sul sedere asciutto. La corporatura esile di Flake creava un piacevole contrasto con il fisico possente e bestiale del suo dominatore. Non un verso di dolore fu emesso dalla sua bocca secca.
–Fammi sentire quanto ti piace– Sussurrò Till al suo orecchio, carico di piacere. Un lamento si levò, seguito dallo schiocco di uno schiaffo sulla natica. Il dominatore si avvicinò al letto e prese la ball gag, poi tappò il naso del suo schiavo, costringendolo ad aprire la bocca per prendere fiato, per poi infilargli la ball gag, legando il cinturino stretto alla sua nuca. Lo schiavo era stato completamente piegato alla sua volontà e quindi era arrivato il momento di farlo suo. Lo tirò sul letto dal guinzaglio e tutto quello che si poté udire furono gemiti soffocati e il cigolio del letto.
Till Lindemann era il dominatore per eccellenza. A letto prediligeva il rough sex, le donne e gli uomini che avevano avuto il piacere di trascorrere con lui una notte infuocata avevano descritto l’esperienza come estremamente piacevole anche se violenta. Flake era la sua vittima designata. L’intensità del loro affetto e la profonda fiducia era la chiave che permetteva loro di eseguire le pratiche più estreme in totale sicurezza. Tutto era partito dalle prove della loro esibizione di Buck Dich e si era trasformato in un regolare appuntamento con il sadomaso. Non era raro però vederli baciarsi con passione anche in pubblico.
Tutto era cambiato la notte che Till era “inciampato” in una scopata casuale con il suo amico di sempre Richard. Si rese conto dell’entità del danno quando si accorse delle lacrime di Flake. Lo vide nel suo letto, il viso nascosto dal cuscino, mentre soffocava i singhiozzi.
–Christian, parliamone per favore–gli chiese piano.
–Non c’è nulla di cui parlare Till. Hai distrutto il rapporto di fiducia tra noi. Hai distrutto tutto quello che avevamo costruito. Ti rendi conto di quello che hai fatto? Ti rendi conto che l’espressione che avevi mentre te lo stavi sbattendo era la stessa che avevi con me? Per te lui era come me. Non sono più il tuo schiavo. Non sono più il tuo Christian–. A quelle parole Till non riuscì a replicare. Sapeva di aver creato qualcosa di impossibile da replicare. Il vaso si era rotto. L’unica sua possibilità era di recuperare per lo meno un rapporto professionale. Il suo cuore, che sembrava immune ai sentimenti, bruciava. Gli vennero in mente le parole di una sua canzone, scritta per una donna che lo aveva lasciato tanti anni prima.
“Ohne dich kann ich nicht sein
Ohne dich
Mit dir bin ich auch allein
Ohne dich
Ohne dich zähl’ ich die Stunden
Ohne dich
Mit dir stehen die Sekunden
Lohnen nicht”
Adesso niente sarebbe più stato come prima. Aveva ancora la possibilità di fare sesso con tantissime donne ma non sarebbe stata la stessa cosa. Fino a quel momento aveva pensato che tra lui e Flake ci fosse stato solo del sesso, ma non era più così. Riuscì a sentire solo in quel momento quello che Flake riusciva a dargli e la disperazione fu talmente intensa da togliergli il fiato. Pianse lacrime amare.
(30/07/2019)
Il sole di Mosca non era abbastanza caldo da riscaldare gli animi inquieti di Richard e Paul. A colazione si sedettero abbastanza lontano da non dare nell’occhio, ma continuarono a scriversi su WhatsApp, in maniera discreta. Nessuno notò nulla.
—Ragazzi, visto che tra due giorni avremo un altro concerto qui, vi va di rifare la scena del bacio al termine di Ausländer? –chiese Oliver.
Lo sguardo di Paul incontrò quello di Till, cercando la sua approvazione.
–Direi che va bene, quella foto sta spopolando sui social–rispose Till. Nessuno notò il sospirò di sollievo di Richard.
–Non ci starete prendendo un po’ troppo gusto, voi due? –fu il commento inacidito di Doom.
–Doom scusa il francesismo ma per una buona volta potresti farti i cazzi tuoi? –. Nessuno si aspettava una reazione così burrascosa da Flake e si girarono a guardarlo. Stringeva nervosamente un libro tra le mani. –Sono passati quasi sei anni da quella cazzo di scopata, io ci ho messo una pietra sopra, perché non puoi farlo anche tu? Ogni occasione è buona per stuzzicare Richard. Cresci un po’ cazzo! –
–Evidentemente per te non è stato un evento così importante, se sei riuscito a dimenticare con questa facilità! –Ribatté duramente Doom.
Flake si alzò in piedi e guardò Doom negli occhi
–Io non ho dimenticato nulla. Dopo quella sera ho pensato a farla finita, ho pensato di lasciare non solo i Rammstein ma anche questo pianeta. Forse per voi tra me e Till era soltanto sesso, e credetemi lo pensavamo anche noi, la nostra intenzione era quella ma abbiamo finito per innamorarci e credetemi quando vi dico che per me le cose non sono mai migliorate, non c’è un giorno in cui faccia meno male–. Si fermò per asciugarsi le lacrime, poi riprese –Non c’è un giorno in cui non vorrei tornare indietro, ma devo guardare in faccia la realtà e accettare che non si può tornare indietro e che se ci tengo un minimo all’uomo che ho amato per due anni e mezzo devo tenere duro. E lo faccio per rispetto di tutti voi. Perciò Doom, tira fuori le palle e comincia a rispettare di più tutti, a partire da Reesh –. Si alzò singhiozzando e uscì velocemente dalla stanza. Oliver lo rincorse. Till uscì dalla stanza con gli occhi gonfi di lacrime. Erano rimasti soltanto Paul,Richard e Doom. Quest’ultimo però non sembrava minimamente toccato dal discorso di Flake.
–Flake per me può dire qualsiasi cosa, tanto scelgo io chi rispettare e chi no. E tu Richard, non meriti non solo il mio rispetto, ma quello di nessuno. Non meriti nulla che non sia disprezzo– disse quasi sussurrando, prima di andarsene.
Restarono soli, a guardarsi negli occhi. Il desiderio sembrava stare per coglierli per l’ennesima volta, ma nessuno dei due era dell’umore adatto. Paul prese la mano di Richard. –Doom dovrebbe fare pace con il suo rancore. Tu meriti soltanto amore e rispetto– gli disse con un bacino sulla mano. Reesh lo guardò negli occhi e si lanciò velocemente sulle sue labbra.
Finita la cena e il giro per i pub, tornarono in hotel. Till restò per conto suo tutta la sera fino all’una, a fumare. Flake restò solo con i suoi pensieri e decise di disturbare Paul e Richard. Bussò alla stanza tre volte. Paul aprì la porta tremante.
–Avevo bisogno di parlarvi, ragazzi–disse Flake in tono pacato. Si accorse subito di Richard che dormiva nudo nel letto. Guardò Paul negli occhi.
–In nome dell’affetto che ci lega e dell’amore che ci ha legati anni fa, Paul… vuoi dirmi come stanno le cose per davvero? –.
Paul sospirò e guardò l’amato che stava riposando, poi trasse un respiro profondo, –Ci amiamo, Christian. Ci amiamo come ci amavamo io e te. Ci amiamo come vi amavate tu e Till–.Flake sospirò.
–L’ho capito subito e sono dalla vostra parte. Non sarei qui altrimenti. Come posso aiutarvi? – chiese in tono serio.
–Non lo so Chris. Till non la prenderà bene. E Doom hai visto, non fa che tirarci addosso il letame. –sospirò.
–Io so come risolvere la questione Till, ma devi lasciarmi fare–affermò Flake, guardando negli occhi l'ex compagno.
–Vuoi tornare con lui? –indovinò Paul
–Sarebbe sbagliato? – chiese di rimando Flake accennando un sorriso.
–No, ma Doom darebbe fin troppi problemi–sospirò.
Richard si rigiro su se stesso ed emise un tenero sospiro. Paul gli accarezzò la spalla.
–Il modo in cui lo guardi… una volta quello sguardo era solo per me– Sussurrò Flake. Paul gli sorrise e lo abbracciò.
–Abbiamo condiviso tanto insieme, troppo per essere dimenticato. Non so davvero come ringraziarti Christian. Non so davvero se esista un modo per sdebitarmi–Balbettò lui mentre si perdeva in quell’abbraccio, ricordando tutti gli abbracci della loro relazione. Restarono abbracciati ancora un po’, poi Christian tornò nella sua stanza e Paul si sdraiò accanto al suo uomo, riempiendo la sua schiena di baci per poi crollare vinto dal sonno.
Flake arrivò nella stanza quasi in punta di piedi, aspettandosi di trovare Till addormentato. Con sua profonda sorpresa lo trovò sveglio alla terrazza, con una bottiglia di rum quasi vuota e un posacenere pieno di mozziconi di sigarette. Lo raggiunse fuori, prese una sedia e si sedette silenziosamente accanto a lui.
–Quindi per te le cose stanno ancora così? –chiese Till a bassa voce, quasi avesse paura di udire la propria voce fare quella domanda.
–Sì. Le cose stanno così e non sono mai cambiate da parte mia in questi sei anni. Il mio matrimonio non mi ha di certo impedito di pensare a noi– sospirò Flake, accendendosi una sigaretta.
–Abbiamo un accordo ormai, lo sai –cominciò Till.
–Cosa stanno udendo le mie orecchie? Till Lindemann, l’uomo che fino ad un paio di giorni fa voleva dare scandalo per protestare contro una legge ingiusta, rischiando anche l’arresto per farlo, adesso ha paura di un ACCORDO? Di un misero foglio di carta con sei firme sopra? –rispose Flake alzando la voce
–Christian, lo sai che la responsabilità della band è mia… –si difese Till.
–Guarda, visto che le cose stanno così preferisco un pizzico di sincerità: abbi il coraggio di ammettere per favore che a te va bene così, non mi arrabbio– rispose Flake in un tono che sembrava pacato ma non lo era per nulla.
Till si prese il volto tra le mani. –A me non va bene così. Lo sai che non mi va bene così. Mi hai visto piangere oggi davanti agli altri. Come puoi pensare che mi vada bene così. Il problema è che Doom è… –
–Una testa di cazzo. Questo è–Rispose nervosamente Flake –E noi dobbiamo continuare a soffrire per una testa di cazzo rancorosa che non ha ancora fatto pace con il passato. Per lui si è trattato semplicemente di una scopata… Noi avevamo una relazione. Solo che non ce ne rendevamo conto–
Alla parola “relazione” Till sussultò. –Se solo ce ne fossimo resi conto prima... –
–Già. Eravamo accecati dal desiderio sessuale. Ho capito quanto amore mi davi solo quando ti ho perso... –Sussurrò Flake
–Anche io. Mi è crollato addosso come un macigno quella notte. Mi manchi Christian. Mi manchi da impazzire–disse Till tenendo gli occhi bassi.
–Mi manchi anche tu. Ma come hai detto, ci sono delle regole da rispettare… –rispose con una punta di acidità.
–Doom farebbe la spia, lo sai… –
–Doom deve imparare a tenere la bocca chiusa e tu sai che puoi riuscirci a farglielo capire –annuì Flake, con un leggero sorriso.
–Cosa ne penserebbero gli altri? Richard, Oliver, Paul… –
–Oliver ha sempre rispettato tutte le nostre decisioni e lo sai. Quanto a Richard e Paul, starebbero dalla nostra parte… pensi forse che Richard potrebbe stare da quella di Doom? –
–No, non credo–rise Till –Allora siamo cinque contro uno…–
–Esatto–Flake avvicinò ancora di più la propria sedia a quella di Till.
–E quindi torniamo insieme? –Sussurrò Till. Flake si lanciò contro le sue labbra. Il bacio fu il più atteso e desiderato della loro vita. Sembravano due ragazzini.
–Insieme– Sussurrò Flake.
La passione che li colse fu molto diversa da quella che avevano sperimentato per anni, non sentivano l’esigenza di usare corde, manette e frustini, tutto ciò che occorreva loro erano i loro corpi e il loro desiderio di riaversi.
(31/07/2019)
A colazione l’aria sembrava diversa. Till aveva un’espressione rilassata e distribuiva a tutti salsicce e uova. C’era una armonia perfetta. Paul e Richard si guardavano timidamente mentre divoravano i loro cornetti salati. Flake si sedette accanto a Oliver ma dopo un cenno di Till andò a sedersi sulle sue gambe e presero a baciarsi senza crearsi alcun problema. Paul e Richard si scambiarono un’occhiata sorpresa.
–Ehm… Till… Flake…. Che state…? – chiese timidamente Oliver
Ragazzi, che cazzo state facendo! – urlò Doom che era entrato in quel momento.
–Non mi sembra siano affari tuoi–ribatté Till con il fiato corto, poi riprese a baciare Flake.
–Abbiamo preso un accordo Till, lo sai–tuonò Doom stringendo nervosamente il pugno.
–Le cose mi sembrano onestamente un tantino cambiate – ribatté Till con strafottenza. Flake si alzò dalle sue gambe, permettendogli di avvicinarsi a Doom, guardandolo con aria truce.
–Hai qualche problema a riguardo? –disse sussurrando
–Si. Non mi piace sta storia–ribatté Doom
–Allora comincia a fartela piacere–rispose a denti stretti, prima di andarsene con Flake, mano nella mano.
Paul d’istinto allungò la mano verso Richard, la nascose dietro la sua schiena e la strinse forte. Era il momento di fare le scelte giuste, dovevano giocare d’astuzia. Non era il momento di venire fuori. Paul si avviò in camera. Richard lo raggiunse dopo per non destare sospetti. Trovò l’amato in doccia, impegnato ad insaponarsi ad occhi chiusi. La musica gli impedì di notare che Richard era entrato in bagno, se ne accorse soltanto quando le sue braccia lo avvolsero. Gli prese la spugna dalla mano e prese a lavarlo, mentre la sua bocca si insinuava tra le pieghe del collo muscoloso. Paul si girò verso di lui e in un attimo gli fu in braccio.
Non erano stati gli unici a passare un pomeriggio di audaci passioni: nella loro camera, Till e Flake avevano appena finito di fare l’amore. Sentivano però che qualcosa non era tornata come prima: il ricordo delle sedute di sadomaso cominciava a farsi vivo in loro. Fu Till a tirare fuori l’argomento
–Però mi manca il mio cagnolino affettuoso–disse ridendo.
–Mi manca affidarti il mio respiro e la mia vita–rispose Flake –Mi fido talmente tanto di te che ti lascerei farmi fare qualsiasi cosa–il suo tono si fece più sognante.
–Abbiamo fatto di tutto, se ricordi – rispose Till con un sorriso nostalgico. –Ma mai nulla che non ti piacesse fare, amore. –
–Mi piacerebbe riprovare – disse Flake, imitando con le mani la forma di una gas mask.
–Dove troviamo gli accessori qui, in Russia? – chiese ridendo Till
–Beh… ce li creiamo noi– L’espressione sorniona di Flake fu l’input che Till aspettava.
Non si fecero vedere per tutta la sera, nemmeno a cena. Paul e Richard, vinti dalla curiosità, andarono a bussare alla loro porta per ricevere come risposta gemiti di piacere.
–Ci stanno dando dentro peggio di noi ‘sti due! – commentò Paul ridendo.
–Non ho mai capito la loro fissa per il sadomaso–rispose Richard.
–Beh, qualcuno potrebbe ritenere noi troppo noiosi, Reesh – ribatté Paul, allontanandosi dalla stanza.
–Noiosi noi? Hanno idea dei salti che facciamo sotto le lenzuola? –rispose mordendosi il labbro
–Dovrebbero? –fu la risposta di Paul prima di sbattermi contro la porta della loro stanza e baciarlo.
Si cambiarono e decisero di farsi un giro per Mosca, essendo quella l’ultima sera da trascorrere lì. Stavano passeggiando per le strade affollate quando squillò il cellulare di Paul. Era Till.
–Paul dovete tornare subito in hotel, per favore. È successo un casino. Correte, cazzo! –. Il suo tono era carico d'angoscia, Paul non lo aveva mai sentito così. Si infilarono nel primo taxi, stringendosi nervosamente la mano. Arrivati in hotel corsero per le scale, e andarono nella stanza di Till, dove fu Oliver ad aprire loro la porta, gli occhi rossi. Flake era steso sul pavimento, accanto a lui una busta di plastica chiusa dallo scotch che sembrava fosse stata strappata via a morsi. Era incosciente e le sue labbra erano cianotiche. Till stava tentando di rianimarlo, accanendosi con forza sul suo corpo trattenendo a stento le lacrime.
–Avete già chiamato l’ambulanza? –chiese Richard mentre Paul lanciava via la giacca per alternarsi con Till alle manovre di rianimazione.
–Si ma non abbiamo detto nulla a nessuno. Rischiamo uno scandalo gigantesco –rispose Oliver.
–Francamente, non mi preoccupa lo scandalo. È da molto che sta così? – chiese cercando di non singhiozzare
–Un paio di minuti. Hanno avuto un problema con la busta di plastica… –cercò di spiegare Oliver
–Quelle maledette forbici… se solo avessi avuto le forbici…–piagnucolò Till, poi si chinò sul volto di Flake per insufflare aria –Non può lasciarmi così Christian… –
–Ma se andassimo a cercare aiuto? –propose Richard
–Pensi forse che non si spargerebbe la voce? Non possiamo passare inosservati!–rispose Oliver
–QUESTO È PERCHÉ SIETE DELLE TESTE DI CAZZO! –strillò Doom da dietro la porta chiusa.
–lo avete chiuso fuori? – chiese Richard?
–Ti sembra in grado di poter apportare qualsiasi tipo di aiuto? – rispose nervosamente Paul mentre controllava disperatamente se il cuore di Flake avesse ripreso a battere. Nessun segno di vita. Una lacrima cadde dalla sua guancia al petto esanime dell’ex fidanzato.
–No. Non capisce mai qual è il momento adatto – singhiozzò Richard, guardando Till accanirsi ancora con il massaggio cardiaco, senza ottenere risultati.
–È VERO, SONO UNA TESTA DI CAZZO !–urlò Till – NON ME LO PERDONERÒ MAI! MAI! –strillò, senza fermarsi. In quel momento sopraggiunge l’ambulanza. Till vinse l’imbarazzo e spiegò come il loro gioco erotico avesse preso una brutta piega per un errore banalissimo. Flake fu defibrillato e dopo la terza scossa il suo cuore riprese flebilmente a battere. Venne caricato in barella, seguito da Till e da Oliver che scese a spiegare la situazione allo staff dell’hotel. Paul restò sul letto di Flake, a respirare il suo odore e la sua presenza, pregando silenziosamente per lui. Richard si sedette accanto a lui senza dire una parola, accarezzandogli la testa, mentre i lacrimoni scorrevano rigandogli le guance.
–L’ha fatto per me. È tornato con Till per permettermi di stare con te. È colpa mia – Sussurrò tra i singhiozzi.
–Non è colpa tua. Non dirlo nemmeno per scherzo–lo ammoní Richard
–Se non fosse stato per noi non avrebbe pensato di tornare con Till e non avrebbe fatto sadomaso. Come posso perdonarmi questo? –singhiozzò fortissimo Paul
–Amore le persone fanno le scelte, di certo non sei stato tu ad invitarlo a mettersi una busta di plastica in testa–ribatté secco Richard
–Ci eravamo promessi che ce ne saremmo andati da questo mondo insieme– singhiozzò senza fiato Paul
–Non si sceglie come morire, Paul. Dovresti saperlo –Sussurrò Richard in risposta. – E poi non lo sappiamo, magari si è ripreso. Dobbiamo solo aver fiducia e aspettare– aggiunse teneramente.
–Sento che questo dolore potrebbe essere talmente forte da uccidermi, Reesh –rispose Paul. –Non riesco a immaginare un istante della mia vita senza Christian – singhiozzò.
–Hai me. E ti resterò accanto per sempre –gli sussurrò all’orecchio Richard.
Ma Paul ci aveva visto giusto: Alle ore 23:17 il cuore di Christian Lorenz batté per l’ultima volta, sotto gli occhi di Till, che non poté tenergli la mano poiché si trovava in terapia intensiva. Assistette impotente ai tentativi dei medici di rianimarlo, fino alla dichiarazione del decesso. L'urlo che emise fu il suono più straziante mai percepito. Fu Paul la prima persona che avvisò.
–Paul… Paul… – Sussurrò con voce strozzata
–Till… Ti prego no… –Sussurrò appena Paul –no… no… no… NO NO NO NO NO DIMMI CHE NON È COSÌ DIMMI CHE NON MI DEVI DIRE QUESTO! – urlò. Till rimase silenzioso, poi un singhiozzo confermò i timori di Paul, che si accasciò svenuto sul letto, tra le braccia di Richard.
(Aprile 1984)
–Amore svegliati, sono le otto! Abbiamo le prove dei Feeling B tra un’ora– disse Flake, alzandosi di corsa dal letto.
–Mhh–mugugnò Paul ancora con gli occhi chiusi–Dammi un buon motivo per farlo–. Flake si avvicinò alla sua bocca e gli diede un lungo bacio.
–Mhh non mi basta, ne voglio un altro– disse Paul aprendo gli occhi.
–Amore sbrigati! –esclamò Flake, baciandolo velocemente, poi corse in cucina a fare il caffè. Paul lo raggiunse in cucina in mutande, si sedette sul tavolo e lo tirò a sé.
–Paul seriamente, ci dobbiamo sbrigare–disse provando ad apparire serio, ma si fece scappare una risata.
–Quanto mi piaci quando fai il serio, Doktor –ribatté Paul, sfilandogli la sigaretta che si era appena acceso dalle labbra, dandole due tiri per poi rimettergliela in bocca.
–Ma io sono serio! –continuò cercando di darsi un tono. Non ci riuscì.
–Lascia che si bruci il bacon, le mie labbra sono più importanti–lo provocò Paul. Flake tolse dal fuoco due fette di bacon e ne appoggiò una sulla lingua del fidanzato.
–È rovente quasi quanto te–rispose Paul masticandolo sensualmente.
–Poi mi spiegherai come fai a rendere sexy una colazione–ribatté Flake. Paul girò gli occhi ed emise un gemito.
–Non è la colazione ad essere sexy, sono io – rispose in tono sexy. Flake divenne rosso. Paul lo tirò a sé sul tavolo e lo baciò a perdifiato.
–Pensi che continueremo a fare così quando avremo cinquant’anni? – chiese Flake
–Sempre –rispose sorridendo Paul
–Tutta la vita? –chiese di nuovo Flake sussurrando
–Tutta la vita– rispose Paul, baciandolo. Si sdraiarono sull’ampio tavolo della cucina, lasciandosi andare ai loro sentimenti più delicati. Flake baciò sul petto l’uomo della sua vita e ansimò più forte, stringendosi al suo corpo.
–Faremo tardi alle prove amore–disse con un gemito.
–Aljoscha capirà – ansimò Paul.
–Paulie? –Sussurrò Flake
–Si, amore? –
–Spero di morire prima di te perché senza te non potrei mai vivere–Sussurrò mentre raggiungeva il culmine del piacere.
–Amore, non dirlo mai più. Mai più –Sussurrò Paul al suo orecchio, anche lui al culmine.
–La morte ci coglierà insieme… –sussurrò Flake
–Perché nemmeno lei potrebbe separarci –completò Paul, baciandolo ancora.
–Io non penso che qualcuno o qualcosa potrebbe, Siamo frammenti della stessa materia. – Sussurrò Flake
–Devono passare sul mio cadavere, prima di provare a dividerci– aggiunse Paul, che con un bacio riprese da dove avevano interrotto.
(03/08/2019)
Il funerale di Flake fu molto intimo anche se sembrava di stare sul set del videoclip di Haifisch. Il discorso di Till fu breve e toccante, descrivere anni di relazione restando nel vago non era un compito decisamente facile. Dopo la cerimonia e l’inumazione, restarono Till, Richard e Paul da soli, davanti alla tomba. Richard strinse a sé Paul, poi gli baciò la fronte. Till ebbe un attimo di smarrimento, poi li guardò e capì, avvolgendoli nel suo abbraccio. Il sacrificio di Flake aveva riportato le cose nelle migliori delle condizioni.
Paul guardò il cielo, poi il compagno e infine si inginocchiò a baciare la tomba.
–Ci rivedremo, Doktor– Sussurrò in maniera che solo la terra lo sentisse. Una folata di vento gli spettinò delicatamente i capelli. La morte non era riuscita a dividerli.
 
   
 
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